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NONA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, terzo della nona serie dei documenti diplomatici italiani -serie relativa al periodo ,compreso tra l'inizio della seconda guerra mondiale e la sottoscrizione dell'armistizio di Cassibile (1939-1943) -si riferisce agli avvenimenti verificatisi dal 1° gennaio 1940 al giorno precedente l'azione tedesca in Danimarca ed in Norvegia (8 aprile 1940). Tale data è stata scelta come limite cronologico poichè con essa ha termine il periodo della «guerra non combattuta, e crollano definitivamente le .già tenui speranze di una composizione del conflitto. Ma, anche per quanto riguarda la politica estera italiana, ·essa segna il passaggio tra due momenti distinti della non belligeranza italiana nei primi sei mesi del 1940, dividendo con sufficiente approssimazione il periodo nel quale è maturata la decisione di ·intervenire nel conflitto da quello in cui l'attuazione di tale decisione ha costituito la principale direttrice della politica italiana, con il conseguente definitivo irrigidimento nei confronti delle democrazie occidentali.

La documentazione raccolta nel presente volume permette pertanto di ricostruire l'evolversi dell'atteggiamento italiano nei mesi cruciali della non belligeranza dalla cauta offerta del Governo di Roma, contenuta nella lettera di Mussolini ad Hitler del 5 gennaio, di tenersi a disposizione della Germania per una eventuale soluzione politico-diplomatica del conflitto, fino alla decisione dell'intervento presa nel mese di marzo. Detta documentazione, in particolare, consentirà agli studiosi di precisare, ·Con maggiore esattezza di quanto non sia stato .sinora possibile, il momento in ·CUi l'orientamento bellicista ha definitivamente prevalso a Palazzo Venezia. A tale effetto è molto indicativo, per valutare le conseguenze avute dalla lettera di Hitler dell'8 marzo sulle inclinazioni di Mussolini, un raffronto tra l'appunto che il Capo del Governo si era preparato come traccia per le sue conversazioni con von Ribbentrop, in visita a Roma, le modificazioni da esso subite evidentemente dopo che, nel primo colloquio, il Ministro degli Esteri germanico gli ebbe consegnato ed illustrato la lettera del Cancelliere, della quale era latore, e, infine, quanto Mussolini effettivamente disse nel corso del suo secondo incontro con von Ribbentrop, 1'11 marzo.

Purtroppo di questi due colloqui e di quello svoltosi al Brennero fra i due dittatori non furono redatti verbali da parte italiana, come in precedenti occasioni, ma furono messe agli atti le traduzioni ·di quelli preparati dai funzionari della WiLhelmstrasse, trasmesse per di più a Palazzo Chigi con notevole ritardo (circa quindici giorni dopo, ad esempio, quello dell'incontro del Brennero). Questo fatto, mentre costituisce un elemento. sintomatico dei rapporti italatedeschi, priva d'altra parte lo storico della possibilità di procedere a proficui raffronti.

Alla posizione di aperta non belligeranza dell'Italia ed alla sua inclinazione verso una soluzione diplomatica del conflitto, si ricollegano, tra l'altro, quella parte della documentazione relativa ad un accostamento degli Stati Uniti al Governo italiano per un'azione comune in favore della pace, culminato in ritardo con la missione in Europa di Sumner Welles che ebbe Roma come prima ed ultima tappa del suo viaggio; la parte concernente le trattative economiche con

VIl

la Gran Bretagna, destinate ovviamente ad avere dei riflessi anche sul terreno

politico -trattative delle quali nell'Appendice I è stato possibile presentare

il materiale relativo ai mesi ottobre-dicembre 1939, non rintracciato al momento

della pubblicazione del volume precedente di questa serie -; e, infine, quella

riguardante la particolare convergenza cui si ispirarono i rapporti fra Roma e

Tokio, che riflette il momento di massimo raffreddamento nell'amicizia nippo

tedesca.

Sviluppando i temi che già costituivano l'ossatura del volume precedente,

oltre alle vicende del ·Conflitto finno-sovietico, trovano lar.go posto anche nel

presente volume i dispacci provenienti dalle capitali dell'Europa Orientale. Il

profilarsi della crisi balcanica, la costante pressione sovietica, divenuta più

preoccupante dopo la conclusione della guerra con la Finlandia, e, infine, la

presenza dell'armata Weygand in Siria, costituendo altrettanti motivi di timore

per nuove complicazioni belliche, continuarono ad attirare in notevole misura

l'attenzione degli osservatori diplomatici in un settore al quale l'Italia era

particolarmente interessata.

La documentazione relativa ai due mesi durante i quali la decisione del

l'intervento trovò la sua pratica attuazione sarà oggetto, come previsto, del

quarto V"olume di questa serie, già in corso di stampa. Esso completerà la

pubblicazione di tutte le fonti di Palazzo Chigi conceTnenti il periodo della

non belligeranza dell'Italia nel secondo conflitto mondiale che costituisce uno

dei capitoli di più vivo interesse della recente politica estera italiana.

2. Al pari del volume primo della serie nona il materiale dal quale è stato tratto il presente volume fa capo ai seguenti fond'i:

a) Archivio di Gabinetto; b) Archivio della Cifra; c) Archivio Generale; d) Archivio dell'Ambasciata d'Italia a Londra; e) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri.

Cir.ca la consistenza di detti fondi si rinvia a quanto già detto nella prefazione del tomo I, serie IX.

3. I ·Criteri adottati nella collocazione e nella presentazione dei singoli documenti sono quelli generali, già esposti nella Prefazione (vedi serie I, volume I). A proposito di essi va tuttavia rilevato:

a) In qualche caso manca la numerazione dei dispacci in arrivo. Ciò dipende dalla circostanza che si tratta di un documento ritrasmesso dal Ministero ad una delle rappresentanze all'estero e copia del quale è rimasta al Ministero nel fascicolo riguardante quella rappresentanza. Le ritrasmissioni, di solito non contengono il numero .originale dei telegrammi ·o dei rapporti provenienti dalle varie rappresentanze all'estero e spesso anche le indicazioni relative alle date di partenza e di arrivo sono assai generiche (ad es.: «L'Ambasciata di Tokio ha testè telegrafato ..... »). Nei pochi casi in cui non è stato possibile rintracciare altre ·Copie dello stesso documento si è dovuto utilizzare quella ritrasmessa.

b) Quando non vi è l'indicazione dell'ora di arrivo dei telegrammi o del giorno in cui i telespressi sono pervenuti al Ministero ciò dipende anche qui dal fatto che, nell'assenza dell'origin:ale, le copie provenienti dall'Ufficio Cifra

o quelle ritrasmesse dal Ministero alle rappresentanze all'estero non contengono alcun elemento al riguardo. In questi casi, ai fini della collocazione del volume, si è tenuto come base il giorno di partenza e detti documenti sono stati posti in coda a quelli in arrivo. D'altra parte si è proceduto a ·segnalare in nota, di volta in volta, quei ·Casi in cui J.e indicazioni dell'Ufficio Cifra appaiono errate od in contraddizione con elementi ottenuti per altra via. Alcuni telespressi e rapporti, infine, provenienti da Berlino, non recano l'indicazione della data di arrivo poichè per la loro natura particolarmente riservata sono pervenuti direttamente sul tavolo del Ministro o del suo Capo-Gabinetto senza passare attraverso la registrazione generale per ·Cui non sono stati timbrati con la data d'arrivo. Molto spe.sso tuttavia, avendo come riferimento altri dispacci inviati in pari data dalla stessa sede, si è preso come base per ordinarli il numero del protocollo di partenza, ritenendo che siano pervenuti almeno lo stesso giorno degli altri.

c) Nella trascrizione dei nomi di persone e di località, pur cercando di attenersi il più strettamente possibile ai criteri generali esposti nella Prefazione, è risultata maggiore ·Che in altri volumi delle serie precedenti, l'opportunità

-del resto prevista nella stessa Prefazione -di uniformare la .grafia.

4. -ì telegrammi in partenza di contenuto politico sono molto pochi. Ciò, in linea di massima, non dipende nè da lacune negli Archivi, nè da una selezione volontaria, ma corrisponde ad una situazione effettiva verificatasi durante il periodo coperto dal presente volume e sulle cui cause gli storici futuri avranno ampia materia di riflessione specialmente quando contrapporranno il materiale relativo alla neutralità del 1914 a quello concernente la non belligeranza del 193·9. Per contro, lo squilibrio esistente nel volume dell'attività delle varie rappresentanze diplomatiche discende da molteplici circostanze (temporanea assenza del Capo-missione, temperamento dell'Ambasciatore, situazioni politiche obiettive, ecc.) che si è cercato di riprodurre più fedelmente possibile. Solo per quanto concerne l'Ambasciata presso la Santa Sede e quella di Madrid e le Legazioni di Sofia ed Helsinki va tenuto presente che i pacchi dell'Archivio Generale relativi a questi Stati non contengono i fascicoli dei rapporti politici almeno per il periodo del presente volume e di quello immediatamente seguente. Infine, c'è da rilevare che del carteggio tra Mussolini e Re Vittorio Emanuele III non è stata •finora rinvenuta traccia e questa lacuna priva gli studiosi di un cospicuo elemento di valutazione. 5. -Nella dcer.ca del materiale del presente volume sono stato validamente aiutato dal dott. Pietro Pastorelli il quale è stato il mio principale collaboratore. Inoltre la correzione delle bozze e la preparazione degli indici è stata opera dei dottori Gian Luca André, Renato Piccinini, Liliana Save Viscafé e Giuseppe d'Alessandro. Ad essi il mio più vivo ringraziamento.

MARIO ToscANO

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

A.'I. Ad interim p. fon. per fonodisco App. Appunto p. telef. per teJefono Com. V. Comunicazione Verba-p. teles. per telescrivente

le

per. pervenuto coni. confidenziale

Prom. Promemoria corr. corrente

R. Rapporto

c. -a. corrente anno

r . riservato

c. -m. .corrente mese

rr. riservatissimo

D. documento

s. segreto DD. documenti

ss. •segretissimo

D.D.I. « I documenti diplo

s. n. senza numero

matici italiani» sig. Signor

gen. Generale

str. strettamente

in eh. in chiaro S. E. Sua Eccellenza

L. Lettera T. TelegrammaNota V. Nota Verbale

Telespr. Telespresso

n. numero u. urgente

nn. numeri uu. urgentissimo

p. -personale p. -c. per corriere u. s. ultimo scorso p. -c. a. per corriere aereo V. E. Vostra Eccellenza

DOCUMENTI
1
1

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

T. 5 R. Roma, 1• gennaio 1940, ore 12,50.

Ricambio con altrettanta cameratesca cordialità gli auguri che mi avete manda:to in occasione dell'anno che 'Comincia (1). Anch'io formulo per la Germania NazionaJ.-socialista i voti ,che Voi avete formulato per l'ItaJi:a Fascista e ,cioè che i nostri due popoli -:untti -possano .raggiungere le loro mete e assicurarsi il loro futuro (2).

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO ALL'AJA, DIANA

T. 9/1 R. Roma, 2 gennaio 1940, ore 12,40. Vostro telegramma n. 72 (3). Fate sapere a codesto Ministro degli Esteri che il Duce non potrà ricevere Col'ijn, oltre che per 1 suoi nume,rosi hnpegni, anche perchè non è nelle Sue intenzioni di .prendere iniziartive di pace, allo stato degli atti. Natura:lmente sarò ben lieto di ric,evere Golijn ma sarà bene •Che Voi specifichiate che il suo viaggio dovrà ,avere ca~rattere esclusivamente privato e non quello di missione. Su di esso sarà evidentemente mantenuto il più stretto

risertlo. Telegrafate.

3

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 6. Berlino, 2 gennaio 1940 (4).

Dispacci del Re Imperatore e del Duce (5) contenenti gli auguri fatti pervenire al Fi.ihrer nell'occasione del Capodanno, vengono riportati per esteso dalla .stampa pomeridiana di oggi, in ,caiTattere grassetto e pre,ceduti da vistosi titoli. Viene rilevata sopratutto la frase del telegramma del Duce in cui questi

Possa il nuovo anno riservare all'Italia Fascista, alleata della Germania Nazional-socialista, sotto la Vostra forte e sperimentata guida, un pieno successo nell'adempimento della sua missione nazionale •.

l

l -Documenti àiplomatici • Serie IX· Vol. III.

si augura che il popolo tedesco e queLlo italiano possano ra,ggiungerre entrambi i loro fini nazionali. Anche nella conferenza della stampa estera di oggi, il Funzionario del Ministero d€gli Esteri incaricato dei rapporti coi giOtrnalisti ha e~idtamente rilevato nel comunicare la lista de,i Capi di Stato che avevano fatto pervenire i loro aruguri al Fiihre·r che il pximo telegramma era quello del Re ImperatOtre, di •cill, ·Come pure dello .scamb~o di messaggi fra il Duce ed il Fiihrer, egli ha dato lettura. In conversa.zioni private, il Capo dell'Ufficio Stampa. estera presso hl Ministero della Propaganda ha espresso il sruo rammarico per il fatto che fra i telegrammi di augurio. mancasse quello del Presidente degli Stati Uniti.

(l) Il messaggio di Hitler (T. in arrivo n. l della Raccolta del 1940), inviato da Berlino il 31 dicembre 1939 alle ore 12,35, era cosi concepito: c In occasione dell'imminente Capo d'Anno. esprimo a Voi, Duce, con cameratesca solidarietà, i miei auguri più cordiali.

(2) -Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), VOl. I, p. 209, Milano, Rizzoli, 1946. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 770. (4) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (5) -Vedi D. l.
4

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. l. L'Aja, 2 gennaio 1940, ore 22,37 (per. giorno 3, ore 4,45).

'11elegramma di V. E. n. l (1).

Intenzione di questo Governo• è appunto di manrtenere visita Colijn carattere strettamente privato, ed a sua volta egli annunzierebbe se mai agli amici breve viaggio per turismo e òposo festivo.

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che egli era ben lieto di apprendere che V. E. awebbe volentieri xicevuto Oolijn, ma che ·teneva a chiaxitrmi che non si •era .pensato affatto inviare Colijn a Roma per informarsi o interferlrE> in eventuali iniziative di pace (·che anche qui del resrto si ritengono :premature) ma semplicemente avere possibilltà di avvi!Cinal'e anche il Duce per tralìl'e dal ~ontatto personale con Lui qualche u:ti:.l:e elemento che, nelle attuali circostanze, avrebbe potruto :riu.scire di opportuno e utilis·simo Otrientamento anche per questo Governo.

Colijn si era dapprima dimostrato esitante anche per inclemenza stagione e sua tarda età varcare iJ confine; aveva poi acconsentito per aderire desiderio della Regina e perchè per sua viva ammirazione per il Duce lusingato dall'idea di poter avere colloquio personale con Lui.

Tani)o ho l'onore di il'iferire qualora -·chiarito scopo deUa vis1ta e suo carattere esclusivamente privato, -potesse essere ritenuto opportuno .riesa>minare possibilità che anche il Duce gli ac·cordi udienza.

5

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 56/11. Berlino, 2 gennaio 1940 (per. giorno 9).

Mio rapporto n. 9333/3019 del 27 novembre u. s. (2). Nel mio rappol'to 1Suindicato, nel riferire una conversazione da me avuta coll'Ambasrciatore Ritter, facevo presente come il mio interlocrutore mi avesse

accennato ad una iniziativa che 1sarebbe stata presa dalla Spagna ;per far scortare convogli di proprie navi mell."canti:li da unità della ·propria Marina mhlitare.

Avendo trovato .tale informazione di pa~icolare int&esse, ri,tenni OiJPOII."tuno fame parola a questo Amba,sciatore di Spagna, df quale Pll"OPrio ora, dopo avere assunto le neces:~arie informazioni a Madll"id, mi fa conoscere che la cosa non ha alcun fondamento perchè la Spagna non ha mai pensato a un .tale sistema.

Da dò si deduce come l'informazione datami dal Ritter appaia assolutamente inesatta.

(l) -Vedi D. 2. (2) -Vedi D.D.I.. Serie IX, vol. Il, D. 358.
6

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 8/4. Sofia, 2 gennaio 1940 (per. giorno 9). Mio rapporto del 19 dicembre scorso n. 6739/2,768 (1). Questi circoli cittadini, in particolare quelli che si identificano con la maggiore borghesia commerciante e industriale, ·come è noto in Bulguia non esiste propll"ietà agraria di qualche entità, manifestano sempre più la loro preoccupazione e la loro ll"ipll"ovaz:ione per la politica governativa di riavvicinamento ai Sovieti, .destinata, secondo COBtoro, · ad avere gravi rÌjpercus:sioni interne, ed a ·condmTe, attraverso il bolscevizzamento del Paese, aJl'assm-vi~ mento della Bulgari'a agli scopi di Mosca. Nella valutazione di taH opinioni, occocre naturalmente fare laLrga parte al sentimento di opposizione al Governo, rsemJp't'e pronto ad insorgere in queslta borghesia :politican,te, individuallSita e di focmazione sOBtanzialmente libm-aldemocratica, e pertanto più facilmente sensibile anche alla propaganda anglofrancese, la cui nota dominante, da qualche tempo a questa parte, sembra essere appunto l'allarmismo antisovietico. Quel che rimane meritta tuttavia qualche attenzione. Uno dei maggia:ri esponenti del mondo industriale bulgMo, ;persona assai considerata negli stessi circoli di Corte e di Govm-no, e notoriamente priva di vincoli politici o di pregiudi-ziali di partito, mi si moS!tLrava testè alquanto preoccupato della si,tuazione. Secondo costui, che a.ttribuisce peraltro al Governo i più gi!ustificati motivi di riprendere nel momento attuale qualche maggiore contatto con Mosca, il maggiore pericolo di :tale poliHca risiederebbe nel fa:tto che medialllte i gesti più formali 'Che sostanziali compiuti verso i Sovieti, si starebbe risvegliando in BulgaLr.ia un'univer,sale rus,sofilia, 'che, pur facendo a~stxazione da tendenze comuniste, investirebbe nondimeno profondamente, con la forza del sentimento e della tradizione, la quasi totalità della popolazione contadina, e cioè oltre 1'80 % della popolazione della Bulgaria. Di questo stato di cose approfitterebbero alacremente elementi attinenti alle disciolte sinistre agrarie, il «comunismo verde~ bulgaro, i cui vincoli con quello moscovita, anche attraverso i numerosi bulgari emigrati nei Sovieti, sarebbero fin più stretti di quanto possa credersi.

' Facilitato così dal diffuso sentimento russofilo delle ma,sse, l'agrarismo starebbe

pertanto risollevando il capo, attento ai consigli e ai suggerimenti di Mosca,

e pronto ad esercitare una pressione destinata a tanto maggiore successo quanto

più si accentui la pav.idità del Governo, nè fermo nè ri>soluto, di fronte a future

esigenze sovietiche.

Pur facendo la debita tara sugli elementi e valutazioni su~riferite, un

lavorìo nel senso descritto è credibile, se anche in proporzioni probabilmente

ben più ddotte di quelle esposte. Quel che è certo, ,si è ·che di pmpaganda

comun~s1ta pro,priamente detta, come già ho segnalato all'E. V., si continua a

non vedere qui .segni molto manifesti, mentre invece all'ordine del giorno

appare una Russia, potenza slava e revisionista. Comunque non è forse senza

interesse di ll'.ilevare che la persona di cui riferisco le opinioni, vicina come è

alia Corte, spesso riflette, a quanto ho potuto altre volte ·comltata~re, le opinioni

di questa: e dò può lasciar pensare ~che ivi, con la tante volte rirlevata irreso

lutezza, già si pensi di essersi andati troppo in là con i Sovieti, e comincino

quindi ad affaccia,rsi i timori. Ricordo in :proposito all'E. V., come già da tempo

il Re Boris seguisse con preoccupata attenzione gli atteggiamenti sovietici, ed

io lo rsegnalai a V. E ..fin dal mall'zo 1938: mi richiamo in ,particolare al mio

telegramma n. 26 del 26 marzo 1938. Dalla preoccupazione all'eccessivo timore,

in parte giustificato dai più recenti avvenimenti, e da questo alla reazione

contraria quando si tema di esse~si abbandona,ti troppo, non è lungo il passo

per quanti seguano una linea di ~condotta politica perpetuamente fluttuante

:fra spesse reazioni e brusche incentezze.

Da buona fonte peraltll'o mi risulta che gli ordini per la repressione del

comunismo permangono rigorosi, e che il Ministro delle Finanze, Bojilov,

avrebbe av:uto disposizioni di far dtorno a Sofia, lasciando in Mosca le tratta

tive ai funzionari che l'hanno accompargnato, qualora entro un diecina di giorni

non si concluda. Sembra peraltro che questa disposizione sarebbe stata presa

anche per troncare eventuali trascorsi nel campo politico che si temerebbero da

parte di Mosca. È invero uni:versale la convinzione, confermata anche da di

scorsi un tempo tenuti ai deputati bulgari recatisi a Mosca, che ivi possano

ricercarsi, e si ricerchino nella circostanza, addentellati politici con la Bul

garia (1).

(l) Non pubblicato.

7

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9/3. Washington, 2 gennaio 1940 (per. giorno 18).

Seguito mio telespresso n. 11156/2308 del 26 dicembre u. s. (2).

Mentre a Toki:o proseguono le conversazioni fra l'Ambasciato:re d'America,

sig. Grew, e quel Ministro degli Esteri, il Dipartimento di Stato non sembra

desistere dall'atteggiamento descritto nel mio precedente rapporto. Si osserva

in genere il più formale riserbo sui Tisulltati di que•sti abboccamenti e si ·Continua ad ostentare la solita apparente intransigenza.

Alla conferenza della stampa del giorno 26, il sig. Cordell Hull, richiesto se alla •scadenza del trattato di comme~cio e di navigazione del 1911, che sarà effettiva il 26 gennaio prossimo, si addiverrà ad un modus vivendi o a qualche sistemazione provvisoria delle relaiZioni com:merdali fTa i due Paesi, si è ;rifiutato di r:i•spondere in merito, aggiungendo vagamente che la situazione a,ttende ulteri:ori sviluppi e che .comunque l'aspetto commerciale del problema delle relazioni nippo-amerkane è subordinato alla questione dell'indennizzo dei sudditi americani lesi nei loro interessi dal Corpo di spedizione giapponese in Cina.

La stampa però, mentre da un lato continua a ripetere i soliti motivi, che cioè la cessazione del trattato tornerebbe più a danno del Giappone che degli Stati Uniti e che perciò questi non hanno alcun interesse a cercare una soluzione precipitata e non soddisfa.cente, dall'altl!'o fato si abbandona, per la prima volta in questi ultimi giorni, ad un certo ottimismo, inteso sopratutto a sdrammatizzare le conseguenze immediate della revoca del trattato. Non si leggono più le consuete minacde di embargo totale o parziale deHe esportazioni dtrette al Giappone e 1si ,pal!'la, invece, ora di un modus vivendi provvisorio, ora della continuazione pura e semplice di 'relazioni commel'ciali di fatto.

A confortare queste previsioni ha contribuito l'interpretaz.ione data qui alle dichiarazioni fatte il 28 scorso a Tokio dal Primo Ministro giapponese Nobuyuki Abe, di cui sono stati messi in rilievo i seguenti punti:

l) il desiderio espresso di addivenire ad nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti, in sostttuzione di quello denunciato;

2) la speranza, nel caso le trattative si arenassero, che il trattamento che gli Stati Uniti userebbero al commercio giapponese potesse non essere troppo duro;

3) l'intenzione del Giappone di procedere assai cautamente nella ~ipresa dehle sue relazioni con la Russia, specie per quanto concerne un eventuale patto di non aggressione.

Questo è infatti il pericolo che maggiormente qui si paventa come conseguenza di una eventuale ll'ottura fra Stati Uniti e Gia,ppone, e tale timore, finchè sarà fondato o almeno ritenuto tale, potrebbe forse consigliare questo Governo a non tendere troppo la corda.

Qui non si crede affatto che il Giappone possa trovare agevolmente in Russia i mercati ·che l'America gli ·chiudesse, ma si teme che da un patto di non aggressione con Mosca che lo liberi da preoccupazioni militari su una frontiera, il Giappone possa ricuperare la sua libertà di movimento per una nuova spinta verso sud, spe.c.ie ve.rso le Indie Olandesi, da cui gli Stati Uniti dipendono su larghissima scala per l'industria del caucciù. Che infatti le Indie Olandesi rappresentino, per così dire, una «area nevralgica » nel quadro della politica mondiale americana, lo ha confermato anche l'improvvisa violenta reazione verifìcatasi qui alcune settimane fa, quando peli' un momento si pensò in Europa che la neutralità dell'Olanda pote.sse essere violata dai tedeschi.

Riassumendo, si ha quindi l'impressione dal .tono della :s1tampa·, da indiscrezioni di alcuni funziona,ri dei Dipartimenti del Te.soro e del Commercio e da altri indizi va·ri, che d~po la scadenza effettiva del trattato (26 gennaio) questo Governo non si imbéltl'cherà in una guerra commerciale co:l Giappone, almeno in un pr.imo tempo e fi.nchè v-i sarà la <speranza che le conversazioni di Tokio possano aprire :la porta a più vasti e definitivi a·ccordi.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 722.
8

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. l. Bucarest, 3 gennaio 1940, ore 0,45 (per. ore 13). Telegramma di V. E. n. 481 (1). Antonescu ritornato .sabato da Roma si è recato dkettamente Sinaia per riferire al Re esito sua missione confiden~iale. Rientrato ieri a Bucarest Antonescu è subito venuto a mettermi al corrente suoi colloqui con V. E. e con Re Caro! il quale si è con lui mostrato oltremodo Heto e profondamente grato al Duce ed a V. E. Antonescu ha aggiunto che Sovrano, fiducioso poter assecondare azione politica italiana ·in questo settore e desideroso avvicinarsi sempre :più intimamente a Roma, avrebbe tenuto mol!to incontrarsi :personalmente con V. E. e sarebbe stato ;perciò molto lieto, qualora ne aveste opportunità e possibilità, averVi prossimamente ,suo ospite per una pavtitéli di caccia. Quanto precede mi è stato ripetuto oggi da Gafencu il quale si è recato ieri a Costanza con il Re ed è rientrato a Bucarest per incontrarsi con me prima di prendere un breve riposo in montagna. Gafenou dopo avermi calorosamente trasmesso espressione soddisfazione e gratitudine del Sovrano e manifestato quella di Tatarescu e sua personale,

mi ha info11mato che il Re ha dato in'carico a Bossry di recare a V. E. suo personale invito ad una partita di caccia in Romania, Jasciando, ben inteso, a

V. E., qualora riterrà opportuno accogliere ·tale invito, di scegliere quella data

che fosse più conveniente per V. E. Passando quindi agli argomenti che hanno forma•to oggetto dei colloqui di

V. E. con Antonescu, Gafencu d~ aver anzitutto dichiarato sempre da parte del Re che Romania, già decisa difendersi con le armi in caso di attacco sovietico, tanto più che si prepara ora con ·tutte le sue forze a 1:ale eventualità, ha aggiunto che Governo ·romeno intende sempre più conformare in avvenire sua azione politica a direttive Governo fascista favorendone ·per quanto in suo potere realizzazioni, e che per ciò che concerne relazioni con Ungheria, questo Governo, mentre nutre molte speranze all'auspicato intervento conciliatore e modera•tore di V. E., intende corrispondervi dando prova de:Ula migliore buona volontà.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 764.

9

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO ALL'AJA, DIANA

T. 125/2 P. R. Roma, 3 gennaio 1940, ore 17,30.

Vostro telegramma n. l (1).

In relazione all'ultimo ·capoverso del Vostro telegramma surrife:rito, chiarite, per evitare ogni possibile equivoco, che 'il Duce non (dico non) riceverà Colijn.

Vi ·confermo ·che io sarò comunque lieto di vederlo.

Assicurate.

10

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 2. L'Aja, 3 gennaio 1940, ore 21 (per. giorno 4, ore 0,30).

Mio telegramma n. l (2).

Colijn parte domani e sarà a Roma sabato sera. Egli prega fargli conoscere pel tramite Legazione d'Olanda a Roma quando V. E. potrà riceverlo. Ministro de.gli Affari Esteri che ho vi.Jsto di nuovo oggi mi ha detto che Colijn si è mostrato dispiacente nell'apprendere ·che non avrebbe potuto vedere il Duce e si è un momento domandato se non convenisse rimandare la sua visita ad altro tempo.

Ministtro mi ha pregato confetrmare che la visita ha soltanto scopo informativo e di opportuno orientamento anche per .problemi che nell'attuale momento occupano .e preoc·oupano questo Paese.

Ho detto al Ministro degli AffaTi Esteri che, ,poichè nessun migliore conoscitore e ·interprete del pensiero del Duce poteva esservi del Conte Ciano, certamente da incontJ:<o con V. E. Co:lijn avrebbe tratto ogni utile elemento nel senso destderato.

11

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI

T. 172/2 P. R. Roma, 3 gennaio 1940, ore 22.

Accertate e Tiferite ~telegraficamente se risponda a verità che sia stato in questi giorni rinnovato l'accordo commerciale tra l:a Germania e la Finlandia.

(l) -Vedi D. 4. (2) -Vedi D. 4.
12

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE l. Berlino, 3 gennaio 1940 (per. giorno 4).

Notizie di fonte privata, ch'io dovrei ritenere buona, darebbero come possibile e anche relativamente prossimo un « accomodamento » fra il Reich e la Chiesa. Nessuna conferma si ha però della cosa ufficialmente.

13

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE l. Belgrado, 3 gennaio 1940 (per. giorno 6).

Nel corso di una ·conversa,zione che Ottlik, dilrettore ciel P ester Lloyd, ha avuto, qui, di recente, con questo Mimstro aggiunto agli Affari E·steri, sul tema generale della cordialità delle relazioni ungaro-jugoslave, Smilianié gli ha chiesto quali, a suo parere, potessero essere, praticamente, le basd. del soddisfacimento delle aspirazioni magiare da parte romena.

Ottlik ha risposto, dopo di aver, naturalmente, premesso che esprimeva una sempLice opinione !Personale, che tali basi avrebbero dovuto comp~endere: la ·cess~one all'Ungheria del territorio di Arad e la concessione di un ~regtme di autonomia alle minoranze ungheresi di Transilvania.

Smilianié -nel farmi cenno della cosa ---, mi ha detto di essere rimasto sorpreso, in quanto, secondo lui, l'O stesso Minisko di Ungheria, Barone Bessenyey, gli avrebbe, precedentemente, fatto comprendere che le aspirazioni ungheresi, nei ·riguardi ·romeni, non avevano carattere strettamente territoriale. Anche Bessenyey mi ha conf~ma1 to, senza accordargli, ·come è ·ComprensibHe, particolare importanza, il ·colloquio Smilianié-Ottlik. Ma •anche egli è come il suo col~ega di Bucarest -~tel,egramma per corriere di V. E. n. 3152,5 del 31 dicembire scorso (l) -moLto scettico sulla possibilità di una costruttiva intesa ungaro-romena. È evidente che, fino a tanto almeno che situazioni nuove non intervenissero, qualunque concessione venisse fatta, da ambedue le parti, verrebbe tacciata, rispettivamente, di eccesso e di difetto, in ognuno dei due paesi.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 4. Sofia, 3 gennaio 1940 (per. giorno 9).

Mio telecorriere n. 01 del 2 corrente (2). Presidente del Consiglio mi ha detto che colloquio con Stoica aveva consistito generalità. Ambasciatore romeno aveva·gli bensì fatto accenno ipotesj

accordi generali balcanici sotto egida Italia, delle cui finalità nei Balcani pareva nondimeno ricercare con qualche ansietà indizi. Kiosseivanov dicemi aver risposto falttore italiano oui .so:;tanziale impo~tanza è profondamente compresa e apprezzata in Bulgaria, opera a suo giudizio con piena efficacia per effettiva conservazione pace Balcani verso elementi esterni perturbamento, indipendentemente accordi interni balcanici cui sembrano opporsi non pochi ostacoli. Mi soggiungeva che suo interlocutore insisteva manifestare strenui propositi resistenza romena contro ogni eventuale minaccia.

Stoica aveva poi fatto effettivamente dichiarazioni giornalisti bulgari, sOtppresse da questa censura, ·tentando ·CTea~e impressione ·cordialità e comprensione politica che erano in il'ealtà mancate colloquio.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T.p.c. da Bucarest 173. Vedi D.D.T.. Serie IX, vol. II, D. 700. (2) -Non pubbli.,ato.
15

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE l. Bucarest, 3 gennaio 1940 (per. giorno 9).

Durante il colloquio da me aV"uto con questo Ministro degli Affari Esteri di cui al mio telegramma filo di ieri (1), Gafencu mi ha detto che la prossima riunione della Intesa balcanica avrà Luogo probabilmente a Belgrado entro il coi'II'ente mese o al più tardi in febbraio.

Sino al 9 febbraio il Min1stro degli Ester.i romeno è il Presidente in carica dell'Intesa balcanica: dopo tale data la presidenza passerà alla Turchia. E mentre a proposito di quest'ultima Gafencu, che ha conferito in questi giorni con Ambasciatore romeno ad Ankara, mi ha !l'ipetuto che l'a,tteggiamento della Turchia inclina .sempre più a mantenersi neutrale nel conflitto fra Germania e Potenze occidentali, a prepara.rsi a difesa contro la. minaccia sovietica ed a riavvicinarsi all'Italia, mi ha espresso il suo vivo desiderio di fargli conoscere se V. E. abbia indicazioni da dargli circa l'azione che sarebbe gradito aJ. Governo fascista svolgesse la Romania in seno all'Intesa balcanica prima e durante la prossima riunione.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 43/18. Belgrado, 3 genna.io 1940 (per. giorno 7).

Mi riferisco ai telespressi nn. 6971/784 (2) e 7449 (3) del 20 e 27 dicembre

u. s. ~ispettivamente dei RR. Consoli GeneraJ.i a Zagabria ed a Spalato.

Per quanto le versioni date delle parole pronunciate dall'ing. Kosutié, il 17 dicembre scorso, a Spalato, siano le più varie, tuttavia ho tratto occasione dalla speciale inopportunità di accenni del genere, fatti, nel presente momento, dal Vice Presidente di un partito che condivide le responsabilità del Governo

del Paese, ;per richiamare tutta la maggior.e attenzione di questo Ministero de.gli Este·r:i sopra il perdurare di questa grottes·ca inscenatura di aJ.tisonanti reazioni a pretese preparazioni di inlterventi italiani sul litorale dalmata. E non ho man·cato di aggiungere ·che vedevo assai più notevoli incorwenienti di quello che la manovra potesse presentare vantaggi interni, nel lasciar correre ancora questo stato di •Cose, di cui era agevole a 11Jutti, e sopratutto al buon senso popolare, lo scorgere i centri isp1rator:i e lo scopo di combalttere gli estremisti croati -servendosi del nostro nome --per far apparire questi asserviti allo straniero.

Smilianié mi ha premesso che, effettivamente, varie segnalazioni di nostre mene nell'agitazione ·comunista in Jugoslavia erano qui giunte dall'estero, specialmente dal Belgio e dalla Svizzera. Ma mi ha prontamente dichiatralto di essers,i reso •Conto dell'assurdità delle stesse e di deploratre vivamente J.e manifestazioni lamentate. Non mi ha nasco:sto la poca considerazione che qui si nutre per la scarsa matur.ità politica e per l'ancor minore senso di oppor:tunità dei maggiotri esponenti della nuova vita croata. Comunque, mi ha assi·cUJrato che avrebbe immediatamente richiamato, su questo lamentalto stato di cose, tutta la più seria riflessione del Presidente e, par:ticolarmente, del Vice Presidente del Consiglio dott. Macek.

Del resto mi riservo di parlare della cosa, nei prossimi giorni, personalmente, al Bano di Croazia.

(l) -Vedi D. 8. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 668. (3) -Non pubblicato.
17

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 2. Sofia, 4 gennaio 1940, ore 0,50 (per. ore 10,30). Kiosseivanov mi si è mostrato molto preoccupa•to notizia SJPOstamelllto nordest Kirkkilise presso frontiera bulgara 4 divisioni turche prima arretrate, e annunziato invio Tracia 12a divisione turca, cui osservo forse sono in relazione voci imminenti richiami militail"i Bulgatria. Presidente del Consiglio mi ha detto aver parlato della cosa con questo Ministro di Inghilterra, e .sue· paa:ole mi hanno conferma·to già segnalati buoni uffici br.itannici nella pil"ecedenrte decompressione militare bu:lga,ro-turca. Rende! avrebbe risposto evasivamente, dicendo si sarebbe potuto riparlarne occasione .passaggio, pare qui atteso, di Menemencoglu. Kiosseivanov mi ha concLuso .predette notizie gli confeil"mano sempre più convinzione progetti aggressivi anglo-turchi in Oriente con obiettivi regione petrolifera Caucaso e bocche Danubio, tentando .provocare sovieti risolvere questione Bessarabia, ciò che a sua volta ,potrebbe imporre Germania, a fini pil"eventivi avanzata essa .stessa verso Romania forse attraverso Rlutenia ungherese. Mi ha menzionato in proposito importanti concentramenti truppe germaniche •che gli ~isultano in Boemia e Mocavia•. In tale evenienza non esclude ·eventualità anglo-tur·chi mirino basi Burgas

e Varna, riprendendo talun.e antiche illltenzi:oni britanniche di .isolare Bulgaria dal Mar Nero al fine prevenirne eventuali contatti con Russia. Campagna in

corso che eg1i attribuisce ;propaganda britannica, favorevole rappresentare

Bulgaria orbita politica sovietica, sarebbe predisposta a tale fine.

Mi ha E;pecificatamente pregato far ·conoscel."'e V. E. ·Che Bulgaria è ferma

mente ~risoluta non vincolarsi sovieti ~pponendosi strenuamente al bolscevismo,

del resto, ·come dimostrerebbero anche ·elezioni politiche, p€rfettamente con

trollato e .in netto regresso in questo Stato.

18

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA,

T. RISERVATO PER CORRIERE 131 P. R. Roma, 4 gennaio 1940, ore 8.

Vostro 377 (1). Prendo atto delle assicurazioni dateVi da Beigbeder che armi di origine e fabbricazione italiana non ·Saranno cedute ad alcuno Stato. Vi prego comunque di controllare che nostre armi restino in Spagna.

19

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 134 P. R. Roma, 4 gennaio 1940, ore 8.

Vostro 077 (2).

RingrazioVi ·comunicazione. Poichè da parte spagnuola si assicura che armi italiane non (dko non) saranno cedute nè a Jugoslavia nè ad altri Paesi, pregoVi far controllare e confermarmi notizia cessione e seguire comunque sviluppo trattative tra Spagna e Jugoslavia per evitare. che nonostante assicurazioni dateci predette axani fi:nis·cano egualmente in mano di terzi Stati.

20

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. l. Copenaghen, 4 gennaio 1940, ore 15 (per. ore 20,40).

Direttore Generale Affari Politici mi ha detto che oggetto intervista e messaggio Capo d'Anno Stauning segnalato •COn telegramma Stefani non ha per base nessuna complicazione contingentale ma riflette generale preoccU!Paz.ione per ·evoluzione avvenimenti finlandesi e persuasion.e impossibilità pronta pace. Nessun passo è stato fatto dalla Germania a questo Governo circa eventuale attitudine di fronte conflitto ru·sso fiinlandese e, fino ieri ~.'altro, nessun passo analogo era stato fatto neppure Stoccolma, tuttavia siccome Stauning vuole osservare la più stretta neutralità, e sebbene a malincuore non accederà richie

sta Finlandia cessione parte del proprio materiaJe di guerra. Invero cercherà ugualmente di smorzare il più possibile manifestazioni stampa in favore causa finlandese, farà opera persuasione presso Governi Osio e Stoccolma perchè seguano esempio sia per non dare appiglio reazioni russo-1edesche sia per evitare sovreccitare opinione· pubblica.

Stauning mi ha parlato così un giorno prima che aveva avuto notizie suo nipote e.ra caduto sul fronte di Carelia.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 768. (2) -Non pubblicato.
21

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3. Tokio, 4 gennaio 1940, ore 18 (per. ore 23,45). Da contatti che R. Ambasciata continua mantenere con qruesta degli Stati UnHi d'America appare che relazioni nippo-americane non sono per ora molto migliorate. Concessione giapponese circa futura apertura Yang tze e promessa non emanare nuove restrizioni attività americana 'in Cina non sono considerate da Washington come sufficienti. Tokio d'altronde non giudica sufficiente concessione ameri.cana di non applicare dopo 26 gennaio, data s·cadenza trattato, e fino a nuovo ordine, tassa wppletiva dieci per cento ad valorem nonchè quella sul tonnellaggio, diritti sui fari ecc. Ambasciato.re degli StaH Uniti fin dal suo primo colloquio con questo Ministro degli Affari Esteri (l) aveva esplicitamente domandato che fossero per il momento e nel futuro garantiti più ampi interessi suo paese in Cina oltre che in Gia,ppone e che fos,sero immediatamente sospesi atti i quali potessero danneggiare proprietà commer.ciali e religiose americane in Cina. Autorità giapponesi pur dicendosi pronte risarcire danni passati non si mostrano disposte a prendere fermi impegni per avvenire ed a garanti.re agli americani dopo tante perdite di sangue e beni il mantenimento dell'anteriore privilegio della porta aperta. Promessa giapponese riapertura Yang tze che d'altronde non. si estende a monte di Nanchino è stata qui presentata come straordinaria concessione mentre deve essere considerata sempJi.ce gesto amichevole. Esso anzi ha fatto qui proteste perchè stampa giapponese ha attr.ibuito a questo Ambasciatore Stati Uniti un compiacimento tanto più inesistente in quanto concessione avvantaggia Inghilterra assai maggiormente che non Srtati Uniti d'America. Ambasciatore d'America non prevede migliori rapporti politici perchè mentre opinione pubblica suo paese chiede più importanti e vistose soddisfazioni per rialzare suo prestigio in Estremo Oriente e trarre vantaggio dalle

ingrate spese suo riarmo, da parte giapponese non si intende concedere di più. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (2).

(l) Vedi JosEPH GREw, Ten years in Japan, pp. 305-306, New York, Simon and Schuster.

(2) Vedi D. 28.

22

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA

T. 14/2 R. Roma, 4 gennaio 1940, ore 19,40.

Corrispondenze estere da Mosca riportano notizia che Governo sovietico avrebbe deciso di invitare rappresentante dell'ex repubblica cecoslovacca a lasciare codesta Capitale nonchè di riconoscere nuovo Stato slovacco.

Interesserebbe possibilmente sapere quale fondamento abbiano predette informazioni.

23

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T.l7/10R. Roma, 4 gennaio 1940, ore 22.

Vostro telegtramma n. l (1).

Fate pervenire a S. M. Re Carol miei vivi ringraziamenti per invit,o rivoltomi facendo presente, nella maniera che ,riterrete più opportuna che, per gli attuaH miei impegni, sono costretto a declinarlo.

24

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7. Helsinki, 4 gennaio 1940, ore 22 (per. giorno 5, ore 1,50).

Telegramma di V. E. n. 2 (2).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che accordo commerciale tedesco finlandese dopo alcune esttazioni da parte tedesca è stato J:tnnovato senza modifiche in questi giorni.

Adesione tedesca al rinnovo giunta. qui improvvicsamente è stata anzi qui interpretata -ha aggiunto questo Ministro degli Affari Esteri -come primo segnio di qualche arrendevolezza verso Finlandia dopo gesti poco amichevoli compiuti da Governo tedesco verso questo Paese (3).

Notizia rinnovo non è stata ancora qui ufficialmente diramata.

25

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. L'Aja, 4 gennaio 1940 (per. giorno 8).

Il sig. Colijn è partito stamane per Roma, secondo quanto era stato annuncia<to, allo scopo di essere ricevuto da V. E.

In tale occasione debbo opportunamente rilevare con1e il viaggio del signor Colijn a Roma venga seguito da ques1to Governo con specialissima a•ttenzione, sia per i benefici effetti che se ne aspe·ttano anche nel quadro dell'orientamento della politica .generale olandese, sia anche perchè, di fronte all'aumentato prestigio italiano, 1si faceva semp'l'e più strada l'i.mp["essione che oc.corresse prendere diretto ·contatto con colo,ro ·che di tale prestigio sono insonni artefici e che rappresentano in tutta la pienezza dell'espressione la decisiva influenza e la degna autorità dell'Italia fascista.

Per poter valutare in pieno la importanza che qui si attribuisce al viaggio del sig. Colijn a Roma, appare necessario stabilire quale sia qui la rilevanza della personalità che viene inviata e il significato che essa rappresenta. L'Olanda di questi ultimi anni è vissuta, si può dire, all'ombra del prestigio inglese e si è mantenuta adagiata in una specie di comoda illusione di una mitica potenza britannica, che avrebbe potuto essere capa.ce di salva'l'la in ogni occasione. Colijn è ·Considerato qui il rappresentante più tilpko e più caratteristico di ques,ta mentalità.

Di fronte a tale situazione, non ci si :può a meno di domandarsi ·come e perchè Colijn venga inviato a Ron1a, per rendere omaggio agli animatoci di una politica di aecresciuto prestigio e di accresciuta potenza, di cui il.'Olanda sente in pieno la rilevanza, e per ila quale essa vuol ma'l'care un il1/teressamento e un·a soddisfazione nella speranza che l'ac•crescimento dell'importanza della voce di Roma possa significare un beneficio anche per i piocoli popoli.

Dalle pail'ole che il Ministro degli Affari EsterJ. mi ha detto recentemel1/te può ricavarsi con una certa fondatezza di illazione la risposta a tale domanda. L'Olanda oggi è :pessimista ·circa l'avvenire, anche se non crede alla certa imminenza di una invasione .germanica. A quanto mi ha detto questo Ministro degli Affari Esteri, il Governo olandese è assai :preoccupato per i danni irrepall'abili che il :Prolungarsi della guena potrebbe arrecare all'economia e alla civiltà europea.

L'Olanda, come altre Potenze mino'l'i, è assai preoccupata ·che il conflitto possa terminare .con la vittoria ·completa e quindi con ·la futura :prevalenza asso1uta in Europa dell'uno o dell'alitro belligerante, ed è specialmente preoccupata che una eventuale sconfitta della Germania possa significare una avanzata del bolscevi·smo fino alle sue frontiere.

Il bolsc:evismo è all'a qui considerato •come il pericolo preminente: a questo riguardo l'atteggiamento italiano nei confronti di Mosca viene s·eguito con vivissimo interesse e ·con sincera sJmpatia. Può anche dirsi che uno dei principali motivi della visita del sig. Colijn è nel des.iderio del Governo olandese di rendere omaggio all'azione svo1ta dall'Italia a tale riguardo, allo stesso modo che, in un p:ieno ri.conoscimento del peso decisivo della pa~ola italiana, al desiderio di prendere tempestivamente contatto con le personalità che dovranno ineluttabilmente rappresentare il cardine di ogni tentativo di pace e l'unica sicura garanzia di successo, nel senso di a.vviamento ad una pace giusta e durevole.

A questo riguardo ~ritengo di dover .sottolineare come da pa,rte nostra debba essere con:sidell'ato con un compiacimento, che pol;trebbe /essere forse anche

ironico ma non per questo meno sincero, questo avviamento dell'Olanda verso una politica più reaHstica.

Gli insuccessi delle due offerte di buoni uffici, e specialmente quello clamoroso dell'ultima (1), devono aver fatto seriamente meditare taluni uomini politici olandesi che, come quelli di par-te cattolica, sono anche p€r naturale temperamento e per congenita tendenza portati a valutall"e in P·ieno il decisivo peso dell'influenza di Roma. È forse troppo dire che la visita del sig. Colijn a Roma rappresenta un sintomo di un equo ed onesto ravvedimento: ma certo è che un Paese tll"adizionaLmente orientato verso il mito d~lla potenza britannica, in un momento difficile ·e gravissimo della sua !Storia, in un'epoca torbida di imprevisti, nella quale da un conflitto svolgentes·i per fOil"me strane può temersi pos.sano mat,urare ancor più strane convulsioni e rivoluzioni, si rivolge a Roma, come ad una specie di porto sicuro e fido, per attenerne guida, orientamento, consigHo. Ma, prima ancoll"a di •chiedere, l'Olanda intende, inviando a Roma il suo uomo politico più rappresentativo, rendere omaggio aUa saggezza e alla prudenza di Roma, ;riconoscendo come l'azione fin qui svolta da chi impersona riassume attua la politica i·taliana, si svolge in una posizione da cui irradia un aumentato prestigio, anche a beneficio dei piccoli popoli.

(l) -Vedi D. 8. (2) -Vedi D. 11.

(3) Vedi Documents on German Foreign PoLicy 1918-1945, Series D (1937-1945), vot. VIII. The war years: September 4, 1939-March 18, 1940, DD. 506 e 507, Washington, United States Government Printing Office, 1954.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI ED A PARIGI, GUARIGLIA

T. PER CORRIERE 16 R. Roma, 5 gennaio 1940, ore 8.

Dispaccio United Press da Londra afferma che « secondo notizie attendibili Governi fu-ancese e britannico avrebbero declinato di appoggiare la causa di una restaurazione asburgica in Austria in caso di guerra vittoriosa».

Prego .riferire quanto possa risultarVi al riguardo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. RISERVATO .PER CORRIERE 2'77 P. R. Roma, 5 gennaio 1940, ore 8.

Vostro 1803 (2). Spiegazioni tecniche-giuridiche datevi da Alarc6n, Beigbeder e Serrano Sufi:etr sono molto poco convincenti.

Questione Sagunto era in discussione prima della promulgazione legge su ordinamento e protezione industria, e perciò codeS'to Gove•rno aveva tempo e modo per mostrare sua buona volontà nello sviluppo della collaborazione italaspagnola.

Italia non può e non deve ·essere considerata costà alla stessa stregua delle altre N azioni.

Non Vi può pertanto sfuggire come atteggiamento spagnolo in questa e altre questioni economico-commerciali non è certo improntato a quello spirito di stretta collaborazione, quale l'amicizia tra i due Paesi ci dà giusto motivo di pretendere.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 770. (2) -Non pubblicato. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 635.
28

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4. Tokio, 5 gennaio 1940, ore 18 (per. ore 23,15).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1).

Si insiste anzi su istituzione nuovo ordine asia·tico e su costituzione Governo Wang Ching-wei in opposizione a volontà Washington. Detta Ambasciata crede quindi .si giungerà 26 gennaio senza un nuovo a.ccordo. Non suppone possibile neanche un modus vivendi poichè •considera quasi •certo che Senato americano voterà embargo su materiale di guerra e merci sussidiarie quali ferro, rame, petrolio, dirette Giappone e che quindi Casa Bianca si troverebbe in .grave imllarazzo se si fosse poco prima accordata ·con questo .paese per un modus vivendi. Ambasciata assicura aver fatto di tutto per indurre Governo imperiale a più miti consigli dimostrando interesse Giappone ad ottenere cooperazione americana, senonchè Ministeri degli Affari Esteri e della Guerra si palleggiano responsabilità e decisioni. Essa ha anche rappresentato a Washington pericolo di un avvicinamento di Tokio a Mosca ma Casa Bianca non vi presta fede, considerato tradizionale odio nippo-russo nonchè rinnovata attività sovietica in Cina che non può non essere antinipponica. Washington è convinta che Tokio cederà, se non nei negoziati, dopo sentito effetto delle .rappresaglie economiche, malgrado ·contrada opinione espressa da questa sua Ambasciata che si dice convinta giapponesi cer.cheranno ~rifornirsi altrove.

Da un funzionario di questa .rappresentanza ho fatto attkare attenzione di quella Stati Uniti d'America sul perkolo che in tale situazione deriva da un rafforzamento dei Sovieti, il quale finirebbe con essere nocivo anche al prestigio americano in Estremo Oriente.

Comunicato Roma e Shanghai.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10. Mosca, 5 gennaio 1940, ore 21,05 (per. giorno 6, ore 13,30).

Telegramma di questa Ambasciata n. 323 (2).

Comunicato odierno informa che Commissario Molotov ha ric.evuto ieri Capo della Delegaz•ione economica bulgara sig. Bojilov a·ccompagnato da questo Ministro di Bulgaria.

Era prr-esente conversazione anche Commissario aggiunto Dekanosov.

Accordo commerciale bulgaro-sovietico sarà firmato probabilmente questa sera, ha importanza limitata ed è strettamente su base scambi compensati; accordo prevede limitata fornitura ~·etrolio.

Questo Mirustro di Bulgaria mi ha II"ipetrutamente afi,ermato che trattative svolte qui a Mosca hanno avuto carattere ·esclusivamente commerciale. Alla mia ossell"Vazione ·che pres,enza Ministro deHe Finanze a ·capo della Deiegazione per un negoziato di non grande importanza aveva fatto sorgere dubbi sulla vera portata trattative, Minis'tro di Bulgall"ia mi ha detto ciò è stato determinato dal desiderio Bulgaria compiere gesto cortesia verso U.R.S.S. sopratutto dopo il rifiuto ·opposto all'invito di Molotov di conclud&e patto di garanzia.

(l) -Vedi D. 21. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II. D. 728.
30

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10. Helsinki, 5 gennaio 1940, ore 22 (per. ore 24).

Questo Ministro degli Affar.i Ester.i mi ha detto non risiUUar.gli fondata notizia divulgata anche dalla radio Londra circa atteggiamento Governo tedesco direfto diffidare Governo svedese dal fare transitail"e sul territo:r;to svedese eventiUale materiale di guema anglo-franco-americano destinato alla Finlandia.

Secondo questo Ministro degli Affari Esteri invece atteggiamento tedesco in tale questione sJ manterrebbe agnostico, mentre sarebbe intransigente su questione transito truppe.

31

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7. Sofia, 5 gennaio 1940, o-re 23 (per. giorno 6, ore 9,30).

Mio telegramma n. 3 (1). Presidente del Consiglio mi ha detto che accOII"do commerciale bulgaro~sovietico è concluso.

Trattasi accordo compensazione su circa 500 milioni leva, equivalenti circa 100 milioni lire italiane. Sovieti consegneranno ma•terie prime principalmente petrolio e cotone per dndustrie tessili Bulgaria. Bulgail"ia ·consegnerà prodotti vail"i tra •CUi manufatti •tessili e utilizzerà -come ipotizzavo mio rapporto numero 2915 del 29 dicembre u. s. (2) -proprio congelato in Germania, ciò che confer1sce accordo carattere triangolare, rtanto più che partite di petrolio saranno qui ritirate anche per conto Germania e inoltrate via terrestre.

Presidente del Consiglio ha tenuto manifestarmi sua estrema soddisfazione nessun tasto politico è sta·to toccato Mosca, ·Contrariamente certe a.ss.e.rzioni stampa britannica; Delegazione bulgara è stata ricevuta una volta sola da Mo

2 -Documenti diplomatici· Serie IX· Vol. JII.

lotov, visita a mio modo di vedere formale termine negozia·ti; considero ciò riprova p11udente attitudine sovietica e d'altra parte opportunismo politica bulgara ·che pur dando soddisfazione a Mosca e provvedendo c<mvenientemente interessi .economici questo paese, c.onservasi esente impegni.

Mi ha quindi ripetuto, pregandomi comunicarlo a V. E., che Bulgaria continuerà attenersi tale condotta e che egli terrà esattamente informata Italia per rprima qualunque nuovo elemento dovesse verificarsi questa situazione politica.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
32

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6. Sofia, 5 gennaio 1940 (per. giorno 9). Mio telegramma n. 2 del 3 corrente (1). Tornando parlarmi venuta qui Menemencoglu di cui accennai a V. E. con mio telegramma surriferito, Kiosseivanov mi ha rivelato strano modo con cui essa si è conc11etata. Pare infatti non trattisi di sempHce passaggio da Sofia Segretario Generale agli Affari Esteri turco, bensl sosta che questi conterebbe fare nel suo v.iagg.io di ritorno da Londra. Presidente del Consiglio mi ha detto che con qualche sua sorpresa era venuto parlargliene questo Ministro d'Inghilterra, dkendogli aver invitato lui a fermarsi a Sofia Menemencoglu «suo vecchio amico personale», qualifica peraltro ·su cui Kiosseivanov sollevava qualche dubbio. Rende! aveva soggiunto aver anzi pensato ospitarlo Legazione d'Inghilterra, ma che avevavi rinunciato per non fare cOtSa meno gradita questo Ministro di 'IIurchia che aw-ebbelo invece ospitato lui. Chiedeva a Kiosseivanov se avrebbe gradito di vederlo, e questi -per quanto strana paresse pr.esentazione della cosa -non aveva naturalmente potuto negarsi. Qualche giorno dopo a Kiosseivanov era giunto telegramma Minis,til"o bulgaro a Londra che rifedvagli essere stato pregato da quell'Ambasciatore di Tur.chia, Riistii Aras, chiedere se sarebbe tornata gradita visita Menemencoglu. Al ·che ·come naturale ancoil"a una volta non erasi rpotuto rispondere negativamente. Presidente del Consiglio si è espresso meco .termini molto duri su questo ennesimo mal passo Ministro d'Inghilterra, rilevando d'alill"onde non senza giustezza ·che questa, che era finita per diventare una specie di visita ufficiale, non ·rispondeva neppure consuetudini trattandosi di semplice se pure alto funzionario Amministrazione turca. Mi ha prega.to tuttavia far conoscere a V. E. questi particolari che illustrano

modo di pil"ocedere britannico e desiderio evidente creare equivoci adoperabili fint propagandistici.

(l) Vedi D. 17.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. HITLER E MUSSOLINI, Lettere e Documenti, pp. 33-39, Milano, Rizzoli, 1946)

L. s. N. Roma, 5 gennaio 1940 (1).

Dopo lo scambio di lettere che ebbe luogo fra noi ai primi di settembre (2), sono passati quattro mesi durante i quali l'azione vi assorbiva completamente ed io consideravo intempestivo turbarvi.

Ma oggi, mentre si delinea un periodo di attesa, reputo necessario farvi. dal mio punto di vista, un esame della situazione e parlarvi dei problemi del momento, con quella assoluta sincerità e lealtà che sono state e sono le condizioni stesse dei nostri rapporti personali e politici.

Discorso Ciano. Comincio da questo dis.corso che è .stata la sola manifestazione politica del Governo fascista dal settembre in poi. Mi risulta che in certi amhlenti tedeschi talune parti di questo discorso non sono piaciute. È inutile che io vi dica che esso rappresenta il mio pensiero dalla prima all'ultima. parola e trovo che era assolutamente 'indispensabile spiegare al popolo italiano la genesi degli eventi e le ragioni del nostro atteggiamento odierno. L'avere rivelato qualche dettaglio della verità, non ha nociuto alla causa germanica, come quello di far 'conoscere che entrambi desideravamo un piuttosto lung() periodo di pace. Voi sapete che il Conte Giano è stato e rimane uno dei più convinti assertori dell'a:rnkizia italo-germanica e appunto per questo egli aveva il dovell'e di illuminare italiani e ·stranieri. Che c.i s,iano ,state a proposito del discorso Ciano speculazioni più o meno ridicole, non ha importanza. Qualunque cosa egli avesse detto, sarebbe accaduta la stessa cosa.

Giro d'orizzonte. Desidero ora esporvi i rapporti dell'Italia cogli altri Stati europei. Comincio da quello che è racchiuso nella città di Roma. Posso dirvi che i recenti scambi di visite fra il Re e il Papa, hanno rivestito un significato di carattere prevalentemente interno e non internazionale. I colloqui sono stati brevi e generici senza niente di definito o progettato, nè poteva essere diversa.mente.

Non vi meraviglierete se vi dico che !'.intesa germano-russa ha avuto ripercussioni penose in Spagna. La guerra civile è troppo recente. La terra che ricopre i morti -i vostri e i nostri e gli spagnoli -è ancora fresca. Il bolscevismo è un ricordo ossessionante per :la Spagna e gli Sipagnoli -colla loro logica appru;,sionata e fanatica -non comprendono le necessità tattiche della politica. È chiaro che ciò che Germania e Italia hanno perduto in questi ultimi mesi in Spagna è stato guadagnato da francesi e inglesi.

(vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, DD. 414, 530, 542 e 639). Qui però sembra che Mussolini intenda riferirsi a tutto lo scambio di lettere che egli ebbe con Hitler tra la fine di agostoed i primi di settembre, compresi, cioè, i messaggi scambiati tra il 25 ed il 27 agosto

(4 di Hitler e 4 di Mussolini) circa l'eventuale intervento italiano a fianco della Germania in ca® di scoppio del conflitto (vedi D.D.I., Serie VITI, vol. XIII, DD. 245, 250, 262, 293, 298, 304, 329 e 341).

I rappoirti dell'Italia con francesi e inglesi sono corretti, ma freddi. Noi forniamo agli uni e agli altri merci di vario genere, alcune delle quali possono servire indirettamente alla guerra, ma ogni fornitura tipicamente bellica è stata vietata. L'esistenza di queste relazioni commerciali ci permette di acquistare quelle mateirie prime, ~senza delle quali non possiamo completare la nostra preparazione militare e quindi -in definitiva -giovano anche alla Germania. Le voci di conversazioni di carattere politico sono false. C'è stato fra noi e gli inglesi un periodo di forte tensione a proposito del blocco e per quanto i procedimenti inglesi siano stati migliorati, le cose sono lontane dalla normalità e da quella piena libertà della nostra navigazione che intendiamo di .assicurarci. Tanto a Parigi quanto a Londra, nessuno si fa illusioni di vedere nel 1940 o '41 ripetersci. il fenomeno del 1914-15. La Stimmung italiana è sempre fortemente antibritannica, malgrado la propaganda sulla quale ritornerò.

Balcani. Non abbiamo mai pensato e non pensiamo alla costituzione di quel blocco che ci è divenuto «sospetto» dal momento in cui è stato patirocinato dalle grandi democrazie. Ritengo che fa tranquillità del bacino danubiano sia un interesse fondamentale per la Germania.

Russia. Sebbene il dis,corso del Conte Ciano non abbia ricordato la Finlanilia, l'Ambasciatore russo a Roma non ha presentato le credenziali e se ne è andato. Noi abbiamo richiamato il nostro Ambasciatore da Mosca. I rappoirti Roma-Mosca sono cattivci.. Non faremo nulla per aggravarli, ma l'atteggiamento russo d lascia indifferenti.

Finlandia. L'Italia fascista è favorevole a questa piccola valorosa nazione, malgoodo le sanzioni, votate dal governo a Ginevra e non ac.cettate dalla parte migliore del popolo finlandese. Si è pairlato di ing·enti aiuti dati dall'Italia alla Finlandia. Si tratta di 25 aeroplani da ·caccia ordinati prima della guerra e nient'altro. Migliaia di volontari si sono presentati individualmente alla Legazione finnica di Roma e ai Consolati, ma le offerte sono state -a tutt'oggi declinate dai finlandesi.

Motivi della propaganda franco-inglese. Attraverso. i canali dei cattolici e dei rimasugli dei vecchi partiti, atta:-averso le emissioni della radio che non possiamo efficacemente disturbare e sono liberamente ascoltate, attraverso le relazioni personali, gli inglesi più dei francesi fanno una intensa propaganda. Per quanto riguarda la responsabilità della guerra ne·ssrun italiano mede alla innocenza della Gran Bretagna. Per quanto riguarda gii scopi di guerra delle grandi democrazie, nessun italiano prende sul serio le parole di libertà, giustizia, diritto, morale ecc. che sono pronunciate dai capi delle suddette democrazie.

Ma su due fatti la propaganda britannica mette l'accento e cioè sugli accordi germano-russi che segnano praticamente la fine del patto anticomintern e sul trattamento che sarebbe fatto in Polonia alle popolazioni autenticamente polacche. A questo proposito la ·contro-propaganda tedesca appare tardiva e debole. Un popolo che è stato ignominiosamente tradito dalla sua miserabile classe dirigente politico-militare, ma che -come voi stesso avete cavallerescamente riconosciuto nel vostro discorso di Danzica -si è battuto con cora.ggio, merita un trattamento che non dia motivo a speculazioni avversarie. È mia convinzione ·che la creazione di una modesta disarmata Polonia esclusivamente polacca -liberata dagli e·brei per i quali io approvo pienamente il vostro progetto di raccoglierli tutti in un grande ghetto a LubUno -non può costituire mai più un pericolo per il gll'ande Reich. Ma ques.to fatto sarebbe un elemento di grande importanza che toglierebbe ogni giustificazione alle grandi democrazie per continuare la guerra e liquiderebbe la ridicola repubblica polacca creata dai franco-inglesi ad Angers. A meno che voi non siate irrevocabilmente deciso a fare la guerra sino in fondo, io penso che la creazione di uno Stato polacco sotto l'egida tedesca, sarebbe un elemento risolutivo della guerra e una condizione sufficiente per la pace.

Voi potreste-come del resto fanno quotidianamente le vostre trasmissioni radio destinate ai francesi -riaffermare che ad ovest non avete obiettivi di guerra e quindi rigettare di fronte al mondo sui franco-inglesi la responsabilità della continuazione del conflitto ed in ogni caso non prende.re, come avete fatto sin qui, l'iniziativa sul fronte ovest.

Sono pil'ofondamente convinto che la Gran Bretagna e la Francia non riusciii'anno mai a fare capitolare la vostra Germania aiutata dall'Italia, ma non è sicuro che si riuscirà a mettere in ginocchio i franco-inglesi e nemmeno a dividerli. Crederlo, significa illudersi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle democrazie. Gli imperi crollimo per difetto di statica interna mentre .gli UII'ti dall'esterno possono consolidarli. È prevedibile un epilogo della guerra che, come voi avete detto, non vedrà ·che due o più vinti. Vale la pena -oxa che avete realizzato la sicurezza dei vostri confini orientali e creato il grande ReLch di 90 milioni di abitanti -di rischiare tutto -compreso il regime -e di sacrificare il fiore delle generazioni tedesche per anticipare la ·caduta di un frutto che dovrà fatalmente cadere e dovrà ess,ere raccolto da noi che rappresentiamo le fOII'ze nuove d'Europa? Le grandi democrazie portano in se ·stesse le rag1oni della loro decadenza.

Accordi colla Russia. Nessuno più di me, ·Che ho ormai 40 anni di esperienza politica, sa che la politica ha le sue esigenze tattiche. Anche una politica l1ivoluzionaria. Io ho riconosciuto i Soviet nel 1924; nel 1934 ho stipulato con essi un trattato di commercio e di amicizia. Così io comprendo che non essendosi 11ealizzate le prev,isioni di von Ribbentrop, cir•ca il non int&vento dei francoinglesi voi abbiate evitato il secondo fronte. La Russia, in Polonia e nel Baltico è stata -senza colpo ferir·e -la grande profittatrice della guerca.

Ma io che sono nato rivoluzionario e non ho modificato tale mia mentalità, vi dico che voi non potete permanentemente sacrHicare i pil'incipi della vostra Rivoluzione alle esigenze tattiche di un determinato momento politico. Io sento che voi non potete abbandonare la bandiera antisemita e antibolscevica che avete fatto sventolare per 20 anni e per la quale tanti vostri .camerati sono morti; voi non potete rinnega·re il vostro vangelo nel quale il popolo tedesco ha ciecamente creduto. Ho il preciso dovere di aggiungere che un ulteriore passo nei vostri rapporti con Mosca, avrebbe ripercussioni catastrofiche in Italia, dove l'unanimità antibolscevica, specie tra le masse fasciste, è assoluta, granitica, insdndibi1e.

LasciatemJ ci"edere che questo non avv.errà. La soluzione del vostro Lebensraum è in Russia e non altrove. La Russia che ha l'immensa superficie di 21 milioni di Kmq. e 9 abitanti per Kmq. Essa è estranea all'Europa. Malgrado la sua estensione e la sua popolazione, la Rrus.sia non è una forza, è una debolezza. La massa della sua popolazione è slava e asiatica. Nei vecchi tempi l'elemento di coesione era dato dai baltic,i: oggi, dagli ebrei: ma questo spiega tutto. Il ·compito della Germania è questo: difendere l'Europa dall'AsJa. È la .tesi non soltanto di Spengler. Sino a 4 mesi fa la Russia era il nemico mondiale numero uno: non può essere diventato e non è l'amico numero uno. Questo ha turbato profondamente i fascisti in Italia e forse anche molti nazionalsodalisti in Germania.

Il giorno in ·cui avremo demolito il bolscevismo, avremo tenuto fede alle nostre due Rivoluzioni. Sarà allora la volta delle grandi democrazie. Le q:uali non potranno 'sopravvivere al ~cancro che le rode e che si manifesta sul piano demografico, politico, morale.

Situazione dell'Italia. Sto accelerando il ritmo della preparazione militare. L'Italia non può e non vuole impegnarsi ,in una guerra lunga; il suo intervento deve accadere al momento più redditizio e decisivo. Nell'Africa Orientale l'Italia impegna forze francesi notevoli a Gibuti e nelle limitrofe colonie confinanti inglesi. Le 15 divisioni dell'Africa settentrionale (8 dell'E·sercito regoll!lre, 4 di CC.NN., 3 libiche) Jmpegnano 80 mila .anglo-egizio-indiani e 250 mila francesi. Sulle Alpi, il nostro dispositivo è stato arretrato, date le nevi, ma non alleggerito e ha di fronte da 10 a 15 divisioni francesi.

L'Italia fascista in questo periodo Jntende di essere la vostra riserva: dal punto di vista politico-diplomatico, nel caso che voi voleste addivenire a una soluzione politico-diplomatica; dal punto di vista economico, aiutandovi sino al possibile in tutto quanto può alimentare la vostra Tesistenza al blocco; dal punto di vista militare, quando l'aiuto non vi sia di pe1so ma di sollievo. E questo problema dovrà essere esaminato dai militari.

Io credo che il non intervento dell'Italia sia stato e sia molto più utile alla Germania di un intervento ·che nella guerra ·contro la Polonia era perfettaTilente superfluo.

Desidero che il popolo tedesco sia convinto ·che l'atteggiamento dell'Italia ·è nel quadro, non fuori dal quadro del Patto di Alleanza.

Avrei altre .cose da dire, ma questa lettera ~contrariamente alle mie abitudini

è già deplorevolmente lunga. Vi prego di leggerla pensando che essa sostituisce

un nostro coUoquio, ·che mi sarebbe stato caro di avere (1).

(l) -Nel volume citato, la presente lettera porta inesattamente la data del 3 gennaio, secondo l'indicazione della prima minuta. (2) -L'ultimo messaggio inviato da Mussolini ad Hitler risale al 29 agosto ed aveva per oggetto l'offerta italiana di mediazione per evitare lo scoppio del conflitto.. Ai primidi settembre appartengono solo tre messaggi di Hitler tutti relativi a questa proposta italiana
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 10. Tokio, 6 gennaio 1940, ore 1,10 (per. ore 19,30).

Firma modus vivendi niprpo-sovietico per questione pesca firmato per costituzione commissione ·circa delimitazione confini nonchè per commissione mista

permanente allo scopo ·risolvere e prevenire diJSpute. frontiera sono unici risultati delle lunghe discussioni dirette distensione rapporti politici.

Questo Governo desiderava firmare non modus vivendi bensì un vero trattato per definire sistemazione questione pesca e a tal fine Ambasciatore del Giappone aveva fatto passi :sin dall'ottobre scorso ma Mosca aveva risposto essere ciò subordinato preventivo pagamento ultima quota ferrovia Manciuria del Nord. Poi:chè Tokio ha ceduto solo negli ultimi giorni avanti scadenza Sovieti hanno comunicato che non vi era più tempo per stipuléllre nuovo Trattato prima della fine anno 1939. Nel rinnovare perciò precedente modus vivendi è stata aggiunta frase ·che esso avrebbe dovuto essere sostituito nell'anno 1940 da un regolare trattato.

Stampa giapponese per ragioni politica interna ha dato palrticolare rilievo agli accomodamenti ·sopra citati presentandoli come succes,so politica es,tera Abe. Se non .che il Mbistero degli Affari Esteri non nasconde che intransigenza :sovietica ha reso negoziati difficilissimi fino all'ultimo momento e che se Tokio non avesse ceduto con pagamento ultima quota non si sarebbe giunti alla firma.

Circa Commissione per delimitazione delle frontiere Governo giapponese .aveva presentato... (l) sin dal 15 novembre, ma Governo sovietico l'ha annullata con qualche aggiunta e modifi-ca soltanto 30 dicembre. Ministero degli Affari .Esteri ha confermato a questa Ambasciata che non si prevedono accordi o anche solo intese di carattere politico.

Questo Governo ·conosce bene attività eomunista dei sovieti in Cina e non può dimenticare sacrifici di sangue che è -costata al Giappone. Non è ignoto qui che russi hanno concentrato nuove truppe ai confini. Nessun imegno è stato preso da Tokio circa futuro atteggiamento verso Mosca.

È stato fatto chiaramente pres.ente al Ministero degl:i Affari Esteri gravi danni che deriverebbero ai rapporti italo-nipponici da un avvicinamento politico di Tokio a Mosca.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 504.

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 2. Shanghai, 6 g'ennaio 1940, ore 6 (per. giorno 7, ore 0,20).

Seguito telegramma n.. 272 (2).

Ad integrare notizia stampa informo che mi risulta da fonte diretta che l'accordo tra Wang Ching-wei e speciale delegazione giapponese sarebbe stato virtualmente raggiunto. In questi giorni esso verrebbe sottoposto a Tokio per definitiva sanzione.

Per quanto riguarda lato politico accordo contemplerebbe imminente co

stituzione di uno 'speciale cons,iglio composto da 12 delegati nominati da Wang

Ching-wei, da 10 espressi dalla Nazione, da 5 scelti dal Governo Pechino e da

5 scelti da quello di Nanchino. Tale Consiglio getterebbe le basi del nuovo Go

verno e dovrebbe proclamarlo, salvo complicazioni, entro marzo. Accordo contempla anche un piano per il progressivo ritiro truppe giapponesi ad eccezione da alcune. posizioni :strategiche per necessità presenti e future derivanti dall'azione militare del Governo Chung king.

Per quanto riguarda lato economico Giappone rimetterebbe a nuovo Governo tutta la organizzazione doganale e tutte le ferrovie con l'intesa però che tronchi Pechino-Mukden e Pechino-Sui yiian verrebbero da nuovo Governo concessi in es·ercizio a società giapponesi.

Comun'icato anche a Tokio.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 322.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 9. Tokio, 6 gennaio 1940, ore 9,15 (per. ore 17).

Telegramma .per posta aerea 19 dicembre n. 30344 (l) a rurma Anfuso mi è giunto soltanto stasera e pertanto mi era ignoto quando ho inviato mio telegramma 924 (2).

Esso mi fornis·ce elementi di giudizio sulla nostra politica internazionale di cui non avevo sentore e che mutano in parte premesse su cui era fondato mio telegramma n. 924.

Essendo ormai trascorso periodo feste Capo d'Anno chiederò lunedì udienza Ministro degli Affari Esteri e potrò dare maggiore sviluppo ad azione già iniziata da R. Ambasciata con H Ministro degli Affail"i Esteri secondo Vostre direttive.

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13. Washington, 6 gennaio 1940, ore 11,08 (per. ore 13,20).

Avendo stamane Presidente Roos·evelt manifestato desiderio vedermi mi sono recato da lui. Egli mi ha detto che desiderava farmi conos,cere sua personale soddisfazione e suo apprezzamento per la linea di condotta seguita da parte del R. Governo nei con:flronti del conflitto che attualmente sconvolge il continente europeo.

A questo proposito si è espresso con ammirazione nei riguardi del sens() realistico che guida n Duce nelle più complesse situazioni della politica internazionale. Ha aggiunto che tali qualità mancano invece nel Fuehrer la cui mente sembra viva in un mondo irreale. Il Presidente è poi passato a diTmi che non è 1soltanto di questi giocni il suo vivo desiderio di incontrarsi col Duce, incontro che sperava potesse verificarsi nell'anno 1940. Egli ha detto augurarsi che gli Stati Uniti e l'Italia, le sole grandi Potenze non coinvolte nell'attuale

conflitto, possano con la loro opera e con la collaborazione spirituale del Sommo Pontefice, presso il quale egli aveva in questi giorni inviato il suo rappresentante, assumere una parte attiva nell'intento di ristabilire la pace in Europa. A questo proposito si rallegrava delle amichevoli relazioni esistenti fra il Governo ita1iano e la Santa Sede.

È passato poi a dire che egli ritiene ·che per togliere di mezzo ~le cause di guerra sia d'uopo, quando il momento sia giunto, ammettere i Paesi meno provvisti alla partecipazione alle materie prime di cui abbondano altri Paesi.

Parlando delle preoccupazioni che desta in questi tempi l'attività delll'U.R.S.S., il Presidente ha es:presso l·a sua ammirazione per la eroica resistenza della Finlandia alla iiliVasione armata bolscevica, dicendosi preoccupato della scarsa intesa che esisterebbe nei Balcani, fattore di debolezza di fronte a una eventuale futura mossa dell'U.R.S.S. in quel settoire.

Roosevelt ha concluso il colloquio dicendosi molto soddisfatto di constatare che fin dagli inizi del •Conflitto europeo si era manifestato un sensibile miglioramento dell'opinione pubbJica americana verso l'Italia.

Per pa,rte mia mi sono limitato alla parte di attento interlocutore. Con colloquio odierno che segue suo messaggio al Congresso Roosevelt ha evidentemente inteso dare direttamente conoscenza al rappresentante del R. Governo sue personali vedute circa fattore italiano nei riguardi conflitto europeo (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 652. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 743.
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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. Ankara, 6 g.ennaio 1940 (per. giorno 17).

Ho chiesto a Saa.-acoglu che cosa vi fos·S>e di vero nelle voci tuttora circolanti e parzialmente smentite di una prossima confeirenza dei Rappresentanti degli Stati firmatari del Patto di Saad-abad.

Saracoglu mi ha detto che l'Iraq insiste per una riunione ad Ankara, ma l'Iran non vuol saperne. Egli ha invitato i due rispettivi Governi a mettersi d'accordo fra di loro.

Sairacoglu ha anche esplicitamente ammesso che chi muove le file di questi intrighi orientali -in cui si vorrebbe coinvolgere anche l'Egitto -è il Presidente del Consiglio ira·cheno Nuri Said, creatura britannica.

A conferma dell'interesse inglese di stringere i legami ora esistenti fra i vairi ·stati asiatici su cui incombe la ipotetica minaccia russa, può essere utile riferire ·che un Segretario della R. Ambasciata ha avuto occa,sione di incontrare recentemente un maggiore dell'esercito inglese che giunto in Ankara dall'Iraq si disponeva a partire per Teheran. Questi senza precisare la natura della missione di cui era incaricato l'ha sufficientemente caratterizzata dicendo che tanto i tur.chi quanto i pel'siani non s•embrano rendersi ancora conto del loro vero ìnt&esse di unirsi per far blocco contro il ·comune pericolo bolscevico.

(l) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. II, PP. 685-686, Washington, United States Government Printing Office, 1957.

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IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'TELESPR. 26/18. Bagdad, 6 gennaio 1940 (per. giorno 16). C'era da aspettarsi ·che al primo tentatirvo di messa in moto il Patto Asiatico -di Saad-abad rivelasse facilmente tutta la fragilità del suo meccanismo. La riunione dell'Intesa Orientale non ha avuto finora luogo perchè non è cosa facile che i quattro Stati firmatari si r1uniscano per seguire un medesimo inditrizzo politico, cioè per tracciare una comune politica difensiva ne·i riguardi dell'attuale •conflitto europeo, dato che ciascuno di essi ha assunto un atteggiamento diverso da quello dell'altro. L'Iraq ha rotto le relazioni con la Get!'mania; l'Iran si è affrettato a dichiarare un'assoluta neutralità; la Turchia -anche dopo la :stipulazione del Patto tripartito -continua le sue relazioni con la Germania -e la Riussia; e l'Afganistan -mantenendosi neutrale -è soggiogato dal pericolo potenziale russo che costituisce la nota dominante della sua politica estel'a. Inoltre s·e trattati di amicizia e :patti di mutua assistenza fanno oggi muovere Iraq e Turchia nell'orbita di una grande Potenza democratica europea a larghi interessi asiatid, Iran ed Afganistan -all'ombra di una minaccia sovietica -mantengono uno stretto riserbo per tema che gl'l avvenimenti non precipitino. Sotto l'evidente spinta dell'Inghilterra il Governo i:racheno si fece tempo :fa parte diligente con la iniziativa di una convocazione del Convegno senza rendersi conto •che le circostanze ·che hanno favorito la stipulazione del Patto Asiatico sono radicalmente mutate come viene dimostrato dalla diversità di .orientamento di ciascuna delle Potenze :fiJrmatarie. Il sistema di ·collaborazione a quattro è poi reso precario da una makelata .diffidenza (tra Iran, Afganistan e 'Thtrchia), se non propTio da una manifesta disarmonia (tr.a Iraq e Iran) nelle relazioni di questi Stati; oltre che d:a una mancanza di allacciamento di Lrarpporti diplomatki tra alcuni di essi: infatti la soluzione della questione delle due Rappresentanze irachena a Kabul ed afgana a Bagdad è stata rinviata a tempi migliori; e il posto di Minis.tro Plenipotenziario dell'Iraq a Teheran -lasciato vacante vari mesi or sono dal dimissionario Khalid Buleiman -non è stato finora ricoperto. Il Governo di Nuri Said si trova di :fironte a replicati rifiuti di .personalità della politica e dell'amministrazione tra le quali, nè la meno im,portante nè l'ultima, il Direttore Generale dell'Irrigazione Said Tahsin el-Ascari, fratello dell'ex-Presidente del Consiglio ed ex-Minis.tro della Difesa gen. Giafar Pascià, a~ssassinato dmante il colpo di Stato di Bekir Sidqi. Dei quattro Stati del Patto Asiatico oggi soltanto Iraq e Turchia si trovano apparentemente dallo stesso ·lato, schierate a fianco delle Potenze democratiche .o-ccidentali. Gli antichi e sempre nuovi timori di una possibile ricostruzione dell'Impero turco in Asia ai danni particolatrmente dell'Iraq sembrano per il momento assopiti -e auspice l'Inghilterra -si cerea di portare al medggio quella pallida aurora di unione di interessi e di spiTiti spuntata un gio;rno dall'orizzonte di Saad-abad.

Questi circoli politici e questi fogli quotidiani si sono perfino astenuti dal commentare le notizie provenienti da Ankara relative all'insuccesso delle negoziazioni russo-turche dello s,corso autrmno; anzi la notizia della sospensione delle trattative è stata accolta con vivo interessamento; perchè un accordo tra i Governi sovietico e turco, non conforme alla politica irachena basata sull'alleanza con l'Inghilterra, avrebbe messo il Governo di Nuri Said in un grave imbarazzo, mentre il rafforzamento della collaborazione anglo-franco-turca giova a rendere più intime le relazioni che uniscono l'Iraq alla Turchia.

Esaltazioni :lkiche di fratellanza hanno invece salutato sulla stampa locale la ricorrenza della fondazione della Repubblica turca inneggiando alla politica tracciata da Ataturk e seguita sotto il regime di Inonii.

Anche 'la questione scottante di Alessandretta è stata passata in oblio. Del resto, ai bei tempi del Ministero Suleiman-Sidqi, può dirsi che l'Iraq sia stato veramente il solo paese arabo indipendente ~che non abbia visto con disfavore l'invadenza della Turchia negli affari intetrni del Sangiaccato. In quell'ormai già lontano periodo la posizione dell'Inghilterra in Iraq si trovava momentaneamente scossa dalla ribellione del fiero montanaro del KUl'distan, nè si avevano ancora avvisaglie di manovre britanniche per estendere il piano di accerchiamento nel settoce orientale. Ma tutti qua hanno avvertito -se pure non confessato -che le pretes,e territoriali turche mirano a riaprire un giorno la questione di Mossul e ·che la spinta data più ·tardi dall'Inghilterra alla Turchia per l'occupazione dell'Hatay è stata azionata da un doppio gioco: compromettere il prestigio della Francia in Oriente e tenere il più possibile lontano il panarabismo dalle sponde del Mediterraneo.

Ecco perchè Nuri Said, ·che passa per un vessillifru-o della causa panaraba, ha dovuto ~s~a pur timidamente prendere posizione, e la protesta da lui a suo te!l\PO diretta alla Turchia è stata quale doveva attendersi da un uomo deciso a non assumere atteggiamenti ~che possano andare conttro piani bir.itannici. Protesta blanda, semplice, quasi doverosa di quelle proteste che lasciano -come la nebbia nelle campagne -il tempo ·Che trovano.

Del resto era lecito supporre che l'Iraq non doves·se assumere uno speciale atteggiamento di opposizione verso la Turchia nella questione dell'Hatay per i motivi seguenti:

a) l'Iraq è uno degli Stati del Patto di Saad-,abad del quale pure la TU!l"· chia è firmataria; b) la cessione del Sangiaccato si è verificata per dedizione alla volontà britannica e l'Iraq è un obbendiente :alleato della Gran Bretagna;

c) l'Iraq è sotto l'incubo di una invadenza della Tmchia dal nord e s.i. appoggia all'Inghilterra sperando così di sventare le .già note mitre espansionistiche turche; •

d) circa tre anni fa il Governo di Bagdad, ritenendo che in un avvenire pm o meno prossimo il Sangiaocato d:i Alessandretta sarebbe inevitabilmente passato in mani turche, aveva consigliato ai Capi arabi più rappresentativi della Sitria di mettersi d'accordo 'COn la Turchia stessa per una spartizione equa e poco onru-osa di queUa regione. Sembra che ti siriani respingessero allora tale sugger.imento nella certezza che la Franda non avrebbe mancato di difendere

a viso aperto la benchè minima parte del loro territoo:io passato sotto il mandato francese dopo lo smembramento dell'Impero Ottomano.

Iraq e Turchia si trovano quindi oggi allineate a fianco dell'Inghiltel"ra. La guerra europea ha fortemente conkibuito al riavvicinamento attuale politico ed economico dei due popoli. Ciò non significa naturalmente che rancori, divergenze, aspirazioni, timori siano scomparsi dal piano politico: signHLca solo che la paurosa minaccia di un pericolo russo-tedesco è fatta sembrare più gll"ave di quei rancori, di quelle divell.'genze, di quelle aspirazioni, di quei timori che possono mettere l'uno contro l'altro i due popoli oggi e nell'avvenire.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. (1). Roma, 6. gennaio 1940.

1° -Non possiamo aiutare efficacemente con masse armate Ungheria in caso di attacco il'usso se non abbiamo libertà di passaggio. Problema del ponte fra noi e Ungheria.

2° -Situazione. È necessario ·che Ungheria faccia accordo con R:omania, accordo di rettifica territoriale che riporti all'Ungheria le minoranze..... salvo stabilire per le ,isole un regime speciale.

3° -Non è interesse ungherese..... con troppe.....

4° -Le mormorazioni di talune autoll'ità tedesche come diffuse a Berlino sono :ridicole. Abbiamo..... in mano dei documenti, discorsi, che ha mancato al patto dell'alleanza. Noi vi siamo rimasti fedeli.. ...

5° -A meno che la Germania non commetta altri iTreparabili errori non denuncieremo alleanza. È escluso l'inte!l"Vento coi franco-in.glesi che significherebbe la conferma dell'egemonia militare e coloniale ai danni dell'Italia.

6° -Verso l'estate sotto la personaJ.e direzione del Duce l'Italia avrà un complesso di forze terrestri e aeree tale da esercitare una influenza decisiva sulla situazione (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Mosca, 7 gennaio 1940, ore 19,28 (per. ore 23).

M~o telegramma n. J.O (3). In una conversazione con delegato tedesco Schnurre avuta conferma che fornitura nafta alla Bulgaria non è importante. Egli ha affermato tuttavia che U.R.S.S. ha tuttora margine d'esportazione

e che mancanza fornitura verso taluni Paesi dipende esclusivamente da ragioni politiche. Schnu.rre ha ricordato che quando U.R.S.S. era in cattivi rapporti con Germania mancò improvvisamente impegno scritto di fornire 600.000 tonnella·te nafta.

(l) -Il presente appunto fu redatto per i colloqui, svoltisi a Venezia, il 6-7 gennaio, tra Ciano e il Conte Csaky. (2) -n documento, deteriorato dall'umidità, è in qualche punto illeggibile. (3) -Vedi D. 29,
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.. 13. Mosca, 7 gennaio 1940, ore 19,29 (per. ore. 23).

Mio telegramma n. 10 (1).

Ho appreso in v&a ·confidenziale •che in occasione ricevimento Ministro delle Finanze bulgaro, Molotov si sarebbe espresso in termini calorosa approvazione per opera svolta dal Minist~To Antonov a Mosca dicendo che ·egli poteva partire soddisfatto .anche se programma da lui auspicato non ha trovato completa realizzazione; accordo commerciale era primo passo verso ulteriori sviLuppi e la sua opera avrebbe dato suoi :firutti.

È opinione diffusa che ac·cordo bulgaro-sov~etico non ha avuto alcun risultato politico, ma è altrettanto vero che è stato fatto in uno speciale clima politico.

43

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FRANCOIS-PONCET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 7 gennaio 1940.

Baudouin est à Rome, où il restera jusqu'à jeudi. Il souhaite beaucoup vous voir et je wuhaite aussi que vous le l'eceviez et causiez avec lui quelques instants. C'est l'objet de cette lett.re. Baudouin est descendu à ~.'hotel Excelsior. Il y attendra vos ·convenances, à moins que vous ne vouliez les lui faire dire par moi.

AP~Tès quoi, il faudra vous résigner à ce que j'aille auss,i vous xendre visite et causer avec vous, ne fùt-ce que pour vous port·er me•s voeux de nouvel an et vous renouveler ,}'assura.nces de mes sentiments J.es p!l.us sincèrement dévoués.

44

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, pp. 501-504, Milano, Mondadori, 1948) VERBALE s. N. Venezia, 6-7 gennaio 1940.

Col Conte Csaky abbiamo fatto un giro di orizzonte fermandoci particolarmente sulle seguenti questioni :

Relazioni russo-magiare. Ho detto a Csaky che in caso di attacco russo era peli" noi impossibile fornirgli •aiuti di masse armate se non si è prima risolta la questione della libertà di passaggio fra l'Italia e l'Ungheria.

H Conte-Csaky mi ha detto che secondo le informazioni ungheres[ non è da prevedere un attacco russo alle frontiere magia,re. Anzi tale eventualità sarebbe da escludere. Comunque, date le prove fatte dalle forze russe in Finlandia il Goveil"no ungherese si ·sente in condizioni di contenere qualsiasi attacco russo purchè aiutato con aNni ed eventualmente specialis,ti.

Relazioni romeno-magiare. Ho esposto al Conte Csaky il giudizio italiano sulla situazione e ne ho avuto la seguente :risposta: l'Ungheria non può fare un accordo con la Romania che non le dia soddisfazione completa. Con ciò intende la cessione totale della Transilvania fino ai Carpazi. Dalle carte allegate risulta il programma massimo e il programma minimo delle irivendicazioni ungheresi. Il programma massimo contempla 78.000 chilometri quadrati con un totale di 4 milioni 200 mila abitanti di cui, in base alle stesse statistiche ungheresi, solo il 37 % magiari, il 50 % romeni e ·circa il 10 % tedeschi. Il programma minimo contempla invece la ·cessione di un teril"itorio di 50.000 chilometri quadrat[ con una popolazione di 2 milioni 700 mila abitanti, della quale unghe:resi e romeni farebbero parte con una percentuale presso a poco identica.

Csaky dice ,che quals-iasi accordo con la Romania che non comportasse tali cessioni territoriali determinerebbe la rivolta in Ungheria e nessun Governo sarebbe capace di imporlo al Paese. Però H Govemo ungherese si rende conto della necessità de:l momento ed è pronto a rtnviare ad epoca più propizia la resa dei conti con la Romania. Attualmente non farà niente che possa indebolire la resistenza romena nei confronti della Russia. Pertanto il Conte Csaky mi ha preg:ato di far sapere ai romeni quanto ·segue.

Se fa Russia attaccherà la Romania, e la Romania resisterà con le armì in pugno, l'Ungheria terrà nei confronti della Romania un atteggiamento ili benevola neutil"alità. L'Ungheria interverrebbe invece immediatamente qualo:ra dovesse verificarsi una delle tre seguenti ipotesi:

l) ma<sacro delle minoranze;

2) rivolU2lione bols·cevica in Romania;

3) ce.ssione da parte dell:a Romania di territori nazionali alla Russia e alla Bulgaria senza combattere. Csaky ha aggiunto che anche in tale eventualità niente sarà fatto senza previa colliSultazione e intesa con ·l'Italia.

Dalle dichiarazioni di Csaky ho riportato la convinzione che gli unghell"esi continuano e continueranno a minacciare i romeni, ma ·che non fa:rarmo nulla di concreto e non prederarmo nessuna iniz-iativa militare se non quando saranno certi di non trovare di fronte una resistenza airffiata nemtca.

Croazia. Il Conte Csaky ha espresso le sue preoccupazioni per l'azione italiana in Croazia. Secondo notizie a lui pervenute -dice da Macek -l'Italia starebbe preparando dei movimenti in Croazia. Sempre secondo tali notizie l'Italia sa:rebbe in Ciroazia molto impopola:re. Anche la p:ropaganda delle democrazie sarebbe valsa a determinare una ta:le impopolarità. A giudizio di Csaky il popolo croato desidererebbe costituirsi in Stato indipendente orientandosi piuttosto .sull'Ungheria. Comunque egli teme che una quailsia-si azione italiana in Croazia valga a portare l'Jncendio nei Balcani ed a compromettere la stessa situaz~one dell'Unghell.'ia. Pell.'hmto prega di voler soprassedere ad ogni nostra iniziativa.

Ho risposto che per quanto noi in Croazia si poss.a contare sulla simpatia delle larghe masse pQpolari e per quanto ci sia noto nei suoi particolari il forte movimento separ·atista di Zagabria, pur tuttavia non svolgiamo e non intendiamo svolgere allo stato degli atti azione intesa a tttl'bare i:l manteniment(} della pace in quel settore. Dovevo pell.'ò sottolineare ·che l'Italia non poteva rimanere 'indifferente di fronte al pericolo di mla affermazione bolscevica in Jugolasvia e particolarmente in Croazia. In una t;éÌle eventualità ci riservavam(} la più ampia libertà di azione. In modo preciso ho riaffermato che -in qualsiasi caso -l'Italia considera la Cil'oazia, la Dalmazia e le zone adiacenti come facenti parte della •sua sfera di interessi vitali nella quale non ammette interferenze di terzi Stati.

Relazioni con la Germania. Ho spiegato al Conte Csaky la situazione esatta delle nostre relazioni ·con la Germania, della quale però era già al corrente attraverso le infoll.'mazioni ricevute dal suo Ministro a Roma. Egli concorda ap-pieno col nostro. punto di vista e sul nostro atte.ggiamento.

Per quanto riguarda l'Ungheria, le relazioni con la Germania si mantengono ·corrette, pure esistendo tuttavia nell'opJnione pubblica una corrente di full.'tissima ostilità-non ignorata a Bell'lino-contro il Reich. Csaky riconosce che ·la pressione tedesca si è fatta più leggera in ques.ti ulltimi tempi, ma dò non è valso ad attenuare i forti sospetti che eststono nel popolo magiaro circa i reali intendimenti di Hitler.

ReLazioni con le democrazie. Poche relazioni con la Francia; pm intense e cordiali le relazioni con Londra. Anche a Budapest in questi .giorni è stat(} ll.'ealizzato un accordo di carattere commerciale diretto a diminuire le difficoltà causate dall'applicazione del blocco.

Concludendo, il Conte Csaky ha ripetuto che l'Ungheria intende agire in strettis.simo accordo con l'Italia, dando la sensazione sia in Germania che nel resto del mondo che l'Ungheria rappresenta una forza che può essere manovrata unicamente da Roma. A tal fine, ed anche p~er ragioni di carattere inteil'no ungherese ha rinnovato la preghiera a nome del Reggente di una mia vJsita a Budapest nella prossima primavera: il Reggente tiene molto a dare l'im,pressione precisa al Paese ed all'estero della continuità di contatti e quasi di direttive ptrovenienti da Roma.

A proposito dei rapporti italo-magiari il Conte Csaky ha parlato di altre questioni sulle quali mi dservo riferire verbalmente (1).

(l) Vedi D. 29.

45

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 15. Tokio, 8 gennaio 1940, ore 8 (per. ore 16,50).

Alto funzionario Ministero degli Affall'i Esteri ha detto al Segretario questa Ambasciata credere che qualora Germania iniziasse operazioni militari di terra

su larga scala Russia invaderebbe Bessarabia. Ha aggiunto che Governo giapponese si domanda quale atteggiamento assumerebbe l'Italia qualora truppe russe non si fermassero in Bessarab1a ma entrassero nella vecchia Romania.

(l) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), VOl. l, cit., p. 210.

46

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 17. Tokio, 8 gennaio 1940, ore 10 (per. ore 14,50).

Per Ministro Anfuso (1).

accorreranno molta prudenza e tatto anche per evitare indiscrezioni che sono qui frequentissime. Esaminerò se e che cosa posso. fare e quando del caso Vi comunicherò.

47

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11 (2). Tokio, 8 gennaio 1940, ore 18 (per. giorno 9, ore 3,30).

Noto Hochi che d è molto favorevole ma che da qualche tempo (certamente sovvenzionato da questa Ambasdata di Germania) va facendo ·allusioni a possibilità di un patto a quattro mi ha mandato uno dei suoi migli01ri redattori. Questi mi ha detto Consigliere dell'Ambasciata sovietica era andato a fare visita al nuovo Presidente del periodico e insistere perchè giornale sostenesse utilità di un accordo del Giappone ·ed eventualmente dell'Italia con Russia e Germania con camttere anti-inglese assicurando che ove tale accordo fosse stato concluso, Sovieti si sarebbero spinti verso Oceano Indiano. Redattore ha chiesto mio parere.

Gli ho risposto spiegandogli a lungo come da un tale accordo non sarebbe derivato al Giappone .alcun vantaggio bensì danno certo. Ho aggiunto che l'Italia non avrebbe mai accettato partecipazione simile intesa la quale anche senz:a di essa non avrebbe potuto certo influire favorevolmente sugli attuali ottimi suoi rapporti con Giappone. Questi av!l"ebbe agito seriamente non prestando fede alle false promesse dei Sovieti i quali dato e non concesso fossero disposti spingersi verso Oceano Indiano non si vede perchè dovrebbero rinunziare al loro programma d'Estremo Oriente ove non hanno oggi nulla da temere da un Giappone ancora impegnato in Cina e in non soddisfacente situazione finanziaria. Sarebbe preferibile possibilmente trovare qui terreno d'intesa con Stati Uniti d'America i quali non hanno territoriali interessi ed ambizioni in Cina e dei cui capitali Giappone che ne è .sprovvisto dovrebbe cercare val&si per sfruttare territorio conquistato offrendo ogni più solida garanzia per loro rispetto e rimunerazione.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX. vol. II, D. 652. (2) -Nei documenti nn. 45, 46 e 47 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.
48

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13. Helsinki, 8 gennaio 1940, ore 22,50 (per. giorno 9, ore 2,25). Miei teiegrammi 4 e 5 (1). Con nuova manovra accerchiamento finlandesi operanti Suomussalmi hanno catturato ieri intera 42a divisione sovietica inviata colà per rimpiazzare 169a distrutta pochi giorni fa. Imponente bottino di guerra annovera centinaia cannoni quarantina carri armati e numerosissimi automezzi. Ciò sarebbe avvenuto quasi senza resistenza giacchè soldati si sarebbero in precedenza sbarazzati dei Commissari politici. Comando supremo attribui,sce evidente deficienza armata sovietica a cause seguenti: 1o -dualismo comando per il quale ogni giustificabile operazione deve portare firma del comandante truppe e del Commissario politico; 2" -scarsa preparazione militare truppe. Molti prigionieri hanno dichiarato non aver ,avuto che tre mesi preparazione militare; 3° -impiego tattica errata. Avanzate vengono effettuate in massa su terreno scarsamente 'conosciuto che si presta ad imboscate;

4o -ignoranza ed assenza ogni spirito offensivo delle truppe che salvo eccezione per alcuni reggimenti scelti appena sbandate cercano arrendersi.

49

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6. Atene, 8 gennaio 1940 (per. giorno 14). Il largo spazio e il grande xilievo con cui questi giornali, pur astenendosi da commenti, pubblicano i notiziari ed i servizi relativi all'incontro tra V. E. ed il Conte Osaky sono indice della grandissima importanza che qui si attribuisce all'incontro stesso e dehla vigile attenzione con cui viene qui seguita ogni manifestazione della politica italiana. Sebbene, come ho detto, la stampa non commenti, finora almeno, l'incontro di Venezia, l'impressione unanime di questa opinione pubblica vede in esso una manifestazione antibolscevica e lo ha perciò accolto con grandissimo favore. Ho già avuto più volte l'onore di segnalare a V. E. lla vivissima preoccupazione qui suscitata dalla comparsa della Russia alle frontiere dell'Europa centrale e danubiana. Ogni .atto nel quale si crede d'i vedere una prova della decisione dell'Italia di opporsi ad ogni ulteriore dilagare del bolscevismo in direzione dei Balcani è accolto da questa pubblica opinione con grande speranza e con viva soddisfazione.

Debbo a questo proposito notare come in certi ambienti ateniesi l'eroica resistenza della Finlandia .susciti, insieme con ia più viva ammirazione, anche

3 - Documenti iliplomatici -Serie IX -Vol. lii.

un vago senso di :inquietudine. Si teme cioè che il fallimento del tentativo contro la Finlandia costituisca per i Soviet un incentivo di più a volgersi quanto prima contro la Bessarabia, e qui non si nutre, a dir vero, la minima fiducia nella capacità di resistenza dei romeni.

(l) Non pubblicati.

50

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 210. Berlino, 8 gennaio 1940 (1).

Il messaggio del Duce (2) è stato portato qui da, Lueiolli sabato sera alle ore 23.

Soltanto stamane lunedi, quindi, ho potuto recarmi all'Auswiirtiges Amt per domandare di poterlo consegnare personalmente al Flihrer. Weizsacker mi telefonava quasi subito, per dirmi che il Flihrer mi avrebbe ricevuto alle ore 3

p.m. La stessa rapidità con ·cui l'udienza mi è stata fissata mostra già quale in

tet-esse avesse destato nel Fiihrer l'annunzio di un messaggio del Duce.

Sono entrato da Hitler esattamente aUe 3. C'era anche Ribbentrop.

Ho accompagnato il messaggio con poche parole, intonate così agli inizi come alla chiusa del messaggio stesso.

Hitler lo ha letto con grande attenzione. Ha sostato un momento sul punto riguardante la necessità per la Germania di mantenere la pace nei Balcani e ciò per sottolineare il suo pieno accordo e anzi dire -rivolto a Ribbentrop che sperava l'incontro di Venezia fosse stato utile a ques.to •scopo e Csaky avesse compreso l'opportunità di non acuilre la situazione con la Romania.

Ha quindi proseguito nella lettura sempre con viva attenzione, direi anzi con avidità, ma senza più interrompersi e senza ·che sul suo viso nulla trasparisse delle sue impressioni.

Terminata la lettura, egli ha detto rivolto a Ribbentrop: a questa lettera

del Duce bisogna che io irisponda con un'altra lettera.

Poi, ha ripreso il documento per scorrerlo una se·conda volta rileggendone i brani più salienti. Dopo, uno o due minuti di pausa, come se rimuginasse in sè stesso una qualche cosa che esitasse a metter fuori. Quindi -rivolgendosi a me-mi domandava se davvero ~n Italia vi fosse tutta questa grande simpatia per la Finlandia.

Gli ho risposto: sì, assotutamente. Le manifestazioni pro Finlandia sono state completamente spOilltanee: se il Governo è intervenuto, è stato soltanto per impedirne la ripetizione. Lo stesso Conte Ciano si è, nel suo discorso alla Camera, astenuto anche solo dal menzionare il nome della Finlandia e ciò per impedire una manifestazione che sarebbe stata certo imponente.

Comprendo -ha ripreso p. Fiihrer -ma d'altra parte bisogna ~rendersi conto che la Finlandia -come già a suo tempo l'Abissinia, la Spagna, la

Cecoslavacch1a, la Polonia -è stata incoraggiata a resistere dall'Inghilterra,

e nell'ruteresse di questa e non in quello proprio.

La Finlandia doveva ben capJre -ha ·contirmato -che le domande della

Russia -« un grande impero » -non erano esorbitanti e i veri amici della

Finlandia avrebbero dovuto ·consLgliarla a cedere.

Lo stesso Ministro di Finlandia a Berlino -interruppe a questo pl\lnto

Ribbentrop -aveva dichiarato, nei primissimi giorni del conflitto, che il suo

Governo era pronto ad accettare tutte le ~richieste russe. Ma, naturalmente, fu

l'Inghilterra che si oppose.

Adesso -continuava il Fiihrer -la Finlandia trova un alleato nell'in

verno; ma questo dura ancora due o tre mesi: dopo, sarà una ques,tione di

appena qualche settimana.

Ritornando quindi alla J:ettero del Duce, il Fiihr& concludeva incaricandomi di ringraziarne il Duce, ma aggiungendo che .essa andava maturata e meditata e che si proponeva di rLspondervi per iscritto.

Ripeto, nessuna manifestazione ·che pote1sse far intuire le sue reazioni interne. Solo, congedandomi, in risposta ai miei auguri per il nuovo anno, egli mi diceva: «sono sicuro che il 1940 ci po~rterà la vittoria... ».

Questa non è soltanto una frase di circostanza. ESisa è indicativa dello stato d'animo del Fi.ihrer. Egli -come Ribbentrop -è convinto della vittoria, non solo, ma anche rapida e conclusiva.

Comunque, per rispondere -o repJ.icare --come farà sicuramente :punto per punto alla lettera del Duce, egli dovrà pure precisare le sue idee. Staremo a vedere.

Io bo l'impres,sione che la lettera -in ogni modo necessaria a impedire che i rapporti itala-tedeschi si arrugginissero o si congelassero -è stata apprezzata così nella sua forma come nell'importanza del suo contenuto. Forse, essa è stata anche capita. Ma, mentre ritengo che essa non possa a meno di mettere nell'orecchio del Fiihrer delle utilissime pulci, non mi attendo che la risposta -certo calda e deferente -che le sarà data possa, già fin da adesso, contenere un principio di ~re,sipiscenza o comunque indicare l'inizio di un processo di revisione interna. Almeno per ora.

Il Fiihrer mi è parso calmo ed anche abbastanza in forma, ma tuttavia non e·ccessiva s.e .si considera che egli è tornato a Berlino sabato sera dopo oltre una settimana trascorsa a Berchtesgaden (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo, poichè il presente rapporto è stato portato a Palazzo Chigi a mano da Luciolli. (2) -Vedi D. 33.
51

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (2). Sofia, 8 gen'IUL'iio 1940.

In un lungo colloquio che ho avuto con lui, questo Minist~ro di Ungheria mi si è detto convinto della consistenza di un progetto anglo-francese di un

fronte d'Oriente, e mi ha confermato al riguardo le già segnalate preoccupazioni di questo Governo. Egli ritraeva tra l'altro .tale sua 'convinzione da affermazioni o ammissioni fattegli preS!So queste Legazioni di Inghilterra e di Fil'ancia, più esplicita quest'ultima, e fin presso questa Legazione di Grecia.

Secondo il sig. Jungerth detto progetto avrebbe due direzioni.

L'una sarebbe rivolta verso le regioni petrolifere del Caucaso ed avrebbe un valore Pil'evalentemente economico-militare, avendo come obiettivo di sottrarre i prodotti petroliferi di quelle zone alla economia e alle forze armate sovietiche, e, indirettamente tedesche. Il sig. Jungerth mi osservava che lo sbocco in Mar Nero dell'oleodotto e le funportanti raffinerie di Batum si trovano ad appena trenta chilometri dalla frontiera di cui i turchi posseggono le posizioni dominanti, mentre i tre principali centri produttivi di Baku e quello, spostato più a nord-ovest, di Grozni, vulnerabili per via aerea, specie dall'Iran, rappresentano il 72 % della produzione petrolifera totale dei sovieti.

Il sig. Jungerth ricordava che durante l'ultima guerra progetti non molto dissimili erano stati presi in considerazione anche da parte tedesca, e che lo stesso attuale Ambasciatore germanico a Mosca, von Schulenburg, già dall'epoca della sua precedente missione nell'Iran, aveva detta·gliatamente studiato la questione, giungendo alla convinzione della vulnerabilità di quelle regioni e delle sostanziali conseguenze di una simile operazione in danno dei Sovieti. Il Ministro di Ungheria mi soggiungeva di essere stato ·sor·Pil'eso di constatare come preS!So le Legazioni inglese, francese ed ellenica si apparisse al corrente di pail'ticolari sulle condizioni topografiche, stradali, produttive ed altre delle regioni in argomento, che egli stesso aveva appreso durante il suo soggiorno in Russia e i suoi viaggi nel Caucaso, e che nelle predette il'appresentanze, lasciavano presumere un'esatta conoscenza del problema da parte dei rispettivi Governi, da lui attribuita a probabili accurati studi in atto degli Stati Maggiori francese e britannico.

La seconda direzione del progetto anglo-francese, secondo il sig. Jungerth, sarebbe poi il'ivolta alle Bocche del Danubio, e connessa alla precedente, in quanto che, anche mediante un impiego relativamente limitato di forze turche, protette dalle proprie posizioni dominanti, le descritte operazioni nel Caucaso, indipendentemente dai loro risultati territoriali, sarebbero comunque destinate, data l'importanza della posta, a distil'arre notevoli fQrze sovietiche, indebolendo quindi l'efficienza militare dei Sovieti nella regione danubiana.

Questa parte del progetto anglo-francese osservava il Ministro d'Ungheria,

avrebbe un precipuo valOil'e politico-militare, giacchè a parte la chiusura del

Danubio, via principalissima di rifOil'nimenti per la Germania, esso avrebbe la

duplice conseguenza di isolare questa dai Ba·lcani e nel tempo medesimo, col

provocare i Sovieti ad un'azione bal.canica, di costrin.gere la Germania a pren

dere essa stessa delle iniziative, aprendo contemporaneamente le premesse di

un contrasto tedesco-sovietico e J.e ,possibilità di un fronte sud-orientale, nel

quale •chi :fosse in grado di disporre del bastione montuoso delia Transilvania

avrebbe un notevole elemento di superiorità.

Riferisco questo esposto del Ministro di Ungheria per ciò che esso può

valere, pur osservando che riscontro in esso elementi qui già rilevati che, come

da me segnalato a V. E., non mancano di preoccupare questo Sovrano, sempa'e più a'ttento a scrutare ogni Jndizio relativo agli importanti concentramenti turchi in Tracia, difficilmente spiegabili, a suo avviso, senza ammettere la consistenza di progetti aggressivi anglo-franco-turchi · netlla regione danubianobalcanica.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -L'originale di questo documento. ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/02717/C del 20 gennaio 1940, non è stato rintracciato.
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IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 gennaio 1940.

Il Conte Csaky, dopo la partenza di S. E. Ciano da Venezia, ha p['egato il Capo del Cerimoruale di portare a conoscenza del Ministro degli Affari Esteri italiano la seguente notizia, che personalmente egli ha dettato:

c Il 9 settembre Ribbentrop, per persuadermi a lasciar passare le truppe tedesche attrave['SO l'Ungheria, mi ha offerto tutta la regione petrolifera di Sambor e Dragovié. Sapevo ·che i russi dovevano in definitiva avere questa regione e mi resi conto ·che Ribbentrop, :con questa offerta, aveva :l'intenzione di spingere i russi e gli ungheres'i ad un conflitto in seguito al quale i tedeschi sarebbero dovuti intervenire a difesa di detta regione pet['olifera.

Ho risposto che l'Ungheria si limitava a chiedere le sue frontiere naturali da mille anni. Ribbentrop mi ripetè l'offerta tre volte successivamente nella stessa giornata.

Tale notizia è solamente a conoscenza del Reggente Horthy, del Presidente Teleki e del Ministro di Ungheria a Berlino. Prego di non ·comunicarla al Ministro Villani~.

53

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 18. Tokio, 9 gennaio 1940, ore 2,50 (per. ore 8,15). Ministro degli Affari Esteri mi ha autorizzato dirvi, a conferma di quanto ho già ,più volte riferito, che non vi è nulla di mutato nella politica giapponese verso i Sovieti. Accordi già conclusi e quelli che ci si pil'opone conetludere compreso nuovo trattato di commercio., hanno per unici scopi rendere normali i raworti e riavviare reciprocamente i traffici. Ma nessun progetto o intenzione vi è di un patto di non ag~essione o di qualche consimile atto politico. Alle mie nuove dichiarazioni circa nostro contegno verso Sovieti, Ministro ha risposto non essere necessarie, rammentando bene come più di una volta io gli avessi parlato in tal modo. Tanto più lo meravigliava quindi udendo qui ripetere da alcuni non ·essere l'Italia in reailtà contraria a intese con i Sovieti. Ho risposto che se non ero riuscito a persuadere Shiratori ciò non dipendeva dal non avergli io parlato chiaramente. Non solo l'Italia non intendeva partecipare ad un patto a quattro, ma neanche un patto del Giappone o con Russia

e Germania o con sola Russia avrebbe influito sfavorevolmente sui nostri rapporti cosi amichevoli con il Giappone.

A conferma di ciò potevo dirgli, per istruzioni ricevute, che nell'attuale

posizione in cui Giappone si trovava di intedersi o ·con Soviet o con Stati Uuitt

Governo italiano sperava ·che intesa fosse avvenuta con questi invece che con

quelli.

Ministro degli Affari Esteri mi ha informato difficoltà di intese con

America sussistono .sempre e derivano dal fatto ·che Washington non vuole

riconoscere esistenza di operazioni belliche fra Gia.ppone e Cina.

Per quanto egli non potesse ancora fare previsioni sicure aveva speranza

si sarebbe giunti a una intesa p:vovvisoria che avrebbe consentito continuare

traffici.

Io ho ·incidentalmente osservato, avvertendo che non intendevo con ciò di intromettermi nei negoziati, che se l'America voleva qualche soddisfazione morale poco gradita all'opinione pubblica giapponese .si poteva forse chiedere a Washington un compenso di vantaggi economici per lo sfruttamento della Cina i quali forse negli attuali bisogni finanziari del Giappone avrebbero fatto accettare alla Nazione qualche sacrifido di amor proprio.

Circa costituzione nuovo Governo centrale cinese Ministro degli Affari Esteri non la prevede prima di 3 mesi. Programma di Wang Ching-wei è di sostituire al movimento antigiapponese filobolscevico un movimento antibolscevico e filogiapponese. Ho ringraziato Ministro per sue buone disposizioni circa nostra pendenza Nanchang.

54

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 19. Tokio, 9 gennaio 1940, ore 7,30 (per. ore 17,15). Se, come non ho motivo di non credere, questo Ambasciatore di Germania riferisce coscienziosamente al suo Governo proprie impressioni, Berlino deve attendersi un maggior raffreddamento dei già non più caldi rapporti del Giappone con esso. Secondo Ambascia·tore di Germania, ed io ne convengo, preoccupazioni di intendell's•i con l'America e risolvere ·conflitto cinese diventano qui sempre più assillanti. Tali preoccupazioni ·tormentano oggi non solo civili ma anche militari e non soltanto queUi del Ministero della Guerra ma anche quelli delle armate in Cina dove :loro .situa•zione di fronte alla ripl'esa di attività delle truppe di Chiang Kai-shek non sarebbe rosea e dove in vari centri e specia.lmente in Canton non .si sal!'ebbe riusciti ottenere alcuna ripresa di vita economica. Sarebbero stesse armate giapponesi in Cina che preoccupate di tali condizioni di cose e del malcontento all'interno del Giappone insisterebbero per pronta costituzione Governo Centrale. (Ma forse timore nuocere con ciò agli attuali negoziati con America è una delle l'agioni del nuovo rinvio). Ambasciatore di Germania conclude che se tra qualche giorno cadesse presente Gabinetto e gen. Ugaki non prenderà potere, ciò sarà soltanto pe:vchè non lo avrà vo

luto. Di nessun altro concorrente si ode infatti sino ad ora parlare e gli unici che fino ad a,ggi gli erano stati vicini, e cioè militari, passano per un periodo di diminuito prestigio. Come ho già accennato è prevedibi1e che un Ministero Ugaki accentuerebbe politica presente. Mentre questo mostra volere più o meno mantenere equidistanza, successivo si avvicinerebbe forse all'altra parte. È notevole constatare fino da ora ratPidità degli effetti ·che situazione in Cina e relazioni con America vanno producendo. Ieri Ministll'o degli Affari Esteri dopo avermi parlato del suo desiderio migliorare fuori del campo politico rapporti con Sovieti, mi ha due volte ripetuto che disposizioni giapponesi verso Stati Uniti d'America sono pienamente concilianti e ha persino aggiunto che Governo giapponese vuole giungetre « eo.nsecutivamente a scambi di idee con tutte le

Potenze».

Guerre vittoriose del Giappone con Cina e Russia finirono con umiliazioni ad esso inflitte da grandi Potenze. Mi domando se qualche cosa di simile non avverrà anche questa volta.

Mi prOtiJongo fare sondare Ambasc1ata d'Inghilterra.

55.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 20. Tokio, 9 gennaio 1940, ore 12,30 (per. ore 20,50). Per Voi solo. Decifrate Voi stesso. Sarebbe mia intenzione fare sondare Ministell'o della Guerra da questo Addetto Militare per conoscere se in linea di massima Giappone sarebbe disposto rafforzare suoi legami con noi mediante quaA·che nuova intesa di carattere antisovietico per esempio nella eventualità di futuri nuovi tentativi di espansione russa in Emopa. Farei rappresentare come una tale .politica !rialzerebbe prestigio militare, procurerebbe certamente al Giappone aiuti più importanti dei quali non poteva valersi nei suoi precedenti conflitti con Russia e gli consentirebbe non soltanto intendersi con America ma attenerne anche concorso per risolvere questione cinese. A vvea:to però che non ho nessun indizio da cui dedurre che un .simile :passo troverebbe consenso, che anzi Gabinetto attuale fa opera distensione benchè non politica anche con sovietici, che in ogni caso bisogna tener conto consueta titubanza giapponese e loro difficoltà decide:l'si specialmente se si tratta di stipulare nuovi accordi dopo fallimento di quello a tre. Sta però in apparenza che odio di militari per Russia è sempre vivo qui e anche più nelle armate Manciuria dove si guaa:da sempre alle Provincie marittime, che opinione ;pubblica è tuttora anti-comunista, che posizion.e Germania va sempre più indebolendosi (mio telegramma n. 19) (l) e che se al presente Gabinetto ne succederà uno Ugaki esso sarà proba1bihnente più consenziente con tal·e nuovo contegno politico. È probabile che a qualche simile progetto Inghilterra abbia fatto qui allusione ma mi sembra che altra importanza e·sso avrebbe qualora accennassimo anche noi.

Si intende che farei parlare dall'Addetto Militare come per sua iniziativa personale.

(l) Vedi D. 54.

56

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3. Copenaghen, 9 gennaio 1940, ore 17,43 (per. ore 20,50). In questi ultimi giorni sono stato nell'impossibilità recarmi Ministero degli Affari Esteri a ·caus.a lieve frattura braccio sinistro ma numerosi colleghi venuti trovarmi mi hanno confermato che Munch smentisce recisamente notizie stampa provenienti da Berlino e segnalate con telegrammi Stefani speciale circa ;pressione tedesca sugli Stati nordici per distoglierli aiuto Finlandia e spingerli uscire Società delle Nazioni. Degno di nota linguaggio Ministro di Germania 'Che :parla conflitto russofinlandese come cosa .che non interessa direttamente Germania fino a quando franco-inglesi non vorranno profitta~rne per creare ba,si militari Svezia Norvegia. Anche in questo caso egli ritiene reazione tedesca si manifesterà solo verso Svezia Norvegia e non cercherà contropartita a danno Danimarca. Egli continua paclare episodio russo-finlandes·.e ,come cosa te:mpocanea limitata durata guerra

con l'Inghilterra e conseguenza delle più gravi preoccupazioni e difficoltà che questa procura alla Germania.

57

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 16. Washington, 9 gennaio 1940, ore 18,09 (per. giorno 10, ore 5). Incontro Venezia V. E. con Ministro Affari Esteri Ungheria ha avuto larga risonanza su questa stampa. Mentre tutti i giornali son d'accordo nell'attribuire all'incontro proposito Governo italiano di preservare pace Balcani ed impedire in quel settore aggressione Russia, varie ipotesi vengono avanzate circa portata pratica colloqui. Ta!li ipotesi prospettano principalmente: l) accordo che assicura aiuto militare italiano a Ungheria in caso attacco da parte russa; 2) prossimo accordo fra l'Italia, Ungheria e Jugoslavia che consente even

tuale passaggio truppe italìane attraverso territorio quest'ultima; 3) alleanza difensiva italo-ungherese per eventualità aggressione contro

Unghe~ria.

A questo proposito non mancano accenni che accordo prevederebbe anche possibilità àggressione da parte della Germania.

Viene inoltre accennato ad azione che V. E. avrebbe esercita,to presso il Ministro Csaky per un riavvicinamento fra Ungheria e Romania basato su un provvisocio accomodamento questione Transilvania scopo favor.ire solidarietà Balcani in relazione a conflitto europeo.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23. Londra, 9 gennaio 1940, ore 21,56 (per. giorno 10, ore l). Halifax che ho incontrato stamane a colazione all'Ambasciata del Belgio non mi ha nascosto la sua soddisfazione per l'incontro di V. E. con Csaky e mi ha detto che Gran Bretagna essendo interessata come Italia al mantenimento pace nei Balcani augurava sinceramente a V. E. pieno successo. Parlando della Finlandia mi ha fatto comprendere che qui si sta pensando seriamente ail'invio colà di un certo numero di truppe volontarie. Mi ha infine accennato di aver

fatto esprimere qualche giorno fa a V. E. un suo voto e sperava che questo trovas~e vostro accoglimento.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 3. Bucarest, 9 gennaio 1940, ore 22 (per. giorno 10, ore 8,15).

Ho veduto ieri questo Presidente del Consiglio. Tatarescu dopo aver ancora una volta espresso sua gratitudine e .soddisfazione per comunicazione fatta da

V. E. al sig. Antonescu, mi ha detto che doleva a lui ed al Sovrano non avere pia·cere incontrarsi con V. E. in occasione di una caccia reale, ma che si rendevano .perfettamente conto molteplici impegni dell'E. V.

Presidente del Consiglio ha aggiunto sperare tuttavia che tale possibilità avrebbe potuto rez.lizzarsi prosieguo tempo come pure che gli sarebbe datà occasione recaa-si egli stesso Italia per visita al Duce ed a V. E.

Venendo quindi parlarmi situazione internazionale, Tatarescu mi ha detto non partecipare ottimismo coloro che in seguito a sconfitta russa in Finlandia ritengono sia cessato pericolo sovietico per Romania: egli riteneva che anche _se Russia continuasse incontrare Finlandia gravi difficoltà e dovesse magari giungere pace senza vittoria, pericolo continuerebbe tutta sua gravità in quanto Mosca sarebbe indotta rialzare prestigio ricercando successo altrove e precisamente in Romania.

Per questo, ha continuato Tatarescu, era tanto più prezioso per Romania atteggiamento italiano daJ. quale questo Paese si sentiva incoraggiato sua ferma dedsione difendere oltranza fu-ontiera orientale, come era stato ancora ~recentemente solennemente riaffermato dal Sovrano nel suo dis·corso di Chisinau.

Presidente del Consiglio ha quindi nuovamente dichiarato intenzione del Governo romeno inspirare sua linea di condotta a direttive italiane e suo desiderio aprire lar·gamente Romania ad influenza politica ed economica dell'Italia c che dowebbe pienamente affermarsi quale .grande pòtenza balcanica anche su foci Danubio». A tale proposito egli mi ha detto aver fatto mettere allo studio talune possibili concessioni economiche di carattere permanente e che si riserva sottQporle fra breve all'E. V.

Tatarescu mi ha pregato quindi trasmettere a V. E. con ogni poss:ibile urgenza richiesta di questo Governo ottenere fornitura armi ed equipaggiamenti necessari esercito romeno circa la quale riferisco con telegramma n. 4 (1).

Tatarescu è venuto infin.e parlarmi rapiPorti con Ungheria e Bulgaria. Circa la vrima dopo aver iripetuto che Governo romeno era pronto esaminare proposte inspirate equità e moderazione ed era fiducioso azione conciliativa Italia, ha per la prima volta accennato, pur sempre mantenendo noto punto di vista circa carattere romeno Transilvania, a possibilità addivenire in favorevoli circostanze di tempo a limitata rettifica territoriale.

Circa Bulgaria egli ha poi portato in campo un elemento nuovo, e cioè eventualità che non soltanto Romania ma bensì tutti gli Stati membri Intesa balcanica addivengano ·concessioni territoriali, che per tale solo fatto diverrebbero più agevoli e compatibili con prestigio dei vari Governi.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 4. Bucarest, 9 gennaio 1940, ore 22 (per. giorno 10, ore 5).

Mio telegramma n. 3 (2).

Questo Presidente del Consigùio mi ha detto che sebbene Governo iromeno si stia adoperando con ogni mezzo attraverso acquisti in vari paesi esteri e mediante risorse locali per mettere in ·condizioni suo esercito sostenere efficacemente aggressione sovietica, che egli afferma prevedere per la prossima primavera, esso ha tuttavia ancora bisogno di notevoli quantitativi di materiale di equipaggiamento e sanitario nonchè e sopratutto di un certo numero di batterie contraeree e anticarro. Per quanto concerne particolarmente queste ultime, che sono considerate essenziali per poter efficacemente resistere truppe motorizzate, Romania desidererebbe ottenere consegna anticipata altri cannoni Breda da 47 nonchè un ulteriore quantitativo di circa 250 bocche da fuoco stesso calibro.

Tale richiesta mi è stata già fatta da questo Governo come ho avuto occasione di riferire a voce a S. E. R:iccardi (vedi anche mio telegramma n. 172) (3), ma Tatarescu l'ha ora rinnovata con carattere d'urgenza pregandomi rivolgere suo appeLlo a V. E. e di fargli conosceire .appena possibile se Governo italiano sarebbe disposto concedere suo aiuto Romania consentendo cessione immediata

o comunque prima della primavera sia dei cannoni anticarro che del restante materiale bellico sopra indicato.

Tatarescu ha aggiunto che in caso affermativo egli desidererebbe ottenere, vista situazione bilancio, di pagare una parte subito e di scaglionare restanti pagamenti per un breve periodo (ha parlato di due anni). Circa modalità consegna e pagamento egli proporrebbe procedere a convenzione tra Governo e Governo, effettuando pagamento al di fuori accordi commercia.Ii di clearing, mediante consegna petrolio a favore Governo italiano.

Presidente deù Consiglio ha aggiunto che ove Governo italiano ritenesse poter accogliere in massima o almeno parzialmente tale richies>ta egli procederebbe invio immediato Commissione militare accoonpagnata da Delegato finanziario per addivenire tutti i possibili acquisti nonchè stipulare impegni contrattuali e finanziari inerenti.

(l) -Vedi D. 60. (2) -Vedi D. 59. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE l. Budapest, 9 gennaio 1940 (per. giorno 11).

Mio telespresso n. 38/10 del 4 corrente (1).

Il Ministro Clodius, Capo della Delegazione Commerciale tedesca, è ripartito 1eri per Berlino. Il R. Addetto Commerciale mi informa che nelle recenti trattative Clodius ha s,opratutto insistito perchè l'indennità di cambio esistente attualmente sul marco venga aumentata in modo sensibile; l.a Germania cioè vorrebbe svalutare il pengo aumentando il potere di acquisto del marco. Le trattative, alle quali ha anche .partecipato il Presidente della Banca Nazionale, non sono giunte ad una conclusione e sono state interrotte per àa resistenza ungherese. Secondo le informazioni del R. Addetto Commerciale, Clodius awebbe, lasciando Budaipes,t, presentato un promemoria al Ministero degli Affari Esteri, riassumendo le sue proposte, ma os:servando che l'accettazione di esse sarebbe ormai per la Germania una questione di prestigio. La questione, già trattata dai vari Ministri, sarà sottoposta domani al Conte Csaky.

Sarebbe intenzione unghere·se di mandare a Berlino una Commissione ungherese per la ripresa delle conversazioni sperando di poter temporeggiare.

Mi riservo controllare ed assumere dettagliate 'informazioni sulla portata e la natura delle pressioni e delle proposte tedesche telegrafando.

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IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE l. Berna, 9 gennaio 1940 (per. giorno 12).

Telegramma della R. Legazione del 27 novembre u.s. n. 203 {2). Thyssen Fritz è stato in questi giorni a Berna ed ha avuto occasione di parlare della sua situazione nei ·Confronti della Germania.

Fra l'altro avrebbe detto che egli fu contrario all'occupazione della Cechia (tale suo avviso sarebbe stato anche condiviso in quel tempo da Goering) e di non avere mai fatto di ciò mistero, ma di aver fatto conoscere il suo pensietro anche a Hitler.

Alla fine di agosto quando cominciò a parlarsi della guerra contro la Polonia, Thyssen avrebbe fatto pervenire un promemoria al Fiihrer ed a Goering

nel quale era detto che, secondo il suo avviso, Ribbentrop non vedeva chiaramente la situazione perchè si illudeva che la Francia e l'Inghilterra non avrebbero dichiarato la guena al Reich; che sem,pre secondo il suo avviso la Germania non aveva interesse ad attaecare la Polonia dividendo il proprio esercito su due fronti ed impiegando cospicui mezzi e materiali sul fronte orientale. La sola probabilità di vincere la guerra poteva derivare alla Gea.-mania da un suo improvviso attacco a momento opportuno contro la Francia e contro il'Inghilterra. A guerra vinta si poteva sistemare la frontiera polacca, senza bisogno di un intervento russo, che avvenuto ora ha avuto il risultato di attribuire all'U.R.S.S. la migliore parte della Polonia e di attirare contro la Gea.-mania le antipatie di quasi tutto il mondo. Thyssen avrebbe anche detto nel suo promemoria che la Germania aveva sufficienti scorte di generi alimentari -tenuto conto della capacità di sacrificio del popolo tedesco -per iniziare una guerra, ma che non aveva invece sufficienti materie prime per gli armamenti, le munizioni e le sue industrie. Ha aggiunto ·che in E:eguito alla presentazione di tale memoriale gli giunse notizia che egli correva pericolo; si rifugiò perciò in Svizzera, abbandonando quanto possedeva in Germania. Egli vivrebbe attualmente di quanto gli viene fornito dalla madre, che è ricchissima e che abita nel Belgio.

Secondo Thyssen la Germania agli inizi della primavera sferrerà un'offensiva, ·che .se non porterà un risultato .concreto -ciò che egli ritiene molto dubbio -sarebbe perduta (l) per·chè non avrebbe più la possibilità di continuare una guerra in istato di efficienza. Thyssen, che, come è noto, si trova a Locarno, avrebbe qualche settimana fa ricevuta una lettera di Hitler che lo invitava a rientrare in Germania, assicurandolo che non aveva nulla da temere e che gli sarebbe stato restituito tutto il suo capitale. Thyssen avrebbe rifiutato.

Avrebbe anche detto che da parte inglese, francese e sopratutto americana gli sono state fatte delle offerte per trasferirsi 'in quei Paesi, ma egli avrebbe a:ifiutato. Avrebbe aggiunto: c io tedesco, amo il mio Paese e mai nulla farò contro la mia Patria, ho compiuto il mio dovere sino in fondo s.egnalando quelli che a mio avviso erano grandissimi· errori per la Germania, anche se ciò mi è costato l'esilio e la perdita della mia sostanza. Ora attendo~.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non -pubblicato.
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IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 78/12. L'Aja, 9 gennaio 1940 (per. giorno 12). L'Ufficio stampa governativo ha diramato il 6 conrente un breve comunicato, nel quale si ripete per l'ennesima volta l'affermazione del fermo proposito olandese di salvaguardare 'la propria neutralità e di opporsi con le armi ad ogni tentativo di violazione della sua integrità tenritoriale. Il comunicato è del seguente tenore: « Da alcune settimane in diversi giornali stranieri sono apparse delle notizie tendenziose circa l'Olanda, specialmente nel senso di far nascere qualche dubbio circa la ferma risoluzione olandese di difendersi contro

ogni aggressione straniera, con tutti i mezzi di cui il paese ·può disporre. A questo proposito -per evitare ogni speculazione erronea e per allontanare ogni possibile equivoco -dobbiamo ancora una volta dichiarare che l'integrità dell'Olanda non può formare oggetto di nessuna di-scussione, e che un eventuale aggressore del territorio olandese incontrerà la resistenza armata la più accanita, da qualunque parte potesse venire l'aggressione».

Questo comunicato è giunto alquanto inaspettato, perchè, in verità da un pezzo nessuno qui aveva più parlato o scritto di pericoli o minaccie di violazione del territorio olande·se. Il Ministro degli Affari Esteri, che ho v1sto oggi, mi ha detto che se della questione nessuno parlava da un pezzo in Olanda, se ne era invece in queste ultime settimane molto parlato e scritto all'estero, e che in diversi giornali stranieri, specialmente nord-americani, svizzeri e belgi, era apparsa una .serie di notizie e articoli tendenziosi, .che -per l'intonazione pressochè analoga e per la simultaneità della pubblicazione -sembravano provenienti o diffusi dalla stessa fonte (agenti germanici o centri comunisti?) e tendevano a mettere in dubbio il fermo proposito dell'Olanda di difendersi con ogni mezzo, insinuando che invece all'atto pratico questo Paese avrebbe soltanto iscenato una parvenza di resistenza, lasciando poi passare l'aggressore. Il Governo aveva quindi creduto necessatl'io smentire recisamente queste notizie tendenziose e ripetere ancora una volta quale sarebbe stato il dec1so atteggiamento dell'Olanda in caso di invasione. «Se noi ci difendiamo -ha detto · il Ministro -siamo sicuri della simpatia e dell'assistenza degli Stati Uniti, cosi come si è verificato per la Finlandia. Non dico che gli Stati Uniti entrerebbero in guerra per noi, ma certamente qualche cosa essi farebbero in nostro favore, quando vedranno la nostra decisa volontà di resistenza ·armata ad ogni costo». Mi risulta che il Ministro van Kleffens si è espresso nello stesso senso anche con altri miei colleghi, ripetendo a tutti l'argomento delia fiducia nella simpatia ed as·sistenza da parte degli Stati Uniti. A questo proposito può essere di qualche interesse il ricordare eome 'lo stesso Ministro van Kleffens, ed altre personalità di Governo, hanno a più riprese accennato alla particolare simpatia che per l'Olanda nutrirebbe il Presidente Roosevelt, non dimentico delle lontane origini olandesi della sua famiglia; sentimenti di simpatia che egli avrebbe ancora di recente esplicitamente ripetuto al Ministro olandese a Washington. Con molto interesse è stato qui appreso il ritorno in Patria dell'Ambasciatore americano Davies, e l'importante incarico affidatogli presso il Dipartimento di Stato a Washington; si ritiene infatti che la presenza fra i consiglieri del Presidente Roosevelt di personalità che è stata qualche anno a Bruxelles, e che è buon conoscitore dei problemi e della situaz.ione in quest'angolo d'Europa, !POtrà all'occorrenza riuscire di particolare vantaggio anche per l'Olanda.

(l) Sic. II soggetto è • la Germania •.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 260/88. Berlino, 9 gennaio 1940 (per. giorno 13).

Da buona fonte giornalistica apprendo quanto segue circa le ripercussioni del convegno di Venezia nel Reich:

Vivissimo malumore, crescente diffidenza. Talune assicurazioni, pervenute per il tramite di Mackensen, non hanno dissipato i dubbi formulati dalla WUhelmstrasse dove non si nascondono preoccupazioni crescenti per l'atteggiamento sempre più aggressivo deHa stampa fascista contro l'Unione Sovietica. Viva impressione ha destato un corsivo del Telegrafo contenente frasi assai violente che la propaganda franco-inglese ha tosto raccolte e sfruttate. Simili attacchi mettono la Germania in serio imbarazzo e dimostrano che almeno per quanto riguarda Mosca, non si può ,più parlare di collaborazione italo-germanica. Chi va aizzando l'opinione contro l'Italia è anzitutto Goebbels il quale anche in una recente riunione politica si sarebbe vantato di aver «visto lontano», prevedendo cioè il « tradimento» dell'Italia. Anche elementi che una volta erano di diverso parere come il prof. H. (che fu ospite del Maresciallo Balbo) usano identico linguaggio.

Sempre secondo la medesima fonte sarebbe da tempo in corso una forte pressione tedesca su Budapest di ·cui peraltro non s,i conosce l'obbiettivo.

Ctredo ·che la informazione di cui sopra .contenga qualcosa di vero. Essa mi dà comunque occasione per insistere affinchè una qualche particolare informazione sul convegno di Venezia, se già non è stata fornita, lo venga al più presto.

Quanto alla pressione su Budapest essa non può essere che intesa a far desistere l'Ungheria da ogni immediata pretesa sulla Romania. Una ·cosa però è certa ed è che i nostri ,rapporti con Budapest sono gururdati in certi ambienti con un tantino di diffidenza.

P. S. -Il prof. «H. » di cui alla informazione sopra riportata, risultami essere il prof. Hunke, Presidente del Werberat, consulente economico e finanziario del Partito, amico di Goebbels.

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IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPLTPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO PER CORRIERE 64/17. Copenaghen, 9 gennaio 1940 (per. giorno 19).

Col telegramma odierno n. 3 (l) ho riassunto quanto diversi colleghi son venuti a dirmi in questi ultimi giorni 'in visita provocata dall'incidente che mi ha immobilizzato. Oltre al colloquio cotl Ministro di Germania, merita di esser rilevato quello col Ministro d'America, tanto più che ho avuto l'impressione che egli sarebbe venuto a trovarmi e a parlarmi anche se io non gliene avessi dato una buona occasione.

Contrariamente ai «precedenti» -col mio telegramma n. 150 del19 settem

bre (2) avevo riferito che al suo giungere in questa capitale il sig. Altherton

si esp,rimeva come il Ministro di un Paese col quale la Germania fosse già in

guerra -egli ha tenuto un linguaggio ponderato e circospetto. Riassumo sche

maticamente il suo dire, che alternativamente era marcato dal rilievo che tale

opinione era del suo Governo, e tal'altra la sua personale:

l) Roosevelt non ha perduto la speranza di potere in un dato momento intervenire tra i belligeranti e facilitare la conclusione di una giusta pace: sarebbe felice se ciò potesse realizzarsi prima delle prossime elezioni presidenziali, doè nel corso di quest'anno.

2) Per il raggiungimento di questo scopo Roosevelt fa il massimo assegnamento sulla coHaborazione italiana. L'invio a Roma del sig. M. Taylor in sedicente missione personale presso Sua Santità, è stata in realtà determinata da questo desiderio di Roosevelt di prendere speciali contatti col Duce e l'E. V. a traverso persona di sua particolare fiducia e che gode in America di g.rande prestigio.

3) La pa.ce ·che Roosev=It vagheggia e per la quale soltanto collaborerà è una pace basata sulla giustizia per tutti, che elimini gli errori ·commessi a Versaglia e che non li ripeta lasdando il terreno libero a nuove lotte e a nuove rivincite. L'opinione pubblica americana disappro·va gli uomini di Govern() franco-inglesi che dicono .che solo dopo l'allontanamento di Hitler e dei nazionalsocialisti dal Governo tedesco si potrà parlare di pace, perchè non ha dimenticato che nel '19 prestò fede a un ragionamento quasi simile, mentre che poi malgrado la scomparsa dell'Imperatore alla Germania furono imposte condizioni di pace tali da preparare la nuova guerra. E così pure agli altri Stati vinti. Tutto quanto oggi succede riabilita la memoria di Wilson e farà si che l'America non si lascerà nuovamente ingannare e presterà la sua collaborazione soltanto per il raggiungimento di una pace che non intacchi o leda gli interessi vitali di nessun Stato.

(l) -Vedi D. 56. (2) -Non pubblicato.
66

IL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. PERSONALE 117/3. Roma, 9 gennaio 1940. Ti ringrazio della tua ultima lettera (l) relativa alla questione della riammissione di taluni giornali italiani e :francesi, che ho letto con molto interesse

e mi compiaccio del :favorevole risultato .concernente la Stampa e la Gazzetta del Popolo.

Mentre ti assicuro che terrò presenti le ·considerazioni che mi hai esposto, ti infOtrmo, per quanto •concerne il Petit Parisien, che la riammissione potrà essere autorizzata sulla base da te proposta di collegarla a quella di un altro quotidiano italiano. Potrai indicare, a tal uopo, il Telegrafo di Livorno la cui riammissione fra i quotidiani italiani ancora interdetti in Francia, sarebbe la più apprezzata. Non appena mi avrai informato della revoca del divieto di introduzione del Telegrafo, saranno date analoghe disposizioni per la revoca dell'interdizione concernente il Petit Parisien.

(l) Non rintracciata.

67

IL CAPO DELL'ESERCITO UNGHERESE, HENRIK, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, GRAZIANI

L. PERSONALE s. N. Budapest, 9 gennaio 1940. Il discorso pronunciato il 16 dicembre 1939 dal Ministro per gli Affari Esteri Conte Ciano alla seduta della Camera fascista, il suo accenno al pericolo sovietico, nonchè le sue manifestazioni di simpatia verso l'Ungheria in connessione mi inducono ad orientare con la mia presente l'E. V. sulla questione della Transilvania. Per presentare un quadro sintetko delle condizioni geografico-militari mi sia permesso di accludere una carta oroidrografica dei Bacini Danubiani Centrale ed Inferiore (1). Da essa risulta il fatto che le vette dei Carpazi della Transilvania dominano come altrettanti baluardi la strada che conduce dall'Ucraina ai Dardanelli e sbarrano contemporaneamente la zona del co.rso medio del Danubio verso l'Oriente. La Repubblica Sovietica iniziò aJ.la fine del settembre 1939 una politica di espansione. I facili successi raggtunti nella Polonia e nel Baltico la indussero all'azione armata contro la Finlandia. È probabile che intenda realizzare in un prossimo avvenire anche i propri progetti che mirano al possesso delle vie di uscita del Mar Nero. La strada per giungervi conduce attraverso la Bessarabia, la Romania e la Bulgaria. Visto i confini aperti e mal protetti della Romania verso Nord-Est ed Est e la debolezza interna del Paese la Romania o a ptriori indietreggerà di fronte alle richieste sovietiche, oppure, se si deciderà alla resistenza, non sarà capace di opporre a lungo una sbarra alla pressione russa. I Carpazi in mano alla Romania non rappresentano l'effettivo valore strategico che essi in realtà garantiscono. Nel momento in cui la resistenza romena opposta all'attacco russo verrà a trovarsi nella linea dei Carpazi che passa per il centro della Romania attuale, la parte romena del Paese si troverà già in possesso del nemico. Nella conoscenza della razza e delle condizioni politi·che romene si può prendere per certo che in quel momento si spezzerà anche la volontà combattiva del popolo romeno. Anche supponendo che ciò non avvenga, la resistenza romena basata sui Carpazi mancherà di base psicologica e materiale, ,perehè essa verrà per forza basata su una zona «straniera:. ·per i Romeni, cioè sulla Transilvania, il che a priori porterà in sè i germi dell'insuccesso. I popoli della Jugoslavia e della Bulgaria non combatterebbero sul serio contro i Russi anche se i rispettivi Governi lo volessero. Il pericolo sovietico che minaccia i Dardanelli ed il Bacino Danubiano Centrale richiede che uno Stato forte assuma il più presto possibile la posizione di guardia sui Carpazi della Transilvania. E l'Ungheria per il ·proprio passato storico è destinata per assumerla, la quale per secoli costitutiva nella Transil

vania il baluardo della civiltà europea e ·per ia propria posizione ·strategica minacciava il fianco ed il tergo delle forze russe operanti nei Balcani.

(l} No.n pubblicata.

Cosi nel 1854 le grandi unità austro-ungariche radunate nella Transilvania costrinsero, pur senza intervenire, a tornare· indietro le forze russe che dopo la conquista della Moldavia e della Valacchia avanzavano per il Danubio verso Costantinopoli.

Viceversa era sempre l'Ungheria che sul dorso dei Carpazi della Transil· vania sbarrava la strada alle avanzate russe verso l'Occidente. Anche nella guerra del 1914-18 l'attacco russo per il ·possesso del Bacino Danubiano si spezzò suUa resistenza magiall'a nei Carpazi.

Come risulta dai fattori geografico-militari e dai fatti storici sopra enumerati, nonchè dalla propabile azione sovietica da attendersi fin dalla primavera del 1940, è una necessità europea ed interesse europeo che l'Ungheria prenda in possesso fra breve i Carpazi della Transilvania.

L'Ungheria costituisce in quella zona una piena garanzia per Roma tanto più che gli interessi dell'Ungheria nei Balcani, nell'Europa Orientale e nelratteggiamento antibolscevico corrono paralleli con quelli dell'Italia.

Intendevo con la mia presente servire l'orientamento personale della E. V. sulla questione della Transilvania (1).

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 15. Mosca, 10 gennaio 1940, ore 2 (per. ore 5).

Mio rapporto n. 26 dell'8 gennaio (2).

In via riservata sono venuto a conoscenza di una conversazione avvenuta in questi giorni tra Molotov e questo Ambasciatore di Germania sulle cause del richiamo dell'Ambasciatore dell'U.R.S.S. e sulla situazione politica creatasi fra l'Italia e l'U.R.S.S.

Molotov avrebbe detto all'Ambasciatore di Germania che ritiro Ambasciatore dell'U.R.S.S. era stato determinato dalle dimostrazioni di Roma che in regime totalitario non potevano essere che preordina.te.

Molotov avrebbe soggiunto testualmente che c: questa era minima cosa che il Governo sovietico poteva fare quando si accoglie ospite con fischi»·

Ad un tentativo di .s,piegare fatto dall'Ambasciatore di Germania, Molotov avrebbe detto che tale provvedimento era anche giustificato dall'improvvisa ed incomprensibile campagna antisovietica iniziata dalla stampa italiana ·e soprattutto da un violento articolo offensivo per Stalin pubblicato dal Telegrafo organo personale del Ministro Affari Esteri.

Mio interlocutore non ha esposto o voluto dirmi ulteriori sviluppi conversazione.

4 -Dt>cumenti diplomatici • Serie IX -Vol. 111.

(l) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Non rintracciato.
69

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Tokio, 10 gennaio 1940, ore 8,17 (per. giorno 11, ore 0,30). Mio telegramma n. 19 (1). Secondo Consigliere Ambasciata d'Inghilterra, miglioramento rapporti anglo-nipponici è continuato e questione Tien tsin è in via di soluzione. Tale soluzione è di grande importanza essendo in questione il maggiore interes:se inglese in Cina. Da mesi Ambasciata d'Inghilterra preme su Ambasciata degli Stati Uniti affinchè richieste Stati Uniti siano mitigate secondo esigenze Giappone naturalmente spinte verso sovieti. Distensione rapporti nippo-americani è però difficile a •causa opinione pubblica Stati Uniti d'America ecdtata da due anni crunpagna stam•pa. Ambasciata ha fatto presente da tempo pericolo avvicinamento nipponico ai sovieti anche a causa campa,gna Shiratori e ha avuto al riguardo stesse assicurazioni date a noi. In proposito Direttore Politico Ministero degli Affari Esteri ha proposto in una conversazione privata al Consigliere britannico adesione inglese al patto anticomintern. Ambasciata pur rendendosi conto che recenti accordi nippo-russi hanno notoriamente appianato via a maggiori intese, non crede al loro avverarsi anche perchè è convinta che opinione pubblica giapponese sia antisovietica. Ambasciata d'Inghilterra non ha fino ad ora ricevuto istruzioni circa linguaggio da tenersi qui nei riguardi sovietici. Però tanto più in vista ultimi avvenimenti internazionali essa CII'ede che sarebbe utile considerare opportunità di un qualche ·suggerimento di politica antisovietica al Governo giapponese che potrebbe essere seguito da altri simili dell'Ambasciata degli Stati Uniti e dell'Ambasciata di Francia. Amba·sdata si propone chiedere istruzioni Londra. Tale azione do

vrebbe però essere •compiuta con molto tatto anche in considerazione degli importanti propri interessi economici da tutelare.

70

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3. Ankara, 10 gennaio 1940, ore 13,37 (per. ore 20,30). Circa accordi di carattere economico firmati recentemente da Menemencoglu con i franco-inglesi si afferma qui che essi contribuiranno a creare una più stretta cooperazione fra le tre Potenze. I testi definitivi non si ·Conoscono ancora ma si dà per sicuro che es·si contemplano non solo bisogni economi.ci e finanziari delia Turchia ma anche il potenziamento delle sue forze armate.

Si dichiara anche in questi circoli ufficiali che con gli accordi di Parigi e di Londra .si inizia una nuova era nel commercio di esportazioni della TuJr,chia.

(l) Vedi D. 54.

71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A WANG CHING-WEI

T. IN CHIARO 2,3 R. Roma, 10 g.en.naio 1940, ore 17,30.

Se.condo notizie che mi pervengono dal Giappone è confermato che voi vi accingete a costituire il nuovo Governo cinese. Sono sicuro che sotto l'alta guida di V. E. la Cina pacificat.a ,con il grande vicino Impero nipponico conoscerà una nuova èra di prosperità e di progresso. Memore dei nostoci co,rdiali rapporti di personale amicizia tengo ad esprimervi le mie più vive felicitazioni e ad assicurarvi che l'Italia :Lascista è pronta ad offrire alla vostra opera di ricostruzione nazionale la sua cameocates,ca collaborazione.

72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI,

T. RISERVATO A MANO 694 P. R. Roma, 10 gennaio 1940, ore 19.

Da notizie di fonte privata (l) risulterebbe .come possibile e anche relatwamente prossimo un « a1ccomodamento » tra il Reich e la Santa Sede. Nessuna conferma si ha della cosa ufficialmente.

Quanto precede per vostra confidenziale conoscenza e possibile controllo.

73

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA

T. 645/4 P. R. Roma, 10 gennaio 1940, ore 22.

Mio n. 121 (2) e Vostro n. 12 (3).

Profittando di uno dei Vostri pros:Simi colloqui ,con Potemkin ,cer.cate conoscere risposta ,che codesto Goveocno intende dare alla nostra nota sulla mancata fornitura di nafta per la Marina.

Notizia datavi da Schnurre riconfermerebbe impressione qui avuta che sospensione fornitura sia dovuta non tanto ad impegni commerciali presi da

U.R.S.S. v.erso Germania quanto a motivi di caocattere politico.

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 2. Roma, 10 gennaio 1940 (per. stesso giorno).

H Consigliere dell'Ambasciata, in occasione della visita di conge~o, ha avuto stamane un lungo colloquio con il Cardinale Segretario di Stato, di cui qui di seguito trascrivo il contenuto.

(1.) Vedi D. 12.

Il Comando generale tedesco avrebbe deciso il seguente pro,gramma da attuarsi a brevissima scadenza: sferrare un attacco preliminare generale su tutto il fronte; iniziare poi uno sforzo in grande stile e con masse imponenti di truppe e di armi alla frontiera belga-olandese con prevalenza sulla frontiera dei Paesi Bassi. I tedeschi si prefiggerebbero di sfondare completamente le difese belga-olandesi ed entrare cosi in territorio francese nonchè servirsi dell'Olanda come base contro l'Inghilterra.

Il Cardinale Maglione ha detto di risultargli da informazioni sicure, di cui è in possesso, che i belgi hanno ultimato in questi giorni una terza linea di difesa e che alla frontiera fra la Francia e il Belgio il Comando Supremo francese ha ammass.ato un gruppo di armate -di cui è capo l'ex Comandante della Piazza di Parigi -pronte ad entrare in territorio belga nel momento stesso in cui si verificasse l'invasione tedesca. Un secondo gruppo di armate di più piccola entità sarebbe ammassato al confine estremo della frontiera belga verso il mare. Il Segretario di Stato ritiene che l'attacco costerebbe perdite elevatissime all'esercito tedesco e che se in un primo tempo probabilmente potrà ottenere qualche successo iniziale in seguito una sconfitta, anche se non immediata, sembra assai probabile.

La situazione interna tedesca è sempre più grave per il disagio economico e finanziario; la Santa Sede però non crede che da un momento all'altro possa avvenire un tracollo totale perchè lo spirito del popolo tedesco è ancora molto elevato e abbastanza saldo.

(2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 422. (3) -Vedi D. 41.
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. Roma, 10 gennaio 1940 (per. stesso giorno).

È stata ieri inviata, per il ·tramite della Delegazione Apostolica, ia risposta del Santo Padre al Messaggio del Presidente Roosevelt {1).

Nella risposta sono ripetuti i motivi del Messaggio, avendo avuto cura d'i mettere i punti sugli i per quanto concerne alcuni passi del medesimo che avevano un'intonazione non proprio coerente ai prindpi sociali e teologici della Chiesa cattolica. '

Com'è noto a V. E., il Presidente Roosevelt aveva contemporaneamente al S. Padre inviato anche dei messaggi al Capo della Chiesa Protestante e al Rabbino degli Stati Uniti. Anzi la prima parte del documento sarebbe stata identica per tutti e tre i Destinatari.

La ·Circostanza di questo simultaneo invio è stata rilevata in Santa Sede ma. con una certa indulgenza ~piegando che il Presidente degli Stati Uniti avrebbe fatto ciò per non urtare troppo gli ambienti anticattolici, già irritati per l'invio di un Amba·sciatore alla Corte Papale.

(l) Vedi in proposito D. 112; D.D.I., Serie IX, D. 712 e Foreign Relations of the United States, 1940, vol. l, pp. 123-125, Washington, United States Government Prlnting Office, 1959.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A PARIGI, CAPRANICA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. Parigi, 10 gennaio 1940 (per. giorno 12).

Telegramma di questa Ambasciata n. l del 3 gennaio (1).

Questo Direttore Generale aggiunto per gli Affari Politici, sig. Rochat, ha dichiarato stamane che recenti rinforzi inviati al corpo d'esercito franco-britannico in Siria non significavano la possibilità per ora dell'entrata in conflitto con l'U.R.S.S. e dell'eventuale azione delle predette truppe.

Il sig. Rochat ha aggiunto che del resto il gen. Weygand trovavasi ancora in questi ultimi giorni in Francia e che per quanto ~gli risultava la partenza del predetto generale non era stata sollecitata dal comando supremo. Questo conferma la voce che il gen. Gamelin tutt'altro che favorevole a svolgere operazioni nella direzione di Baku non opererà tale diversione se gli avvenimenti politici non lo costringeranno in modo decisivo. Il Direttore Generale aggiunto per gli Affari Politici ha detto inoltre che l'Ambasciatore François-Poncet aveva telegra:Eato di essersi espresso con V. E. nello stesso senso in un'udienza concessagli nel pomeriggio del giorno 8 (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A PARIGI, CAPRANICA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10. Parigi, 10 gennaio 1940 (per. giorno 12).

Telegramma ministeriale per corriere n. 16 R. del 5 corrente (3).

Stamane in un colloquio questo Direttore Generale aggiunto per gli Affari Politici, ~sig. Rochat, ha tenuto, specialmente in relazione alle affermazioni contenute nel dispaccio United Press, a esprimersi diffusamente sul punto di vista del governo francese nei rigu~rdi della questione austriaca.

Il sig. Rochat ha detto che è in corso la costituzione a Parigi di un c ufficio austriaco'> la cui direzione è stata affidata al prof. Wassicky, noto chimico e già vicedirettore dell'Università di Vienna. L'ufficio dovrà occuparsi dell'assi&tenza dei numerosissimi rifugiati austriaci in Francia, ma tenersi al di fuori da ogni attività di carattere politico. È per questo che tale or,ganismo è stato chiamato ufficio e non comitato austriaco, è per questo che è stato posto a capo di essi una persona nota per non aver militato in partiti politici.

Secondo il sig. Rochat il Governo francese non intende assumere un atteggiamento nei riguardi della futura 'Sistemazione austriaca. Se gli austriaci vorranno considerarsi un gioil'no tedeschi, egli ha soggiunto, lo potranno fare, se vorranno darsi un regime se lo sceglieranno. Il predetto diplomatico ha poi tenuto a sottolineare che specialmente per quanto riguarda l'intensificata atti

vità dell'arciduca Otto e dei suoi fautori il Governo francese tiene a mantenersi completamente ,al di fuOO'i per.chè una soluzione asburgica non lo interesserebbe affatto dato che la Francia «non è entrata in ,guerra nè per restaurare gli Asburgo, nè per r1costruire l'Austria pre-Anschluss ».

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi GALEAZZO CIANO, Dia1'W (1939-1943), Voi!, l, cit., pp. 210-211.

(3) Vedi D, 26.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. URGENTISSIMO STRETTAMENTE SEGRETO 295 Berlino, 10 gennaio 1940 (1).

Ieri sera Ribbentrop mi faceva dire che avrebbe desiderato di vedermi quest'oggi a mezzogiorno (2).

Fmttanto, io ,credevo opportuno accertare .se la lettera del Duce fosse stata comunicata a Goring e quali reazioni essa avesse destato da quella parte. Mi servivo, per questo accertamento, di Magistrati, il quale si recava stamane da Bodenschatz con il ,pretesto di domandare a suo mezzo una udienza di commiato al Maresciallo.

Venivo .così a sapere che il documento era arrivato anche n e che esso avrebbe dato «l'impressione che in Italia si dubitasse della potenza militare della Germania e quindi della possibilità da parte sua di ottenere una vittoria decisiva: ~che quindi si sconsigliasse una possibile offensiva tedesca e ·si !riconoscesse l'opportunità di una pace di .compromesso». (Vedi a~ccluso appunto di Magistrati).

Accertato questo, mi sono recato da Ribbentrop. L'ho trovato con la lettera del Duce in mano, piena di annotazioni marginali. Egli in sostanza desiderava di rileg,gerla con me, domandando qua e là delle spiegazioni e dei chiarimenti ove io avessi potuto dar,glieli. Gli ri:sposi che ero molto lieto di farlo, facendo comprendere tuttavia ,che la mia non poteva essere una interpretazione autentica dato che, assente da Roma quando la lettera fu scritta, non avevo altre fonti interpretative che la lettera stessa.

Discorso Ciano. Ribbentr~p cominciò col rilevare la frase che «in certi ambienti tedeschi talune parti di questo discorso non erano piaciute». Mi ripetette in proposito quale era il .suo pensiero al riguardo e che io a suo tempo esposi a V. E. Rilevò ulteriormente l'affermazione che «il Conte Ciano è stato e rimane uno dei più convinti assertori dell'amicizia itala-tedesca». Desiderava far sapere che di questo egli non aveva mai dubitato.

Giro d'orizzonte. Rilesse ad alta voce: «l'esistenza delle relazioni com

merciali (con francesi e inglesi) d permette di acquistare quelle materie prime,

senza delle quali non possiamo corn,pletare la nostra preparazione militare e

quindi -in definitiva -giovano anche alla Gerrnania ». Domandò ·cosa signi

ficasse questa ultima frase. Risposi che una Italia forte era un evidente vantaggio

per la Germania. Finse di non aver capito, obbligandomi così a ripetere per

ben due volte la risposta. In .sostanza egli voleva, come fece poi anche più tardi

a proposito di un altro passaggio, 'che io mi la.scia:ssi andare a espressiom 1m· pegnative nel sens10 che l'Italia, appena pronta, sarebbe senz'altro entrata in guerra con la Germania. Io mi limitati invece a ripetere sempre su per giù la stes·sa frase.

Balcani. Accordo completo.

Russia. Ribbentrop incominciò qui una lrunga diatriba, che rinnovò poi a prQposito del par.agrafo accordi con La Russia sulle origini della recente intesa fra Germania -e Russia. Ma non era dunque proprio il Duce che l'aveva voluta prima e approvata dopo? E non era l'Italia che aveva sempre seguito una poli· tica di a.ccordi con la Russia? Come mai da un momento all'altro aveva cambiato attitudine? Era forse occorso un qualche incidente?

Ricordai -su questo ultimo punto -l'origine delle recenti polemiche con la Russia. Era stato proprio il Comintern il 7 novembre a muovere in guerra contro l'Italia attribuendole una politica da avvoltoio. Donde la nostra replica che, se un avvoltoio c'era, questo era proprio la Russia bolscevica: vedi Polonia.

Successero delle manifestazioni pro Finlandia (Ribbentrop insinuò che queste dimostrazioni potessero essere state inscenate da agenti provocatoci in· glesi: smentii energicamente), manifestazioni represse e non rinnovate. Quindi venne il discorso dell'E. V. che aveva voluto ometter-e per prudenza persino di parlare della Finlandia. Ciò non o.stante, la Russia avev.a iTichiamato il suo Amba•sciatore.

Quanto al sentimento popolare nei riguardi della Russia, esso era evidente. L'Italia aveva ·steguito una politica di comprensione e persino di amicizia çon la Russia bolscevica ma ad un patto: che essa rimanesse a casa sua. Ma, nel caso della Germania, vi è stato evidentemente qualcosa di più; tanto di più che la Russia si è creduta in diritto, prima, di occupare più di metà della Polonia o comunque assai più di quanto le poteva spettare in base ad un criterio iTazztale; poi, di prendere delle ipoteche .sopra trutti i Paesi Baltici l'uno dopo l'altro. Non contenta di questo, procedeva ora all'occupazione territoriale integrale della Finlandia, finita la quale sarebbe ce·rtamente passata all'occupazione integrale degli altri Paesi finora soltanto ipotecati.

-Ribfientrop interrompeva osservando -che se questo non preoccupava la Germania che era vicina, non si comprende perchè dovesse preoccupare l'Italia che era lontana.

-A paiTte ogni questione di sentimento, ho ri·sposto, rimane il fatto che l'uomo della strada in Italia vede ormai già la Russia nei Balcani. Tutti si attendono una prima manomissione della Bessarabia.·E dopo? Qui si entrerebbe nella sfera di interessi vitali dell'Italia.

Ma la Russia non farà niente di tutto questo...

Speriamo, ma per ora...

Comunque, disse Ribbentrop, noi con la Russia non siamo venuti che

ad una distensione; la tstessa guerra con la Finlandia non è stata voluta dalla

Russia... Stalin vi si è trovato obbligato dalle ingerenze inglesi... E che cosa

significa che «un ulteriOtTe ,passo dei rapporti tedeschi con Mosca avrebbe ri

percussioni catostrofiche in Italia... ? » -Significa che, ove mai fosse vero che Germania e Russd.a si apprestas

sero a perfezionare i loro rapporti -anche se ciò costituisse ormai per esse

un atto di pura forma -le conseguenze ·in Italia ne sarebbero disastrose ...

-Rispos:ta: noi non abbiamo che un solo alleato: l'Italia e non verremo

ad una alleanza •Con la Russia. Abbiamo preferito .aver la Russia con noi p~ut

tosto che contro di noi sopratutto per trame elementi di resistenza al Blocco.

Ma Stalin sa benissimo che ogru comunista in Germania viene semplicemente

fucilato. E qui una lunga dimostrazione che Stalin non ha affatto intenzione

di s:ovietizzare l'EUJI'opa ... Questi erano sogni del passato, tramontati per sempre

con la Spagna... E su qua1e base mai il Duce ha potuto pensare che il Ftihrer

rinunciasse al suo antibolscevismo ed .antigiudaismo?

-Risposta: il Duce non lo pensa davvero: appunto perchè non lo pensa,

ha voluto richiamare il Ftihrer a quello che è il suo stess:o programma e fargli · riflettere che, mentre da una parte non è petr lui possibile di spingersi oltre, dall'altra egli falserebbe il carattere della propria guerra sostituendo obbiettivi

nuovi a quelli che sono gli obbiettivi naturali dell'espansione tedesca.

E qui la conversazione si es.tendeva automaticamente alla questione della

ricostituzione della Polonia.

-Ribbentrop: quello che il· Duce dice in proposito nella Sltla lettera, il

Ftihtrer l'ha già offerto nel suo discorso di Danzica e le Potenze occidentali

l'hanno ignominiosamente rifiutato!

-Il Ftihrer l'ha offerto, ma non lo ha fatto. Evidentemente il Duce, ho

detto io, deve pensare che :se il FUhrer ricostituisse in fatto, e subito, una Polo

nia, anche una Polonia del Congresso, questo servirebbe a smontare gli scopi

di guerra degli avversari e rendere impossibile la ptrosecuzione dei conflitto.

-Ma come mai il Duce ritiene che c la creazione di uno Stato polacco

sotto l'egida tedesca sarebbe un elemento risolutivo della guerra e una con

dizione sufficiente per la pace? > Quali elementi ha in proposito? Ha forse

presentito gli anglo-francesi?

-Per quanto trisulti a me, assolutamente no; il Duce avrà elementi in

formativi diversi sullo stato d'animo delle opinioni pubbliche nei vari Paesi, ma

escludo che vi ·siano state in proposito conversazioni od anche soltanto sondaggi

diplomatici...

-Ma non vedete che ormai lo scopo vero, dichiarato in tutti i discorsi

degli uomini politici inglesd. da Chamberlain in giù è soltanto la distruzione

deHa Germania?

-Tutto questo potrebbe anche essere dell'a:ppretto e rispondere alla ne

cessità di tenersi su ad ogni costo. Quella del Duce è propababilmente una convin

zione personale, profonda, basata sulla logica dei fatti e delle situazioni. Se voi,

da una parte, ricostituiste la Polonia, distruggendo così praticamente ogni scopo

c ragionevole>, di guerra degli avversari e dall'altra continuaste ad astenervi

da ogni iniziativa bellica -come avete fatto finora -la pace, dato che anche

gli altri non prenderebbero mai delle iniziative contll'o di voi, sarebbe non dico

possibile ma inevitabile...

-Ma sarebbe allora il Duce disposto ad agire?

-Immagino di si. Egli dice nella sua lettera che si •tiene in riserva «dal punto di vista •politico-diplomatico nel caso che voi voleste addivenire a una soluzione politico-diplomatica».

-Ma signifi·ca questo che il Duce sarebbe in questo caso disposto a far valere tutto il peso militare dell'Italia, facendo comprendere che se Inghiltenra e Francia non accondiscendessero alla pace, :l'Italia si getterebbe nella bilancia con tutte le forze sue dalla ;parte della Germania?

-Questo nella lettera non è detto e a me non è dato di arguirlo...

E qui è incominciata una nuova battaglia fra Ribbentrop, che voleva trascinarmi a qualche espressione più decisa -anche naturalmente a solo titolo personale -e me che, prQPrio a titolo personale, con ogni sincerità e decisione me ne schermivo...

-E che cosa significa che « l'intervento dell'Italia deve accadere al momento più redditizio e decisivo:.?

-Significa che l'Italia non avendo, e per ragioni a voi ben note, forze e risorse esuberanti, è costretta a tesaurizzarle e quindi ad usarle nel miglior modo possibile.

Questa .serie di schermaglie, accompagnata da tutta una quantità di implicazioni e di sottintesi, da me già notati anche in conversazioni precedenti, mi convince che anche OtTa -come già nel periodo anteriore al settembre -e non da parte del solo Ribbentrop si cerchi sempre, in tutte :le nostre dichiarazioni scritte o verbali, di scartare e mettere senz'altro da parte tutto ciò che non conviene alla Germania o non risponde alle sue vedute, per far sopravvive.re soltanto quello che suoni -ai loro orecchi -assoluta e precisa dedizione alla Germania anche e sopratutto agli effetti bellici. In sostanza non si accetta nessuna delle nostre idee, ma si fa tesoro e prende atto·-attendendosi di vederla prendere immediatamente corpo -di ogni nostra anche vaga espressione di solidarietà. È questo un punto sul quale mi permetto attirare tutta l'attenzione della E. V. e del Duce.

La conversazione con Ribbentrop è durata oltre un'<>ra e un quarto. Ha avuto molti corsi e ricorsi, Ribbentrop usando di ll"itornare su cose già dette in nuove forme ·e in varie maniere. Nel ·corso della conversazione io ho tenut<> dopo quanto avevo appreso attraverso Bodenschatz a far risaltare ripetutamente, 'in modo che il mio interlocutore ne prendesse nota per ripeterlo al Fiihrer, che il significato della frase del Duce: c non esser sicuro che si riuscirà a mettere in .ginocchio i franco-inglesi » non poteva affatto suonare poca fiducia nella superiorità militare della Germania. Al contrario, ho detto, noi tutti crediamo fermamente in questa superiorità. Ma, quello che evidentemente il Duce pensa, è che i franco-inglesi non potranno essere mai schiacciati al punto da dovere arrendersi a discrezione e implorare la pace.

Ecco quindi -ho continuato -che in queste condizioni il Duce aggiunge: se cosi deve essere, non è meglio -tenendo fede ai propri postulati ideali contentarsi del .già acquisito ·e, mediante la ricostituzione di una Polonia, render possibile una pa.ce <>nOtTevole per tutti? Non è questo, dopo tutto, quello che voi stessi avete sempre detto?

Questa mia osservazione finale (dettata anche dal desiderio di ·combattere l'idea di una pace di compromesso attribuitaci da Bodenschatz) ha portato Ribbentrop a scoprirsi egli stesso come un sincero fautore della pace... Ha parlato di figli, di vite umane.

-Credete voi che io per il primo vorrei il sacii'ificio di centinaia di migliaia di individui? La Germania sarebbe sempre pronta ad una pace sulle basi già offerte dal Fiihrer a Danzica. Ma gli altri? Gli altri ormai vogliono soltanto la nostra distruzione. A questo noi dobbiamo naturalment·e ~resistere. E, a meno che, quindi, il Duce non abbia elementi positivi per essere convinto del contrario, la guerra si presenta ineluttabile e necessaria.

(Tutto il corso della conversazione mi autorizza a ritenere che il punto centrale delle argomentazioni tedesche è questo: come fa il Duce a ~ritenere che la ricostruzione della Polonia sarebbe sufficiente alla pace? Ha degli elementi in mano? Quali?)

Quanto alla lettera del Duce -concluse Ribbentrop -essa viene ora studiata con tutta la ponderazione che merita.

-Le domande ·Che vi ho fatte e i dubbi che vi ho espressi non devono essere presi come espressione dei dubbi e dei sentimenti del Ftihrer. Il Ftihrer vuole ~rispondere al D:uce, «probabilmente~ (?) per iscritto, con una esposizione com,pleta della situazione, per la quale sta raccogliendo tutti i possibili dati di fatto. Ciò potrà prendere qualche tempo. Vi prego di farlo sapere al Conte Ciano ed al Duce.

Ho la sensazione che la lettera del Duce debba essere arrivata a Berlino proprio quando vi si stavano per prendere le ultime decisioni. Evidentemente i Capi qui vogliono la gue~rra cr·edendosi sicuri -a cominciare dallo stesso Goring -di una vittoria rapida e risolutiva (vedi dichiarazioni ottimistiche di Bodenschatz). La lettera ha quindi sconcertato un po'. Ma non per questo credo che -come già il nostro intervento a Berchtesgaden -essa farà cambiare il corso degli eventi. Per lo meno, però, aVII'à servito ancora una volta a fissare le responsabilità...

Per finire ... Ribbentrop mi ha detto -e questo in gran segreto -che egli

non ha mai assicurato ·che Francia e Inghilterra non sarebbero entrate in

guerra! (1).

ALLEGATO

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA RISERVATISSIMO. Berlino, 10 gennaio 1940.

Ho visto stamane il gen. Bodenschatz. Riassumo qui appresso la conversazione

che ha avuto sopratutto per argomento la lettera inviata dal Duce al Ftihrer.

Subito dopo la presentazione della lettera da parte di V. E., avvenuta l'altro

ieri alle 15 alla Cancelleria, Hitler riunì presso di sè il Maresciallo Goring e von

Ribbentrop e ne segui una conversazione durata oltre cinque ore.

Bodenschatz non conosce ancora il testo esatto del documento, ma da quanto gli

è stato dato di udire, ha tratto l'impressione che in esso siano esposti dei dubbi circa

la potenza militare della Germania e circa la possibilità per essa di ottenere una netta e completa vittoria. Ha inteso anche dire che il Duce ha ritenuto opportuno inviare al Fiihrer dei consigli circa la poca opportunità di una azione offensiva e circa la possibilità di una soluzione • di compromesso •.

Tutto cJò -ha continuato il mio interlocutore -dà l'impressione che gli italiani e forse il Duce stesso non credano oggi troppo alle possibilità militari tedesche. qra viceversa la Germania è sicura della propria forza ed il Fiihrer ed il Maresciallo Goring non pensano di potere ad essa rinunziare perchè credono alla vittoria, come in questa crede c l'ultimo sottotenente dell'esercito •. 11 Reich ha oggi mezzi fortissimi. I Corpi d'Armata sono attualmente ben 75, e fatta astrazione dalle forze dislocate sulla linea di Sigfrido, in Polonia e nel paese, la Germania dispone oggi,

• completamente libere per un'azione •, di oltre 100 divisioni. Tutta questa forza finirà per schiacciare la resistenza francese. La guerra sarà po'rtata in Francia non appena le condizioni del tempo lo permetteranno, e finirà per avvicinarsi fino alle frontiere franco-italiane. Avremo così in mano tutte le possibilità industriali del continente europeo e l'Inghilterra, premuta a sua volta dalla guerra aerea e sottomarina, perderà tutte le sue basi per una qualsiasi azione contro di noi. Può darsi che la lotta sarà dura ma il risultato è sicuro.

La situazione dell'aviazione è altrettanto forte. Attualmente la Francia non possiede che 800 apparecchi modernissimi e l'Inghilterra non oltre 750. Contro questa massa, che ha anche l'enorme difetto di avere più. comandi e più basi di operazioni, può già dislocarsi oggi una forza tedesca di 3000 apparecchi modernissimi, tutti dipendenti, per l'impiego, da un solo Comando e tutti concentrabili là dove sia ritenuto necessario. Le notizie propagate, con tanto lusso di particolari, dagli organi della propaganda britannica circa gli arruolamenti di piloti dei Dominions fanno solamente·ridere. Abbiamo sentito parlare di 4-5.000 piloti australiani! Quando si pensa che in un paese inquadrato come la Germania, organizzato nel campo aviatorio da una volontà c brutale • quale quella del Maresciallo Goring, le difficoltà per creare qualche migliaio di piloti, veramente provetti e capaci" di combattere, sono enormi, non si può non convincersi della ridicolaggine di quelle affermazioni propagandistiche. Quanto alle forniture americane è giunto proprio in questi giorni un documentato rapporto dell'Addetto Militare del Reich a Washington, dal quale risulta come le fabbriche degli Stati Uniti procedano, nella loro produzione, estremamente a rilento a causa della mancanza di tecnici specializzati.

Per i lubrificanti gli sforzi fatti in Germania cominciano ad essere coronati da successo. Noi calcoliamo che nel prossimo maggio non saranno più necessari gli invii di petrolio dalla Romania.

Si è anche detto all'estero con insistenza che la volontà del Fiihrer non corri

sponda a quella del popolo tedesco. Tutto ciò è completamente falso perchè il buon

sangue tedesco dà continue prove di non mentire. L'ultimo esempio probante è

dato appunto dall'opzione avvenuta in Alto Adige. Si è visto cosi una popolazione

prendere la decisione ad abbandonare le proprie montagne dove essa ha risieduto

per secoli, per trasferirsi, in gran parte, nel Reich. Quei tirolesi sono cattolicissimi

e sapevano di venire in un paese dipinto quale ateo; non ignoravano di abbandonare

una situazione di pace per venire a viver in un paese di guerra; e sapevano infine

che il giorno stesso del loro ingresso nel Reich sarebbero stati, come è effettiva

mente avvenuto, inquadrati nell'esercito per essere inviati al fronte occidentale.

Eppure hanno voluto passare sopra a tutto questo per rispondere all'appello del

sangue tedesco. Si è detto che vi è stata una nostra propaganda. Può darsi, ma

occorre non dimenticare come le operazioni per l'opzione si siano svolte in completa

libertà, sotto la tutela delle stesse Autorità italiane.

La volontà quindi del Fiihrer e di Goring è di andare fino alla vittoria. Non vi è compromesso che tenga. È bene aggiungere che il Maresciallo è un fedele e sicuro seguace del Fiihrer e del resto questa possibilità di vittoria è anche la sua convinzione personale. Ricorderete certamente le nostre conversazioni dello scorso anno sulla questione cecoslovacca e di quest'anno sulla Polonia. Dovrete riconoscere che le previsioni allora fatte circa la linea d'azione che il Fiihrer avrebbe seguita e circa le nostre possibilità militari sono state esatte. Le 36 divisioni polacche sono state annientate in 18 giorni. Potete quindi credere a quanto oggi vi dico circa la nostra azione in Francia.

Nella lettera del Duce si parla della famosa questione dei rapporti tra la Germania e la Russia. Di questo argomento abbiamo già parlato altra volta. Nelle conversazioni con Stalin si è sempre messo bene in chiaro da parte tedesca come l'avvicinamento politico fra i due Paesi non significhi affatto un avvicinamento ideologico. La Russia resta bolscevica e la Germania nazionalsocialista. Quanto è avvenuto è dipeso unicamente dalla assoluta necessità per la Germania, a causa della guerra britannica, di poter disporre di un solo fronte. Il Fiihre1• ha avuto sempre le idee chiare in proposito ed ha portato le cose in modo che oggi effettivamente noi siamo in condizioni di scaricare sulla piccola Francia di 38 milioni di abitanti la nostra forza di un popolo di 90 milioni. Del resto la prova migliore è sempre costituita dal fatto che proprio Inghilterra e Francia hanno fatto di tutto per avere la Russia dalla loro.

Una tale situazione di tranquillità alla frontiera orientale non vuoi dire affatto che noi dobbiamo legarci con Mosca. Del resto, e qui ricordo le parole dettevi altra volta, la cosidetta potenza russa non ci ha mai impressionato. Ricorderete le mie previsioni circa la campagna finlandese, che ha dimostrato ampiamente i difetti delia organizzazione moscovita. I Russi cominciavano a mostrarsi c arroganti • : è molto bene che si siano oggi impantanati nella questione finlandese e che vi si dibattano. Tutto ciò aumenta la nostra tranquillità.

Quanto ai Balcani è evidente che l'interesse tedesco è quello della cristallizzazione della situazione attuale e della pace in quelle zone, dalle quali la Germania può pacificamente ritrarre utili mezzi per la sua organizzazione economica.

Questa, in riassunto, la conversazione. Ho trovato Bodenschatz estremamente e vorrei dire enfaticamente ottimista. Tutta· la parte relativa alla potenza militare tedesca è stata detta· con impeto e violenza. Quanto alle previc;ioni da lui fattemi nei casi precedenti e da lui oggi ricordatemi, devo dire che esse effettivamente furono nel complesso vicine alla realtà in seguito verificatasi. Enfatici anche gli accenni alla c fedeltà • del Maresciallo verso il Fiihrer. Nel complesso molta forma e molta vivacità (1).

(l) Manca l'indicazione della data di arrivo.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 518.

(l) Il presente documento, inviato in un solo esemplare, reca il visto di Mussolini.

79

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 57/15. Teheran, 10 gennaio 1940

(per. giorno 20).

Mio telespresso n. 2770/674 del 13 dicembre u. s. (2).

Le ultime notizie confermano eh~ le trattative per la conclusione del tanto

auspicato trattato di commevcio irano-sovietico, che, al momento dell'aggres

sione contro la Finlandia ed in seguito alla nuova politica finanziaria ed anti

monopolistica del nuovo Gabinetto Daftari, sembravano avviarsi verso una qual

che soluzione, sono oggi del tutto arenate. Nè l'U.R.S.S. vuole recedere dalla

sua pretesa d'imporre una nuova direzione alla politica interna economica

iraniana (abolizione dei monopoli statali), nè la liquidazione del pesante far

dello dei monopoli ereditato dalle precedenti amministrazioni, iniziata dal gen.

Amir Kosrowì, nuovo Ministro delle Finanze, è stata poi proseguita con quel

l'energia che era sembrata decisiva ad un :primo momento. Forse ·i molti interessati a mantenere in vita monopoli e società monopolistiche si sono coalizzati, e mediante intrighi presso il Sovrano, e minacce al giovane Ministro delle Finanze, sono riusciti a smorzarne gli ardori.

Questa nuova rottura dei negoziati commerciali ·con i Soviet crea uno stato di rapporti sempre più f!'eddi, peir non dire tesi, fra U.R.S.S. ed Iran.

Le vicende del conflitto sovietico-finlandese, qui seguite con grande ansietà, hanno certamente dato un certo coraglgio a questi dirigenti ed i duri colpi inflitti all'Armata Rossa sono stati ac·colti con gioia e sollievo.

L'Eser.cito Rosso, si dice ora qui, non ~aie dunque quello degli Czar, che aveva pur tante debolezze, e vengono anzi anvanzate nere previsioni sulla solidità del fronte interno sovietico.

Lasciando correre la fantasia, molte voci sono corse in questi ambienti ufficiali che, rivangando i ricordi della grandezza passata, e pur tuttavia recente (•parlo di quelli degli inizi del secolo XIX), vagheggiano una ripresa offensiva verso la Russia, per il ricupero delle Pirovincie del Caspio, ove sono i ricchi giacimenti petroliferi, con Baku come principale centro.

Da principio è sembrata una voce di q•ualche giovane esaltato, ma una più approfondita indagine ha messo in luce che si tratta di un movimento di opinione pubblica di origine governativa, per ora contenuto, ma che, non estranei gli Inglesi, sboccherà in una manifestazione irredentista al momento buono.

Non credo che nei circoli responsabili, per quanto siano essi pretenziosi, possa albe11gare la minima illusione di un'azione militare vittoriosa contro l'U.R.S.S.

La voce predetta va riallacci<ata alla persuasione, a cui ho sopra ac·cennato, che un prolungarsi dei rovesci militari sul fronte finlandese, scuotendo l'autorità di Stalin, e sprigionando i rancori che sonnecchiano in tanti russi, colpiti dalla dittatura rossa, possa fure •Crollar·e il fronte interno sovietico.

Intanto è accertato che oggi una gran parte dell'esercito iraniano viene lentamente concentrata nell'Arzebaigian, ossia verso la frontiera caucasiona, e che siano in corso segrete intese militari con la Turchia in tale settore.

Da parte sovietica inv·ece, a quanto mi viene riferito da questo Addetto Militare inglese, corrisponderebbe un movimento inverso, ossia di decongestionamento mUitare, che avrebbe culminato ulteriormente nel ritiro di due divisioni, che sarebbero state avviat·e verso Mosca.

Nè l'arrivo di un Addetto Militare 'sovietico a Teheran (l'ultimo ne parti alla fine del 1936 per essere fucilato insieme ad altri alti esponenti dell'Esercito Rosso) pare che possa costituire una prova di una rinnovata minaccia verso l'Iran, trattandosi di persona di levatura molto modesta.

Intensificata appare invece la propaganda comunista in Iran, con risultati, purtroppo, promettenti per quella debolezza del fronte interno provocata dalla cattiva amministrazione statale, dalla pessima politica economica, dal disordine nelle finanze dello Stato, che ho illustrato nell'ultima parte del mio telespresso

n. 2300/531 del 18 ottobre u. s. (1).

Nella parte meridionale del Paese, e più particolarmente nella re·gione adiacente ai grandi pozzi petroliferi della Anglo-Iranian-Oil-Cy continuano, lenti ma sistematici, i preparativi per resistere ad un eventuale attacco dal Nord, in istretta connessione con le Autorità Militari inglesi dell'Iraq. Per ora si tratta di misure precauzionali, più che di vere opere militari. Risulta esatto che la popolazione civile della zona intorno ai pozzi petroliferi e quella adiacente al fiume Karun ed ad Abadan viene lentamente sgombrata. Tutti i tedeschi, che abitavano nella zona stessa, sono stati allontanati, quantunque in questi ultimi gio.rni alcuni di essi, che per la loro lunga permanenza in Iran e per il lavoro da essi .compiuto sono sembrati esenti da qualsiasi sospetto, sono stati lasciati ritornare ad Ahwaz ed a Bender Shahpur. Vengono affrettatamente aperte strade carreggiabili nella Regione dei Bakhtiari, rimasta fino ad ora chiusa a qualsi,asi ingerenza di Teheran, e molti militari inglesi, camuffati da impiegati della AngLo-Iranian-Oil-Cy, dirigono i lavocri.

Sembra pure assodato che agenti inglesi siano stati ammessi ultimamente in questa Polizia di Stato. Quanto sopra prova che l'Iran si v'a sempre più orientando verso una stretta, pecr quanto molto na~costa, intesa con la Gran Bretagna. Nè potrebbe essere diversamente, non avendo molto da temere da quest'ulttma, e molto inveee dall'U.R.S.S.

Quale è l'atteggiamento della Germania di fronte a questo lavorio fra questi due poli opposti e ugualmente interferenti in questo grande campo magnetico che è l'Iran?

Ho avuto un lungo .colloquio .con il Maggiore Crispendorf, Addetto Militare Aggiunto tedesco, 'che è venuto da circa un mese a stabilirsi a Teheran, e che mi è ,sembtrato un 'giovane e distinto uffici,ale.

Egli non nasconde, che, considerata la in.evitabilità di un prolungarsi ed intensifica.rsi della guerra, due sole possono essere le decisioni che la Germania potrebbe ·cercare: una sul fronte occidentale, che egli ritiene ardui:ssima, se non impossibile, e l'altra, seguendo il vecchio progetto napoleonico, per un colpo mortale all'Impero inglese in India.

Quest'ultima offrirebbe maggiori possibilità di successo. Per eff·ettuarla si presentano possibili tre st.rade: le prime due per tagliare le comunicazioni fra Gran Bretagna e India, puntando sul Golfo Persico: attraverso la Turchia e l'Iraq, ed attraverso l'Iran e l'Iraq (Pehlevì-Qazvin-Hamadan-KermanshabBaghdad). Queste, oltre che per la brevità, avrebbero H vantaggio di permettere di impadronirsi del petrolio del Golfo Persico.

La terza strada, che ·chiamerò diretta, sarebbe quella che dalla stazione ferroviaria russa di Badjgiran (sulla grande linea che da Krasnovodsk sul Caspio va a Merv e Samarcanda) si ricongiunge alla strada Budjnurd Meshhed, già costruita dai russi, e da Meshhed scenàe, per 1090 km., alla froniera indiana, a Mirjaveh.

Questa arteria fu riparata e migliorata durante la grande guerra dagli inglesi, che avevano pure costruito un tronco ferroviario, ora abbandonato, da Mirjaveh a Duzdab, punto terminale della ferrovia indiana proveniente da Quetta.

La strada Meshhed-Mirjaveh segue, come tutte le antiche carovaniere, le ultime propagini montane correnti da Nord a Sud-Es.t, sul limitare dei grandi deserti salati. Strade analoghe, che in altri tempi parvero difficilissime ed anzi impraticabili per la desolazione del Paese da attraversare, oggi, colla motorizzazione, possono invec·e favorire un'audace invasione. I deserti salati infatti offrono magnifiche .possibilità di piste parallele, sulle quali tutto un esercito motorizzato potrebbe muoversi .con .celerità fulminante.

Per tale ragione questa via ·sarebbe da preferirsi a quella attraverso l'Afganistan.

Ad avviso del predetto ufficiale le ·condizioni interne dell'India e quelle dell'esercito anglo-indiano sono tali da non poter offrire una seria resilistenza ad un esercito ben equipaggiato che attaccasse ·con celerità e decisione.

Questi progetti d'attacco presuppongono però due fattori: uno politico, ossia lo stato di .guerra dichiarata fra U.R.S.S. e Gran Bretagna ed una stretta alleanza militare fra Germania e U.R.S.S. ed uno militare, ossia un esercito motorizzato ·capace di gettarsi in una campa>gna di tanta mol·e. L'un fattore è condizione dell'altro.

II maggiore Crispendoll"f aggiungeva, che, per ora almeno, •si tratta di progetti ben !ungi da qualsiasi minimo principio di realizzazione. Mi ha confermato che nessuna intesa militare per Io studio di un attacco verso l'India esiste fra Germania e U.R.S.S. e che in questo importantissimo settore l'avvenire è nelle mani di Dio.

Dalla ·conversazione predetta e dai miei ac·certamenti perwnali, che possono in parte esseil"e dedotti dai miei pr.ecedenti rapporti e telegrammi, tre elementi di fatto possono essere dedotti:

l) La .scarsa preparazione inglese all.a difesa del Golfo Persico e della frontiera indiana, poca preparaz.ione che preoccupa questo Governo (vedi mio telegramma n. 137 del 4 dicembre u. s.) (1).

2) II nuovo fattore « motorizzazione » che sconvolge tutte le previsioni fondate ·sulla storia delle invasioni di questo Paese pil"ovenienti dal Nord, le quali nella vastità e desolazione deH'alttpiano iraniano hanno trovato i principali ostacoli.

3) Il progetto sia pure vago da parte tedesca di un'azione a fondo sul Golfo Persico e sulla frontiera indiana, non corroborata finora da una stretta alleanza politica e militare tedesco-sovietica.

(l) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 583.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. I, D. 800.

80

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO 6. Shanghai, 11 gennaio 1940, ore 12,30 (per. ore 23).

Trasmetto se.guente telegramma: « Son Excellence le Comte Ciano Ministre Affaires Etrangères, Rome. J'ai bien reçu télégramme de Votre Excellence datant du 9 courant (2) qui m'a

profondement touché. Je suis convaincu avec toutes les personnes sensées de la Chine et du Japon que la continuation de la guerre sino-japonaise ne peut que apporter des misères pour les deux Pays. C'est pourquoi nous desirons la paix et nous esperons créer sur des nouvelles bases les relations sino-japonaises qui balayeront toutes J.es fautes du passé entre le Japon et la Chine.

J.e suis fermement décidé à poursuivre ce but avec toute ma volonté et toute ma force. Au moment ou je travailles vers ce but, j'ai reçu le télégramme que Votre Excellence a bien voulu m'envoyer et qui m'a profondement ému et beaucoup encouragé. En remerciant Votre Excellence de l'offre de collaboration que j'apprecie à sa grande valeur, je vous renouvelle l'expression de mon amitié personnelle et je vous adresse de tout coer mes voeux pour la prosperité de Votre grande Patrie Fasciste. Wang Ching-wei » (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX. vol. II. D. 440. (2) -Vedi D. 71, che è però in data 10.
81

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 793/9 P. R. Roma, 11 gennaio 1940, ore 19.

Decifrate Voi stesso. Vostro 20 (2).

Non (dico non) ritengo almeno per il momento opportuna azione di cui fate cenno, neanche in termini iniziativa personale di codesto Addetto Militare. Ma continuerente naturalmente adoperarvi nel senso mio telegramma 377 (3).

82

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A PARIGI, CAPRANICA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23. Parigi, 11 gennaio 1940, ore 20,30 (per. ore 24).

Mio telegramma n. 18 (4). Da fonte riservata mi risulta che condizioni del trattato anglo-franco-turco conterrebbero seguenti clausole:

l) Mettere a disposizione 45 milioni di 'sterline tasso 5 per cento di cui 30 milioni corrisposti dall'Inghilterra e 15 dalla Francia. Epoca rimborso non determinata. Importo sarà versato minima parte in valuta, restante ·in forniture di armi e munizioni, ricostruzione base navale Smirne, costruzione ferrovie militari ed officine di guerra. Turchia si impegna licenziare tecnici tedeschi sostituendoli con francesi, inglesi, italiani e neutri.

2) Francia e Inghilterra ~Ticonoscono a Turchia libertà d'azione per relazioni politiche ed economiche con l'Italia.

3) Uguale libertà d'azione si riconosce alla Turchia per relazioni con

U.R.S.S. anche nel caso che Parigi e Londra rompessero relazioni con Mosca. Turchia si riserva riesaminare suo atteggiamento in caso di minaccia o di avvenimenti capad modifì.c,a;re status quo Mar Nero, Stretti, Balcani e Vicino Oriente.

4) Se la Germania od U.R.S.S. attaccano nei Balcani paesi riva destra Danubio e se questi oppongono resistenza e alleati intervengono, Turchia si impegna ad intervenire.

Secondo 's,tessa fonte Turchia si proporrebbe iniziare subito trattative diplomafiche ed economiche con l'Italia. Segretario Generale Ministe;ro degli Affari Esteri turco firmatario ac,cordo è partito ieri da Par~gi.

(l) -Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. IV, pp. 272-273, Washington, United States Government Printing Office, 1955. (2) -Vedi D. 55. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 684. (4) -Non pubblicato. Segnala l'esistenza di voci circa la conclusione del trattato di cui al presente documento.
83

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6. Oslo, 11 gennaio 1940, ore 21 (per. giorno 12, ore 4). Segnalo all'E. V. articolo del giornale Arbeyder Bladet di cui do largo riassunto con telegramma odierno Stefani speciale. Finalmente in tali fogli di ispirazione governativa riconoscesi vivo interesse alleati eoinvolgere conflitto Scandinavia per chiudere al nord accerchiamento contro la Germania e vengono in certo modo legittimate conseguenti apprensioni tedesche. Va rHevata affermazione neutralità assoluta Svezia Norvegia: «Sua violazione da parte Inghilterra le farebbe perdere simpatie e considerazione di cui gode fra i nordici e in America». • Questo articolo dimostra lenta 'evoluzione pensiero politico stampa ed anche

questo Governo che rendons,i ormai conto degli effettivi moventi :per cui Gran Bretagna ce))ca spingere Scandinavi affiancarsi Finlandia.

84

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5. Bucarest, 11 gennaio 1940, ore 21 (per. giorno 12, ore 8,30). Mentre fino a ieri tutti gli articoli questa stampa, commentando incontro Venezia hanno conservato in complesso atteggiamento misurato nei riguardi di Budapest, odierno Neamul Romanescu pubblica articolo di Jorga che pur manifestando sentimenti massima amicizia per l'Italia, è improntato a vivaci polemkhe ~on Ungheria. Anche il filo-italiano Curentul ha pubblicato altro articolo medesimo senso sebbene più moderato. Ho riassunto ambedue articoli con telegramma stampa odierno n. 2 (1).

Avendo avuto oggi occasione a,ccennarne a Gafencu, questi mi ha detto essersi appositamente recato stamane da Jorga, di cui sono noti sentimenti per

5 -Documenti diylomatici-Serie IX-Vol. III.

l'Italia, ma anche speciale situazione indipendente che gode in paese, nonchè

atteggiamenti che rasentano eccentricità, per pregarlo astenersi da ogni polemica

del genere specie attuale momento in cui Romania intende anzhutto assecon

dare in ogni modo azione italiana in questo settore.

Jorga avrebbe mostrato rendersi conto quanto precede, assicurando vi si

sarebbe uniformato. Gafencu ha aggiunto che Ministro Propaganda ha altresÌ

rinnovato alla stampa precise direttive già diramate in tal senso.

(l) Non pubblicato,

85

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941,

p. 19, Firenze, Sansoni, 1953)

T. 20. Mosca, 11 gennaio 1940, ore 21,45 (per. giorno 12, ore 4)..

Mio telegramma 13 (1).

In un colloquio avuto iersera questo Ambasciatore Germania mi ha con

fermato notizia del mio telegramma sopracitato, aggiungendo che dall'anda

mento conversazione a lui sembrava risultare desiderio questo Governo che

Germania interrponesse ~suoi buoni uffici per ristabilimento delle buone relazioni.

tra U.R.S.S. e Italia.

Ambasciatore di Gemnania avrebbe risposto che occorreva lasciare passare·

qualche tempo prima di iniziare azione in tal senso. Naturalmente Ambascia

tore di Germania si rendeva conto che doveva essere U.R.S.S. a nominare nuov<>

Ambasciatore a Roma che evidentemente non ~poteva essere Gorelkin. Mi son()

limitato ascoltare (2). Dalla conversazione è emerso che artico!() Telegrafo

contro Stalin è soltanto di pochi giorni fa e che quindi non era stata una delle

ragioni del richiamo di Gorelkin. Esso tuttavia è stato molto notato ambienti.

Cremlino.

86

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Mosca, 11 gennaio 1940, ore 21,45 (per. giorno 12, ore 4)..

Questo Ambasciatore di German.ia parlando della situazione balcanica mi ha detto che benchè U.R.S.S. non avesse mai definitivamente rinunziato alla Bessarabia, a lui risultava 'che per il momento questo paese non aveva intenzione nè interesse a iniziare aziollle militare contro Romania. Mentre azione· contro la Finlandia, ha continuato Ambasciator.e di Germania, era compren. sibile per ragioni di difesa e di sbocco strategico al mare. U.R.S.S. non aveva nessun in.teresse ad affrontare guerra di grandi dimensioni per pochi chilometri quadrati di Bessarabia: lezione Finlandia sembra essere stata capita da questo. Governo.

lll Vedi D. 42.

(2) Il testo pubblicato nel volume citato si arresta qui.

87

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 22. Mosca, 11 gennaio 1940, ore 22,20 (per. giorno 12, ore 5,30).

Giornali SteLla Rossa e Flotta Rossa pubblicano ampio articolo intitolato «Bulgaria:. dove accanto notizie storiche, geografiche, statistiche, circa Bulgaria osservano che conclusione trattato di commercio, navigazione, pa>gamen.ti sovietico-bulgaro rappl'esenta nuova manifestazi<>ne p<>litica pacifica U.R.S.S. Mentre bloc,co anglo-francese, sotto pretesto lotta contro contrabbando econ<>mico, soffoca piccoli Stati disorganizzando loro commercio estero. U.R.S.S. stende mano amicizia ed appoggia uno stato alla cui economia odierna guerra europea ha portato enorme danno. Rievoca aiuto ~restato dal popolo russo al popolo bulgaro nei momenti difficili della sua storia, ricordando sLmpatia che è sempre stata accordata dai circoli russi alla Bulgaria nella lotta contro dominio straniero. Sottolinea poi che 1938 sono stati aboliti articoli militari trattato Neuilly e convenzione Losanna che portarono a relazioni buon vicinato fra Bulgaria e Paesi Intesa balcanica e conclude accennando a1 grandissimo interesse che suscita in Bulgaria cultura sovietica ed esprime certezza che intensificazione relazioni ,economiche rafforzerà ancor più i legami culturali e amicizia fra due popoli fr>atelli.

Prego ,comunicare Stefani.

88

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINIS'TIRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23. Mosca, 12 g,ennaio 1940, ore 2,49 (per. 01'e 5,30).

Mio telegramma n. 13 (1). Attiro l'attenzione di V. E. articolo «Bulgaria» pubblicato contemporaneamente dai giornali militari (mio telegramma n. 22) (2) che commentando accordo commerciale testè firmato ricorda aiuti prestati dalla Russia. al popolo bulgaro nei momenti difficili della sua storia. In questi giorni giornail.i sovietici hanno inoltre dato ampi rilievi ai commenti bulgari su accordo economico. Questo improvviso interesse sovietico per Bulgaria non è proporzionato al valore ed all'importanza accordo firmato.

89

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINIS'TIRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 34. Tokio, 12 gennaio 1940, ore 7,30 (per. ore 16,50).

Per Voi solo. Decifrate Voi stesso.

Mi conformerò telegramma di V. E. in data 11 (3).

n. -9 •. Vedi D. 81.
(l) -Vedi D. 42. (2) -Vedi D. 87. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Trattasi evidentemente del telegramma in data 11 corrente
90

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36. Tokio, 12 gennaio 1940, ore 7,30 (per. ore 14).

Ambasciatore d'America mi ha detto che ma.ggiori difficoltà per intesa è che Stati Uniti d'America pongono come condizione che non siano applicate in Cina discriminazioni a vantaggio interessi giapponesi e a danno interessi americani. Tale richiesta corrisponde ad un .principio costante della politica americana suo paese (1).

Un netto contegno anti-sovietico del Giappone farebbe certamente buona impressione negli Stati Uniti ma non potrebbe essere elemento decisivo ristabilire intesa anche perchè Washington è convinta che quali che siano presenti e futuri accordi di Mosca con Tokio questo resterà antisovietico.

91

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINIS'TIRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. Ankara, 12 gennaio 1940, ore 17,30 (per. giorno 13, ore 7,40).

A titolo informativo -comunico che questo Ambasciatore U.R.S.S. si è recato ieri dal Ministro d'Ungheria e gli ha chiesto se fosse vero che nell'incontro di Venezia l'Italia avrebbe cercato di trascinare l'Ungheria in un blocco italojugoslavo-ungaro-romeno ave.nte scopo aggressione contro la Russia.

Ministro d'Ungheria, in base a comunicazioni già ricevute dal suo Governo. ha smentito categoricamente.

92

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Mosca, 12 gennaio 1940, ore 19,05 (per. ore 21,50).

Mio rapporto n. 32/17 (2).

Trattative commerciali sovietiche-giapponesi svolgonsi atmosfera ottimismo. Delegazione giapponese ha presentato ;progetto ·che è allo studio. Nella prossima seduta fissata domani sovieti presenteranno contro-progetto. Da parte nipponica si considera possibilità irapida conclusione.

Certo sig. Aykawa rappresentante dell'industria pesante mancese troverebbesi Mosca per perfezionare accordo drca acquisto prodotti mancesi e giapponesi con fondi in yen recentemente versati da M.anciukuò per pagamento Ferrovia Est Cina.

(l) Sic.

(2) Non rintracciato.

93

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5. Belgrado, 12 gennaio 1940, ore 22,30 (per. giorno 13, ore 2).

Pil'incipe Reggente si •sarebbe incontrato stamane con il Re Carol in forma privatissima nei pressi di Versec alla frontiera romena.

Ufficio Stampa per ordine Ministro della Real Casa smentisce notizia.

Presso questo Ministero degli Affari Esteri non si smentisee nè si conferma incontro e ci si limita osservare che comunque esso avrebbe avuto carattere personale e privato, mentre ambienti giornalistici abitualmente bene informati ritengono che abbia avuto per scopo principale scambio di vedute in relazione con incontro Venezia.

94

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PE"R CORRIERE 393/103. Washington, 12 gennaio 1940 (per. giorno 26).

Con riferimento al telegramma per corriere di codesto R. Ministero n. 623 del 12 dicembre u. s. (1), si informa che voci circa una possibile rottura delle relazioni diplomatiche fra •gli Stati Uniti e l'U.R.S.S. non sono mancate anche 'in questo paese, come conseguenza dell'ondata di generale riprovazione sorta in seguito all'attacco russo contro la Finlandia. Come ~riferivo con telegramma

n. 248/240 in data 7 dicembre u. s. (2), niente fa prevedere peraltro che tale possibilità sia considerata per ora da questo Governo.

Quanto al mutamento verificatosi nei rapporti economici con l'U.R.S.S., sta di fatto che l'« embargo morale » proclamato dal Presidente Roosevelt il 2 dicembre seorso sul materiale aeronautico destinato « ai paesi che bombardano le città indifese e le popolazioni civili » (vedi telespresso di questa R. Ambasciata

n. 10943/22'55 del 18 dicembre u. s. (3) nonchè tele.gramma n. 282/273 del 22 dicembre u. s.) (4) era particolarmente inteso nei riguarcli:, oltre che del Giappone, anche dell'U.R.S.S.

A seguito di tali provvedimenti, che sono stati oggetto di una particolare iniziativa del Governo Federale, fu anehe dibattuta da questa opinione pubblica la opportuntà che il suddetto embargo morale fosse esteso anche al campo della collabOil'azione tecnica, nel senso di ritirare dall'U.R.S.S. gli ingegneri americani ·Che vi !li trovavano (circa una trentina) e di escludere dalle aziende industriali americane il personale sovietico, che, secondo un calcolo di difficile controllo, sembra ammontare a varie centinaia.

Quanto sopra sarebbe già in parte avvenuto, sia perchè gli ingegneri americani nell'U.R.S.S. non desideravano di meglio che rientrare in patria sia perchè gli industriali americani non vedevano di buon occhio fra il loro personale elementi sovietici, per ragioni di politica interna, dopo la recente levata di scudi dell'opinione pubblica contro il bolscevismo e la pubblicità data nel paese alle risultanze dell'inchiesta Dies sulle attività straniere (e in primo piano bolsceviche) negli Stati Uniti. La FOTid ·così ha profittato della circostanza per licenziare buona parte del suo personale sovietico.

Ag.giungo che risulta anche che l'U.R.S.S., nel trascorso mese di novembre, non ha ottenuto alcuna Hcenza per armi e munizioni dal competente ufficio di questo Governo.

Sono poi da considerarsi le normali correnti di scambio fra i due paesi, le quali sono principalmente rappresentate: per le importazioni dall'U.R.S.S. agli Stati Uniti, da pellicce e minerali (manganese, asbesto, platino, ·iridio) e per le esportazioni verso l'U.R.S.S. da macchinari, rami e metalli vari, Mentre le importazioni sono rimaste pressochè invariate, le esportazioni, che nel 1938 avevano rappresentato un valore complessivo di circa 58 milioni di dollari erano scese, per i primi dieci mesi del 1939, ad una cifra di 37 milioni circa.

Dati precisi al riguardo non è possibile ottenere poichè n Bureau o1 Foreign Commerce del Dipartimento del Commercio non possiede ancora i rilevamenti statisti·ci per il 2P semestre del 1939, divisi per paesi e per generi esportati ed importati, elementi che verranno ·comunicati dagli uffici doganali solo alla fine del semestre, e che non saranno pertanto pubblicati prima della fine del 1940.

Da notizie confidenziali ho però potuto sapere che negli ultimi tre mesi dello scorso anno vi è stato un notevole aumento delle esportazioni di grano e di petrolio dirette nell'U.R.S.S.

Tali prodotti sono stati probabilment·e inviati all'esercito rosso della Siberia Orientale in dipendenza delle difficoltà dei trasporti dai centri dell'U.R.S.S. in quelle regioni (1).

(l) -Non pubblicato. Ritrasmette a Washington il contenuto del T. 310 del 1939 da Mosca, vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 512. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 499. (3) -Non pubblicato. (4) -I~on pubblicato.
95

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. URGENTISSIMO SEGRETO 370. Berlino, 12 gennaio 1940 (2).

Fra le 8 e le 9 di questa sera ho visto Goring. Ero andato da lui per fargli

gli auguri .per il suo compleanno.

Dopo la rituale esibizione degli infiniti, ricchissimi doni ricevuti, il Mare

sciallo ha parlato della situazione, indirettamente alludendo alla l·ettera del

Duce.

Ho intanto constatato che le impressioni Bodenschatz da me comunicate con

mia precedente, (3) o rispondevano alla reazione di un primo momento -e pote

vano quindi considerarsi superate in seguito a una più profonda considerazione

del documento -oppure dovevano essere state, secondo il sistema un po' enfatico dell'uomo, .grandemente esagerate. Sta in fatto che nelle dichiarazioni fattemi direttamente da Goring non ne ho trovato traccia.

Tesi di Goring (evidentemente uguale a quella degli altri grandi dirigenti):

Anche se la Germania trovasse modo di sistemare la questione polacca, l'Ingl'lilterra inventerebbe sempre ragioni nuove per esigere nuove concessioni -e continuare la guerra. Credete veramente -egli ha domandato -che gli in_glesi sarebbero pronti a trattare la pace? È soltanto dopo avere inflitto all'Inghilterra (non si tratta di distruggerla) un c colpo rude», che essa comprenderà 1a necessità di trattare, accordando una pace c a buon mercato :.. Prima, assolutamente no.

La Germania ha provato a non attaccare. Con quale risultato? L'Inghilterra crede ·Che sia per paura. Se continuasse ancora così, sarebbe ancora peggio, con l'aggravant·e ·che l'Inghilterra diventa ogni giorno rpiù forte.

In Inghi1tenra sono convinti che possono ·battere la Germania. Bisogna provare che •si sbagliano.

D'altronde, se la Germania non fa niente, l'Inghilterra finirà con l'installarsi nella Norvegia settentrionale e allora potrà riuscire a soffocare la Germania, .stringendo efficacemente attorno ad essa quel blocco che finora è semplicemente illusorio.

Ho .cercato di opporre:

La vittoria, certo immancabile, dei tedesehi non forZ'erà mai gli avversail'i a invocare la pace. Al contrario, l'esistenza di migliaia di morti da vendicare .servirà a galvanizzare il nemico e creare in lui quella ragione d'essere della _guera:a che finora invece .gli manca.

Gli anglo-francesi non possono credere di vincere i tedeschi. Essi sanno di non aver con loro -come l'altra volta -nè Italia, nè Russia, nè Giappone.

L'Inghilterra non potrebbe andare in Norvegia senza alienarsi l'America.

Se, sist·emata la questione polacca, nè gli uni nè gli altri attaccassero, la pace diventerebbe inevitabiLe anche se nè Inghilterra nè Germania la domandassero.

Goring non è parso troppo scosso da queste considerazioni: quella tuttavia -di ordine ps1colog1co -che cioè !'·esistenza di migliaia di morti da vendicare avrebbe legittimato negli avversari la guerra anche agli occhi di quelli fra essi che non volevano farla, lo ha reso evidentemente pensoso: ma egli si ·è subito ripreso, dicendo con un certo sconforto: allora sarà un'altra guerra dei 30 anni! Si noti che, cominciando, egli aveva invece detto: « bisogna finirla; noi non possiamo avere una ·guerra lunga... ».

È evidente che i dirigenti tedeschi sono dominati da due sentimenti:

il credo assiomatico nel peso decisivo della forza bruta;

il timore del blocco inglese.

La conversazione fu interrotta perchè Goring doveva andare fuori.

Credo opportuno riferirla subito perchè, avendo il Fiihrer visitato a lungo e.gli stesso Goring proprio prima di me, quasi certamente le idee del Maresciallo rispecchiano anche quelle del suo Capo (1).

(l) -Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. III, pp. 179-181 e 245-249, Washington, United States Government Printing Offlce, 1958. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Vedi D. 78.

(l) n presente documento, inviato in un solo esemplare, reca il visto di Mussolini.

96

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Tokio, 13 gennaio 1940, oTe 7,30 (peT. oTe 17).

-\mbasciata degli Stati Uniti con cui questa Ambasciata ha sempre man. tenuto ottimi rapporti, ·si mostra da qualche giorno particolarmente premurosa nei riguardi nostri. Devo dedurre che, se anche non da altre fonti, essa ha avuto notizie da questo Ministero degli Affari Esteri della mia ultima conversazione con questo Ministro degli Affari Esteri (l) tanto più, come riferisco con altro dispaccio (2), anche l'Ambasciatore di Germania ne ha avuto sentore per indiscrezione di giovani funzionari giapponesi.

97

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Tokio, 13 gennai-o 1940, ore 7,30 (per. ore 17).

Apprendo che Shiratori ha avuto conoscenza del mio colloquio con il Ministro degli Esteri (3) ed è furioso. Dice che dopo patto russo-tedesco questo è secondo tradimento subito dal Giappone. Che vuole venire qui a parlarmi e vuole scriverVi. Si comincia diffondere notizia che Ambasciata di Germania è rimasta impressionata del mio colloquio con Ministro Esteri.

Questi invece ne è assai soddisfatto e se ne vale per provare buon fondamento sua politica conciliativa verso Stati Uniti.

98

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4. Kabul, 13 gennaio 1940, ore 14,40 (per. giorno 14, oTe 3,45).

Mi riferisco notizie pubblicate in questi giorni da Radio Roma. Questo Ministro degli Affa.ri Esteri mi assicura nella forma più categorica:

l. -Non solo riunione degli Stati firmatari patto asiatico non è imminente ma all'Afghanistan non è st·ato nemmeno aceennato alla possibilità che una riunione del genere possa essere suggerita;

2. -Afghanistan non ha mai avuto intenzione prendere iniziativa trasformare Patto Saad-abad in alleanza militare: se proposta partisse da altri dell'Intesa penserebbe due volte prima accettare offerta: che a quanto risulta. nessun rilevante movimento truppe russe ha avuto luogo sulla frontiera afghana

o in genere nel Turkestan russo.

Questo Governo ritiene che almeno fin che dureranno operazioni in Fin.landia Russia non può nemmeno pensare a fare qualche cosa in Asia Centrale.

(ll Vedi D. 53.

È anche d'avviso che per ragioni geografiche e militari potenze patto non sono in grado prestal'si aiuto reciproco per cui accordi di carattere militare fra di esse servirebbero soltanto ad eccitare Russia senza alcun vantaggio pratico.

QualoLra minaccia russa cominciasse effettivamente materializzare converrebbe Afghanistan piuttosto cercare aiuto diretto Inghilterra.

(2) -Vedi D. 114. (3) -Vedi D. 53.
99

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 3. Stoccolma, 13 genna.io 1940, ore 15,20 (per. ore 19,20).

In relazione notizie insistentement·e .pubblicate dalla stampa estera circa passi che Berlino avrebbe fatto per richiamare governo svedese ai suoi doveri di Stato neutrale nel conflitto russo-finlandese, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che notizie stesse sono assolutamente infondate (1).

Sig. Gunther ha poi osservato che da qualche parte· si tenta far apparire Svezia proclive favorire politica e certi piani anglo francesi in queste regioni nelle attuali circostanze. Ministro Affari Esteri svedese dopo aver recisamente negato tali tendenze da parte questo Governo e riaffermata precisa decisione osservanza neutralità ha •concluso: « lo sono convinto che la salvezza del mio paese dipende in gran parte dalla nostra condotta». Chiestogli quale peil"icolo egli ritiene possa minacciare da parte Russia, Gunther non ha esitato a dire che devesi temere un tentativo dei Sovieti per occupare le re.gioni settentrionali della Scandinavia secondo il vecchio sogno espansionistico della Rus·sia che, circostanze permettendole, si tenterebbe di realizzare Oll'a.

100

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5. Ankara, 13 gennaio 1940, ore 15,32 (per. ore 20,45).

Telegramma di V. E. n. 651 (2).

Anche qui si maniene il più assoluto riserbo sull'eff•ettìva portata degli accordi firmati a Parigi. Mentre .confermo mio telegramma n. 3 (3), aggiungo che secondo voci non controllate e che riferisco con ogni riserva, i turchi avrebbero ottenuto dai franco-inglesi meno di quanto speravano. Il prestito fatto alla Turchia non sarebbe in valuta se non in minima parte; si tratterebbe sopratutto di un credito in merci garantito dalla produzione mineraria turca. Presso questa Ambasciata Gran Bretagna si ammette che l'Inghilterra ha dovuto concedere facilitazioni per sopperire alle difficoltà di carattere valutario e commerciale della Turchia. Nei circoli francesi si accentua che gli scambi commerciali fra

la Turchia e i paesi del vicino Oriente saranno aumentati e che gli stabilimenti bancari degli Stati sotto mandato accorderanno ·crediti e facilitazioni alla loro clientela. Da altre fonti risulterebbe che l'Inghilterra finanzierebbe parte degli acquisti tur·chi in paesi neutri. Senza dubbio con gli accordi dell'8 corrente si è voluto sottrarre alla Germania ogni possibilità di rifornimento di qualunque specie in Turchia e si è dovuto compensare la Turchia della perdita del mercato tedesco.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 515.

(2) -Non pubblicato. Ritrasmette ad Ankara e Londra il T. 18 da Parigi, per il quale vedi D 82. (3) -Vedi D. 70.
101

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38 (1). Tokio, 13 gennaio 1940, ore 18 (per. giorno 14, ore 0,25).

Perdita di terreno della Germania in Giappone, di cui posso dire che ogn:i giorno mi appaiono segni più evidenti, non deriva soltanto da difficoltà in cui Tokio si trova per risolvere problema della Cina nonchè rapporti con America, problemi entrambi nei quali amicizia con Germania non può -essere di aiuto e per il secondo dei quali essa è anzi di nocumento. Deriva anche da inattività bellica tedesca che lascia tanto più perplessi giapponesi dopo strepitosi succt!ssi germanici per terra e per mare durante le prime settimane conflitto. Vi si ag-, giunge poi accresciuta ostilità giapponesi verso i sovieti anche a causa scarso contenuto accordi testè conclusi e forse pure per timore che un giorno Germania possa mettersi con Russia. Si deve infine menzionare danno al Giappone per scarsa possibilità valersi Transiberiana per trasporti in base accordo commerciale industriale germanico. Credo soltanto vittoria militare della Germania potrebbe ora rialzarne prestigio.

Naturalmente propaganda inglese si vale di tale stato di fatto.

102

IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LA TERZA, AL MINISTRO PER GLI SCAMBI E LE VALUTE, RICCARDI

T. SEGRETO 1010/30 P. R. Roma, 13 gennaio 1940, ore 19.

Si ·trasmette seguente telegramma di Gianferrari per V. E.:

« A seguito del rapporto della Commissione ritornata dall'Italia il Ministero dell'Aeronauti,ca mi ha comunicato la decisione di fare un primo contratto di acquisto per 400 apparecchi bimotori con parti ricambio per un importo complessivo di oltre 9 milioni di sterline.

Decisioni relative altri acquisti sono in studio.

Invio rapporto a mezzo corriere con dettagli dell'affare ed i desiderata dell'Aeronautica inglese. Appena letto rapporto prego inviarmi di urgenza risposta e istruzioni necessarie».

(l} Nei documenti nn. 96, 97 e 101 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.

103

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 6. Copenaghen, 13 gennaio 1940, ore 21,28 (per. ore 23,30).

Min1stro di Sviuera accreditato anche a Stoccolma che è stato molti anni a Berlino mi ha detto ·Che personalità tedesche incontrate qua gli hanno fatto .capire che la Germania non vede di mal occhio aiuti degli Stati scandinavi alla Finlandia, soltanto desideìi"a questi siano fatti in modo riservato e prudente. È a sua conoscenza ·Che la Germania recentemente avrebbe fatto alla Svezia notevoli forniture armi a ·condizione che esse non fossero riesportate Finlandia pur sapendo che aLtrettanto materiale 'svedese avrebbe preso quella via. Fatto ehe nostro materiale di guerra destinato Finlandia sia stato fermato a Sassnitz e non al Brennero confermerebbe questa disposizione e rivelerebbe anche oppo~<>izione ultimo momento è stata provocata da indiscrezioni e conseguenti pressioni russe.

104

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 34. Londra, 13 gennaio 1940, ore 22 (per. giorno 14, ore 4,20).

Telegramma di V. E. n. 651 (1).

Da inda.gini svolte risulterebbe confermata notizia che accordi di carattere economico-finanziario testè conclusi fra Gran Bretagna Francia e Turchia comportino concessione alla Tmchia di rilevanti crediti.

Anche qui si mantiene sulla questione assoluto riserbo. Per altro, dalle informazioni che mi è stato possibile raccogliere, sembra che Gran Bretagna abbia concesso apertura 'credito di 6 (dico sei) milioni di sterline da impiegarsi per acquisti nell'imp&o e prestito ·per cassa 10 (dico 10) milioni di sterline, senz'alcun vincolo, ma con raccomandazione di analogo impiego.

Predetti crediti sarebbero rimborsabili in 10 anni e sarebbero in aggiunta a quello di analogo ammontare già concesso nel giugno scorso. Seguo questione e riservomi riferire quanto altro potrà eventualm~nte risultarmi al riguardo.

105

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 8. Berlino, 13 gennaio 1940 (per. giorno 15).

Telegramma dell'E. V. n. 608 del 29 dicembre u. s. (2).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi ha fatto conoscere oggi che i sei vagoni contenenti i nostri apparecchi e rimasti fermi a Sassnitz, sono stati avviati, a spese delle Ferrovie del Reich, verso il Brennero.

Nell'occasione mi è stato ancora una volta ripetuto come una delle ragioni di questa misura da parte tedesca debba essere ricercata nel grande clamore fatto dalla stampa svedese nei primi tempi del conflitto finlandese circa un preteso invio dall'Italia in Finlandia di molte diecine di apparecchi da guerra.

(l) -Non pubblicato. Vedi D. 100 nota l. (2) -Non pubblicato. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, DD. 588, 603 e 682.
106

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 13. Sofia, 13 gennaio 1940 (per. giorno 16).

Telecorriere V. E. n. 574/C del 10 corrente (1).

Circa rifiuto opposto da parte bulgara invito sovietico patto garanzia, qui nonostante ammissioni alcune personalità bulgare, si è sempre negato siasi trattato effettive proposte. Mi richiamo in particolare mio telegramma 247 del 23 ottobre u. s. (2): tesi allora prospettata da Ministro di Bulgaria Berlino era che da parte sovietica fossesi proposto patto mutua assisttmza cui Bul.garìa rispondeva offrendo patto non aggressione. Kiosseivanov però ha sempre negato che proposte o controproposte abbiano mai avuto corso, mentre sua preoccupazione che accordi tecnici negoziati potessero derivare nel campo politico, era evidente.

Rnerrei probabile che se patti politici sia stato parlato e a meno di qualche personale imprudenza Ministro bulgaro Mosca cui sentimenti filosovietici sono noti, ciò sia avvenuto in modo inufficiale forse in occasione visita deputati bulgari Mosca agosto scorso cui contatti capitale sovietica sono stati indubbiamente determinati per ripil"esa contatti fra i due Governi.

Confermo che qui continuasi mettere in luce sostanziale apoliticità avvonute stipulazioni.

107

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. Belgrado, 13 gennaio 1940 (per. giorno 16).

L'incontro di Venezia ha sollevato un enorme interesse nell'opinione pubblica di tutto il Paese. I commenti della stampa sono stati scarsi e poco rilevanti; ma tutti si chiedono, con interesse non sempre privo di perplessità, quale pa!I"te la Jugoslavia potrebbe essere chiamata a sostenere, fra Ungheria e Romania, qualora si verificassero le eventualità prese in considerazione a Venezia.

Presso questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato detto che si era molto ansiosi di avere informazioni autentiche su1 colloquio, informazioni, che, nell'assenza di Christié da Roma, erano tuttora mancanti. Le prime impressioni romene segnalate da quella Legazione di Jugoslavia erano state ottime. Tuttavia non è passato qui inosservato il significato dell'editoriale del Pester Lloyd

nel quale si riaffermava che l'Ungheria manteneva intatte tutte le sue rivendicazioni e <ehe si riservava di realizzarle in un momento che fosse opportuno non soltanto per gli interessi ungheresi ma anche per quelli europei, e in pieno accordo con l'Italia.

E poichè per un consolidamento della situazione in tutto il settore danubiano-balcanico, ·consolidamento che qui in g·enere si ritiene opportuno a tutti gli effetti e non soltanto in vista del perico1o russo, si considera condizione di primordiale importanza il raggiungimento di un'amichevole intesa tra Ungheria e Romania, ogni segno di intere·ssamento dell'Italia in questo riguardo viene salutato con particolare soddisfazione. Smilianié mi ha accennato con compiacimento ad alcuni passi di recenti articoli di Gayda che, mi ha detto, gli sono sembrati essere in perfetta armonia con il punto di vista jugoslavo.

D'altra parte qui non .si nasconde un certo scetticismo di fronte aLla possibilità, che corisponde in sostanza alla tesi sostenuta dal Pester Lloyd, di assicurare una fruttuosa <Collaborazione politica ungherese-romena sulla base di un rinvio a tempi mLgliori della soluzione del problema minoritario. Si teme che l'ombra deLle rivendicazioni ungheresi, non soddisfatte e neppur chiaramente formulate, possa ingenerare diffidenza fra i due paesi proprio nel momento in cui potrebbe essere più necessaria e più u11gente una l·eale .collaborazione.

Lo stesso Smilianié mi ha detto però che a Bucarest, in mancanza di una migliore, si vedrebbe in fondo con favore anche una soluzione del genere, preceduta naturalmente da un accor:do di massima sul trattamento delle minoranze. E d'altlra parte, nè a Bucarest nè a Belgrado si perde di vista l'importanza decisiva che avrebbe l'azione dell'Italia nell'assicurare una cooperazione fra tutti gli interessi di fronte ad un eventuale comune pericolo.

Che di questi problemi, e anche in maggior dettaglio, si sia parlato nell'incontro di Versec tra Re Carole il Principe Reggente dio cui al mio telegramma

n. 5 (1), non è dubbio; sebbene qui e, in un secondo tempo anche a Bucarest, la notizia sia stata smentita essa è data per sicura in tutti gli ambienti bene informati, e, come ho detto, non mi è ·stata nè confermata nè smentita presso questo Ministero degli Affari Esteri. Incontri di questo genere, cioè in forma strettamente privata, non sono una cosa nuova, dati gli stretti legami di parentela fra le due dinastie, e possono essere motivati anche pUll'amente da ra.gioni e interessi familiari. Ma il fatto che l'incontro abbia avuto luogo poco dopo quello di Venezia e poco prima della riunione dell'Intesa balcanica a Belgrado, basterebbe per fal'lgli attribuire un contenuto politico.

Ad ogni modo 1o scambio di vedute non può essere stato che preliminrure e informativo. A Belgrado evidentemente si aspetta di conoscere qualcosa di preciso sull'incontro d'i Venezia e qualora le intese raggiunte con l'Ungheria appari·ssero di natura impegnativa e concreta, si aspetta di conoscere in qual modo, in dipendenza della situazione geografica jugoslava, Roma si raffigura la prurtecipazione di questo Paese nel sistema apprestato a difesa contro il pericolo bolscevico.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. lO da Mosca. Vedi D. 29. (2) -Vedi D.D.T., Serie IX, vol. l, D. 861.

(l) Vedi D. 93.

108

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7. Bucarest, 1.1 gennaio 1940 (per. giorno 16). Questo Ministro degli Esteri mi ha detto che .pur perdurando ancora la mancanza di contatti politici diretti con il Governo sovietico sia a Bucarest che a Mosca, gli vengono tuttavia, in questi ultimi tempi, riferite da talune Legazioni romene all'estero dichiarazioni di Rappresentanti sovietici dirette a smentire intenzioni aggressive del Governo di Mosca nei confronti della Romania. Gafencu pure rilevando la concomitanza di tali rapporti, non mostrava pe

raltro di attribuirvi soverchia importanza quale reale indicazione dell'atteggiamento sovietico.

109

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2. Londra, 13 gennaio 1940 (per. giorno 17). Telegramma di V. E. n. 297 (1). Come è noto a V. E., questa Ambasciata si tiene in costante contatto col Ministero della Guerra Economica per risolvere tutte le questioni derivanti dallo 'stato di guerra in merito ai traffici marittimi, segnalando in particolare i casi di fermi di piroscafi o di merci onde ottenere un solledto rilascio. Tali scambi di vedute hanno luogo spesso più volte nella stessa giornata, sia di persona che per telefono o per corrispondenza, e non posso a meno di riconoscere che da parte dei funzionari competenti, ai quali questo Governo ha dato istruzioni di facilitare al massimo la soluzione delle questioni predette, viene mostrata in ogni occasione la migliore buona volontà per venire incontro ai nostri desideri. Credo peraltro opportuno di informare V. E. che il predetto Ministro ha fatto rilevare, in via di conversazione, che esso si augura che molte delle questioni sia di indole generale sia riferentesi a casi particolari continuino a essere direttamente trattate a Roma nel Comitato anglo-italiano dato che esso è stato costituito arppunto allo scopo di esaminare e dirimere sul posto tutte le questioni di cui si tratta e che, fra l'altro, esso può venire più celermente in possesso di tutta la documentazione delle ditte e degli enti italiani atta a facilitare tale compito. In conclusione, ho avuto l'impressione che il Ministero della Guerra Economica <sia d'o:pinione che sarebbe più ,conveniente che le questioni in oggetto fossero prevalentemente trattate nella Commissione mista appositamente istituita. la quale sarebbe, a suo avviso, in grado di risolverle con maggior celerità.

evitando anche che le stesse questioni siano discusse contemporaneamente in due luoghi diversi.

Qualunque sia la decisione che codesto Ministero crederà di adottare, per parte mia continuo e continuerò a svolgere ogni opportuna azione con questi competenti Ministeri per ottenere una rapida soluzione di tutte le questioni in discussione.

110.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 451/124. Washington, 13 gennaio 1940 (per. giorno 26). È apparsa ieri su questa stampa una nota della Associated Press sul « riavvicinamento fra due potenti neutri -gli Stati Uniti e l'Italia>. In tale nota, datata da Washington-mentre le migliorate relazioni amichevoli fra i due Paesi sono definite il più importante sviluppo nella recente politica estera degli Stati Uniti-viene accennato ai seguenti segni di questo miglioramento di atmosfera: lo studio in corso presso questo Governo per l'abolizione da parte degli Stati Uniti della sopratassa sulla importazione delle ~sete italiane; il recente cordiale colloquio del Presidente Roosevelt con l'Ambasciatore d'Italia (1); la cessazione delle violente ,critiche fra la stampa dei due paesi, numerose e frequenti sino a qualche mese or sono. Tale mutamento, secondo la nota di cui si tratta, sarebbe motivato in parte dal fatto che ambedue i paesi si trovano di fronte a vari problemi consimili, derivanti dal comune stato di neutralità nonchè per aver essi un uguale interesse a che la guerra non si estenda. Altre determinanti del miglioramento dei rap· porti sarebbero l'atteggiamento americano e italiano nei riguardi della Russia in seguito alla sua aggressione contro la Finlandia e gli aiuti che tanto l'America quanto l'Italia hanno fornito a questa Nazione, l'una con prestiti, l'altra con l'invio di aeroplani. Menzione viene altresì fatta, come di un segno di più stretti rapporti, delle intensificate comunicazioni fra New York, Napoli e Genova a seguito dell'inizio del servizio it"egolare dei piroscafi americani Manhattan e Washington. La nota dell'Associated Press, più che per il suo contenuto intrinseco, ha valore in quanto rap.pi·esenta il primo autorevole accenno diretto di stampa all'argomento. Non erano invero mancati qua e la nei giornali spunti civca l'apprezzamento della condotta dell'Italia da parte dell'opinione pubblica americana, in seguito al conflitto europeo. Ma un diretto rilievo da parte di un'importante voce di stampa quale l'Associated Press, non aveva ancora registrato il miglioramento dell'atmosfera generale di questo paese nei nostri confronti. L'Italia va riacquistando il favore della opinione pubblica nord-americana in quanto, dall'inizio del conflitto europeo, questa constata che il Paese che la propaganda interna americana dipingeva quotidianamente come uno degli elementi .pertUil"batori della pace del mondo, è stato invece nei momenti difficili un elemento equilibratore ed un freno al dilagare della ,confusione e della guerra.

Dopo la sorpresa e il disorientamento che questa realtà ha inaspettatamente provocato, si è iniziato gradualmente il mutamento nei nostri riguardi, parallelo.

seppure in senso inverso, a quel mutamento che l'opinione pubblica veniva subendo nei riguardi del comunismo. Quelle simpatie ideologiche che alcuni ambienti -fra queUi cosidetti intellettuali -nutrivano per l'« esperimento bolscevico » e che, nonostante si manifestassero più in superficie che in profondità, avevano peraltro un loro peso in molti riflessi pratici della vita del paese, sono infatti venute improvvisamente a impallidire, in un primo tempo a seguito dell'accordo germano-sovietico, e a scomparire rapidamente, in un secondo tempo, col verificarsi dell'aggressione sovietica in Finlandia. Vari !Provvedimenti anzi, in relazione all'ondata di riprovazione pubblica verso il bolscevismo, rappresentano una netta presa di posizione contro l'Unione Sovietica (embargo morale, ritiro d.i tecnici americani dall'U.R.S.S., licenziamenti di personale ·sovietico nell'industria americana, comitati di aiuto per la Finlandia, ecc.).

La parola fascismo, che veniva prima usata come antitesi di democrazia (termine vago, ma carissimo agli orecchi americani, dietro il quale si contrabbandano i prodotti più vall"i) oggi già viene usata, se non con corretta precisione, almeno con mag.giore parsimonia, e con una evidente volontà di essere cauti. E così nel quotidiano attacco alle « dittature» ed ai « dittatori » già viene fatta tacitamente la discriminazione nei riguardi dell'Italia, essendo questi termini ora riservati particolarmente alla Germania e alla Russia Sovietica. Di più, nell'elenco delle forze che ·si oppongono ad un'eventuale nuova spinta « nazistacomunista » in Europa, l'Italia fascista viene considerata -in relazione alla sua azione per una solidarietà ba1c,anica --fra i paesi che mirano alla tutela di un ordine europeo.

Mentre, così, la stampa e la radio hanno cessato di alimentare nella massa americana una ostilità al nostro Paese, ,giungendo anzi a unire i nomi degli Stati Uniti e dell'Italia, come avviene ad esempio nei riguardi del conflitto finnosovietico, l'opinione pubblica non ha mancato anche essa di modificarsi in conformità. E ciò che più colpisce l'uomo della strada, e se ne hanno quotidiane prove nelle spontanee manifestazioni delle persone più umili, è che « Mussolini stia aiutando i finlandesi». Constatazione, questa, che viene fatta con un certo senso di lieta sorpresa e di simpatia e che in un certo sensa crea, nelle menti non molto istruite e nella ·sensibilità politica non molto raffinata di queste masse, la inattesa nozione ·che l'Italia fascista è qualcosa di diverso dal nazional-socialismo che non si intende e che oscuramente si teme, e qualcosa di avverso al bolscevismo che qui ·si comincia ad odiare.

Il Governo, per mezzo di alcune recenti manifestazioni, ha sanzionato, in un certo senso, questa variazione di stato d'animo nei riguardi dell'Italia, dando a divedere che esso si rende conto del valore del fattore italiano in relazione allo sviluppo degli avvenimenti e alla futura risoluzione dei gravi problemi int&nazionali che l'ora attuale prospetta.

Sul futuro accentuarsi o meno di tale atteggiamento nei nostri riguardi influirà evidentemente il corso degli avvenimenti europei e particolarmente le forme e le mosse dell'attività politica italiana.

Ma oggi un mutamento in senso favorevole si manifesta ed è d'uopo con

statarlo.

(l) Non pubblicato.

(l) Vedi D. 37.

111

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 375/116. Berlino, 13 gennaio 1940 (1).

Ho desiderato conoscere se e quali ripercussioni la lettera del Duce avesse avuto negli ambienti militall"i. L'elemento più adatto allo scopo mi è sembrato l'Ammira.glio Canaris., che ho fatto quindi avvicinare da Marras. Ecco ora quanto questi mi rifeds·ce sull'argomento:

« Canaris aveva già avuto conoscenza generica della nota lettera dal Sottosegretario Weizsacker in via assolutamente confidenziale e con preghiera di non accennare neanche al gen. Keitel.

Mi ha detto di non essell"e a conoscenza delle impressioni del Fiihrer. Come sua opinione personale mi ha aggiunto essere sua convinzione che-il Fiihrer avrà veduto nella lettera una grande prova di sincerità e di amicizia, ma che essa non potrà modificare le decisioni di Hitler. Queste decisioni ·sarebbero già state prese da quanto ho potuto capire dai vaghi accenni di Canaris, nel senso di una grande offensiva, la quale potrebbe anche verificarsi prossimamente.

L'offerta della ricosiituzione di una piccola Polonia non sarebbe -secondo i tedeschi -sufficiente per indurre l'Inghilterra a trattative. Canaris mi ha anche detto che il Fiihrer sente che l'Italia non ha fiducia nella vittoria tedesca.

Sempre secondo Canaris qui non si ha la sicurezza che una grande offensiva possa dare risultati risolutivi, ma si pensa che soltanto a.Uraverso l'azione militare e dopo sanguinose operazioni le Potenze occidentali sruranno costrette a riflettere sulle gravi conseguenze che avrebbe il prolungamento della guerra.

Canaris è di opinione che la guerra debba finire entro l'anno, ma ha evitato dì chiarirmi in .che modo. Ho interpretato che attualmente si pensi d~ non foczare fino alle estreme conseguenze questa guerra prematuramente affrontata e si preferisca una pace di compromesso, la quale, come già accennato, potrebbe dopo una o più sanguinose operazioni militari essere vivamente desiderata anche dagli avversari.

Durante la lettura Canaris mi ha espresso la sua piena concordanza su tutti

i punti :principali della lettera, mettendone in evidenza la chialt"ezza, la preci

sione e la sincerità. In particolare concorda nell'apprezzamento delle dannose

ripercussioni dell'intesa ,germano-sovietica suHa Spagna e del trattamento fatto

ai polacchi.

Egli ha aggiunto, a titolo personalissimo:

-il .contegno della Polizia segreta in Polonia è obbrobrioso non soltanto

nei riguardi dei polacchi, ma anche degli ebrei; tuttavia esso risponde alle

direttive del Fiihrer;

-non è interesse della Germania che la Finlandia sia soppressa;

6 -Documenti diplomatici· Serie IX· Vol. III.

-la Russia è 'Sostanzialmente nemica della Germania e spera che questa

sia sconfitta. Essa non è in condizione di agire nei Balcani prima di avere liqui

dato l'impresa finlandese;

-per il momento non sembra che i franco-inglesi siano in condizione di

agilre nel vicino Oriente, a causa della limitazione delle forze e delle difficoltà.

dei trasporti :. (1).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

112

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 383/104. Washingt.an, 13 gennaio 1940 (per. giorno 26)..

Miei telegrammi n. 275 (2) e n. 280 (3) del 24 e 26 dicembre u. s.

L'iniziativa del Presidente Roosevelt d'inviare un suo rappresentante per

sonale presso il Sommo Pontefice è stata accolta con profonda simpatia negli

ambienti cattolici e con pressocchè unanimità di consenso negli ambienti pro

testanti.

Tale iniziativa ha un doppio aspetto, internazionale ed interno. Mentre da

una parte è diretta a marcare l'interesse che il Presidente porta alla situazione

europea e ad una soluzione dell'attuale conflitto, d'altra parte è diretta ad

accattivarsi le ma-sse irlandesi -cattoliche il cui isolazionismo ha reagito, nello

stesso partito democratico, in senso contrario alle passate manifestazioni, sia.

pure solo ideologLcamente, interventiste del Presidente.

Il fatto poi che il messaggio natalizio al Sommo Pontefice sia stato accom

pagnato da messaggi pressochè analoghi al Presidente del supremo organo

federativo delle chiese protestanti americane (Federal Council of the Churches

of Christ in America) e al maggiore esponente israelitico degli Stati Uniti (il

Rabbino Ciro Adler, Presidente del Seminario Teologico Ebraico), ha inqua

drato la missione di Myron C. Taylor in una specie di mobilitazione morale

delle forze religiose degli Stati Uniti che ha toccato onde sensibilissime del

latente idealismo nord-americano e al tempo stesso dissipato ne,gli ambienti.

protestanti ogni ragione di sospetto su una mossa che, in altre condizioni o in.

altri n:wmenti, avrebbe sus.crtato violente reazioni.

Per altro non sono mancati negli ambienti più retrivi del protestantesimo

degli Stati Uniti voci dissenzienti. Esponenti della Chiesa Battista, di cui è nota.

l'ostilità preconcetta al Cattolicesimo, hanno indirizzato al Presidente una mo

zione facendosi eco delle apprensioni ,sul carattere della missione Taylor e so

pratutto del timore che essa possa costituire una larvata istituzione di rapporti

diploma'tici fra Stati Uniti e Santa Sede.

Il Presidente non poteva, in anno di campagna elettorale, ignorare le ap

prensioni di una 'setta dominante nel Sud degli Stati Uniti e ha convocato l'&

corrente alla Casa Bianca gli esponenti della Chiesa Battista per uno scambi()

di vedute al quale hanno preso parte anche rappresentanti di altre sette, quali

l'Avventista e la Luterana, che avevano espresso dubbi e preoccupazioni sulla missione Taylor.

Ad essi il Pres.idente Roosevelt avrebbe confermato la tradizionale politica religiosa nord-americana, di neutralità nei confronti dei vari credo e avrebbe dichiarato formalmente come Myron C. Taylor non avrebbe avuto funzioni diplomatiche ma solo quelle di suo rappresentante personale. A sottolineare tale carattere egli ha messo in rilievo come il sig. Taylor non avrebbe dimorato a Roma, ma bensì nella sua villa a Firenze recandosi al Vaticano solo quando fosse necessario.

Il Presidente ha aggiunto che non intende dare aJ sig. Taylor delle precise istruzioni, giacchè il suo compito consisterà nel prendere un diretto e generale contatto con il Vaticano. A tale proposito Roosevelt ha aggiunto, ciò che ha altresì confermato nella consueta conferenza stampa settimanale, che egli non ha in mente alcun peace pTOposaL bensl peace ideals.

Il sig. Taylor, che è venuto ieri a farmi visita, mi ha confermato il carattere della sua missione presso la S. Sede, quale accennato dal Presidente. Si è dichiarato lietissimo di ritornare in Italia ed ha detto che mentre risiederà nella sua villa di Firenze, avrà anche un appartamento all'Albergo Excelsior dove si troverà anche il suo ufficio romano, al quale sarà assegnato stabilmente un segretario.

Dalla conversazione col sig. Taylor, che mi ha promesso di tornare da me prima del suo imbarco per l'Italia verso la metà del prossimo febbraio, mi è parso comprendere che l'intendimento del Presidente nell'inviare il suo rappresentante presso il Sommo Pontefice sia stato quello di avere già un collegamento con la Santa Sede, quando si parlerà di proposte di pace, proposte che Roosevel't non intenderebbe avanzare, bensì appoggiare qualora il Sommo Pontefice si facesse, al momento opportuno, iniziatore di passi per risolvere l'attuale conflitto. A questo proposito il sig. Taylor ha accennato di sfuggita che il Presidente non potrebbe infatti esporsi a veder fallire una sua eventuale iniziativa come avvenne per il suo appello della scorsa primavera (1).

(l) -II presente documento reca il visto di Musso!ini. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 716.
113

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Sofia, 14 gennaio 1940, ore 1,15 (per. ore 11,45).

Mio rapporto n. 34 del 5 corrente (2).

Presidente del Consiglio mi ha detto che nel congedarsi Bucarest dal Ministro di Bulgaria partente, e contrariamente ai discorsi piuttosto riservati che erano stati da questo scambiati con Gafencu, Tatarescu avrebbe parlato di buona volontà e « concessioni > romene alla Bulgaria. Attendeva peraltro avere maggiori ;particolari di tali colloqui. Mi ha soggiunto che anche durante attra

versamento missione bulgara, di ritorno da Mosca, in Romania si era statt larghi di speciali cortesie.

D'altra parte anche in Jugoslavia era stato chiesto a quel Ministro di Bulgaria nell'imminente riunione Intesa balcanica di precisare rivendicazioni bulgare, cosa che peraltro non è stata fatta, giacchè Presidente del Consiglio mi ha detto ·che non intende assumere svantaggio di una iniziativa indeterminata mentre aspirazioni Bulgaria sono ampiamente note.

Nella circostanza ha tenuto ancora precisarmi che queste sono rivolte verso le tre frontiere: e doè Dobrugia meridionale, territori perduti da Bulgaria ultima guerra di Tracia e regione Caribrod. Presidente del Consiglio non crede tuttavia prossima riunione balcanica si vorranno e potranno porre questioni territoriali.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 47. Tokio, 14 gennaio 1940, ore 1,20 (per. ore 20,45). Ambasciatore di Germania, che non avevo incontrato da qualche tempo, è venuto chiedermi se fosse vera la voce da lui udita secondo cui avrei spinto Giappone a non concludere patti con i Sovieti ed intendersi con America (1). Tale voce era qui giunta anche ai corri!\I)ondenti tedeschi ma egli aveva dato istruzioni sospenderne invio Germania. Mentre egli si stava qui adoperando per conclusione patto di non aggressione nippo-russo, se una rivelazione simile fosse stata telegrafata daUe Agenzie alleate avrebbe avvantaggiato Inghilterra facendo apparire rotto accordo italo-tedesco in Estremo Oriente. Ho risposto effettivamente avevo manifestato a Ministro degli Affari Esteri speranza che Giappone riuscisse intendersi con gli Stati Uniti d'America ma che ciò corrispondeva a nostra politica pacificatrice nonchè così a ottimi rapporti esistenti da tempo con il Giappone come a quelli testè migliorati con l'America. Non comprendevo perchè si preoccupasse di quanto potessero telegrafare Agenzie alleate essendo ·ormai noto alla stampa non solo occidentale ma anche giapponese che noi seguiamo una politica anti-sovietica ed essendo occhi Tokio volti oggi Washington se non a Londra. D'altra parte parecchio tempo fa mi aveva egli stesso ammesso essere difficile alla Germania ottenere dai Sovieti effettiva rinuncia loro politica Estremo Oriente e adoperarsi efficacemente per stipulazione patto di non aggressione, tanto più che Tokio nella presente situazione internazionale preferisce forse non legarsi con nessuno. Collega non ha obiettato anzi ha convenuto o quanto meno mostrato convenire. Appariva parecchio scoraggiato e nel congedarsi ha manifestato speranza Russia non nuocerà gravemente relazioni fra nostri Paesi. Può essergli rincresciuto sapere che avevo consigliato Ministro degli Affari Esteri accor

darsi con America. Ma non poteva ignorare quello che sulla nostra politi.ca antisovietica aveva già detto Shiratori a Oshima ed a qualche giornalista. Non

Il) Vedi Documents an German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 549.

ho bisogno assicurare che nel colloquio con Nomura parola G&mania non fu pronunciata. Non so da chi esattamente sia venuta indiscrezione. Ma so che è frutto di una conversazione di un giovane funzionario del Ministero degli Affari Esteri con un segretario tedesco avvenuta non più tardi di 48 ore dopo mio colloquio con questo Ministro Affari Esteri. Ciò è nuova prova delle difficoltà mantenere qui segreti eccetto quando li si confidino ai militari.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11. Sofia, 14 gennaio 1940, ore 1,45 (per. ore 11,15).

Mio telegramma n. 9 (1).

Circa incontro Venezia Presidente del Consiglio mi ha mostrato vivissimo interesse e completa adesione affermazioni comunicato finale incontro. Mi ha soggiunto che attuale delicatissimo momento attitudine di distensione e temporeggiamento si impone e che tale attitudine adottata dall'Italia la porrà in condizioni di essere arbitra pace.

Mi ha accennato, nell'eventualità di una mia prossima andata Roma volermi parlare dopo aver avuto colloquio con Ministro Bulgaria in Bucarest qui atteso. Ed in base a queste impressioni egli si dispone considerare problema revisionismo Bulgaria in rapporto suo possibile inserimento nel quadro attività politica segnata da incontro Venezia.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13. Sofia, 14 genna.io 1940, ore 1,45 (per. ore 11,4ij),

Mi riferisco al mio telegramma n. 2 (~).

Kiosseivanov che ho visto ora mi ha commentato ·comunicato suo incontro con Menemencoglu già diramato Agenzia Telegrafica bulgara: con penultimo capoverso relativo misure turche e bulgare decompressione militare frontiera, egli ha inteso stabilire pubblico documento attitudine reciproca al riguardo· finora non impegnativa; circa ultimo capoverso mi ha fatto notare che mentre Governo turco afferma intendimento rispettare neutralità bulgara, Governo· bulgaro !imitasi .confermare osservanza propria neutralità.

Presidente Consiglio mostravasi perciò tanto più soddisfatto incontro in quanto che, nonostante carattere più personale che ufficiale di esso, erano stati raggiunti risultati concreti, mentre contrariamente sua preoccupazione nessun accenno vi era stato eventuale adesione Bulgaria blocco e Intesa balcanica. Invece era stato possibile esposto molto chiaro ed aperto politica Bulgaria accolto con manifesta buona disposizione turca.

Ho chiesto se pertanto si dovevano ora attendere misure ritiro truppe turche dalla Tracia. Presidente del Consiglio mi ha risposto che già a seguito

suoi passi, di cui al mio telegramma n. 107 (1), Saracoglu, dimostrandosi rammaricato sospetti bulgari, aveva assicurato anche precedentemente che rilevanti unità erano state ritimte; ma che comunque costituiva importante elemento tranquillità dichiarazione implicante concentramento Tracia non potrebbe minacciare ·in alcun caso neutralità Bulgaria. Poichè accennavo ad altre ragioni loro presenza, mi ha replicato non potersi escludere tuttavia dubbio truppe stesse venissero mantenute nell'eventualità loro impiego apertura fronte orientale in territorio romeno, tanto più che anche Menemencoglu, a proposito di possibili complicazioni regioni del Caucaso aveva affermato che conflitto non si sarebbe potuto risolvere efficacemente in Oriente fuori del territorio europeo.

Kiosseivanov osservava tuttavia ciò contrasterebbe con altre affermazioni dello stesso Menemencoglu che gli aveva dichiarato aver tenuto testè far valere suoi colloqui Parigi e Londra pers1stenza neutralità Turchia, e con alcune recenti dichiarazioni di Saracoglu al Ministro d'Ungheria in Angora che le aveva riferite a quel Rappresentante di Bulgaria; che in caso occupazione sovietica Bessarabia Turchia non solo non avrebbe preso iniziativa ma non avrebbe neppure consentito attraversare Stretti ai franco-inglesi. Concludeva perciò che stesso Governo turco non sarebbe forse in grado di attenersi determinazioni molto precise essendo praticamente a rimorchio del Governo britannico che profonde oltre tutto somme ingentissime per .consolidare, come avrebbe ammesso Menemencoglu medesimo, propria posizione politica (2).

117.

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7. Brmselle, 14 gennaio 1940, ore 13 (per. ore 20,45).

Nuova ondata allarmismo circa un'azione tedesca contro Olanda Belgio ha determinato misure militari molto simili mobilitazione generale con richiamo dei soldati in congedo domenicale (3).

In ambienti di questo Ministero Esteri si lascia credere con mezze frasi che oltre ai movimenti sulle frontiere avrebbero influito a determinare queste misure militari alcuni avvertimenti provenienti da qualche grande paese neutrale.

Altra ipotesi è che Germania eserciti minacce in relazione accordi belgi franco-inglesi per sventare mobilitazione.

118.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 27/11 R. Roma, 14 gennaio 1940, ore 20,50.

Stampa internazionale mette in rilievo esistenza di una nota spagnola al Papa, nella quale Governo Madrid offrirebbe al Vaticano propiria collaborazione per qualsiasi tentativo pace e per lotta contro bolscevismo.

In particolare secondo un messaggio United Press Governo spagnolo si -dichiarerebbe pronto associarsi qualsiasi azione che Vaticano intendesse svol· ,gere in collaborazione con Italia e Stati Uniti ai fini pace.

Pregasi telegrafare quanto possa risultarVi al riguardo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 17.

(l) Non pubblicato.

(2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D. VIII, cit., D. 564. (3) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D. VIII, cit., D. 532.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

"TELESPR. 211/90. Budapest, 14 gennaio 1940 (per. giorno 17). Come appare anche dal consenso unanime della stampa, su cui ho ampia.mente riferito, il convegno di Venezia è stato aecolto in Ungheria con la più grande soddisfazione e simpatia dalla grandissima maggioranza dell'opinione pubblica ungherese e .commentato in ogni ceto di persone nel modo più favorevole e entusiastico. Benchè nulla ne sia trapelato nella stampa Ggli organi del partito crocefrecdato hanno registrato con eguale entusiasmo il convegno ma insistentemente parlando di asse Roma-Berlino), mi è stato segnalato da fonte confidenziale, che mi riservo tuttavia controllare benchè la notizia appaia verosimile (dato il noto carattere del partito), che il partito nazionalsocialista crocefrecciato avrebbe tenuto domenica una riunione, in ·cui il capo parlamentare del movimento, deputato Hubay avrebbe in un suo discorso dichiarato « di registrare .con apprensione il fatto che l'Ungheria si è posta sotto ie direttive dell'Italia, ·deviando dalla strada indicata da Giulio Gombos secondo il quale l'Ungheria ·doveva porsi in primo luogo accanto alla vittoriosa nazione germaniea ». Le stesse informazioni mi sono state confermate dal Capo dell'Ufficio .Politico della Polizia (che è anche notoriamente il più accanito persecutore .del movimento). Egli ha aggiunto che Hubay, come gli avevano rifedto suoi .agenti intervenuti alla riunione, avrebbe sostenuto che occorreva che l'Ungheria rivolgesse lo sguardo piuttosto alla Germania; aveva invitato a pregare per la vittoria delle armi tedesche e a combattere la propaganda antigermanica, sostenendo che il regime nazista, piuttosto che quello fascista aveva realizzato il vero « stato del lavoro », attuando le migliori condizioni morali e materiali ,per le <:lassi lavoratrici.

120

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. 28. Mosca, 15 gennaio 1940, ore 14 (per. ore 17,30). Giornali pubblicano seguente comunicato sui rapporti sovietico ungheresi: « Ieri Ministro Ungheria ha visitato Vice Commissario Esteri Potemkin e gli

ha fatto seguente dichiarazione ufficiale: "Vengono diffuse in questi ultimi temp'i voci tendenziose circa i negoziati che hanno avuto luogo recentemente .a Venezia tra Ministro Esteri ungherese Csaky e Ministro Esteri Italia Ciano.

-5i afferma che suddetti negoziati italo-ungheresi erano diretti contro Unione Sovietica. Governo Ungheria considera necessario smentire in forma categorica tali affermazioni. Esso crede opportuno aggiungere che a Venezia non è stato esaminato problema di organizzare un blocco di Stati qualsiasi. Ministro Ungheria ha chiesto di portare predetta comunicazione a conoscenza del Governo dell'U.R.S.S. " ».

121

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. RISERVATO 29/43 R. Roma, 15 gennaio 1940, ore 17..

Vostro telegramma 6 (1). Potrete far sapere a Gafencu che non ho particolari indicazioni o suggerimenti da dargli in relazione prossima riunione Intesa balcanica.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 30. Mosca, 15 gennaio 1940, ore 18,12 (per. ore 23,30)_

Telegramma di V. E. n. 4 (2).

Potemkin mi ha detto che risposta Governo sovietico alla nota del 2 dicembre è stata inviata all'Ambasciata U.R.S.S. a Roma in questi giorni. Risposta è negativa. Potemkin mi ha spiegato che Sojuneft-Export è ente indipendente e che Governo sovietico non poteva essere tenuto responsabile per inadempienza contratto. Ho risposto Sojuneft aveva cessato fornitura appunto per disposizioni precise del Gove~no •sovietico. Egli ha allora precisato che ragioni di forza maggiore potevano essere invocate da Sojuneft che deve attenersi agli ordini del suo Governo. Ha continuato dicendo Governo sovietico aveva dovuto prendere tali ml.sure a causa forte aumento consumo interno per ·campagna finlandese. Ho ribattuto che dopo interruzione contratto italiano ed anche dopo inizio campagna finlandese U.R.S.S. aveva firmato accordo commerciale con Lettonia Estonia e Bulgaria che p.revede consegna nafta. Potemkin ha risposto che quantitativo non era importante. Andamento conversazioni mi ha confermato· impressione che sospensione fornitura nafta non sia dovuta soltanto a ragioni commerciali benchè sia esatto ·Che consumo interno è enormemente aumentat() questi ultimi tempi. Benzina scarsa anche a Mosca.

123

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

':['. PER FONODlSCO 35. Londra, 15 gennaio 1940, ore 22_

A ·seguito mie precedenti ·segnalazioni in merito info~mo che Governo britannico ha inviato risposta ufficiale alla notifica a suo tempo ricevuta relativamente aila «zona di sicurezza» prevista dalla dichiarazione· di Panamà.

Nota britannica risponde a nota di prÒtesta inviata in data 20 dicembre

u. s. dal Presidente della Repubblica panamense, a nome di 21 stati americani partecipanti alla conferenza di Panamà, per scontro navale anglo-tedesco avvenuto il 13 dicembre al largo delle coste uruguayane ed altri atti bellici compiuti da navi di paesi belligeranti in acque americane. La comunicazione britannica precisa il punto di vista di questo Governo sulla questione e pur non respingendo i prindpi contenuti in nota dichiarazione, ne subordina il riconoscimento a tante ·COndizioni che la loro attuazione pratica appare assai difficilmente realizzabile. La nota termina con riserva di ogni .pieno diiritto di belligeranza di fronte ad atti bellici da parte Germania. Le note in questione, di cui riservomi trasmettere testi, verranno date domani alla ·stampa.

(l) -Non pubblicato. Ripete intenzione romena di cui al 5° capoverso del D. 59. (2) -Vedi D. 73.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. PERSONALE 30/12 R. Roma, 15 gennaio 1940, ore 22,30.

Vostro 46 (1). Sospendente ogni ulteriore azione ed astenetevi dal prendere qualsiasi iniziativa (2).

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO TOSCANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 20)

T. 31. Mosca, 15 gennaio 1940 (3).

Come ho riferito con telegramma n. 30 (4) mi .sono recato stamane da Vice Commissario Affari Esteri per questione nafta. Prima di prendere congedo Vice Commissario mi ha chiesto se dichiarazioni fatte ieri da questo Ministro di Ungheria (mio telegramma n. 28) (5) erano state concordate pr·eventivamente con il Governo italiano. Ho risposto non avere alcuna notizia al riguardo_ Potemkin evidentemente molto soddisfatto delle dichiarazioni ungheresi ha continuato dicendo domandarsi chi poteva avere interesse a diffondere notizie come quelle sparse dopo il Convegno di Venezia e relative a «pretese mire espansionistiche sovietiche in Centro Europa e nella Pen~sola balcanica e eventuale resistenza italiana > : evidentemente, egli ha detto, c nostri ex amici inglesi e francesi». Ha quindi ricordato con molti particolari ·conversazione da lui avuta ·Con il Duce durante la quale fu constatato che U.R.S.S. e Italia non avevano alcun motivo di dissidio mentre avevano molte ragioni di accordarsi se non altro economicamente.

89'

Riferisco queste dichiarazioni fatte in tono cordiale ma sempre in presenza

Capo Ufficio Politico che prendeva appunti perchè sembrano confermare quanto

mi è ·stato detto da questo Ambasciatore di Germania circa desiderio di questo

Governo migliorare suoi rapporti con Italia (mio telegramma n. 20) (1).

È significativo fatto che Potemkin non mi ha fatto cenno della campagna

anti-sovietica della stampa italiana (mio telegramma n. 15) (2) e che questi

grandi giornali continuano mantenere dservato atteggiamento nei nostri riguall"di.

(l) -Vedi D. 97. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, l!it., D. 567. Ciano aveva trasmesso ad Auriti fin dal 4 gennaio (T. 180/2 P. R.) la comunicazione che, con provvedimento in corso, era stato collocato a riposo per motivi di servizio. (3) -Mancano le indicazioni delle ore di partenza e di arrivo. (4) -Vedi D. 122. (5) -Vedi D. 120.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 489. Berlino, 15 gennaio 1940 (3).

Come Ti scrissi l'altro giorno (4), Magistrati aveva fatto, a mezzo di Bodenschatz, chiedere una udienza di commiato al Maresciallo Goring, il quale lo ha ricevuto questa mane. Ti accludo un appunto sulla conversazione seguita. Esso, per quanto non ·contenga molto di nuovo, è molto interessante anche :perchè rivela stati d'animo contrastanti ed alternativi. In sostanza -e ciò mostra come la lettera del Duce sia forse arrivata nel momento critico -i punti di vista tedeschi, pur ormai chiari, non sono tuttavia definitivi e Ja veemenza della convinzione cede talora il passo all'accoramento di constatazioni contrarie. Come nel caso di Ribbentrop, anche qui la Stimmung non sembra essere al suo apice.

Un particolare sul quale mancai di richiamare la Tua attenzione fin dall'altra mia è quello relativo al Belgio e all'Olanda. Nella mia conversazione con Gori.ng del 12 (5), io dissi che l'Inghilterra non sarebbe mai andata in Norvegia per non alienarsi gli Stati Uniti. Goring rispose: purtroppo l'America sarà con l'Inghilterra in ogni caso. No -incalzai -· sarete voi che perderete l'America se invaderete il Belgio e l'Olanda.

Dissi questo anche per suscitare da parte del Maresciallo una reazione negativa. Orbene Gi:iring si guardò assolutamente dal reagire: egli lasciò praticamente cadere l'allusione contentandosi di ripetere che l'America era in ogni caso acquisita all'Inghilterra.

Questo contegno di Goring che -come sai -circa un mese fa_si era espresso con persona di mia famiglia nel ·senso che la Germania non sarebbe mai passata per il Belgio e l'Olanda, non mancò di impressionarmi ed ora trova conferma e sviluppo nelle dichiarazioni fatte a Magistrati. In sostanza la Germania, convinta che tanto, qualunque cosa faccia, l'America è perduta e che, per quanto riguarda il Belgio e l'Olanda, essi sono già definitivamente legati al carro inglese, non aborre affatto --come del resto io mi permisi di fare presente sin dall'ottobre -dal contemplare la possibilità di questa nuova violazione e ciò illudendosi di potere, con questo, infliggere al nemico il colpo

..

'90

decisivo ed abbreviare la guerra... Tutto questo, però senza la veemente, entusiastica determinazione del primo momento!

Nessuna notizia circa la risposta del Fiihrer al Duce. Egli la sta ponzando ma finora, come ho ·potuto accertare da uno del suo entourage, non es1stono ancora bozze nè progetti scritti. Lo stesso Ribbentrop mi ha ripetuto nuovamente che 'la rigposta prenderà ancora del tempo e che il FUhrer vuole egli :stesso prendere personalmente il punto della situazione, in tutti i suoi dettagli.

Questa tendenza a riflettere non dovrebbe, per sè stessa, essere un cattivo .segno (1).

ALLEGATO

IL MINISTRO. CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

.APPUNTO RISERVATISSIMO. Berlino, 15 gennaio 1940.

Mi sono recato oggi dal Maresciallo Goring per prendere da lui congedo. Nella conversazione, durata circa un'ora e mezza, il Maresciallo mi ha esposto le idee che qui appresso riassumo :

l) Lettera del Duce al Filhrer. Il Maresciallo ha avuto occasione di esaminare lungamente l'importante documento che contiene vari punti che incontrano la sua piena approvazione. Non concorda però circa l'affermazione che le Democrazie si sfasceranno per crisi interna e non per spinta esteriore. Ciò vuol dire, parlando ·dell'Inghilterra e della Francia, che accorrerebbero molte diecine d'anni prima che la Germania potesse uscire dal suo stato di inferiorità nei confronti di quei due Paesi. Attualmente invece il Reich si trova in un momento pai"ticolarmente felice per poter decidere del suo destino. Il riarmamento tedesco avvenuto in questi ultimi quattro anni e che ha fornito alla Germania le armi più moderne e potenti, la pone in condizione di affrontare, almeno per un certo primo periodo, la partita a condizioni vantaggiose. In avvenire non si sa se si potrà fare altrettanto. E qui il Maresciallo ha riassunto la situazione tedesca nel campo degli armamenti terrestri, ma:rittimi ed aerei. L'esercito ha già mobilitato e pronto un numero imponente di divisioni, dotate di mezzi modernissimi e per talune armi, quali ad esempio la protezione anticarro, di schiacciante superiorità sull'armamento avversario. Anche nelle artiglierie pesanti (qui egli ha accennato ad un tipo di cannone pesantissimo tuttora in esperimento e sul cui calibro mi ha detto di dover mantenere il segreto) si sono ·fatti grandi progressi. L'artiglieria antiaerea è tale da essere non soltanto la migliore di Europa, ma di non poter essere paragonabile con· quella franco-inglese, netta

mente inferiore. La Marina, per quanto piccola, di buona prova, per quanto vi sia stato l'episodio • molto disgraziato • del von Spee. Quanto all'Aviazione il bombar·damento tedesco è ottimo ed anche la caccia non è cattiva. Una prova è data dalle perdite britanniche: gli elenchi ufficiali pubblicati fino ad oggi in Inghilterra danno una cifra di morti, per l'aviazione britannica, di oltre 420 individui. Ciò vuol dire che, fatta astrazione di una sessantina di perdite per l'aviazione britannica da caccia e da esplorazione, tutti gli altri caduti appartengono a quella da bombardamento. Gli inglesi quindi devono aver perduto fino ad oggi non meno di un centinaio o anche 120 apparecchi modernissimi da bombardamento, cifra imponente e superiore di per sè stessa, in questo campo, a quella subìta dai tedeschi nella campagna di Polonia. E ciò senza parlare delle perdite francesi.

Ma potrà questa situazione mantenersi all'infinito? Gli armamenti francesi ed inglesi continuano con ritmo incessante. Oggi gli inglesi continuano ad avere in Francia un nucleo di divisioni molto limitato e cioè non più di 7 o 8 unità. Ma essi

stanno facendo sforzi immensi e tutto fa prevedere che potranno in definitiva mobilitare 50 o 60 divisioni. Al tempo ·stesso gli apprestamenti f!ifensivi francesi si perfezionano e si intensificano e un bel giorno anche le forniture americane saranno pronte. Conviene in queste condizioni attendere?

Il problema tedesco in definitiva è tutto qui: o credere alla possibilità di una pace nella condizione attuale e quindi rimanere sulle odierne pofizioni, o provocare una soluzione di forza la quale in pratica non può essere costituita che dal privare l'Inghilterra di qualsiasi base sul Continente europeo. Da un punto di vista aeronautico, se l'Aviazione tedesca potesse usufruire per i suoi attacchi sull'Inghilterra delle basi del Nord della Francia, il risultato, negli effetti, sarebbe quadruplo. Con lo stesso consumo di carburante, cioè sarebbe possibile agli apparecchi tedeschi svolgere una attività quattro volte superiore a quella che essi possono fare partendo dalle basi tedesche.

A questo punto siamo venuti a parlare del Belgio, avendogli io fatto accennoalla circo:;tanza che da parte belga, come l'Ambasciatore Davignon non manca ogni giorno di ripetere, si sarebbe disposti, pur di restare neutrali, a resistere anche ai tentativi franco-inglesi di sfruttamento delle basi belghe. Il Maresciallo mi ha allora risposto che queste sono delle vere e proprie sciocchezze (Dummheiten) perchè non è assolutamente mistero per nessuno che l'intero schieramento belga e tutto sulla frontiera tedesca e che non un solo battaglione si trova dislocato verso la frontiera francese. A ciò si aggiunge la circostanza che i tedeschi non ignorano come da parte franco-inglese, siano pronti i piani per provvedere ad un immediato ingresso nel Belgio di forze celeri ed anche di artiglierie pesanti per raggiungere la frontiera belgo-tedesca. Ora se veramente le artiglierie franco-inglesi di lunga portata dovessero venire un giorno a schierarsi su quelle frontiere, tutta la situazione tedesca della Ruhr, punto di importanza vitale per la Germania, sarebbe minacciata.

In queste condizioni la Germania deve prepararsi a tutto. Essa però, non avendo io scopo di distruggere l'Inghilterra, sarebbe disposta a trattare della pace anche oggi perchè, con l'unione di Danzica e dei territori tedeschi della Polonia, la formazione del grande Reich germanico è raggiunta. Ma da parte avver1'aria si continua ad insistere invece per la distruzione dell'attuale Germania. Finchè gli inglesi spereranno nella possibilità di una rivoluzione in Germania. non vi sarà pace in Europa. Il Reich quindi che conosce questa situazione e che vede come strategicamente ed economicamente esso si trovi in condizioni migliori che non nel 1914, perchè oggi tre grandi Potenze, Italia, Giappone e Russia mantengono verso di esso· un atteggiamento amico, deve appunto considerare se non sia questo il momento di risolvere la sua partita e di assicurare il suo avvenire. L'atteggiamento americano non può spaventare. Se la Germania vincerà militarmente, l'America finirà per accordarsi anche con essa, perchè in definitiva i vincitori hanno sempre ragione. Quanto agli avversari, pur riconoscendosi che essi sono forti, la situazione per ora non è delle migliori. L'Impero inglese nel 1914 diede prove di coesione· maggiori che non oggi: degno di attenzione ad esempio quello che avviene nell'Africa del Sud.

Si è venuti in seguito a parlare della circostanza fatta presente nella lettera del Duce, costituita dall'attiva propaganda britannica intesa a porre in evidenza il trattamento inumano fatto dai tedeschi ai polacchi. E ho chiesto al mio interlocutore come mai il Reich dopo le inequivoche dichiarazioni del FUhrer a tale proposito, non si sia inoltrato sulla via della ricostituzione di una qualche Polonia ed abbia preferito adagiarsi su una occupazione militare che sembra dare al mondo la prova della impossibilità di una qualsiasi forma di collaborazione tra polacchi e tedeschi.

Circa il trattamento fatto ai polacchi il mio interlocutore ha risposto insistendo

sulle • atrocità • commesse nello scorso settembre sui tedeschi della zona mistilingue

e ha aggiunto di possedere in materia una vastissima documentazione • che farebbe

grande impressione anche in Italia se la stampa italiana la divulgasse •. Ho deside

rato allora dirgli che nessuno nega quanto è avvenuto, ma che oramai con la distru

zione della Polonia la Germania ha ben saldato i conti e che ora il problema non

ha carattere sentimentale o morale ma unicamente politico; sembra quindi essere interesse tedesco non la persecuzione sistematica dei polacchi, ma la ricostituzione, a prova delle buone intenzioni del Fi.ihrer, dell'unità statale polacca alla quale si ·era sopra accennato.

Il Maresciallo ha risposto che il programma del Fi.ihrer resta quello che fu enunciato, perchè la Germania non intende assolutamente assorbirsi quei 10 o 12 milioni di polacchi che risiedono nel territorio sito tra le zone riacquistate dal Reich e quella passata sotto il dominio sovietico. Ma oggi sarebbe prematura la formazione di una Polonia la quale dovrebbe invece costituire una delle basi per una eventuale trattativa di pace. Ho allora ribattuto facendo presente come viceversa una ricostituzione di una qualsiasi Polonia, magari semi disarmata, secondo quanto ha accennato il Duce nella sua lettera, potrebbe ricondurre al Reich molte delle simpatie oggi perdute a seguito appunto di quanto appare avvenire in quei territori. E ho insistito nel chiedere se, in contrapposizione al Governo di Angers, i tedeschi non stiano lavorando per attrarre nella propria orbita qualche nucleo di elementi dirigenti polacchi capaci di formare l'embrione di un nuovo ente statale. Il Maresciallo mi ha allora accennato ad un suo colloquio avuto ieri con il Principe Radziwill • da lui fatto liberare • e giunto ora in Germania dai territori polacchi di dominio sovietico. Ma non ha aggiunto alcuna altra precisazione e ho tratto quindi l'impressione che in questi contatti non vi sia per ora nulla di consistente.

Si è anche accennato fuggevolmente alla situazione del Protettorato di Boemia e Moravia dove, secondo n Maresciallo, non si può negare che esistano elementi i· quali vorrebbero vedere la sconfitta della Germania, ma dove nel complesso la situazione non è oltremodo preoccupante. Quanto all'Austria, la circostanza che da parte franco-inglese si insista ancora a parlare, quale condizione per una fu

tura pace, della distruzione dell'AnschZuss, dimostra chiaramente come nel campo avversario trovino accoglienze utopie assolutamente ridicole e che non possono non irrigidire il Reich.

E qui il Maresciallo ha di nuovo fatto presente come la Germania, se da parte avversaria cadessero questi sogni pazzeschi, sarebbe disposta a fare la pace

• anche oggi •.

2) Russia e Finlandia. Venendo a parlare del conflitto russo-finlandese, il Maresciallo, riprendendo taluni accenni contenuti nella lettera del Duce, ha ripetuto le solite argomentazioni sulla assoluta necessità per la Germania di avere un fronte unico e di essere quindi soddisfatta di essere riuscita a togliere la Russia aall'influenza franco-inglese. E accennando agli sviluppi eventuali della situazione attuale, ha aggiunto che in definitiva • sarebbe bene se tutto ciò portasse ad un conflitto armato tra Russia e Inghilterra •. Subito dopo però, alla mia osservazione che lo sconvolgimento bellico negli Stati Scandinavi porterebbe alla definitiva rottura di quella cristallizzazione auspicata, sopratutto per ragioni economiche dalla Germania, ha riconosciuto che una soluzione pacifica dell'attuale conflitto nel Nord sarebbe di giovamento per il Reich. Ho allora chiesto come mai Berlino non si prospettasse. la possibilità di una mediazione tra Mosca e Helsinki per salvare la Finlandia e calmare le acque a Settentrione, mediazione che oggi nelle condizioni di spirito non estremamente brillanti di Mosca, a causa degli insuccessi militari, potrebbe avere possibilità di successo. Non comprende la Germania che oggi tutto il mondo ritiene, a torto o a ragione, che Mosca possa fare completamente il comodo proprio nei confronti del Reich senza che Berlino riesca ad esercitare la minima influenza?

Dalla risposta sostanzialmente concordante mi è sembrato comprendere che €fl'ett.ivamente il Maresciallo (sul quale, come è noto, vanno es-3rcitandosi in questi giorni non poche pressioni di ambienti scandinavi e filo-scandinavi a favore della Finlandia) non sarebbe oersonalmente alieno dal compiere qualche azione, ma che deve trovarsi in difficoltà sulla via da scegliere, per non urtare qualche altra corrente esistente nel Reich.

Dopo di che il Maresciallo si è scagliato contro l'Inghilterra che starebbe persino studiando la possibilità di una qualche azione sulle coste norvegesi. Alla mia dichiarazione di incredulità circa una tale avventura, il mio interlocutore, con la scorta di una carta geografica, mi ha indicato come attualmente le navi tedesche continuino a percorrere le rotte esistenti nelle acque norvegesi e che uniscono i porti di quelle coste con i porti tedeschi. Contro questo traffico gli inglesi non hanno mostrato di possedere grandi capacità di azione perchè la sorveglianza germanica, a mezzo di sottomarini e di aerei, produce una situazione non poco pericolosa per le crociere britanniche. Gli inglesi quindi vorrebbero in definitiva approfittare del conflitto finlandese per rovesciare questo stato di cose e venire a stabilirsi in qualche punto della costa occidentale norvegese allo scopo appunto di tagliare quei traffici. La Norvegia è un paese spopolato ed immenso e ciò potrebbe essere abbastanza facile.

Del resto, egli ha aggiunto, l'attività britannica sta a dimostrare come Londra creda ritornare a suo vantaggio un eventuale turbamento delle posizioni attuali. Tutte le notizie relative al lavorio che essa compie oggi in Turchia e nei Balcani fanno concludere in questo senso.

E qui il MaresciallQ, mentre da una parte ha nuovamente insistito sulla opportunità per la Germania di non vedere le acque turbate, dall'altra, seguendo lontani sogni asiatici ha parlato della possibilità di una estensione del conflitto alla frontiera dell'India o in altri punti vitali per l'Impero britannico, ponendo in rilievo come la Russia manovrando per linee interne potrebbe avere un vantaggio· sull'Inghilterra in Asia.

3) Origine della guerra. Sempre parlando dell'Inghiltena il Maresciallo è ritornato sul famoso argomento, già tante volte trattato, di c cosa avrebbe fatto l'Inghilterra se l'Italia fosse entrata in guerra e sopratutto se non avesse avuto sentore dell'atteggiamento di astensione italiano •. L'argomento principale è stato sempre quello del mutamento improvviso del Governo di Londra nei confronti di Varsavia, nelle famose giornate del 25 e 26 agosto, mutamento che si constata -sempre secondo il mio interlocutore -nella lettura dei telegrammi pervenuti a Varsavia da Londra e nei quali ad un certo punto il Foreign Of{ice appare aver dato improvvisamente istruzioni di spingere la Polonia alla resistenza. E qui ancora una volta ho, da parte mia, ripetuto le note argomentazioni che fanno apparire assurda la leggenda che l'Inghilterra fosse stata preavvisata dell'atteggiamento di astensione dell'Italia (e ancora una volta ho quindi ricordato i preparativi dell'Ammiragliato britannico nel Mediterraneo, il messaggio di commiato inviato dalla Direzione delle Poste britanniche a quella delle Poste italiane ecc.). Ho quindi aggiunto come mentre infinite sono le prove relative al fatto che l'Inghilterra nel 1938 si adoperò attivamente per evitare la guerra, tutto rileva che nel 1939 sostanzialmente essa nulla fece pl!r trattenere la valanga: il Governo conservatore di Chamberlain infatti non avrebbe potuto sopportare una seconda Monaco.

Il Maresciallo ha aggiunto allora che anch'egli si era fatto questa convinzione e che c il Fiihrer e lui erano questa volta, nel complesso sicuri di un intervento britannico nel conflitto·· Naturalmente un deciso e preciso atteggiamento di intervento italiano avrebbe probabilmente modificato non poche situazioni.

E qui, avviandosi al termine della conversazione, il Maresciallo ha ripreso le solite argomentazioni circa i legami sostanziali che uniscono l'Italia e la Germania, per i quali la sconfitta della Germania significherebbe praticamente una capitolazione italiana nei confronti dei Paesi democratici, ed ha infine accennato alle· aspirazioni italiane per le quali c occorre rischiare • per ottenere buoni risultati.

Nel ricordare infine l'opera da lui svolta e della quale io sono stato testimonio per sei anni, e nel mostrare di gradire gli auguri che gli rivolgevo per il suo avvenire e per il successo della sua azione, egli ha usato, nel congedarmi, espressioni molto calorose ed amichevoli.

Se dovessi riassumere le mie impressioni su questa conversazione, direi che in essa il Maresciallo è apparso un po' diverso che non in talune sue precedenti.

I toni di decisione e di violenza sono apparsi meno vibranti, mentre ogni tanto ha

fatto invece apparizione qualche frase o parola un po' c accorata •. Potrei quasi dire

che vedevo l'uomo in un momento di· dubbio, nel quale le tendenze per un'azione

violenta si scontrano forse in questi giorni con ragionamenti che porterebbero ad

una valutazione più tranquilla e più posata della situazione. Notevole la circo

stanza che non soltanto egli non ha fatto più accenno alla ~lotta per la vita e per

la morte • tra Inghilterra e Germania, ma ha persino aggiunto che c la Germania

non cerca la distruzione dell'Inghilterra • e che sarebbe disposta a fare la pace

anche oggi.

Quanto ai progetti di offensiva ad Occidente ho tratto l'impressione che, per·

quanto i preparativi si intensifichino, ancora non sia stata detta l'ultima parola.

Al tempo stesso però, nel ricordare sopratutto la circostanza che le altre volte

il Maresciallo aveva sempre parlato della possibilità di sfondamento diretto della

linea Maginot, ho desunto che con ogni probabilità, se l'offensiva si farà, essa

avverrà invece attraverso Belgio e Olanda.

(l) -Vedi D. 85. (2) -Vedi D. 45. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (4) -Vedi D. 78. (5) -Vedi D. 95.

(l) Il presente documento, inviato in unico esemplare, reca il visto di Mussolini.

127

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 94/28. Praga, 1.') gennaio 1940 (per. giorno 30).

Ho l'onore di far seguito al rapporto n. 17/11 del 5 corr. (l) e di trasmet

tere, per quell'eventuale interesse che esse possono presentare, altre informa

zioni confidenziali drca la situazione del Protettorato.

In merito a quanto segnalato a pag. 2 relativamente ad un vtagglo del

prof. Pfitzner a Stoccarda, unisco la traduzione (2) di una notizia apparsa il

14 ~corr. srul locale ,giornale in lingua ceca Narodni Prace.

Specialmente nella notte e nella giornata di ieri vi è sta,to qui un evidente

movimento di truppe e materiali.

Tenuto conto delle informazioni contenute nell'allegato (pag. l e pag. 2.).

segnalo, con le riserve del caso, che non mancano voci che attribuiscono tale

movimento a concentramenti di truppe operati dal Reich verso la frontiera un

gherese e romena e verso le frontiere meridionali in genere.

ALLEGATO (3}

13 gennaio 1940.

I dirigenti delle organizzazioni tedesche nel Protettorato hanno ricevuto prima di Capodanno delle istruzioni nel senso di preparare gradatamente i seguaci ad un possibile cambiamento della politica estera tedesca. Dovranno principalmente spiegare che in politica non esistono dei valori assoluti. I valori sono gerarchicamente ordinati: il valore massimo è l'interesse della nazione tedesca, al quale devono (4) cedere tutti gli altri valori politici, compresi i legami politici. La Germania dovrà forse

essere costretta ad occupare l'Ungheria per assicurarsi una base di rifornimenti. Sa che in questo caso l'Italia interverrebbe in difesa dell'Ungheria. Per questo è necessario che al momento dell'azione contro·l'Ungheria sia effettuata contemporaneamente una azione contro l'Italia: basterebbe penetrare nella pianura padana e distruggervi e occuparvi le aziende industriali che costituiscono l'elemento principale del potenziamento militare italiano. Quanto sopra è stato detto da un membro importante della società tedesca di Praga e capo di una organizzazione tedesca. Ciò potrebbe -essere in rapporto col caso del Vice Borgomastro di Praga, Pfitzncr, e con la storia delle sue dichiarazioni fatte in una riunione riservata del partito nazista al Deutsches Haus. Il prof. Pfitzner aveva allora affermato che l'Italia non può essere considerata come un alleato sicuro e che lo spazio vitale tedesco potrà essere garantito soltanto se i tedeschi domineranno le cime delle Alpi e la pianura padana. In merito al caso Pfitzner si viene a sapere che in seguito a intervento da parte dell'Italia egli venne chiamato subito dopo Natale a Berlino dal Ministro degli Esteri Ribbentrop. L'ordine di viaggio la raggiunse a Znaim, dove aveva trascorso le feste natalizie. Durante il viaggio a Berlino e nel viaggio di ritorno a Praga venne accompagnato da un funzionario della Gestapo. A Berlino non gli sarebbero state fatte rimostranze per il contenuto anti-italiano delle sue dichiarazioni, ma soltanto perchè le dichiarazioni stesse, fatte in una riunione riservata, vennero a conoscenza del pubblico. Non è ancora giunta una decisione circa il richiamo del Pfitzner dal posto ora occupato. Egli par

tirà invece il 12 gennaio, a capo di una delegazione ufficiale della città di Praga, per Stoccarda, dove sarà ospite di quel Borgomastro e del Consiglio con:unale.

(l) -Non P\lbblicato (2) -Non pubblicata." (3) -Di questo documento è qui pubblicata la parte di interesse politico alla quale si fa riferimento nel telespresso cui è allegato. Le parti omesse contengono solo notizie di cronaca locale. (4) -Fine di pag. l nell'originale dell'allegato.
128

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Rio de Janeiro, 15 gennaio 1940.

Si è inaugurata oggi la Conferenza permanente di neutralità ·interamericana. Come è noto, essa trae origine dalla Conferenza tenutasi a Panamà subito dopo lo scoppio del conflitto, dalla quale uscì la creazione della «fascia di neutralità», oltre che l'istituzione di un or,gano permanente, di coordinamento e di esecuzione, che è appunto quello che apre oggi le sue sedute. Esso è come sopra è detto, permanente, cioè non limitato nè nel tempo nè nel programma di lavoro, dovendo anzi vegliare circa l'applicazione pratica della «Dichiarazione »

o risolvere i casi concreti che si presenteranno a seguito degli immancabili contrasti fra detto Atto e le leggi e gli atteggiamenti dei singoli belligeranti, nonchè fra le legislazioni degli stessi Paesi neutri che pur l'hanno sottoscritto.

L'inaugurazione è avvenuta con particola.re solennità, avendovi presenziato il Presidente della Repubblica ed essendovi stati invitati i capi Missione qui accreditati.

Farò trasmettere, sotto le direttive di questa Ambasciata, dari corrispondente Stefani, un periodico notiziario circa i lavori della Conferenza, di maniera che questa R. Ambasciata -senza inutili doppioni -· possa inviare, richia

mandosi se del caso ai singoli telegrammi del corrispondente, commenti o notizie di indole più r1servata.

Circa la composizione delle Dele,gazioni riferisco a parte, inviando insieme i commenti della .stampa ed i riassunti dei discorsi inaugurali, a proposito dei quali osservo essere da notare, nelle parole pronunciate dal Presidente Vargas, gli accenni alla collaborazione americana ai firri di facilitare «una pace basata sui principi della giustizia » e alla ostilità con la quale la Conferenza di Panamà aveva considerato il blocco totale e l'interruzione dei commerci tutti fra neutri e belligeranti.

Il fatto che la Conferenza si sia riunita in Rio de Janeiro vuoi apparire un successo del Governo brasiliano, per quanto sia da supporre che il Governo nordamericano abbia cosi voluto eliminare l'eventuale scelta di Buenos Ayres, ambiente meno propizio ai delegati di Washington, e per quanto il Ministro brasiliano degli Esteri, subito dopo l'inaugurazione e quando verranno sul tappeto le più scottanti questioni di principio, abbia scelto di allontanarsi per le sue visite ufficiali in Argentina ed Uruguay, lasciando supporre di preferire di sottrarsi agli opposti allettamenti dei nordamericani, degli argentini e dei cileni, oltrechè alle pressioni interne dei vari gruppi e raggruppamenti politici brasiliani, imperniati intorno al Ministero degli Esteri, da un lato, ed allo Stato Ma,ggiore dall'altro.

Gli argomenti che formeranno oggetto di discussioni più vive -sulle quali aleggerà permanente l'ombra del combattimento di Mar del Plata, che ha guastato la festa -saranno i se,guenti:

l) Fascia di sicurezza. Il Governo britannico ha già detto e fatto intendere che non vuoi riconoscerla e non intende esserne limitato nella sua libertà di azione. Esso sostiene che deve scortare i convogli, che non può pertanto rifiutare un eventuale .combattimento, che la mancanza di un pattugliamento effettivo ed efficiente da parte degli Stati firmatari della dichiarazione rende cosi illegale ·la estensione della zona neutra altrettantò di quanto potrebbe essere un blocco .che non fosse effettivo e reale; e che infine non potrebbe ammettere la navigazione tedesca nella zona neutra, pretensione questa che maggiormente wrterà la maggioranza dei Paesi sudamericani.

2) Limitazione della fascia di sicurezza. Nella impossibilità di difendere giuridicamente e militarmente il principio informatore della nuova creazione, e nell'eguale impossibilità di sopprimere la creatura, si tenterà di giungere ad una limitazione che sia un onesto compromesso fra le vecchie 3 miglia, la portata dei cannoni moderni e la ·zona prevista al Panamà.

3) Gli Stati Uniti premureranno per l'adozione delle misure anti sottomarine, alle quali si è opposta, com'è noto, l'A~gentina, e circa le quali il Brasile, malgrado l'evidente suo interesse di difendere que.ste armi proletarie contro le capitalistiche navi di linea, non si è sin qui manifestato. Pare che l'Uruguay sosterrà la tesi nordamericana.

4) Il Brasile si batterà per l'unificazione delle varie leggi nazionali in materia di neutralità, sostenendo, na1turalmente, la bontà della legislazione propria in ,confronto alle altrui. Avrà in questo buon giuoco sostenendo che, se l'Uruguay avesse emanato in precedenza norme analoghe a quelle brasiliane

7 -Drxumenli diplomatici· Serie IX · Vol. Hl.

circa il disarmo obbligatorio di ogni nave che ~i rifugi nelle acque territoriali in seguito a combattimento, o per inseguimento, o per avaria, non si sarebbe trovato nella sgradevole posizione che gli ha valso l'ormeggio e la richiesta di riparazione del Graf vcm. Spee.

5) Per ora almeno non è chiaro quale indirizzo possa prevalere in materia di blocco. È possibile che, a seguito della attitudine energica tenuta a Panamà dall'Argentina, i cui concetti sono stati, come ho detto, ripresi dal Presidente nel discorso 'inaugurale, nonchè a cau5;a dell'importanza che i traffici con la Germania rivestivano nei rispetti di talune fra queste Repubbliche, nonchè infine delle più recenti manifestazioni, sia pure teoriche, del Governo nordamericano, la Conferenza abbia: ad esaminare la questione giungendo a una presa di posizione -la cui portata pratica appare tuttavia molto dubbiosa -contro le pretese degli alleati.

In sostanza, se è lecito fare delle previsioni, tutto dipenderà, come al solito. dal Governo di Washington. Tra i consueti poli opposti, la politica bra:>iliana si presterà a fare da ponte, non mancando, nel quadro delle direttive veramente c brasiliane > del Presidente Vargas, di servirsi di quei mezzi che la procedura e l'atmosfera propria ad ogni conferenza forniscono per corrispondere ai desideri ed alle aspirazioni del Nord-America.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 24/04002/C del 30 gennaio 1940, non è atato rintracciato.

129

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 39. Berlino, 16 gennaio 1940, or:e 11,30.

Indizi prossima offensiva con invasione Belgio Olanda, nonostante reiterati dinieghi ufficiali si vanno precisando. Piani relativi sarebbero caduti in mano Governo belga. Operazioni dovrebbero avere inizio settimana prossima. Questo Ambasciatore Belgio ha già ricevuto dal suo Governo testo nota protesta da presentare ufficialmente alla WUhelmstrasse (1).

130

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 1210/34 P. R. Roma, 16 gennaio 1940, ore 14.

In relazione ad un'informazione ,giunta: a Berlino -e riferita da questa Ambasciata di Germania -circa forniture di motori di aviazione alla Francia da parte della Fabbrica Isotta Fraschini, S. E. il Ministro ha consegnato ieri a von Mackensen il pro-memoria che qui di seguito si trascrive per Vostra opportuna conoscenza (2) :

,

l) L'informazione pervenuta a Berlino circa la vendita da parte dell'Italia alla Francia di motori d'aviazione fabbricati dalla ditta lsotta Fraschini trova la sua origine neUa negoziazione di un contratto per la fornitura di paJl'ti staccate di motori che le officine italiane producono per conto della Società Gnome & Rhone. Tali rapporti tra le ditte italiane e l aSoC'ietà Gnome & Rhone1 rimontano all'anno 1937, e fin da allora si è più volte dato il caso che le ditte italiane si siano rivolte alla Manfred Weiss di Budapest per la costruzione di pM"ti staccate di motori.

2) Per quanto l'Italia abbia sin qui respinto e si proponga anche per ragioni della sua sicurezza militare di respingere le numerose e insistenti richieste di materiale di diretto impiego bellico che pervengono alla industria nazionale da parte della Francia e della Gran Bretagna, è doveroso far presente che l'Italia ha bisogno di portare al massimo possibile e al più presto la propria attrezzatura bellica. Essa aveva previsto un lungo periodo (fino al 1942) per raggiungere l'intento e per tutto tale periodo era necessario fare uno sforzo per piazzare nei paesi a valuta libera la maggiore quantità possibile di forniture, ivi comprese le forniture belliche, al fine di assicurare al proprio armamento circa il doppio delle materie prime impiegate nelle forniture all'estero, essendo la media dei prezzi di tre volte il valore della materia prima contenuta nelle commesse belliche.

Lo scoppio della guerra non ha diminuito, anzi ha aumentato il dovere e la necessità dell'Italia di accelerare i propri armamenti. In tale stato di cose l'Italia non può sottrar,si alla necessità di intensificare le sue esportazioni estere, delle quali le fornitu;re di materiale bellico costituiscono, per evidenti ragioni, nelle circostanze attuali, l'elemento più importante.

È evidente che 'senza tali forniture l'Italia non potrebbe completare rapidamente il suo programma, reso più urgente dalle necessità che possono presentarsi, nelle attuali circostanze, molto prima del 1942. Attuando l'esecuzione di tale programma militare l'Italia aumenta il proprio peso bellico e dà un apporto di forza di primaria importanza alla stess~ Germania.

3) Come è noto al Governo germanico, il blocco marittimo franco-britannico viene applicato con stretta rigidità, e tale rigidità sarebbe indubbiamente inasprita qualma l'industria italiana rifiutasse persistentemente di prendere in considerazione tutte le richieste che pervengono da parte degli alleati.

A ciò si deve aggiungere che, oltre alla necessità di cui sopra abbiamo parlato di procurarci la valuta necessaria ai nostri acquisti all'estero, le fonti di approvvigionamento delle più importanti materie prime, delle quali l'Italia scarseggia, sono controllate dalla Francia e dall'Inghilterra, che :possono con facilità impedirci i rifornimenti qualora le relazioni economiche e commerciali fra l'Italia e i due Paesi alleati vengano portate su u,n piano di aperto contrasto. Se una tale eventualità dovesse verificarsi, il nostro programma di armamento subirebbe nuovi imprevedibili ritardi se pure non dovesse addirittura arrestarsi.

4) L'Italia intende limitare sulla base di questa necessità le sue focniture mHitari alla Francia e all'Inghilterra, contenendole cosi in misura tale e scaglionate in modo tale nel tempo da non portare nessuna veramente apprezzabile alterazione nel rapporto delle forze dei Paesi in guerra o da servire all'Italia in caso di rottura. In pari tempo non mancheremo di tenere esattamente informato il Governo del Reich di tutte le richieste che pervengono, nonchè di quelle accettate, dando cosi al Governo germanico utili elementi informativi sulla situazione degli armamenti dei Paesi in guerra col Reich.

5) Si sottolinea che l'esistenza delle relazioni commerciali di cui sopra con la Francia e la Gran Bretagna non infiuis·ce nè altera in alcun modo la politica del Governo fascista nota e concordata col Governo del Reich e conforme al Patto di Alleanza di Berlino e agli accordi esistenti. Nessun negoziato di carattere politico è stato iniziato nè previsto tra l'Italia, la Francia e la Gran Bretagna. I rapporti commerciali sono il risultato di contatti intercorsi direttamente tra l'industria nazionale e le ·singole ditte straniere, e mai sono stati avviati attraverso vie diplomatiche o comunque ufficiali.

(l) Vedi J'AcQuEs DAVIGNON Berlin 1936-1940. Souvenirs d'une Mission, pp. 199-105 Parigi Les Editions Universitaires, 1951. ' •

(2) Vedi Documents in German Foreign Policy 1919-1945, Series D, VIII, cit., D. 542.

131

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 31/35 R. Roma, 16 gennaio 1940, ore 16,30.

Da colloquio avuto con questo Ambasciatore britannico (l) è risultato che Inghilterra si propone di interdire tra breve tempo il traffico di carbone via mare tra Germania e Italia.

132

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA

T. 32/8 R. Roma, 16 gennaio 1940, ore 18,30.

Vostro 31 (2).

Riducete al minimo necessario vostri contatti con codesto Governo. A Roma l'incaricato d'affari russo non ha contatti politici con Ministero da molte settimane.

133

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Mosca, 16 gennaio 1940, ore 21,30 (per. giorno 17, ore 1,30).

Mio telegramma n. 31 (3).

Questo Ministro Ungheria parlandomi oggi della sua visita a Potemkin mi ha detto che secondo le istruzioni telegrafiche da Budapest egli doveva soltanto smentire voci tendenziose apparse stampa internazionale secondo cui conversazioni Venezia erano dirette contro U.R.S.S. Fatta questa comunicazione egli nel corso della conversazione aggiunse che a lui risultava che a Venezia non

era stato esaminato problema organizzare alcun blocco di Stati balcanici. Con sua ,grande sorpresa l'indomani lesse sui giornali sovietici comunicato ufficiale fatto dal Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri a sua insaputa (mio telegramma n. 28 (l) che copre due primi suddetti.

Ministro di Ungheria mi ha detto inoltre che Potemkin ha accolto dichiarazione con visibile soddisfazione e gli ha fatto seguente dichiarazione ufficiale c ho inteso dire che frontiera ungaro-sovietica mancherebbe di elementi di sicurezza. Tengo riconfermare che io considero questa frontiera come una delle più sicure e tranquille Europa. Desidero inoltre esprimere desiderio Governo sovietico sviluppare suoi rapporti con Ungheria, rapporti che potrebbero giungere fino ·Collaborazione politica». Potemkin poi ha lungamente intrattenuto Ministro di Ungheria sullo stato delle relazioni fra Ungheria e Romania.

(l) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, cit., p. 214.

(3) -Vedi D. 125. (3) -Vedi D, 125.
134

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. 13. Mad.Tid, 16 gennaio 1490, ore 22 (per. giorno 17, ore 4).

Telegramma di V. E. n. 11 (2).

Ho chiesto a questo Ministero Affari Esteri se è esatta notizil_l di cui al telegramma suindicato. Direttore Generale Affari Politici mi ha detto che, in via di conversazione, Ambasciatore di Spagna presso la S. Sede aveva fatto presente al Segretario di Stato che la Spagna è in massima disposta ad associarsi a qualsiasi azione promossa dal Vaticano in favore della pace.

Comunicazione di cui si tratta era autorizzata da ques:to Governo.

135

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. SEGRETO 8. Bucarest, 16 gennaio 1940, ore 22,30 (per. ore 23,30).

Da varie fonti sicure e generalmente bene informate mi si assicura che sono in .corso movimenti truppe germaniche nella regione della Galizia orientale occupata dalla Russia in corrispondenza frontiera con Ungheria e Romania.

Tale notizia mi è anche confidenzialmente ·confermata da questo servizio segreto il quale ha avuto tra l'altro l'informazione che fin dal 10 corrente sono stati segnalati soldati tedeschi a Leopoli.

Non risulta finora chiaro a servizio p;redetto scopo tale movimento al quale corrisponderebbero altresi spostamenti truppe sovietiche in direzione vecchia frontiera russa.

Riservomi comunicare ulteriori notizie che mi perve;rranno al riguardo nonchè risultanze controlli disposti alla frontiera romena, resi tuttavia molto malagevoli da difficoltà comunicazioni per le eccezionali condizioni atmosferiche.

(l) Ved~ D. 120.

(2) Ved1 D. 118.

136

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. PER CORRIERE 4. Madrid, 16 gennaio 1940 (per. giorno 21). Questa Ambasciata degli Stati Uniti ha inviato, in questi giorni, una richiesta scil'itta al Ministero degli Affari Esteri spagnolo con cui domandava che gli Stati Uniti potessero servirsi della base di Vigo quale porto di scarico e trasbordo di materiale necessario ad uso bellico e destinato Francia ed Inghilterra. È stato verbalmente risposto all'Ambasciatore che il Governo spagnuolo non poteva accogliere simile richiesta e di tale ll'isposta è stata data conferma all'Ambasciatore di Germania che aveva avuto sentore dei passi compiuti al riguardo dagli Stati Uniti e che aveva chiesto informazioni. Mi risulta tuttavia che il Governo spagnuolo sarebbe assai meno intransigente di quanto vuoi fare apparire e non è escluso si orienti verso una ,soluzione che, salvando la forma, dia in sostanza agli Stati Uniti la possibilità di 'seil'virsi di Vigo, se non per traffico

di armi, munizioni, aeroplani, almeno per altri prodotti e ciò sopratutto nella speranza di fare buoni affari.

137

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

R. SEGRETO 491. Berlino, 16 gennaio 1940 (1). Ancora di recente Tu Ti sei compiaciuto di inviarmi delle informazioni fiduciarie riguardanti il sentimento tedesco nei riguall'di dell'Italia. Mentre Ti ringrazio di questi invii credo mio dovere esporTi quale sia in materia il pensiero mio e questo in quell'atmosfera di assoluta franchezza e lealtà che Tu mi concedi in queste lettere personali. Non ritorno più, naturalmente, sui sentimenti e sulle reazioni del settembre. Su di essi riferii subito e quasi giorno per giorno. Do,po, la situazione ha migliorato molto finchè si è andata come 'stabilizzando, ma ciò tuttavia, sopra un piano di ·grande riserva. Me assente ebbe luogo, come sai, l'inaugurazione dei nuovi locali della Deutsch-Italienische Gesellschaft (con intervento di Viola, Treccani, etc.). In quella manifestazione io, pur lontano, rilevai due cose: l) Mentre da parte italiana oltre Treccani, parlò anche il R. Incaricato d'Affari, da parte tedesca parlò soltanto il buon Winterfeld e ciò presente, tra i tedeschi, anche il Ministro della Istruzione Pubblica. 2) Ma più significativo fu che, per una occasione del genere, -inaugurazione di una nuova magnifica sede e quindi eminentemente dimostrativa

anzichè tenere una adunata dell'intera società con larghi inviti anche fuori, si fosse preferito ricorrere all'espediente di un pranzo, a carattere necessariamente

intimo e limttato. È evidente che, dati gli umori generali, fu reputato miglior

consiglio evitare una pubblica e grande riunione, e ciò anche, naturalmente, per

timore che essa potesse non riuscire bene.

Il ·caso è indicativo di quel sentimento di riserva e di attesa che secondo me

caratterizza la situazione attuale.

•Quali gli elementi di una situazione siffatta?. Esistono in Germania dei clircoli sicuramente a noi favorevoli, come degli ambienti a noi sicuramente sfavorevoli. Questi ultimi sono costituiti dagli ex comunisti i quali vedono in noi, soprattutto ora, il nemico vero, perchè irriducibile. I primi sono invece costituiti da tutti gli elementi ben pensanti, moderati, sinceramente amici della pace, i quali vedono nel Duce l'unico che abbia lavorato e che ancora possa lavorare per dare finalmente una pace alla Germania.

Costoro, pur numerosi, sono però in gran parte, .tendenzialmente, se non

avversari, almeno poco entusiasti del Regime nazista. Questa constatazione è

sufficiente a dimostrare la delicatezza, per cosi dire, del tet;reno sui cui l'ami

cizia per l'Italia in Germania è poggiata.

Fra questi due elementi opposti si trova una massa formidabile, quella

rappresentata dalle schiere del «partito». È questa massa che, ubbidendo ad

un motto d'ordine del Fiihrer, si mantiene in, e mantiene nel paese, quello stato

di riserva e di attesa che ho sopra accennato. Tutti costoro hanno accettato il

non intervento dell'Italia, come un fatto temporaneo, transitorio, concordato

:lira i due Capi e in tanto legittimo, in quanto ritenuto suscettibile di risolversi

in un aiuto effettivo alla Germania se e quando gli interessi di questa fossero

in gioco.

L'alleanza non fu mai concepita dai tedeschi in condizioni di parità, epperò

tutti si aspettavano da noi che quando l'ora fosse dalla Germania fatta suonare,

l'Italia dovesse supinamente gettarsi nella mischia, senza alcun riguardo agli

interessi proprii. Lo stesso Goring, ad esempio, non vede una Italia combattere

-magari parallelamente alla Germania -una guerra diversa da quella te

desca, cioè la propria guerra. Quando che sia, egli la vede combattere la stessa

guerra della Germania. A :persona mia, egli assegnava alle divisioni itallane

non il compito di perseguire obbiettivi proprii in Africa o a Nizza, bensl quello

di cooperare con i tedeschi a distruggere o girare la linea Maginot, i tedeschi

attaccando da destra e gli italiani da sinistra.

Data questa concezione, il gesto astensivo dell'Italia è stato interpretato

e per tanto tollerato come un gesto concordato e voluto dalla stessa Germania

e per essa dal Fiihrer.

Ma il giorno in cui venisse a mancare a questa situazione il placet e l'as.senso del Fiihrer, il giorno in cui la massa si credesse in bisogno e non si

vedesse efficacemente e magari con nostro pieno sacrificio sorretta, essa si schie

rerebbe unamine contro l'Italia e griderebbe nuovamente al tradimento senza

per questo trovare una forte resistenza nelle forze armate, in cui, per tradizione

mentale, i ricordi del '14 non furono mai completamente obliterati.

Qui non si concepisce che l'Italia, ove la Germania venga a trovarsi in difficoltà, possa, per la legittima tutela dei suoi propri interessi, mantenersi neutrale. E :potchè gli ,sviluppi della guerra sono, erroneamente ma per necessità psicologica, visti in un quadro di rapida brevità, la grande maggioranza si attende che l'Italia si dichiari in un periodo anch'esso relativamente breve. In sostanza sono molti -specie nella massa ripeto -quelli che vedono l'Italia intervenire al loro fianco addirittura con la buona stagione, cioè fra qualche mese.

Orbene, mentre -per quanto abbia potuto vedere ed apprendere io stesso dUJI'ante la mia recente permanenza a Roma -questo è, per ragioni tecniche, praticamente impossibile, dall'altra si va -man mano che gli avvenimenti si maturano -delineando una situazione per la quale la coscienza popolare italiana se pure -per quella dignità e fondamentale onestà che la distingue -si rifiuterebbe all'idea di combattere contro l'alleato, potrebbe tuttavia trovar irriducibilmente ripugnante di combattere al suo fianco. L'accordo con i bolscevichi prima, l'azione finno-baltica che ne è seguita, l'abbandono di metà della Polonia ai bolscevichi, la ferocia spiegata nella parte di Polonia rimasta alla Germania, domani la violazione dell'Olanda e del Belgio -indice del più assoluto e completo ,smarrimento di ogni senso morale -potrebbero creare fra l'anima italiana e quella tedesca un solco talmente profondo che neanche il naturale desiderio di soccorrere l'alleato se perdente, o di partecipare al suo bottino se vincitore, potrebbero -è soltanto una ipotesi che azzardo -facilmente colmare.

In questa situazione, il cui delinearsi è forse soltanto agli inizi, ma che nuove e più stridenti violazioni da parte tedesca di ogni diritto divino ed umano potrebbero anche far precipitare, rende la questione dei nostri rapporti con la Germania di una delicatezza così estrema, da richiedere da parte nostra il massimo, dico il massimo, della riserva.

Ogni àccenno alla nostra solidarietà di alleati, che non uniamo bensì nella lettera e nello spirito a tutta una visione ragionevole ed umana degli sviluppi della situazione presente, ma che invece viene dai tedeschi come enucleata e presa per sè stante, alimenta e anzi moltiplica qui aspettazioni illegittime, che i fatti potrebbero dover smentire. Quanto maggiori le illusioni, tanto maggiori e quindi più pericolose e pertanto vitandae, le possibili disillusioni.

Gli è per questo che, arrivati a questo punto -ora che il Duce ha rivolto al Fiihrer quello che potrebbe essere un ultimo appello alla ragione -si impone a noi di calcolare e pesare ogni nostra mossa e ciò non più alla stregua della psicologia di un popolo e di un Capo normali, bensì di un popolo e specialmente di un Capo anormali e che hanno perso ogni contatto con la realtà. Qui viviamo nell'assurdo: qui si ritiene di esser minacciati invece che di minacciare; si crede di dover far la guerra per ottenere la pace; si parla della parola e degli impegni degli altri rinnegando invece continuamente i propri; si invoca la giustizia per sè, per gli altri mostrando di aver fede solo nella strapotenza della Pti'OPria forza.

È solo, quindi, alla stregua di queste situazioni e di questi contrasti che ogni ulteriore atteggiamento nostro va calcolato e studiato. Mi riservo di dire qualcosa di più dopo aver visto -e ponderato -la risposta del Fiihrer al Duce. Frattanto, Ti prego, se ;pure sei arrivato alla fine della iPtl'esente, di volerla, dopo letta, cestinare.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

138

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 255·/93. Lisbona, 16 gennaio 1940 (per. giorno 30). Nell'attitudine cauta ma altrettanto ferma tenuta dal Governo portoghese dall'inizio delle ostilità tra ,gìi anglo-francesi e la Germania, uno dei fattori più interessanti e in ogni caso il più in evidenza è il concetto delle « zone di pace » nell'Europa cui ritorna così frequentemente e 'cosi determinatamente il Presidente Salazar. Sin da quando ha visto il conflitto inevitabile (e occorre riconoscere che non ha mai avuto in proposito ottimismi di sorta) Salazar è rimasto fedele a questo concetto che scende senza dubbio in linea diretta dal desiderio che il conflitto in atto non si allarghi e non travolga il Portogallo. Vi insiste ogni volta che può, ne parla in pubblico ed in privato. L'ho udito io stesso ritornarvi in almeno tre conversazioni successive, e dedicarvi una delle frasi centrali del discorso con cui confermò dinanzi all'Assemblea Nazionale la neuta'alità !POrtoghese. Ritengo che vi sia quindi interesse nel cercare di analizzare che cosa in realtà significhino le «zone di pa·ce » nel pensiero ·salazariano. Sin da un colloquio che avveniva alla fine dello scorso agosto Salazar ne ha indicato a tratti larghi ma precisi la portata geografica: «Italia, Portogallo, Spagna, Stati della Penisola .balcanica». Una fascia dunque che arrestasse l'incendio in un primo momento, che lo contenesse in seguito. Vi è anche un concetto di latinità nel suo disegno. Anzi secondo un altro suo preciso accenno, di romanità. Perchè l'Italia è nel suo pensiero l'elemento principe, decisivo e operante di quella che egli esattamente definisce « la difesa della civiltà latina e cristiana». Credo che pochi altri Capi di Governo esteri abbiano reso omaggio all'azione del Duce per salvare sino all'ultimo la pace, così ripetutamente, cosi sinceramente e cosi ardentemente come Salazar. La sua personale profonda ammirazione !Per il Duce è del resto ben nota. il Portogallo si trova certo oggi più che mai in posizione di singolare difficoltà che ha invero bisogno di pochi .cenni per essere sottolineata. Lo stesso atteggiamento di neutralità è sorto ed è mantenuto fra elementi contrastanti. Il Portogallo è alleato dell'Inghilterra. Ma ha tutte le sue frontiere terrestri con la Spagna. È piccolo, debole di potenziale bellico, quasi nullo, ma ha tuttora possedimenti coloniali vastissimi. L'antica alleanza con l'Inghilterra, per rappresentare la polizia di assicurazione contro tutti 'i rischi, dovrebbe assicurargli le colonie e garantirlo in pari tempo completamente anche nei riguardi della Spagna, di cui ha sempii'e temuto, e oggi maggiormente teme di essere riassorbito. Quanto alle colonie i precedenti sono in verità poco tranquillizzanti ;per il Portogallo. Ciò che :già fu tentato può ripetersi e il 1913 non è cosi lontano. Circa il secondo punto è noto che e~sso segnò l'insuccesso più o meno palese della Missione Militare così ostentatamente inviata dall'Inghilterra in

Portogallo durante la .guerra di Spagna. Mentre gli inglesi •si preoccupavano soltanto di organizzare .basi marittime e difesa costiera, i .portoghesi volevano anche e sopratutto la or,ganizzazione della difesa delle frontiere terrestri. Dopo il fallimento di tali negoziati, nella crisi del settembre del 1938 fu con gran fretta preparato tra Spagna e Portogallo uno scambio di note da effettuare solo in caso che scoppiasse un conflitto e con il preciso quanto irrealizzabile scopo di «garantirsi reciprocamente» le frontiere terrest!l"i. Da questo affrettato espediente maturò pochi mesi dopo il Patto di amicizia e non aggressione !uso-spagnolo. Esso risente del suo difetto d'origine, in quanto se pure con formule più attenuate, in un quadro più vasto, tenta sempre l'impossibile quando prevede che da basi situate nel terll'itorio di uno dei due paesi non potranno partire operazioni di guerra contro il territorio dell'altro. Vi è nella realtà un solo caso in cui tale impegno possa essere mantenuto verificandosi un conflitto e cioè quello in cui il Portogallo e la Spagna rimangano neutrali tutti e due. E cioè il caso attuale. Ecco perchè Salazar tende a consolidare con ogni mezzo possibile l'attitudine attuale dei due Paesi. Ed ecco dunque lo scopo immediato delle «zone di pace».

Perchè è evidente che a Salazar, analizzatore meticoloso, non sfugge che la situazione di neutralità è ben lontana dall'essere in funzione della sola volontà o tendenza di ciascuno dei due Governi. Vi è innanzi tutto una interdipendenza assoluta, evidente e più volte sottolineata tra le loro neutralità. Ma il Capo del Governo portoghese valuta certo altrettanto esattamente la stretta influenza che ha e che avrà sulla Spagna l'attitudine dell'Italia fascista. È una ragione da aggiungere a quelle che spiegano perchè l'attenzione di Salazar si volge costantemente ver·so l'Italia e sopratutto in quest'ora.

Il carattere e la costruzione del regime salazariano sono ormai troppo noti perchè sia necessario insistervi. Mi sembra più utile rilevare invece che la situàzione e l'indill'izzo interno, che portano naturalmente il Portogallo verso Stati totalitari determinano anche un contrasto ideologico con l'antica alleata. Tale contrasto •si è pre·cisato e tradotto in pratica durante la guerra di Spagna, con periodi di tensione che hanno avuto momenti drammatici. Oggi è ben lontano dall'essere scomparso e sopito, per quanto nell'attuale situazione il Governo ponga ogni cura per evita!l"ne manifestazioni esterne.

Il paese verso cui tende più largamente la simpatia della grande massa del popolo portoghese è senza dubbio oggi 1'Italia. È dal fascismo che Salazar ha tratto .gli elementi centrali e in larghissima misura anche i minori del suo regime. È all'Italia che il Portogallo si sente più vicino per affinità di razza, per secola!l"i relazioni dinastiche che oggi vengono insistentemente ricordate ed esaltate, per tradizione di rapporti culturali e di traffici attraverso i secoli.

La Francia ebbe una influenza letteraria e culturale prevalente in Portogallo sullo scorcio dell'ultimo secolo e al principio di quello attuale. Ha visto le sue posizioni raggiungere il massimo splendore con la prima repubblica, attenuarsi con l'avvento del regime militare poi salazariano, e decadere nel conflitto politico-ideologico determinato qui cosi aspramente dalla guerra di Spagna. Per contrasto determinato dalla diffidenza verso la Germania la posizione della Francia ha migliorato in qualche modo nell'ultimo anno. Si potrebbe dire non attivamente per virtù propria, ma per un processo negativo.

Le ragioni della diffidenza verso la Germania possono essere ritrovate come precedentemente riferite -nella precisa esposizione più volte fattami da questo stesso Ministro di Germania:

-l'Anschluss e l'annessione della Cecoslovacchia,

-la questione coloniale, nonostante le dichiarazioni, anche esplidtamente e direttamente ripetute al Governo portoghese, almeno una volta a sua richiesta, che la Germania vuole soltanto le sue antiche colonie. Dopo di ciò le operazioni militari e l'occu,pazione in Polonia e sopratutto l'accordo con l'U.R.S.S. sono elementi che hanno avuto straordinario peso sull'opinione pubblica, come sul Governo portoghese. Anche se Salazar riconosce e deplora il fatto che l'Inghilterra e la Francia, prima che la Germania, avevano tentato di accordarsi con i bolscevichi.

Quando parla della Germania, Salazar premette che ha la più grande ammirazione per la storia, per la grandezza, per la potenza di quel popolo. È un uomo di una sincerità proverbiale, e la sua dichiarazione va quindi accolta in pieno. Ma subito dopo egli espose (rapporto n. 2399/804 in data 16 luglio 1939) (l) una serrata e severa critica della mentalità e dei sistemi ideologici tedeschi. Questa esposizione volontariamente contenuta in limiti filosofici e non sempre chiadssimi giunge anch'essa ad una conclusione palese: la diffidenza. Si trova ìin essa anche il Salazar cattolico o meglio ecclesiastico che insorge contro la filosofia del neo-paganesimo tedesco. Vi è anche la costante preoccupazione dell'uomo di Stato di un piccolo paese, ed egli la esprime senza reticenza.

Tale attitudine antigermanica in certi momenti e in determinati ambienti ha assunto carattere pubblico. È di questi giorni, in uno dei più diffusi giornali della sera, democraticissimo e altrettanto «vistato dalla censura :. una lunga e serissima polemica per determinare se il nemico numero uno sia l'U.R.S.S.

o la Germania. Occorre subito it'icordare che tale situazione della Germania in Portogallo, lungi dal nuocerei per riflesso, dopo un primo momento di perplessità in alcuni ambienti, ci ha invece giovato, convogliando verso di noi più strettamente le simpatie dei nazionalisti e de'i salazariani portoghesi.

Sui rapporti con la Spagna ho avuto man mano l'onore di riferire accennandone più 'sopra anche nel presente rapporto. Dopo aver sostenuto ,in ogni modo (tranne che con largo contributo di uomini) il Governo nazionale durante la guerra di Spagna, poichè ciò significava resping&e la minaccia comunista dalle sue stesse frontiere, il Portogallo paventa oggi la Spagna vittoriosa e quella forte di domani e risorge la antica diffidenza contro possibili tentativi di riassorbimento. c: Iberismo » è la parola che è stata coniata da questi timori. A causa di tale stato d'animo, di incidenti vari e continui, come del caratteil'e dei due popoli, cosi affine e cosi contrastante al tempo stesso, e nonostante il trattato di amicizia e non aggressione e quello più recente di commercio, nono,stante tutta la letteratura che viene stampata in argomento, si può dire che oggi i rapporti tra i due Stati sono piuttosto di necessità, che di stretta amicizia e reciproca fiducia.

La guenra ha dunque trovato il Portogallo alleato dell'Inghilterra, ma non sicuro di essa, impotente a difendere le sue frontiere marittime e terrestri metropolitane, come i suoi vastissimi possedimenti d'oltremare cui rimane disperatamente attaccato, pur senza avere la possibilità o la capacità di porli adeguatamente in valore. Il conflitto non lo tocca ·che indirettamente e se mai per ragioni ideologiche. Appartiene naturalmente agli stati « soddisfatti » ma spiritualmente è lontano dai loro ·s·istemi. Ha un solo desiderio e Sala·zar non lo nasconde, quello di non essere travolto dal conflitto. In tali condizioni fu proclamata la neutralità portoghese, con una premura ansiosa, prima ancora della effettiva dichiarazione di guerra anglo-francese alla Germania. Ma Salazar -lo ripete spesso egli stesso -non è affatto sicuro di poter sempre mantenere tale neutralità nel futuro. In questo dubbio cerca altri maggiori elementi di appoggi esterni che possano arginare tale incertezza dell'avvenire. Ecco ancora una volta la genesi delle «zone di pace ».

Le parole stesse che egli ha scelto per rappresentare il suo concetto o la sua speranza, sono un ·indice politico interessante. Si è guardato bene infatti, egli neutro di fatto come .giuridicamente, dal collegarsi neppure ideologicamente a qualunque gruppo di « neutri » per definizione. Conosce la loro debolezza nè vuole aggiungerla alla sua. Qualcuno dei loro interessi materiali, forse parecchi, possono di tempo in tempo coincidere con i suoi. Ma ideologicamente, politicamente, e come forza attiva, li sente lontani. Egli sembra realizzare in pieno che lo spirito vivo e operante è ancora una volta oggi latino e romano, che la decisione oggi non è più atlantica, ma mediterranea. Ne è riprova l'insistenza e la precisione con la quale ripetutamente ha voluto essere informato della questione mediterranea, delle necessità e delle aspirazioni italiane.

Gli osservatori stranieri e anche quelli portoghesi si sono spes·so domandati se nel pensiero di Salazar c le zone di pace» ·costituiscono solo un elemento statico, una fascia d'interdizione passiva all'allargarsi del conflitto, o se egli non si proponga ·invece di tentare di tradurla in figura più definita e pil'ecisa. Alcuni -e tra essi non mancano i portoghesi -arrivano sino a intravedere una possibilità di accordi che traducono in pratica il pensiero salazariano. Credo che occonra ricordare la caratteristica mentalità dell'uomo, la difficile situazione, in molti punti a rime obbligate, del paese, come la circospezione costante in cui Salazar ermeticamente racchiude la sua politica e che .spesso gli ha fatto ritardare, qualche volta perdere le occasioni di una politica più precisa anche nelle sue linee principali. Di ciò possono essere rammentati due esempi assai significativi. Nonostante lo slancio con cui sin dal primo momento il Portogallo si pose a fianco del Governo Nazionale di Spagna e sempre vi rimase, fu tra gli ultimi a riconoscerlo de jure. Ed arrivò al riconoscimento soltanto attraverso tappe prudenti:ssime e quasi umilianti, a costo di impazienza, di delusioni, di depressioni dell'opinione pubblica, che in alcuni momenti ebbero reazioni pericolose sulla stessa situazione interna. Altro esempio è l'atteggiamento che il Portogallo tenne di fronte al patto anticomunista. L'anticomunismo del regime salazaxiano è un credo, un dogma costantemente, ardentemente proclamato. Ma nonostante ciò il Governo portoghese si tenne sempre prudentemente al di fuori del patto. Quando anche la Spagna vi aderi, vi fu una specie di rivolta nell'opinione pubblica portoghese. Era un pericolo come una umiliazione. Le spiegazioni che il Governo portoghese allora dette furono tutte imbarazzate, artificiose e speciose. La verità è che ancora una volta temette di compromettersi politicamente, ·sopratutto di fronte alla «Grande Alleata>.

Con questi precedenti è difficile pensare che Salazar abbia in animo di promuovere egli stesso iniziative atte a tradurre in atto il suo concetto, a dargli struttura internazionale rinserrando i rapporti tra gli Stati delle sue «zone di pace». Inoltre il .capovolgimento di molte situazioni determinate dagli avvenimenti degli ultimi anni, e quelli provocati dal conflitto inducono certamente la politica salazariana a evoluzioni lente e prudentissime di cui vi sono tuttavia sintomi registrabili. Cosi la cura con cui cerca nuovi le·gami con il Sud Afrka (visita di Pirow a Lisbona e conseguenti accordi -visita del Ministro sud'africano delle popolazioni indigene, su invito portoghese -v. rapporti n. 1935/ 1018; 266/065; 2064/1083 rispettivamente in data l, 3 e 15 novembre 1938 e n. 3965/1443 del 20 dicembre 1939) (l) sono un indice significativo di un tentativo di slittamento o di sdoppiamento dell'assicurazione generale britannica ad una più precisa, operante, determinata da comuni interessi del Sud Africa per i maggiori possedimenti portoghesi d'oltremare: Angola e Mozambico. Come già detto, l'alleanza inglese gli dà scarsa confidenza per le frontiere marittime, nessuna per quelle terrestri. Il pensiero di Salazar si fissa dunque in questo settore alle c zone di pace » nella linea descritta. Se alcuni dei suoi stessi collaboratori immediati non nascondono che vorrebbero tale tendenza politica più attiva e operante è certo che egli non trascura occasione come già notato per migliorare e restringere le relazioni del Portogallo con i paesi della c zona » e ciò a un duplice scopo, quello di mantenere una situazione quanto più sia possibile eguale, e di determinare una atmosfera favorevole ad utilizzare qualunque occasione che si presentasse per maggiori sviluppi.

È difficile d'altra pail"te pensare che Salazar creda o speri le sue c: zone di pace» inerti. Egli stesso ha evitato per il suo disegno il concetto di neutralità. Alla neutralità non crede nel senso che non la crede capace di resistere di per se stessa. Conosce d'altra parte esattamente l'atteggiamento dell'Italia fascista, il Paese nel quale maggiormente conta, e cosi precisamente definita dall'alta parola del Duce, dalle decisioni del Gran Consiglio, dallo storico discorso di V. E.

La stessa parola «pace » nel suo concetto non ha nulla di c: pacifista » nel senso più sfruttato della parola. Salazar va più oltre che la neutralità, perchè pace è lo scopo vero, lo •scopo ultimo del suo concetto. E per !l'aggiungerla Salazar non esclude che le c: zone » possono divenire attive, anzi in un caso lo auspica quello in cui la minaccia comunista si facesse più vicina e diretta. Su ciò, come già segnala.to, non vi possono esser dubbi. Nella bocca di Salazar il verbo anticomunista ha la violenza, l'irreducibilità e la grandezza dell'anatema della Chiesa. Fu a nostro fianco nella guerra di Spagna. Ve lo ritrovNemo ogni volta si tratti di fronteggiare il comunismo. Quale potrebbe essere l'apporto pratico è difficile sin d'ora analizzare ma quello politico è prevedibile esatta

mente. Ecco la terza e fondamentale ragione delle «zone di pace» di Salazar.

Per quanto l'analisi lo consente sono dunque nel suo pensiero la fortunata situazione di una fascia di Stati oggi non belligeranti (che egli aveva del resto previsto) e che vorrebbe rafforzata, per mantenere circoscritto il conflitto e difendere la civiltà occidentale e cristiana, per determinare una pace giusta alla fine del conflitto, per far fronte ora e in se.guito alla minaccia comunista.

Qualunque sia il valore e la portata di tale concezione, essa merita a mio avviso di essere registrata e seguita, è in ogni caso la nota politica oggi dominante nel pensiero politico del Capo del Governo portoghese. Di più tale concezione attraverso la Spagna e facendo centro sull'Italia giunge sino ai Balcani. Sposta dunque gli interessi portoghesi da un centro esclusivamente atlantico a quello mediterraneo continuando e accrescendo il movimento già determinatosi durante la guerra di Spagna.

E infine da ciò deriva l'accentuarsi in questi ultimi mesi della cura precisa e premurosa con cui Salazar segue i rapporti con l'Italia. Nessuna manifestazione è stata trascurata per rinserrare e migliorare e porre in luce tali amichevoli rapporti. Le manifestazioni hanno culminato con la conclusione degli accordi commerciali caratterizzati da una rapidità di negoziati che ha pochi precedenti.

Credo che dello stato d'animo e delle disposizioni attuali portoghesi siano il migliore esponente le parole pubblicate in occasione degU accordi dall'ufficioso Diario di Manhd, interprete del pensiero di Salazar, lo stesso giornale che il Times ·e altri periodici inglesi di tempo in tempo attaccano con mal celata impazienza, accusandolo di «troppa neutralità».

Ritengo che valga la pena di ripeterle:

« Negli ultimi anni si è intensificato notevolmente l'intercambio culturale tra le due Nazioni e si è progressivamente mi.gliorata la reciproca comprensione. In maa-gine alla somiglianza e dissimiglianza dei regimi basta U fatto che Italia e Portogallo si trovino in una fase identica di rinnovamento, perchè lo spirito di tale comune attività tenda a riavvicinare i due Paesi, approssimazioni che favoriscono tutte quelle affinità che li legano nel piano della civiltà occidentale. La guerra ha reso più imperiosa la necessità di un contatto intimo, ma non per questo dobbiamo dimenticare che questo rinserramento di relazioni era nella linea logica delle direttrici politiche di carattere permanente che riflettono il concetto di una solidarietà naturale dei popoli latini».

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XII, D. 592.

(l) Non pubblicato.

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IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 226/111. Sofia, 16 gennaio 1940 (per. giorno 20). Mio rapporto del 12 corrente n.184/93 (1). Contrariamente alle impressioni elogiative, apparse anche nella stampa, dei componenti la delegazione bulgara di ritorno da Mosca, Kiosseivanov, mi ha

detto che l'impressione reale riportata dalla Delegazione stessa sulla situazione interna dell'U.R.S.S. è stata niente affatto favorevole.

La Delegazione avrebbe constatato dappertutto compressione ed estremo sospetto. Decine di controlli da passare per ottenere accesso agli uffici del Cremlino, lunghe file di popolazione miserabile e cenciosa davanti ai ma,gazzini di generi di prima necessità che non hanno la possibilità di accontentare tutti, ecc.

Per la campagna militare in Finlandia, di cui si ripetono ormai a Mosca i poco favorevoli sviluppi, non ,si sarebbe voluto allontanare truppe scelte da Mosca sia per non indebolire le forze addette a presidio del Governo, sia per il timore di un sopravvento di quell'elemento militare nel caso di una campagna vittoriosa.

Per quanto riguarda poi la Bessarabia, Kiosseivanov mi ha confermata la sua impressione che i Sovieti tenteranno di agire se mai piuttosto dall'interno, fomentando disordini ed insurrezioni armate, che dall'esterno con una vera e propria aggressione. Per tali insurrezioni egli ritiene si presentino molte facilità, perchè anche la Missione, nell'attraversare la Bessarabia, avrebbe rilevato lo stato di abbandono e di miseria in cui è lasciata ad avrebbe constatato come in quei tenritori, per effetto della affrettata evacuazione degli altri elementi, la popolazione sia ormai in gran maggioranza russa. Da parte della Germania infine egli mi ha detto non ritenere verrebbero sollevate difficoltà ad un ritorno della Bessarabia alla Russia, anche perchè difficilmente potrebbe opporsi all'applicazione dei principi revisionistici che informerebbero quella rivendicazione sovietica.

Kiosseivanov ha concluso dicendomi che le impressioni riportate dalla Delegazione confermano l'esistenza di debolezze sostanziali nell'U.R.S.S. che renderanno la politica ,sovietica molto prudente.

(l) Non rintracciato.

140

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. s. N. (1). Sofia, 16 gennaio 1940.

Ho riferito a V. E. quanto mi ha dichiarato il Presidente del Consiglio bulgaro in merito al suo incontro col Segretario Generale del Ministero ttm'co degli Affari Esteri, e, ad ogni buon fine, accludo il testo del comunicato ufficiale diramato da questa Agenzia Telegrafica al termine dell'incontro stesso.

Anche a non voler sopravalutare le dichiarazioni scambiate dalle due personalità, e tenuto conto oltre tutto che quella di Menemencoglu non rivestiva esplicitamente nella circostanza nè carattere politico nè carattere di negoziatore, sta di fatto che una affermazione non affatto priva di rilievo è stata fatta: e cioè, in sostanza, che, quali che siano le misure militari in atto, esse escludono ogni intendimento aggressivo della Turchia contro la neutralità bulgara. Questa affermazione, congiunta al completo silenzio tenuto, per quanto mi ha detto Kiosseivanov, in merito ad un eventuale cambiamento di rotta della politica della Bulgaria, mediante un'adesione di essa all'Intesa balcanica od altri blocchi

regionali, dovrebbe pur costituire un contributo alla pace dei Balcani, se anche rimanga dubbio, e lo stesso Kiosseivanov me lo ammetteva, che possa seguire un effettivo alleggerimento dei rilevanti apprestamenti militari turchi in Tracia, la cui consistenza può apparire preoccupante ai fini generali della pace nel sudoriente europeo.

Comunque sotto l'aspetto della sua portata pacifica, anche questo Ministro di Germania mi si manifestava abbastanza soddisfatto dell'avvenuto, mentre in base a recenti impressioni riferite a questo Addetto Militare germanico dall'Addetto Militare nipponico in Ankara, qui di passaggio, ed in buona parte condivise da questo Addetto Militare ungherese, accreditato, come è noto, pure in Turchia dove si è recato ultimamente, il sig. von Richthofen non sembra ora in generale molto disposto e credere a volontà aggressive da parte turca, per quanto il Governo di Ankara sia poi in grado di sottrarsi ad eventuali pressioni belliciste dei suoi alleati.

Nondimeno qualche riserva affacciava lo stesso Ministro di Germania, sia per un certo senso di sorpresa destato dal contenuto politico improvvisamente concretatosi di una visita, della quale già segnalai a V. E. le origini personali e occasionali, sia per le evidenti interferenze britanniche nella circostanza, nonostante che qui si sia mostrato, quantomeno nelle manifestazioni esteriori, di porre 'in disparte questo Ministro d'Inghilterra, che, come è suo costume, tentava di mettersi in vista per dare risalto ad un successo di prestigio.

E per vero, in proposito lo stesso Kiosseivanov mi diceva che il sig. Rende! avrebbe fra l'altro manifestato chiaramente il proprio malumore per il suo mancato invito alla colazione ufficiale offerta dal Governo bulgaro in onore di Menemencoglu, a cui per ragioni di opportunità ·e cortesia erano stati invitati, fra i Rappresentanti esteri qui accreditati, quelli delle Potenze dell'Intesa balcanica; mentre poi al pranzo offerto dallo stesso sig. Rend'el al Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri turco, era stato invitato, solo fra questi Rappresentanti diplomatici balcanici, H Ministro di Romania, ciò che, sempre secondo Kiosseivanov, era parso inopportunamente significativo di quelle direttive britanniche nel sudoriente europeo, di cui, come ho segnalato, circolano qui voci insistenti.

Per mia parte osservo che sta indubbiamente il fatto che, dallo scoppio della guerra in poi, è questa la seconda volta, la prima fu appunto, come segnalai, in occasione della decompressione militare della frontiera turco-bulgara, che l'Inghilterra interviene più o meno direttamente nei rapporti interbalcanici, concorrendo a risolvere con qualche successo difficoltà verificatesi nelle relazioni fra questo Paese e la Turchia. E se la cosa può in certo modo apparire naturale per una parte, date le posizioni assunte dall'Inghilterra in Turchia, occorre pwr rilevare che i buoni uffici britannici vengoni accettati ed adoperati con vantaggio anche in Bulgaria. Crederei pe~anto non azzardato di considerare tale circostanza più significativa delle possibili alternative della politica bulgara, che non, come da altri si ritiene, certe tendenze ·panslaviste e russofile di una parte dell'opinione di questo Paese, finora ·concretatesi in accordi tecnici con i Sovieti, di cui poi, per il momento, almeno, la Germania sembra, come qui si. è affermato, sia parte preponderante.

E :poichè d'altronde tali atteggiamenti neppure escludono contemporanei orientamenti favorevoli all'azione dell'Italia nei Balcani, di cui, anche recentemente lo stesso Presidente del Consiglio bulgaro ha voluto darmi segno, btsognerebbe concludere una volta di più alla sostanziale irresolutezza e perplessità della politica bulgail'a, che posta di fronte alla gravità della situazione euporea attuale, tenta sempre più di mantenersi tutte le porte aperte, in attesa di una determinazione, che, in mancanza di una maggior chiarezza di decisione, rischierà poi di giungerle più presto dall'esterno che dai proprii proponimenti. Nondimeno tale stato d'animo dovrebbe parimente escludere attitudini improvvise e precipitose: ciò che ·concorre in definitiva al mantenimento della pace balcanica.

Corre qui voce, ·e me ne dava conferma anche questo Ministro di Germania, che Saracoglu all'andata od al ritomo dalla riunione dell'Intesa balcanica in Belgrado, avrebbe un incontro con Kiossetvanov, che darebbe luogo a nuovi contatti politici ·turco-bulgari.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conbscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/02993/C del 16 gennaio 1940, non è stato rintracciato.

141

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

APPUNTO RISERVATISSIMO S. N, (1). Berlino, 16 gennaio 1940.

Riassumo la conversazione avuta oggi con il Ministro von Ribbentrop, nella sua casa di Dahlmen:

l. Russia e Italia. -Il Ministro accennando alla lettera del Duce al Fhiirer, ha mostrato di non comprendere esattamente le ragioni della fortissima pil'esa di posizione antirussa in essa contenuta; ed ha ricordato come da una parte il Duce nello scorso aprile avesse direttamente accennato a Goring l'opportunità di un tattico avvicinamento tra Germania e Russia e dall'altra il Ministro Ciano gli avesse telefonicamente comunicato, all'annunzio da lui, Ribbentrop, datogli dell'imminente conclusione dell'accordo di Mosca, come ciò piacesse a Roma e fosse considerato «un buon colpo». E ha poi ripetuto le arcinote argomentazioni circa la necessità assoluta per la Germania di togliere la Russia dallo

•schieramento anti-ltedesco organizzato dall'I:nghiliterra, dr1ca la necessità di essa di combattere su un fronte unico, etc. etc. A mia volta, nel rispondere a queste consideil'azioni, e per quanto egli non avesse mancato di ritornare sull'argomento della netta divisione ideologtca che sussiste tra Mosca e Berlino, ho rifatto la ·storia dell'atteggiamento anti-bolscevico dell'Italia e del1a Germania, ponendo in risalto come il Duce non possa oggi non preoccuparsi d'elle gravi ripercussioni sullo spirito pubblico italiano di questo improvviso cambiamento di fronte della Germania.

Von Ribbentrop ripil'endendo allora i suoi ragionamenti e nell'esaltare i benefici economici che vengono alla Germania dalla situazione ora creatasi ad Oriente, non ha mancato di aggiungere che l'attuale accordo tra Mosca e Berlino è da lui considerato definitivo e destinato quindi a rimanere nel tempo.

8 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. lii.

Ritornando da parte mia sul tema dei .rapporti tra Russia e Italia gli ho

fatto la .storia della mancata presentazione delle Lettere Credenziali a S. M.

il Re Imperatore da parte del nuovo Ambasciatore sovietico, ponendo in rilievo

l'atteggiamento scorretto del Governo di Mosca e aggiungendo che la Germania,

in un caso simile, avrebbe per lo meno fatto quanto ha ora compiuto l'Italia

col chiamare a Roma il suo Ambasciatore a Mosca. Ribbentrop ha mostrato di

interessarsi all'accaduto ~riconoscendo che la Russia, per le dimostrazioni stu

dentesche di Roma, avrebbe fatto molto meglio a limitare la sua azione alla

presentazione, al massimo, di una qualche nota di protesta.

Egli ad ogni modo, nel concludere le sue considerazioni, ha insistito sempre nel chiedere: c: ma per l'Asse Roma-Berlino non è l'Italia convinta che è molto meglio avere una Russia amica che una Russia nemica? Preferirebbe forse l'Italia che la Russia fosse schierata con i nemici della Germania? :.

2. Russia e Finlandia. -Ribbentrop ha mostrato nei riguardi della Finlandia un'intransigenza ed una severità molto maggiori che non quelle di cui aveva dato con me prova il Maresciallo Goring nella sua conversazione dell'altro ieri. Il Ministll"o infatti, riprendendo la storia delle negoziazioni finnosovietiche che precedettero lo scoppio del conflitto, ha insistito sul punto che la Finlandia, mentre in un primo momento si era messa, mantenendo anche in proposito un utile collegamento con Berlino, sulla via di un ragionevole componimento pacifico, ad un certo punto c: evidentemente per istigazione britannica> aveva voluto rompere i ponti e venire ·Cosi alla guerra. Non appena scop.piato 'il conflitto ed esattamente 48 ore dopo, il Ministro di Finlandia a Berlino, Wuorimaa, si era precipitato da lui, von Ribbentrop, chiedendo la immediata mediazione tedesca ed ottenendo però la risposta che oramai era troppo tardi perchè lo stesso Stalin, il quale aveva personalmente condotto le negoziazioni di Mosca, era stato cosi toccato e offeso dall'atteggiamento· finlandese che nessuna 'speranza poteva oramai sussistere per un ·componimento amichevole.

Von Ribbentrop anche oggi, e cioè dopo le disavventure militari sovietiche in Finlandia (disavventure che il Ministro considera ad ogni modo come di lieve entità e dovute sopratutto alle pessime condizioni atmosferiche) non crede alla possibilità di una mediazione e, da quanto mi è stato dato comprendere, non la vedrebbe neanche di buon occhio. Alla mia domanda se veramente alla Germania convenga di vedere un giorno schiacciata la Finlandia e turbato cosi profondamente e definitivamente, ai danni del Reich, tutto l'equilibrio baltico, egli ha risposto che la Germania deve innanzi tutto vincere la grande guerra dichiaratale dall'Inghilterra, e non intende quindi immischiarsi nelle questioni che riguardano più direttamente la Russia.

E qui, nel rievocare le giornate da lui trascor,se a Mosca, ha definito l'atteggiamento politico sovietico nel campo internazionale quale dettato unicamente da un «modesto revisionismo >, per rifarsi dei danni subiti dalla guerra mondiale. E quindi ristabilizzazione di taluni sbocchi sul Baltico e restaurazione della situazione turbata nel 1919 con la creazione della .grand'e Polonia. I Sovietici di oggi -sempre secondo von Ribbentrop -liberatisi quasi completamente dalle influenze nettamente semitiche ed internazionalistiche, sembrano, anche nel modo di trattare e nell'aspetto esteriore, più i Russi del buon tempo di Pietro il Grande che non i profeti della rivoluzione mondiale. Stalin è un uomo di forte personalità (grosses Format). Quindi occorre oggi considerare la Russia un po' diversamente da quello che avveniva negli anni scorsi, dati i profondi mutamenti di Mosca.

«Vedete ad esempio-ha aggiunto-quello che avviene oggi negli Stati baltici dove sono entrate le forze sovietiche. Proprio ora ho ricevuto dal Ministro di Estonia qui residente un promemoria circa l'andamento di queste occupazioni militari nel suo Paese: da esso risulta come non soltanto i Sovietici non cercano di bolscevizzare il paese ma anzi le truppe moscovite mostrino chiari segni di borghesizzarsi !~.

Mi sono allora permesso far presente al mio interlocutore come l'episodio della immediata creazione, da parte sovietica, di un Governo rosso finlandese, non fosse veramente fatto per dare al mondo l'impressione che i governanti moscoviti seguano oggi una linea di carattere c: nazionale~ abbandonando ogni ideologia internazionalistica. Al che von Ribbentrop si è limitato a rispond&e che ciò è stato fatto per ragioni tattiche locali e non ha avuto soverchia ripercussione.

3. Inghilterra e Germania. -Venendo a parlare della situazione militare politica ad occidente, il Ministro ha ripetuto le sue note affermazioni sulla assoluta sicurezza e sulle possibilità tedesche di vincere la guerra.

Egli ha notato in proposito come il punto «centrale~ della lettera del Duce al Fiihr& sia costituito dall'avvertimento di non procedere possibilmente ad opell"azioni di grande stile e di 'studiare, invece, ancora una volta, i mezzi possibili per una soluzione pacifica. Ora tutto ciò sta bene ma nella realtà dall'altro campo non si vede la minima traccia di una qualche possibilità di trattativa.

Perchè gli avversari non accettarono la proposta di pace del Fiihrer del 6 ottobre? Ho allora risposto che il 6 ottobre il successo schiacciante della Germania sulla Polonia era di troppo recente data per far immaginare possibile e fattibile un cedimento di Londra e d'i Partgi, i cui Govèrni, accettando allora la pace, si sarebbero trovati prattcamente nella necessità di dichiarare la propria !confitta e di confermare la vittoria germanica. Oggi invece -ho aggiunto il ricordo della vitt01ria di Polonia è un po' spento nel tempo, per quanto le sue conseguenze rimangano nella sostanza nettamente favorevoli alla Germania. Chi sa forse se nelle attuali condizioni, e ·dinanzi alla previsione di una guerra lunga e costosissima (la sola Inghilterra finisce per spendere fra tutto giornalmente una somma calcolata a 6 milioni di sterline) e soprattutto dinanzi a qualche nuova prova di buona volontà tedesca, non si potl!"ebbe aprire una via verso una qualche ·eventuale trattativa.

Ribbentrop nel mostrare di ·Concordare con quanto sopra, ha aggiunto che nelle condizioni attuali, si potrebbe naturalmente pensare da parte tedesca all'eventualità di una pace. «Non so se il Fiihrer sia oggi disposto a transigere -egli ha aggiunto -ma io ad esempio, come ho· .già detto al vostro Ambasciatore, penso che se si potesse evitare una tragedia di sangue in Europa sarebbe molto meglio. Però non c'è da farsi nessuna illusione perchè abbiamo proprio ora appreso come in Inghilterra si sia formato addirittura un comitato per lo studio della futura sistemazione della Germania vinta. Gli inglesi vogliono la distruzione del Re'ich attuale ma si sbagliano perchè le forze tedesche sono tali che la reazione sarà inesorabile». Sappiamo -ha aggiunto ancora -che l'uomo del popolo britannico, al quale la guerra costa enormemente e della quale non vede bene gli scopi, vorrebbe una soluzione pacifi,ca ma tutta la cricca che dirige la cosa pubblica in Inghilterra è decisa a portare il Paese fino alle estreme conseguenze. Quanto alla Fi!'ancia essa è supinamente sottomessa alla volontà britannica e sarebbe inutile creare dei programmi che si basino su una volontà indipendente francese.

Quanto all'America, una cosa è certa ed è che og.gi si è fatta colà l'unanimità circa l'opportunità di mantenere, nella ·sostanza, la neutralità anche .se formalmente l'opinione pubblica mantenga atteggiamenti antitedeschi. Ora si avranno le elezioni pi!'esidenziali e questo importante avvenimento interno. occuperà l'attenzione degli Stati Uniti per tutto l'anno.

4. Lettera del Duce al Fuhrer. -Il Fiihrer si riserva di rispondere per iscritto. Egli però non vuole fare ciò affrettatamente perchè vuole dai!'e al Duce un quadro per quanto possibile completo dell'attuale situazione e sta quindi sottoponendo il documento ad attento studio.

* * *

Questo il ·sunto della conversazione. Nel complesso nessun argomento nuovo per V. E. e, più o meno, ripetizione di quanto egli ebbe a dirVi nella visita a lui fatta la scorsa settimana. Per la Finlandia, ripeto, maggiore intransigenza che non in Goring e nel complesso sicurezza che il conflitto finirà con la vittoria della Russia e ciò, per ·colpa dei finlandesi che si sono lasciati attrarre dalla propaganda britannica.

Quanto alla famosa offensiva in occidente, nessun chiaro e preciso indizio dell'imminenza di un'azione, se si tolga il solito ripetuto accenno alla forza e alla violenza della reazione tedesca contro gli avversari che hanno rifiutato la pace del Fiihrer. Nessuna parola circa il Belgio e l'Olanda (1).

(l) Il presente appunto è stato trasmesso a Palazzo Chigi con Telespresso n. 521/170 in data 18 gennaio, firmato Attolico, non pubblicato.

142

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

L. STRETTAMENTE PERSONALE 1/00307. Roma, 16 gennaio 1940.

Il R. Console a Praga ha fatto qui pervenire, con un suo rapporto in data

5 gennaio (2) numerose ed interessanti notizie di carattere confidenziale sulla

situazione politica in Boemia e Moravia.

Troverai, qui unito, per tua personale conoscenza, copia di queste notizie (3).

Ti si prega di esaminare la possibilità di farle diventare oggetto di qualche

articolo o corrispondenza su codesta stampa, avendo naturalmente presente la necessità di mantenere sulla fonte delle informazioni assoluta discrezione e riservatezza.

Fammi conoscere quanto ti sarà stato possibile fare al riguardo ed abbiti intanto molti cordiali saluti.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicata.
143

IL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE BRITANNICA NELLA COMMISSIONE MISTA, GREENE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI

L. PERSONALE S. N. Roma, 16 gennaio 1940.

I forgot to hand to you yesterday the envelope containing your counterproposals on the question of contraband. In view of the conversation wh1ch we had yesterday with Count Ciano (l) which opened a new line of approach to the question I am sure that you will agree that it would be better for me to return your letter to you which I accordingly do.

ANNESSO

DELEGAZIONE ITALIANA NELLA COMMISSIONE MISTA ITALO-BRITANNICA

PROMEMORIA (2). Roma, 15 gennaio 1940. l) Già nell'articolo 4 del Progetto di Accordo per il Commerc10 e i Traffici è prevista una norma per effetto della quale il Governo italiano assume una garanzia generale che le merci importate in Italia sono destinate o al consumo interno italiano o alle industrie di trasformazione. Tale clausola è già in vigore con la Francia. Per il commercio tli transito è prevista la dichiarazione della destinazione della merce in modo da individuare il Paese e la ditta ai quali passa la responsabilità della destinazione effettiva della merce. 2) È pure in funzione il sistema della garanzia individuale da parte delle ditte ricevitrici per ottenere il rilascio del navicert. Questa forma di dichiarazione individuale, cosciente e responsabile, delle ditte è certamente la più spiccia e ogni intervento in questa dichiarazione da parte di organi sindacali (Confederazioni) avrebbe per inevitabile conseguenza di ritardare l'emissione del navicert perchè le Confederazioni dovrebbero necessariamente effettuare una serie di controlli preventivi. Tali controlli, d'altro canto, sarebbero, nella maggior parte dei casi, superflui, dati i rischi finali che le .ditte sanno di assumersi nel rilasciare tale dichiarazione. 3) In molti casi e per i maggiori settori d'importazione il rifornimento del mercato italiano è fatto da enti collettivi o parastatali che sono posti sotto il controllo dello Stato. È evidente che il mantenimento degli impegni presi da tali enti assume carattere del tutto particolare. 4) Il complesso di queste disposizioni già in atto costituisce a nostro avviso il modo più rapido per contribuire da parte italiana all'emissione del navicert

pagnamento del ministro Pietromarchi.

e nello stesso tempo assomma da parte italiana tutte le possibili garanzie (quelle individuali e quelle dello Stato).

5) Lo scopo delle proposte inglesi è certamente quello di migliorare il sistema con l'aggiunta di una garanzia globale a quelle già indicate. Pur apprezzando le finalità che hanno ispirato le proposte britanniche, esse non appaiono tuttavia accettabili per le ragioni di principio che sono state largamente esposte in seno alla Commissione mista italo-britannica.

La Delegazione italiana è desiderosa, in misura non certamente inferiore a quella britannica, di perfezionare il sistema in uso e di contribuire all'acceleramento dei traffici. Essa ritiene quindi che è nel perfezionamento del sistema attuale che risiede il mezzo migliore per raggiungere il fine che le due Delegazioni si propongono.

La Delegazione italiana propone quindi:

a) di anticipare per quanto possibile i preavvisi delle spedizioni di merci verso l'Italia al fine di facilitare gli accertamenti da parte delle Autorità di controllo;

b) di fare intervenire gli organi sindacali (Confederazioni) in tutti quei casi in cui, nonostante le dichiarazioni delle ditte, le Autorità britanniche abbiano motivo di ritenere che degli inconvenienti si siano prodotti nel rilascio di tali dichiarazioni. Tali inconvenienti saranno segnalati alla Delegazione italiana per i relativi accertamenti.

(l) Vedi GALEAZZO CIANo, Diario (1939-1943), vol. l, cit., p. 213.

(2) Il presente documento era stato rimesso al presidente di fatto della delegazionebritannica nella commissione mista, Rodd, la mattina del 15 gennaio con una lettera di accom

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L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

NOTA VERBALE S. N. Roma, 16 gennaio 1940.

Purchases in Italy

l. In an Aide-Mémoire which His Majesty's Amba8.9adbr handed to Count Ciano on 16th December (l) it was stated that in order to meet the situation arising from the decision of His Majesty's Government to ·seize German exports, His Majesty's Government were prepared to make available to Italy not less than 8,000,000 tons of British coal at prices equivalent to those paid by home consumers. To give the Italian authorities time to make arrangements for the increased purchases of British coal His Majesty's Government were prepared to postpone for " some weeks " the seizure of German exports of coal.

2. In addition, it was stated in the Aide-Mémoire that, ·subject to certain conditions, His Majesty's Government were prepared to promise .tha.t, excluding freights for the charter hire of Italian ships, they would spend not less than i 20.000.000, in Italy in the course of 1940. A scheme of purchases was drawn up and communicated to the Italian Ministry of Trade and Exchange in this connection. This programme of purchases was based upon estimates of the requirements of His Maj·esty's Government of goods which the British Embassy had been led to understand could be suppled. The estimates were purposely based on lower figures than those which His Maj-esty's Government would pro

bably have been willing to expend if supplies of the goods in question proved to be available.

3. -The Briti•sh authorities concerned with t:he purchases, which His :Majesty's Government were prepar~d to make, made every effort to ·carry out their programme of purchases and many visits have been paid by experts to Italy, both prior to and subsequent to the Aide-Mémoire which His Majesty's Ambassador handed to Count Ciano on 16th December. Nevertheless, negotiations for certain purchases have been prolonged ·for weeks before even reaching a finite stage. In the case of certain manufactured goods great difficulty was encountered from various organs of the Italian Government in bringing the transaction to the point of discussing technical matters. In the case of certain other goods, after the necessary investigations had .been completed and the types of good:s approved, intimation has been received from the Italian authorities concerned to the effect that no deliveries could be made at all. The result of these developments is that a large part of the goods which His Majesty's Government are willing to buy ·cannot be obtained, so that they find themselves in the position of being unable to spend a large part of the money in Italy. 4. -In an annexed schedule the position of the proposed purchases, which His Majesty's Government had intended to make, is set out side by side with the present estimate of possible supply. Even in this schedule certain estimates are still based on very vague data and it is far from certain that the goods contemplated will actually be available. On the other hand, it is only failr to say that some other orders than those mentioned may eventuate. It does not however appear to be safe to count on more than i 15,000,000 of goods be'ing available, as at present advised. 5. -The main differences are due (I) to the intimation that ihe items described under Head A. (2) will not be available at all in spite of the materia! having been approved after test, and (ll) to the delivery rate of the items under Head A. (1) being much lower than had been held out. Generally speaking, the items contemplated under this Head were disappointing inasmuch as much of the materia! examined was still in prototype sta.ge and thus not capable of rapid and early commerciai production. 6. -The item under Head B. (1) has been the ·subject of negotiation for three and 11 half months under conditions which have called for the exercise of the greatest possible restraint. Unless the Italian authorities are at least as willing sellers as His Majesty's Government are willing buyers, progress will continue to be so slow as to make results in 1940 very disappointing and unfruitful. 7. -If the items under Head A. (2) are truly not available it is difficult to see what can be found to replace them. The Italian authorities have pressed for the normal purchases of the United Kingdom (Head C) to be maintained at the 1937 leve! of i 7.7 m. at the then rate of exchange, equivalent to over i 9 m. at the present :relative level. The reduction to i 4 m. is due to import restrictions on various categories of imports applied to all exporting countries indiscriminately (and not only to Italy). These restrictions vary from Nil in the case of lemons and tomatoes and tornato products to complete prohibition in the case of such items as Carrara marble and stone. If all the restrictions were

abolished on agricultural produce the rise in norma! impo·rts toward the 1937 figure would not exceed, say, f. 600,000 since the major part of the restrictions apply to non-agrlcultural products, the principal items of which, so far as Italy is concerned, are marble stone, ladies' .gloves, hats, woollen materials, etc. Most of these items are ones in regard to which in no conceivable circumstances would it be possible to raise the ban.

ALLEGATO

Roma, 15 gennaio 1940.

Proposed Latest estimate purchases in 1940 of possihle supp!y A. Armaments . . . . . . . . . . . . . . . . . . i 6,000',000 i 4,700,000 The Air Ministry desired to purchase between 600 and 800 aeroplanes for training purposes. After inspection by Air Ministry representatives, the type found to correspond with British requirements was a Caproni machine. It is understood that the number of machines of this type which can be produced for us in 1940 · is approximately 250. Two hundred of an nother type would probably be available in 1940 but as at present advised these are apparently not wanted. Anti-tank and Anti-aircraft Guns. . . . . . • i 6,000,000 NIL The War Office wish to buy a number of anti-tank and anti-aircraft guns, together with a certain quantity of ammunition therefore, but we have now been infor med by the G.I.T.A.R. that none of the types of guns in which we are interested will be available. i 3,000,000 i 3,000,000 of explosives, ammunition and optical instruments and the figure of i 3 m. may be reached if deliveries can be made.

B. Raw Material

After very prolonged negatiaton a contract for the supply of 10.000 tons of hemp has been ratified. It is possible that another 6,000 tons value i 750,000 may be available.

We have bought 5,000 bottles and have contracted for a further 5,000.

Contract agreed but no shipment has been possible owing to difficulties arising out of shipping arrangements.

C. Normal Purchases (including lemons etc.) . . i 4,000,000 i 4,000,000

D. Miscellaneous

Contract agreed.

Discussions have been started.

TOl'AL ..

f 500,000 f 500,000 f 500,000 f 500,000 f 350,000 f 350,000 f 22,250,000 f 14,950,000

In addition; negotiations have been in progress for a considerable time between the shipping interests of both countries, but the agreement is at the moment held up pending a decision by the Italian authorities on the subject of the carriage of certain commodities.

TRADUZIONE

Acquisti in Italia

1. -In un Promemoria che l'Ambasciatore di S. M. Britannica consegnò al Conte Ciano il 16 dicembre u. s. si informava che per far fronte alla situazione sorta dalla decisione del Governo di Sua Maestà di sequestrare le esportazioni tedesche, il medesimo era pronto a mettere a disposizione dell'Italia non meno di 8.000.000 di tonn. di carbone inglese a prezzo uguale a quello pagato dai consumatori inglesi. Per dare alle autorità italiane il tempo necessario per predisporre i cresciuti acquistl di carbone britannico il Governo di Sua Maestà era pronto a posporre di • alcune settimane • il sequestro delle esportazioni tedesche di carbone. 2. -In più si affermava nel Promemoria che, sotto certe condizioni il Governo di Sua Maestà era disposto a promettere che, esclusi i noli delle navi italiane, avrebbe speso non meno di 20.000.000 di sterline in Italia durante il 1940. Uno schema di acquisti fu fatto e fu comunicato a questo proposito al Ministero italiano per gli Scambi e per le Valute. Questo programma di acquisti era basato sul preventivo del fabbisogno di merci per il Governo di Sua Maestà, merci che l'Ambasciata britannica era stata indotta a credere potessero essere fornite dall'Italia. I preventivi erano stati espressamente calcolati su cifre più basse di quelle che il Governo britannico sarebbe stato probabilmente pronto a spendere, se i quantitativi delle merci in questione si fossero dimostrati acquistabili. 3. -Le autorità britanniche interessate agli acquisti che il Governo di Sua Maestà era pronto a fare, fecero ogni sforzo per mettere in atto il loro programma di compere e furono compiute numerose visite da parte di esperti in Italia, prima e dopo il Promemoria che l'Ambasciatore britannico aveva consegnato al Conte Ciano il 16 dicembre u. s. Ciò nonostante i negoziati per alcuni acquisti si sono protratti per settimane prima ancora di giungere ad uno stadio definitivo. Nel caso specifico di alcune merci manufatte vi furono grandi difficoltà da parte di vari organi del Governo italiano nel portare le transazioni al punto della discussione di questioni tecniche. Nel caso di altre merci dopo che le indagini necessarie erano state completate e il tipo di merce approvato, le autorità italiane interessate informarono che dette merci non potevano essere consegnate. Ne è derivato che una gran parte delle merci che il Governo britannico vorrebbe acquistare non si possono ottenere, di modo che il Governo britannico si trova impossibilitato a spendere in Italia una gran parte del denaro preventivato. 4. -Nella lista annessa l'elenco degli acquisti che il Governo di Sua Maestà era pronto a fare, è posto accanto al preventivo di forniture possibili. Anche in questa lista alcuni preventivi sono ancora basati su dati molto vaghi ed è dubbio che queste merci potranno essere effettivamente disponibili. D'altra parte bisogna

dire che alcune altre ordinazioni non specificate potrebbero essere effettuate. Ciò nondimeno stando cosi le cose non sembra che si possa contare su di un quantitativo di merci superiore a sterline 15.000.000.

5. Le differenze maggiori derivano dal fatto che: l) le perdite descritte sotto A. (2) non saranno acquistabili nonostante che materiali siano stati approvati dopo essere stati collaudati;

2) che il tempo di consegna delle partite elencate sotto A. (l) è molto più lungo di quello che era stato stabilito. In generale le partite contemplate sotto

A. (1) non erano soddisfacenti in quanto che gran parte del materiale esaminato era ancora nello stadio iniziale e di conseguenza non atto alla rapida e pronta produzione commerciale.

6. -La partita B. (1) è stata oggetto di negoziati durante tre mesi e mezzo in condizioni che hanno richiesto la più grande pazienza. A meno che le autorità italiane non siano tanto desiderose di vendere quanto quelle britanniche di acquistare, si avanzerà tanto lentamente che i risultati nel 1940 saranno insoddisfacenti ed infruttuosi. 7. -Se le partite elencate sotto A. (2) non saranno ottenibili, è difficile immaginare con che cosa si potrà sostituirle. Le autorità italiane hanno insistito affinchè gli acquisti normali del Regno Unito (partita C.) fossero mantenuti al livello di quelli del 1937 ossia di sterline 7.7 m. al cambio di allora, equivalenti a più di 9 m. sterline a quello attuale. La riduzione a sterline 4 m. è dovuta a restrizioni applicate senza eccezioni a tutti i Paesi esportatori (e non solo all'Italia). Queste restrizioni non colpiscono i limoni, i pomodori, i prodotti dei pomodori, ma vietano in modo assoluto le importazini di marmo di Carrara e della pietra. Se tutte le restrizioni sui prodotti dell'agricoltura fossero abolite il rialzo delle normali importazioni verso la cifra del 1937 non supererebbe, diciamo, la somma di sterline 600 mila, dato che la maggior parte delle restrizioni vengono applicate a prodotti non agricoli di cui i principali, per quanto concerne l'Italia, sono il marmo, la pietra, i guanti per signora, i cappelli, i prodotti di lana. La maggior parte di queste voci sono tali che per verun motivo sarebbe poss~bile togliere le limitazioni anzidette.

ALLEGATO

Preventivi Ultimi preventivi di acquisto di possibiliA) Armamenti per il 1940 forniture

Il Ministero dell'Aeronautica era desideroso di acquistare fra 600 e 800 aeroplani per l'allenamento. Dopo la visita fatta dai Rappresentanti di detto Ministero si trovò che il tipo che corrispondeva ai desideri britannici era un apparecchio Caproni. Il numero degli apparecchi di questo tipo che può essere fabbricato nel 1940 è approssimativamente di 250. Probabilmente 200 di un altro tipo sarebbero procurabili nel 1940 ma per il momento questi non sono desiderati.

Il Ministero della Guerra desidera comprare un certo numero di cannoni anticarro e di cannoni contraerei insieme ad una certa quantità delle rispettive munizioni; ma siamo stati ora informati dalla G.I.T.A.R. che nessun cannone del tipo che ci interessa ci può essere fornito.

Sono in corso negoziati per esplosivi, munizioni e strumenti ottici e la cifra di sterline 3 m. potrà essere forse raggiunta se le consegne possono essere effettuate.

B) Materie prime

Dopo lunghi negoziati un contratto per la consegna di 10 mila tonn. di canapa è stato concluso. È possibile che un altro contratto per 6.000 tonn. pel valore di sterline 750.000, possa essere fatto.

Abbiamo comprato 5.000 bottiglie e abbiamo fatto un contratto per altre 5.000.

Il contratto è stato perfezionato ma non è stato possibile di fare alcuna consegna date le difficoltà che sorgono per la spedizione via mare.

C) Acquisti normali (inclusi limoni ecc.) . . . . Lst. 4.000.000 Lst. 4.000.000

D) Partite varie

TOTALE. . Lst. 22.250.000 Lst. 14.950.000

Inoltre negoziati sono in corso da molto tempo fra gli armatori dei due Paesi ma un accordo è in questo momento sospeso in attesa di una decisione da parte delle autorità italiane circa il trasporto di alcune partite di merci.

(l) Vedi Appendice I, D. 6.

(l) Aircraft (2) (3) Ammunition and Explosives etc.. . . . . . . • Negotiations are at present in progress for the supply

(l) Hemp . . . . . . . . . . . . . . . . . . • i 1,250,000 i 1,250,000

(2) Mercury . . . . . . . . . . . . . . . . . . i 250,000 i 250,000

(3) Sulphur . . . . . . . . . . . . . . . . . . i 400,000 i 400,00()

(l) Isotta Fraschini engines . . . . . .

(2) Aeronautical-Ground Equipment

(3) Plywood, SHk, etc. Negotiations are proceeding.

(1) Aeroplani . . . . . . . • • . • . . • • • • Lst. 6.000.000 Lst. 4.700.000

(2) Cannoni anticarro e contraerei . . . . • . . • Lst. 6.000.000 nulla

(3) Munizioni, esplosivi, ecc. . . . . . . . . . . . Lst. 3.000.000 Lst. 3.000.000

(1) Canapa. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lst. 1.250.000 Lst. 1.250.000

(2) Mercurio. . . . . . . . . . . . . . . . . . Lst. 1.250.()00 Lst. 1.250.000

(3) Zolfo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lst. 400.000 Lst. 400.000

(l) -Motori Isotta Fraschini. . Lst. 500.000 Lst. 500.000 Contratto perfezionato. (2) -Forniture per aeroplani . Lst. 500.000 Lst. 500.000 Sono state inziate le discussioni. (3) -Legno lavorato, seta ecc.. . Lst. 350.000 Lst. 350.000 l negoziat,.i sono in corso.
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L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 16 gennaio 1940.

Italian Coal Supplies

The Italian authorities, amongst others Senator Giannini, bave from time to time state.d that we were not in a position to supply larger quantities of coal from the United Kingdom. They have ,suggested that we could not supply the total quantity of 8,000,000 tons envisaged in the commerciai negotiations, but the particular emphasis has been on our inability to supply the qualities wanted. They have pointed out that the requirements of Italian industry for metallurgica! coke have increased very considerably' in the last decade and have

expressed the opinion that the coal from which coke is made is not available in the United Kingdom in sufficient quantities. They have also stated that loading in England was very slow and that their ships have been delayed an inordinate time.

The Mines Department had stated, prior to His Majesty's Ambassador's communication of 16th December to Count Ciano (l) on the subject of coal and purchases in Italy, that the United Kingdom was in a position to supply

5.3 million tons of coal in the qualities specified by the Italian Coal Monopoly and a fwrther 3 millions tons of ordinary steam-raising coal.

London has now supplied certain figures and certain data which will make it possible to rebut the Italians' contentations referred to in the fust paragraph of this Note. In 1938 the Italian production of metallurgie coke was about

1.7 million tons, which would require about 2.4 million tons of coking coal. In addition, the Italians purchased metallurgie coke in that year amouting to about 200,000 tons, of which in ali 100,000 tons was supplied by Germany, smaller quantities by France, Czecho-Slovakia etc. and none by the United Kingdom. The total purchases placed for 1940 by Ita1y' in the United Kingdom include an amount of 1.4 million tons of coking coal. It would thus appear that only about l miHion tons of metallurgie coking coal would be required from Germany, which the Itaiians have presumably in the past obtained from that country and which they should be able to obtain in the 3.1: million tons which it is estimated they shou1d be able to continue to obtain from Germany by rail.

The other orders placed by the Italians in the United Kingdom for coal include 1.4 million tons of gas coal and 700,000 tons of anthracite. The gas coal should be more than sufficient to manufacture the gas coke required.

While the United Kingdom cannot supply more metallurgie coking coal than the amount referred to, we could if necessary supply a further 250,000 tons of lower grade Durham coking coal, as well as 500,000 tons of another quality of Durham coal with a higher volatile content but which could be used. Thus, even if the Italians were in difficulties with the Germans about the supply of coking coal up to l million tons, more supplies cou1d be obtained from England in addition to those ordered, though the Mines Department would prefer not to do so.

An investtgation has been made into the delays reported by the Italians at Newcastle in loading ships. The records of 27 ships loaded over the last six weeks have been examined. In only five cases was the loading time over norma! and in ten cases it was much less. than norma!. One or two cases of delay have been due either to holidays or to seve~ral ships arriving together. It is not anticipated that the present position will grow worse.

In conclusion, therefore, it ,can be said that on a further examination of the position we are able to supply Italian requirements and that even if the Italians cannot secure metallurgie coking ,coal from Germany in their rail-boll'ne supplies we are in a position to help, though we would prefer not to do so.

TRADUZIONF. Rifornimenti Italiani di Carbone

Le autorità italiane, fra cui anche il Senatore Giannini, hanno di tanto in tanto affermato che noi non siamo in grado di fornire maggiori quantitativi di carbone dal Regno Unito. Le dette autorità hanno insinuato che noi non avremmo potuto fornire il totale di tonn. 8.000.000 preventivato nei negoziati commerciali, ma si è dato particolare rilievo al fatto che noi non saremmo stati capaci di fornire le qualità richieste. Essi hanno segnalato che le richieste delle industrie italiane di coke per uso metallurgico sono aumentate considerevolmente nell'ultima decade ed hanno espresso il parere che il carbone da cui viene fatto il coke non si può conseguire nel Regno Unito in quantità sufficienti.

Hanno inoltre affermato che il caricamento in Inghilterra era molto lento e che le loro navi venivano trattenute per un tempo superiore al necessario.

La direzione delle Miniere aveva affermato, prima della comunicazione fatta il 16 dicembre dall'Ambasciata di Sua Maestà al Conte Ciano, circa il carbone e gli acquisti da parte dell'Italia, che il Regno Unito era in grado di fornire 5,3 milioni di tonn. di carbone delle qualità indicate dal Monopolio italiano dei Carboni ed un ulteriore quantitativo di carbone ordinario per vapore.

Londra ha ora fornito alcune cifre e dei dati che permettono di confutare le affermazioni italiane di cui nel primo paragrafo di questa nota. Nel 1938 la produzione italiana di coke metallurgico era di circa 1,7 milioni di tonn. che richiederebbe circa 2,4 milioni di tonn. di carbone di coke. Per di più gli italiani comprarono in quell'anno un quantitativo di coke per uso metallurgico per circa 200.000 tonn. di cui 100.000 furono fornite dalla Germania, minori quantità dalla Francia, Cecoslovacchia ecc. 'e nessuna dal Regno Unito.

L'acquisto totale per il 1940 da parte italiana dal Regno Unito comprende un quantitativo di 1,4 milioni di tonn. di carbone coke. Parrebbe quindi che solo l milione di tonn. di coke metallurgico sarebbe richiesto alla Germania, carbone che presumibilmente gli italiani hanno avuto nel passato da quella Nazione e che potrebbero continuare ad ottenere nella misura di 3,5 milioni di tonn. che si ritiene potranno continuare a ricevere per ferrovia dalla Germania.

Le altre ordinazioni di carbone fatte dagli italiani nel Regno Unito comprendono 1,4 milioni di tonn. di carbone da gas e 700.000 tonn. di antracite. Questo carbone da gas dovrebbe essere più che sufficiente per manufatturare il gas di coke necessario.

Mentre il Regno Unito non può fornire maggiori quantità di carbone coke per uso metallurgico della quantità sopra indicata, noi potremmo fornire un ulteriore quantitativo di 250.000 tonn. di Durham, carbone di coke di grado inferiore, e 500.000 tonn. di un'altra qualità di carbone Durham di maggiore volatilità che potrebbe

però ugualmente servire.

In tal modo, anche se gli italiani incontrassero difficoltà con i tedeschi circa la fornitura di coke, per 1.000.000 di tonn., l'Inghilterra potrebbe fornire una quantità addizionale a quella già ordinata, per quanto la Direzione delle Miniere possa preferire di non farlo.

E stata fatta una inchiesta in merito ai ritardi lamentati dagli italiani nel caricamento delle navi a Newcastle. Sono stati esaminati i registri concernenti 27 navi che hanno effettuati caricamenti durante le 6 ultime settimane.

In soli 5 casi il caricamento ha superato il tempo normale ed in 10 casi è stato molto inferiore al normale. In uno o due casi il ritardo è stato causato o da ferie o dal fatto che diverse navi erano arrivate contemporaneamente. Non si ritiene che le attuali condizioni possano peggiorare.

Concludendo, quindi, è lecito affermare che da un ulteriore esame della situazione noi siamo in grado di far fronte alle richieste italiane e che se anche gli italiani non potessero ottenere dalla Germania carbone di coke per uso metallurgico coi trasporti per ferrovia, noi siamo in grado di aiutarli benchè preferiremmo di non farlo.

(l) Vedi Appendice l, D. 6.

146

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 16 gennaio 1940.

Il fabbisogno del carbone estero per il normale funzionamento del Paese nelle condizioni attuali, tenuto anche conto dell'incremento ·che si vuoi dare alla esportazione di prodotti siderurgici, si può valutare come segue:

carbone da coke . . tonn. 4.000.000 carbone da gas . . » 2.500.000 carbone da vapore. » 3.000.000 carbone splint . . . » 3.000.000 antraciti industriali e da riscaldamento . » 800.000 carbone da bunker . . . . . . . . . » 600.000 tonn. 13.900.000

A questo è da aggiungere la produzione di carboni na·zionali valutabile attualmente a circa 2.000.000 di tonn. annue. L'Inghilterra offre di fornire 8.000.000 di tonn. annue per coprire parzialmente il nostro fabbisogno.

A tale proposta si deve obiettare in linea tecnica che nelle condizioni attuali della produzione l'Inghilterra non è in grado di fornirci i carboni da coke nella misura di 4.000.000 di tonn. annue tale essendo stata la conclusione di un esame della situazione fatta sul .posto nel luglio dello scorso anno dal Capo del nostro Monopolio Carboni con Lord Hindley, Presidente del principale gruppo carbonifero del Durham ed oggi Commissario generale dei carboni in Inghilterra.

Per i carboni da gas la difficoltà si piresenta pure ma in grado minore.

Per fronteggiare tale situazione non si vedrebbe altro mezzo se non che l'Inghilterra riducesse le proprie esportazioni verso altri Paesi o diminuisse il proprio consumo interno oppUii"e, a sua volta, ricorresse ad acquisti sul mercato americano.

A tale difficoltà riflettente la produzione si deve aggiungere quella riguardante i trasporti: oggi il naviglio disponibile è deficiente per quantitativi molto minori; inoltre le caricazioni notoriamente lente dei porti inglesi e le eccezionali attese prima della cairicazione che in questi ultimi tempi le nostre navi debbono fare per l'ingorgo dei porti aggraverebbero ulteriormente la deficienza del naviglio che sarebbe necessario .per :trasportare una massa di carbone che sarebbe più che doppia del massimo finoca raggiunto.

Comunque ove si riuscisse a ritirare dall'Inghilterra 8.000.000 di tonn. resterebbe per coprire il fabbisogno un quantitativo di 5.900.000 che dovrebbe essere ritirato per via tema dalla Germania.

Questo piano non comporta formazione di scorte.

Fra S. E. Attolico e l'Ambasciatore Ritter si era convenuto che, in previsione di una chiusura della via Rotterdam, si sarebbe dovuto esaminare subito la possibilità di una fornituii"a di carbone dalla Germania di un milione di tonn.

al mese da trasportare per :Cerrovia. N elle conversazioni avvenute nel novembre

scorso a Berlino, la dele,gazione germanica, pur facendo rilevare il g.rave sacri

ficio che avrebbe fatto la Germania, si dichiarò disposta a concordare una

fornitura di 1.000.000 di tonn. di carbone da spedire via terra, a condizione

che l'Italia avesse fornito un terzo dei vagoni necessari per il trasporto di tale

quantitativo: preso .per base un ciclo di utilizzo dei vagoni di 15 giorni, il fab

bisogno venne calcolato in 33.000 carri, pertanto l'Italia avrebbe dovuto mettere

a disposizione 11.000 vagoni.

Non potendosi in quel momento raggiungere l'accordo su tali basi, fu

deciso di rinviare la questione all'esame dei Comitati governativi e si concordò

frattanto un programma minimo che prevedeva un aumento delle spedizioni

di carbone via terra da 230.000 tonn. mensili (media raggiunta fino allora) a

500.000 tonn. mensili. Tale programma minimo è stato attuato in modo da raggiungere il regime previsto verso i primi di gennaio, tuttavia si sono subito riscontrate notevoli difficoltà che lasciano dubitare della possibil:ità di attuare il programma massimo di 1.000.000 di tonn. al mese.

Innanzi tutto il ciclo di utilizzo dei vagoni è risultato ben superiore a quello p.revisto, e si aggira attualmente sui 22 .giorni, e ciò per ·colpa delle Ferrovie germaniche che hanno giustificato tale fatto con le condizioni climateriche eccezionali.

In secondo luogo, da parte nostra lo sforzo fatto per adibire ai trasporto

del ·carbone 5.000 vagoni ha creato già cosi gravi difficoltà al tlraffico interno

che non è prevedibile paterne mettere a disposizione per il traffico di carbone

in numero doppio senza arrecare .gravi danni alla vita economica del paese.

Si tenga anche presente che, qualora la Germania dovesse trovail"si impegnata in una grande offensiva, verrebbero a verificarsi di ce:rto gravi ritardi nelle spedizioni e quindi un ciclo più lungo dell'utilizzo dei vagoni, e verrebbe a ll"idursi per la Germania la possibilità di mettere a disposizione delle spedizioni di •Carbone verso l'Italia il numero di va,goni necessari.

A prescindere da queste considerazioni concernenti il problema dei trasporti, se la suindicata possibilità di fornitura da parte della Germania potesse realizzarsi (ciò che è dubbio), l'Italia avrebbe interesse ad ottenere effettivamente da questa un quantitativo di almeno 1.000.000 di tonn. al mese, sia sotto l'aspetto di contropartita alle nostre esportazioni, sia per sopperi:re ad eventuali ma prevedibili rallentamenti negli approvvigionamenti via mare.

È da ricordare che nonostante la nota operazione finanziaria fatta nell'ottobll"e sco:rso (prestito di 200 milioni in conto Alto Adige) il ctearing itala-germanico presenta oggi un congelato a credito dell'Italia di 100 milioni di lire che andrà rapidamente aumentando. Ciò malgrado la Germania mira ad intensificare i suoi acquisti verso l'Italia. Da parte della Commissione esperti ortofrutticoli è stato già chiesto un aumento delle esportazioni italiane verso la Germania di

15.000.000 di marchi, cosa che ~rappresenterebbe un notevole vantaggio per l'economia agricola del Paese date le difficoltà che incontra l'Italia ad esportare prodotti ortofrutticoli verso altri Paesi, soprattutto in Francia ed in Inghilterra.

Inoltre nelle prossime riunioni dei Comitati misti, la Germania avanzerà notevoli ~richieste di aumento per altri prodotti italiani. Per contro le possibiltà

di esportazione dalla Germania di merci interessanti l'economia italiana sono fortemente ridotte e pertanto il ca11bone rimane la principale contropartita dell'esportazione italiana.

Resta a vedere come si potrebbero pagare agli inglesi gli 8.000.000 di tonn. di carbone.

Quando all'inizio delle trattative con la delegazione inglese abbiamo chiesto un totale di acquisti in Italia di 20 milioni di lire sterline, avevamo !Preventivato di comperare dagli inglesi 4.000.000 di tonn. di carbone. Per portare questi

4.000.000 ad 8, disogna disporre di altri 10 milioni di lire sterline, di cui 6 per il prezzo del carbone e 4 per noli ed assicurazioni. Occorre quindi che chiediamo agli inglesi di compeil"are in Italia, anzichè per 20, per 30.000.000 di lire sterline fra merci correnti e commesse speciali. Nelle trattative finora condotte siamo arrivati ad in

dividuare circa 12 milioni di Lst. di acquisti speciali, e .gli inglesi ci hanno dichiarato di dover ridurre gli acquisti di merci di mercato nmmale da 9 a ...................... . 4 milioni di Lst.

Ci troviamo quindi di avere raggiunto un totale di . 16 milioni di Lst. di acquisti inglesi, invece dei 20 ·che accorrevano, con una insufficienza di 4 milioni di lire sterline, che diventano 14, se dobbiamo portare a 30.000.000 di lire

sterline il totale degli acquisti inglesi. Come colmare questa insufficienza di 14 milioni? Anzitutto dobbiamo pil"etertdere dagli inglesi che non riducano da 9 a 4 gli acquisti di merci correnti. In tal caso avremo disponibili altre . . . . . . . . . . . . . Lst. 5 milioni. Dobbiamo poi insistere perchè gli inglesi si sforzino ad effettuare acquisti speciali per ·cifra quanto più alta possibile. Così ad es., dopo che la Commissione aerea inglese aveva scelto degli aeroplani Fiat (scuola) pare averci ora lfinunciato. Si trattava di . . . . . . . . . . Lst. 2.,5 milioni. La Commissione stessa aveva esaminato e mostrato di gradire del materiale aeronautico per impiego a terra per 300 milioni di lire pari a . . . . . . . . . . . . . Lst. 4 milioni. La Commessa pare rientrata. Con un po' di buona volontà non sarà difficile trovare fino alla _fine dell'anno altre forniture da fare per ulteriori Lst. 2,5 milioni. Raggiungeremo cosi la cifra totale di Lst. 14 milioni.

Ora va notato al riguardo che quando si parla con la delegazione inglese di aumentare gli acquisti, la risposta ritornello è: «vi abbiamo chiesto e ci avete rifiutato cannoni aerei e anticarro per 6 milioni di lire stelfline ».

Ora noi riteniamo che è precisamente per folfzarci la mano a dar loro questi cannon! che certi acquisti come quelli sopra elencati sono improvvisamente rientrati. Bisognerà far capire fermamente agli inglesi che sui cannoni non possono contare, ma che hanno il dovere di .passarci altre commesse per tutto l'impmto mancante di 30.000.000 di lire sterline.

Non è possibile che essi pretendano contemporaneamente: -di impedirci l'arrivo via mare del carbone tedesco obbligandoci ad acqui~ stare 8, invece che 4, milioni di tonn. di carbone inglese,

-e di ridurre i loro acquisti in Italia di merci correnti di ben 5 milioni di lire sterline, proprio nel momento in cui ci portano a ridurre le nostre esporta~ zioni di merci correnti in Geii'mania di quel ,tanto che rappresenta la nostra minore importazion~ di carbone dalla Germania (350 milioni di lire pari ad altri 5 milioni di lire sterline).

Noi dovremmo cioè rinunciare ad esportare 10 milioni di lire sterline di merci correnti, che prima andavano metà in Germania, metà in Inghilterra, e dovremmo nel contempo pagare in divisa (se l'Inghilterra non fornisce la contropaii'tita me~ diante acquisti in Italia) 4 milioni di tonn. di maggiori acquisti di carbone inglese, pari anche a 10 milioni di lire sterline (1).

147

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 9. Bucarest, 17 gewnaio 1940, ore 1,50 (per. giorno 18, ore 3,40).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto aver ricevuto da codesto Ministro di Romania un rapporto riservato col quale Bossy gli riferisce comu~ nicazioni fattegli da V. E. in udienza concessagli dopo convegno Venezia.

Gafencu mi ha detto anche di aver incaricato Bossy esprimere a V. E. sua viva riconoscenza ed ha aggiunto che farà uso quanto mai discreto delle comu~ nicazioni ricevute.

Ministii'o degli Affari Esteri mi ha comunicato infine che si recherà dopo domani frontiera jugoslava per incontrarsi con Markovié e concordare programma riunione Intesa balcanica che avrà luogo Belgrado 2 marzo p. v.

148

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Tokio, 17 gennaio 1940, ore 2,30 (per. ore 13).

Vostro 12 (2). Assicuro non ho fatto finora altre azioni oltre quelle riferite nè preso alcuna iniziativa. Mi conformerò vostre istruzioni.

149

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 11. Shanghai, 17 gennaio 1940, ore 12 (per. ore 23,50).

Da fonte diretta apprendo che Wang Ching-wei pur contando assai poco su un favorevole a·ccoglimento, si è deciso lanciare ieri a Chiang Kai-shek

9 -Documenti diplomatici· Serie IX· Vol. !II.

ultimo appello di pace e collaborazione (1). In conseguenza sue premesse ideo

logiche e per affell'mare dinanzi a tutti Paesi ed alle Grandi Potenze suo desiderio

pace totalitaria anche ieri ha fatto confidenzialmente manifesto tale suo desiderio

a queste Ambasciate di Gran Breta.gna e di Francia.

Wang Ching-wei si prepara partire per Tsing tao dove il 20 corr. dovrebbe

av& luogo riunione plenaria per varare Consiglio Politico Nazionale.

Ritiene potere colà appianare difficoltà messe innanzi ·dal Governo provvi

sorio di Pechino.

Ritiene pure che nelle nomine Gabinetto nipponko comprenderà meglio

del precedente fondamento giuridico e politico delle sue richieste e finirà per

accoglierle nell'interesse dei due Paesi. Da tempo conosce ammiraglio Yonai

e Io consid&a amico personale.

È d'avviso Yonai si dedicherà sopratutto a migliorare i rapporti con gli

Stati Uniti d'America.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 124.
150

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26. Washington, 17 ge11hUJ.io 1940, ore 12,36 (per. giorno 18, ore 3,30).

Dimissioni Abe vengono considerate in questi circoli come sintomo di de

lusione Paese riguardo carta militare per incai)acità conclud&e campagna cinese

e come conseguenza fallimento trattative con Stati Uniti d'America.

Nomina Yonai ha prodotto impressioni generalmente favorevoli in quanto

gli si attribuiscono s·entimenti filo-americani e sfavorevoli Germania, mentre sua

appartenenza Marina P!l'Overebbe interesse con cui Giappone segue rafforzamento

e espansione navale americana nel Pacifico.

Atteggiamento di questo Governo circa trattato di commercio scadente

26 corrente continua esser caratterizzato da intenzione non prendere iniziative

se da parte del Giappone non pervengano proposte più concrete ci<rca assetto

politico cinese e rispetto interessi americani in Estremo Oriente.

Presso questi organi governativi affiorano intanto due opposte tendenze: quella di seguire una politica conciliante per dar tempo fintanto che nuovo Governo manifesti sue eventuali buone intenzioni verso America ed evitare venga sospinto ver:so Russia; e quella intransigenza che tenderebbe mediante rottura dei rapporti ·Commerciali e embargo seta forzi Giappone a rivedere sua politica in Cina.

Si prevede comunque che dopo scadenza trattato relazioni commerciali continueranno di fatto (2).

(l) -Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. IV, cit., p. 265. (2) -Vedi FO'I'eign Relations of the United States, 1940, vo!. IV, cit., pp. 957-960.
151

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 44. Berlino, 17 gennaio 1940, ore 13,10.

Telegramma di V. E. n. 35 ~1).

Prendo atto comunicazione domandando se a mia volta debba informare Governo germanico e agire per corrispondere aumento trasporti cavbone via terra.

152

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Atene, 17 ge111TLClio 1940, ore 16,40 (per. ore 19,15).

Da allusioni fattemi da Mavrudis ho creduto comprendere che eventuale azione sovietica limitata alla Bessarabia non (ripeto non) sarebbe considerata dalla Grecia e dalla Turchia come « discesa russa nei Balcani ».

153

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 22. Parigi, 17 ge.nnaio 1940 (per. giorno 21).

Telegramma ministeriale per corriere n. 896 del 12 corr. (2). Le informazioni e supposizioni del Ministro di Germania a Sofia non sono, come è naturale esatte.

Al momento attuale non vi è motivo plausibile per una sostituzione del gen. Gamelin col gen. Weygand. Si è par_lato soltanto dell'eventualità della sua sostituzione con gen. Georges, nel caso però che il Gamelin prendesse la direzione del Dicastero della Guerra ora tenuto dal Pil'esidente Daladier.

Quanto alla possibilità di iniziative militari anglo-francesi su questo fronte è ingenuo per ora parlarne. E tanto meno se tali iniziative -come il Ministro tedesco suppone -dovessero essere destinate a facilitare l'apertura del fronte d'Oil'iente (!). Gli anglo-francesi hanno interesse a tenere chiuso tale fronte anche ·e più forse di quello d'occidente. Le truppe di Weygan_d aspettano in Oriente le iniziative altrui come quelle di Gamelin in Occidente.

Quanto precede risponde anche a quanto ha detto il Segretario della Legazione di Romania a Sofia (telespresso ministeriale n. 1491 del 13 gennaio) (3).

(l) -Vedi D. 131. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 748.
154

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7. Ankara, 17 gennaio 1940 (per. giorno 25).

Con molta attenzione è stata seguita in questi ambienti politici e diplo

matici la visita a Sofia del Segretario Genell'ale del Ministero de.gli Affari Esteri

turco. Secondo una versione che mi è stata confermata da questa Legazione di

Bulgaria, tale visita sarebbe avvenuta per iniziativa di Kiosseivanov il quale,

allorchè Numan Menemencoglu transitò da Sofia per recarsi a Londra, lo invitò

a fermarsi nella capitale bulgara in occasione del viaggio di ritoll'no. La ragione

di questo invito del governo bulgaro sarebbe stata quella di permettere a Me

nemencoglu di rendersi personalmente conto dell'infondatezza delle .preoccupa

zioni che si vanno facendo strada in questo Paese circa un asserito slittamento

della Bulgaria nell'orbita dell'U.R.S.S., dovuto, oltre che a !legami di razza e

di sentimenti, a tendenze comuniste che si attribuiscono, a torto o a ragione,

a certi strati della popolazione bulgara.

Nel commentare il comunicato pubblicato dopo la visita, l'ufficioso Ulus del 17 corrente ne lascia comprendere il significato sostanziale affermando che lo stabilirsi di strette relazioni fra la Bulgaria •e i Soviet « i quali sono i nostri più vecchi amici » non può destare che soddisfazione in Turchia. D'altra parte, da questa Legazione di Bulgaria si mette in rilievo che Numan Menemencoglu, oltre ad aver avuto colloqui con i dirigenti bul.gari, ha avvicinato a Sofia molti rappresentanti diplomatici esteri ciò che gli avrà consentito di appware la situazione effettiva del paese. Secondo quanto mi è stato detto da questa Ambasciata d'Inghilterra, Numan Menemencoglu sarebbe rimasto molto soddisfatto dei risultati della sua visita.

L'avvenimento è stato posto in molta evidenza dai giornali turchi, i quali non hanno mancato di cogliere l'occasione per rinnovare consigli di prudenza alla Bulgaria e lodare l'azione moderata e prudente dei dirigenti bulgari i quali «domineranno le tendenze eccessive e sfrenate 'della loro opinione pubblica».

155

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 22'6/114. Londra, 17 gennaio 1940 (per. giorno 23).

Telegramma di V. E. n. 651 del 10 corr. (l) e mio n. 34 del 13 corr. (2).

L'assoluto riserbo qui mantenuto in merito al contenuto degli accordi economico-finanziari fill'mati a Parigi 1'8 corr. tra la Gran Bretagna, la Francia e la Turchia, ha contribuito a far si che venisse sottovalutato negli ambienti

finanziari interessati l'entità dell'aiuto finanziario che la Francia e la Gran Bretagna si apprestavano a fornire alla Turchia. In base alle voci raccolte in questi ambienti della City, l'entità di tale assistenza finanziaria avrebbe avuto delle propoil'zioni alquanto inferiori a quelle indicate dal Primo Ministro nel discorso tenuto ieri alla Camera dei Comuni; e le cifre fornite dal sig. Chamberlain al riguardo, malgrado siano comprensive dei crediti accordati alla Turchia sia dalla Gran Bretagna che dalla Francia, non hanno mancato di sollevare una notevole impressione negli ambienti suddetti.

Il Primo Ministro infatti, dopo aver espresso la soddisfazione del Governo per il felice esito dei negoziati, ha annunciato che con i vari accordi testè stipulati a Parigi i due Governi alleati avevano concesso a quello turco un credito di 25 milioni di sterline per l'acquisto di armi in Gran Bretagna ed in Francia; un secondo credito di 15 milioni sterline in oro, nonchè due crediti supplementari il"ispettivamente di 2 milioni e di l milione e mezzo di sterline destinati alla liquidazione dei congelati esistenti nei clearings anglo-turco e franco-turco.

Per il primo prestito, quello di 2·5 milioni di sterline il saggio d'interesse è stato fissato al 4 % e per gli altri prestiti invece al 3 %. Il rimborso sarà effettuato in 20 anni. Gli interessi e il fondo d'ammortamento saranno pagati in lire turche che saranno impiegate per l'acquisto di merci turche ed in particolare di forti quantitativi di tabacco.

Il Primo Ministro ha dato qualche ragguaglio anche in merito all'accordo commerciale, il quale prevede, fra l'altro, l'acquisto da parte della Gran Bretagna e dalla Francia di un contingente di frutta secca turca per un valore di 2 milioni di sterline all'anno durante tutta la durata della guerra e con l'opzione di prorogare tale accordo fino al marzo 1943, se la guerra dovesse continuare fino a quell'epoca.

Il Board of Tmde JournaL ha già reso note in questi giorni le disposizioni intese a regolare il pagamento delle somme ·che si trovano a credito degli esportatOil'i britannici nel clearing anglo-turco. In base all'accordo testè stipulato, le somme versate nel conto speciale presso la Banca Centrale di Turchia non oltre la fine del 1936 e non ancora trasferite (ammontanti a 2 •. 041.000 sterline) saran.oo pagate in pieno, mentre quelle versate in data successiva e che sembra ammontino a circa 2 milioni di sterline, saranno til'asferite previa riduzione di uno sconto che varia a seconda della data .più o meno recente del credito.

In esecuzione del patto politico, i presenti accordi tripartiti di Parigi mirano quindi non solo a prestare alla Turchia un'assistenza molto più rilevante di quanto fosse pil'evisto per consentirle sopratutto di intensificare i suoi armamenti e di sost·enere la sua valuta, ma ·conferisce altresì un nuovo regolamento agli scambi tra la Francia e l'Inghilterra da una parte e la Turchia dall'altra, sgombrando il terreno dagli intralci delle somme congelate e facendo figura.re la Francia e l'Inghilterra come un unico contraente nei confronti della Turchia, il che viene a •costituire una prima concreta manifestazione del proposito anglofrancese più volte espil'esso di agire nella più stretta intesa e come un unico organismo nel settore degli scambi con l'estero in generale ed in quello dei rifornimenti in particolare.

(l) -Non pubblicato. Vedi D. 100 nota l. (2) -Vedi D, 104.
156

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 62. Tokio, 18 gennaio 1940, ore 6,10 (per. ore 13,30). Ministro degli Affari Esteri nel suo odierno ,primo ricevimento del Corpo Diplomatico mi ha detto spontaneamente che intende regolare altre questioni pendenti con i Sovieti ma che non si propone affatto stipulare patto di non aggressione o altri accordi di natura politica. Egli era sicuro che ciò si accordava con nostra politica e desideri e io glielo ho confermato. Circa rapporti con altre potenze non mi ha detto nulla. Mi è sembrato attendesse ne pa.rlassi io.

Ciò ,che però non ho fatto in conformità delle istruzioni di V. E. con telegramma n. 12 (1).

157

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9. Stoccol'fiUZ., 18 gennaio 1940, ore 19,30 (per. giorno 19, ore 0,20). Ieri hanno avuto luogo le dichiarazioni politica estera lette alla prima ed alla seconda Camera rispettivamente dal Capo del Governo e dal Ministro degli Affari Esteri (riassunti Stefani speciale odierno) affermando come principali direttive: Limitazione politica estera del Paese e sua giusta proporzione e neutralità. Soccorso Finlandia è vivo desiderio del popolo e del Governo, ma appartiene soltanto a quest'ultimo scegliere fra diversi modi di farlo, politica estera più che sentimento dovendosi fare guidare da considerazioni realistiche. Nessuna alleanza militare esiste con la Finlandia come neppure con altri Paesi del nord; intervento militare in Finlandia non avrebbe avuto del resto consenso maggioranza popolo svedese e punto di vista italiano fa tutto il possibile per non coinvolgere Paesi grande guerra. Si spera che neutralità Svezia è indipendente da deliberazione Ginevra come pure da ogni pressione straniera. Ex Ministro Sandler, in un suo discorso, ha deplorato (evidentemente sciogliendo riserva fatta al momento sue dimissioni) condotta passiva tenuta a suo tempo dal Governo nella questione isole Aaland mancanza sostanziale solidarietà nell'ultimo incontro quattro Capi di Stato nordici. Si è poi espresso per un più attivo interventismo a favore della Finlandia. Fra le dichiarazioni del Governo di assoluta prudenza e circospezione sulla situazione, che vivamente preoccupa, e sfoghi helligerantisti di Sandler che non disarma, stampa mostrasi stamane alquanto divisa. È da ritenere, però, che Paese nella sua grande maggioranza permane contrario a qualsiasi avventura sebbene

preoccupato intimamente e profondamente dei pericoli che sente insiti negli eventi che volgono.

(l) Vedi D. 124.

158

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 11. Bucarest, 18 gennaio 1940, ore 21,45 (per. giorno 19, ore 8).

Seguito a quanto ho telegrafato in data 16 gennaio con telegramma n. 8 (1).

Reggente Ufficio staccato in Cernauti mi comunica che anche colà circola

la voce portata da profughi polacchi di movimento di truppe tedesche nella

Galizia meridionale quantunque nulla di concreto egli abbia potuto a•ccertare

al r1guardo.

Anche negli ambienti tedeschi di Cernauti la cosa sarebbe ritenuta verosimile e la si spiegherebbe nel senso che il Reich abbia ricevuto dalla Russia autorizzazione presidiare linea ferroviaria Cernauti-Leopoli-Breslavia.

Segretario Generale degli Affari Esteri ha espresso con me stamane parere analogo propendendo anzi a ritenere che truppe tedesche siano prevalentemente se non unicamehte di genieri addetti a manutenzione ferrovia predetta.

159

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 33/42 R. Roma, 18 gennaio 1940, ore 22.

Vostro 44 (2).

Per il momento non occorre fare alcuna comunicazione.

160

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. Helsinki, 18 gennaio 1940, ore 23,25 (per. giorno 19, ore 5).

Ho avuto iersera lunga conversazione con questo Presidente del Consiglio incontrato per caso e che è persona nota per sua larghezza di vedute, granda equilibrio ed acume non comune.

Riassumo colloquio.

l. Circa conflitto russo-fi-nkt-ndese Ryti è ottimista, ma senza false illusioni. Conferma che con aiuto stagione esercito finlandese potrà contenere urto nemico sino alla primavera e forse oltre. N o tizie recentissime dal fronte gli consentono affermare che situazione ·continua svolgersi favorevole Finlandia. Condizioni di altre 3 Divisioni russe nel settore di Salmi e di Pitkaranta diventano sempre più precarie poichè reparti finlandesi hanno tagliato ad esse le retrovie.

Se ne attende pertanto sfacelo da un giorno all'altro.

Anche incontestabile attuale supremazia russa aerea risulterà sempre meno efficiente con l'entrata in azione squadriglie che Finlandia si sta procurando. Oltre noti caccia italiani attesi qui per la fine mese, sono preannunziati in arrivo alcuni apparecchi francesi e 4'2 aeroplani dall'America modernissimi.

Nostri primi due Fiat caccia hanno fatto già prime ottime prove e sono apprezzatissimi per loro maneggio. Uno di essi ha costretto bombardiere russo atterrare territorio finlandese pochi giorni fa.

Quando giungeranno apparecchi da bombardamento in numero sufficiente (sono attesi anche i nostri) questo Comando Supremo potrà anche dar corso ha soggiunto Presidente del Consiglio -a progettato bombardamento di Leningrado: azione ·considerata sino ad ora sproporzionata a mezzi disponibili ma cui riuscita potrebbe essere fonte delle più insperate sorprese. Tuttavia Finlandia pur non volendo disconoscere eccezionale importanza del suo compito storico di aver rivelato al mondo inconsistenza mito invincibilità armate rosse non può illudersi poter definitivamente arginare da sola barbatro asiatico.

Ma tuttavia Finlandia è pronta anche a soccombere perchè essa sa di aver troppe forze intime per poter scomparire. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) -Vedi D. 135. (2) -Vedi D. 151.
161

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Helsinki, 18 gennaio 1940, ore 23,25 (per. giorno 19, ore 5).

Seguito del numero precedente (2).

2. Aiuti stranieri. Dopo primo periodo esitazione Governo finlandese ha deciso accettare volontari stranieri più o meno di ogni provenienza. Organizzazione loro reclutamento è in corso.

In Svezia situazione sembra svilupparsi semp.re più in senso favorevole Finlandia come prova esplicitamente risposta recente di Stoccolma a proteste sovietiche.

Presidente del Consiglio non ritiene che azione Gel'lllania sarà sufficiente per frenare spinta sempre più decisa dell'opinione pubblica svedese. Non ritiene neppure poter contare almeno sul contraccolpo di un intervento diretto in questo settore degli alleati.

Giudica essenziale per l'avvenire Europa ruolo dell'Italia, unica grande Potenza neutrale e pertanto fulcro delle speranze civili europee. Anche se Italia non potesse intervenire direttamente nel conflitto nordico, Finlandia sente che sua salvezza potrà dipendere dall'Italia sulla cui funzione anti-bolscevica nessuno dubita e cui potenza in aumento progressivo avrà peso definitivo alla resa dei conti.

Il presente telegramma ·continua con il numero di protocollo successivo (3).

(l) -Vedi D. 161. (2) -Vedi D. 160. (3) -Vedi D. 162.
162

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26. Helsinki, 18 g,ennaio 1940, ore 23,25 (per. giorno 19, ore 5).

Il presente telegramma fa seguito al numero preeedente (1).

3. PossibiLe mediazione. Avendo io chiesto al Presidente del Consiglio quale fondamento avessero voci di possibile cessazione ostilità, egli ha detto che effettivamente queste esistono, perchè Governo estone ha lasciato intendere che Sovieti non sarebbero alieni dall'addivenire ad una transazione (2). Ma Governo finlandese che ha perduto ogni fiducia nei sistemi moscoviti pur riconoscendo all'Estonia notevole esperienza della mentalità russa non ritiene poter affidarre a piccolo Paese ormai infeudato a Mosca trattative mediazione.

163

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER éoRRIERE 19. Parigi, 18 gennaio 1940 (per. giorno 21).

Telegrammi di V. E. nn. 11 e 714 P. R. (3).

Notizia che Sawada era stato autorizzato a fare aperture per patto di non aggressione relativo Indocina, come è cerrtamente noto a codesto Ministero, venne smentita alcuni giorni or sono da un comunicato stampa giapponese.

Questo Ministero degli Esteri non esclude .però che specialmente dal nuovo Ministro Arita il sig. Sawada riceva istruzioni di fare sondag,gi per un accordo del genere. Ho ricevuto l'impressione che qui si sarebbe molto cauti ad impegnarrsi perchè si crede che Chiang Kai-shek abbia ancora molte possibilità di resistenza. Si teme inoltre che impegno di non aggressione potrebbe poi avere scarso valore qualora la parte estremista del partito militare tornasse al potere, mentre invece il Giappone otterrebbe subito effettivi vanta,ggi qualora Frrancia abbandonasse Chiang Kai-shek al suo destino. Ho ragione anche di ritenere che Governo britannico non gradirebbe affatto che Parigi tolga l'appoggio al Maresciallo.

164

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5. L'Aja, 18 gennaio 1940 (per. giorno 22).

Il 13 e 14 ,corrente vi è stato di nuovo nei Paesi Bassi un momento di allarme, che può esserre considerato come il contraccolpo di analoghi timori verificatisi nel vicino Belgio. Il Consiglio dei Ministri riunitosi due volte nella

giornata del 14, per vagliare le notizie diffuse di nuovi concentramenti e movimenti di truppe tedesche lungo la frontiera, si è .peraltro limitato a decidere la sospensione dei consueti permessi alle truppe mobilitate, permessi che da qualche tempo vengono concessi con notevole la.rghezza, tanto che può considerarsi che di solito su 250.000 uomini sotto le armi, circa 50.000 siano periodicamente in licenza. A differenza di quanto praticato nel Belgio (e ripetutamente annunciato anche per Radio fin dal 13 sera) autorità olandesi non hanno creduto necessario richiamare militari trovantisi attualmente in licenza e che potranno quindi terminare regolarmente breve periodo di permesso (4-5 giorni).

Agenzie e giornali tedeschi avendo pubblicato che nuove voci allarmistiche sarebbero state diffuse da fonte francese ed inglese, un breve comunicato ufficioso ha smentito tali .pubblicazioni, avvertendo che decisioni del Governo olandese sono adottate in 1base ad elementi di giudizio che esso raccoglie con i propri mezzi di informazione. Sta di fatto che negli scorsi giorni corrispondenti inglesi da Amsterdam avevano inviato notizie tendenziose di nuovi concentramenti tedeschi lungo la frontiera olandese, ma -a differenza di quanto certamente verificatosi lo scorso novembre -non sembra ·che notizie allarmistiche siano questa volta pervenute da Parigi o da Londra, bensl soltanto da Bruxelles. Di quale tenore e gravità siano state tali notizie è difficile dire: lo stesso Ministro degli Affari Esteri van Kleffens ha lasciato intendere di avere ricevuto infocmazioni frammentarie e poco precise ed ha detto che anche il Ministro S:paak non aveva potuto dare esaurienti spiegazioni circa lo stato di inquietudine verificatosi nel Belgio ed aveva comunicato soltanto ·che erano state le autorità militari belghe a raccogliere qualche notizia e rilevare qualche sintomo che sembravano dover dare luogo a nuove preoccupazioni.

Da altra fonte confidenziale ho sentito che autorità militari belghe avrebbero trovato documenti e fotografie compromettenti addosso ad uffi.ciali aviatori tedeschi che avevano sorvolato il territorio olandese e belga ed erano stati poi costretti ad atterrare in Belgio; che autorità olandesi avevano richiesto a Bruxelles comunicazioni di tali fotografie e documenti, ma finora non avevano potuto attenerli.

Stampa e popolazione hanno mantenuto nell'occasione un contegno di grande calma. Alle polemiche della stampa tedesca circa la permanenza dei neutri nella Società delle Nazioni non è stato da questi giornali dato soverchio rilievo, e pressochè tutti i giornali, con l'evidente intenzione di tranquillizzare la popolazione, hanno in questi ,giorni pubblicato articoli e fotografie per dimostrare che le attuali condizioni climateriche e le circostanze che in questo periodo tutti i ·canali olandesi (ed anche alcuni tratti del mare) sono ricoperti di ghiaccio, non diminuisce l'efficacia del .sistema difensivo olandese e che anzi il gelo ed il ghiaccio costituiscono nuovi potenti ostacoli pe.r la marcia di un eventuale invasore. Il Ministro van Kleffens mi ha detto aver rilevato con soddisfazione come l'opinione pubblica del paese non si sia las·ciata impressionare dalle riunioni del Consiglio dei Ministri e dalla sospensione delle licenze ai militari, avendo ben compreso che fintanto dura la guerra in occidente l'Olanda dovrà sempre rimanere sul chi vive, e che qualche nuova misura prudenziale non deve significare che vi sia preoccupazione di pericolo imminente.

Nel corso della conversazione il Ministro ha inoltre accennato alle notizie fantasios.e che circolano di continuo in Olanda ed all'estero, s.o:ffennandosi a tale proposito sulla voce ripetuta ancora di ;reeente della stipulazione di accordi militari segreti fra Olanda e Belgio; egli ha detto che naturalmente i due Governi si mantengono in amichevole contatto e si scambiano di frequente informazioni ed impressioni, ma che ognuno provvederà all'occorrenza come meglio crede alla tutela dei prop;ri interessi ed alla difesa del proprio territorio, e che non esiste nes.sun accordo militare come non vi è stata nessuna conversazione

o presa di contatto fra le autorità militari dei due Paesi.

(l) Vedi D. 161.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 556.

(3) Non pubblicati.

165

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 6. L'Aja, 18 gennaio 1940 (per. giorno 22). Presidente Colijn mi ha detto essere molto grato e soddisfatto della cortese e cordiale accoglienza ricevuta da V. E., e si è dimostil'ato molto sensibile alla circostanza che V. E. gli ha subito ricordato di averlo già conosciuto anni addietro in occasione della Conferenza Economica di Londra. Mi ha detto che da lungo ed interessante colloquio ha riportato conferma della politica calma rettilinea e realistica seguita dall'Italia fin dall'inizio del conflitto, politica diretta a mantenere l'attuale localizzazione del ·conflitto e specialmente evitail'e la sua estensione nel Mediterraneo e nei Balcani. Un simile atteg.giamento corrisponde agli interessi generali dell'Europa e quindi costituis.ce fattore di grande importanza anche in favore dell'Olanda. Giungendo a Roma proprio all'indomani dell'incontro di Venezia egli aveva potuto raccogliere dal colloquio con V. E. e da altre conversazioni avute costà, esaurienti elementi circa l'azione fermissima ed efficace di pacificazione e mediazione ·che la diplomazia italiana continuava a svolgere nell'oriente .europeo. Egli considerava questo settore particolarmente delicato, non solo per l'incombente minaccia sovietica ma anche per le latenti rivalità russo-germaniche che avrebbero potuto divenire acute specie riguardo alla Romania. Sottolineando che egli esponeva una sua idea pe;rsonale, Colijn mi ha detto che egli riteneva che la Germania non avrebbe potuto tollerare di vedersi chiusa la strada per i rifornimenti di petrolio e di grano della Romania e che -·COnstatata la scarsa efficacia dell'esercito rosso in Finlandia -non poteva escludersi l'ipotesi che il Reich volesse cercare di prendere qualche pegno territoriale in Romania, ·con un'azione militare che, senza toccare l'Ungheria, avrebbe tentato di passare per i territori ex polacchi ora occupati dall'U.R.S.S. Una simile eventualità allontanerebbe pel momento l'attenzione della Germania dall'occidente, ma potil'ebbe avere ripercussioni e conseguenze impreviste e provocare l'estensione del conflitto, e quindi nuocerebbe grandemente agli interessi dell'Olanda che solo dall'attuale localizzazione della .guerra può

sperare la salvaguardia del suo territorio ed il ristabilimento della pace in un avvenire non t;roppo lontano.

Circa la .possibilità di qualche azione o tentativo per facilitare il ristabilimento della pace, Colijn mi ha detto aver rilevato dal colloquio con V. E. piena concordanza di vedute che allo stato delle cose ogni iniziativa del genere sarebbe prematura, poichè og.gi come oggi non si può sperare che l'uno o l'altro dei belligeranti possa essere indotto a depo.rre le a.rmi senza presentarsi alla propria opinione pubblica ed all'opinione pubblica mondiale in veste di vincitore.

L'ex Presidente mi ha pure informato di avere esposto a V. E. la preoccupazione nutrita da molte autorevoli persone non solo in Olanda ma in tutta Europa, che dal prolungarsi della guer.ra potrebbe derivare un pericoloso diffondersi del bolscevismo specialmente in Germania ma anche in Francia ed Inghilterra, ed avrebbe riportato l'impressione che una simile possibilità fosse da parte nostra considerata con qualche minore preoccupazione; ha osservato che ·certamente l'Italia fascista è in grado di impedire l'infiltrazione bolscevica nel proprio territorio, ma che purtroppo altre Nazioni presentano un fronte di resistenza meno solido e .perciò l'inquietudine per una simile ipotesi è molto diffusa in tutta l'Olanda.

Signor Colijn mi ha detto infine che per ragioni di discrezione egli non ha voluto intrattenere particolarmente V. E. sulle inquietudini olandesi per la salvaguardia della sua neutralità ed integrità territoriale, ma da informazioni ed impressioni di carattere personale egli era portato a ritenere che in caso di minaccia imminente sull'Olanda gli Stati Uniti non sarebbe.ro rimasti del tutto indifferenti; ciò avrebbe potuto condurre ad un allargamento del conflitto e quindi egli pensava che l'opinione pubblica italiana, per quanto non direttamente interessata alle sorti dell'Olanda, ma desiderosa di mantenere il conflitto localizzato, nemmeno essa sarebbe rimasta insensibile di fronte a tragici avvenimenti nei quali dovess.e trovarsi coinvolto questo Paese (1).

Durante la sua permanenza a Roma il Presidente Colijn si è incontrato con diverse personalità diplomatiche straniere, come l'Ambasciatore di Francia, i Consiglieri inglese e tedesco, l'addetto navale nord-americano. Dalle conversazioni avute il sig. Colijn ha rilevato come da tutti indistintamente sia compreso ed app.rezzato l'atteggiamento italiano, e riconosciuto come l'Italia segua una politica realistica diretta sopratutto alla tutela dei propri interessi e quindi nessuno si faccia 'illusioni di poter in un modo o nell'altro far deflettere l'Italia dalla sua linea di condotta ed attirarla dalla propria parte. Dalle suddette conversazioni il Presidente Colijn ha riportato l'impressione che nessuno dei diplomatici stranieri residenti in Roma, sia dell'una che dell'altra parte belligerante, intraveda una possibilità di sollecito ristabilimento della pace, nè sia stata azzardata qualche previsione circa la maniera come potrà terminare il conflitto; tuttavia crede aver potuto rilevare come dai più si consideri come 'improbabile che il Reich possa riportare successi decisivi nei confronti dell'Inghilterra.

Ministro degli Affari Esteri van Kleffens mi ha confermato da parte sua la favorevole impressione riportata dal sig. Colijn circa l'atteggiamento italiano e la cordiale e franca accoglienza ricevuta da V. E., aggiungendo che evidente

;l) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. I, cit., p, 211.

mente il Conte Ciano non aveva potuto svelare i segreti -qualora segreti vi fossero -della politica italiana, ma che il colloquio era stato interessante ed esauriente per quegli op'P{>rtuni elementi di informazione e di orientamento che al Governo olandese premeva di raccogliere, e che quindi egli personalmente molto si rallegrava dell'iniziativa avuta e che i risultati della visita privata del Presidente Colijn erano riusciti di molto gradimento e di grande utilità per questo Governo.

166

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 302/53. Zagabria, 18 gennaio 1940 (per. giorno 21). Due persone molto vicine al dott. Macek, mi hanno fatto conoscere, in merito alla visita del Principe Paolo, che il Partito ·condivide pienamente le didkhiarazioni contenute ne'i discorsi del Presidente Macek, dei Ministri croati e delle Autorità croate. Tali dichiarazioni non erano improvvisate; hanno subìto un esame preventivo ed autorizzazione del direttorio del Partito. Quindi le dichiarazioni di lealtà sono sincere. Mi si aggiunge: «Il Presidente ci ha detto che egli seguirà fedelmente l'attuale politica interna dei dirigenti belgradesi, perchè la ·considera sincera, e per il fatto che gli sono state date assicurazioni ·Che Belgrado sarebbe venuta incontro alle sue richieste di allavgamento delle competenze e all'ampliamento territo,riale del Banato della Croazia. il dott. Macek ha avanzato la richiesta di congiungimento al Banato della Croazia di altri 6 distretti della Vojvodina e di alcuni distretti della Bosnia, rtcchi quest'ultimi di ·carbone e di minerali. Il dott. Macek ha detto al dott. Krnjevié, in presenza dell'ing. Kosutié, del dott. Andres e Kemfelja, che i croati seguiranno lealmente e fedelmente Belgrado anche nella direttiva politica estera dei serbi, che è accettabilissima e colìl'ispondente alle intenzioni croate. Questa politica ci assicura l'amicizia delle democrazie franco-inglese, la collaborazione di un confinante (Italia) e. la sicurezza contro le mire espansionistiche dell'altro confinante (Germania). A qualche obiezione il dott. Macek ha risposto: considero che questa politica dia la stabilità al popolo croato. Se dovessi sbagliarmi nelle mie previsioni estere, allora io personalmente subirò le conseguenze, non il popolo croato,

il quale tiene, per necessità di cose, ed è bene, due ferri nel fuoco. Il popolo croato avrà sempre la via d'uscita nella polittca del Pavelié ,.,

167

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 475/69. Atene, 18 gennaio 1940 (per. giorno 25). Telegramma per corriere di V. E. in data 12 corr. n. 896 P. R. (1).

Ho fatto assumeil'e da questo R. Addetto Militare notizie circa le voci che corrono a proposito del richiamo di Weygand dall'Oriente. Quanto egli mi ha

riferito in proposito corrisponde a quanto segnalato dal R. Ministro in Sofia: nonostante la sua età avanzata, negli ambienti francesi -con i quali non pochi ufficiali .greci, che hanno compiuto in Franèia i loro studi, mantengono frequenti contatti personali -il Weygand conserverebbe un'autorità e un prestigio indiscussi, tali da farlo ritenere particolarmente adatto a sostituire LI gen. Gamelin nella previsione di avvenimenti militari sul fronte occidentale.

A tale proposito, mi viene segnalato che nei circoli vicini a questa Legazione di Gran Bretagna si darebbe come sicura per la p,rossima primavera una iniziativa anglo-francese di vasta ,portata su tale fronte. Parlandomi sull'argomento, Mavrudis mi ha invece affermato che, secondo quanto riferisce il Minist~o di Grecia a Berlino, i tedeschi sarebbero, da parte loro, decisi a sferrare in quell'epoca una grande offensiva contro il fronte francese, continuando a rispettare le frontiere bel,ga e olandese. Sempre secondo il Ministro di Grecia a Berlino, i tedeschi si farebbero ancora molte illusioni sull'efficacia materiale e morale di un impiego a massa della loro aviazione contro l'Inghilterra.

(l) Non pubblicato.

168

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 65. Tokio, 19 gennaio 1940, ore 6,25 (per. ore 17,15). Per Voi solo. Decifrate Voi stesso.

Militari hanno espresso desiderio sapere se il R. Governo vedrebbe possi~ bilità intervenire in America per facilitare soluzione attuali difficoltà e se vt sarebbe disposto.

Addetto militare si è limitato rispondere consigliandoli studiare bene la questione.

169

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FE', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9. Oslo, 19 gennaio 1940, ore 18,25 (per. ore 22,50). Malgrado le manifestazioni di simpatia espresse in vari ambienti e nella stampa norvegese mi sono convinto che nei circoli governativi nostro atteggiamento antisovietico nei riguardi conflitto finlandese non è accettato come moneta buona. Nostre mosse vengono infatti osservate con certa diffidenza ed opinasi che è piuttosto interesse italiano vedere guerra perdurare nel settore no,rd, lontano quindi dall'Europa sud orientale; non è perciò senza intimo disappunto che vengono appresi il progredire delle intese nei Balcani ed i risultati della nostra azione diretta a coordinare e sviluppare colà le resistenze alla penetrazione

sovietica. Reagisco naturalmente contro tali tendenze.

170.

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 10. Budapest, 19 gennaio 1940 (per. giorno 24).

Era corsa voce -e mi risulta che tale voce è stata segnalata da uno dei miei colleghi al suo Governo -che corressero trattative fra il Governo del Reich e il Governo sovietico per la cessione alla Germania della Galizia. Nel cOll'so di una conversazione ac.cennatone a questo Vice Ministro degli Affari Esteri, egli mi ha detto che ciò era assolutamente da escludersi: era esatto invece che erano in ·corso trattative fra G.ermania e Russia per il petrolio della Galizia, ma all'infuori di qualsiasi questione territoriale.

171

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 553/175. BerLino, 19 gennaio 1940 (1).

A distanza di cir.ca 5 mesi dagli avvenimenti appare possibile fissélll'e cronologicamente e nelle conseguenze quanto si verÌficÒ nella giornata del 25 ag·osto u. s., anche allo scopo di distruggere definitivamente una certa le.ggenda, che abbiamo qui udito ripetere, e che vorrebbe che gli inglesi avessero avuto sentore dell'atteggiamento di astensione dell'Italia dal conflitto.

La conferma della garanzia britannica alla Polonia fu comunicata a Varsavia nella mattina di quel venerdì, mentll'e il testo della prima lettera del Duce al Fiihrer venne telefonicamente dettato a questa R. Ambasciata verso le ore 16 del pomeriggio. La lettera poi, debitamente tradotta in lingua tedesca, venne da me portata al Cancelliere Hitler verso le OTe 17,30 (2.).

Nella tarda serata e cioè verso le ore 2:1 si apprése che il Comando Supremo dell'Esercito tedesco aveva dato l'ordine di sospendere l'inizio delle operazioni (3) previsto peT la giornata di sabato 26. Evidentemente un tale controTdine, che dovette essere impartito personalmente dal FUhrer, fu causato dalle seguenti tre circostanze :

a) situazione nuova creata dalla rinnovata garanzia britannica a Varsavia;

b) significato della prima lettera del Duce;

c) inizio di un'ultima conversazione con i franco-inglesi costituito dalla partenza dell'Ambasciatore Henderson per Londra, partenza che prevista in un primo tempo per la sera del 215 si verificò, in apparecchio, nella mattinata del 26.

Lo sviluppo cronologico degli a'l/venimenti dimostra così, in forma chiarissima, come la rinnovata garanzia di Londra alla Polonia in nulla possa essere legata alLa decisione italiana perchè la prima comunicazione del Duce, nella quale si facev.a un primo accenno ad un nostro atteggiamento di astensione, venne compilata e trasmessa telefonicamente a Berlino nelLe prime ore del pomeriggio del 25 ossia quando già a Varsavia era nota la decisione britannica (4).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, D. 250. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, D. 266. (4) -Il presente documento reca il visto di Mussolini e la seguente annotazione a matita di altra mano; • Far notare ai tedeschi •.
172

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MlNISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 268/64. BrusseUe, 19 gennaio 1940 (per. giorno 23).

Secondo le notizie pm attendibili, l'improvviso se pur breve allarme maniiestatosi nel Belgio per timore di una invasione germanica (1), oltre che dalla persistente dislocazione delle truppe tedesche sui settori di frontiera, devesi specificatamente attribuire:

1° -ai numerosi voli di ricognizione effettuati dall'aviazione germanica su tutto il territorio del Belgio. II lungo periodo di tempo rigido e asciutto, con forte irradiazione solare e perfetta visibilità sull'intera estensione del paese, esclude che gli aeroplani tedeschi siano penetrati sino al cuore del Belgio per semplice errore. Si è trattato di azione troppo sistematica nello sfondo del più chiaro dei cieli e sopra un te11ritorio disegnato come una carta geografica, per credere ai ·consueti smarrimenti e sconfinamenti. Quale la finalità di queste metodiche ricognizioni non è dato sapere; ma dalla incomprensibilità di esse deriva appunto l'alto .grado di incértezza e di preoccupazione dello Stato Maggiore belga (2);

2° -al fatto che uno degli aviatori tedeschi, costretto ad atterrare, non avrebbe fatto in tempo a distruggere completamente le carte di cui era fornito ed abbia quindi lasciato alle autorità belghe la possibilità di impadronirsi di una documentazione che avrebbe avuto per obbiettivo la messa a punto della conoscenza dello stato di efficienza di alcune linee e di alcune fortificazioni belghe (3);

3° -al fatto che ·l'Ambasciatore Conte de Kerchove si sarebbe «precipitato » da Roma a Bruxelles per portare un avvertimento sulla imminenza dell'urto germanico, a cui si assegnava per certa la data del 14 gennaio (4).

II passag.gio dallo stato di panico allo stato di relativa serenità è stato anche questa volta, come a metà di novembre, repentino e -secondo me -.più illogico e sorprendente dell'allarme stesso. Se infatti permangono nella natura stessa del conflitto e delle situazioni geografiche le ragioni per temere, non si vede come mai ad un tratto esse possano decadere.

Le fasi della mobilitazione belga, tuttavia, una volta adottate, non permettono agevolmente un ritorno all'indietro. La fase D è dunque acquisita. Essa costituisce il penultimo gradino della preparazione militare e precede la mobilitazione generale (5).

Peir quello che riguarda l'afflusso delle forze alle armi, lievissimo è il distacco tra fase D e mobilitazione generale. La differenza può consistere al massimo nel passaggio da uno sforzo di 650.000 uomini -quanti ne risultano attualmente

sotto le armi -allo sforzo massimo di 700.000. Nel signifkato politico, la mobilitazione generale significa invece la sospensione della Costituzione ed il passa-ggio dei poteri territoriali nelle mani dell'autorità militare.

Una delle misure caratteristiche della fase D è la costituzione del Gran Quartiere Generale. Di esso è capo Sua Maestà il Re, il quale ha alle sue dirette. dipendenze il Capo di Stato Maggiore dell'Ese·rcito, che oggi è il gen. van. der Bergen. Da questo momento, dunque, l'esercito non dipende più dal Ministro della Guerra, ma dal Capo di Stato Maggiore. Il Re, che è alla testa delle forze armate in qualsiasi tempo, in maniera direi quasi formale e teorica, assume nella fase D la veste precisa e la prati·ca funzione di Comandante dell'Esercito.

Ora, si vuole -anche in relazione ai maLcontenti diffusi nel Paese ed in certa stampa contro l'azione parlamentare -che le autorità militari ed una -parte del .governo abbiano colto a volo l'occasione dell'allarme di frontiera per decretare una buona volta la fase D, costituire il Gran Quartiere Generale, elevare la funzione del Re in contrapposto a quella delle Camere e dei partiti,. ed iniziare una tendenza rinnovatrice del mal costume parlamentare.

Intanto, come primo atto di risanamento igienico, ecco il decreto che sopprime a pieni ranghi la stampa comunista. Rimangono interdetti a datare dal 18 gennaio i giornali La Voix du PeupLe, La Jeune Garde, L'EtinceLZe, La BataiLLe Wallonne, Vlaamsch Volk, Le Monde, L'Internationale Comuniste, La Lutte Quvrière, Le Guide Militant Communiste, La Pr>esse Libre, Junges Volk in Eupen-Malmedy, En Avant, Notre Voix, La Voix cLes Jeunes, L'Aurore, L'Eoho du Peuple, L'Avenir, Daad e Vlaamsche Post. Quante promesse messianiche e quanti apostoli a spasso!

È stato anche interdetto a tempo illimitato il giornale fiammingo Volk en Staat sotto l'accusa di campagna antinazionale evidentemente separatista.

(l) Vedi D. 164.

(2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., DD. 528, 534 e 540. (3) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., DD. 531 e 544 c. (4) -Vedi GLEAZZO CIANO, Diario. (1939-1943). VOl. l, cit., p. 209 e JACQUES DAVIGNON, Berlin 1936-1940, cit., capitolo VIII, passim. (5) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 538.
173

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 19 gennaio 1940.

A qualche settimana dalla stipulazione degli a.ccordi economici bulgarosovietici, qui ac·colti, come ho segnalato, da ampi commenti ed esaltazioni dalla stampa comincia a profilarsi una certa reazione, che denuncia alcune falle da cui pare che gli accordi stessi non sarebbero immuni.

Ho .già riferito a V. E. come secondo le dichiarazioni fattemi dal Ptresidente del Consiglio bulgaro, la chiave di volta degli accordi sarebbe costituita dall'impiego dei crediti congelati bulgari in Germania. Ora, comincia a circolare con qualche insistenza la voce che tale impiego non sarebbe effettivamente assicurato, giacchè da parte tedesca non vi si sarebbe tuttora acceduto.

In una sua recente conversazione con questo R. Addetto Commerciale, il Governatore della Banca Nazianale bulgara, che fu fra i negoziatori degli accordi,

IO -Documenti diplomatici· Serie IX -Vol. III.

si è most::ato alquanto retlc!:!nte in propùsito, finendo pu1 cclJ.'alludere a difficoltà:

intervenute «al momento della firma~.

In una sua successiva esposizione al detto interlocutore, lo stesso Gover-

natore attribuiva poi una quota di 150 milioni di leva, sui 500 circa complessivi

a cui ammonterebbero gli scambi bulgari verso i sovieti, ai valori di trasporto·

e manifattura della produzione tessile bulgara fabbricata -con prodotto cotoniero,

sovieti-co E:' la quota residua di 350 milioni circa di Leva ad « esportazioni bul

gare:» nor: meglio qualificate; ciò senza alcun accenno all'impieg·o del congelato·

bulgaro in Germania.

Ora non occorre che io torni ad indicare all'E. V. a norma di statistiche, come·

appaia quasi inconcepibile che la BuLgaria sia in .grado di effettuare dirette im

portazioni nei Sovieti per una cifra globale <ii 3;50 milioni di leva, ossia circa

70 milioni di lire: ciò non tanto per le quantità disponibili di prodotti bulgari,

quanto per. la loro qualità prevalentemente agricola che per la presenza di una

produzione similare nei sovieti, troverebb~ ivi sì scarsù assorbimentù, che si.

stima difficile possa rag-giungere anche la metà della somma menzionata.

L'accennato discorso del Governatore della Banca Nazionale bulgara lascierebbe perciò alquanto perplessi sulle pratiche possibilità di un'integrale applicazione degli accordi, mentre darebbe adito al dubbio che le già segnalate ragioni politiche abbiano consigliato ai bulgari, e forse anche ai sovietici, di stipulare gli accordi stessi nel quadro massimo di 500 milioni di leva di scambi da ognuna delle parti, salvo a tentare in seguito le vie meglio oppodune per· tradurlo in atto: ·ciò -che potrebbe far anche pensare ad una riserva mentale dc:. parte del Governo di Sofia, nel senso di aprire -così la via ad una progressiva dimostrazione ai fautori buLgari dei l!'apporti bulgaro-sovieti-ci, delle scarse pos-sibilità effettive di quei rapporti. Cosa che sarebbe d'altronde abbastanza nello· stile di questo Governo.

Per mia parte ho -avuto altresì occasione di parlare della cosa con questo Ministro di Germania, che, anche lui -con qualche reticenza, sembrava nondimeno dubitare del caii'attere triangolare degli accordi, quantomeno nei modi e proporzioni descritti, mentre dalle sue parole lasciava trasparire che se mai una certa "ingerenza tedesca si eserciterebbe soprattutto per quanto concerne le rimesse di prodotti petrolifel!'i sovietici a questo Paese. Ma anche a questo r1guardomi a-ccennava alle difficoltà di tempo e di investimenti di eventuali capitali germanici, che si presenterebbero per la creazione di depositi apprezzabili di nafte e petroli in Bulgaria.

Ha peraltro molto insistito con me sul carattere contingente e prevalentemente politico degli accordi, in merito ai quali ha anche usato l'espressione «bluff». Successivamente lo stesso Ministro di Germania mi ha riparlato della cosa, dopo una sua conversazione con Kiosseivanov, insistendo ancora sul carattere degli accordi stessi, e dicendomi che il Presidente del Consiglio bulgaroammetterebbe ora che qual-che accenno politico, contrariamente a quanto affermato prima, sarebbe pur corso, giacchè Molotov avrebbe alluso con il Ministro Bojilov, che presiedeva la delegazione bulgara, al desiderio che egli avrebbe avuto di stringere con la Bulgaria accordi di maggior portata. L'allusione era

.caduta senza replica, ma Richthofen, che prestava ai Sovieti qualche effett~va intenzione, mi si mostrava manifestamente preoccupato dalla eventualità.

Egli mi ha poi detto 'che lo stesso Kiosseivanov pareva dubitoso della reale possibilità di una integrale applicazione degli accordi per quanto riguarda le espressioni bulgare, ciò che varrebbe a .confermare quanto più sopra ho esposto all'E. V. Richthofen parte 'in questi giorni come mi ha detto, per conferire a Berlino, ed ho avuto l'impressione che il suo viaggio sia connesso con gli a-c-cordi bulgaro-sovieti-ci.

Continuerò a seguire attentamente la cosa riferendone a V. E.: ma mi pare che fin da ora si possa cominciare a considerare con qualche maggiore scetticismo anche la loro ·consistenza e valore.

Allego ad ogni buon fine un rapporto del R. Addetto Commerciale in argomento (1).

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespresso da Roma 12/04566/C del 2 febbraio 1940, non è stato rintracciato.

174

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI

L. PERSONALE 383. Parigi, 19 gennaio 1940.

Mi riferisco alla tua lettera del 9 corr. n. 117/3 di cui ti ringrazio (2).

Ho parlato qui della riammissione in Italia del Petit Parisien in corrispettivo di quella del Telegrafo in Francia, ma ho trovato il terreno sfavorevole anche a .causa del momento di malumOtl'e e di diffidenza che c'è ora nei nostri riguardi. Mi è stato det~o che, avendomi concesso due giornali 'italiani (Stampa e Gazzetta del Popolo) in cambio del Journal, Daladier si attendeva la riammissione automatica dopo un certo tempo del Petit Parisien senza alcun corrispettivo immediato.

Le considerazioni in contrario da me esposte sono cadute nel vuoto di guisa che mi sono convinto che l'unica soluzione possibile in questo momento sarebbe la seguente: fare un gesto da parte nostra riammettendo senz'altro il Petit Parisien con la promessa che dopo qualche settimana sarebbe riammesso ilTelegrafo.

Se credi che ciò sia possibile e conveniente ti prego di farmelo sapere.

175

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8. Copenaghen, 20 gennaio 1940, ore 14 (per. ore 18,15).

Colloquio con Ministro di Germania mi ha lasciato convinzione che la Germania volentieri offrirebbe mediazione per la cessazione conflitto russo-finlandese il giorno in cui fosse sicura Governo finlandese disposto cedere completamente alle antiche richieste Hango ,compreso. Egli avrebbe parlato in questo senso anche al Ministro Munch riportando impressione tempo non essere ancora maturo.

Con riferimento mio rapporto n. 1035 del 29 dicembre u. s. (l) informo

V. E. che Tless Schmidt ha chiesto ier l'altro visto transito Germania per recarsi a Roma conferire Duce. Visto è stato rifiutato.

Richiamo l'attenzione della E. V. sul mio telegramma odierno Stefani speciale per rilevaJre che iniziativa differenti gruppi politici Parlamento è stata previamente concorde con il Governo ,per dare modo presidente del Consiglio rettificare impressioni lasciate dal suo messaggio Capo d'Anno. Governo socialista danese ispirantesi ad una assoluta neutralità fa affidamento sulle forze armate per difendere ·Contro chiunque sua politica pacifica e indipendenza paese.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 66.
176

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

T. PER CORRIERE 1596 P. R. Roma, 20 gennaio 1940, ore 18.

Vostro 02 (2).

Nella Commissione Mista e nei contatti quotidiani ·con quest'Ambasciata britannica vengono trattate tutte le questioni generali nonchè i numerosi affari di cui Vi è data notizia con la copia degli appunti che rimettiamo giornalmente al Consigliere Commerciale britannico. Sarebbe stato nostro desiderio trattare nello stesso modo tutte le questioni relative a sequestri di merci, ma quest'Ambasciata d'Inghilterra ci ha prevenuto, come accennai nel mio telegramma 297 d:el 21 dicembre (3) ·che tali casi dovevano essere trattati costà. Comprendo che la tendenza di codeste Autorità sarebbe di lasciar che .avessero corso le vertenze giudiziarie istruite su tali casi presso le competenti Corti delle Prede ma è evidente nostro interesse impedire tutte le volte .che è possibile tali lunghissime procedure e ottenere la revoca dei sequestri in via amministrativa in conformità alla prassi vigente e sulla base di ,garanzie inoppugnabili quanto alla destinazione effettiva delle merci sequestrate. In altri termini, il criterio sul quale imperniamo l'azione di tutela dei nostri traffici e dei nostri commerci è che tutte le volte ·Che un organo pubblico garantisce la destinazione d'una partita di merci questa non può essere considerata contrabbando e il sequest~ro non ha più ragione di essere mantenuto. Poichè Qgni decisione viene presa costà e a tutti i reclami ~ a tutte le garanzie delle Ditte interessate si risponde da quest'Ambasciata britannica con l'invariabile formula •Che si attende la decisione di codesto Ministero deUa Guerra Economica, è .giuocoforza che ci rivolgiamo costà e sollecitiamo l'intervento di V. E.

È evidente che la situazione sarà diversa quando le decisioni in merito al controllo saranno decentrate, per quanto riguarda l'Italia, presso la costituenda commissione anglo-francese in Roma. È pertanto da sollecitarsi tale decentramento di funzioni per dare piena efficacia all'azione della Commissione italobritannica.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 109. (3) -Non pubblicato.
177

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 16. Sofia, 20 gennaio 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma 13 (1).

Mi v'iene segnalata presenza a Sofia deputato turco Aga Ghiuduv, che sarebbe amico personale I~met InonU e che avrebbe chiesto vedere Kiosseivanov. Mentre riservomi riferire contatti che avrà qui, questo Ministro Germania segnalami atteggiamento estremo favore per Bulgaria assunto dal medesimo, soggiungendomi tra l'altro sarebbesi espresso nel senso prevedibile crisi Intesa balcanica occasione sua prossima riunione.

Segni rinnovato interessamento turco alla Bulgaria che seguono visita Me· nemencoglu, uniti ultime dichiarazioni relative Bulgaria pronunziate da Saydam alla Grande Assemblea Nazionale e sosta Saracoglu a Sofia in occasione suo pross1mo viaggio Belgrado, che come segnalato ritienesi qui possibile, potrebbero anche manifestare reciproco desiderio turco 'e bulgaro miglioramento rapporti per attenuare aspetti recenti accordi bulgaro-sovietici. Interferenze Inghilterra di cui segnalai vivace opposizione accordi stessi potrebbero confermarlo.

178

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 12. Budapest, 20 gennaio 1940 (per. giorno 24).

Mi riferisco anche al telegramma per corriere n. 1099 P. R. del 14 gennaio (2).

Il 15 gennaio i giornali ungheresi hanno pubblicato la notizia che il Ministro d'Ungheria a Mosca si era recato dal Commissario per gli Affari Esteri sovietico Molotov informandolo delle conversazioni svoltesi a Venezia fra il Conte Ciano e il Conte Csaky. Il giornale ufficioso Pest a.ggiunge che il Ministro d'Ungheria aveva sottolineato che le ·conversazioni non avevano avuto un carattel!'e aggressivo nei confronti della Russia.

I giornali del 17 pubblicavano poi un telegramma da Mosca secondo il quale nel numero di martedì 16 gennaio della Pravda di Mosca era stato pubblicato il seguente comunicato:

«.Il Ministro d'Ungheria a Mosca il 14 gennaio ha fatto una visita al sostibito Commissario per gli Esteri Potemkin e gli ha fatto la seguente dichiarazione:

"Negli ultimi tempi vengono diffuse notizie tendenziose ·circa le conversazioni svoltesi a Venezia tra il Ministro Esteri italiano e quello ungherese. Si afferma che tali trattative erano dirette ·contro l'Unione Sovietica. Il Gova-no ungherese considera necessario smentire tali affermazioni. Il Governo ungherese considera opportuno aggiungere che a Venezia non è stata trattata akuna questione ll'elativa alla organizzazione di nessuna specie di blocco".

Il Ministro d'Ungheria chiese che la sua ·Comunicazione fosse portata a conoscenza del Governo sovietico ».

La notizia da Mosca è !Stata pubblicata senza commenti. ·

L'indomani 18 gennaio, il Pester Lloyd nell'edizione serale ha pubblicato un editoriale intitolato «Fiducia e cooperazione», del seguente tenore: «L'arte degli intrighi non ha mai dato frutti così abbondanti .come nel momento attuale. Soltanto il baluardo di una cooperazione di assoluta fiducia è capace di opporre un ferreo ostacolo agli intll'ighi internazionali. Spesso non si riesce a comprendere perchè mai venga diffusa una voce, o oeon quale scopo venga inscenato un tentativo di perturbamento. Apprendiamo ora dal Corriere Padano, ottimamente redatto e spesso molto bene informato organo della regione padana, la notizia circa un'Invenzione dell'organo del partito laburista Daily Herald, secondo la quale il passo del Ministro d'Ungheria al Kremlino costituirebbe una « sconfitta per la diplomazia italiana». Il .giornale italiano è giustamente assai poco sorpreso di questa assurda presentazione delle cose ed ag.giunge a questa «notizia» dell'organo socialista l'osservazione giusta e lapidaria secondo la quale si è sempre conseguentemente e fin da principio dichiall'ato che la cooperazione tra l'Italia fas.cista e l'Ungheria non è diretta contro alcuno ed ha un carattere puramente difensivo dato che entrambi gli Stati tutelano oltre ai propri interessi nazionali anche quelli della comunità europea. Una ·conside.razione, questa, che corrisponde pienamente alle ·constatazioni fatte ·costantemente da tutti gli altri Oil'·gani della stampa italiana e da tutti i giornali d'Ungheria.

Noi non possiamo che approvare pienamente le costatazioni del giornale fascista e salutare questa presa di posizione che corrisponde anche alla nostra. Sappiamo benissimo ·che esistono ancora all'estero larghi cir·coli che anche oggi considerano i perturbamenti nella politica europea quali loro costanti passatempi. Essi intraprendono impavidamente e senza pausa i loro tentativi anche là dove non esiste alcuna possibilità di ·turbamento, dato che i rapporti esistenti escludono qualsiasi Speranza per un successo di simili manovre.

I rapporti di amicizia e di fiducia tra Roma e Budapest sono di tale natura che tutti gli intrighi tendenti a sollevare delle controversie sono fin dagli inizi condannati al fallimento. Una piena e reciproca fiducia, che trova le sue inesaull'ibili fonti nell'immanente saggezza di entrambi i popoli e dei loro dirigenti, pervade la stabile cooperazione tra Italia ed Ungheria estesa a tutti i problemi comuni della loro politica estera: tentare di minarla, è impresa che nessuno realizzerà mai neanche con le più significative forze morali, materiali o pubblicistiche ».

Il Capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Affari Esteri a.tti!l'ò la mia attenzione sull'articolo evidentemente ispirato personalmente da Csaky.

(l) -Vedi D. 106. (2) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. s. n. da Ankara del 12 gennaio, vedi D. 91.
179

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. PER coRRIERE 14. Budapest, 20 gennaio 1940 (per. giorno 24).

Mio telegramma per corriere 012 (1).

Apparsa sui giornali la notizia circa il passo del Ministro di Ungheria a .Mosca a proposito dell'incontro di Venezia essendo Csaky ammalato, ne ho _parlato al V. Ministro degli Affari Esteri il quale, appena entrato in argomento si è affrettato a dirmi che il passo era stato male interpretato a Roma e che anzi

V. E. ne aveva mosso rimprovero al Conte Csaky: egli mi ha dichiarato che ·Csaky aveva di sua iniziativa, e senza che vi fossero state sollecitazioni sovietiche, -creduto di far fare tale dichiarazione in seguito alla vivace propaganda fatta .sopratutto dalla radio di Lemberg che proclamava la costituzione di un blocco balcanico sotto l'egida dell'Italia e dell'Ungheria diretto -contro la Russia; che quanto aveva detto il sig. Christoffy «coincideva perfettamente con quello che, .a commento dell'incontro di Venezia, anche la stampa italiana uffidosa aveva pubblicato».

Il Governo sovietico contrariamente a·gli usi internazionali aveva poi pubblicato le parole del Ministro d'Ungheria. (Noto a questo proposito però che i giornali ungheresi davano notizia del passo, ed in regime di censura, il giorno innanzi alla pubblicazione della Pravda).

Il sig. Vornle mi ha aggiunto che il Conte Csaky aveva già fatto conoscere .quanto precede all'E. V., e che ormai la questione era favorevolmente chiarita.

Circa l'atteggiamento in genere del Conte Csaky di fronte al Governo sovietico -non sembrando invero troppo convincenti queste giustificazioni nei -rriguardi della iniziativa presa a Mosca -mi riferisco anche a mie precedenti .segnalazioni e segnatamente al mio rapporto n. 6846/2626 del 23 dtcembre (2).

180

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. PER CORRIERE 8. Ankara, 20 gennaio 1940 (per. giorno 31).

Mio telegramma per corriere n. 07 del 17 gennaio (3).

Secondo ulteriori informazioni raccolte, in occasione della visita di Menemencoglu a Sofia l'Inghilterra si sarebbe adoperata per cercare di indurre i due paesi a stipulare uno speciale patto consultivo. Questo scopo non è stato peraltro raggiunto e l'incontro si è concluso con la semplice pubblicazione del noto comunkato.

L'impressione di questi ambienti è che le conversazioni di Sofia sono restate nel vago dato che nessuna firma è intervenuta a consacrarne i risultati e che pertanto esse non hanno apportato un mutamento sostanziale nei confronti della situazione precedente. Tuttavia si ammette che l'incontro di Sofia ha reso pos

sibile una certa distensione nei rappor·ti tra i due paesi; infatti Numan Mene

mencoglu avrebbe ottenuto dal Governo bulgaro l'assicurazione .che la Bulgaria

si asterrebbe da ogni azione contll'o la Romania anche nel caso in cui l'U.R.S.S.

attaccasse quello Stato. È a questa assicurazione che si riferirebbe la parte del

comunicato ufficiale in .cui si accenna alla decisione del Governo bulgaro di

sorvegliare affinchè la neutralità del proprio paese sia strettamente osservata.

Il Presidente del Consiglio turco, nell'esposizione di politica interna ed

estera che ha fatto il 18 corrente alla Grande Assemblea Nazionale, ha sottoli

neato le conversazioni di Sofia «che hanno fornito l'occasione alla manifestazione

di una amicizia fiduciosa fra i due paesi vicini e alla consta•tazione di una identità

di vedute soddisfacente nei nostri sforzi tendenti alla stabilizzazione della pace

e della sicurezza nei Balcani».

Per di più, Ismet Inonii e Re Boris si sono scambiati il 19 corrente tele

grammi -cui è stato dato grande rilievo dalla stampa -in cui vengono riai

fermate l'intera ·concordanza di vedute dei due Governi nonchè l'amicizia e la

fiducia fra i due paesi vicini e amici.

I giornali hanno ·continuato a commentare largamente e favorevolmente

l'avvenimento. Anche quelli più vicini ai cir·coli autorizzati, come l'Aksam, non

esitano a dichiarare ·che la Turchia e la Bulgaria «hanno reso un .glran servizio

alla causa della pace».

(l) -Vedi D. 178. (2) -Vedi D,D.I., Serie IX, vol. II, D. 708. (3) -Vedi D. 154.
181

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 631. Berlino, 20 gennaio 1940 (1).

Ho visto oggi Weizsacker, Schmidt, Hewel e per un minuto lo stesso Rib

bentrop. Nessuno mi ha segnalato niente di nuovo circa la lettera del Duce.

Si credeva che il Fiihrer avrebbe risposto entro questa settimana, ma anche

questa data ·è passata .senza che nessuna indicazione si sia avuta delle sue inten

zioni. È evidente ·che egli vuole inviare una l!'isposta meditata ed esauriente

per la quale raccoglie nella sua mente la maggiore e migliore copia possibile

di elementi. II giorno •Che credesse di aver ·completato questa preparazione det

terà d'un sol fiato la risposta e .sarà fatto.

Tutto ciò del resto che indica desiderio di riflettere non è, ll'ipeto, cattivo

segno (2).

182

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, gennaio 1940.

Il Marchese Bombelles, nel suo bollettino n. 9 (3) in data 5 gennaio, riferisce quanto segue :

l) In occasione di due visite al Principe Reggente, del quale è stato

ospite per alcune caccie presso Belgrado, si è potuto convincere che il Principe

non è affatto al corrente della situazione effettivamente esistente in Croazia e di

quanto le cose siano colà avanzate. Il suo timore è sopratutto per la Germania

e il suo Lebensraum.

2) Macek che è ormai diventato un fermo sostenitore dell'unità jugoslava,

non-manifesta disposizioni molto amichevoli verso l'Italia. Ad un amico di

Bombelles, Sandor Kranjc, ha dichiarato che l'Italia aiuta la propaganda comu~

nista in Jugoslavia per fomentare disordini. In caso di un conflitto tra l'Italia e

la Russia noi -avrebbe detto Macek -d troveremmo contro l'Italia, se questa

cercasse di attraversa.re la Croazia.

3) Dall'ottobre scorso la propaganda comunista in Croazia è in pieno sviluppo. Essa agita la bandiera del panslavismo e diffonde il timore di presunte minacce da parte dell'Italia. Gli a·gitatori comunisti sono agevolati non solo da elementi del partito rurale macekiano ma dallo stesso eser·cito -come è avvenuto per la rivolta militare di Karlovac -nonchè dal Governo e dalla Chiesa serba ortodossa. Gli arresti di agitatori comunisti compiuti recentemente dal Governo sono stati eseguiti in modo da lasciar indisturbati gli elementi stalinisti e da perseguitare quelli trotzkisti assai meno pericolosi.

È interessante notare .che il movimento comunista musulmano in Bosnia

non ha attecchito affatto e ·che tale Meksud Mujkic, già capo dei comunisti

bosniaci musulmani fa ora propaganda per Pavelié e l'unione politica con l'Italia.

4) A Ogulin, in occasione di una visita del Presidente Cvetkovié e a Glina vi sono stati gravi conflitti tra serbi e croati.

5) Le autorità militari jugoslave fanno preparativi per una mobilitazione che dovrebbe ·cominciare in gennaio ed essere terminata all'inizio della primavera con il richiamo alle a['mi di circa 600.000 uomini. Ma le nostre organizza~ zioni sono molto più sviluppate che non al tempo dell'ultima mobilitazione e oggi saremmo in grado -senza esagerazione -di sabotare e forse impedire la mobilitazione. Potrebbero in tal caso avvenire molti avvenimenti del tipo «rivolta di Karlovac » e sarebbe difficile fissare esattamente il punto di arresto di un simile movimento, una volta iniziato.

Un'azione di così grande portata non dovrebbe essere iniziata senza che il Governo italiano la ritenga opportuna e si desiderano quindi dettagliate istruzioni.

P. S. ~ La mobilitazione ha già avuto inizio nella regione di Zagabria ove i contadini sono stati obbligati, nella notte tra 'il 2 e il 3 gennaio, da reparti sevbi, a lasciare lé loro case senza preavviso. Se le operazioni continueranno in questo modo, lo stato d'animo della truppa sarà tale che sarà difficile non già provocare .grandi disordini, ma impedirli. Sono dunque particolarmente urgenti denaro ed istruzioni (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Il presente documento reca il visto di Musso!ini. (3) -I bollettini del Marchese Bombelles sono dei rapporti informativi, che egli inviava periodicamente a Roma, sulla situazione interna jugoslava e sul movimento nazionalista croato.

(l) L'originale della lettera di Bombelles con le allegate comunicazioni qui riassunte da Anfuso reca il visto di Mussolini.

183

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 35/15 R. Roma, 21 gennaio 1940, ore 23.

Vostro telegramma n. 03 (1).

Incontro di Venezia si è svolto secondo la linea politi·ca indicata nel mio discorso del 16 dicembre u. s., di cui può considerarsi una dill"etta manifesta:lione. Sono quindi destituite di qualsiasi fondamento tutte le altre voci diffuse dalla stampa internazionale, ed in particolare ·sono insussistenti quelle relative ad intese di carattere impegnativo e concreto tra noi e l'Ungheria.

Più specialmente circa la Jugoslavia, Csaky mi ha confermato le migliori disposizioni del suo Governo e la sua soddisfazione per l'andamento dei rapporti ungaro-jugoslavi.

Circa la Romania il Ministro degli Esteri ungherese mi ha confermato il :suo proposito di mantenere rapporti normali e corretti e possibilmente di migliorarli. Per parte sua l'Ungh&ia si rende perfettamente conto delle esigenze della presente situazione e non farà niente che possa aggravarla, specialmente nei ·confronti della Romania.

Finalmente circa l'U.R.S.S., non è da prevedere, secondo le informazioni ungheresi, un attacco russo alle frontiere magiare. Tale eventualità sarebbe anzi da escludere. Il Governo ungherese è in ogni modo deciso a resistere con tuttt i mezzi a qualsiasi velleità aggressiva dei sovieti.

Potete portare quanto precede confidenzialmente a conoscenza di questo Governo.

184

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 292/104. Mosca, 21 gennaio 1940 (per. giorno 30).

Rapporti di questa Ambasciata n. 4591/1765 (2) e 32/17 (3) rispettivamente del 21 dicembre 1939 e 2 gennaio e mio telegramma n. 25 del 12 gennaio (4).

Ho avuto ieri una lunga conversazione con il Consigliere di questa Ambasciata del Giappone sull'andamento delle trattative ·commerciali in cor.so ed in generale sullo stato attuale delle relazioni sovieti.co-giapponesi.

Egli mi ha detto che le trattative commerciali, iniziatesi alcuni giorni or sono sotto buoni auspici stavano attraversando un periodo di difficoltà. I negoziati erano difficili in primo luogo perchè il commercio russo-giapponese non era un « commercio naturale » ed in secondo luogo per la grande quantità di notizie inesatte ·che sono state diffuse in questi ambienti -spesso tendenziosamente.

È intenzione delle due parti di arrivare a concludere un accordo che pur

non avendo la veste solenne di un trattato commerciale, comprendesse pur

tuttavia la va'stità e le caratteristiche di un simile atto. Non si trattava di stabilire per il momento quali mer-ci saranno scambiate ed in che quantità, ma di fissare su basi permanenti le relazioni commerciali fra l'U.R.S.S. ed il Gia.ppone.

Una delle prime difficoltà incontrate è stata la divergenza delle idee sovietiche e giapponesi sulle rispettive «delegazioni commerciali permanenti » da istituire a Tokio ed a Mosca. Da parte sovietica si vorrebbe venisse riconosciuta la qualità diplomatica a tutti i •componenti della delegazione mentre da parte giapponese si vuoi .soltanto riconoscere tale qualità al capo della delegazione.

Successivamente le trattative hanno subito, volutamente, un periodo di arresto e ciò da parte giapponese, per far cadere nel nulla le insinuazioni fatte da parecchie fonti interessate, che il Giappone stava seguendo il « sistema tedesco » e cioè riannodall"e in un primo tempo le relazioni commerciali per giungere poi ad accordi .politici ·con l'U.R.S.S.

Il mio •Collega poi mi ha fatto chiaramente capire che anche da parte sovietica, si cercava di sfruttare queste trattative «politicamente»; a ciò si era opposto da parte giapponese una voluta lentezza delle trattative; infatti il controprogetto .sovietico era stato inviato a Tokio per opportuno esame.

Da ciò, mi è stato detto, non è da arguire che i predetti negoziati non saranno coronati da successo. Il Giappone intende « normalizzare » i suoi rapporti con l'U.R.S.S. Quando questa normalizzazione sarà raggiunta non vi sarà alcun bisogno di concludere un patto politico.

Per procedere a tale normalizzazione si prevedono le seguenti tappe:

l) ·accordi commerciali attualmente in corso a Mosca;

2) trattative per concludere una c: convenzione permanente » sulla pesca in sostituzione dell'attuale modus vivendi rinnovato ogni anno; 3) trattative per giungere ad un accordo permanente per le concessioni -petrolifere e carbonifere nell'isola di Sakhalin;

4) negoziati per dirimere i punti controversi che hanno ·creato sin'oggi .conflitti .sulla frontiera mancese-sovietica. Il Governo sovietico ha dato la .sua adesione a tale negoziato e la Commissione relativa si riunirà prossimamente a Tokio. Scopo ultimo di tale Commissione è quello di giungere alla delimitazione definitiva di tale frontiera;

5) conclusione delle trattative iniziate tempo addietro dalla Commissione Mista per la delimitazione della frontiera (punti controversi) mongolo-mancese attualmente .riunita a Harbin.

Il mio interlocutore mi ha detto inoltre che il Giappone aveva bisogno in questo momento di un periodo di sos-ta. Per tale ragione si riteneva opportuno fare il possibile per normalizzare le relazioni sovieto-giapponesi cosa che, nelle attuali circostanze, era anche facil:itata dallla politica aggressiva che stava svolgendo l'Unione SovieHca sulle frontiere occidentali.

Avendogli chiesto quali delle suddette trattative, a suo avviso, avrebbero potuto presentare maggiori difficoltà, il mio interlocutore ha risposto che le attuali conversazioni commer·ciali di Mosca indubbiamente erano quelle di più difficile negoziazione. Il Giappone, nelle attuali circostanze, avrebbe avuto tutto l'interesse di .poter importare dall'U.R.S.S. buona parte dei rifornimenti di materie prime ·Che fin'oggi aveva importato dagli Stati Uniti. Ma su questo punto a mio interlocutore mi è sembrato alquanto scettico: le possibilità di produzione e di esportazione di questo paese erano, a suo avviso, oggi alquanto limitate sia per gli impegni già assunti con la Germania, sia per le scarse disponibilità delle merci che interessano ma,ggiormente il suo paese; l'Unione Sovietica d'altro canto poteva acquistare ben poco di quello che il Giappone aveva interesse ad esportare. Egli ha concluso ripetendomi che il commercio tra il Gia.ppone e l'U.R.S.S. non era un «commercio naturale».

(l) -Vedi D. 107. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. Il, D. 680. (3) -Non rintracciato. (4) -Vedi D. 92.
185

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 9. Belgrado, 22 gennaio 1940, ore 22,10 (per. giorno 23, ore 1,15). Cincar Markovié mi ha detto essere assai soddisfatto del suo recente incontro con Gafencu. Lo ha trovato profondamente grato e molto riconfortato per l'interesse che Governo fascista ha dimostrato ·concretamente di annettere alla skurezza della Romania. Atteggiamento ungherese e assicurazioni date da Kiosseivanov Menemencoglu nei riguardi realizzazione aspirazioni magiare e .bulgare inducono Bucarest a guardare con maggior tranquillità ad eventuali minacce russe che del resto Gafencu propenderebbe a non ritenere più inevitabili o quanto meno prossime. I due Ministri sarebbero rimasti d'ac.cordo che prossima riunione Intesa balcanica non esca dal quadro della trattazione delle questioni di ordinaria amministrazione e comunque riaffermi l'assoluto indirizzo pacifico e neutrale

dell'Intesa e la sua adesione alla politica di Roma. Di progetto di blocco balcanico-danubiano non sarà più fatta parola.

186

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO TELESPR. SEGRETO 653/214. BerLino, 22 gennaio 1940 (per. giorno 25). Svezia Norvegia. -Persona di fiducia di Goring si trova da qual.che ·giorno a Stoccolma in missione speciale.

Giappone. -Si recherà fra pqco in Giappone il dott. Stahmer, già ufficiale di collegamento fra Ribbentrop e Oshima, all'evidente scopo di riprendere contatto col generale e rendersi conto della possibilità della nuova situazione politica giapponese.

187

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 276/140. Londra, 22 gennaio 1940 (per. giorno 31). Telegramma per corriere di ·Codesto R. Ministero n. 16 R. in data 5 corr. (1).

Dagli accertamenti da me disposti in merito a quanto segnalatomi dall'E. V. col telegramma citato risulta che il dispaccio dell'United Press, relativo al

mancato appoggio francese ed inglese ed un eventuale piano di restaurazione absburgica, sarebbe stato inviato dal redattore diplomatico dell'ufficio londinese dell'Agenzia, sig. Frededck Kuh.

Secondo dichiarazioni fatte al riguardo dallo stesso sig. Kuh, e che mi sono state riferite, nel dispaccio in questione egli affermava di aver saputo per via indiretta dal Foreign Office che i Governi francese e inglese non sono propensi ad appoggiare una restaurazione degli Absburgo e che non intendono per ora riconoscere ufficialmente l'Ufficio austriaco che ha sede a Londra, a differenza di quanto è stato fatto per il Comitato cecoslovacco. Cionondimeno si intenderebbe servirsi delle Oliganizzazioni degli emigrati austriaci per suscitare disordini interni in Germania.

Tale notizia concorda con quanto mi è fin qui risultato in merito a quello che potrà essere l'atteggiamento dei Governi alleati verso quei gtruppi di emigrati austriaci che fanno capo al pretendente Otto, e una parte dei quali ha contribuito a costituil'e recentemente a Londra un Centro irredentistLco austriaco, su cui ho già avuto occasione di riferire a V. E. coi miei telespressi 19/11 del 2 corr. e 100/49 del 9 .corr. (1).

Fin dalle origini di tale movimento era qui apparsa assai improbabile la eventualità che questo Governo -e analogamente quello francese -fosse propenso a mostrare un aperto ed effettivo interesse nel senso desiderato dai legittimisti austriaci, e tanto meno a concedere alle organizzazioni degli emigrati austriaci un riconoscimento ufficiale (pur non scoraggiando ovviamente tutte quelle forme di attività a carattere irredentistico che potessero apparire suscettibili di creare difficoltà al Governo tedesco sul fronte interno. Richiamo a tale riguardo anche il mio precedente telespresso n. 5504/2.442 in data lo dicembre

u. s. (2), concernente l'eventualità di un.a restaurazione absburgica nell'Europa centrale).

(l) Vedi D. 26.

188

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 161/85. Ankara, 22 gennaio 1940 (per. giorno 31).

Telegl'amma per corriere di V. E. n. 571 del 10 gennaio (3).

Ho letto con molta attenzione quanto ha comunicato a V. E. il R. Ministro a Sofia circa le preoccupazioni di Kiosseivanov in merito a progetti aggressivi anglo-turchi in Oriente aventi per obbiettivo le Bocche del Danubio e la regione petrolifera del Caucaso. Poichè voci del genere circolano anche in questi am" bienti e sono evidentemente da ricollegarsi con i noti concentramenti di truppe francesi in Siria, stimo oppor~uno riferire a V. E. in merito alle ipotesi che qui si fanno al riguardo.

Due sono le eventualità che vengono prospettate nei circoli diplomatici di Ankara per quanto riguarda l'impiego delle forze francesi in Siria e cioè azione militare in direzione del Caucaso ovvero azione militare in direzione dei Balcani.

1°. Circa la prima ipotesi, mi sono state manifestate presso questa Ambasciata di Germania vive apprensioni analoghe a quelle di Kiosseivanov. Si afferma infatti che i franco-inglesi starebbero progettando -complice la Turchia -un attacco contll'o l'U.R.S.S. verso il Caucas·o con lo scopo preciso di tagliare le comunicazioni con i pozzi petroliferi nella regione di Baku-Batum dai quali l'U.R.S.S. -e per suo tramite la Germania -trae i maggiori rifornimenti di carburante. Analoghe considerazioni mi sono state svolte presso questa Legazione di Bulgaria, dove si aggiunge che l'azione turco-franco-britannka nel Caucaso dovrebbe-nei piani degli alleati -essere affiancata dalla Romania la quale sarebbe in qualche modo costretta ad entrare in guerra contro l'U.R.S.S. Si afferma financo, sempre presso la stessa Legazione,· che le recenti manifestazioni di Re Caro! alla frontiera romeno-sovietica sarebbero da considerarsi come provocatorie.

Sta di fatto che i preparativi militari fervono nelle regioni orientali della Turchia. A quanto mi viene riferito, lo Stato Ma.ggiore turco ha Ptl'edisposto tre linee di resistenza che, collegando ad arco il ~are con la frontiera russoturca nei pressi di Batum, si spostano concentricamente fino ad Erzerum. Gli effettivi di rinfOtl'zo francesi verrebbero istradati dalla Siria per la linea ferroviaria Aleppo-Malatya. Da fonte fiduciaria mi risulta che il Ministero della Guerra turco ha effettuato un'ordinazione di 250.000 paia di occhiali da' neve, ordinazione che non avrebbe ra.gione d'essere se non in vista di azioni nelle regioni dell'Est anatolico, e che le autorità militari francesi hanno iniziato ricognizioni per lo stanziamento di truppe in zone del Mar Nero, e precisamente nei pressi di Samsun. Come è stato già riferito, questi preparativi subirebbero tuttavia un notevole ritardo in seguito al terremoto nella zona di Erzingian.

Ciò premesso, sarebbe difficile dire se detti preparativi rispondano a piani aggressivi o difensivi. È opinione diffusa che Francia e Inghilterra, le quali si mostrano, almeno per ora, talmente timorose di fronte alla possibilità di una definitiva saldatura russo-tedesca, non siano propense a prendere l'iniziativa di operazioni belliche contro l'U.R.S.S. Meno entusiasmo ancora dimostrerebbe per una tale eventualità la Turchia, come risulta da numerosi indizi ed anche dai contatti personali con elementi locali. Si ritiene invece più probabile che la preparazione militare sul fronte orientale risponda sopratutto a scopi difensivi per l'eventualità di una azione sovietica in quel s·eHore. Naturalmente, non si può escludere che il corso degli eventi possa indurre i franco-inglesi ad attaccare per primi e che pertanto, nei piani degli Stati Maggiori, sia prospettata anche questa possibilità, sia pure come subordinata.

2°. Per quanto riguarda l'impiego delle forze francesi nei Balcani, dirò subito che questa eventualità viene ammessa senza reticenze anche negli ambienti di questa Ambasciata di Francia. Ho avuto occasione di parlarne con diplomatici francesi di Ankara e riassumo qui di seguito -per quello che val<gono -le dichiarazioni che mi sono state fatte:

« Gli effettivi francesi in Siria ammontano attualmente al doppio di quello che erano prima della guerra. L'or.ganizzazione dell'armata siriana incontra non lievi difficoltà che potranno essere sormontate grazie alla perizia di Weygand, il quale, oltre ad essere un grande organizzatore, conosce a fondo le località e l'ambiente essendo stato per molti anni Alto Commissario in Siria. La armata francese di Siria trova l'equivalente presso l'alleata Inghilterra nelle truppe che essa sta concentrando in Egitto (non in Palestina). Scopo principale di questi preparativi militari in Siria è di carattere difensivo, è cioè inteso ad impedire ogni eventualità che la Siria, lontana dalla Francia, possa essere minacciata (da chi?) e colta alla sprovvista. Ma non è certamente da escludere che l'armata stessa debba servire altrove e sopratutto nei Balcani.

Frattanto, è lrtata notevolmente rafforzata la missione militare francese in Turchia. Il nuovo Addetto Militare gen. d'Arbonneau (che ha sostituito da qualche ,settimana il gen. Voirin) ha alle sue dipendenze un tenente colonnello, due maggiori e tre capitani, assistiti da un certo numero di personale subalterno. Questi ufficiali sono arrivati da poco; per ora «non hanno gran che da fare » e impiegano il loro tempo ad orientarsi e a studiare i fascicoli dell'Ambasciata ».

Da altre fonti mi risulta che l'armata Weygand ammonterebbe a 120.00() uomini e ·Che .un ufficiale di collegamento viene ogni settimana da Beilruth ad Ankara. Aggiungo infine che, come già questa Ambasciata ha riferito, oltre ai componenti della missione militare francese, è segnalata in ogni parte del paese la presenza di tecnici, ag·enti, istruttori francesi che aumentano di giorni in giorno.

È noto che analoga attività militare è svolta in Turchia dagli inglesi.

Quanto agli scopi che i franco-inglesi si propongono di raggiungere con l'armata Weygand verso i Balcani, si ritiene in genere che non vi siano ancora piani precisi e che i concentramenti in Siria potrebbero ugualmente intervenire con scopo aggressivo o scopo difensivo nei Balcani in relazione allo sviluppQ della situazione politica.

Per concludere, la Siria va oggi considerata la riserva militare francese a sud-est dell'Europa, particolarmente adatta, per la sua situazione geografica e sopratutto per la vicinanza con la Turchia alleata, alla preparazione di una armata che si dice raggiungerà proporzioni molto notevoli e che si terrà pronta per ogni eventualità. Questa armata va a sua volta considerata in funzione dell'aUeanza ,con la Turchia, del .recente prestito, degli armamenti che si vanno effettuando in questo paese con denaro e direzione franco-inglese. Non è neanche da escludere che essa venga un giorno utilizzata come mezzo di pressione sulla Turchia stessa per costringerla ad entrare in guerra.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, .vol. II, D. 413. (3) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. 2 da Sofia, vedi D. 17.
189

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 20. Shanghai, 23 gennaio 1940, ore 12 (per. ore 24). Ad ogni buon fine trascrivo il seguente telegramma Rosset Desandré da Chung king in data odierna: « Fiduciario Chiang Kai-shek mi ha informato che Ministro degli Affari Esteri italiano avrebbe inviato Wang Ching-wei tele

gramma di congratulazioni per prossima formazione nuovo governo assicurandolo piena collaborazione Governo fascista, mi ha detto che notizia prodotto a Chung king in tutti ambienti governativi la più viva impressione e che istru• zioni sono state impartite Ambasciata cinese a Roma per accertarsi fondamento notizia. Egli ha detto inoltre che Chiang Kai-shek è molto sorpreso e dispiaciuto che suoi sforzi personali nonchè quelli di Kung H. H. per migliorare relazioni fra i due paesi siano rimasti senza riscontro, sebbene avesse pregato a viva voce Alessandrini di rendersi interprete presso Conte Ciano miglioramento disposizioni del Governo cinese nei riguardi nostri.

Infine mi ha detto che se Governo italiano riconoscerà Governo di Wang Ching-wei, Governo di Chung king sarà costretto a rompere senz'altro la relazioni diplomatiche con l'Italia, non potendo tollerare una simile offesa all'onore nazionale. Corre voce in ambienti cinesi che anche Governo tedesco abbia intenzione riconoscere nuovo Governo contemporaneamente all'Italia».

190

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 39. Washington, 23 gennaio 1940, ore 19,26 (per. giorno 24, ore 3,30). Stamane Ambasciatore del Giappone è stato ricevuto Dipartimento di Stato, ove gfi è stato detto che imminente scadenza trattato commerciale non implica di per sè stesso modifica nelle relazioni commerciali fra i due Paesi. A domanda Ambasciatore circa possibilità raggiungere modus vivendi temporaneo mediante scambio di note, è stato risposto che la questione dei rapporti di ·commercio sarebbe rimasta aperta in attesa di sviluppi situazione politica. Evidentemente ogni soluzione definitiva dipenderà da conversazioni Tokio,

che vertono su questione basilare «nuovo ordine», e da misura riconoscimento dÌiritti ed interessi americani in Cina.

191

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 15. Budapest, 23 gennaio 1940 (per. giorno 25). Con mio telegramma per corriere n. 0287 del 15 dicembre (1), a proposito di intese ungaro-bulgaro-jugoslave, riferivo anche circa la voce segnalatami da fonte confidenziale di un incontro a tre fra Csaky e questi Ministri di Jugoslavia e di Bulgaria. Che tale incontro sia avvenuto, mi è stato confermato incidentalmente dallo stesso Ministro di Jugoslavia. Un mio informatore mi aveva infatti riferito che i due Ministri si erano incontrati con Csaky presso il Reggente; ciò è effettivamente avvenuto il 18 luglio scorso, a Kenderes nella res'idenza estiva dell'Ammiraglio Horthy che li aveva invi·tati a passare insieme

due giorni presso di lui. Noto comunque che questo Ministro di Bulgaria si esprime sempre con la maggior diffidenza nei riguardi degli jugosJ.avi.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 609.

192

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 18. Sofia, 23 gennaio 1940 (per. giorno 27). Mio telecorriere n. 016 (1). Kiosseivanov mi ha riferito suo colloquio con Aga Ghiuduv che proveniente Bucarest e diretto Roma sembra compiere viaggio informativo autorizzato. Aga Ghiuduv avrebbegli espresso viva soddisfazione turca per risultato incontro Kiosseivanov-Menemencoglu, confermando persistenza ferma neutralità Turchia e precisando che nei riguardi bulgari essa deve intendersi estesa anche a tentativi terze Potenze di minacciare neutralità Bulgaria attraverso :territorio turco. Avrebbe soggiunto tale assicurazione includeva altresì analogo atteggiamento Grecia. Circa prossima riunione Intesa balcanica avrebbe espresso ferma convinzione trattarsi assai .presumibilmente ultima manifestazione Intesa stessa ormai eondannata liquidazione. Kiosseivanov che era stato piuttosto sorpreso tale dichiarazione, mi ha detto considerarla con riserva, ritenendo che se mai dovesse <>ffettivamente manifestarsi crisi Intesa balcanica, è più credibile scioglierebbesi senza nulla stabilire circa rinnovo Patto che decadrebbe conseguentemente nel febbraio 1941. Aga Ghiuduv accennando poi replicati consigli turchi alla Romania sistemazione rapporti bulgaro-romeni mediante cessioni in Dobrugia, aveva soggiunto suo avviso opinione pubblica e stessi circoli responsabili romeni sarebbero ora maturi tale transazione, ma che in proposito si riserverebbe tuttora Re Caro! dal quale in definitiva dipenderebbe quasi esclusivamente condotta politica Romania. Kiosseivanov mi si diceva lieto tale nuova manifestazione buona volontà turca, quale che ne sia poi portata pratica e concreto valore. Non pareva escludere eventualità che atteggiamento non ostile tesi bulgare potesse essere adottato da Tur,chia occasione prossima riunione Intesa balcanica. Ha tenuto nondimeno dichiararmi che nessuna iniziativa diplomatica in tale evenienza sarebbe

stata comunque presa da Bulgaria, non vedendone attuale ·interesse precorrere avvenimenti cui soluzione dipende ormai da fattori di ben altra portata.

193

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 384/152. Budapest, 23 gennaio 1940 (per. giorno 25). Benchè l'argomento non sia di mia diretta competenza e benchè non ci sia nelle ·segnalazioni nulla di nuovo, riferisco, ad ogni buon fine, data la fonte

alcune informazioni che questo Ufficio Politico della Polizia ha avuto da Belgrado e Zagabria.

n - Documenti diplomatici· Serie IX · Vol. Ili.

Secondo tali segnalazioni, l'accordo serbo-croato non ha creato una distensione fra i due popoli, non solo per la questione della Bosnia, ma anche per ragioni economiche. Se l'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli ha soddisfatto i contadini, tale vantaggio è stato annullato dal notevole rincaro degli articoli industriali.

Neppure l'esenzione dal pagamento degli arretrati delle imposte concessa a tremila piccoli proprietari terrieri avrebbe migliorato la situazione perchè in mancanza di prestiti e di capitali essi non sono in grado di sfruttare le loroproprietà. Ma neanche le classi medie sarebbero soddisfatte, l'accordo non avendo dato alla Croazia l'indipendenza desiderata. La classe media non simpatizzerebbe più con Maèek, fautore di un regime completamente democratico ai danni degli elementi industriali e borghesi.

Vivo sarebbe il malcontento anche degli opera! per il mancato aumento·

delle merced~: in essi aumenta la simpatia per il bolscevismo.

Le masse, secondo gli informatori della polizia, comincerebbero ad allontanarsi da Maèek, mentre andrebbe sempre più rafforzandosi il uartito di F,rank sotto la direzione di Budak, sostenuto da Pavel'ié e dicono gli i:llormatori «appoggiato dall'Italia». Questo movimento sarebbe particolarmente forte a Zagabria e dintorni, ma si estende rapidamente in tutto il paese. L'organo di questo partito l'Hrvatski Narod prenderebbe una diffusione sempre maggiore nel paese.

Nell'esercito si è iniziato il processo di «atomizzazione». Nei circoli militari si comincia a pretendere sempre più energicamente l'istituzione dell'esercito croato indipendente. Nell'esercito la disciplina lascia sempre più a desiderare e nella mobilitazione del settembre scorso sono avvenuti numerosi casi di diserzione e di disobbedienza. Gli effetti di questa indisciplina militare si fanno sentire in tutto il paese. Il Reggimento di Karlovac, ad esempio, si è rifiutato di partire per la destinazione cui era stato comandato ed il Governo non ha osato prendere provvedimenti contro di e3SO.

In Croazia la simpatia per l'Italia sarebbe notevole. Un mese fa nelle dimostrazioni che hanno avuto luogo a Zagabria si è inneggiato a Mussolini ed al protettorato italiano. Nella serbia meridionale, invece, la popolazione nutre sentimenti di vero odin verso l'Italia.

Nei riguardi della Germania la popolazione mantiene un contegno riser-·

vato, ma piuttosto ostile (1).

(l) Vedi D. 177.

194

COLLOQUIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, CON PAVELIC

VERBALE (2). Roma, 23 gennaio 194(}_

Il Conte Ciano, che si è incontrato il 23 gennaio 1940 col dott. Pavelié. presenti il Marchese Bombelles ed Anfuso (3), gli ha posto dettagliati quesiti sulle

possibilità di insurrezione in Croazia, sulla estensione del movimento, sugli in

tendimenti del dott. Pavelié circa la forma di Governo che poti!'à essere con

ferita alla Croazia e pure sulle prevedibili reazioni da parte serba di fronte

alla progettata sedizione croata.

Pavelié ·si è detto sicuro della riuscita della insurrezione, ha confermato la necessità ·che le truppe italiane, nella misura di circa 30 mila uomini, entrino in Croazia non appena si manifesti la rivolta a Zagabria, nei minori centri urbani e nelle campagne ed ha so,ggiunto che il determinarsi di una tale situazione non consentirà ai Serbi che una ritirata verso i territori dell'antico Regno di Serbia. Con l'inizio della insurrezione, Pavelié vede fatalmente manifestarsi la completa dissoluzione dell'organismo jugoslavo cosi come è sorto dai Trattati del '19. Egli pensa che sarà necessario per non affrettare questo processo di decomposizione conducendo (l) le truppe italiane a Belgrado per instaurarvi il Governo, possibilmente quello di Stojadinovié, che tratti con l'Italia e stabilisca le nuove fi!'ontiere della Serbia.

Richiesto dal Conte Ciano, Pavelié dice di ritenere che un ingresso di truppe italiane nel Kossovo allo scopo di estendere la sovranità d'el Regno di Albania in quella regione, è destinato a successo. Pavelié conferma quanto il Conte Ciano gli dice che cioè i Serbi realmente aver sempre temuto l'irredentismo albanese, paventano seriamente un'azione armata albanese. Circa le sorti della Slovenia, Pavelié si dice d'accordo col Conte Ciano circa la necessità per quella regione di adattarsi al nuovo regime che il popolo croato stabilirà, insieme con ·l'Italia. Necessaria all'economia della Croazia, la regione slovena che ha sempre vissuto d'accordo con la Croazia, non potrà fare a meno di assoggettarsi allo stato di cose che imporrà l'Italia.

Pavelié pensa che un'eventuale cessione di Maribor alla Germania potrebbe essere il naturale compenso agli interessi tedeschi in Slovenia. Egli non si nasconde che la proclamazione dello stato indipendente croato in unione con l'Italia sarà un colpo di arresto ai piani del germanesimo, ma trova che l'appoggio dell'Italia è indispensablle alla Croazia cattolica per frustrare i piani germanici sull'Adriatico. Pavelié accenna parimenti all'importanza che avrebbe per l'Italia il controllo in Slovenia della grande miniera di carbone di Treborlje.

Il Conte Ciano :fissa ·con Pavelié i tempi del movimento insurrezionale ed approva la tattica finora seguita dai nazi-fascisti croati raccomandando peraltro a Pavelié di non affrettare l'azione per evidenti ragioni di carattere internazionale e di attendere in ogni caso il «via» da Roma evitando che il movimento si •inizi prematuramente. Il dott. Pavelié formula a richiesta del Conte Ciano

seguenti punti: l) la Croazia si eleverà a Stato indipendente; 2) lo Stato croato avrà l'unione moneta~ia e doganale con l'Italia; 3) lo Stato croato possiederà un eserdto nazionale croato (Domobranstvo)

(dò che gli austriaci chiamavano Heimwehren e gli ungheresi Honved);

4) lo Stato croato stabilirà, in un secondo tempo, l'« unione personale » col Regno d'Italia. Su quest'ultimo punto il dott. Pavelié, pur dichiarandosi d'accordo ~con il Conte Ciano sulle opportunità di una unione personale del Regno d'Italia col Regno di Croazia, ritiene necessario che l'eventualità di tale unione personale rimanga in un primo tempo segreta per non offrire pretesti alla pro · paganda serba. La ~sua realizzazione, sarà facile quando l'Italia si sarà stabiHt!i definitivamente in Croazia.

[Il Conte Ciano accenna a questo punto a quella che potrebbe essere la fisionomia statale della Croazia unita dal vincolo dell'unione personale all'Italia: ministeri ....... , autonomia amministrativa, Ministro degli Esteri italiano ....... parte del ,governo croato e viceversa Comitato Supremo Militare comune.

Pavelié si dichiara consenziente.

Si fissa l'azione insurrezionale nei seguenti tempi:

l) Proclamazione dell'indipendenza croata a Zagabria da parte dei ..... Pavelié, costituzione del governo ~croato, invito alle truppe italiane di intervenire per il mantenimento dell'indipendenza croata.

2) Ingresso delle truppe italiane in Croazia guidate dagli ustasci adesso in Italia. Primo obbiettivo Zagabria; ultimo obbiettivo, in caso di resistenza serba, la confluenza del Danubio colla Sava o all~ Porte di Ferro] (1).

3) Occupazione totale della Croazia, dichiarazione dell'unione personale.

Viene esaminata quella situazione che verrà a crearsi in Jugoslavia in seguito alla .proclamazione dello Stato indipendente croato e si accenna al probabile avvenire di altre regioni: del Montenegro che dato il suo carattere slavo potrebbe essere costituito in uno Stato indipendente, della Slovenia che rimarrà croata, mentre verranno trasferite all'Italia le isole prospicienti a Zara, in ·modo da assicurare a questa città il libero accesso al mare.

Si resta d'intesa che mentre Bombelles riferirà personalmente al Conte

Ciano verso la fine del mese prossimo il dott. Pavelié intensificherà i suoi con

tatti col Ministro degli Esteri il quale continuerà a fornirgli tutti i necessari

mezzi per una efficace direzione del movimento che finora ha registrato reali

successi politici (2).

ANNESSO

BOMBELLES, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

PROMEMORIA S. N. (3). . .., 15 febbraio 1940. Il 21 gennaio Ciano (4) riceve Bombelles (5) e il 23 Pavelic e Bombelles per stabilire in linee di massima l'azione politica e militare con la quale deve essere fondato il libero Stato croato con l'aiuto dell'Italia.

In primo luogo Bombelles riferisce sull''attuale stato d'animo e su le circostanze politiche in Croazia ed espone che le cose sono così mature, da potersi in ogni momento, dopo una breve ultimativa preparazione, procedere all'azione.

Ciano precisa, che l'Italia non può e non vuole prendere l'iniziativa formale e che l'iniziativa stessa deve sorgere dalla Croazia. I croati, cioè i nazionalisti debbono per la fase di inizio organizzare una rivoluzione in tutto il paese, occupare Zagabria e formare quivi un governo provvisorio, con Pavelié alla testa. Pavelié deve allora lanciare un appello all'Italia e chiedere un aiuto. L'esercito italiano pronuncerà allora l'azione e occuperà tutto il territorio, qui sotto descritto, il quale formerà lo Stato croato. Nello stesso momento in cui scoppierà l'insurrezione in Croazia anche in Macedonia avverranno moti rivoluzionari, che debbono dare la possibilità all'Albania di estendere il suo territorio fino a Uskub e di avere una comune frontiera con la Bulgaria.

Bombelles domanda se Ciano conta su un aiuto militare della Ungheria e della Bulgaria. Ciano risponde negativamente. Bombelles accenna, che sarà inevitabile di dover cedere certi territori all'Ungheria e alla Bulgaria e che si potrebbe in cambio di queste cessioni domandare anche un certo aiuto da esse. Ciano domanda se i croati sono favorevoli ad una collaborazione coll'Ungheria. Bombelles risponde negativamente e dice, che solo per ragioni strategiche una cooperazione sarebbe forse desiderabile, ma che per ragioni politiche e nell'interesse croato la sola azione italiana è molto preferibile.

Bombelles fa presente, colla approvazione di Pavelié, che proprio l'occupare Zagabria sarebbe per i nazionalisti croati un compito molto difficile, perchè vi si trovano truppe serbe e altri ostacoli, difficilmente superabili in primo momento, e domanda, se il governo non potrebbe essere formato in un'altra città. Ciano dice, che la domanda per l'aiuto deve venire da Zagabria per essere efficace e per fare la desiderata impressione nell'estero. Pavelié dice allora, che nel momento della insurrezione tutte le comunicazioni saranno interrotte e che nessuno all'estero potrà constatare da dove la chiamata di aiuto, del resto da lungo tempo già preparata, sarà veramente lanciata. I posti dell'E.I.A.R. e dell'Ungheria e forse a.nche della Germania trasmetteranno nel primo e secondo giorno notizie secondo l'occorrenza dell'Italia e prima dell'arrivo dell'esercito italiano a Zagabria nessuno all'estero sarà in grado di constatare quali siano esattamente in verità le circostanze in Croazia.

Alla questione posta da Ciano, circa l'occorrenza militare per tale azione nè Pavelié nè Bombelles possono rispondere. Una risposta approssimativa si trova nell'elaborato militare, mandato da Bombelles nel febbraio 1940.

In ogni caso Pavelié e Bombelles fanno presente, che dalle truppe croate e slovene nessuna resistenza è da attendersi col presupposto naturalmente che una intensiva preparazione sia fatta all'ultimo momento con manifesti diffusi da aeroplani italiani. Se l'Ungheria e specialmente la Bulgaria adottassero alcune settimane prima dell'inizio dell'azione una attitudine alquanto minacciosa, senza intenzioni serie, i serbi saranno obbligati a scaglionare tutte le truppe serbe e di fiducia sulle frontiere dell'Ungheria e della Bulgaria, e così si può attendere che il confine italiano non sia difeso che dalle truppe croate, il che vuol dire che il confine stesso rimarrà del tutto indifeso. Se l'Ungheria e la Bulgaria concentrano truppe -al confine jugoslavo con molto rumore e se nello stesso momento l'Italia continuerà la sua politica amichevole verso Belgrado, si dovrebbe sperare, che tale truccatura riuscirà.

I confini del nuovo Stato croato sono stabiliti come segue:

Cominciando dal mare presso Spizza (al sud di Cattaro) la linea segue il vecchio confine (prima del 1918) fra la Dalmazia e Montenegro, poi fra la Bosnia e Montenegro, poi fra Bosnia e la Serbia, lungo la Drina, la Sava fino a Belgrado, poi il Danubio, fino alla bocca della Tisa, poi la Tisa fino all'attuale confine jugoslavoungherese. Poi resta il confine attuale immutato verso ovest fino alla frontiera tedesca già austriaca. Il confine jugoslavo-tedesco rimane anch'esso immutato e formerà

la linea confinaria croato-tedesca. Lo stesso caso per il confine italo-jugoslavo, che

diverrà il confine italo-croato.

Fuori dello Stato rimarrà il Montenegro, formando fra la Croazia e l'Albania uno stato appoggiato alla Croazia oppure all'Albania (la prima soluzione sarebbe ,più logica, vista la popolazione puramente slava del Montenegro), nella sfera d'in

fluenza italiana.

La Slovenia sarà inclusa nello Stato croato, ma riceverà una certa autonomia,

secondo i suoi desideri.

La Vojvodina (paese nord del Danubio e della Drava) riceverà una autonomia

e una amministrazione speciale a causa di sue molte e numerose minoranze unghe

resi, tedesche, romene e serbe.

Nel caso che la parte della Vojvodina, nord del Danubio e est della Tisa, non

sia data all'Ungheria ma inclusa nello Stato croato, amministrazione di detta regione

sarà sistemata in base ad opportunità e a necessità.

Trattando queste questioni Pavelié precisa, che i croati non hanno un assoluto

diritto nazionale di richiamare a far parte del loro Stato nè la Slovenia nè la

Vojvodina. Intanto per la Slovenia non si presenta alcuna altra soluzione possibile,

la sua popolazione essendo puramente slava e prossima a quella croata. Anche una

correzione della frontiera slovena verso il Reich (Maribor) non sembra opportuna,

per non ledere il principio proclamato solennemente da Hitler, che i confini meri

dionali del Reich sono sacrosanti. Una volta abbandonato tale principio potrebbero

svilupparsi da parte tedesca mire ad ulteriori rivendicazioni.

Bombelles dice qui, che la Vojvodina non ha che minoranze, minoranze croate, ungheresi, serbe, tedesche e romene, conseguenza naturale dei suoi stadi storici. L'imperatrice Maria Teresa (17 40-1780) colonizzava la regione con varia gente del suo impero perchè il paese era rimasto totalmente deserto dopo che il Principe Eugenio di Savoia aveva cacciato di là i turchi. La Croazia non ha diritti storici su detta regione, ma il valore della stessa sopratutto nel quadro della economia italiana, è inestimabile, essendo il più fertile territorio agricolo di Europa.

Ciano proponeva per il nuovo Stato la monarchia sotto la Casa Savoia, in unione

personale con il Regno d'Italia, un comune ministero degli Affari Esteri e della

Guerra (e marina e aviazione), unione doganale, lasciando tutto il resto indi

pendente.

Pavelié spiega, che sarebbe più opportuno lasciare anche i ministeri degli

Esteri e della Guerra separati, per non toccare la sensibilità croata in tutto ciò che

concerne la completa sovranità e indipendenza formale del proprio Stato. Bombelles

osserva, che una decisiva influenza italiana nei due ministeri si può facilmente

attuare anche in forma meno visibile, del che si hanno esempii nei dominions bri

tannici, protettorati tedeschi e altri ecc. Ciano annuisce allora che la :forma rap

presenti una indipendenza completa, con separazione di tutti i ministeri, con la sola

Corona comune e con una influenza regolatrice nei menzionati ministeri.

Nella questione della Corona la proposizione di Ciano era di offrire la Corona

croata, subito dopo la formazione del primo ministero croato, a S. M. il Re d'Italia,

Imperatore d'Etiopia.

Pavelié dice che una così rapida offerta non sarebbe opportuna e che si do

vrebbe preparare in precedenza il popolo a questa soluzione, della quale, esso non

ha per il momento nulla presentito.

Ciano risponde a tale riguardo che la Croazia, una volta posta sotto la Corona

italiana, non ha più da temere nessuna rivendicazione nè domande di cessioni di

questo o di talaltro territorio o di addivenire ad altre concessioni, come vi sarebbe

forse il pericolo pel caso di un dilazionamento della soluzione della questione della

Corona. Questo riconoscono subito anche Pavelié e Bombelles, ma senza trovare nel

momento una più consona prospettiva.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Il presente verbale è stato redatto da Anfu10o. (3) -Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), VOl. I, cit., pp. 216-217.

(l) Sic.

(l) -I periodi fra parentesi quadra sono ricostruiti sulla base del testo parzialmente deteriorato. (2) -Il presente documento, reca il visto di Mussolini. (3) -Nella lettera cui è allegato il presente documento Bombelles dichiara che esso è stato compilato c per far si che in merito agli oggetti che sono stati discussi fra noi il 21 e 23 gennaio si sfugga ogni dissonanza e sia messo avanti il sig. Ciano la maniera con la quale ho io compreso le sue parole •. (4) -Nell'originale del documento i nomi delle persone che vi figurano sono sostituiti con nomi convenzionali.

(5) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), VOl. I, cit., p, 216.

195

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. 75. Tokio, 24 gennaio 1940, ore 6,40 (per. ore 13,15).

Questo Ministero degli Affari Esteri è ormai persuaso che non sarà possibile firmare modus vivendi con .gli Stati Uniti e che per qualche tempo rapporti .-commerciali non saranno garantiti da nessun trattato.

Tuttavia si .spera che neanche da parte dell'America si fa.rà nulla per peg

giorare situazione.

196

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI

'T. 1908/54 P. R. Roma, 24 gennaio 1940, ore 22.

Vostro 4 (1). Richieste di materiale bellico da parte di codesto Governo hanno formato -og.getto del più attento esame d'a parte organi competenti.

Dato però attuale fabbisogno nostro esercito, il Ministero della Guerra non ~ in grado aderire alla nuova domanda di cessione immediata di materiale da 47. Altrettanto si deve dire dell'industria privata interamente assorbita dalle commesse per le nostre forze armate.

Circa poi la fornitura Breda già in corso di 275 unità da 47, e di cui 100 -complessi sono già stati ceduti ·in anticipo lo scorso dicembre, il Ministero della Guerra fa presente che non solo non è possibile effettuare subito una cessione di altri 100 complessi su tale fornitura, ma che non è da escludere che in aprile-maggio non potrà dare il suo benestare a tale ·cessione per porre in grado

1a Breda di fornire il materiale predetto nei termini prevLsti.

197

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

"T. PER CORRIERE 19. Sofia, 24 gennaio 1940 (per. giorno 27).

Mio telegramma n. 2 (2).

Circa voci asserita pres·enza elementi truppe germaniche in Ucraina re

gione Leopoli, Kiosseivanov mi ha detto che alcune sue informazioni non tutte

controllate potrebbero concorrere accreditare voci stesse. Confermava infatti

notizie concernenti truppe tedesche regioni boema morava di cui mio telegramma

surriferito, soggiungendomi essere stato informato arresti normale traffico fer

roviario germanico oltre Praga verso confine orientale, e traffico ferroviario

ordinario proveniente Romania e Cernauti; ciò che potrebbe rivelare utilizza

zione militare dette linee. Riteneva sintomatica se confermata asserita presenza

Leopoli noto esperto strade e costruzioni militari tedesche, Todt.

Mi ha •soggiunto che ipotesi presidiamento germanico regione sud ucraina già polacca, forse non inammissibile dati impegni attuale situazione sovietica, non potrebbe non essere considerato se non con estremo favore da parte bulgara. Inserimento posizioni germaniche fra frontiere sovietiche ungheresi romene costituirebbe infatti a suo avviso decisivo elemento tranquillità consolidamento pace balcanica escludendo pericolose avventure sovietiche sudoriente europeo e volgendo forse invece Sovieti ad obbiettivi sudasiatici rispetto ai quali urto con Inghilterra sarebbe prevedibile.

Kiosseivanov che stima arresto avanzata tedesca in Polonia verso Ucraina polacca fino frontiera romena, abbia costituito grave errore strategico politico della Germania, sembra ritenere in sostanza ancora non impossibile modifiche posizioni territoriali a favore di quest'ultima, e crede comunque tale evenienza varrebbe garantire insieme con pace balcanica e posizioni italiane e germaniche nei Balcani, stesso avvenire .relazioni italo-tedesche.

Ritiene anche potrebbe avere connessione voci stesse già segnalata partenza questo Ministro di Germania per Berlino, ove sembra siano contemporaneamente convocati anche altri Rappresentanti diplomatici tedeschi.

(l) -Vedi D. 60. (2) -Vedi D. 17.
198

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 17. Atene, 24 gennaio 1940 (per. giorno 27). Il .prolungar.si delle trattative finanziarie per le quali si trovano a Londra questo Min:istro delle Finanze, Apostolides, questo Sottosegretario per la Marina Mercantile, Tzifos, ed il Governatore della Banca di Grecia, Varvaressos,. ha suscitato qui commenti di ogni genere. Si è detto, fra l'altro, che l'Inghilterra vorrebbe indurre la Grecia a stipulare un patto analogo al patto anglofranco-turco. Mavrudis, al quale ho ieri accennato queste voci, mi ha categoricamente escluso ogni tentativo inglese in tale senso, ripetendomi poi che la Grecia non accetterebbe mai di legarsi in modo alcuno nè all'Inghilterra nè ad altro belligerante. La Grecia desidera una sola cosa, e cioè rimaner«7 neutra. Quanto alle trattative di Londra mi ha detto che esse si .protraggono perchè gli inglesi vorrebbero che la Grecia si impegnasse a vietare assolutamente la esportazione di certe merci 'in Germania anche per via di terra. Il Governo ~eco cerca in ogni modo di resistere, ma è probabile che, almeno per qualche categoria di merci (che Mavrudis non ha specificato) sarà costretto a cedere alle pretese inglesi, e ciò perchè l'Inghilterra, anche senza ricorrere a pressioni dirette, è sempre in grado di far sentire il suo peso sulla Grecia, trattenendo a

Gibilterra o a Malta piroscafi ·che trasportino generi di prima necessità per questo Paese.

199

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 736/2,51. Berlino, 24 gennaio 1940 (per. giorno 29).

Si può rilevare un concorde compiacimento, sulla stampa tedesca, per l'energico atteggiamento assunto dal Giappone verso l'Inghilterra nell'incidente dell'Asama-Maru. Una nota della Corrispondenza d'iplomatica, dedicata a questo argomento, osserva che la prepotenza britannka, sempre più sfrontata, ha la risposta che si merita. Il cairattere delle imposizioni londinesi deve necessariamente offendere l'onore delle nazioni, e da parte del Giappone non si tratta questa volta, è chiaro, di una «protesta cartacea». Vari giornali fanno ecQ. nello stesso senso. Nell'incidente dell'Asama-Maru si vede la prova dello spionaggio inglese ai danni del Giappone e deglì Stati Uniti, spionaggio che ha rivelato la presenza a bordo di 21 tedeschi. Ora l'Inghilterra, se si infischia delle proteste americane, si accorgerà ora che non può far lo stesso con quelle giapponesi, scrive il Lokal Anzeigcr.

Il dott. Ley paragona in un articolo l'Inghilterra al gigante Fafner che~ tirasformato in drago, veglia sull'oro bloccandolo a tutti gli altri. Così essa blocca Gibilterra per far pressione sull'Italia, la Grecia e la Turchia, e lo stesso fa a Malta e sul ·canale di Suez. Solo la Germania afferma Ley, lotta per la libertà dei mari, in questa guerra che sarà l'ultima del drago inglese, il quale deve essere annientato perchè la Germania e gli altri popoli della terra possano vivere.

È evidente che le manifestazioni di stampa accennate costituiscono una nuova fase della campagna tedesca per ottenere che i neutrali, specialmente le potenze marittime, passino a proteste fattive, non soltanto formali, contro le prepotenze esercitate dal predominio inglese sui mari.

200

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO S. N. Praga, 24 gennaio 1940 (per. giorno 30)..

Con rif&imento al telespresso di ·codesto Ministero n. 11/01554/C del 14 corrente (l) ho l'onore di segnalare l'unito articolo (2) apparso sul locale giornale in lingua tedesca Prager Zeitung-Dienst del 23 corrente sotto il titolo «I fuorusciti .cechi».

Quanto è prospettato nell'articolo, come ho già avuto occasione di farpresente, corrisponde non solo all'opinione che le Autorità del Reich cercano qui di diffondere nei riguardi specialmente di Benes, Osusky e Masaryk, ma anche al convincimento di molti cechi benpensanti.

Ciò non ostante l'azione svolta all'estero da detti capi ha larga ripercussione nel Protettorato.

169'·

.. * *

Per quanto riguarda la concezione di una federazione danubiana fra Praga, Vienna e Budapest, essa non manca qui di seguaci; una tendenza p'iù accentuata verso la costituzione di un blocco è più sensibile verso la Polonia (blocco slavo) che verso l'Austria e l'Ungheria.

Della monarchia, di cui è pure cenno in detto articolo, si hanno sostenitori. la cui convinzione è proporzionale al senso di profonda delusione se non di vera ostilità che ha qui lasciato la democrazia e la repubblica.

I monarchici, che pensino o no ad una ricostituzione dell'antico regno di Boemia, con o senza particolari legami con altri paesi un tempo riuniti sotto lo scettro degli Asburgo, qui sempre impopolari, possono og.gi dividersi in tre categorie:

l) i sostenitori di un Re boemo, ·Che molti vedono nella persona di un Principe Schwarzenberg ancora giovanissimo (Francesco, secondogenito del Principe Carlo, morto al fronte meridionale), al quale la Comunità Nazionale ha recentemente affidato la direzione della gioventù ceca;

2) i sostenitori di un principe inglese;

3) i sostenitori di un principe di Casa Savoia.

Questi ultimi non sono pochi tanto che mi sembra opportuno segnalare a codesto Ministero la loro tendenza, che coincide, in massima, con l'opinione che molti hanno (con o senza le riserve mentali caratteristiche dei cechi) che questi territori non potranno avere un sicuro avvenire ed un sincero benessere se non quando saranno nella sfera di influenza dell'Italia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicaio.
201

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 24 gennaio 1940.

Circa l'atteggiamento turco in caso di una soluzione sovietica della questione della Bessarabia, ho riferito quanto ebbe a dirmi il Presidente del Consiglio bulgaro circa talune affermazioni che sarebbero state fatte da Saracoglu e ·che escluderebbero qualsiasi azione turca o partecipazione della Turchia ad azioni di altre Potenze per opporsi all'occupazione sovietica della Bessarabia.

Da quanto ha avuto a dirmi altre volte lo stesso Kiosseivanov, desumo poi che non soltanto questo Governo vede ormai già matura una soluzione sovietica del problema della Bessarabia, ma lo considera, e ritiene che altresl la Germania non possa non considerarlo, in un quadro di legittima revisione. Dal che conseguirebbe che anche nell'opinione del Governo bulgaro un'ingerenza aggressiva dei Sovieti nei Balcani, si inizierebbe se mai a partire dalla linea del Pruth quando peraltlro gli stessi interessi bulgari potrebbero essere minacciati da un'ulteriore spinta •sovietica.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/04565/C del 3 febbraio 1940, non è stato rintracciato. •

202

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Londra, 24 gennaio 1940.

La protesta recentemente indirizzata da Washington a questo Governo circa le restrizioni derivanti dal sistema di blocco marittimo ora in vigore e parti~ colarmente i ~ritardi e gli inconvenienti subiti da navi mercantili americane a seguito dell'esercizio del diritto di visita, è stata qui oggetto di numerosi commenti che ho ·già segnalato a V. E. ·coi fonogrammi stampa n. 23 e 24, in attesa di conoscere •Con più precisione quelli che saranno gli elementi della risposta britannica.

Appare qui evidente il proposito di evitar.e che la questione si inasprisca sempre più, venendo eventualmente a toccare, -oltre agli interessi mate~riali già in causa, anche la susc.ettibilità alquanto puntigliosa dei cugini di oltre-oceano; e si tiene ovviamente conto, sia da parte del Governo che di questa opinione pubblica, dell'importan:i'Ja rappresentata ancora oggi dal fattore americano per l'esito finale della lotta in cui si è impegnato l'Impero britannico. D'altra parte la stessa vitale necessità di conseguire la vittoria finale (necessità tanto più crudamente sentita in questo Paese quanto più affiorano e si rendono evidenti le .gravi difficoltà di ogni genere che ritardano l'azione militare ed economica degli alleati e che suscitano, come ho già più volte segnalato a V. E., notevoli perplessità e divergenze in questa opinione pubblica) non potrebbe permettere al Governo britannico di deflettere nei riguardi degli Stati Uniti dall'applicazione dei sistemi di blocco e di controllo sui quali è stata qui basata essenzialmente la guerra economica contro la Germania.

Il peso del fattore economico nell'attuale conflitto come e più che nei precedenti che hanno visto impegnato l'Impero britannico, va del resto sempre più aumentando, come è stato dato qui rilevare, fino a suscitare ampi movimenti d'opinione pubblica e concrete proposte e critiche che chiedono al Governo la immediata attuazione di drastiche riforme in tutto il sistema che deve organizzare e dirigere, dal punto di vista economico, l'andamento della guerra, in modo da affrettarne per quanto possibile il corso ed assicurare nel contempo lo sperato successo finale. Ho particolarmente riferito a tale riguardo a V. E. coi miei telespressi nn. 252/126 e 315/160 del 18 e 24 corrente (2).

Sembra si possa fin d'ora anticipare qualche elemento della prossima risposta che sarà diretta a Washington, tenendo presente la larga diffusione data da questa stampa alle notizie concernenti la esistenza negli Stati Uniti di una vera e propria or.ganizzazione per l'inoltro in Germania di valori e merci di contrabbando. Dal canto suo, il Times .in una nota in data odi'erna del suo redattore diplomatico, scrive che alla protesta americana nella quale si affermava che le navi americane sono trattenute a Gibilterra per un periodo due o tre volte più lungo di quello entro il quale sono visitate le navi italiane, si può

rispondere che anzitutto le Autorità britanniche fanno il possibile per renderela visita sollecita: il ritardo supplementare imposto alle navi americane non è in alcun modo derivante da deliberato proposito; infine le navi italiane possono essere esaminate molto più agevolmente, avendo in genere cail'ico costituito da una sola qualità di merce, e spesso il relativo manifesto inviato in precedenza dall'armatore. Una cooperazione delle due parti ·interessate non potrà comunque mancare di far trovare il modo di abbreviare 'i lamentati ritardi.

(l) -L'originale del presente documento ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. 6/00370 da Roma del 6 febbraio 1940, non è stato rintracciato. (2) -Non pubblicati.
203

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. STRETTAMENTE PERSONALE 1/00578. Roma, 24 gennaio 1940.

Ho letto con interesse le osservazioni contenute nel tuo ra,pporto n. 175 del 19 corrente (l) circa l'assoluta infondatezza dell'affermazione secondo la qualegli inglesi avrebbero avuto sentore dell'atteggiamento di non belligeranza dell'Italia prima che questa fosse ufficialmente dichiarata.

La cosa è pacifica, nè varrebbe la pena di tornarvi sopra se da parte tedesca malgrado quanto è stato già fatto presente loro al riguardo non apparissero ancora segni di incomprensione, come, ad esempio, nella recente conversazione Goring-Magistrati del 15 gennaio (2).

Sarà quindi opportuno che, presentandosene l'occasione, tu ribadisca l'assurdità di tale diceria valendoti degli argomenti esposti nel tuo rapporto cui mi riferisco.

204

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 57. Londra, 25 gennaio 1940, (3) (per. ore 5,40).

Per Fier.

«Contratto Caproni per 400 appare·cchi è definito nelle linee generali. Importo totale compreso 40 per cento ribasso è 40 milioni dollari. Varie Direzioni del Ministero dell'Aeronautica nonchè Ministero Rifornimenti corrispondente nostro Cogefag hanno tentato negarci materie prime. Secondo le istruzioni hoottenuto 20 % da ripartire nella stessa proporzione lista allegata protocollo francese. Reputo ostacoli accennati persisteranno sotto forma ostruzionismo per cui occorrerà vigilare. Salvo altre difficoltà ritengo firma del contratto potrà avvenire in brevissimo tempo. Tale scopo Caproni recatosi oggi conferire Direzione tecnica Ministro dell'Aeronautica mi ha pregato restare qualche giorno

.scopo esaminélll'e possibilità completare linee generali degli acquisti in Italia nel 1940 e nel 1941 sia per materiale Aereocons che per materiale ausiliario Cemia. Ove redazione tale programma risultasse possibile subito è intenzione Ministro invitarvi studiare e eventualmente firmare protocollo generale fissante modalità basilari ll'egolanti tutti i contratti con Industria Aeronautica Italiana. ·Tale scopo ur,ge risposta telegrafica se Missione ritornando Italia fine gennaio potrà provare apparecchi caccia segnalativi da Gian Ferrari per Caproni 311 motori Piaggio P. 7 allo scopo esaminare se primi 100 apparecchi contratto suindicato possono essere t~po 311 anzichè 313, onde accelerare consegne, prelevando cento 311 da consegnare Società Lutefu. Maffei ».

(l) -Vedi D. 171. (2) -Vedi D. 126, Allegato. (3) -Manca l'ora di spedizione.
205

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. 79. Tokio, 25 gennaio 1940, ore 8,45 (per. ore 15,40).

Dichiarazioni di questa mattina di questo Ambasciatore d'Inghilterra hanno <>ttenuto effetto opposto al desiderio e accrescono vivissimo risentimento opi.nione pubblica e della stampa; si osserva che Governo britannico invece di ricorrere simili ripieghi dovrebbe rispondere alla richiesta giapponese e dare soddisfazione.

Telegrammi •sul contegno amichevole stampa italiana producono qui ottima impressione.

206

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40. Mosca, 25 gennaio 1940, ore 21 (per. giorno 26, ore 4). Mio telegramma n. 32 (1). In un secondo ·colloquio avuto con Potemkin questo Ministro d'Ungheria avrebbe espresso sua sorpresa per il comunicato pubblicato a sua insaputa circa passo della settimana scorsa ed avrebbe prospettato opportunità che la dichiarazione fatta da Potemkin stesso (da me telegrafata con telegramma sopracitato) iosse resa pubblica a mezzo articolo di questa stampa sulle il'-elazioni sovieticoungheresi. Potemkin avrebbe risposto che non aveva creduto chiedere suo consenso per pubblicazione di una notizia «così .gradevole» e si sarebbe riservato rispondere circa secondo punto. Potemkin parlando, poi, delle rel·azioni economiche tra i due Paesi avll'ebbe

chiesto a questo Ministro elenco merci che Ungheria desidererebbe esportare ed importare dall'U.R.S.S.

(l) Vedi D. 133.

207

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 43. Washington, 25 gennaio 1940, ore 21,32 (per. giorno 26, ore 10,50).

Scambio di messaggi tra V. E. e Wang Ching-wei (l) ha occupato e preoc

cupato questi c1rcoli politici e questa stampa.

La preoccupazione sta sopratutto nel fatto che la presa di posizione italiana viene qui interpretata come sintomo allarmante di una decisione già virtualmente presa da Tokio di sanzionare, .con instaurazione del Governo di Wang, il «nuovo ordine » in Cina.

Interpretazione gesto Governo italiano viene inoltre inquadrata più in funzione della politica europea che non in relazione a diretti interessi italiani in Estremo Oriente, e particolarmente come tendente a raffermare politica tripartita anti-comintern.

Dal punto di vista contingente si esprimono timori che gesto italiano, causando prevedibile irrigidimento posizioni del Giappone in un momento critico delle sue relazioni con l'America incida in senso negativo sugli interessi e sulla politica di questo Paese in Cina (2).

208

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO PERSONALE ·543/226. Parigi, 25 gennaio 194() (per. giorno 1° febbraio).

In una conversazione da me avuta oggi con De Monzie questi mi ha detto, in via del tutto confidenziale, le seguenti tre cose che possono interessarvi:

l) che egli agisce presso gli inglesi, che trova in massima favorevoli, per far riservare all'Italia una congrua parte nei petroli dell'Iraq il cui sfruttamento esigerà tra breve un aumento considerevole di capitali e delle attività francobritanniche investite nel.la Iraq Petroleum Company. De Monzie mi ha aggiunto che egli si rende conto che non è il caso per ora di intavolare trattative con noi sull'argomento giacchè, delle apei!'ture ufficiali in questo senso potrebbero essere da noi male interpretate. Egli vuole soltanto farci sapere che la parte italiana sarà, per sua opera, accantonata in modo che delle conversazioni si potranno arrangiare al momento che sarà giudicato più propizio;

2) che il Governo francese sta considerando l'opportunità di costituire in Jugoslavia dei .grandi depositi di petrolio da utilizzare in certe eventualità. De Monzie desidera che il Governo italiano sappia che egli è deciso ad agire d'accordo con noi su tale questione ed è quindi pronto a conversare sull'argomento ad ogni momento. Ho compreso che De Monzie sta fa.cendo degli approcci col Principe Paolo. In gen&ale informo che si nota da qui una aumentata attività

politica francese in Jugoslavia, attività che corrisponde del resto alle necessità della attuale situazione balcanica. Naturalmente dalle parole di De Monzie traspare il desiderio di procedere d'accordo con noi nella politica verso la Jugoslavia;

3) che egli sta facendo, con molta prudenza e senza dare alla sua azione alcun carattere politico, un lavOtrio che dovrebbe condurre alla nomina di due amministratori italiani della Compagnia del Canale di Suez. Per H caso che questo lavorio riuscisse, egli mi ha chiesto di indkargli i nomi di due personalità italiane da nominare a tali posti.

Gli ho risposto che non avrei potuto farlo senza richiedere, sia pure in via riservatissima, istruzioni a V. E. E poichè la questione non pareva di immediata urgenza, lo avrei fatto quando egli avesse potuto dirmi che la sua azione nel senso indicato era di prossima e di sicura riuscita, (1).

(l) Vedi DD. 71 e 80.

(2) Vedi Foreign Relations oj the United States, 1940, vol. IV, cit., pp. 274 e 277-278.

209

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38. HeLsinki, 26 gennaio 1940, ore 16,05 (per. ore 17).

Questo Ministro d'Inghilterra è venuto a vedermi oggi e mi ha detto che suo Governo ha disposto per l'invi<t qui di un centinaio aeroplani; che però, siccome Governo inglese impegnato sul suo fronte non avrebbe larghe disponibilità, esso conterebbe per gli aiuti alla Finlandia, particolarmente su Govern() italiano, col quale sarebbe stata già avviata intesa in proposito. Mi ha chiesto poi quando arrivassero nostri aeroplani da caccia e se non potessi informare

R. Governo che vero ed opportuno momento per un aiuto sarebbe questo mentre sta imperversando la minaccia di distruzione dei centri vitali Finlandia.

Alla prima domanda ho risposto mantenendomi sulle generali; alla seconda che avevo varie volte attirato l'attenzione del R. Governo sulla necessità di cui si tratta e ritenevo che se ne sarà tenuto conto.

Aggiungo che concordo sulla valutazione del mio collega inglese circa gravità momento per la Finlandia a causa attuale deficienza della sua difesa antiaerea.

210

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 42. Mosca, 26 gennaio 1940, ore 22,10 (per. giorno 27, ore 3,45).

Queste Autorità mi hanno comunicato che telegrammi Stefani speciale di questa Ambasciata dovranno sin da ora essere vistati dall'Ufficio Censura Commissariato del popolo per gli Affari Esteri. Tale procedimento oltre ritardare almeno 24 ore servizio sottoporrebbe segnalazioni stampa di questa Ambasciata alle severe restrizioni e arbitraggio (2) di questa censura sovietica. Potrei citare recentissimi esempi molto istruttivi. Ad evitare inconvenienti salvo ordini in contrario mi propongo d'ora innanzi indirizzare telegrammi stampa a codest()

.Ministero con preghiera di voler .comunicare quotidianamente a A.genzia Stefani. Naturalmente telegrammi così indirizzati non godranno più tariffe contrattuali. Prego infOtrmare Ministro Cultura Popolare e Agenzia Stefani.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Sic.
211

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 20. Budapest, 26 gennaio 1940 (per. giorno 31).

Mio telegramma per corriere n. 010 del 19 ·Corrente (1).

Il Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che tanto il Govemo tedesco quanto il Governo sovietico hanno nettamente smentito la possibilità di una cessione della Galizia da parte della Russia alla Germania. Sta di fatto però che la ferrovia da Lemberg a Cernauti è stata già occupata da truppe tedesche, che ammonterebbero a due divisioni, per regolare e sorvegliare il traffico, dato che vari convogli diretti in Germania sarebbero stati svaligiati in territorio russo, e alle vivaci trimostranze tedesche, i russi avrebbero dichiarato di non essere in grado di provvedere essi stessi alla sorvglianza.

Ma, ha aggiunto Vornle, al momento attuale dovrebbe escludersi in basé .alle smentite dei due Governi interessati una cessione della Galizia alla Germania: cessione che invece l'Ungheria non potrebbe che augurarsi, avendo cosi .anche in Carpatalia la Germania e non 1:i Russia alla frontiera.

Secondo il Vice Ministro degli Affari Esteri, la voce dell'occupazione della Galizia -che sarebbe quindi vera solo in parte -sarebbe stata messa in giro proprio dai tedeschi per minacciare la Romania e costringerla a firmare H recente accordo circa il ,petrolio. I primi allarmi infatti sarebbero stati da parte romena: e Gafencu avrebbe insistito sulla veridicità della notizia quando anche il Ministro d'Ungheria a Bucarest gliela aveva smentita.

Quanto poi all'accordo con i tedeschi e alle nuove misure prese dal Governo di Bucarest nei riguardi del petrolio, occorrerà -mi diceva il Vke Ministro vedere la treazione delle potenze occidentali tenendo presente, a parte gli accordi in materia, che i pozzi sono sfruttati da Società olandesi, amerkane ed inglesi.

Nei circoli polittci di Budap·est, l'accordo è commentato -non senza una

certa apprensione -non tanto in sè stesso, ma in quanto sembra dover pre

ludere ad una anche maggiore ingerenza della Germania in Romania.

212

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 11. Ankara, 26 gennaio 1940 (per. giorno 7 febbraio).

Telespresso di V. E. n. 00444/C del 5 gennaio (2).

II Direttore degli Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri turco mi

ha smentito nel modo più ·categorico la notizia -che è .circolata anche in questi

.ambienti -di una prossima ripresa di trattative russo-turche. Di una tale even

tualità -egli mi ha detto -non si è mai neanche parlato.

(l) -Vedi D. 170. (2) -Non pubblicato.
213

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 848/28,2. Berlino, 26 gennaio 1940 (per. giorno 30).

Il Segretario di Stato Barone von Weizsacker mi ha oggi incidentalmente e a titolo personale domandato quale significato io attribuissi al telegramma dell'E. V. a Wang Ching-wei (l) e se mi risultasse che questi aveva probabilità di affermarsi e prevalere su Chiang Kai-shek.

Ho risposto, anch'io a titolo personale, che nulla di positivo sapevo circa la ·situazione di Wan Ching-wei e che quanto al telegramma dell'E. V. vi vedevo un gesto di solidarietà verso Giappone. Se desiderato, ero pronto a domàndare di più a Roma.

Il Barone von Weizsacker ha risposto che questo non era necessario, e ha aggiunto per conto suo che le informazioni tedesche sul conto di Wang Ching-wei non erano tali da fàrne ritenere a9sicurata la posizione.

Mi sembra di capire che qui si punta ancora su Chiang Kai-shek (2) (3).

214

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 370/85. Brussene, 26 gennaio 1940 (per. giorno 31).

Il Governo belga ha dovuto intervenire oggi con un suo comunicato per mettere a punto la questione dell'attribuzione a decidere sull'entrata in gioco delle garanzie franco~britanniche alla inte~ità ed indipendenza del Belgio in caso di minaccia esterna.

Le dichiarazioni fatte dal sig. Chamberlain alla Camera dei Comuni, nella seduta .del 24 .gennaio, in ri>sposta ad alcune interrogazioni rivoltegli sulla prontezza dell'Inghilterra ad intervenire nel Belgio in caso di minaccia, erano infatti apparse qui alquanto incomplete. Qual'è la definizione dell'aggressione? -aveva chiesto il deputato Stewaert -comprenderebbe essa anche il caso di una semplice minaccia? e chi ne sarebbe giudice?

A questi interrogativi il sig. Chamberlain aveva semplieemente risposto che «il Governo deve conservare il diritto di decidere».

Questa risposta, ed alcune sgraziate interpretazioni e deduzioni pubblicate sui gioo-nali francesi ed inglesi, sono apparse qui come un tentativo di prendere la mano al Governo belga in caso di minaccia d'invasione onde sostituire all'apprezzamento diretto del Governo belga quello degli Stati Maggiori francese ed inglese, certamente preoccupati più intensamente dagli interessi della loro guerra che da quelli della vera e sostanziale indipendenza del Belgio.

Lo stesso Temps del 214 .gennaio aveva oltrepassato i termini della sua abituale misura per dichirurare che, in caso di minaccia od invasione del Belgio,

12 -Documenti diplomatici · Serie IX • Vol. III.

gli eserciti franco-inglesi avrebbero interesse a trovarsi schierati sulla linea

del Canale Alberto e cioè sulla frontiera belga-olandese. Questa esigenza risponde

al concetto, già da me altra volta prospetta,to a V. E., di inglobare l'esercito

belga, ancoil"a intatto, nelle forze franco-britanniche prima che esso venga scom

paginato dall'urto germanico.

Ora, è possibile che lo Stato Maggiore belga pensi allo stesso modo e che

i suoi piani segreti siano -come si è ventilato qualche volta -di considerare

minacciato il territorio belga ed iniziare le operazioni contro l'invasione ger

manica per poco che essa, puntando verso il Limburgo olandese, superi la linea

di Nimega, per dilagare verso le foci della Schelda. Ma è impossibile pretendere

che il Governo belga, sia pure sotto l'assillo del panico, giunga a dare pubblico

atto di questo suo ;piano o anche giung·a a stringere con la Francia e l'Inghilterra

accordi preventivi, più o meno segreti, basati sopra tale piano. Una simile pro

cedura è considerata qui come una pericolosa scopertura di fianco della neu

tralità e quindi come un atto capace di provocare quella reaziOne germanica che

si vuole appunto evitare con tanta .gelosa attenzione.

Il comunicato dato alla stampa stamane dal Governo belga tende dunque

a raddrizzare le deformazioni più o meno involontarie che .gli interessi franco

britannici possono aver creato nella posizione di indipendenza giuridica e di

sovranità politica del Governo belga nelle varie eventualità connesse alla messa

in giuoco delle garanzie militari straniere. Esso dice:

«Gli ambienti ufficiali belgi hanno preso conoscenza della dichiarazione

fatta ieri alla Camera dei Comuni dal sig. Chamberlain. Si fa notare in detti

ambienti che il Belgio non ha mai messo in dubbio la rapidità e l'efficacia con

cui la Gran Bretagna verrebbe in suo soccorso nel caso in cui il Belgio dovesse

fare appello alla sua garanzia ».

(l) -Vedi D. 71. (2) -n presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 558.
215

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 333/170. Londra, 26 gennaio 1940 (1).

La risposta bdtannica alla protesta presentata dal Governo giapponese in seguito all'avvenuto fermo del piroscafo Asama--Maru e all'arresto di 21 cittadini tedeschi ivi imbarcati, sarebbe ·stata definitivamente redatta -secondo quanto mi risulta -nel corso di una riunione del Gabinetto di guerra tenutasi ieri, e trasmessa quindi all'Ambasciata· britannica a Tokio per essere inoltrata a quel Governo.

È apparso chiaramente in questi ultimi giorni -sia attraverso le .reazioni di questa stampa, segnalate a parte a V. E. col quotidiano fonogramma stampa della R. Ambasciata, sia attraverso i commenti e le informazioni varie raccolte in questi ambienti politici e diplomatici -che la violenta agitazione anti-inglese prodottasi in Giappone è stata qui vivamente risentita sia dal Governo che dalla intera opione pubblica. Il proposito di veder in atto ogni mezzo suscettibile di render più efficace i1l blocco imposto alla Germania e più vidna la sperata

vittoria finale non impedisce infatti che si abbia qui anche un acuto senso realistico -direi quasi istintivo, per quanto si riferisce ad alcuni strati del pubblico britannico -circa la opportunità di evitare o comunque minimizzare ogni ostacolo o difficoltà che non sia indispensabile affrontare apertamente e risolutamente: e circa la necessità di contare sulla amichevole collaborazione

o quanto meno l'atteggiamento più o meno benevolo del maggior numero possibile di Stati neutrali, di fronte alle pesanti esigenze e alle gravi incognite della lotta in cui si è impegnato l'Impero britannico.

Sintomatico a tale riguardo è stato 'l'interrogativo -chiaramente espresso m taluni commenti di questa stampa -se sia stato in realtà conveniente per gli interessi britannici procedere alla ,cattura dei 21 cittadini tedeschi in questione, in vista del violento scoppio di risentimento sciovinistico e anti-inglese che essa ha suscitato in Giappone, e a parte il fatto, qui ovviamente ammesso a priori, 'iella giuridica fondatezza del procedimento.

L'invio della risposta britannica è stato qui preceduto da un coro bene in· tonato di argomentazioni «lenitive » e di premurose assicurazioni circa il prestigio della nazione giapponese che si afferma non essere mai stato minimamente nelle intenzioni di questo Governo di veder leso o comunque messo in causa.

La risposta stessa viene qui definita « una dichiarazione franca e sincera del caso britannico», una nota «amichevole e conciliante», che si aspetta vel'll'à esaminata collo stesso spirito del dissidio, e a negoziati e misure suscettibili di evitare n ripetersi dell'incidente in questione.

Gli argomenti svolti nella nota si riferiranno anzitutto, si afferma, alle regole fissate dalla dichiarazione di Londra del 1909 ed alla pratica già se,guita .durante la guerra mondiale dalle Potenze alleate (e quindi anche dal Giappone) nel senso di catturare tutti i riseTVisti tedeschi trovati su navi neutrali. Verrebbe anctle citato a tale riguardo il caso Mano-uba del 1912. Si specifica poi qui che i 21 tedeschi che viaggiavano a bordo ·della Asama-Maru erano dei tecnici navali o appartenenti comunque alla marina germanica, e avrebbero potuto quindi entrare ulteriormente a far parte di equipaggi di sommergibili tedeschi impegnati nella «lotta senza legge » contro il traffico alleato e, neutrale.

Lo stesso Governo tedesco avrebbe del resto, si aggiun.ge, creato un precedente analogo in questa guerra, catturando nello scorso settembre dei cittadini britannici trovati a bordo di una nave svedese.

Lo scopo essenziale che ispira l'attuale politica della Gran Bretagna è quello di vincere la guerra, ed essa non può quindi rinunziare a nessuno dei mezzi atti a nuocere al nemico: essa intende però contenere la sua azione entro i limiti consentiti dal diritto e dalla pratica internazionale, tenendo altresì nella più attenta considerazione i diritti e 'gli interessi dei neutrali con i quali si dichiara sempre pronta a collaborare per eliminare o quanto meno ridurre i maggiori inconvenienti che dalla guerra derivano loro.

Tale è il viatico -rifies.so nei più autorevoli commenti di questa stampa e nelle dichiarazioni dei circoli più vicini al governo _::_ che accompagna l'inoltro a Tokio della nota con la quale si spera qui vivamente di poter avviare a favorevole soluzione l'incidente che ha fatto sorgere negli ultimi giorni una nuova nube sul non limpido orizzonte politico di questo Paese.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

216

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 7. Belgrado, 27 gennaio 1940 (per. giorno 30). Alla vigilia della Conferenza balcanica si fa strada in questi ambienti ufficiali, o si ostenta, un senso di cauto ottimismo. Nel fare il bilancio della situazione danubiano-balcanica si constata: 1°. I rapporti bulgaro-romeni da una parte, quelli romeno-ungheresi dall'altra sono sensibilmente migliorati. Si è ancora lontani da una soluzione dei problemi in pendenza; ma è già notevole che in un momento in cui il Paese politicamente debitore si trova esposto a gravi minaccie, i due vicini creditori abbiano recentemente riaffermato (a Venezia, e a Sofia in occasione del passaggio di Menemencoglu) la loro decisione di non profittare dell'occasione che si può presentare per regolare i propri conti. È la più bella prova, si osserva qui, di spontanea solidarietà balcanica; e si ritiene che il merito di questa realizzazione vada in primo luogo all'Italia, in secondo luogo alÌa Jugoslavia che ha dato a quest'opera di ·chiarificazione la sua leale collaborazione. 2°. Passando da questo lato negativo ad altro più positivo si ritiene possibile, anche se non facile, spianare la via ad un'intesa definitiva fra la Romania e i due suoi vicini. Di cessioni territoriali romene, è chiaro che nel momento attuale non si può parlare. Ma dovrebbe essere possibile portare la parti interessate sino al punto di definire chiaramente i limiti rispettivi delle proprie ~richieste e concessioni; e osu questa base interporre i buoni uffici italiani e jugoslavi per raggiungere un accordo di principio la cui :realizzazione dovrebbe poi essere rimandata a un'ma più opportuna. Si osserva che molta strada si è già fatta in questo senso per quanto riguarda Bulgaria e Romania, mentre un anno fa qualsiasi accenno al problema territoriale della Dobrugia sarebbe bastato a provocare una crisi nei rapporti fra i due Paesi. È vero che la questione della Transilvania presenta ben altre difficoltà, e si può dire del resto che non sia stata ancora affrontata sul terreno pratico; ma applicando lo stesso metodo socratico di interrogazione delle parti in causa non si dispera di realizzare anche in questo settore qualche progresso. 3°. Le relazioni tra la Jugoslavia e l'Ungheria sono in pieno sviluppo. Per la prima volta si è stabilita, grazie all'Italia, un'aura di piena fiducia fra i due Paesi. Questa situazione non può mancare di avere a sua volta le migliori ripercussioni sull'andamento delle relazioni fra Romania e Ungheria; se ne sono visti i primi benefici risultati nel ritiro delle truppe dai rispettivi confini, .realizzatosi con la mediazione jugoslava. E se non altro, può aggiungersi, le ottimistiche previsioni che qui si ostentano per una favorevole risoluzione delle pendenze romeno-ungheresi servono da paravento dietro al q"\lale le relazioni di questo Paese con l'Ungheria possono farsi sempre più intime senza per questo aver l'aria di voler prendere congedo dall'<alleato romeno. 4°. Anche la situazione sul confine della Tracia si è sensibilmente mi

gliorata. La visita di Menemencoglu ha servito a dissipare i sospetti che avvelenavano da tempo i rappocti tra i due Paesi. È una distensione notevole, per apprezzare la quale basta richiamare alla mente lo stato di crisi latente verificatosi nell'estate seorsa con i concentramenti di truppe turche al confine.

5°. Sull"incognita turca, sul peso che la sua posizione di alleata di un gruppo belligerante può esercitare su tutta la situazione balcanica, si preferisce socvolare non senza qualche imbarazzo. Si afferma però che la Turchia ha dato ampie assicurazioni di non voler in alcun modo forzare la mano alla prossima conferenza. È vero che certi giornali turchi, anche oggi il Cumurjet, parlano di un grande blocco balcanico già virtualmente, anche se non giuridicamente, costituito. Ed è facile immaginare quali funzioni si vorrebbero attribuire ad un simile blocco. Ma la qùestione non verrà ·certamente sollevata a Belgrado dove ci si attende ad una incondizionata adesione turca alla risoluzione di neutralità e di pace interbalcanica quale dovrà escire dalla conferenza.

Questa, in sostanza, la tesi aulica della capitale che si prepara ad accogliere i delegati dell'Intesa balcanica. Ad ogni punto della tesi è facile sollevare obiezioni e contestazioni di dettaglio, anche qualora non si voglia opporre quella basica e principale, che cioè tutto questo rappresenta soltanto la cons.tatazione, non di una solidarietà attiva, ma del fatto che la paura della guerra sembra indurre anche gli scontenti ad accettare provvisoriamente lo stntus quo e a !rimandare a più tardi la riparazione dei torti. Tuttavia non si può negare che l'argomentazione abbia una certa forza, e chè sia lecito riconoscere che in tutta questa zona l'ora del periglio, invece di portarvi la disgregazione che si poteva temere, ha cementato, in una certa misura, la comunanza degli interessi.

217

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 21. Budapest, 27 gennaio 1940 (per. giorno 31). Il Conte Csaky, che è stato ammalato di influenza per parecchi giorni, farà martedì delle dichiarazioni alla Camera sulla politica estera. È probabile che egli prenda qualche giorno di riposo in Italia, e precisamente a San Remo. Il Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che V. E. ne era stato già avvertito a mezzo del Barone Villani. Tornano a correre, in questi giorni, con qualche maggiore insistenza voci di divergenze di vedute fra il Presidente del Consiglio conte Teleki e il Mini·stro degli Affari Esteri conte Csaky, sulle cui supposte personali tendenze ho avuto più volte occasione di riferire. Intanto, come già ho riferito, il Reggente non manca di esprimersi nella maniera più violenta contro i Sovieti: ieri egli diceva a una persona della Legazione che la pace che nascerà dall'attuale conflitto sarà necessariamente una pace giusta, tutti essendo convinti che le cause dell'attuale guerra debbono

ricercarsi nelle ingiustizie compiute nel 1919, e che la base della giusta pace futura dovrà essere lo sfacelo della Russia sovietic<'.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 865. Berlino, 27 gennaio 1940 (1). Nessuna nuova notizia sono in grado di dare circa la risposta alla lettera del Duce. Fra l'altro, Ribbentrop si è ammalato..Ciò stesso potrà portare ad ultériori ~ritardi. Sono ormai 19 giorni che il Fiihrer ha ricevuto il noto messaggio. Frattanto, l'offensiva non è stata sferrata. V'è chi dice che è stato per la stagione. Ma, solo per la stagione? Non si riteneva forse che l'inverno ed il gelo, anzichè ostacolare, avrebbero agevolato le operazioni militari? Quella cui assistiamo è una nuova battuta di aspetto cui la lettera del Duce non può essere, e non è, estranea. Il Belgio e l'Olanda non realizzeranno mai quale alleato essi abbiano, proprio nel momento critico, trovato. Qualunque sia la ragione, del resto, di questo ritardo non è da escludere che esso sia produttivo di ritardi ulteriori. Incominciare ora, non porterebbe troppo vicino all'epoca del disgelo e quindi a soste ed interruzioni dannose? Malauguratamente, tuttavia, questi periodi di attesa che si ·susseguono, pur apprezzabili per se stessi, rimangono infruttiferi agli effetti di una possibile azione di pace, soprattutto perchè non preordinati nè previsti. Se si fosse saputo, fin dall'inizio, di poter disporre di cinque mesi di tempo! Comunque, in questo nuovo ritardo -foriero forse, come ho spiegato più sopra, di altri susseguenti -io vedo un successo del Duce e mi domando se, come sempre per i successi iniziali non valga la pena di perseguirli e sfruttarli con un'azione -.per il momento generica -di rincalzo. I cinque mesi già passati non sono già sufficienti -di per se stessi -a mostrare che, dopo tutto, cosi gli uni come gli altri hanno realizzato che la guerra non è il migliore dei metodi per risolvere la .contesa che li divide? Entrambe le pa~rti dicono di lottare per la pace e allora perchè non arrivano a farla senza la guerra? Come mai le potenze democratiche.-proprio quelle che hanno innalzato alla pace il tempio di Ginevra -si ostinano a non vedere le conseguenze ed i danni di una •guerra che, se prolungata ed estesa, potrà forse far saltare via il bolscevismo in Russia, ma lo farà certo nascere in Europa, Una campagna di stampa .che in questo senso fosse svolta qui verrebbe senz'altro interpretata dai nemici della Germania ·come un segno di debolezza. Ma non sarebbe concepibile ed augurabile che essa fosse svolta da e in qualche

paese neutro: la Svizzera, lo stesso Belgio? E perchè non dall'Osservatore Romano?

Frattanto, in attesa che il Fiihrer si decida a rispondere, un'altra opera utile potrebbe forse ·essere compiuta qui. ·Quella, soprattutto, di illuminare la Germania -al di qua degli scenari costituiti dalle rispettive propagande sopra le vere disposizioni delle opinioni pubbliche e dei Governi nei Paesi

nemici. Una d~lle osservazioni subito avanzate a me da Ribbentrop fu questa: quali sono gli elementi di fatto ·che fanno pensare al Duce che Francia e Inghilterra sarebbero disposte a trattare la pace? Ebbene, se noi qualche elemento lo àbbiamo, credo che sarebbe il ·caso di farlo conoscere. Ogni informazione di stato d'animo anglo-francese che fosse utile allo scopo potrebbe, e a mio rispettoso parere dovrebbe, essere qui ·Comunicata. Questa comunicazione -da farsi a titolo puramente informativo se ancora a metà o verso la fine della settimana entrante mancasse una risposta -aggiungerebbe nuova materia di riflessione e darebbe eventualmente modo di ribadire a voce, l'uno o l'altro punto che potesse apparire di maggiore importanza.

In sostanza, se si vuole che l'alta opera intrapresa dal Duce fruttifichi, nulla dovrebbe essere trascurato che possa servire ad incoraggiare il FUhrer a bene sperare e ad aver fiducia in un'azione di pace. Temo ch'egli si vada sempre più persuadendo del contrario. È questo che presto o tardi lo porterà alla diperazione e cioè all'offensiva che, con le sue morti ed i suoi orrori, creerà invece la ragione di essere -e di perpetuarsi -della .guerra (1).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ANKARA, BERlO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 191/101. Ankara, 27 gennaio 1940 (per. giorno 8 febbraio). Questo Minislro di Ungheria mi ha detto confidenzialmente che da vari colloqui avuti con il Direttore degli Affari Politici al Ministero degli Esteri turco ha tratto l'impressione che nei circoli governativi locali si nutra ancora viva diffidenza nei riguardi dell'Italia. Questa diffidenza si era calmata nel settembre scorso appena conosciuta la linea di condotta adottata dall'Italia dopo lo scoppio delle ostilità; ma da qualche settimana, per ragioni che il sig. Mariassy stesso non si sa spiegare, si nota una recrudescenza di dubbi e di apprensioni. Il predetto funzionario del Ministero degli Esteri ha affermato, tra l'altro, che il motivo di maggiore preoccupazione per i turchi è costituito dall'incognita dell'atteggiamento itaUano nel caso di u.na definitiva saklatu.ra gennano-ru.ssa e ha citato il recente gran rapporto del Segretario del Partito nel quale -egli ha detto -è stato bensì dichiarato eh~ l'azione del fascismo è antibolscevica, ma è stato anche detto che essa è antidemocratica (e quindi contraria alle potenze occidentali). Impressioni analoghe il sig. Mariassy ha raccolto pll'esso altri colleghi stranieri, cosicchè egli riteneva doveroso informarmene, riservandosi per conto suo di riferire al proprio governo.

Ho ring~raziato il sig. Mariassy della sua segnalazione, pur facendogli notare che siamo abituati da un pezzo agli alti e bassi degli umori turchi verso di noi, che ci lasciano sufficientemente indifferenti. Ho aggiunto che le insinuazioni fatte a lui, Ministro di Ungheria, circa la linea di condotta italiana nei confronti della Russia bolscevica erano evidentemente tendenziose; che infine occorre tener presente il temperamento turco estremamente diffidente, apprensivo e mutevole, su cui ha facile ,presa ogni interessata propaganda.

Ho avuto ieri occasione di intrattenermi io stesso, per varie questioni d'ufficio, con il predetto Direttore degli Affari Politici, il quale mi ha a un dato momento rivolto la seguente domanda: « che cosa aspettate in Italia per unirvi ai balcanici in una dichiarazione comune e solenne di neutralità? ». Gli ho risposto citandogli i passi del discorso di V. E. del 16 dicembre concernenti le ~relazioni tra l'Italia e i Balcani e facendogli notare che la nota iniziativa romena per la formazione di un hlocco di neutri è naufragata da sola prima ancora di arrivare alle porte di Roma. La Turchia non mi pareva del resto la più qualificata a parlare di neutralità. La conversazione non ha avuto ulteriore seguito.

Devo aggiungere che, almeno finora, l'esistenza di uno specifico allarme turco in dipendenza dell'atteggiamento italiano non mi viene confermata da altre fonti. Naturalmente, dato che questo atteggiamento è di importanza capitale e decisiva per la Turchia, qui si segue con attenzione ansiosa e febbrile tutto quanto succede da noi e si sottilizza su ogni parola e ogni fatto. In particolare, è esaminato con grande interesse il problema -cui sopra è accennato delle relazioni fra l'Italia da una parte e la Germania e U.R.S.S. dall'altra nel caso di un'eventuale alleanza fra queste due Potenze. Proprio in questi giorni la stampa se ne è largamente occupata.

L'Ikdam del 25 corrente scrive che «per un'azione germano-sovietica nella regione danubiana e nei Balcani bisognerà assolutamente ottenere l'approvazione dell'Italia. L'Italia non è solamente contraria all'espansione della Russia bolscevica; è ugualmente contrario ai suoi interessi lo stabilirsi del germanesimo nelle regioni che essa considera come propria zona d'influenza. Forse vi acconsentirebbe ad una sola condizione: se le fossero assicurati dei grandi vantaggi. Si assisterebbe allora ad una spartizione dei Balcani fra la Germania, la Russia sovietica e l'Italia. Ma in questo caso anche se l'Italia ottenesse dei vantaggi considerevoli, questi non potrebbero essere durevoli. Mussolini che segue una politica molto realistica ed abile non vi acconsentirebbe». Nell'Aksam anche del 25, il noto giornalista e deputato Sadak, commentando le informazioni secondo le quali le truppe tedesche sarebbero giunte alla frontiera romena, afferma che « un attacco combinato russo-tedesco contro i Balcani manderebbe in collera l'Italia e spezzerebbe il filo che tiene ancora unito l'asse Roma-Berlino. Non è del resto l'integrità e l'indipendenza della Romania che interessano l'Italia; quello che essa non vuole è l'avanzata sovietica. Non si saprà però esattamente che cosa aspetta l'Italia, che cosa vuole nè su che punto e per qual momento s'è intesa col Reich ». Infine, il Son Telegrof del 26, dice che «un'azione militare combinata italo-tedesca nei Balcani non può convenire all'Italia perchè una simile impresa provocherebbe l'intervento della Francia e dell'Inghilterra. Tutto ciò dimostra che un attacco contro i Balcani non si presenta come cosa facile. Per noi, il punto capitale è di sapere se l'Italia accetterebbe di intendersi con la Germania per una spinta verso i Balcani e quale sarebbe il suo atteggiamento nel caso in cui la Germania sola o d'accordo con i Soviet decidesse di passare ai fatti"·

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. Mosca, 28 gennaio 1940, ore 17,25 (per. ore 23,35).

Articolo Isvestia firmato Janovsky intitolato «Regime Camicie Nere nei vma.ggi italiani» critica politica agraria Governo italiano particolarmente bonifica latifondo siciliano qualificandola ·come nuovo strumento demagogia sociale mirante ingannare popolazione. Risultato bonifica fascista sarà soltanto ulteriore rovina contadini e aumento profitti latifondisti e banche.

Acrobazie statistiche italiane non possono nascondere fatto che contadini braccianti rappresentano maggioranza popolazione rurale italiana e questo suscita inquietitudine Roma per timore complicazioni sociali che essi potrebbero provocare. Politica liquidazione braccianti e trasformazione medesimi in mezzadri si prefigge unicamente scopo facilitare controllo poliziesco e acuire contrasti fra singoli gruppi lavoratori rurali per nascondere veri contrasti che dilaniano villaggi italiani cioè quelli fra contadini e latifondisti. Necessità sfruttare risorse agricole interne .per aumentare riserve magazzini militari esauriti guerre Abissinia e Spagna costringe dirigenti fasc-isti prendere misure ostacolare fuga contadini dai villaggi e impedire crescere umori antigovernativi f.ra nuove reclute che dovranno formare .grandi batta·glioni cui propaganda italiana dedica tante parole altisonanti. Peil' superare queste tendenze usansi demagogia inganno e ierrore. Senonchè probabilità successo simili metodi diventano sempre minori man mano che peggiora la situazione economica e selvaggia ondata carovita si estende tanto su capanne ·Contadini quanto su stamberghe operai milanesi torinesi ·genovesi.

Conclude dicendo che in tali condizioni anche « grandi battaglioni » diventano sempre più malsicuri.

Articolo Pravda commentando dichiarazioni Ministro Reynaud Senato francese circa bilancio guerra osserva che proposte rivelano timori Governo per scosse sociali, ciò non di meno organizzano regime privazioni super sfruttamento mediante lunghe giornate lavorative per pompare dalle tasche lavoratori centinaia miliardi per guerra favore interessi cricca dirigente capitalista.

Reynaud è brillante oratore ma sue finanze meno brillanti perchè bilancio presentato 80 miliardi prevede soltanto spese dicasteri civili. Conclude osservando che discorso rivela disorientamento Governo francese che prevede dopo guerra tali debiti insostenibili da Paese senza speciali misure. Vi è di che disorientarsi: stato Moloch nel presente e bancarotta nel futuro e non soltanto finanziaria.

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IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, LA TERZA, AL PRESIDENTE DEL CONSORZIO ESPORTAZIONI AERONAUTICHE, FIER

T. URGENTE A MANO 22151 P. R. Roma, 28 gennaio 1940, ore 18,30. Comunico il seguente telegramma di Maffei da Londra a Voi diretto: «La relazione del programma acquisti per l'anno 1940 e 1941 materiali Cemia e Aerocons, favorita oltre che da Rodd e dal Ministero delle Finanze da alti dirigenti del Ministero dell'Aeronautica britannica incontra seri ostacoli ed ostruzionismo presso le Direzioni tecniche analogamente a quanto già segnalato per le materie prime. Le Direzioni persistono a voler compiere il lavoro delle indagini senza scoprire le proprie intenzioni. Vi confermo conseguentemente l'opportunità di un severo controllo alla attività del sig. Culleton. In armonia alle Vostre istruzioni insisto affinchè pongano in tavola le proprie carte. Ment<re, a tale scopo, Vi confermo l'urgenza di ottenere il permesso per le prove C. A. 300 indispensabili per perfezionare il primo contratto Caproni e di darmene notizia tele~afica, Vi prego autorizzarmi di segnalare in maniera categorica

al Ministero dell'Aeronautica che non ·consentite all'invio di altre missioni nè altre prove senza conoscere precedenti linee generali loro programmi».

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Mosca, 28 gennaio 1940, ore 21,15 (per. ore 23,25). Editoriale odierna Pravda dopo aver osservato che in regime capitalista anarchia produzione disoccupazione e crisi suscitano sperperi mano d'opera nonchè distruzione materie :prime ,e prodotti manufatti mentre in sistema socialista non devono esistere tali difetti, constata che per raggiung.ere tale ideale è necessario condurre risoluta lotta contro sperperi e sfruttare razionalmente mano d'opera. Riferendosi alle numerose segnalazioni pubblicate precedentemente sull'argomento Pravda ribadisce che quantità impiegati in molti uffici è così esagerata sino a giungere a sette uomini per ogni automobile senza contare autisti come avviene in certo ufficio trasporti Leningrado. Aggiunge che suddetto caso non è solo. Segnala anche molti stabilimenti industriali con molti operai superflui mentre stessa produzione può essere eseguita minore personale ritornando sul solite argomento un solo operaio può fa·re servizio parecchi banchi ed esercitare parecchie professioni. Corrispondenza T.ass informa da Roma che stampa italiana ultimi tempi segnala deficienza di prodotti alimentari manifestantesi sempre più in Italia.

Zucchero, uova si possono acquistare con grandi difficoltà e code innanzi negozi viveri si allungano.

Giornali itaLiani si occupano largamente degli speculatori che accaparrano viveri e attribuiscono guer1."a europea peggioramento condizioni vita in Italia. Governo italiano scopo procurarsi massima quantità valuta estera per bisogni militari riduce importa·zione molti prodotti necessari aumentando contemporaneamente esportazione propri prodotti alimentari.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 14. Bucarest, 28 gennaio 1940 (per. giorno 7 febbraio). Seguito mio telegramma filo n. 19 del 24 gennaio corrente (1). Gafencu mi ha assicurato non esservi alcun fondamento alle voci che recentemente circolavano in questi ambienti diplomatici e secondo le quali avreb

bero avuto luogo delle conversazioni turco-romeno-sovietiche in vista della stipulazione di un Patto di non aggressione fra i tre Paesi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Mosca, 29 gennaio 1940, ore 14,45 (per. ore 17) Articolo Pravda intitolato «Eroi di Caporetto -difensori dei finnici bianchi » p;rendendo spunto da corrispondenze stampa italiana circa operazioni militari in Finlandia, osserva che ·giornalisti italiani pubblicando menzogne circa battaglie mai avvenute e fantastiche vittorie ·finniche superano in invenzioni persino scribacchini mercenari inglesi, :flrancesi, americani e Agenzia Stefani imita .grossolanamente Havas. Dopo aver riprodotto notizie stampa francese ·Che ufficiali italiani sarebberonsi recati Helsinki per combattere favore Mannerheim e notizie Reuter civca intervista con aviatore italiano in uniforme finnica in Helsinki, articolo osserva che vecchi generali italiani superstiti battaglia Adua .potrebbero dire qua·lcosa basandosi propria esperienza circa cognizioni capi militari italiani in strategia, tattica e arte militare. Rievoca poi dettagliatamente sconfitta Caporetto mettendo speciale rilievo fuga corpo armata sotto comando Badoglio nonchè battaglia Guadalajara. Riassumendo dichia·ra che ad Adua, Caporetto, Guadalajara sono stati v·el1ificati addest•ramento e cognizioni dei generali e ufficiali ·ita.J.iani che sono ora derisi persino da Stati Maggiori di piccole potenze. Tale essendo fama armi italiane è naturale che seri circoli

borghesi europei ·Considerano con disprezzo rassegne militari italiane e notizie che uomini di Caporetto affrettansi aiutare finnici bianchi.

(l) Non pubblicato.

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L'INCARICATO D AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 48. Mosca, 29 gennaio 1940, ore 22,25 (per. giDTno 30, o1·e 5). Giornale Trud, organo sindacati sovietici, pubblica lungo articolo a fixma Janovski intitolato «Giri di valzer continuano». Dopo aver osservato che non belligeranza italiana significa soltanto per.iodo preparazione partecipazione guerra imperialista, articolo afferma che pur essendo talmente povera e debole da non poter valorizzare nemmeno attuale possedimenti d'oltremare, l'Italia cerca tuttavia con sfrenata ingordigia nuovi acquisti coloniali. Diplomazia italiana è libidinosa come gatta e codarda come lepre e quindi non decidesi ancora se unirsi Germania o vendersi blocco anglo-francese, preferendo attendere esaurimento avversari. Discorso Ciano è stato prodigo di dichiarazioni amichevoli verso Bell"lino ma in sostanza politica era che dal punto di vista italiano Germania aveva violato trattato alleanza non avendo concordato sua politica estera. Anche articolo Gayda, tendente prova·re che 1915 trattato alleanza fu violato non da Roma, bensì da Berlino e Vienna, dimostra palesemente tentativo stabtlire analogia fra 191'5 e 1940. Altra causa esitazione ItaHa è sua impreparazione militare confessata da Ciano stesso con dichia1:azione necessità tregua di tre anni. Di solito Potenze capitaliste ottengono acquisti territoriali mediante vittoria sopra avversari, ma Italia fa eccezione. Durante guerra 1866 contro Austria esercito e flotta italiana furono sconfitti a Custoza ed a Lissa, tuttavia l'Itaolia ottenne il Veneto. Anche durante guerra mondiale guer.rieri italiani sorpll"esero mondo intero soltanto per rapidità loro fuga a Caporetto, tuttavia Italia ottenne Trieste .e Trentina. Se ora Italia entrasse nuova avventura suo esercito non potrà che conquistare nuovi primati nelle fughe, ma difficilmente potrebbe sperare ottenere persino briciole che alleati gettaronle Versa.glia. Allora alleati ricompensarono le spese vinti, ora invece dovrebbero rinunciare

amici italiani loro spese. Naturalmente Italia può durante giri valzer ottenere da essi obblighi fermi. Senonchè, oltre Roma, anche altri sanno violare impegni.

226

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 877/299. Berlino, 29 gennaio 1940 (1). Un ufficiale tedesco che ha connessioni con l'Auswéirtiges Amt ha dichiarato ad un Segretario di questa Ambasciata di non aver trovato tornando a Berlino dal :fironte alcuna novità. Fa l'impressione -ha detto -di essere in un periodo di calma totale. Circa l'eventuale risposta del Fiihrer alla lettera del Duce ciascuno si chiede se e quando avrà luogo, ma nessuno assolutamente sembra saperne qualche

cosa. Al Gabinetto, in una conversazione amichevole su questo ergomento che naturalmente appassiona assai -è stata affacciata l'ipotesi che il Fiihrer rtsponda solo dopo aver già deciso e cioè alla vigilia di una offensiva, in modo che la lettera giunga a Roma ad azione ormai iniziata. Si tratta peraltro di una mera supposizione.

Richiesto come andassero le cose al fronte l'ufficiale ha risposto: anche lì calma completa. Nessun segno di allarme nè di speciali preparativi. Siamo in un corpo schierato ·con probabile direttiva Olanda Belgio, ma non abbiamo notato nulla di •eccezionale neppure nei giorni in cui, secondo quanto ci è stato detto, a Bruxelles ed all'Aja c'è stato del panico.

Sebbene i soldati preferiscano la calma d'oggi ai pericoli di una azione, è indubbio che a poco a .poco l'attesa e l'incertezza li stancano e li snervano. Più di questo, però, fanno male alla truppa le notizie da casa dove si parla di privazioni e di difficoltà sempre maggiori. Si lagnano meno i contad.ini, ma nelle lettere di gente delle città si fanno descrizioni poco rosee. Tutti si chiedono come potrà un simile stato di ·Cose prolungarsi ancora un anno e, forse dal semplice desiderio è nata la convinzione, curiosamente radicatasi nell'animo del soldato, che si arriv&à :flra non molto alla pace. Molti però credono che un bel giorno il Fiihrer passerà alla azione violenta perchè ciò corrisponde al suo temperamento e perchè non ne .può fare a m·eno.

«È una situazione che finisce per infiacchire e di cui in certi momenti non se ne può più». Circa i trasporti, essi vanno molto male anche per quanto riguarda i convogli militari.

Un altro militare riferisce che tra i soldati si parla ormai apertamente dell'invasione del Belgio e dell'Olanda ed aggiunge che sarebbero in preparazione delle operazioni di sbarco in InghiLterra. La notizia può trovare conferma indiretta nell'altra già segnalata della raccolta ad Amburgo di imbarcazioni e vapori a .pescaggio limitato. Si tratta però di sapere se si mLri ad uno sbarco in Inghilterra o piuttosto uno sbarco in Olanda (1).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

227

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CONSOLE A SANTA CRUZ DE TENERIFE, GIARDINI

T. PER CORRIERE 2377 P. R. Roma, 30 gennaio 1940, ore 13.

Secondo notizia qui pervenuta da Las Palmas marinai navi tedesche ferme in quel porto dallo scoppio delle ostilità avrebbero spesso assunto atteggiamento provocatorio nei confronti -equipaggi navi italiane costà di passaggio accusando nostro Paese aver tradito Germania. Codesto contegno offiensivo avrebbe suscitato giusta reazione da parte marittimi italìani dando luogo a ripetuti incidenti.

Pregavi controllare e riferire (2).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -La risposta non è stata rintracciata.
228

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATo 40. Helsinki, 30 gennaio 1940, ore 19,55 (per. ore 23,35).

Mio telegramma n. 34 {1).

Improvvisa partenza per Berlino di questo Ministro di Germania avvenuta

ieri l'altro e che ha provocato congetture e commenti in vari sensi, è stata da

questa Legazione di Germania giustificata con «motivi di famiglia». Mi risulta

invece da ottima fonte che Ministro di Germania, sempre più .preoccupato per

la posizione del suo paese in caso di continuazione di questo conflitto, è andato

a Berlino con precise intenzioni prospettare a suo Ministro degli Affari Esteri,

proprio punto di vista ed anche insistere su noti tentativi mediazione presso

Mosca.

Poss~bilità di un .componimento sembra a questo Ministro di Germania faci

litato non solo da attuale stasi nelle operazioni militaJ:i; ma anche da sua con

vinzione che governo finlandese è sempre disposto trattare e che a ciò sarebbe

proclive anche questo Comando Supremo preoccupato di uno sviluppo delle

opeil'"azioni militari nella. stagione favorevole, desideroso contribuire evitare al

suo paese prevedibili ,gravissimi sacJ:ifici.

Quanto questione essenziale della base navale Rango, questo Ministro Ger

mania si sarebbe venuto convincendo che atteggiamento intransigente assunto,

a suo tempo, da questo Governo sarebbe stato generato da presunzione che

U.R.S.S. non avrebbe potuto iniziare operazioni militari prima dalla primavera e che pecr:-tanto vi sarebbe stato tutto il tempo per attenuare eventualmente .e gradualmente tale intransigenza.

Oggi attuale Governo non sarebbe alieno -·secondo im;pressioni di questo Ministvo di Germania -dallo studiare fonnula di compromesso anche pe<r talè questione.

Rammentando quanto a me disse questo Presidente del Consiglio giorni fa (mio telegramma n. 26) {2) ritengo che questo mio collega di Gennania non sia lontano dalla verità e che pertanto sua iniziativa pokà essere destinata qualche seguito se tvoverà a Berlino terreno favorevole.

229

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 31. Madrid, 30 gennaio 1940, ore 23,30 (per. giorno 31, ore 8,30).

È partita ieri con Aug~tus da BaJ:cellona diretta a Roma Commissione navale presieduta d'al col. 'ing ..Suanzes di cui al telespresso riservato di questa Ambasciata n. 87 del 20 corr. {3) e precedenti.

Suanzes, v.enuto a vedermi prima di partire, mi ha confermato quanto g1a

detto da questo Ministro della Marina al nostro Addetto navale circa intenzioni

del Governo spa,gnolo di appoggiarsi alle nostre industrie per realizzare noto

programma navale. Mi ha anche fatto presente le difficoltà finanziarie e valu

tarie cui tale programma si urterà nella presente situazione economica della

Spagna; e mi ha, ad un certo punto, accennato -sottolineando che si trattava

di una sua idea personale -alla possibilità che R. Governo rinunzi per ora

a farsi <rimborsare noto debito focniture speciali devolvendo quanto Spagna

si è dichiarata disposta pagare a tale titolo alla realizzazione del su menzionato

programma navale. Gli ho subito obiettato che simile idea non mi pareva in

alcun modo accettabile e che conveniva a mio avviso tenere nettamente sepa

rate due questioni quella cioè del rimborso debito da quella concernente costru

zioni navali.

Ho invece prospettato a mia volta opportunità che, in connessione con

quest'ultima questione, venga .ripresa in esame possibilità di una collaborazione

itala-spagnola nello sfruttamento miniere e alti forni Sagunto.

Tanto riferisco per opportuna conoscenza dell'E. V. e del Ministero Marina.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 161. (3) -Non pubblicato.
230

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 15. Bucarest, 30 gennaio 1940 (per. giorno 7 febbraio).

Ho visto oggi questo Ministro di Germania rientrato da Berlino ove era

stato convocato, come è noto, unitamente agli altri rappresentanti germanici

nelle capitali balcaniche.

Il sig. Fabricius mi ha detto di aver conversato a lungo con il suo Minist.ro degli Esteri circa la situazione in Romania ed ha aggiunto di ritenere che se la Romania compi.rà interamente il suo dovere verso il Reich, ed eseguirà i suoi impegni contrattuali d'ordine economico, la Ge.rmania ·conserverà H massimo interesse al mantenimento della pace in questo settore e della integrità territoriale romena ed eserciterà la sua influenza in tale senso presso il Governo di Mosca.

Quindi il mio ·collega tedesco si è espresso in parole alquanto severe circa l'atteggiamento dell'opinione pubblica magiara e circa l'ingratitudine ungherese nei riguardi del Fiihrer, .ed ha lamentato anche alcune difficoltà create dal Governo di Budapest, ad esempio in materia di visti di transito a cittadini tedeschi, alle quali fanno contrasto maggiore cortesia e facilitazioni da parte romena.

Il sig. Fabricius ha concluso affermando che le rivendicazioni dell'Unghe~ria sono eccessive ed assurde, e che, a suo modo di vedere la Germania, se riconosce che ta·lune concessioni territoriali dovranno a suo ~tempo essere fatte dalla Romania, non potrà certamente però sostenere le accennate pretese magia.re.

Non so pe.r verità per quanta parte le comunicazioni del sig. Fabricius sebbene, a quanto mi si dice, abbastanza intimo del Ministro degli Esteri, al quale è anche unito da parentela o da affinità -,corrispondano alle reali direttive de1 sig. von Ribbentro:p, e per quanta parte invece esse traducano la sua personale convinzione che mi ha in varie occasioni analogamente manifestata.

Comunque, l'interesse economico, e quindi politico della Germania per questo Paese si va sempre più manifestando e accentuando come lo indica fra l'aUro la nuova organizzazione dei servizi commerciali di questa Legazione tedesca, di recente accentrata', ,come ho riferito a suo tempo, nelle mani del bor,gomastro di Vienna, accreditato presso la Legazione stessa con rango di mini,stro plenipotenziario.

Va anche, sempre a ,tale proposito,. segnalata la presenza a Bucarest del sig. Guido Schmidt, ex Ministro degli Esteri austriaco, attualmente a capo dei se.rvizi esteri del Goering-Werke.

231

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 493/86. Zagabria, 30 gennaio 1940 (per. giorno 3 febbraio).

Riferendo con un precedente rapporto, e cioè per l'occasione della visita a Zagabria del Princ'ipe Paolo, circa l'emergenza politica ambientantesi intorno al dott. Macek in riflessi atlla determinazione internazionale ed interna del momento ed altresì in relazione alla aderenza da lui calcata (1), ho rilevato che il Capo del Pa.rtito Rurale Croato, avvalendosi del suo accresciuto prestigio, tendeva a conseguire una sollecita integrale realizzazione dell'accordo serbo-croato ed a raggiungere inoltre integrazioni di carattere territoriale a favore del Banato della Croazia. Secondo ambienti vicini al dott. Macek si scorgeva un favo.revole segno di sviluppo dell'affiatamento sei~bO"'C,roato attraverso l'emanazione, accordata dal Principe Paolo durante la sua sosta a Zagabria, della legge elettorale per il Sabor croato, nonchè per la ritenuta adesione dei fattori dirigenti alla convocazione sollecita dei comizi elettorali per le elezioni. Ai dirigenti croati sta a cuore ed è pressante la costituzione della Dieta, cui ritenevano giungere tanto più che essi si erano mostrati <Condiscendenti nell'accettare la successione, però immediata, delle elezioni alla Dieta a quelle politiche generali per la costituzione della nuova Skupcina.

Tale ottim1stica previsione è attualmente incerta, come ho riferito nel mio telespresso n. 467/82 del 27 corrente (2). Le assicurazioni intervenute da parte del Presidente Cvetkovié, delle quali pure ho fatto cenno nel telespresso stesso, non hanno sufficientemente tranquillizzato.

Certamente dopo la partenza del Principe Paolo sono entrati in giuoco a Belgrado alcuni :fattori miranti a turbare l'affiatamento ufficiale coltivato e caldeggiato nelle giornate della visita zagab.rese.

Può dar,si che il dott. Macek siasi ritenuto, dopo la visita dal Principe Paolo, abbastanza forte per voler approfondire l'applicazione dello sporazum (accordo) e

profilare insieme nuove rivendicazioni territoriali; ma può anche essere, e questo appM"e un motivo anche più fondato, che circoli autorevoli belgradesi, -che non sarebbe errato impersonare nell'elemento militare e nel clero ortodosso e certamente individuare, come si è visto, nell'attitudine di partiti serbi -, abbiano pronunziato un diversivo e nello ·stesso tempo lo scopo realizzatore di costituire -secondo il principio di evenienza considerato nel decreto legge apparso contemporaneamente all'emanazione del testo dell'ordinamento per il Banato della Croazia -le due nuove Banovine, la serba e la slovena, entro i rispettivi ambiti territoriali rimasti liberi dopo la delimitazione del territorio croato. Indubbiamente i fattori (l) di cui sopra debbono essere rimasti impressionati per l'affiatamento denotatosi durante la permanenza del Principe Paolo a Zagabria e pei risulati, coll'accresciuta autorità macekiana, conseguiti dal dott. Macek in tale occasione, mediante l'ottenimento dell'emanazione della legge elettorale per il Sabor croato ed il riconoscimento di funzione dell'organizzazione croata, a tipo militare, la Seljacka Zastita. Di fatto l'organizzazione stessa espletava il propll'io servizio di ,c.oadiuzione di polizia: ma nelle giornate della visita del Princi!pe Paolo il quasi tota·le servizio pubblico è .stato disimpegnato dalle formazioni di zastici condotti dal di fuori, nella forza di una quindicina di mila uomini, per integrare il servizio della ·organizzazione cittadina. Le suddette realizzazioni macekiane, unitamente a qualche altra circostanza, come ad esempio il tono e le espressioni di ferma raccomandazione rivolta al Principe dall'Arcivescovo di Zagabria, hanno prodotto, certamente, un forte effetto sull'ambiente militare, religioso, politico belgradese, valutante l'espressione e COtnSolidamento di ·comando del ruolo croato. Di qui l'affrettail'si a pronunziare ll'ichieste, ed a premere, perchè non si indicano le elezioni pll'ima di un raggiunto affiatamento e riorganizzazione di partiti politici in Serbia e prima che non si siano determinati i perimetll'i di giurisdizione dei due nuovi banati il serbo e lo sloveno. È insito in quest'ultimo obbiettivo la mira alla grande Serbia, cioè a lasciare alla Croazia il tevritorio attuale, salvo l'ammissione di le·ggere •rettifiche; riservando al circole sloveno l'attuaJ.e delineato territorio. Ciò Macek non vuole, essendo le sue mire (preparate ad accedere ad una completa rinuncia sulla Vojvodina) dirette a conseguire. ancora l'assegnazione di notevole parte del territorio ·bosniaco indipendentemente daila qualità etnica degli abitanti e dipendentemente dalla realtà geo-politica conve.rgente su Zagabria. Infatti Maéek ha a suo tempo consentito, alla delimitazione territoriale banovile, non in via definitiva; e si sa che egli lavora per procacciarsi la adesione dei musulmani bosniaci. D'altlt'a parte nuclei importanti di questi in aggiunta ai cattolici della 1'egione, esternano il proprio ma.lumore 'contro il Partito Rurale considerando

· la possibilità che esso pregiudichi, mediante nuo.vi com;promessi o condiscendenze, la situazione; un riflesso,-del quale Macek deve tener il maggior conto, -si aggiunge da parte della popolazione ed in ispecie dal nazionalismo croato, 1 quali tengono di mira le realizzazioni bosniache sia per motivi s!Oil'ki-nazlo· 'Dalistici, sia a fine di vitalizzare, sotto ogni punto di v~sta, l'attuale ba,se terri· toriale croata.

13 -Do.ct~menli diplomatici-Serie IX -Vol. III.

Ma questa fase non è :matura. Essa secondo i reciproci interessi è stata testè il'egistrata, ma non pare vi sia dubbio che i fattori responsabili belgradesi, in accordo con Macek, vogliono lasciare per Oil'a le cose impregiudicate. È venuta polemicamente alla ribalta come argomento diretto ad impressionare gli ambienti responsabili, allo scopo di condurre gli ambienti stessi a far resistenza in genere aLle pressioni macekiane. Sembrami che Macek, in questo momento, non abbia intendimento di riproporre nettamente la questione territoriale, ben sapendo che si attirerebbe contro l'unanimità serba. E.gli mira piuttosto a convalidare la propria posizione ne·l Banato della Croazia, (e di riflesso quella nel seno governativo), sia mediante la ·costituzione del Parlamento croato sia mediante un'organizzazione più organica e più tecnica delle formazioni a tipo militare croato (è attuale l'apertura di una scuola d'insegnamento militare per la preparazione di ufficiali della Seljacka Zastita, nonchè un inizio di armamento della Seljacka stessa) sia perfezionando l'esecuzione dello sporazum coll'assorbire le competenze finanziarie che gli sono necessarie, sia coll'ottenere la cessione delle gestioni dei servizi pubblici di comunicazioni inerenti al Banato della Croazia.

Si sa che la materia di cui sopra, anche quella for:malmente già passata ana attribuzione banovile, è, soprattutto per ciò che riguarda i mezzi finanziari, tuttora ad uno stadio asso,ttigliato ed angusto.

A detto punto il dott. Macek avrebbe realizzato la seconda fase dello spo

razum.

Nella terza fase, s.econdo le ipotesi che paiono emergere interpretando la sua azione, egli, ·poggiando sull'Oit'ganizzazione croata e sulle autorità che da questa gli deriva, passerebbe aHa reaUzzazione della ter:lla e definitiva fase, cioè dell'arrotondamento territoriale.

Come si vede il cammino che Macek ha da percorrere e salvo ogni altra ipotesi di complicazioni internazionali, è ancora molto, trovandosi egli nel corso di applicazione della seconda fase del suo procedimento, la quale appare la più COffil>licata e difficile, per ~evedibili resistenze ed ostruzionismi, a realizzare.

Già fin dal momento della visita a Zagabria da parte del Principe Paolo, considerando lo svolgimento delle cose, al lume dell'emergenza macekiana ed attraverso gli ottenimenti da lui avuti, non solo per quanto il'iguarda il varo della legge elettorale croata, ma specialmente per il fatto della manifestazione imperniata sulla Seljacka Z<wtita, come altresl a causa di altri profili della circostanza mi sono domandato se le circostanze di cui sopr.a non avrebbero determinato qualche reazione da parte serba. Mi pareva dubbio che ciò accadesse nell'imminenza della riunione del Consiglio della Lega 'balcanica.

La cosa si è invece agitata con l'attitudine assunta dalla comunità radicale jugoslava e da altri partiti, nonchè, ciò che più conta, in seguito all'azione di fattori militari ed ecclesiastici ortodossi.

Apparentemente è subentrato un momento di calma, in seguito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e probabilmente anche per motivi di contin·gente convenienza.

Quello che qui appare però è che l'ambiente dei dirigenti croati è visibilmente agitato per l'ipotesi che le pressioni ambientali belgradesi riescano ad

ostacolare la prosecuzione e lo sviluppo dell'accordo. Si sente una aperta ondata di recriminazioni anti serbe e propositi minacciosi per il caso che il Governo si lasci rimorchiare dai fattori contrari alle realizzazioni croate. Ciò da vari elementi viene escluso poichè Macek si ritiene sicuro di una non mutevole cooperazione del Presidente del Consiglio e di altri ministri ed anche perchè si pensa che il Principe Paolo resisterà a lasciar provocare una crisi.

Vari elementi dell'ambiente macekiano si mostrano scettici circa la possibilità di finalizzare positivamente il fondamentale contenuto dell'accordo e sue derivazioni. Vi è qualcuno che asserisce che i fattori dirigenti di Belgrado sono, in fondo, pur mostrando di differenziarsene, d'accordo con gli elementi politici, militari, ecclesiastici che stanno agitandosi.

Altra voce che è stata diffusa è che lo scontro ferroviario di ieri l'altro nel quale hanno subito leggere ferite il Presidente del Consiglio ed il Ministro delle Finanze dott. Sutej costituisca un fatto esp!fessamente preparato per far incontrare ai due uomini del Governo conseguenze ben più gravi.

I segni di nervosismo e le manifestazioni di circoli locali dell'orbita macekiana sono caratteristici, perchè vengono ripetuti dopo una abbastanza lunga pausa le espressioni di delusione e di reazione avutesi nei momenti di crisi delle trattative Cvetkovié-Macek.

Senza ritenere, in base ai dati che si avvertono qui, che le cose abbiano a subire un voltafaccia, che si dovrebbe escludere in rapporto alle circostanze generali, tuttavia appare abbastanza nettamente che gli elementi dirigenti rurali si prospettàno di andaLre incontro -dopo le ·giornate di euforia politica ufficiale di visita del Principe Paolo a Zagabria -a serie difficoltà di realizzare un contenuto sostanzioso di accordo pacifico, che possa adeguatamente soddisfare le aspirazioni della popolazione.

I dirigenti del Partito Rurale d'altra parte, rendendosi conto dello spirito di distacco verso di loro che serpe•ggia in Croazia compTendono, che la loro partita senza adeguate e reali soluzioni, non può per molto tempo .sostenersi.

(l) Sic.

(2) Non pubblicato.

(l) Sic.

232

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO PERSONALE 612/2•56. Parigi, 30 gennaio 1940 (per. giorno 5 febbraio).

Ha fatto una certa impressione in questi ambienti ;politici l'articolo dell'Avvenire d'Italia del 24 corr., 'il quale ha ripreso il tema delle rivendicazioni italiane, sostenendo l'urgen:z;a di s.oddisfarle e mettendo in luce le !l"ipercussioni che potrebbe avere sull'atteggiamento ;politico dell'Italia la mancata o ritardata soddisfazione di esse.

In generale si ritiene che tale articolo non è stato ispirato, giacchè esso, è in contraddizione con il parere manifestato più volte da fonte autorevole alla rappresentanza :lirancese a Roma circa l'impossibilità e l'inopportunità di addivenire per il momento a quella discussione dei problemi pendenti tra ntalia e la Francia, alla quale codesta Ambasciata di Francia è stata da tempo autorizzata dal suo Governo. Se ne deduce pertanto che l'articolo dell'Avvenire d'Italia provenga piuttosto da quegli ambienti cattolici italiani assolutamente pacifisti, i quali vorrebbero veder risolte le questioni suddette, appunto per evitare che ad un momento imprevedibile della situazione internazionale l'Italia fosse indotta ad un intervento militaxe per avere soddisfazione (1).

223

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 395/217. Londra, 30 gennaio 1940 (per. giorno 14 febbraio). Ho già avuto occasione di riferire a V. E. sulla costituzione, ufficialmente riconosciuta dal Governo inglese, del Comitato ,cecoslovacco di cui è capo Benes. Tale Comitato, composto di personaggi molto noti dell'ex Stato mosaico, avendo parte dei suoi membtri residenti a Parigi, praticamente finisce con l'essere rappresentato nella capitale britannica da Benes e da Masaryk. Non ho l'impressione che questi due personaggi, e specialmente il primo, trovino nelLa loro attività a Londra quel cal,ore ,che la stampa inglese non lesina invece nel sottolineare le persecuzioni di cui soffre la popolazione boema sotto la dominazione tedesca. Il fatto che il suddetto Comitato non sia stato riconosciuto a Londra come Governo cecoslovacco ha >Creato al sig. Benes il primo imbarazzo nei rapporti che questi aveva iniziato e pretendeva naturalmente di rendere più ,stretti ed ufficiali, col Foreign Of}ìce. Il tentativo di Benes di far dare al suo Comitato la facoltà di chtamare alle armi i profughi cecoslovac,chi per costituirne dei reparti separati, non è riuscito avendo le Autorità militari inglesi dichiarato che se tali profughi desiderano' misurarsi con l'oppressore della Patria loro, non hanno che da domandare di 'arruolarsi nell'Esercito inglese il quale potrebbe fOirSe ,riunirli in un reparto speciale. Anche ,con questo tentativo non riuscito, l'aspirazione di Benes di :fa.rsi riconoscere come Capo di un Governo cecoslovacco, è fallita. L'Inghilterra non vuole dunque impegnarsi troppo con Benes. Le ragioni di questo riserbo possono essere varie, ma non credo di essere troppo lontano dal vero affermando che se l'intrigante uomo politico ceco sogna, come pare, di ritornare trionfante a Praga per riprendere a regnare demo-massonicamente su una Cecoslovacchia ricostruita integralmente nei confini che possedeva prima di Monaco, il Governo inglese si limita invece, almeno per ora, a consideraTe che vi è una situazione cecoslovacca da rivedere, ma che sarebbe troppo' prematuro dire fin da oggi se si dovrà e si potrà ridar vita allo stato-mosaico di prima. Sembra anzi, ma non ho ancora avuto il modo di accertarlo, che al Foreign

Of}ìce siano stati ventilati due progetti assai differenti da quello che il signor Benes riscalda in seno: il primo riguarderebbe la creazione di uno Stato boemo

moravo avente presso a poco le dimensioni dell'attuale protettorato, il secondo contemplerebbe la cil'eazione di uno Stato cecoslovacco come fu tracciato a Monaco e cioè con l'inclusione della sesta e settima zona.

Quanto a1la Slovacchia sembra che in seno al Governo di Londra si propenda per una libera manifestazione della volontà popolare, sotto la forma di un plebiscito, ed in tal senso lavora per suo conto l'ex Presidente Hodza il quale vede per il suo Paese tre possibilità: l'unione alla Boemia, o alla Polonia o all'Ungheria, con una preferenza da pa1rte sua per quest'ultima.

Hodza-a quanto mi viene riferito da buona fonte-ha potuto assumere questo atteggiamento indipendente perchè, tenuto durante un certo tempo in pugno da Benes per questioni di cambiali, ha potuto pagare i suoi debiti e si è cosi liberato di quella fastidiosa tutela.

Benes sembra non avere preo·ccupazioni finanziarie perchè, dalla stessa fonte, apprendo esseil'e egli iriuscito •a convincere Outrata., .già rappresentante a Londra della fabbrica di m!tragliatirici Sbroiowska di Praga, a cedergli una cointeressenza nella vendita del brevetto di un nuovo tipo di mitragliatrice.

Osusky da Parigi non si dà troppa pena nelle sue funzioni di Ministro degli Esteri in erba di appoggiare Benes del quale continua a non esse~re amico, anche se, per le pressioni dei cecoslovacchi d'America, ha dovuto cessare di mostrarglisi ostile.

Fra gli aderenti al movimento irredentista cecoslovacco negli Stati Uniti sarebbe particolarmente popolare -a quanto mi viene riferito -Masaryk, la cui autorità è in gran parte dovuta al nome da lui portato. Una recente manifestazione della attività di quest'ultimo a Londra è stato un discorso da lui pronunziato il 25 corrente in una colazione data qui in suo onore dalla English speaking Union. Egli vi ha affermato tra l'altro la sua convinzione che gli Stati Uniti non potranno non assumersi la loro parte di responsabilità nell'attuale conflitto, schierandosi a fianco degli Alleati. Egli si augurava soltanto che tale ~ntervento fosse deciso quanto prima e senza «ulteriori esitazioni ~ {l).

(l) n presente documento reca il visto di Mussolini.

234

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 92. Tokio, 31 gennaio 1940, ore 2,10 (per. ore 12). Mi si dice che discorso del Ministro Affari Esteri domani si fonderà su seguenti punti: l) presa di posizione verso Inghilterra e America; 2) desiderio liquidare questioni pendenti con Russia riaffermando però politica anticomunista;

3) volontà di liquidare questione cinese; 4) aperta dichiarazione stretta amicizia con l'Italia.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

235

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Mosca, 31 gennaio 1940, ore 18,16 (per. ore 22,45).

Informo che questo Commiss:M"iato del Popolo per gli Affari Esteri ha negato permesso Segretario d'Ambasciata recarsi nuovamente Leopoli per assistere connazionali partenti. Siffatta limitazione nostra attività consolare ha tra l'altro per effetto che non si potrà ricevere in deposito risparmi connazionali che andranno inevitabilmente perduti o confiscati, non essendo consentito predetti recarsi Mosca o altre zone ove sarebbe possibile incontrarsi.

Queste A:utorità hanno' inoltre informato che servizio telefonico interurbano e internazionale diretto R. Ambasciata è interrotto. Ufficio telegrafico non accetta telegrammi in lingua italiana per l'interno del territorio U.R.S.S. Telegrammi per l'estero sono soltanto accettati -in lingua tedesca francese inglese tranne per telegrammi ufficiali deLla R. Ambasciata (1).

Comunico quanto precede per le eventuali misure di ritorsione che V. E. mede.sse opportuno prendere nei riguardi di codesta Ambasciata dell'U.R.S.S.

236

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 2473/63 P. R. Roma, 31 gennaio 1940, ore 20.

Vostro 20 (2).

Nonostante ogni buona volontà da parte nostra per cercare di soddisfare, almeno in parte, richiesta fornitura alla Romania anche limitatamente ai materiali di equipaggiamento e sanitario, si deve purtroppo confermare quanto pre· cedentemente comunicato con miq 54 (3). In via del tutto confidenziale fate presente a codesto Presidente Consiglio che le nostre stesse amministrazioni militari sono obbligate ad acquistare dall'estero parte di detto materiale dati i ·bisogni delle forze armate. In questa situa·zione, è evidente che non si può cedere a t·erzi stati anche una parte del materiale in parola.

237

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.·22. Shanghai, 31 gennaio 1940, ore 22,30 (4) (per. ore 22).

Wang Ching-wei ha voluto oggi ·Chiedermi personalmente di rinnovare a

V. E. sentimenti sua riconoscenza per messaggio augurale che in momento decisivo aveva rafforzato sua dedsione di condurre compimento suo piano pace malgrado le tante diffi.coltà che lo contrastavano. Egli ha apptrezzato messaggio

dell'E. V. non solo come importantissimo atto :politico :per l'affermatagli solidarietà dell'Italia cui prestigio ingrandisce ogni giorno ma anche come gesto di personale amicizia.

Parlandomi della recente riunione di Tsing tao mi ha detto essere soddisfatto dei risultati ottenuti. Era stata colà raggiunta l'unanimità nella istituzione Governo centrale e nella dipendenza da esso (contemplando tuttavia uno speciale regime per le tre provincie del Nord) dei governi provvisori di Pechino e Nanchino. Egli consa·crava ora tutta la sua attività a costituire Consiglio' centrale politico ed a preparare i quadri dei nuovi .Dicasteri. Sperava Consiglio potesse insediarsi alla fine febbraio e nuovo Governo proclamato nella seconda metà marzo.

Mi ha confidato aver dovuto superare nelle trattative con Tokio ostacoli di ogni genere causa continui mutamenti di umori: Governo giapponese si dimostrava ora più arrendevole e deciso delimitare propri interessi a creare in Cina un Governo solido che godesse della massima indipendenza consentita dalle •Circostanze. Era cosi riuscito ad ottenere che Tokio rinunziasse a metter accanto consiglieri politici e si limitasse all'invio di consiglieri tecnici ai quali Wang Ching-wei ha sempre intenzione affiancare al momento opportuno specialisti italiani. Questa sua intenzione ha confortato con vari argomenti.

Le basi ideologiche del nuovo Governo sono e rimarranno antibolsceviche. Wang Ching-wei anche per affermare la continuità della sua azione ne aveva fatto una condizione essenziale. E il Governo di Tokio gli aveva comunicato suo pieno accordo dichiarandogli anche di essere sempre nettamente contrario ad una intesa politica con la Russia sovietica.

Comunicato Tokio per corriere.

(l) Vedi anche Foreign Relations of the United States, 1940, vol. III, cit., pp. 214-215.

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 196. (4) -Ora locale.
238

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 93. Tokio, 31 gennaio 1940 (per. stesso giorno) (1).

Decifri Ella stessa.

In relazione al numero 4 mio telegramma n. 92 (2) militari hanno fatto intendere sarebbe questo momento, propizio se volessimo valercene per stipulare qual.che ·concreto accordo politico a due.

239

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 8. Belgrado, 31 gennaio 1940 (per. giorno 3 febbraio).

Mio telegramma per corriere n. 07 del 27 corr. (3). Nell'imminenza della riunione dell'Intesa balcanica, segnalo le ultime battute di qualche rilievo in questa fase di :preparazione diplomatica.

l. --La convocazione a Berlino dei rappresentanti diplomatici tedeschi presso gli Stati balcanici (con l'ecC€zione di von Papen) ha dato naturalmente luogo a molte congetture. Il fatto è apparso vistoso e insolito per quanto possa essere apparentemente giustificato da motivi tecnici di consultazione e orientamento. La spiegazione più plausibile è quella di una manovra intimidatoria. La Germania ha voluto far capire che sorveglia da vicino la situazione balcanica, che riserva il suo giudizio sulla riunione di Belgrado e che non ammette la formazione di blo·cchi e di alleanze che a ragione potrebbe considerare come d1rette contro se stessa.

La corrispondenza da Berlino pubblicata sulla Politika del 28 corr. (integralmente riprodotta nella rassegna stampa n. 24) .convalida questa tesi. Chiaramente ispirata da fonte ufficiale, la corrispondenza insiste sulla diffidenza che ispira in Germania la partecipazione della Turchia alla Conferenza balcanica; e si diffonde sulla identità della politica italiana e tedesca in questo settore, diretta «ad eviltare qualsiasi conflitto e a mantenere la pace».

2. -Il Governo jugoslavo, con la nota ufficiosa diramata per radio, con gli articoli della sua stampa che ne hanno ampiamente parafrasato i concetti, infine con la dichiarazione fatta oggi da Cincar-Markovié a questo rappresentante della Stefani, ha nuovamente ribadito il suo punto di vista, particolarmente autorevole in quanto la Conferenza si deve svolge·re a Belgrado, circa le finalità, il carattere e i limiti di questa consultazione. Si possono così rias.sumere: riaffermazione del desiderio di pace e neutralità di tutti gli Stati rappresentati alla Conferenza, ne~SSun patto o blocco e comunque nessun accordo difensivo perchè gli Stati stessi «non si sentono minacciati da nessuno~. constatazi.one del parallelismo di queste direttive con l'azione svolta dall'Italia, constatazione del pro·gressivo miglioramento delle relazioni degli Stati membri dell'Intesa con l'Ungheria e la Bulgaria.

Questi chiarimenti mirano al doppio scopo: da una parte rassicurare la Germania e l'Italia che nulla sarà fatto contro i desideri e le vedute delle due grandi potenze, dall'altra parte frenare gli entusiasmi imbarazzanti della Turchia e degli Alleati, la cui stampa in questi ultimi giorni ha fatto di tutto per prospettare la situazione come se la Conferenza fosse destinata a gettare le basi di una alleanza difensiva tra gli Stati dell'Intesa balcanica.

Unitamente al chiaro avvertimento dato alla stampa di Belgrado che anche nel campo della sistemazione dei rapporti della Romania con l'Ungheria e la Bul·garia non si può speraa-e in alcun risultato concreto perchè questi due ultimi Stati non sono rappresentati alla Conferenza, i concetti suesposti equivalgono ad una sterilizzazione preventiva della riunione di Belgrado. Da notare in questo riguardo che Cincar-Markovié nella sua dichiarazione al corrispondente Stefani ha sottolineato che si tratta di una sessione ordinaria annuale della Intesa balcanica.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di spedizione e di arrivo. (2) -Vedi D 234. (3) -Vedi D. 216.
240

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO PERSONALE 667/274. Parigi, 31 gennaio 1940 (1).

È venuto a vedermi ieri sera Beauvau-Craon. Dopo una lunga conversazione generica, egli ha trovato modo di chiedermi notizie circa le voci correnti di una offerta della corona di Ungheria a Sua Maestà il Re d'Italia, nonchè circa una nostra azione militare in Croazia.

Ho compreso che questo era l'unico scopo della sua visita e che, naturalmente, «qualcuno » me lo aveva mandato. Forse il suo amico Paul Reynaud, candidato alla Presidenza del Consiglio.

Ho naturalmente risposto a Beauvau che si trattava delle solite false notizie con le quali in questo momento si fanno più che mai la politica e ..... la guen;a. Nella presente situazione europea è logico che tanto l'Ungheria quanto la Jugoslavia guardino unicamente all'Italia come la sola Potenza su cui poosano appoggiarsi in momenti critici e da cui possano ricevere aiuto. Questa situazione dà ai malintenzionati di tutti i Paesi il pretesto di lavorare malignamente di fantasia.

Quanto alla Croazia, era noto a tutti come vi fossero stati movimenti comunisti di una certa importanza; il solito gioco politico era di attribuirli all'Italia.

Tutto ciò premesso, debbo informare V. E. che in realtà la voci surriferite hanno un po' preoccupato questi ambienti politici francesi. Tanto è che la stampa, la quale in un primo tempo si prodigava in dichiarazioni circa la funzione di primo piano, se non addirittura esclusiva, dell'Italia nei Balcani, ora ha alquanto moderato il suo tono, ritornando a preferire le intese dirette fra balcanici, mentre, come ho già riferito a V. E. col mio rapporto del 2'5 ,gennaio n. 543/ 226 (2), l'azione politica ed e,conomica francese ,cer,ca di intensificarsi in Jugoslavia (3).

241

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 6,8. Londra, 1° febbraio 1940, ore 21,40.

Lord Halifax mi ha pregato di andarlo a vedere e mi ha chies.to se, dato stato d'animo degli italiani nei con:Jironti di Eden, un viaggio di questo in Egitto avrebbe potuto produrre impressione sgradevole in Italia. Il predetto nella sua qualità di Ministro per i Dominions deve compiere prossima settimana tale viaggio unicamente per porgere saluto del Governo britannico ai primi contingenti di truppe neo-zelandesi ed australiane che sbarcheranno, come V. E. sarebbe stato già informato, colà. Eden ha faJtto la stessa cosa quando truppe

canadesi giunsero in Inghilterra, e non ha altra missione e non sono pTeviste speciali cerimonie. Ho risposto ad Halifax ·Che se Eden non gode certo simpatie del popolo italiano da lui offeso in varie maniere, è anche vero che il popolo italiano non si occupa di lui nè dei viaggi che egli deve fare per ragioni della sua ca~rica. Ho as&icurato Halifax che avrei portato a ·Conoscenza di V. E. comunicazione da lui fattami e dalla quale ho apprezzato significato.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 208. (3) -n presente documento reca il visto di Mussolini.
242

IL MINISTRO DEGLI ESTERI D'UNGHERIA, CSAKY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 162/1940. BU!dapest, Jo febbraio 1940.

Lors de nos conversations de Venise (l) je m'étais déjà permis d'attirer Votre attention sur le fait que, vu le réarmement précipité de mon pays, nous nous voyons obbligés de solliciter Votre précieux appui pour un emprunt plus ou moins considérable, afin de pouvoir faire face aux payements résultant des commandes militaires effectuées par l'armée hongroise en Italie.

Comme d'habitude, Vous n'avez pas hésité d'accorder à ma demande un accueil bienveillant m'assurant de Vos bons offices pour le cas échéant.

Faisant appel à cet offre amicai, je puis à présent préciser nos besoin.s pécuniers en Vous priant de bien vouloir appuyer auprès du Gouvernement Italien notre demande visant la per.ception d'un emprunt de 500 millions de lires. L'attaché militaire de notre Légation à Rome fut chargé de Vous faire un rapport détaillé (2) au srujet des motifs et des diff'érents détails de l'emprunt en question.

Tout en réitérant ma demande pour Votre assistance précieuse en l'occurrence, je Vous prie de croire aux sentiments de mon amitié inaltérablement sincère et dévouée (3).

243

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, lo febbraio 1940.

Il Min1stro d'Ungheria ha comunicato quanto segue d'incarico del suo Governo.

Secondo dichiarazioni testè fatte dal Ministro degli Esteri jugoslavo, Markovié, al Ministro d'Ungheria a Belgrado relative al recente incontro di Versec tra Markovié stesso e il Ministro degli Esteri romeno, tale incontro avrebbe avuto per scopo di preparare, dal punto di vista politico e tecnico, la riunione a Belgrado dell'Intesa balcanica. Markovié avrebbe inoltre dichiarato al Ministro d'Ungheria a Belgrado che la Ju,goslavia, d'SICcordo con gli altri tre Stati dell'Intesa balcanica (Romania, Turchia e Grecia), mantiene la sua politica di neutralità e di buoni rapporti coi vicini. (Informazioni già in nostro possesso).

A proposito di questo stesso incontro di Versec, secondo le informazioni che provengono al Govell"no ungherese da fonte ·che parrebbe attendibile, risulterebbe invece che in tale incontro Jugoslavia e Romania progettarono di mettersi d'accordo per concludere quanto prima una convenzione militare contro l'Ungheria. (Le incformazioni non specificano di più). Questo, e non quello indicato da Markovié, sarebbe stato lo .scopo dell'incontro di Versec.

A questo proposito il Ministro d'Ungheria ha ri-cordato come già al momento in cui si sciolse la Piccola Intesa per la cess~ione della Cecoslova·cchia, Jugoslavia e Romania si misero d'accordo per fare una politica solidale nei confronti dell'Ungheria. La conversazione di Verse·c sarebbe uno sviluppo della decisione allora presa.

(l) -Vedi D. 44. (2) -Vedi D. 264. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
244

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54. Mosca, 2 febbraio 1940, ore 14,15 (per. ore 18).

Isvestia Pravda in corrispondenza Tass da Berlino segnalano che corrispondenti II'omani giornali germanici comunicano cir·ca grave situazione economica Italia. Secondo suddetti corrispondenti popolazione italiana risente grande bisogno prodotti alimentari. Per migliorare difficile situazione alimentare Italia aumenta pressione sopra proprie colonie e recente viaggio in Etiopia Ministro Africa Italiana prefiggevasi scopo mobilitare risorse alimentari suddetto paese di già rovinato. Inasprimento situazione alimentare Italia è dovuto fatto che Italia armasi rabbiosamente mobilitando tale scopo ogni risorsa. Provvedimenti limitare ·consumi vengono spiegati dalle autorità con « nebulosità » posizione Italia attuale guerra. Non minori difficoltà risente Italia per combustibili. Secondo corii'ispondente Frankfurter Zeitung stessa stampa italiana non nasconde grave situazione economica italiana dovuta mancanza carbone che Italia ora non può importare in quantità sufficiente per mancanza piroscafi. Prima guerra, 25 per cento del tonnellaggio navi carbonifere apparteneva Germania e Inghilterra, oggi requisito. Stesso corrispondente aggiunge che industria italiana ab

bisognante carbone trovasi grave situazione. Corrispondenza Pravda da Berlino riferendosi stesso corrispondente Frankfurter Zeitung comunica che Italia non può assicurare nemmeno regolari trasporti carbone da Alta Slesia seguito mancanza materiale rotabile.

245

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Helsinki, 2 febbraio 1490, ore 22,30 (per. giorno 3, ore 4,10).

Ho trasmesso con mio telegramma in chiaro n. 44 (1) passaggi essenziali discorso di ieri di questo Presidente della RepubbUca.

Rinviando a mio rapporto per corriere esame approfondito di esso, mi limito a breve commento. Cotrrisponde perfettamente alla verità riconoscimento circa perfetta unanimi:tà spirito sia tra Dieta e Governo che tra questo e Paese. Presenta evidente interesse in un momento come attuale conferma cosi esplicita del Capo dello Stato che Finlandia è sempre pronta negoziare pace.

Pur senza voler trascurare peso che parte propagandistica deve aver avuto in tale assetrzione, non va dimenticata connessione che essa può avere con accenni di cui al mio telegramma 40 (1).

Parmi infine piuttosto significativo che Presidente abbia parlato cosi apertamente della larghezza in ogni senso dell'aiuto svedese «che dovrebbe servire d'esempio agli altri».

Nemmeno ben nota prudenza di questo uomo politico può bastare per escludere sospetto che in cer,to modo abbia voluto nascondere tentativo impegnare sempre più apertamente Nazioni sorelle. Inevitabile prossima reazione di Stoccolma e di Mosca al riguardo potrà del resto rivelare abbastanza chiaramente -secondo me -quanto gradita per diverse ragioni sarà stata tale pubblica manifestazione riconoscenza.

(l) Non pubblicato.

246

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 572/267. Sofia, 2 febbraio 1940 (per. giorno 8).

Telegramma per corriere E. V. n. 2.151 del 28 gennaio u. s. (2).

La notizia dell'incontro fra Csaky ed i Ministri di Jugoslavia e di Bulgaria nel luglio scorso a Kenderes nella residenza estiva dell'Ammiraglio Horthy non è qui trapelata.

Questo Ministro di Jugoslavia tuttavia deve essere al corrente dell'incontro, perchè me ne ha accennato oggi di sfuggita nel corso di una conversazione occasionale. Egli sembrava volerlo mettere in relazione con l'opera di distensione che a suo dire, auspice e consapevole l'Italia, Belgrado avrebbe svolto in tale epoca e continuerebbe attualmente a svolgere fra Bucarest, Budapest e Sofia.

Se ci si riporta al momento in cui esso sarebbe avvenuto non sembrerebbe debbasi ritenere che da esso siano esciti risultati concreti, salvo forse generici consigli di moderazione a bulgari ed ungheresi. Ricoo.-do infatti a questo proposito l'interessante rapporto del R. Ministro in Budapest del 19 agosto ultimo, diramato da codesto R. Ministero con il telecorriere 17919 del 22 agosto, (3) nel quale venivano appunto segnalate le preoccupazioni di quel Ministro di Bulgaria per l'atteggiamento jugoslavo nel ·caso di un attacco bulgaro-ungherese alla Romania. Preoccupazioni di cui erano già indice le reiterate dichiarazioni di Kiosseivanov sulla necessità per la Bulgaria che l'atteggiamento jugoslavo

verso la Romania venisse acclarato (telegrammi per corriere 079 (l) e 093 (2) del 3 e 13 giugno u. s.).

Quanto poi ai più precisi diretti contatti fra Budapest e Sofia intorno alla stessa epoca mi riferisco al mio rapporto del 23 giugno n. 3148/132'5 (3) ed ai telegrammi per corriere 012,9 del 1° agosto (4) e 0152 del 30 agosto u. s. (5).

(l) -Vedi D. 228. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. p. c. 15 da Budapest, vedi D. 191. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. p. c. 201 da Budapest del l:J39, vedi D. D. 1., Serie VIII, vol. XIII, D. 110.
247

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5. Tallinn, 3 febbraio 1940, ore 14 (per. ore 19,30).

Da fonte bene informata mi si riferisce, ·contrariamente recente smentita Stefani datata da Helsinki, trattative di pa,ce sarebbero effettivamente in corso tra Finlandia ed U.R.S.S. tramite Estonia.

Ministro Estonia a Mosca, sig. Rei, avrebbe conferito in proposito con Molotov sulla base accettazione da parte della Finlandia tutte le rivendicazioni sovietiche esclusa quella relativa porto Rango. Quando gen. Laidoner si recò Mosca Stalin lo avrebbe assicurato volere in ogni caso rispettare indipendenza Finlandia e mirare soltanto protezione interessi strategici.

Viene segnalato, inoltre, conversazione a Mosca tra sig. Rei e Ambasciatore di Germania come indizio interessamento Governo tedesco a rapida conclusione pace tra Finlandia ed U.R.S.S.

248

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO 58. Mosca, 3 febbraio 1940, ore 15,25 (per. ore 22,10).

Odierna Pravda in trafiletto intitolato « Molto baccano per nulla:. riferendosi scambio tele·grammi fra Ministro Ciano e Wang Ching-wei osserva sarcasticamente che nuovi amici scambiando commoventi assicurazioni collaborazione tacciono però quali forme ·concrete potrà assumere. Eppure sarebbe interessante sapere come Italia intende aiutare nuovo amico e quale sarebbe motivo subitaneo amore verso Wang Chin·g-wei. Se perchè egli è partigiano patto Anti-comintern che imperialisti italiani sognano far rinascere evidentemente loro sogni sono poco reali dal momento che cercano aiuti presso Wang Ching-wei. Isvestia segnala che in Italia causa acuta crisi combustibili vengono aboliti 137 treni giornalieri e che nuovo decreto stanzia 216 milioni lire per inchieste politiche a complemento altri 79 milioni stanziati ultimi tre mesi. Articolo Pravda dedica Conferenza balcanica spiega attenzione franco-inglese suddetta Conferenza col fatto che Paesi balcanici rappresentano oggi campo energici intrighi potenze imperialiste cui piani sono coinvolgere suddetti Paesi guerra creando nuovo teatro operazioni che isolerebbe maggiormente Germania. Italia dedicavi grande

attenzione per ristabilire Balcani proprie scosse posizioni sfruttando nuova situazione. Riconciliare contrasti balcanici sarà tuttavia 'impresa difficile. Astensione Bulgaria Ungheria è dovuta tendenze Conferenza conservare statu quo. Ordine giorno prevede studio sulle relazioni verso Ungheria Bu1garia che difficilmente darà favorevoli ~risultati. Felici sviluppi relazioni economiche fra Germania Paesi balcanici rendono più difficile successo sforzi anglo-francesi. Conclude osservando che speciale attenzione Inghilterra Francia Italia verso Conferenza balcanica rivela intensificazione intrighi imperialistLci nei Balcani dove imperialismo anglo-francese cerca arruolarsi nuovi alleati per estendere fronte guerra. Lungo articolo Isvetia firma prof. Bogolepov commentando accordi finanziari anglo-francesi osserva che Inghilterra dopo essere riuscita sottometteirsi economia francese nonchè esercito francese e sfruttare terra francese per condurre guerra devastatrice cerca ora sfruttare oro francese come aveva sfruttato oro americano durante prima guerra mondiale. Tale è senso collaborazione economica anglo-francese durante guerra per rafforzare economia inglese sul mercato mondiale e difendere Impero britannico.

(l) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XII, D 100. (2) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XII, D. 214. (3) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XII, D. 325. (4) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XII, D. 739. (5) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XIII, D. 469.
249

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. Be~grado, 3 febbraio 1940 (per. giorno 6). Si può dire che gli avvenimenti più notevoli di questa sessione dell'Intesa balcanica si siano svolti prima e all'infuori di essa. L'incontro di Saracoglu e di Kiosseivanov e il lungo colloquio da Sofia sino alla frontiera sono apparsi subito fatti significativi all'indomani dell'incontro di Venezia. Lo stesso Smilianié, sempre molto prudente, mi ha detto che su questa via si potevano sperare sviluppi concreti. Ho visto oggi, di ritorno da Sofia, il Ministro di Bulgaria a Belgr:ado al quale Kiosseivanov aveva comunicato le sue prime impressioni del colloquio. Il Capo del Governo bulgaro si è mostrato soddisfatto del cordiale scambio di vedute. Ma non ritiene per questo che la .situazione abbia fatto reali, e tanto meno sensazionali progressi. Nel colloquio con Menemencoglu non si era fatto parola di una partecipazione bulgara all'Intesa balcanica; da parte di Satracoglu invece ci sa~rebbe stato un preciso a.ccenno in proposito contro assicurazione di un interessamento turco alla soluzione delle questioni bulgaro-romene. Nulla di più: ma abbastanza per diffondere un robusto senso di ottimismo e la sensazione che alla Conferenza si sarebbe potuto fare qualche cosa di più che la semplice riaffermazione generica del comune desiderio, del quale nessuno dubita, di pace e neutralità. Ottimismo tanto più necessario in quanto negli ambienti della Delegazione romena si ha la impressione che le relazioni con" l'Ungheria, dopo l'eurforia provocata dall'incontro di Venezia, siano di nuovo in una certa misura peggiorate in seguito al discorso (del quale d'altronde tutti ignorano il testo) tenuto da Csaky alle Commissioni parlamentari per gli Affari Esteri. D'onde l'interesse

romeno ad accreditare la voce di un sensibile miglioramento delle relazioni con la Bulgaria.

250

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 574/219. Budapest, 3 febbraio 1940 (per. giorno 8). I giornali pubblicano col massimo rilievo la notizia dell'udienza concessa dal Presidente del Consiglio jugoslavo ad una Delegazione della minoranza ungherese e scrivono che all'inizio delle conversazioni Cvetkovié ha dichiarato, alla presenza dei Ministri delle Comunicazioni e dell'Educazione, di aver iniziato una vasta azione in favore di una collaborazione economica e politica fra Ungheria e Jugoslavia, po'ichè le sorti dei due paesi sono fra loro interdipendenti. Il Presidente del Consiglio jugoslavo ha pregato i dirigenti del gruppo etnico magiaro di voler ·contribuire anch'essi al riavvicinamento tra Ungheria e Jugoslavia, poichè questo è interesse primordiale anche della minoranza stessa. Egli ha fatto quindi sapere che nè l'ex partito ungherese, nè l'ex pàrtito tedesco potranno in avvenire costituire una organizzazione politica indipendente, ma che nulla impedisce alle minoranze di fondersi con uno dei partiti politici nazionali, costituendo una sezione dotata di piena autonomia, atta ad operare in favore della minoranza. Quindi il gruppo etnico magiaro verrà inquadrato nel partito radicale jugoslavo, sulla base dell'accordo concluso fra Cvetkovié e la Delegazione in parola, ai sensi del quale verranno tenute, in tutti maggiori centri ungheresi in Jugoslavia, riunioni per discutere i problemi connessi all'organizzazione politica del gruppo etnico magiaro. Il Governo disporrà che gli Statuti delle Associazioni culturali minoritarie vengano sollecitamente approvati e che l'opera di queste associazioni sia rapidamente sviluppata. I genitori potranno decidere liberamente la scelta delle scuole che i loro figli dovranno frequentare, per le quali il Governo provvederà ad assumere un numero sufficiente di insegnanti ungheresi. È stato deciso infine che gli abitanti dei singoli comuni potranno liberamente acquistare o vendere beni immobili entro i confini dei comuni stessi. È degno di rilievo poi il fatto che il Presidente del Consiglio jugoslavo ha espresso il desiderio che la minoranza ungherese abbia una opportuna rappresentanza sia nella Camera dei Deputati che nel Senato e negl:i Uffici statali, rappresentanza designata dai dirigenti stessi della minoranza magiara.

251

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1034/338. Berlino, 3 febbraio 1940 (per. giorno 9).

Questi ambienti uffidali seguono con attenzione la Conferenza di Belgrado, senza grandi apprensioni circa i suoi risultati. La riunione dei rappresentanti diplomatici dei Reich a Budapest, Bucarest, Atene e Sofia, svoltasi a Berlino nell'imminenza della Conferenza di Belgrado, non era assolutamente in funzione deLla Conferenza stess~i. ma della situazione generale in un settore che interessa la Germania dal punto di vista militare come da quello economico.

Fu data ·istruzione di non esercitare, in connessione con la Conferenza, alcuna pressione. D'altra parte l'Auswiirtiges Amt mostrava di ignorare assolutamente la riunione a Vienna degli Addetti Militari (telespresso Rochira n. 763/129 del 23 gennaio) (1).

Weizsacker mi ha detto, circa la Conferenza dell'Intesa balcanica, che a Berlino si ha l'impressione di buona disposizione, da parte di tutti, perchè nei Balcani sia .conservata la pace. Persino la Turchia, che fra gli Stati balcanici rappresenta la punta antitedesca, riconoscerebbe 'la non convenienza di organizzare o facilitare azioni contro il Reich. In ogni modo, è certo che sulla Turchia, date anche le mosse di Weygand, si concentra l'attenzione tedesca. Gli osservatori che seguono a Belgrado la riunione attuale hanno appunto l'incarico di sorvegliare, soprattutto, il contegno dei rappresentanti turchi.

A proposito delle voci diffuse da un telegramma da Belgrado della United Press, secondo cui Gafencu avrebbe fatto capire agli altri delegati che, se le potenze dell'Intesa balcanica non garantissero in qualche forma le frontiere della Romania con l'Ungheria e con la Bulgaria, essa si farebbe dare tale garanzia dalla Germania, in ·cambio di concessioni economiche, e tenterebbe inoltre un'intesa con la Russia mediante un patto di non aggressione, ho chiesto a Weizsacker cosa ci sia di vero in tutti questi progetti. Weizsacker mi ha smentito tali voci giornalistiche, ritenendole sorte da dichiarazioni, pure smentite, che Ribbentrop avrebbe fatto in un'intervista con un giornalista straniero (2).

È fuor di dubbio però che in questi ambienti non si nasconde il proprio compiacimento per la piega che hanno preso i rapporti con la Romania e si manifesta la tendenza a favorire, nella situazione attuale, il mantenimento di uno status quo balcanico. Non è certo in questa direzione che si desidera un'espansione russa, ma al caso, verso il settore asiatico (3).

252

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RidERVATISSIMO 1037/340. Berlino, 3 febbraio 1940 (4).

Mio telegramma n. 88 (5) di oggi. Come ho .comunicato col mio telegramma suindicato, ieri il Conte Magistrati è stato ricevuto in udienza di congedo dal Cancelliere Hitler.

Nella ·conversazione, durata ·circa un'ora, sono stati toccati vari argomenti che Magistrati ha riassunto nell'appunto che invio qui unito all'E. V., in duplice esemplare (6).

.ALLEGATO

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

.APPUNTO RISERVATISSIMO S. N. Berlino, 2 febbraio 1940. Mi sono recato stamane a visitare il Cancelliere Hitler, nel Palazzo della Cancelleria, in udienza di commiato. Ricevuto sulla porta del Palazzo dal Ministro Meissner e dal Primo Aiutante Personale del Cancelliere, Briickner, sono stato introdotto presso di lui a mezzogiorno, rimanendovi fin verso le una. La conversazione, alla quale hanno assistito il Ministro Meissner ed il Consigliere del Gabinetto di von Ribbentrop, Hewel (che ha preso numerosi appunti durante la conversazione stessa) e che si è iniziata con alcuni ricordi personali della mia vita e di quella della mia povera moglie a Berlino, può cosi riassumersi (1): l) Influenza delle condizioni atmosferiche sulla condotta delle operazioni militari. -Hitler, accennando alla grande quantità di neve caduta negli scorsi giorni e alla bassissima temperatura che si aggira oramai da settimane sui 15 gradi sotto zero, ha posto in rilievo come fortunatamente, ad onta di queste pessime condizioni non si sia avuta quest'anno in Germania alcuna epidemia influenzale. Le condizioni generali sanitarie sono nel Reich favorevoli, probabilmente anche perchè per fortuna non si sono avuti fino ad ora eccessivi' sviluppi di umidità. Anche sulla linea delle fortificazioni ad occidente le condizioni delle truppe sono buone. Naturalmente ogni azione è paralizzata. Avevano perfettamente ragione gli uomini di guerra del Medioevo che interrompevano qualsiasi loro attività bellica nel periodo invernale, sistemando i loro uomini nei cosidetti quartieri d'inverno ed ottenendo cosi la creazione automatica di una vera e propria tregua fino alla primavera. Venendo a tempi più moderni occorre riconoscere che nel complesso le cosidette campagne invernali costituirono sempre, militarmente, un enorme sforzo con modesti per non dire cattivi risultati. Lo stesso Napoleone finì per commettere il grave errore di far combattere i suoi soldati nelle nevi e con la temperatura glaciale della Russia, con i risultati disastrosi, che tutti conoscono. Del resto, che le condizioni atmosferiche dell'inverno, specialmente nel Nord Europa, siano elemento decisivo per una sospensione delle ostilità è dimostrato proprio ora da quanto è stato dato osservare e constatare in Filandia circa l'effetto del freddo sulle armi moderne. Si può così affermare con sicurezza che allorchè la temperatura tocca i 15 gradi sotto zero, tutte le armi motorizzate cominciano a necessitare di cure immense e di spropositato consumo di carburante per tenerle sempre in movimento. A 20 gradi sotto zero il loro uso diviene pressochè impossibile. A 23 gradi sotto zero qualsiasi tank si immobilizza. Cosi in Finlandia i Russi hanno ad un certo momento dovuto abbandonare non pochi carri armati rimasti assolutamente inutilizzati. Se poi infine la temperatura raggiunge i 30 gradi sotto zero persino, si può dire, l'uso del fucile diviene difficilissimo, perchè gli uomini sono costretti a munirsi per la protezione delle mani di tali indumenti da rendere quasi impossibile il maneggio stesso dell'arma. Le attuali condizioni atmosferiche che imperversano in Europa producono quindi una generale stasi e in certo modo non rendono facili le previsioni e i programmi immediati. Per questi motivi non ho ancora risposto -ha aggiunto il Cancelliere -alla lettera del Duce perchè è mia intenzione fornire al Vostro Capo ogni maggiore possibile precisazione sugli elementi che formano la situazione attuale e sulle mie previsioni. 2) Situazione generale. -Hitler è venuto poi a parlare delle condizioni di guerra della Germania, iniziando il suo dire con una frase, assolutamente identica

I4 -Dowmenti dip:lomatici -Serie IX -Vol. III.

a quella che viene spesso ripetuta, come è noto, da von Ribbentrop, che cioè • la Germania combatte questa guerra nella migliore delle condizioni che fosse stato dato di prevedere •. Con le spalle tedesche libere a seguito dell'accordo con la Russia e con la situazione esistente in Europa e nel mondo, l'Inghilterra e la Francia non possono certamente giocare oggi le loro carte sulla linea del conflitto 1914-13. Troppe condizioni sono cambiate. Chissà però se gli inglesi siano in grado di realizzare la profondità di questi mutamenti. Io -ha aggiunto il Cancelliere -nei miei non pochi contatti con gli uomini politici di Gran Bretagna, mi sono dovuto convincere che oltre la Manica si vive ancora in un'atmosfera vittoriana e si crede forse ancora che basti la presenza di una flotta inglese per mutare, in forma decisiva, come avveniva ad esempio fino alla fine del secolo scorso in Estremo Oriente, il corso degli avvenimenti. II mio sogno politico era quello di formare un'intesa tra Inghilterra, Germania e Italia, perchè per anni ed anni ho ritenuto che in questo trinomio si potesse trovare la vera stabilità in Europa. Ma ho dovuto invece accorgermi che la presunzione e l'egoismo britannici sono tali da rendere impossibili tali comprensioni e avvicinamenti.

L'Inghilterra crede ancora di poter dettare la sua legge ed esercita i suoi mezzi a tale fine. Io, ad esempio, non bevo caffè e quindi a me personalmente la cosa importa meno: ma è possibile che un popolo debba rimanere senza caffè o senza grassi solo per un capriccio o imposizione britannica? L'ideale per l'Inghilterra sarebbe che la Germania restasse in eterno la prigioniera del Mare del Nord e l'Italia quella del Mediterraneo. Proprio in questi giorni è caduto in nostra mano, proveniente dall'Estremo Oriente, un documento britannico, che mi riprometto inviare al Duce e che mostra chiaramente i veri intendimenti dell'Inghilterra. In queste condizioni • non vedo oggi alcuna probabilità di intesa ed aggiungo che è da augurarsi che non sia raggiunto un cattivo compromesso, perchè esso sarebbe causa di un nuovo conflitto tra brevissimi anni •. I francesi, poi, a loro volta, questi

• gelosi • dell'Europa, sono anch'essi convinti di dover sempre rappresE)ntare una parte predominante ed essenziale e si oppongono quindi agli sviluppi naturali dei nostri Paesi.

Del resto le attuali condizioni fanno veramente ritenere che la Germania si trovi, nella partita attuale, in condizioni vantaggiose. Io non amo sottovalutare le forze avversarie, ma devo dire che nei tanto decantati armamenti franco-britannici vi è non piccola esagerazione. E non credo che lo spirito ed il mordente dei soldati francesi sia quello del 1914. Fino ad oggi, in cinque mesi di guerra, i soli soldati francesi che abbiamo visto presso le nostre linee sono i pochi prigionieri che abbiamo fatto. E anche le artiglierie hanno fatto poco o nulla. Solamente due bunker della nostra linea fortificata sono stati colpiti, uno da un proiettile di artiglieria pesante e l'altro da una granata leggera con risultati assolutamente nulli e che hanno dimostrato la potenza della nostra fortificazione.

3) Azione dell'Inghilterra. -Se quindi dal punto di vista militare la Germania si sente perfettamente tranquilla, questo non vuoi dire che l'Inghilterra non tenti con ogni mezzo di scatenare nuove complicazioni anche se ciò debba costituire un totale sacrificio di terzi. Il sistema dell'Inghilterra di sacrificare • a sangue freddo • coloro che si lasciano da essa abbagliare, è semplicemente abbominevole. Voi sapete quanto è avvenuto in Polonia, chiaro esempio dell'egoismo britannico. Da parte mia non avevo chiesto per la Germania che la soluzione della questione di Danzica e la creazione dell'autostrada con la Prussia Orientale, e i polacchi si erano nel complesso dimostrati favorevoli all'accettazione della mia proposta. • Io non ho voluto questa guerra •. Poi è venuta l'Inghilterra con il miraggio della famosa garanzia e quindi Varsavia si è avviata verso il progressivo irrigidimento che ha portato al conflitto. Ma non basta. Dopo pochi giorni dall'inizio delle ostilità e preci&èimente il 7 o 8 settembre, a Lublino si è fatta strada tra certi elementi responsabili polacchi una corrente favorevole a venire ancora ad una intesa con la Germania. E da parte mia, pur aumentando le richieste tedesche e ciò per il sacrificio di sangue già compiuto dai soldati (sono sicuro che il Duce a qualunque momento della campagna etiopica avrebbe potuto giungere ad un'intesa con il Negus ma che egli non ha voluto ciò fare dati i sacrifici già compiuti dal suo Popolo e che sarebbe stato un assurdo, dopo l'entrata delle truppe in Addis Abeba, di chiedere a lui una rinunzia) non sarei stato contrario dal prendere in considerazione la possibilità di un'immediata cessazione delle operazioni. Ma subito l'Ambasciatore britannico, sempre sventolando il miraggio di un immediato efficace intervento militare francoinglese contro la Germania, accorse per mandare a vuoto questi desideri polacchi e per persuadere i dirigenti di quel disgraziato paese a continuare· una inutile lotta.

Ora l'Inghilterra non poteva ignorare che la Polonia era votata alla rovina. Proprio in questa stanza io ho più volte detto all'Ambasciatore britannico che le forze di resistenza della Polonia nei confronti della Germania erano minime e che Londra non doveva farsi alcuna illusione sulle possibilità militari di •quel Paese. Ci ha veramente l'Inghilterra sottovalutati o viceversa ha sacrificato apposta, a sangue freddo, la Polonia?

E ancora non basta. Quale significato ha avuto la disgraziata resistenza della città di Varsavia che ha causato tante vittime nella popolazione? Non è stata forse una conseguenza del continuo eccitamento britannico? Per conto mio ho fatto di tutto per salvare la popolazione civile ed ho mandato apposta colà il funzionario della mia Cancelleria Presidenziale, che Voi conoscete, Kiewitz, per trattare una evacuazione, ma nulla è stato possibile ottenere. E mentre la città soffriva il Signor Comandante in Capo dell'Esercito polacco, Smigly-Rydz, se ne passava tranquillamente in terra romena, senza aver fatto il pur minimo tentativo di venire a prendere il suo posto fra i combattenti.

Ora ci avviamo alla stessa storia in Finlandia. Quando si iniziarono le trattative russo-finlandesi, non mancammo da parte tedesca di far comprendere ad Helsinki l'opportunità di un'intesa ed il pericolo di un conflitto. Noi non potevamo fare altro. Del resto grandi motivi di simpatia per i finlandesi non possiamo averne. Se ricerchiamo i precedenti, troviamo che fu la Germania a creare la Finlandia libera con la pace di Brest Litovsk. E, quasi non bastasse, furono i soldati tedeschi quelli che con il loro sacrificio di sangue si batterono in terra finnica contro i russi nel 1918 per la cosidetta guerra di liberazione. Il risultato pratico è stato che la Finlandia, non appena creata a Stato indipendente, si è sempre schierata contro la Germania ed ha preferito seguire la scia dei Paesi democratici. Tutta la storia dei dibattiti ginevrini sta a dimostrare appunto come la Finlandia in tutte le questioni di riparazioni e di sanzioni, non abbia mancato una sola occasione per votare sempre contro la Germania. Del resto il Reich ben poche prove di riconoscenza ha avuto dagli altri Paesi baltici, Lettonia, Estonia e Lituania, i quali tutte e tre, per la verità, devono la loro indipendenza unicamente alla Germania. Ma la riconoscenza non è di questo mondo!

Per ritornare al conflitto russo-finlandese, Vi dirò che quei nostri sforzi presso la Finlandia non ebbero successo e che un bel giorno Helsinki, per bocca del suo Ministro degli Esteri, si mise a fare l'intransigente. Perchè? Non è stato ciò forse conseguenza di un altro miraggio britannico? Io vorrei sapere cosa c'entra l'Inghilterra con la Finlandia. Forse si può sostenere che essa abbia interessi sulle coste scandinave del Mare del Nord, ma parlare di interessi britannici in Finlandia è come parlare di Timbuctu. Viceversa Inghilterra e Svezia si sono messe a più non posso ad aizzare Helsinki contro Mosca, con il ben noto risultato che sappiamo.

Io Vi posso assicurare che al Kremlino non si voleva questa guerra. La prova provata è che le operazioni militari sono state iniziate da parte russa nelle condizioni più sfavorevoli, all'inizio del grande inverno, allorchè la temperatura e la luce cominciavano giornalmente a diminuire in forma tale da far ritenere assolutamente impossibili operazioni in grande stile. I russi inoltre si sono trovati in condizioni di dover mandare in fretta e furia in Finlandia reparti assolutamente inadatti a combattere quel genere di guerra, mentre avrebbero avuto a disposizione, se avessero preparato la guerra da lunga mano, reparti siberiani perfettamente adatti a quel genere di campagna, sia per equipaggiamento sia per istruzione.

Adesso, dato i risultati poco favorevoli per Mosca di questo primo periodo della guerra, risultati dovuti per la massima parte a quelle condizioni atmosferiche, è venuta di moda nel mondo la svalorizzazione della potenza e dei mezzi militari della Russia. Qui non bisogna esagerare. Noi siamo perfettamente oramai al corrente déll'organizzazione e dei mezzi posseduti da Mosca e possiamo quindi giudicare, credo, piuttosto con esattezza. Ora se la Russia non è probabilmente in condizione di poter competere vittoriosamente con eserciti quali il tedesco e il giapponese, ciò non vuol dire che debbano essere sottovalutate la sua forza e le sue possibilità di mezzi e di rifornimenti di materie prime e di uomini. Questa campagna di denigrazione contro la Russia, condotta proprio da quei Paesi democratici che fino a pochi mesi fa decantavano l'efficienza e la potenza numerica dei carri armati, degli aeroplani, dei reggimenti sovietici e che ora li vogliono ridurre a nulla, provoca una reazione del Kremlino, che vede compromesso il suo prestigio. La Russia quindi oggi non può fare a meno di risolvere militarmente a suo favore la campagn:'l di Finlandia, e ciò costituisce appunto la difficoltà per una qualsiasi azione di pacificazione. I russi hanno commesso dei gravi errori, quale ad esempio quello della creazione del Governo di Terijoki, mostrando così di prestare fede alle dichiarazioni di quei fuorusciti finlandesi che volevano far ritenere sicura la rivoluzione in Finlandia al primo avvicinarsi delle avanguardie .sovietiche (è chiaramente dimostrato che i fuorusciti finiscono per non essere mai al corrente della situazione effettiva del loro paese: solo gli inglesi invece mostrano di voler veramente dare ascolto oggi agli emigrati tedeschi!).

Ma ciò non vuol dire che alla fine la Russia non vincerà la partita. Tutto infatti fa prevedere che allorchè le condizioni atmosferiche saranno completamente rovesciate e cioè la temperatura meno rigida e sopratutto la durata delle ore di luce nei confronti di quelle di oscurità enormemente aumentata, i finlandesi dovranno finire per cedere. E dovranno essere grati all'Inghilterra di questa loro tragedia.

Ho chiesto allora al Cancelliere se egli non ritenesse che i russi, dopo un tale eventuale successo, non si lasceranno tentare ad iniziare un'azione contro altri Paesi e particolarmente in Bessarabia. Il Cancelliere mi ha risposto di non avere elementi per giudicare ma ài ritenere che, proprio per le difficoltà incontrate in Finlandia, i russi non siano propensi a lasciarsi andare a nuove avventure di carattere militare.

Per la Germania la buona intesa con una Russia in pace e che sia in condizioni di fornirle quanto le occorre, è condizione molto importante per poter ottenere il successo. Le conversazioni con Mosca in materia economica procedono ora bene ed è imminente la conclusione dell'accordo negoziato colà dall'Ambasciatore Ritter: la Russia fornirà sopratutto commestibili, nutrimento per gli animali, petrolio, altri minerali, mentre la Germania le darà sopratutto macchinari.

Identica situazione di calma è necessaria per la Germania nei Balcani. L'elemento più pericoloso per un eventuale sovvertimento delle cose era colà costituito dall'Ungheria, con le sue pretese sulle terre romene che, qualora si fosse dovuto passare ai fatti, potevano provocare, con un conseguente intervento bulgaro, un conflitto generale. Con piacere quindi, ha aggiunto il Cancelliere -ho appreso come il Conte Csaky dia ora assicurazioni circa l'atteggiamento pacifico del suo Paese nei confronti di Bucarest. Se tutto rimarrà fermo, la Germania potrà economicamente ricavare dai suoi rapporti con gli Stati balcanici, un notevolissimo vantaggio.

La conversazione ha avuto qui termine. Il commiato è stato molto cordiale ed il Cancelliere, informandosi sul mio imminente viaggio a Roma, mi ha pregato di presentare al Duce e a S. E. il Ministro Ciano l'espressione della sua simpatia.

A breve commento di quanto sopra, devo dire come in tutta la conversazione (cosa questa che mi ha particolarmente colpito) io abbia avuto occasione di conEtatare come sia nelle linee generali, sia persino in taluni dettagli, il pensiero del Cancelliere collimasse esattamente con quello di von Ribbentrop. Ricordavo infatti con esattezza quanto il Ministro degli Affari Esteri del Reich ebbe a dirmi due settimane or sono nella sua villa di Dahlem. Ora nella sala della Cancelleria e dalla bocca di Hitler ho udito, ripeto, le stesse frasi e ho quindi constatato, si può dire, l'esistenza di un'identica forma mentis nel Cancelliere del Reich e nel suo diretto collaboratore.

Aggiungo infine che ho trovato il Cancelliere in buone condizioni di salute e animato, nella conversazione, da notevole vivacità di forme e di espressioni.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi Documenta on German Foreign Policy. 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 601. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini, (4) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (5) -Non pubblicato. (6) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 591.

253

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 600/230. Budapest, 3 febbraio 1940 (per. giorno 20).

Come era stato annunciato, martedì 27 gennaio il Ministro degli Affari Esteri Conte Csaky ha parlato dinanzi alla Commissione degli Affari Esteri della Camera dei Deputati e della Camera Alta. Egli ha parlato senza leggere.

Come riferisco a parte, i giornali hanno pubblicato sulle due sedute il più laconico comunicato: e nessun dettaglio è trapelato almeno finora da fonte ufficiale sulle dichiarazioni. I due recenti arHcoli dell'ufficioso Pester LLoyd che vi fanno diretta o indiretta allusione, e ,che trasmetto ,col mio telespresso n. 586/2•2,2 in data odierna (1), sono da considerare le sole interpretazioni delle dichiarazioni stesse. A quanto si dice, alle due sedute è stato dato il carattere più confidenziale, !Qer non voler dar l'impressione di influire suJla imminente Conferenza balcanica.

Ne ho domandato al Vice Ministro degli Affari Esteri (Csaky è ancora di nuovo ammalato) il quale in sostanza mi ha dichiarato che, come in genere si sapeva, il Conte Csaky aveva riferito alle Commissioni del Parlamento sui colloqui di Venezia, ma mentre alla Commissione della Camera Alta aveva detto qualche cosa di più, a quella della Camera dei Deputati in fondo non aveva rivelato, più o meno, che quello che tutti i giornali hanno pubblicato, e ciò nel timore che vi fossero indiscrezioni o imprudenze da parte dei più giovani e più inesperti membri della Commissione del Parlamento. Nessun accenno speciale il Conte Csaky aveva fatto alla politica coi vicini.

Ho poi per mio conto cercato, vedendo vari deputati ed uomini politici, fra cui anche l'ex Presidente del Consiglio Imrédy di saperne di più: ed in genere ho avuto la conferma che Csaky ha informato sulle recenti conversazioni avute con :t'E. V. e ribadito il concetto della necessità per l'Ungheria di fare una politica in stretta unione con .l'Italia e con la Germania, mettendo in evidenza che contrariamente alle voci corse, le relazioni fra Italia e Germania sono rimaste profondamente amichevoli ed intime. Il Ministro di Germania mi è parso particolarmente soddisfatto delle dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri.

Da varie fonti confidenziali ho poi avuto le seguenti informazioni sull'andamento della discussione che tuttavia riferisco con ogni riserva, se non altro sui dettagli:

« Alla Commissione della Camera dei Deputati il Conte Csaky, nell'introduzione del suo discorso, ha esposto la maniera in cui era stato concretato

l'incontro di Venezia, affermando .che egli aveva l'intenzione di recarsi in Italia per diporto allo scopo sopratutto di migliorare le proprie condizioni di salute. II Ministro d'Italia a Budapest -ha aggiunto -ha avuto sentore di questa mia intenzione ed ha avvertito naturalmente Roma. Dopo pochi giorni è giunto 'il telegramma del Conte Ciano che mi invitava a offrirgli la possibilità di uno scambio di vedute. Naturalmente aderii immediatamente-ha detto-e ci accordammo di incontrarci a Venezia. Il Conte Csaky quindi ha lungamente descritto le calorosissime accoglienze avute a Venezia, rilevando di essere stato sorpreso sopratutto dalle particolari attenzioni che gli vennero rivolte, che egli accolse con la massima soddisfazione sapendole dirette non alla sua persona, bensì all'Ungheria, la cui posizione cruciale era pienamente riconosciuta dal Governo fascista.

Ha esposto quindi a grandi linee i colloqui avuti col Conte Ciano. Ha rilevato fra altro che il Conte Ciano, dopo aver confermato la piena adesione dell'Italia alla linea politica sin qui seguita dall'Ungheria, ha tenuto anche a constatare che sia a Roma che a Berlino erano giunte segnalazioni dalle quali risultava che in Ungheria si stava svolgendo un'eccessiva propaganda, inspirata alle note fonti oecidentali, e avente lo scopo e il proposito di creare sCJrezi tra l'Italia e la Germania, tra l'Italia e l'Ungheria e tra l'Ungheria e la Germania. Dall'Ungheria sarebbe partita tra l'altro la voce che l'Italia tra non mo!l.to avrebbe avuto da Londra e da Pé!irigi un prestito di tre miliardi di lire: il Conte Ciano aveva ripetutamente accentuato la necessità di controbattere energicamente tale propaganda. Nessuna congettura doveva essere ammessa per quanto concerne i rapporti itala-germanici e la loro immutabilità. Un'analoga propaganda era in corso anche in Italia, ma il Governo fascista aveva già preso tutti i provvedimenti necessari per reprimerla.

II Conte Csaky a questo proposito ha accennato ai sentimenti anti-germanici

che erano nutriti da una certa parte del popolo italiano aggiungendo che questo

elemento non aveva alcuna importanza dal punto di vista dell'azione di politica

estera dell'Italia fascista, poichè si tratta se mai di alcuni strati sociali ancora

influenzati da elementi liberali ed ebraici.

La stessa cosa valeva anche per l'Ungheria. Ha invitato i deputati presenti

a non insistere in nessuna forma e in nessuna pccasione sugli argomenti sugge

riti dalla propaganda anglo-francese e soprattutto di non credere alla possibilità

che l'Italia si possa staccare dalla Germania. Secondo il Conte Osaky, il Mi

nistro degli Esteri italiano gli avrebbe dichiarato che qualora i suoi interessi .costringessero l'Italia ad 'intervenire nel confitto, l'Italia marcerà al fianco della Germania e in nessun ·caso al fianco dell'Inghilterra e della Francia.

II Conte Csaky ha concluso la parte del suo discorso dedicata ai colloqui

di Venezia ripetendo che l'Ungheria in ogni circostanza poteva contare sul più

valido appoggio della gtrande potenza fascista e che in tal senso aveva avuto

assicurazione da parte del Conte Ciano, il quale peraltro aveva chiaramente

affermato che per quanto concerne le esigenze irredentistiche dell'Ungheria,

questa non doveva almeno per ora prendere alcuna iniziativa, badando soltanto

a coordinare sempre i ptropri interessi alla situazione provocata dal conflitto e

all'azione diplomatica dell'Italia. Naturalmente-ha aggiunto il Conte Csaky

da parte sua egli ha aderito pienamente a questo ordine di idee.

Il Conte Csaky ha accennato quindi alla prossima Conferenza balcanica dichiarando che l'Ungheria da essa non si attendeva eccessivi .risultati e che anche a questo proposito in:tendeva agire in piena armonia con Roma.

Parlando della Jugoslavia, ha posto in rilievo il favorevole sviluppo che vanno p["endendo i rapporti fra i due Paesi, aggiungendo che il Conte Ciano aveva rilevato che l'Ungheria, anche in questo campo, specie per quanto concerne sia eventuali esigenze territoriali, sia per quanto concerne i diritti della minoranza magiara, non doveva prendere alcuna iniziativa. L'Ungheria difatti ha agito in tal senso. Le iniziative che per cosi dire giorno per giorno si manifestano da parte jugoslava stanno a dimostrare che l'azione di Roma per un generale accordo tra Belgrado e Budapest ha ormai concreti effetti.

Il Conte Csaky ha accennato quindi ai rappocti tra Ungheria e Romania, constatando che anche in questo ·campo l'Ungheria deve tener conto degli interessi che l'Italia ha a Bucarest. Di fronte alla rigidità romena e sopratutto in considerazione dei preparativi militari di quest'ultima, non si deve escludere tra 'le eventualità anche quella di un confl.i:tto, ma peraltro -ha tenuto a rilevare il Conte Csaky -secondo il desiderio di Roma l'Ungheria non prenderà mai una iniziativa in tal senso. Essa si limiterà ad attendere il corso degli avvenimenti e qualora gli sviluppi del conflitto nei confronti della Romania dovessero portare a conseguenze gravi per tale paese, soltanto allora l'Ungheria interverrà con tutte le pro~ie energie per salvaguardare i propri interessi.

Ha rilevato infine che uno dei problemi più importanti del momento attuale per l'Ungheria era quello slovacco. Anche a .questo proposito peraltro non poteva dare buone notizie. Gli slovacchi-avrebbe detto -si dimostrano nel vero senso della parola impertinenti, e, confidando nella protezione della Germania, ocifìutano qualsiasi proposta che giunge loro dall'Ungheria, considerando l'atteggiamento moderato e misurato dell'Ungheria un segno di debole.zza. Il Conte Csaky ha aggiunto che il problema slovacco potrebbe essere militarmente risolto dall'Ungheria in 48 ore e di aver ragione di poter constatare che, qualora a ciò si dovesse giungere, la Germania non muoverà un dito in favore della Slovacchia. Ma a questo proposito l'Ungheria non intende prendere alcuna iniziativa, confidando sopratutto nell'azione di Roma e di Berlino.

Ha concluso riepilogando quanto aveva esposto e sottolineando ancora una volta che base fondamentale della politica ungherese dovevano essere considerate le relazioni veocamente incrollabili esistenti tra Italia ed Ungheria e soprattutto l'amicizia sincera, profonda, inspirata alla massima comprensione che per il popolo ungherese hanno dimostrato e dimostrano in ogni occasione il Duce e il Conte Ciano.

Il deputato Colomanno Ratz (ex ·crocefrecciato•) ha chiesto al Ministro degli Esteri se l'Ungheria, qualora fosse coinvolta nel ·conflitto, avrebbe agito secondo i suggerimenti dell'Italia, ciò che secondo lui sarebbe stata l'unica possibilità per salvaguardare il Paese da ogni pericolo. Secondo lui l'Ungheria dovrebbe mantenersi immutabilmente sulla linea indicata da Roma e da Berlino.

Il Conte Csaky gli ha risposto che l'esposto da lui fatto sulla situazione generale costituiva per se stesso un'esauriente risposta alla domanda.

Le dichiarazioni del Conte Csaky sono state approvate all'unanimità dai

presenti».

Le dichiarazioni del Conte Csaky non avrebbero destato· favorevole im

pressione, come è logico, nei componenti della commissione di tendenze libe

II"ali, in diretto contatto o comunque influenzati dalla propaganda anglo-francese.

S'i dice anzi che il deputato Zsilinszky, che non aveva voluto intervenire nella

discussione, si proporrebbe di scrivere una lettera al Presidente del Consiglio

per protestare per il fatto che il discorso del Conte Csaky non ha prospettato

la necessità che l'Ungheria, ferma restando la sua amicizia per l'Italia, con

tinui a mantenere normali relazioni con l'Inghilterra e con la Francia, « tenendo

conto sopratutto della quasi totale assoluta certezza che la Germania, nel con

flitto attuale, non potrà essere vincitrice ».

Gli ambienti liberali ed ebraici ungheresi del resto hanno intensificato in

questi ultimi giorni la loro propaganda contro la persona e l'attività del Conte

Csaky, ed auspicando che il portafoglio degli Esteri sia assunto dal Conte Te

leki, sui sentimenti del quale per l'Inghilterra e per la Francia essi credono di

poter maggiormente fida~rsi.

Quanto alla seduta della Commissione presso la Camera Alta, sarebbe

avvenuto, circa i rapporti con la Russia, un vivace intervento del Conte Bethlen;

mi riservo di controllare la segnalazione e riferire all'E. V. quanto potrà risul

tanni al riguardo.

(l) Non pubblicato.

254

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 3 febbraio 1940.

When His Majesty's Ambassador saw Count Ciano on the 15th January he

expressed the view that it was no longer possible to postpone the consideration

of economie questions pending the conclusion of an agreement in regard to

contraband ·contro!, in regard to which Count Ciano made certain counter pro

posals. In consequence of this the Master of the Rolls returned to London

in order to piace the situation which had thus arisen before His Majesty's Go

vernment in ali its aspects.

His Majesty's Government have had under review the situation thus created

in ali its aspects as affecting both British and Italian interests. They are anxious

to reach promptly a generai settlement of the outstanding questions which

have hitherto been separately discussed. With this end in view make the fol

Iòwing proposals, which constitute a single pian.

l. His Majesty's Government are prepared to modify the exercise of their belligerent rights in respect of contraband contrai by accepting in principle the Italian State .guarantee offered to them by Count Ciano, subjet to the elucidation of its method of operation in administrative practice.

2. His Majesty's Government are prepared to make available for sale to Italy not less than 8.3 million tons of coal during 1940, provided the orders are placed at an early date, to cover (a) Italian requirements already notified

(b) further requirements resulting from the cessation of German sea-borne coal exports. His Majesty's Government will furthermore authorise the sale of this coal to Italy at prices equivalent to those paid by British consumers in the United Kingdom.

3. -In order to p~rovide the sterling to pay for th1s coal as well as for raw materials from the sterling area for Italian use, His Majesty's Government are prepared to place orders in Italy for such goods in such amounts as have already been indicated up to at least L. 20,000,000, provided that tbe .goods are those wbkh bave already been discussed and tbat adequate deliveries within 1940 are made possible by tbe Italian autborities. 4. -In addition thereto His Majesty's Government are prepared to buy tbemselves orto provide marketing .facilities in the United Kingdom for certain additional agricultural products of ltalian or.igin and thus to make a further amount of sterling available for Italian purchases witbin the sterling area. 5. -The proposals of His Majesty's Government outlined in the four preceding paragrapbs are dependent on tbe supply of the aircraft, guns and other equipment wbich bave been under discussion since November. 6. -His Majesty's Government would further be prepared to consider yet furtber purcbase.s of manufactured goods wbicb the Italian Government may wisb to propose. 7. -The raw materials from non-Italian sources required for ali tbe abovementioned manufactures, or other raw materials as their equivalents, would be furnished by His Majesty's Government as part of tbe purcbase pri:ce. 8. -The clearing and other financial agreements required to implement tbese a:nrangements would necessarily fall to be concluded as part of the generai plan. The sbipping agreements which have been discussed and are awaiting tbe final concurrence of tbe Italian Government, togetber with the financial arrangements relating to these agreements, would also• best be treated as part of the generai plan. 9. -The sterling resources available to the Italian Government, after payment for the ·coal and for the clearing accounts, would be at tbe disposal of the Italian Government for the purcbase within the sterling area of available ll'aw materials and His Majesty's Gwernment will facilitate the issue to the Italian Government of the necessary export licences. 10. -As S'ir Percy Loraine has already pointed out to Count Ciano, the only purcbases of Italian goods which it has so far proved possible to arrange fall short of providing the Italian Government witb the amount of sterling required for the purchase of the quantities of coal and sterling raw materials which the Italian authorities have already indicated that they wish to buy. It is to meet the situation thus arising, to assist the adjustment of Anglo-Italian economie relations to war conditions and to mitigate so far as possible the inconveniences caused by the Allied contraband control that the present proposals His Majesty's Government bave formulated as an integrai solution.

TRADUZIONE

Il 15 gennaio quando l'Ambasciatore di Sua Maestà vide il Conte Ciano egli espresse il parere -in relazione al quale il Ministro degli Esteri italiano fece

alcune controproposte -che non era più possibile posporre l'esame delle questioni economiche in attesa della conclusione di un accordo sul controllo del contrabbando. In conseguenza di ciò il Master of the RolZs tornò a Londra al fine di presentare tutti gli aspetti della nuova questione al Governo di Sua Maestà.

Il Governo britannico ha potuto quindi esaminare la situazione così creatasi nei vari aspetti riflettentisi sugli interessi tanto italiani che inglesi. Esso è ansioso di raggiungere prontamente una generale sistemazione delle principali questioni che fino ad ora sono state trattate separatamente. Avendo in vista questo tìne formula le seguenti proposte che costituiscono un unico piano.

1. -Il Governo di Sua Maestà è disposto a modificare l'esercizio dei suoi diritti di belligerante nei riguardi del controllo sul contrabbando, accettando in principio la garanzia statale italiana offertagli dal Conte Ciano, con riserva di ulteriori schiarimenti circa il metodo di pratica applicazione in via amministrativa. 2. -Il Governo di Sua Maestà è pronto a mettere a disposizione per la vendita all'Italia non meno di 8,3 milioni di tonnellate di carbone durante il 1940, purchè le ordinazioni siano piazzate in una prossima data e ciò per coprire (a) le richieste italiane già notificate, (b) ulteriori richieste derivanti dalla cessazione delle esportazioni via mare dalla Germania. Il Governo di Sua Maestà autorizzerà inoltre la vendita di questo carbone all'Italia a prezzi equivalenti a quelli pagati dai consumatori britannici nel Regno Unito. 3. -Allo scopo di fornire le sterline necessarie a pagare questo carbone e le materie prime dai territori dove la sterlina ha corso legale per uso dell'Italia, il Governo di Sua Maestà è pronto a fare ordinazioni di tali merci in Italia nella misura che è stata indicata fino ad una cifra di 20 milioni di sterline almeno, a condizione che le merci siano quelle che hanno già fatto oggetto di discussione e che adeguate consegne siano rese possibili da parte delle autorità italiane entro il 1940. 4. -Oltre a questo, il Governo di Sua Maestà è pronto a comprare per suo conto od a fornire facilitazioni di mercato nel Regno Unito per certi prodotti agricoli addizionali di origine italiana e, per conseguenza, a mettere a disposizione una ulteriore quantità di sterline per acquisti italiani entro i territori dove la sterlina ha corso legale (sterZing area). 5. -Le proposte del Governo di Sua Maestà, specificate nei quattro paragrafi precedenti, sono in dipendenza delle forniture di aeromobili, cannoni e altro materiale di equipaggiamento che sono stati oggetto di discussione fin dal novembre. 6. -Il Governo di Sua Maestà sarebbe inoltre disposto a prendere in considerazione anche quegli altri acquisti di manufatti che il Governo italiano può desiderare di proporre. 7. -Le materie prime, di origine non italiana, richieste per tutte le industrie sopra menzionate od altre materie prime equivalenti alle predette, sarebbero fornite dal Governo di Sua Maestà come parte del prezzo di acquisto. 8. -Il clearing e gli altri accordi finanziari, necessari a completare queste intese, dovrebbero necessariamente essere conclusi come parte del piano generale. Gli accordi di navigazione che sono stati discussi ed attendono il consenso definitivo del Governo italiano, insieme alle intese finanziarie connesse a questi accordi, sarebbero pure meglio trattati come parte del piano generale. 9. -I crediti in sterline del Governo italiano, dopo i pagamenti per il carbone e per il conto clearing, sarebbero a disposizione del Governo italiano per l'acquisto, nei territori ove la sterlina ha corso legale (sterZing aerea), di materie prime disponibili e il Governo britannico faciliterà la concessione al Governo italiano delle necessarie licenze di esportazione. 10. -Come Sir Percy Loraine ha già fatto rilevare al Conte Ciano, i soli acquisti di beni italiani che fin qui è stato possibile definire sono sufficienti a provvedere il Governo italiano dell'ammontare di sterline necessario per l'acquisto delle qùantità di carbone e di materie prime acquistabili in sterline che le autorità italiane hanno già indicato che desiderano acquistare. È per fronteggiare la situazione che ne deriva, per favorire l'adeguamento delle relazioni economiche italo-inglesi alle

condizioni di guerra e per mitigare, per quanto è possibile, gli inconvenienti causati dal controllo sul contrabbando esercitato dagli alleati, che il Governo di Sua Maestà ha formulato le presenti proposte come una soluzione integrale (1).

255

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. Shanghai, 5 febbraio 1940, ore 12 (per. ore 22).

A titolo documentazione e quale caratteristico esempio della mentalità degli uomini Chung king trascrivo quanto quel Vice Ministro Affari Esteri ha dichirurato ieri a Rosset Desandrè: « Governo nazionale cinese nutre viva speranza che relazioni tra l'Italia e Cina tornino presto ad essere cordialissime, come per il passato, e confida su appoggi personali Conte Ciano. Governo cinese comprende ben1ss.imo (e li giustifica) motivi politici d'indole internazionale e ragioni ideali che hanno indotto l'Italia a seguire una poliUca di amicizia verso il Giappone e ad aderire al patto anti-comintern. Governo cinese chiede soltanto che l'Italia rimanga neutrale in attuale conflitto e non si schieri dalla parte del nemico tradizionale della Cina con il riconoscimento del Governo di Wang Ching-wei, qualora dovesse costituirsi; Governo destinato aver vita effimera e che non avrà mai appoggio patrioti come dimostrano recenti defezioni verificatesi dopo pubblicazione noto accordo con Giappone. Governo cinese spera che l'Italia non vorrà affrettare riconoscimento tale Governo e prega vivamente Conte Ciano di voler tenere a cuore tale .speranza Governo cinese che lotta di tutte le forze per difendere .sua libertà e che, nonostante le più terribili prove, è tuttora riuscito a mantenere in suo >possesso maggior parte della Cina e a stabilizzare propria valuta. Ciò che Governo cinese chiede a Governo italiano è che esso non prenda alcuna deciS'ione immediata pregiudizievole per la Cina perchè Governo cinese è certo ·che avvenimenti del corrente anno non tarderanno a dimostrare vittoria finale della Cina nazionale; e ciò non è illusione».

256

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 30. Sofia, 5 febbraio 1940, ore 13,45 (per. ore 18,20).

Prime reazioni comunicato finale Intesa balcanica confermano pienamente previsioni questi circoli politici di cui al mio rapporto n. 256 del 30 gennaio scorso (2).

Punto terzo viene considerato successo tendenza romena riaffermare solidarietà Intesa balcanica tutela integrità territoriale singoli Stati membri, mentre punto quarto, cui formulazione è qui giudicata molto blanda, costituirebbe ten

tativo mantenere aperte possibilità pacifiche soluzioni problemi bulgaro ed un

gherese.

Variamente commentata poi è assenza qualsiasi menzione opera di pace

perseguita dall'Italia nei Balcani.

Questa stampa intanto continua sottolineare marcatamente cordialità rap

porti turco-bulgari e ruolo che Saracoglu, atteso Sofia domani avrebbe giuocato

Belgrado nell'interesse Bulgaria; mentre vengono rinnovate da parte ufficiale

manifestazioni amichevoli verso Russia non prive quakhe significato.

(l) -La presente traduzione reca il visto di Mussolini. (2) -Non pubblicato.
257

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 63. Mooca, 5 febbraio 1940, ore 14,40 (per. ore 20,15). Articolo Isvestia firma Janovski intitolato «Preoccupazioni romane» osserva che speranze circoli dirigenti italiani conquistare mercati esteri abbandonati da belligeranti sono fallite e anzichè successo in alcuni casi manifestatosi palese regresso. Dopo aver citato articolo giornale Regime Fascista circa difficoltà espansione economica italiana dovuta deficienza merci, articolo prosegue dicendo che circoli dirigenti italiani non avevano previsto che guerra avrebbe assunto indole non tanto militare quanto economica e che blocco anglofrancese non intenda affatto assumersi spese guerra per regalare ad Italia frutti medesima. Quindi guerra Europa, anzichè facilitare espansione italiana ha acuito con. correnza. Riferendosi dichiarazioni Ministro Riccardi circa esportazione tessuti lana articolo osserva che lanieri hannogli ragionevolmente risposto essere impossibile esportare tessuti quando Ministro rifiuta importazione materia prima. Speculazione intorno Hcenze importazione e rappresaglie governative rovineranno piccole medie imprese stabilendo definitivamente monopolio grandi ditte. Anche p~rogetti esportazione concimi falliti :seguito mancanza juta per confezione sacchi. Riassumendo articolo o·sserva che primo tentativo imperialismo italiano scaldarsi mani approfittando guerra europea è fallito ma tuttavia Roma

non rinuncierà ad ulteriori tentativi speculare su eventi e forse non soltanto campo commercio estero.

258

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 64. Mosca, 5 febbrwio 1940, ore 19,26 (per. ore 22,05). Articolo giornale Stella rossa dedicato Conferenza balcanica, esaminando atteggiamento Italia osserva che Italia proclamandosi a parole favorevole al mantenimento pace neutralità paesi balcani-ci e nascondendosi dietro alleanza

tedesca in realtà mercanteggia con Inghilterra Francia sfruttando propJI'ia influenza sopra Jugoslavia Ungheria. Tesi che nulla può avvenire Balcani senza o contro Italia significa che se Inghilterra Francia vogliono creare blocco Stati balcanici includendovi paesi trovantis.i sfera influenza 1romana Italia esigerà per questo definiti compensi. Neutralità paesi balcanici è per Italia strumento per 11icattare blocco anglo-francese. Controversie manifestatesi alla Conferenza fra singoli suoi partecipanti riflettono mercanteggiamenti svolgentisi fra Lonc:Lra Parigi.

259

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE BRITANNICA NELLA COMMISSIONE MISTA, GREENE

L. 42/05040/6. Roma, 5 febbraio 1940.

Stavo per spedirVi i due qui uniti Pro-Memoria che rispondono ai Vostri

del 16 gennaio u. s. (1), allorchè mi è pervenuto il Pro-Memoria del 3 corr. (2).

Poichè i qui acclusi P,ro-Memoria rispondono, sebbene parzialmente, a tale Vostra ultima comunicazione, ritengo che sia preferibile inviarVeli ugualmente, riservandomi di farVi pervenire nei primi giorni della prossima settimana una esauriente risposta al Vostro Pro-Memoria del 3 ,corr.

ALLEGATO l.

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, ALL'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA

PROMEMORIA 42/05041/7. Roma, 3 febbraio 1940.

l. -Le cifre contenute nel Pro-Memoria dell'Ambasciata Britannica in data 16 gennaio u. s. (3) sui quantitativi annui di carbone da coke che ci sono necessari si basano sulle statistiche del 1938.

Al riguardo è da osservare: a) che le importazioni del 1938 erano inferiori alla reale potenzialità che avevano in quel tempo i nostri stabilimenti distillatori; b) che in seguito allo sviluppo del piano di siderurgia integrale, tali dati non corrispondono ormai più ai nostri attuali effettivi fabbisogni.

Quindi le Autorità italiane devono insistere nella loro affermazione e cioè che H quantitativo minimo di carbone da coke che occorre per il 1940 non sarà inferiore ai già indicati 4 milioni di tonnellate, come assoluto minimo indispensabile; in ciò non è compreso il fabbisogno per le future commesse all'Inghilterra e alla Francia.

2. -Circa la proposta britannica di fornire all'Italia 8 milioni annui di tonnellate di carbone, le competenti Autorità italiane hanno rilevato come nello scorso bimestre (dicembre-gennaio) allorchè si è cercato di aumentare solo di un poco le esportazioni di carbone dall'Inghilterra, esse non hanno corrisposto alle aspettative.

Al riguardo non si può non rilevare che nello scorso gennaio si è tentato di realizzare il programma dei 4 milioni di tonnellate previsto per il 1940 e non è stato possibile raggiungere il plafond previsto per la lentezza delle caricazioni e la deficienza di qualche qualità da caricare (in totale nel mese di gennaio si sono caricate tonnellate 293.000 invece delle 330.000 previste).

3.-Nel citato Pro-Memoria dell'Ambasciata Britannica è detto che si è fatta

una inchiesta sui ritardi da noi lamentati nel caricamento delle navi a New Castle,

e che esaminati i registri concernenti le navi che hanno effettuato caricamenti du

rante gli ultimi due mesi in pochi casi il caricamento è stato superiore al normale

e nella maggior parte dei casi è stato molto inferiore al normale. Dagli specchi che

si allegano (l) -relativi ai mesi di dicembre-gennaio -risulta invece che molti

piroscafi italiani che si sono recati a caricare carbone in Inghilterra hanno dovuto

attendere parecchi giorni (ed alcuni anche 9, 10 e 12 giorni) prima di iniziare le

operazioni di caricazione.

Infine è da aggiungere che la maggiore lunghezza di navigazione verso i porti del Tyne e la più lunga durata -per ragioni tecniche -della caricazione al Tyne ed al Canale di Bristol (a Rotterdam essa in media si effettua in 3 giorni), fanno sì che si verrebbe a ridurre grandemente l'efficienza della nostra flotta adibita al ritiro del carbone qualora non potesse più recarsi a Rotterdam.

ALLEG.I\TO II.

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI ALL'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA

PROMEMORIA 42/05042/8. Roma, 3 febbraio 1940. L -La proposta inglese di fornire all'Italia tonn. 8.000.000 di carbone (2) (mentre nelle trattative era stata prevista da parte nostra l'importazione di soli 4/5.000.000 di tonn.) senza peraltro aderire alla nostra domanda di non ridurre gli acquisti normali dell'Inghilterra in Italia da 9 a 4 milioni di sterline, significa praticamente che la maggior parte della importazione di carbone dovrebbe pagarsi dall'Italia con forniture di carattere eccezionale.

2. -Il carbone importato nel Regno tanto dalla Gran Bretagna quanto dalla Germania è stato finora, nel suo complesso, regolato a mezzo di nostre esportazioni normali verso i due Paesi e praticamente è stato compensato con l'esportazione dei nostri prodotti ortofrutticoli.

Infatti, prendendo per base i dati del 1938, il valore fob delle importazioni in Italia di carbon fossile e coke è stato di circa un miliardo corrispondente al valore fob delle nostre esportazioni di prodotti ortofrutticoli verso gli stessi Paesi nel medesimo anno.

3. -Da quanto sopra risultano evidenti le gravi conseguenze che deriverebbero all'economia italiana qualora si dovesse mettere in atto la proposta inglese. Infatti: a) per ottenere lo stesso tonnellaggio globale di carbone, si dovrebbe pagarne, come già osservato, una gran parte con forniture eccezionali;

b) la normale corrente di esportazioni italiane di prodotti ortofrutticoli verso la Germania -che, da sola, rappresentava nel 1938 il 40 % (nel 1939 il 41 %) del volume delle nostre esportazioni verso questo Paese -in mancanza della contropartita del carbone tedesco, sarebbe stroncata, con ripercussioni insostenibili per una vasta categoria di nostri esportatori che verrebbero così a perdere il principale mercato di sbocco dei loro prodotti, il quale da solo assorbiva nel 1938 il 50 % (nel 1939 il 54 %) del volume totale delle nostre esportazioni ortofrutticole.

4. --Tenute presenti le osservazioni sopra esposte si dichiara che per acquistare carbone nella misura sopra indicata, anche nella ipotesi che da parte inglese si rinunciasse a ridurre pel 1940 da 9 a 4 milioni di sterline il volume delle nostre esportazioni correnti verso la Gran Bretagna, occorrerebbe trovare un equilibrio in un maggiore acquisto da parte britannica di prodotti italiani di normale esportazione, oltre i 9 milioni di sterline. 5. --L'offerta inglese è completata da una precisa indicazione per quanto riguarda la misura del prezzo. La proposta applicazione di prezzi • equivalenti • a

quelli pagati dai consumatori britannici nel Regno Unito non può essere accettata da parte italiana. Nella materia occorrerebbe precisare che il prezzo da applicarsi agli acquisti di carbone inglese da parte dell'Italia dovrebbe esserè quello più basso praticato per le singole qualità destinate all'esportazione in confronto a quelle destinate al consumo interno.

6. -Il trasporto via mare di così ingente quantitativo di carbone richiederebbe l'utilizzo di un tonnellaggio che potrebbe essere messo a disposizione dall'Italia solo parzialmente e a condizione che siano eliminati i motivi di ritardo che nei porti carbonieri inglesi incidono negativamente sul ciclo di utilizzo del materiale nautico. Inoltre occorre ricordare il punto di vista italiano, già esposto sulla questione del regolamento dei noli dovuti alla bandiera italiana. Da parte italìana si conferma che detti noli dovranno in ogni caso continuare ad essere regolati in valuta libera, all'infuori dei costi di compensazione, come già prevedono i vigenti Accordi fra i due Paesi.

(l) -Vedi DD. 144 e 143. (2) -Vedi D. 254. (3) -Vedi D. 145. (l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 144.
260

L'ADDETTO MILITARE ED AERONAUTICO AD ANKARA, ZAVATTARU, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. SEGRETO 308 (1). Ankara, 5 febbraio 1940.

Mi riferisco ai miei telegrammi 2.35/30 del 27/1 e 265/32 del 2/2 u. s.

Sintetizzo quanto mi risulta dal recente viaggio• del gen. Weygand in Turchia: giunto con il Taurus (ferrovia) il 25/1 mattino; ricevuto alla stazione dall'Ambasciatore di Francia, S. E. Massigli; alloggiato all'Ambasciata; conferito varie volte con Maresciallo Fevzi çakmak Capo di Stato Mag

giore Generale turco, rientrato ad Ankara il 26./1 dalle province orientali dove si trovava da qualche giorno;

partecipato 28/1 ad una colazione al Club di Ankara offerta dal Maocesciallo predetto, presenti membri delle Ambasciate francese, inglese, del Ministero della Difesa Nazionale, dello S. M. turco;

ripartito col Taurus (ferrovia) il 29/1 per Beirut (2); inviato generale francese (3) a Parigi per conferire; partito 30/1 col Simplon Orient Espress da Istanbul. Circa scopi e risultati del viaggio, mi risulta:

gen. \Veygand sarebbe venuto ad Ankara per prendere contatto con generale D'Arbonneau, nuovo addetto militare francese e capo della missione francese in Turchia e per conferire con lo Stato Maggiore turco;

negli ambienti francesi si tiene a dichiarare che il viaggio è uno dei normali contatti conseguenti al patto tripartito;

pare abbia avuto delusioni circa efficienza attuale forze armate turche, conseguenti ai danni materiali e morali provocati dal terremoto (vedi mio 326 del 6/2 u. s.);

pare abbia avuto altre delusioni per netto desiderio della Turchia di rimanere estranea al conflitto, mentre Francia ed Inghilterra non sarebbero aliene dal preparare qualcosa in questo settore;

conseguente invio del generale a Parigi per riferire, suggerire e prendere ordini.

Il gen. Weygand è chiamato comandante in capo delle armate francesi del Levante, il che, mentre conferma il desiderio degli alleati di aumentare ancora notevolmente la forza del corpo dislocato in Siria, che può oggi a malapena essere conside~rato una sola armata, pare confermi la voce che i Turchi non avrebbero ancora riconosciuto al Weygand il diritto di mettere mano nelle cose militari turche, se non in linea molto generale. Egli non è quindi ancora considerato come si vorrebbe il Comandante delle forze alleate del Levante, ma solo almeno per ora dalle forze francesi in Levante. Il che confermerebbe che esiste tuttora un'aspirazione della Turchia su Aleppo e parte della Siria (il dono dell'Hatay sarebbe stato troppo poca cosa) e nessun desiderio di passare agli ordini materiali di capi di altre Potenze.

Segnalo a questo proposito quanto ebbe a dirmi l'addetto militare polacco (sempre molto legato agli inglesi e francesi), sulla ragione per la quale, nonostante in questo settore siano ben maggiori gli interessi inglesi (Egitto, Palestina, Iraq, Iran, Indie) in ·confronto a quelli francesi (Siria) sia stato costituito un grande corpo francese e non inglese.

Egli ritiene: non disporre l'Inghilterra di un generale di primo ordine al quale affidare un ruolo così importante;

essere il Weygand una figura veramente adatta per compiti di tal fatta specie per la conoscenza che ha di questi problemi per essere stato Alto Commissario in Siiria;

non essere molto popolare l'Inghilterra in Turchia per avere provocato la rivolta dell'Arabia e la relativa perdita di vasto territorio già appartenente ai turchi dlliTante la guerra mondiale;

essere sempre presente la parte avuta specialmente dall'Inghilterra per l'oc·cupazione di Costantinopoli a guerra mondiale conclusa e non essere escluse ulteriori mire su questa importante porta dell'Occidente;

essersi amicata la Turchia la Francia con la cessione dell'Hatay ed avendo forse messo essa come impegno alla Turchia il dover accettare in caso di necessità il Weygand ·come comandante superiore.

È noto a codesto Servizio che il gen. Weygand si recherà prossimamente in Egitto.

(l) -Copia del presente rapporto è stata trasmessa, a Palazzo Chigi, con Telespr. segretoda Ankara n. 275/146, in data 7 febbraio, firmato Berio, non pubblicato. (2) -Nota del testo: « A puro titolo informativo segnalo. la notizia secondo la quale, nonostante la smentita data dall'Agenzia di Anatolia, il Weygand si sarebbe recato nelle province orientali. Il vagone salone sul quale egli viaggiava e che (dietro controllo da me fatto eseguire) fu attaccato al Taurus 15 minuti prima della partenza (ore l anzichè 21, per ritardo), recava la scritta " Bagdad ". Però poichè la linea per la Siria e per le provincie orientali è comune da Ankara ai pressi di Kayseri non si può del tutto escludere questa notizia che mi è stata data da persona addentro nell'ambiente del Ministero della Difesa Nazionale. D'altra parte cosa sarebbe andato a fare ad Erzerum? Di la ben poco si può decidere in più di quello che si possa fare ad Ankara, dato che non si possono compiere ricognizioni alla frontiera se non impiegando vari giorni ». (3) -Nota del testo: « Pare sia il gen. Janneud comandante aviazione francese della Siria. Vedasi in proposito mio telegramma 265/32 del 2/2 u. s. •·
261

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 50. Helsinki, 6 febbraio 1940, ore 23 (per. giorno 7, ore 0,30).

A conferma mio telegramma n. 40 (l) informo risultarmi da buona fonte che avrebbe luogo 27 corrente (2) a Berlino scambio di vedute tra Ambasciatore di Germania a Mosca e questo Ministro di Gffi"mania in pr~enza quel Ministro degli Affari Esteri.

262

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1121/370. BerLino, 6 febbraio 1940 (per. giorno 20).

Seguito mio telespresso n. 1034/338 del 3 febbraio u. s. (3).

In questi ambienti politici si dimostra .soddisfazione per il corso avuto dalla Conferenza dell'Intesa balcanica. Non ci sono state sorprese, ma questa era appunto l'aspirazione della Germania che desidera in questo momento la massima tranquillità nei Balcani, anche nei rapporti reciproci fra i vari Stati di tale settore.

Il punto più delicato del convegno di Belgrado era, secondo l'opinione di Berlino, l'atteggiamento turco, dati i legami d'alleanza di Ankara con uno dei gruppi belligeranti. Un riflesso di tali legami, .secondo questi circoli, sa!I'ebbe l'assenza della parola neutralità nel comunicato finale, sostituita per desiderio della Turchia dal concetto dello «star fuori della guerra». In ogni modo le interpretazioni autentiche, date dopo la Conferenza dalle dichiarazioni dei Ministri degli Esteri jugoslavo e romeno, confermano apertamente la politica neutrale che si prefiggono ,gli Stati dell'Intesa balcanica.

Le informazioni giunte alla Wilhelmstmss.e coincidono con le previsioni. che avevo riferite, sul .contegno della Tur.chia. Nelle discussioni ·Con gli altri delegati, cioè, durante il corso della Conferenza, Saracoglu avrebbe tenuto un linguaggio rassicurante. L'attenzione di Berlino si concentra ora sulle accoglienze che farà al comunicato la stampa turca, notandosi che finora, probabilmente in attesa del ritorno del Ministro degli Esteri, essa non si è pronunciata.

Nei commenti dei giornali tedeschi si palesa un tono favorevole, come ho segnalato nei bollettini stampa. Si aggiunge anzi, in un editoriale ispirato dall'Auswèirtiges Amt, che per quanto riguarda i rapporti con la Turchia, « pre. messa la reciprocità, non si vede motivo di ostacolare il favorevole influsso della lontananza di tempo dalle prime accese argomentazioni ».

In una parola, non si considera a Berlino del tutto ed irrimediabilmente perduta la partita con la Turchia e si ha anzi qualche tenue speranza, a quanto mi viene riferito, di far vivere gli accordi commerciali.

'5 -Documenti dJplomatici • Serie IX · Vol. III.

A ,prescindere dalla Turchia qui si insiste nell'affermare la naturalezza dei rapporti di scambi mercantili fra la Germania e i Paesi balcanici, contro l'artificiosità di quelli che essi ,possano contrarre con l'altro gruppo belligerante, e si continua a ·classificare il volume di tali scambi fra la Germania e i singoli Paesi balcanici come l'elemento ,primo che deve attestare la volontà neutrale e pacifica di questi.

P. S. -Alcuni giornali di questa sera danno grande rilievo a notizie estere, secondo cui nella conferenza svoltasi lunedì a Parigi del Consiglio Supremo di Guerra degli Alleati, si sarebbe progettato un «Patto del Mar Nero» fra Turchia, Romania e Bulgaria. I giornali tedeschi ribattono immediatamente queste ·che credo soltanto voci giornalistiche, facendo notare che si tratterebbe di un intrigo antisovietico, e che esso mal compenserebbe la delusione franco-britannica per l'esito della Conferenza di Belgrado.

(l) Vedi D. 228.

(2) Sic.

(3) Vedi D. 251.

263

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO s. N. Roma, 6 febbraio 1940. Da quindici giorni le trattative economiche con la Germania si trascinano monotonamente, ripetendosi ogni giorno gli stessi argomenti. La Germania ci chiede di rivalorizzare il marco, di !asciarle i mercati balcanici per andare a vendere e comprare sui mercati che essa non può tenere, di fornirle tutto quello che abbiamo in casa salvo a rifornirei all'estero, di fare tutti gli sforzi per darle tutto quel che le occorre in materie prime (zolfo, canapa, mercurio) e ci ricorda che i suoi territori sono aumentati, ma nulla ci può dare di quel che questi ci davano e riduce il carbone a mezzo milione di tonnellate mensili (salvo sempre il caso di forza maggiore, per es. rottura di un ponte). Clodius adduce che ha msistenze continue da parte di Goring, di Ribbentrop, di Funk etc. perchè soprattutto organizziamo il contrabbando in loro favore. Ogni giorno siamo costretti a ripetere le stesse risposte, facendo presente che non comprendono la nostra situazione. Le trpttative continuano.

264

L'ADDETTO MILITARE ED AERONAUTICO D'UNGHERIA A ROMA, SZABO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA s. N. Roma, 6 febbraio 1940. L'Addetto Militare ed Aeronautico di Ungheria a Roma -per incarico del Governo ungherese (l) -ha l'onore di presentare qui acclusa nell'allegato n. l, una proposta dettagliata per un prestito di armamenti che la parte ungherese

desidererebbe ottenere dall'onorevole Governo italiano cont·ro pagamento in grano, possibilmente a una lunga scadenza.

2. --Con il desiderato prestito la parte ungherese affronterebbe le nuove esigenze della preparazione militare senza compromettere la stabilità del pengo ungherese, che non potrebbe sopportare per il momento un nuovo sforzo finanziario senza serie conseguenze. 3. --Per illustrare gli sforzi compiuti nel campo finanziario per la efficienza militare, si permette di comunicare i seguenti dati statistici che si riferiscono agli ultimi tre anni:

Sono stati stanziati: l) nel quadro del programma di Darànyi . 822.400.00{) pengo 2) per la costituzione d'una brigata di montagna . 36.300.000 :. 3) per munizionamento . 200.000.000 :. 4) per la mobilitazione . 236.000.000 :. 5) per il recente programma . 430.000.000 :.

TOTALE 1.724.700.000 pengo Coniirontando le spese militari, con il patrimonio nazionale, sia da parte tedesca, sia da parte ungherese, risulta che: l) il patrimonio nazionale tedesco è 33 volte superiore a quello ungherese;

2) secondo il numero degli abitanti, dal patrimonio nazionale ricade su un cittadino tedesco . 1.400 p. su un cittadino ungherese 370 p. cioè l:3, 78.

Secondo questi indici le spese militari ungheresi non dovrebbero superare annualmente i 220 milioni invece queste ammontano a 345 milioni.

4. -Il desiderato prestito sarebbe impiegato interamente in Italia per l'acquisto di materiale bellico elencato nell'allegato n. 2. L'Addetto Militare ed Aeronautico di Ungheria a Roma si permette di accludere qui allegata una grafica (allegato n. 4) (l) contenente: a) le somme dei singoli prestiti e gli acquisti di merce finora ottenuti dal

Governo italiano; b) gli interessi da pagare per i singoli prestiti; c) le :somme regolarmente ripagate già fino adesso da parte del Governo

ungherese. Somma di tutti i prestiti ed acquisti: Somma di tutti i prestiti ed acquisti in Italia Lit. 466.610.000

interessi da pa,gare . . . . . . . » 108.310.000 finora rimborsato . . . . . . . . » 235.603.000

5. -La parte ungherese consapevole di ceil'te difficoltà italiane nel campo materie prime, metterebbe a disposizione dell'Italia alcune materie prime specialmente per le forniture di bombe e munizionamento per gli aeroplani recentemente ordinati in Italia (per i Falco I e per Ca 135) il di cui approntamento in Ungheria il'ichiederebbe molto tempo.

(L'elenco di ,questo materiale da cedersi da parte ungherese è incluso nell'allegato n. 3).

(l} Non rintracciato.

6. --Quanto alla domanda ungherese riguardante la concessione del prestito, in caso affermativo, il Governo ungherese invierebbe in Italia una commissione finanziaria per ·compilare i soliti contratti finanziari. 7. --Sempre nel caso affermativo -per poter dar corso senza perdita di tempo alle ordinazioni da farsi, la parte ungherese chiede:

a) che il Ministero per ,gli Scambi e Valute possa dare il suo benestare ai contratti già approvati da parte del Ministero dell'Aeronautica per gli acquisti di aeroplani caccia e bombardamento (Falco I, Ca 135).

(Il benestare non è stato dato, perchè la parte finanziaria non era ancora regolata);

b) che il Ministero dell'Aeronautica possa concedere l'ordinazione per il munizionamento e bombe di cui all'allegato n. 2 contro la cessione di materiale elencato nell'allegato n. 3;

c) che con ·comune e diretto accordo fra Ministero deLla Guerra e Cogefag sia quanto prima :stabilita la possibilità tecnica della fornitwra degli altri materiali richiesti (allegato n. 2).

La parte ungherese tiene sempre conto delle esigenze italiane e non chiederebbe mai un sacrificio che danneggerebbe gli interessi militari italiani, perciò accetta con serenità un qualsiasi eventuale rifiuto, tanto più che conoscendo la sempre buona volontà di tutte le autorità è convinta che un eventuale rifiuto deriverebbe dal fatto di mancanza di possibilità momentanea.

Ma dato che il tempo preme e le possibilità di acquisti sul mercato mondiale diventano sempre più difficili, si prega e si propone che le domande ungheresi contenute nell'allegato n. 2, siano prese possibilmente quanto prima sotto esame da parte di una commissione composta di tutti gli enti interessati (Ministero della Guerra, Ministero dell'AeronauHca, Cogefag, Ministero per gli Scambi e Valute, etc.).

In questo modo si ottiene non solo un tempestivo e chiaro quadro delle attuali possibilità del materiale da cedersi, ma si facilita l'esame d'una eventuale sostituzione, di quello che non può essere ceduto.

La parte ungherese indipendentemente da questo prestito prospetta una collaborazione industriale anche su un terreno nuovo.

Pare che sul campo dei motori di aviazione (p. e. K. 14 di 1000 cavalli) le nostre ditte potrebbero dare un buon contributo all'aviazione italiana; inoltre il l'v1inistero della Difesa Nazionale sarebbe disposto a facilitare p. e. la creazione d'una fabbrica italiana in Ungheria per le costruzioni di bombe per aeroplani. Pare anche che sul campo autarchico ci sono possibilità di collaborazione non ancora esaminate, che possono giovare ad ambe le parti.

Dati la vastità ed il complesso delle questioni sopra menzionate, la creazione di detta commissione sarebbe probabilmente anche per questo scopo vantaggiosa.

ALLEGATO N. l.

PROPOSTA PER CONCESSIONE D'UN PRESTITO

ARMAMENTI PER L'UNGHERIA

l. -La parte ungherese domanda un prestito di lire 500 milioni, secondo le condizioni dei precedenti prestiti di lire 93 milioni e 120 milioni, concessi dal Governo italiano nell'anno 1935, rispettivamente nel 1938, per poter acquistare in Italia un certo quantitativo di materiali bellici.

2. --Il prestito porterebbe 4 % interessi all'anno e sarebbe rimborsato con grano in un periodo di 20 anni in 40 rate semestralmente, inclusi l'ammortizzazione del capitale e gli interessi. Il primo pagamento sarebbe effettuato il lo novembre 1940. 3. --La parte ungherese, secondo l'esito dei prossimi raccolti, desidererebbe non aspettare i 20 anni, ma rimborsare il prestito quanto prima. Perciò si prega di includere nel contratto finanziario da farsi, anche questa possibilità. 4. --Se le trattative per questo prestito si allungassero più d'un mese, la parte ungherese domanderebbe un prestito transitorio presso il Banco di Napoli, per poter far fronte ai suoi obblighi presso le Ditte italiane. (Secondo le condizioni dei precedenti prestiti prelevati presso la suddetta banca).

ALLEGATO N. 2.

MATERIALE DA ORDINARSI DEL PRESTITO DI 500 MILIONI

l) N. 50 CR 42 da caccia.

N. 40 motori di riserva . L. 63.000.00\\ 2) N. 70 Falco I.

N. 24 motori di riserva, pezzi di ricambio, licenza di fab

bricazione, spese di spedizione . . . 106.500.000 3) N. 36 Ca 135/bis di bombardamento.

N. 24 motori di riserva, pezzi di ricambio 76.400.000 4) Munizionamento 12.7 per la caccia e bombardamento 33.735.000 5) Bombe da 2 kg. 373.000 l

• • 100 • 13.000 l 64.130.000 • • 250 • 950 6) Cuoio 3.750.000 piedi2 . . 31.125.000

7) Panno per divise 750.000 m 40.000.000 B) Tende per truppa 15.000 . 900.000 9) Materiale sanitario . . . 3.000.000

10) Carri armati pesanti; macchinari ad installazioni per una fabbrica T4, Esogene o pentrite 81.210.000

ToTALE • L. 500.000.000

ALLEGATO N. 3.

MATERIALE DA CEDERE ALL'ITALIA DA PARTE UNGHERESE

Per le forniture di munizionamento (7.7 e 12.7) e per le bombe di aviazione: a) 370 tonnellate di nitrato ammoniaco b) 2.000 tonnellate di acciaio c) 275 tonnellate di toluolo

la rispettiva somma in dollari: 40.000 dollari. Il resto delle spese sarebbe coperto dal prestito.

(l) Vedi D. 242.

265

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO ·6'9. Mosca, 7 febbraio 1940, ore 14 (per. ore 16,30).

Articolo KomsomoLskaia Pravda intitolato «Schiavi dei villaggi italiani» dopo avere premesso che J:egime fas·cista ha votato popolo italiano a miseria spÌirituale e materiale descrive fosche tinte situazione braccianti rurali special

mente giovani trattati come schiavi e viventi condizioni peggiori del bestiame. Conclude dicendo demagogia Camicie Nere che proclamansi difensori gioventù è smentita da fatti provanti che giovani contadini italiani vivono in condizioni schiavitù oppressione medioevale.

266

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 95. Berlino, 7 febbraio 1940, ore 21,45. Telegramma di V. E. n. 254!2 R. del 30 gennaio (1). Confermo presenza a Berlino del Ministro di Germania in Finlandia e dell'Ambasciatore di Germania in Mosca. Ufficialmente si smentiscono nuove voci .mediazione germanica in relazione tali visite. Informazioni alla Wilhelmstrasse ribadiscono assoluta neutralità Germania nonostante amicizia con Russia. Weizsacker smentisce proposito di mediazione tedesca ed afferma che Russia è sicura rapida soluzione conflitto e non è disposta quindi cedere. Secondo Weizsacker Finlandia sarebbe invece propensa accettare èondi

zioni cui aveva accondisceso a suo tempo Kuusinen. Ritengo Germania proponesi consigliare in questo senso Finlandia.

267

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Mosca, 7 febbraio 1940, ore 22,05 (per. giorno 8, ore 3,45). Viaggio Ambasciatore di Germania a Berlino ha suscitato speculazioni svariatissime in questi ambienti diplomatici. Benchè Ambasciata di Germania continui affermare che i motivi viaggio vanno ricercati nell'attuale fase trattative commerciali, sta di fatto che egli non si è mai finora occupato di tali trattative affidandole fin dal loro inizio a Ritter e Schnurre qui presenti. Si ritiene che ragioni viaggio siano da ricercarsi soprattutto in una iniziativa di mediazione tedesca nel conflitto finlandese. Tale supposizione sarebbe avvalorata anche dalla presenza a Berlino del Ministro tedesco a Helsinki. Mediazione verrebbe offerta subito dopo offensiva prevista fin dal febbraio indipendentemente dal suo esito. Questi circoli militari

fanno rilevare che esercito sovietico sarà forza'tamente immobilizzato dopo sgelo durante aprile maggio.

Ad ogni buon fine riferisco anche voci provenienti da questa Ambasciata di Francia secondo le quali sarebbero attualmente in corso trattative fra Germania e U.R.S.S. per completare accordo esistente con effettiva alleanza militare.

Ambasciatore di Germania si sarebbe trattenuto a Berlino soltanto 10 giocni ritardando suo ritorno a Mosca.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 40 da Helsinki, vedi D. 228.

268

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

T. 3091/80 P. R. Roma, 7 febbraio 1940, ore 22,30.

Interessa conoscere a quanto ammonta, mensilmente, il costo complessivo della ·guerra in codesto Paese. Riferite dettagliatamente appena possibile (1).

269

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 71. Mosca, 7 febbraio 1940, ore 22,39 (per. giorno 8, ore 3,45).

Miei telegrammi 4·6, 48, 63, 69 (2).

Questa stampa continua sua indegna gazzarra anti-italiana con 'crescente violenza. Preso mira è sopratutto esercito e suoi capi. Trasmetto con cOil'riere odierno articolo giornali Sudok e Trud pieno volgari insulti contro Maresciallo Badoglio e Graziani.

È da rilevare che anche più aspri attacchi contro Francia, Inghilterra di questi ultimi giorni nQn hanno mai raggiunto violenza usata contro di noi.

Salvo ordini .contrari mi asterrò d'ora innanzi da telegrafare riassunti siffatti articoli che non hanno nemmeno più pregio originalità. Trasmetterò per corriere tradizionaJe. Prego comunLcare Micup (3).

270

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Sofia, 7 febbraio 1940, ore 23 (per. giorno 8, ore 8,20).

Mio telegramma n. 31 (4). Ho avuto nel pomeriggio lungo colloquio con Kiosseivanov che ha tenuto mettermi al corrente esito suoi incontri con Saraco~lu.

Ministro degli Affari Esteri turco al suo primo passaggio da Sofia gli aveva chiesto quali fossero desiderata Bulgaria ed in via subordinata se sarebbe stata accettabile soluzione intermediaria problema dobrugiano con larrga autonomia amministrativa. Kiosseivanov afferma avergli risposto che rivendicazioni Bulgaria sono troppo note; inutile quindi specifìcarle nuovamente; quanto a Dobrugia unica soluzione pensabile è ritorno puro e semplice alla Bulgaria, nel

(T. 3092/57 P. R. del 7 febbraio) e di Berlino (T. 3090/82 P. R. dell'S febbraio).

qual caso Bulgaria potrebb€ anche considerare patto non aggressione, mai però garanzia frontiere esterne Balcani anche se pienamente soddisfatte altre sue rivendicazioni, non volendo correre rischio essere trascinata conflitto con qualsiasi grande potenza.

A domanda di Saracoglu quale sarebbe atteggiamento Bulgaria in caso truppe romene sconfitte da russi si presentassero frontiere, Kiosseivanov avrebbe evitato rispondere affermando ipotesi difficilmente realizzabile. In caso di minaccia sovietica Balcani diretta Stretti, Bulgaria sarebbe in linea ·con altri Stati balcanici senza porre condizioni e, spera, con appoggio Italia. Ma ritiene eventuale azione sovietica non oltrepasserebbe Pruth, nel qual caso ha riportato impressione Turchia stessa non interverrebbe.

Al suo ritorno Sofia ieri Saracoglu gli avrebbe riferito aver illustrato sede Conferenza punto di vista Bulgaria; Gafencu, intransigente su Bessarabia, disposto qualche rettifica frontiera Ungheria e concessioni minoritarie Transilvania, avrebbe riconosciuto intera appartenenza etnica Dobrugia alla Bulgaria ma prospettata impossibilità iniziare processo revisionistico prima cessazione conflitto. Al che Cincar-Markovié avrebbe obiettato che a fine guerra Bulgaria certamente otterrebbe soddisfazione da grandi potenze; necessario quindi provvedere fin da ora.

Gafencu allora si sarebbe riservato riferire suo Governo e avrebbe incari

cato Saracoglu sondare Sofia per conos·cere se giudicavasi intanto opportuno

incontro Presidenti del Consiglio Bulgaria e Romania.

Kiosseivanov avrebbe risposto non essere in principio contrario, ma, per non provocare nuove disillusioni opinione pubblica, desiderare conoscere con qualche approssimazione entità proposte romene. Ha quindi suggerito incaricare Ministro delle Finanze romeno, Costantinescu, persona fiducia Re Carol, che è atteso prossimamente qui per negoziati economici, prendere con lui primi contatti. Si professa tuttavia molto scettico su effettiva portata proposte romene.

Riassumendo Kiosseivanov mi ha detto che sua impressione su riunione Belgrado è negativa, data intransigenza romena e scarsa buona volontà Jugoslavia. Visite Ministro degli AffR~ri Esteri turco tuttavia hanno servito rafforzare amicizia collaborazione turco-bulgara, sulla quale sembra fare affidamento.

Osserva infine ·che nessun accenno gli è stato fatto circa questione Tracia che fa pure sempre parte rivendicazioni Bulgaria. Continua affermare che rapporti con Sovieti mantengonsi stretto ambito economico e culturale e che nessuna richiesta politica gli è stata avanzata da Mosca. Politica estera Bulgaria, che guarda sempre a Roma come massima regolatrice questioni danubiano-balcaniche. rimane sempre neutrale indipendente.

(l) Telegrammi con la medesima richiesta furono inviati anche alle Ambasciate di Parigi

(2) -Vedi rispettivamente D. 224, D. 225, D. 257, e D. 265. (3) -Ministero della CUltura Popolare. (4) -Non pubblicato.
271

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10. Belgrado, 7 febbraio 1940 (per. giorno 10).

Sembra da attendersi che uno dei risultati positivi della recente riunione balcanica di Belgrado sia la determinazione di agire, con ogni mezzo di allettamento o di persuasione, a Sofia, per vedere di far entrare il chiarimento della situazione bulgara in fase di concreta e sollecita possibilità.

Tale chiarimento è, infatti, di eccezionale importanza per la tranquillità e libertà d'azione della Turchia. Ma, evidentemente, ove ottenibile, gioverebbe anche a sollevare di molto gli animi a Bucarest qualora fosse possibile tacitare o, quanto meno, placare uno dei creditori della Romania, di fronte alle maggiori e più gravi eventualità che potrà presentare, in futuro, la situazione ungaroromena.

In relazione a tali circostanze, è notevole come in quesh giorni della riunione di Belgrado, tornino ad affiorare qui accenni, già riferiti dalla R. Legazione a Sofia nello scorso settembre (telegramma per corriere e telespresso ministeriale n. 21961 P. R. (l) e 23.21972/C (2) del 22 e 23 settembre u. s., a precedenti progetti aggressivi, di ispirazione turca e romena, nei riguardi della Bulgaria. A questo mio collega bulgaro, sig. Popov, una personalità jugoslava, che è stato membro del Governo e che mantiene contatti con questo Ministero degli Esteri, ha proprio in questi ultimi tempi confermato che, effettivamente, nel luglio-agosto scorso, da parte di Ankara e di Bucarest sarebbero state sondate le disposizioni del Governo di Belgrado circa un progetto di azione militare collettiva da compiersi contro la Bulgaria, intesa a togliere di mezzo. l'indipendenza di un paese che rappresentava una pericolosa falla, apparentemente irreducibile, nel sistema dell'Intesa balcanica. Da Belgrado si sarebbe opposto un reciso rifiuto. Il che, l'interlocutore di Popov, faceva valere a prova dell'assegnamento che a Sofia si può sempre fare sugli intendimenti, sui consigli e sull'amichevole appoggio di Belgrado nei riguardi bulgari. Quello che, naturalmente, l'interlocutore non ha aggiunto è che, evidentemente, la Jugoslavia non avrebbe potuto agire diversamente. Se anche nell'estate scorsa, ad Ankara ed a Bucarest, contando sopra una diversa situazione nei confronti dell'U.R.S.S., si potevano concepire, a cuor leggero, simili piani, a Belgrado la nostra presenza in Albania e, d'altra parte, il peso della frontiera tedesca, non avrebbero consentito di consideil"are seriamente -a prescindere, poi, da altre considerazioni più direttamente jugoslave -una simile prova del fuoco cui si sarebbe richiesto di sottoporre, con suo principale pericolo, questo paese.

Il risuscitare, comunque, simili ricordi storici starebbe a provare come l'azione interbalcanica intenderebbe concentrarsi, nei prossimi tempi, sopratutto sull'argomento bulgaro, che è quello che appare di meno ardua difficoltà e di interesse più collettivo. Isolare le aspirazioni ungheresi potrebbe essere uno degli scopi di .simile azione.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrosmissione del T. 214 da Sofia del 17 settembre 1939, vedi D. D. I., Serie IX, vol. I, D. 265. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. 4742/1911 da Sofia dell'B settembre 1939; vedi D. D. I., Serie IX, vol. I, D. 109.
272

IL II SEGRETARIO DELL'AMBASCIATA A PARIGI, DEL BONO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

APPUNTO RISERVATO S. N. (1). Parigi, 7 febbraio 1940.

Ho fatto ieri colazione ·col Principe Starhenberg; gli ho chiesto informazioni e le sue impressioni sull'Ufficio austriaco che si sta costituendo sotto la presidenza del prof. Wassicky.

Starhenberg mi ha detto che egli e tutti gli austriaci che la pensano come lui dfiuterebbero, se richiesti di aderire, ogni appoggio a simile Ufficio, che è c austriaco» solo nominalmente ed in realtà è l'espressione degli interessi di un grosso gruppo di ebrei e di massoni.

L'Arcidu·ca Otto ed i suoi seguaci non hanno fino ad ora, e per le stesse ragioni, dato la loro adesione.

Starhenberg dice che il prof. Wassicky, essendo stato fin qui estraneo alla politica militante, è stato scelto al solo scopo di mascherare il carattere politico dell'Ufficio (vedi le dichiarazioni contrastanti di Rochat -telegramma per corriere della R. Ambasciata n. 010 del 10 gennaio u. s.) (2~. Infatti il carattere del Comitato si intravede facilmente attraverso un esame, sia pur superficiale, dell'ambiente ebraico e massonico dove l'Ufficio stesso è in gestazione.

Lo stesso Wasstcky non è considerato dagli austriaci come c austriaco vero»: egli è ceco di nascita ed ebbe il passaporto austriaco dopo la grande guerra, quando fu nominato capo dell'Istituto Farmacologico all'Università di Vienna (ai professori di Università, come perfino agli attori del BurgtheateT, di nascita non austriaca, veniva dato il passaporto austriaco al momento in cui entravano al servizio del Governo di Vienna). Il prof. Wassicky, all'infuori degli ambienti universitari, è ·completamente sconosciuto a Vienna. Ad ogni modo, non è che l'uomo di paglia dell'ambiente ebreo e socialista austriaco di qui, già completamente infeudato a quello francese, dove si parla fin d'ora di fare del Wassicky un futuro Masaryk per l'Austria.

L'ispiratrice di tutto è stata ed è, dietro le quinte, una nota ebrea viennese di 75 anni e che risiede a Parigi da oltre 25 anni: Berta Zuckerkandl. Legata da grande amicizia ad Herriot ed in buoni rapporti con Rochat, ha fatto a questi il nome di Wassicky dopo che si dovette rinunciare alla nomina di Bruno Walter, ormai non più austriaco.

La sorella della detta Zuckerkandl, nata Szeps, era la moglie di Paul Clemenceau e fu per lungo tempo l'amica di Painlevé; il padre delle sorelle Szeps era il proprietario (prima della grande guerra) del Wiener Tageblatt: ebreo e massone.

La Berta Zuckerkandl, ben piazzata in alcuni circoli politici, ·letterari ed artistici di Parigi, potè esercitare una notevole influenza nei riguardi della questione austria·ca -in senso antiasbuvgico -già ai tempi della grande

Parigi 930/411 in data 8 febbraio, firmato Guariglia, non pubblicato.

guerra e dopo. «A suo merito va riconosciuto -ha detto Starhenberg -che ai tempi di Dollfuss fece in Francia molta propaganda a favore dell'Austria :. (raccolta di fondi e avviamento di correnti turistiche). La Zuckerkandl dovrebbe essa stessa avere una specie di impiego nel costituendo Ufficio, con una rimunerazione di 8.000 franchi mensili.

L'Ufficio dovrebbe essere sovvenzionato con 100.000 franchi, circa, al mese, fomiti in parti uguali dai Governi francese e inglese. I posti direttivi e gli impieghi sono già assegnati per la maggior parte ad ebrei.

Le due persone più in vista messe accanto a Wassicky sono un certo Bischof, ex Segretario della Legazione d'Austria a Parr-igi, e già in rapporto con i partiti di sinistra austriaci; ed un certo sig. Soren, suddito ingles·e, che afferma di avere anche ..... la nazionalità austriaca (Francesco Giuseppe dette la cittadinanza onoraria al padre): quello che è ·certo è che appartiene all'Intelligence Service.

Fa già parte del Comitato anche la signora Deutch, ebrea, moglie del noto Deutch, fuoruscito austriaco e sedicente generale nelle brigate rosse nella guerra di Spa,gna: fu la fondatrice della organizzazione austriaca del Libero Pensiero.

«Un Ufficio presieduto da uno sconosciuto come Wassicky, -ha concluso Starhenberg -un Uffi·cio legato e dipendente da questi ambienti ebraici e massonici, composto di gente del genere di quella sopra nominata, non potrà fare che una pessima impressione in Austria, e, nelle mani abili di Goebbels, la notizia della sua costituzione potrà essere un ottimo elemento ad uso della propaganda nazista in Austria e all'estero ».

(l) -n presente appunto è stato trasmesso a Palazzo Ghigi con Telespresso riservato da (2) -Vedi D. 77.
273

IL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE BRITANNICA NELLA COMMISSIONE MISTA, GREENE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI

L. PERSONALE S. N. Roma, 7 febbraio 1940. I beg to acknowledge with thanks your letter of the 5th February with enclosures (1). As these deal with the situation as it stood o.n the 16th January I do not think that I can usefully reply to the questions which you raise as the whole matter will eventually fall to be considered in the light of the scheme contained in the Memorandum handed to Count Ciano by His Majesty's Ambassador on the 3rd February. I observe from your letter that you propose to send me your views upon that Memorandum next week but I venture to suggest that you should postpone doing so as the matter at present remains in the. hands of Count Ciano and the Ambassador and has not yet been referred to the Joint Committee. As soon as that takes place I shall at once get into touch

with you with a view to settling the procedure which the Committee should adopt in dealing with the various subjects to which the scheme relates.

(l) Vedi D. 259.

274

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 62. Washington, 8 febbraio 1940, ore 5,43 (l) (per. giorno 9, ore 4,10).

Il Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri sig. Sumner Welles mi ha ora comunicato essere stato incaricato dal Presidente Roosevelt di recarsi al più presto in Italia, Germania, Francia e Inghilterra per avere dei colloqui con i Capi ed i Ministri degli Affari Esteri di ciascuno dei detti Paesi. Annunzio ufficiale della missione Welles verrà reso pubblico domani in consueta conferenza stampa del Presidente.

A quanto sig. Welles mi ha detto, egli non è incaricato dal Presidente di sottoporre alcun progetto di eventuale pace alle personalità da cui sarà ricevuto, ma soitanto di riferirgli personalmente al suo ritorno qui circa colloqui avuti, senza peraltro dare comunicazione ai vari Capi di Stato e Ministri che visiterà del risultato dei suoi colloqui negli altri Paesi. Nell'informare ,che Sottosegretario di Stato conterebbe imbarcarsi 17 corrente sul Rex per venire direttamente in Italia, prego V. E. far telegraficamente conoscere se egli potrà essere ricevuto a Roma dal Duce e (ripeto e) dalla E. V. subito dopo suo sbarco in Italia ossia 26 o 27. Signor Welles sarà accompagnato nel suo viaggio da quaJ.che Segretario e conta trattenersi in Europa soltanto due settimane.

275

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T, RISERVATISSIMO 3138 P. R. Roma, 8 febbraio 1940, ore 16,30.

Vostro 191 (2).

Forniture tedesche di carbone continuano per ii momento in modo normale.

Però sia perchè forse via mare non sarà più possibile :flra qualche tempo far venire carbone dalla Germania (applicazione noto decreto blocco oppure operazioni belliche in territorio olandese), sia perchè forse via tem·a possono sorgere improvvisi ostacoli non è da escludere che le forniture di carbone tedesco potranno in avvenire subire delle considerevoli diminuzioni.

Come sapirete l'Inghilterra d ha offerto di fornirci 8 milioni di tonnellate all'anno di carbone, e trattative al riguardo si svolgono qui.

Mi sarà perciò gradito conoscere maggiori dettagli circa le conversazioni che si svolgono a Parigi per far passare attraverso le vie fluviali francesi il ca~rbone proveniente dall'Inghilterra.

(l) -Ora locale. (2) -Riferimento errato: non è stato possibile stabilire quale documento si intende indicare.
276

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 13. Stoccolma, 8 febbraio 1940, ore 21,05 (per. giorno 9, ore 2,40). Riassumo brevemente dichiarazioni che in conversazione odierna mi sono state fatte da quegto Ministro degli Affari Esteri e da Segretario Generale stesso Dicastero: l) Alleati ·continuano forti pressioni su questo Governo per spingerlo guerra contro Russia. 2) Svezia decisa resistere, tanto più convinta che abbandono neutralità provocherebbe, nei prevedibili suoi sviluppi, intervento Germania contro questo Paese ·che rendesi conto gravità tale serio pericolo. 3) Ministro degli Affari Esteri ~ritiene che « per un mese ancora» nessuna novità debba attendersi; ma, pur convinto necessità linea di condotta attualmente seguita, non potrebbe impegnare avvenire, potendo sviluppo situazione finlandese e quella generale esigere diverso atteggiamento. Pur deprecandolo, non esclude possibilità che la Svezia possa un giorno unirsi alla Finlandia e impugnare le armi. 4) Aiuti Finlandia, armi e viveri, continuano abbondare. Stesso materiale proviene colà, attraverso Svezia, anche da parte Londra insieme « qualche volontario». Svezia procede acquisti all'estero per conto Finlandia. Volontari svedesi in Finlandia ammontano circa 10.000; si teme però che volendo superare in modo sensibile tale numero, Germania potrebbe far rimostranze. Nessuna n·.1ova azione da parte della Russia. ·5) Mi si è lasciato intendere che Germania avrebbe fatto sperare che ;u caso sconfitta Finlandia, marcia russa non continuerebbe su Svezia. Però qui non si è proclivi a prestar fede a ciò, pur ammettendo che Berlino non avrebbe interesse a cambiare situazione in questo Paese, quale finora si mantiene. 6) Ho tratto impressione che da grave incertezza della situazione riaffiora in questo momento speranza m·ediazione, forse tedesca, fra Mosca ed Helsingfors. S~gretario Generale degli Affari Esteri senza esplicitamente parlare di tale possibilità, mi ha detto, in via generale, essere a sua conoscenza che il Governo finlandese desiderava trattative e arriverebbe a concessioni più larghe di quelle

consentite nel passato. Segue telespresso per corriere (1).

277

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

L. STRETTAMENTE PERSONALE 1/00945. Roma, 8 febbraio 1940

Troverai, allegate a questa lettera, alcune notizie -desunte da un ~rapporto den'Ambasciata di Varsavia -relative all'esecuzione sommaria di 126

polacchi avvenuta il 26-27 dicembre in seguito all'uccisione di due sottufficiali tedeschi.

Ti si prega di utilizzare queste notizie in modo analogo a quello già da te attuato per le 'informazioni provenienti da Praga (1), osservando, naturalmente, le medesime rigorose cautele.

Vorrai farmi conoscere a suo tempo quanto avrai potuto fare al riguardo.

ALLEGATO

In quest'ultima settimana la popolazione di Varsavia è stata messa in orgasmo da gravi avvenimenti accaduti il 26-27 dicembre scorso nella località di Anin-Wawer (sobborgo di questa Città). Malgrado l'estrema difficoltà di ricostruire fedelmente l'accaduto, dalle informazioni raccolte a varie fonti attendibili (alcune delle quali tedesche) i fatti si sarebbero svolti come segue:

Durante la notte del 26 dicembre scorso in una bettola dell'anzidetta localitè, due sottufficiali tedeschi venivano uccisi a colpi di rivoltella da ignoti: circa i motivi dell'assassinio corrono varie versioni. Si è parlato di un atto di banditismo (iutt'altro che rari a Varsavia); di una vendetta per questioni di donne; di terrorismo politico. Il rumore degli spari richiamava alcuni poliziotti che si trovavano nei dintorni, i quali dopo aver fatto giustizia sommaria del proprietario della bettola, impiccavano il cadavere sulla soglia della casa. Nel frattempo veniva avvertito il Comando della Gestapo di Varsavia che procedeva a mobilitare immediatamente un reparto di armati al comando di un maggiore. Giunti all'alba sul luogo del delitto i militi fermavano il treno che da Anin-Wawer stava partendo per Varsavia, carico di operai che si avviavano al lavoro, e nella presunzione forse che fra essi si trovasse uno degli assassini, facevano scendere circa trecento viaggiatori dimoranti nella borgata anzidetta. Successivamente, a quanto si afferma, non sembrando sufficiente il numero dei fermati, fu proceduto all'arresto di tutti gli abitanti di sesso maschile di Anin-Wawer che vennero fatti schierare nella piazza principale della località. Un uomo ogni dieci venne quindi fatto uscire dalla fila senza alcuna distinzione di età, situazione di famiglia ecc. raggiungendosi così un totale di 125 persone.

Sempre a quanto si afferma, il Maggiore della Gestapo ordinò allora ad un reparto di soldati tedeschi, giunto anch'esso sul posto, di passare per le armi, a colpi di mitragliatrice, le 125 persone (fra le quali sembra vi fosse anche un ragazzo di 13 anni) che attendevano a mani levate, raggruppate contro un muro, la fine.

Sotto la minaccia dei militi della Gestapo, il plotone dell'esercito dovette esegmre, sembra a malincuore, l'ordine ricevuto.

La notizia provocava in questi ambienti della Kommandantur un senso di raccapriccio. Sembra anzi che il Generale Comandante abbia inviato a Berlino un suo rapporto di protesta per l'impiego arbitrario, in questa cruenta repressione, di un reparto dell'esercito.

Sparsasi a Varsavia la nuova dell'accaduto ne derivava nei giorni seguenti un'atmosfera di panico. Sintomo eloquente la fuga in massa di tutti gli uomini del quartiere operaio di Praga verso il centro di Varsavia perchè era corsa la voce che due militi tedeschi erano stati trovati morti in una strada deserta. E si trattava di ubbriachi.

(l) Non pubblicato.

(l) Vedi D. 142.

278

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 74. Mosca, 9 febbraio 1940, ore 15,03 (per. ore 18,20).

Mio telegramma n. 70 (1).

Da una conversazione avuta con funzionari questa Ambasciata Germania mediazione tedesca in corso nel conflitto sovietico-finlandese risulterebbe confermata.

Mediazione sulla quale in ques1ti ambienti tedeschi si conserva massima riservatezza incontrerebbe tuttavia notevoli difficoltà.

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 75. Mosca, 9 febbraio 1940, ore 15,05 (per. ore 18).

Articolo Komsomolskaia PravcLa intitolato «Imperialismo Italiano» scrive che Italia, nonostante sua debolezza militare economica diventa sempre più agg~ressiva. Senonchè non essendo sicura propria potenza militare conduce attualmente politica doppia faccia con continui tradimenti e perfidi passi diplomatici. .Contemporaneamente il:nperialismo italiano sfruttando antagonismo fra diversi gruppi Potenze imperialiste ricatta uni ed altri estorcendo con mezzi diplomatici o militari diversi vantaggi e concessioni. Mentre stampa italiana continua attaccare blocco anglo-francese specialmente Francia, diplomazia romana continua segrete trattative con Inghilterra che non perde speranza staccare \talia da Germania. Imperialismo italiano come quello anglo-francese cercava ~izzare Germania a guerra contro U.R.S.S. e sfruttare Polonia, Finlandia come trampolino per aggressione contro Unione Sovietica. Senonchè accordi sovietico-tedeschi distrussero questi vani sogni. Sin da inizio operazioni militari Fin\andia stampa italiana naturalmente istigata dal suo Padrone esprime solidarietà wn Finlandia bianca invitando altri Stati aiutare latifondisti finnici. Conclude \licendo che nonostante rigorosissima censura e rigido regime poliziesco che uascondono al Popolo italiano vera situazione, rimane quesito se quest'ultimo malgrado dimostrazione data essere contrario alla poliU.ca antisovietica e guerra 'm.perialista lascerassi trascinare nuova guerra. Proletariato contadini lavoratori italiani non permetteranno questa volta farsi ingannare ed essere venduti

~ome carne da cannone.

280

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BAS.TIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 10. Londra, 9 febbraio 1940 (per. giorno 14).

Come informai V. E. con mio telegramma n. 68 (l) Halifax ha desiderato vedermi perchè Vi informassi del progettato viaggio in Egitto di Eden. Non

trattai ne,ssuna questione particolare, nè egli mi fece alcun cenno all'ultima nota da me inviatagli sui di!ritti di guerra che la Gran Bretagna esercita nel Canale di Suez. Mi accennò invece vagamente a nuove disposizioni da lui date personalmente alla delegazione inglese facente parte della Commissione mista itala-britannica a Roma, per raggiungere più facilmente un accordo sulle questioni in discussione.

Durante il corso della conversazione egli trovò modo di dirmi che era suo desiderio rendere sempre migliori le relazioni fra i nostri due Paesi ed io ne profittai per ripetergli che le questioni del ·controllo del contrabbando essendo elementi negativi di quotidiano ·contrasto avrebbero dovuto essere eliminate sopratutto nell'interesse morale dell'Inghiltena.

Mi chiese se avessi Ietto il suo discorso e gli risposi che lo preferivo a quello successivo di Churchill molto opportunamente corretto poi dalle dichiarazioni iiel Primo Ministro. Mi domandò cosa pensassi del discorso del Flihrer e gli risposi che, nonostante i sar·casmi che conteneva mi pareva meno violento di quello che si sarebbe potuto pensare se fosse stato annunciato in anticipo, ma tuttavia fermo e deciso. Aggiunsi che visti i vaneggiamenti di coloro che specialmente in Francia parlano da tempo di spezzettamento della Germania e i sogni del sig. Benes che a Londra parla di rkostituzione del suo defunto Stato mosaico, Hitler nel suo discorso avrebbe potuto rispondere con più dure parole. La mia opinione era che costoro fossero su una falsa strada perchè non si può spezzettare una nazione di 80 milioni di abitanti e che sognare di rifare la vecchia Cecoslovacchia fosse ridicolo. Halifax annuì con molta prontezza e questo mi pare confermi quanto riferii a V. E. con mio rapporto n. 395/2117 del 30 gennaio u. s. (l) che il Governo inglese non è d'accordo coll'ex capo dello Stato cecoslovacco.

Come V. E. vede, niente di particolarmente impo·rtante in questa conversazione della quale apparve notizia nel Sunday Times del giorno successivo come di un tour d'orizon che Halifax avrebbe fatto con me.

Dall'inchiesta che ho fatto fare subito a mezzo dell'Ufficio Stampa delllit Ambasciata per ·Conoscere l'origine di tale informazione del Sunday Times è risultato che fu lo stesso Foreign Of]ice a darla e i pretesi circoli italiani citati in essa sarebbero qualche corrispondente di giornale italiano a Londra che inter'110gato da colleghi strani&i sulla conversazione avrebbe rimandato costoro alla informazione fornita dal Foreign Of]ice senza nè confermarla nè commentarla nè smentirla.

(l) -Vedi D. 267. (2) -Vedi D. 241.
281

L'INCARICATO D'AFFARI A. L A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 691/321. Sofia, 9 febbraio 1940 (per. giorno 13).

Miei rapporti 390/181 del 23 gennaio u. s. e 593/284 del 3 febbraio u. s. (2) Come ho riferito con il mio telegramma 32 del 7 u. s. (3) non sembra eh~ qui, nonostante l'asserito intervento di Cincar-Markovié in favore della tesi

bulgara in sed€ di riunione del Consiglio dell'Intesa balcanica e le dichiarazioni

di Sish di cui ai miei rapporti 632/292 e 293 del 5 u. s. (1), si sia molto sod

disfatti dell'attitudine jugoslava in questi ultimi mesi.

Anche questa stampa infatti, nel sottolineare, ·come ho segnalato, con qual

che insistenza la cordialità dei rapporti bulgaro-turchi e l'opera svolta da Sa

racoglu a Belgrado passa quasi completamente .sotto silenzio la parte che in seno

alla Conferenza avrebbe giocato la Jugoslavia.

Kiosseivanov non ha mancato di fall"melo rilevare non senza una certa

amarezza. Il patto di amicizia « eterna » continua, mi ha detto, ad essere ino

perante; e benchè sia stato fatto da Belgrado qualche velato accenno alla pos

sibilità di prendere in considerazione, se ed in quanto altri membri dell'Intesa

balcanica entrino nello stesso ordine di :idee, « moderate » richieste bulgare

di trettifiche alla frontiera nordoccidentale, non vi è stato finora alcun segno

positivo della buona volontà jugoslava. Anche senza sperare in un gesto poco

più che simbolico ma che servirebbe di mònito a di esempio a Grecia e Romania,

Kiosseivanov ritiene che qualche concessione Belgrado potrebbe fare per dare

un contenuto positivo al patto. E mi ha nuovamente citate le annose questioni

dell'introduzione dei libri bulgari in Jugoslavia, delle facilitazioni al piccolo

traffico di frontiera etc., tuttora insolute.

Nell'ac•cennarmi poi alla prossima inaugurazione delle Camere di Commercio bulgaro-jugoslave (mio rapporto del 7 febbraio n. 661/310) (2) ha mostrata una certa irritazione per l'insistenza che da parte jugoslava sarebbe stata fatta perchè in tale occasione questo Ministro del Commercio si recasse a Belgrado; benchè sia probabile che egli finisca per cedere al desiderio jugoslavo, mi ha detto che questi continui scambi di visite, unico risultato pratico del Patto di amicizia, sono generalmente inconcludenti e servono soltanto a dare l'impressione di una calorosità di rapporti in effetti inesistente.

(l) -Vedi D. 233. (2) -Non pubblicati. (3) -Vedi D. 270.
282

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 64. Washington, 10 febbraio 1940, ore 12,24 (per. ore 23,30).

Mio telegramma per corriere n. 393/109 del 12 gennaio (3).

Segretario di stato Hull in risposta scritta quesito postogli da Commissione deglt Esteri al Senato se U.R.S.S. abbia rispettato o meno clausole accordo 1933 che accompagnò riconoscimento del governo da parte degli Stati Uniti ha passato in rassegna 6 anni relazioni diplomatiche sovietico-americane rilevando interferenza in affari interni nord-americani commessa dal Governo sovietico ospitando Mosca comunisti americani in occasione congresso mondiale comunista nell'agosto 1935 e casi sporadici violazione diritti cittadini americani in Russia.

Hull ha inoltre messo in rilievo come ripresa rapporti diplomatici con

~6 -Docmnenti diplomatici-Serie IX -Vol. III.

Russia non fosse condizionata a clausole accordo 1933 lasciando implicitamente intendere come Stati Uniti non pensino per ora a rottura dei rapporti ventilata in questi ultimi tempi specialmente in ambienti repubblicani sopratutto :per imbarazzare Roo.sevelt.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 93.
283

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Washington, 10 febbraio 1940, ore 6,30 (l) (per. giorno 11, ore 2,30).

Roosevelt ha autorizzato ieri Ministro della Marina a mettere in vendita unità da guerra antiquate e attualmente in disarmo. Tratterebbesi a quanto pare di 37 cacciatorpediniere. Inoltre, durante la conversazione con funzionari Dicasteri militari e Dipartimento di Stato, Presidente ha prospettato anche vendita a Paesi neutrali di fucili, cannoni, nonchè di indumenti militari. In questi circoli politici e dalla stampa la cosa viene interpretata come inizio di una politica intesa al rafforzamento dei Paesi neutri minacciati di aggressione.

Tale supposizione viene avvalorata dal fatto che mentre in precedenza il materiale bellico fuori uso degli Stati Uniti d'America veniva .generalmente ceduto alle Repubbliche Sud-americane, sembra invece, da notizie non confermate, che principali acquirenti sarebbero Paesi scandinavi e balcanici.

Da parte ufficiale si apprende tuttavia che materiale non sarà venduto nè a Finlandia nè a Cina, evidentemente per non compromettere posizione Stati Uniti d'America di fronte a Russia e Giappone, data attuale delicatissima fase questione Estremo Oriente.

284

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 105. Berlino, l O febbraio 1940, ore 13.

Notizia del viaggio di Welles non ancora pubblicata da questi .giornali. Ho parlato con Weizsacker, il quale aveva fin~ra sulla missione Welles soltanto notizia indiretta. Nonostante limitazioni cautele da cui missione è caratterizzata, ho creduto di notare un certo interessamento. È rilevata. la forma riservata che avranno i sondaggi di Welles, il quale ha incarico di riferire soltanto a Roosevelt e Hull. Si nota anche che Welles viaggerà su nave italiana e farà prima tappa in Italia.

285

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 52. Helsinki, 10 febbraio 1940, ore 19,15 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 40 (2). Si è sparsa la voce, qui riprodotta da qualche giornale, che questo Ministro di Germania non farebbe ritorno ad Helsinki dando a questo mancato ritorno

intepretazione inasprimento politica tedesca verso questo Paese. Mentre mi risulta invece che il Ministro di Germania è qui atteso nel corso prossima settimana, qualche indizio distensione rapporti tedesco-finlandesi può già intravvedersi in una corrispondenza da Berlino sui giornali locali, nella quale si accenna a buone disposizioni tedesche per mediazione' ove Germania ne venisse richiesta.

Mi riservo tuttavia telegrafare quanto potrò apprendere circa viaggio di questo Ministro di Germania non appena avrò parlato lunedì prossimo con questo Ministro degli Affari Esteri assente in questi giorni da Helsinki.

(l) -Ora locale: 12,30 ora italiana. (2) -Vedi D. 228.
286

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 3278/17 P. R. Roma, 10 febbraio 1940, ore 22,35. Telespresso di questo R. Ministero n. 42/01234/2 (1). Per poter integrare nostre scorte si ravviserebbe utilità disporre a fine giugno dei 150 mila quintali di grano da noi inviati alla Spagna a titolo di prestito nel dicembre u. s. Pregavi f<U"mi conoscere se a vostro parere disponibilità di codesto Paese consentirebbe tale restituzione e se ritenete opportuno un vostro

passo al riguardo. Comunque telegrafate prima di esprimervi nel senso di cui sopra.

287

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 12. Belgrado, 10 febbraio 1940 (per. giorno 13). Cincar-Markovié mi ha espresso la sua viva gratitudine per le comunicazioni che Voi, Eccellenza, gli avete fatto giungere, per mezzo di Cristié, a proposito della sua azione nella recente riunione dell'Intesa balcanica. Riunione che, secondo egli mi ha detto, ha avuto come numero principale del suo programma la ricerca di una base di composizione fra Romania ed Ungheria e Bulgaria. Pur essendogli stato impossibile avere finora alcuna indicazione concreta sui limiti geografici delle rivendicazioni ungheresi, Cincar-Markovié ha voluto, ad ogni buon fine, appoggiato da Saracoglu, esaminare praticamente sulla carta, con Gafencu, le possibili soluzioni territoriali. Ha fatto presente a Gafencu i pericoli di lasciar 'in sospeso una situazione che non può comportare comunque abbiano a svolgersi gli avvenimenti futuri, rinuncie da parte ungherese e che lascia, perciò, la porta aperta a minacce avvenire per la pace in Balcania. Ha cercato di dissuaderlo dal far conto, come Gafencu sembra disposto a fare, sopra un regolamento da affidare ad una futura conferenza della pace, regola

mento che potrebbe anche non essere soddis"facente per la Romania, e, ad ogni modo, lasciare strascichi di ulteriori rivendicazioni e rancori. Gafencu avrebbe

obiettato di essere nell'assoluta impossibilità, per il momento, di prendere in concreta considerazione la questione e, pur riconoscendo maggiori possibilità <li un regolamento territoriale per la Dobrugia bulgara, ha dichiarato che, neppure per la Bulgaria gli era possibile assumere qualsiasi impegno, dato il tenore delle dichiarazioni fatte da Csaky a' Venezia, per non impegnarsi contemporaneamente dei riguardi dell'Ungheria. Gafencu sarebbe, tuttavia, ripartito alquanto scosso dalle pressioni fattegli e Cincar-Ma'l'kovié e Saracoglu sarebbero rimasti intesi di continuare a premere su Bucarest. Cincar-Markovié è, peraltro, rimasto sfavoLrévolmente impressionato della campagna in corso nella stampa ungherese, di cui non scorge, nelle presenti circostanze, le vere finalità. Mi consta, del resto, che Io stesso Ministro di Ungheria non è pienamente convinto delle ragioni di questo improvviso inasprimento di tono dei giornali ungheresi nei riguardi della Romania.

A parte questo, la riunione di Belgrado non ha avuto altri risultati notevoli, all'infuori di una precisa decisione di salvaguardia della pace in Balcania, erga omnes. Del resto, prima dell'inizio della riunione, Cincar-Markovié aveva ricevuto, come gli altri suoi colleghi balcanici, la visita del Ministro britannico, come del Ministro di Germania, ambedue espressamente incaricati di notificare come, nè da parte delle potenze occidentali, nè da parte tedesca, vi fosse la minima intenzione di recare alcun turbamento in questa zona.

Anche, per quanto rigu~da i rapporti economici interbalcaniei, CincarMarkovié mi ha detto che, contrariamente a quanto è stato affermato in qualche gimnale .straniero, la riunione si è limitata ad una discussione e a delle risoluzioni puramente accademiche. Ha riconosciuto che gli scambi interbalcanici sono del tutto insufficienti a costituire una seria organizzazione economica.

Ha avuto una ottima impressione delle disposizioni di Saracoglu ad accostarsi il più rapidamente possibile all'Italia e a svincolar:si, nei limiti del possibile, da compromettenti legami. Saracoglu avrebbe marcatamente insistito sopra la neutralità turca nel piresente conflitto. Egli è apparso particolarmente insoddisfatto e della presenza della famosa armata d'oriente e dello scalpore che s1 mena intorno a tale armata, inadeguato alla sue entità, ed alle sue possibilità.

Mi ha ripetutamente detto che le direttive della politica di Roma ed i risultati del convegno di Venezia sono stati, in linea principale e costantemente, presenti in unanimità di consensi durante tutte le fasi della riunione.

(l) Non rintracciato.

288

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. PER coRRIERE 31. Budapest, 10 febbraio 1940 (per. giorno 13). In assenza di Csaky indisposto, ho avuto occasione di parlare della Conferenza dell'Intesa balcanica con questo Vice Ministro degli Affari Esteri. Le sue impressioni potrebbero riassumersi cosi: l) egli ritiene che il patto fra le quattro Potenze balcaniche ha assunto ora a Belgrado una base molto più vasta: se prima era diretto in effetti solo

contro la Bulgaria, ora sembra invece diretto anche contro l'Ungheria, l'Italia, la Germania e la Russia, ma, a suo dire, mai la Jugoslavia marcerebbe contro questa ultima;

2) il patto balcanico viene in un certo modo a prendere il posto dell'antica Piccola Intesa per la conservazione dello statu qua nei Balcani; la frase del comunicato circa il « territorio nazionale » deve essere intesa come « territorio attuale»;

3) ·comunque il Vice Minstro degli Affari Esteri diceva che ci si trovava di fronte a una nuova situazione nei Balcani.

4) un telegramma, che Vornle mi ha mostrato, espone una conversazione avuta dal Ministro d'Ungheria a Belgrado con Cincar-Markovié: questi avrebbe· detto a Bessenyey che la Conferenza aveva constatato con favore l'atteggiamento «europeo» dell'Ungheria e il .suo desiderio di pace che collima con gli intendimenti degli Stati della Intesa balcanica, che si era preso atto con soddisfazione dei risultati dell'incontro di Venezia e sopratutto delle assicurazioni ungheresi di non attaccare la Romania. Al che Bessenyey aveva replicato che tuttavia le· rivendicazioni territoriali ungheresi perduravano sempre. Cincar-Markovié gJ.i avrebbe detto allora che anche Gafencu era disposto « a soddisfare tali rivendicazioni almeno in parte». Ciò, secondo Vornle, è certamente inesatto: perchè le informazioni confidenziali del Ministero degli Affari Esteri ungherese confermavano che la Conferenza aveva stabilito che nessuna concessione territoriale poteva essere fatta e di nessun genere;

5) si era parlato di patti regionali, ma nessuno sapeva che cosa con ciò si volesse intendere e come ciò si potesse conciliare con le altre decisioni della Conferenza:

6) sono state ad arte fatte circolare a Belgrado voci di presunte aspirazioni italiane nei riguardi della Jugoslavia, allo scopo di causare una maggiOil'e coesione fra serbi e croati; è questo anche un elemento che ha condotto all'ultima deliberazione. Vornle notava infine chè il comunicato è insolitamente chiaro, esplicito, dettagliato.

Egli mi ha detto anche il Barone Villani era stato incaricato di rappresentare a V. E. il punto di vista ungherese.

Ho avuto occasione di parlare della cosa anche con questi Ministil'i di Romania e di Jugoslavia. Il primo mi ha fra l'altro detto che la frase del comunicato circa il « territorio nazionale » deve essere intesa come « territorio attuale », aggiungendo che tale era stata la risposta del suo Governo a lui come del Ministro degli Affari Esteri jugoslavo a questo Ministro di Jugoslavia; entrambi infatti avevano chiesto precisioni in proposito. In complesso però il Ministro di Jugoslavia mi è parso alquanto meno preciso e reciso del suo collega romeno: ma anche egli ha voluto dirmi che evidentemente l'atmosfera ungaro-jugoslava era stata notevolmente turbata dalle decisioni della Conferenza di Belgrado. Mi risulta che il Ministro dei Sovieti si esprime nel senso che il Patto dell'Intesa balcanica è diretto contro la Germania e l'Ita.Ua.

Ho trasmesso a parte i commenti dei giornali e fra questi attiro specialmente l'attenzione su quelli molto espliciti dell'ufficioso Pester Lloyd, notoriamente ispirati.

289

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1263/405. Berlino, 10 febbmio 1940 (per. giorno 12).

Mio telesp['esso n. 1121/370 del 6 febbraio u. s. (1). Ho segnalato nel telespresso in riferimento le prime impressioni sugli echi avuti, in questi ambienti politici, dalla Conferenza dell'Intesa balcanica.

In un odierno colloquio con il Sottosegretario Woermann, questi ha confermato che a Berlino si è soddisfatti per i risultati del Convegno di Belgrado, sopratutto perchè in esso ha pil'evalso una tendenza che coincide con il punto di vista tedesco: conservare l'assetto e l'atteggiamento pacifici nei Balcani. Il Reich, ha ripetuto Woermann, ha un interesse veramente assoluto a ciò.

Motivo di compiacimento per i tedeschi è anche la non insistenza della Turchia nel contegno che sembrava aver scelto mesi fa. Ciò ha portato a una minor tensione nei rapporti con la Germania, come è provato anche dal linguaggio, privo di attacchi contro la Turchia, della stampa tedesca. Anche fra Turchia e Russia si può notare una minore tensione, mentre tra Turchia e Bulgaria si è compiuto un riavvicinamento. La Germania conduce attualmente trattative ad Ankara per concludere un modesto volume di scambi commerciali, modesto perchè da parte tedesca non si intende tornare sulle decisioni prese, di non ·consegnare cioè le forniture belliche su cui si basava il vecchio accordo commerciale. La conclusione del nuovo, modesto accordo, è ritardata perchè certe richieste tedesche di alcuni prodotti (cromo etc.) non vengono accettate dalla Turchia.

Woermann ha poi rilevato che, in seguito al comunicato di Belgrado, si è creato un certo malcontento in Ungheria, come è provato anche dall'a['ticolo del Conte Csaky. Ma si tratterebbe sopratutto da parte dell'Ungheria di mettere le mani avanti per non trovarsi in una posizione peggiore di quella della Bulgaria qualora quest'ultima potesse, con l'aiuto della Russia, realizzare qualche lrivendicazione.

L'Unione Sovietica non intende peraltro, ha detto Woermann, appoggiare la Bulgaria in questo senso, nell'attuale situazione. Mosca no.n vuole intraprendere azioni nei Balcani, tenendo conto dell'atteggiamento assunto su questo punto dall'Italia (2).

290

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 1278. Berlino, 10 febbraio 1940 (3).

Lammers -informazione sicura -ha detto: «Abbiamo innanzi a noi altre 4 settimane. C'è ancora una speran~a su cento di pace. Ma bisognerebbe che, frattanto, Inghilterra e Francia si convin

cessero che, ottenendo la ricostruzione di una Polonia piccola e resa incapace di più offendere o minacciare, ed eventualmente anche una qualche maggiore autonomia alla Boemia e Moravia, nulla più sarebbe da chiedere alla Germania ».

Il respiro dunque continua; si riconosce, quando che sia, anche la necessità di qualche concessione. Ma dall'altra parte? Le apparenze sono che interpretando come debolezza le esitazioni tedesche, Francia e Inghilterra si illudano di potere -senza il concorso dell'Italia, della Russia, del Giappone ed eventualmente della stessa America -vincere più facilmente ora di quanto non vinsero nel 1914-1918. Gli unici che possano forse convincere i franco-inglesi dell'imp~se in cui si sono cacciati sono forse gli americani.

Può servÌire a questo la visita di Welles? L'emozione e l'aspettativa che l'annuncio di questa missione, ha suscitato è in questi circoli diplomatici e politici facilmente immaginabile.

Certo, se frattanto, dico frattanto, secondo il profondo suggerimento del Duce, la Germania rifacess·e quella qualunque Polonia che vuole fare e desse alla Boemia e Moravia una parvenza -uso Slovacchia -di maggiore autonomia, la via della pace sarebbe forse spianata. Dopo, rimarrebbe sopratutto da trovare una formula che garantisse l'Europa dal senso di intranquillità e dall'incubo che il continuo incalzare di sempre nuove pretese tedesche ha creato nel mondo.

Il quesito che mi permetto di prospettare è quindi il seguente: vail'rebbe la pena, prendendo occasione della venuta di Welles, prima ancora che il Fiihrer si decida a rispondere, ritornare sull'argomento per ribadire il primo suggerimento?

(l) -Vedi D. 262. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
291

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 717/334. Sofia, 10 febbraio 1940 (per. giorno 13). Mio rapporto del 5 corrente n. 626/2.89 (1). La .stampa locale continua ad occuparsi della celebrazione di domenica scorsa in memoria Cel poeta russo Lermontov, ed il quotidiano Mir afferma che il pubblico nello sfollare la sala commentava animatamente la necessità di un più stretto avvicinamento culturale :fu"a la Bulgaria ed U.R.S.S., auspicando il riconoscimento nelle .scuole bulgare della obbligatorietà della lingua russa alla "p.ari con quella francese e tedesca. Una nuova conferenza è stata in questi giorni tenuta all'Associazione Storica bulgara sui rapporti russo-bulgari durante la guel"ll"a balcanica: la conferenza è stata tenuta dal noto pubblicista Nicola Kolarov ed alla pubblica discussione che, secondo l'uso, ne è seguita, hanno interloquito il .gen. Solarov, il gen. Nicolov ed il prof. Yotzov. Viene intanto annunciato che la Presidentessa dell'Associazione femminile per l'istruzione superiore signoil."a Ghenova, organizzerà per domani nel salone del Circolo Militare una mattinata musicale

letteraria in memoria del poeta russo Nekrassov, mentre per la sera dello stesso giorno, a cura della «Lega bulgaro-sovietica » verrà rappresentata al Teatro Odeon la commedia «Casa Nuova» di Kata.ev.

Nel corso di una conversazione avuta con Kiosseivanov gli ho accennato all'intensificarsi di queste manifestazioni di simpatia per la Russia che potrebbero essere interpretate in qualche ambiente come indizio di un nuovo orientamento neUa politica bulgara, specie dopo la conclusione del Trattato di commercio e della Convenzione aerea con Mosca. Mi ha risposto, come me lo attendevo, con una certa vivacità ma non senza qualche imbarazzo che egli non poteva impedire questo risveglio di simpatie verso la Grande Madre dei popoli slavi; che doveva anche mostrare qualche riconoscenza a Mosca per le concessioni veramente notevoli ottenute in materia economica. Le relazioni con i Sovieti tuttavia rimanevano e, secondo le sue affermazioni, rimarranno limitate strettamente al campo economico e culturale con l'esclusione assoluta di ogni impegno politico. Mi ha anche ricordato di aver chiaramente mostrato con la severa opera della Polizia anche durante le elezioni politiche la sua ferma intenzione di non permettere la propaganda comunista nel Paese; il che in effetto è esatto ed è dimostrato anche dall'internamento dell'attrice Marta Popova che aveva avuto il buon gusto di declamare, alla cerimonia di domenica scorsa alla presenza del rappresentante di Re Boris, una poesia di Lermontov che terminava con fosche previsioni sulla sorte delle «teste degli Zar»·

Osservo ad ogni modo che, pur continuando a negare nettamente ogni rapporto politico con i Sovieti, ciò che potrebbe anche esser credibile, Kiosseivanov non parla ora più soltanto di rapporti economici ma anche di strette relazioni culturali. La cosa presenta un certo interesse, date le voci che cominciano qui a circolare sulla prossima stipulazione di un accordo culturale bulgaro-sovietico.

(l) Non pubblicato.

292

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 120. Tokio, 12 febbraio 1940, ore 18 (per. ore 22,30). Rispondendo interrogazione Ministro Esteri ha espresso dubbio su possibHità

migliorare relazioni con Sovieti mediante Germania e anche di conclude!I'e accordi perchè cessino loro assistenza a Chiang Kai-shek.

293

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 1317/434. Berlino, 12 febbraio 1940 (per. giorno 15). È venuto oggi a trovarmi Weizsacker, con cui si è parlato della prossima visita di Welles. Ho potuto così rilevare che negli ambienti ufficiali si accoglie la missione Welles con molta riserva. Ribbentrop, che è ancora indisposto, non sembra annettervi alcuna particolare importanza, e si ha l'impressione che anche

il Fiihrer, ancora assente da Berlino, non abbia dato segni di interessarsi specialmente alla cosa. Vi è. quindi una aspettativa piuttosto moderata per il momento e ciò anche perchè non si hanno ancora elementi precisi sulla portata degli incarichi affidati da Roosevelt a Welles. È evidente anzi che ove da parte nostra si avesse in proposito qualche maggiore notizia, qui si sarebbe lieti di conosceirla.

Come ho già comunicato nel telegramma n. 107 del 10 corrente (1), da parte americana è stato segnalato a Berlino il desiderio di Welles di incontrare tutti i personaggi maggiori del Regime. Per quanto su ciò non si sia ancora ufficialmente risposto, non vi è dubbio che si acconsentirà e che Welles sacr-à bene accolto.

La notizia del viaggio di Welles è stata diffusa in poche righe dalla stampa tedesca e volutamente senza rilievo, nella seconda pagina dei giornali, sia perchè, come ho detto, l'aspettativa alla Wilhelmstrasse appare evidentemente contenuta, sia perchè si vuole evitare di ingenerare nel popolo illusioni su prossime probabilità di pace. In ogni modo, a differenza di quanto è avvenuto nei paesi occidentali, si è evitato qui ogni commento in un senso o nell'altro, così che l'atteggiamento del Reich di fronte alla missione Welles non viene compromesso in alcun modo.

Ritengo che l'importanza della visita di Welles in Germania dipenda dal quadro di tempo in cui viene a inserirsi, .capitando ancora in un momento di sosta d'operazioni militari che naturalmente, col terminare della cattiva stagione, tenderebbe a una logica conclusione. Mi risulta ·Che proprio in questi giorni da parte dell'Aviazione si stanno rivedendo e mettendo a punto nuovi e più vasti piani di azione. Di qui la necessità che si approfitti di questo periodo per qualche cosa che •serva almeno a stabilire un principio di contatto, sus·cetticbile di venire poi continuato e di dare frutti.

In questi ambienti diplomatici la missione Welles è oggetto di grande attenzione non solo per quanto riguarda eventuali possibilità per trattative pacifiche, ma anche per il carattere dei rapporti fra la Germania e gli Stati Uniti in particolare, e dell'atteggiamento dei neutrali verso il Reich in generale.

Welles non è molto conosciuto, avendo compiuto la maggior parte della sua carriera diplomatica nei paesi dell'America Latina. Chi lo ha avvicinato riferisce che è persona intelligente e non legato a orientamenti particolari nei riguardi dei gruppi belligeranti.

294

IL RE DEI BELGI, LEOPOLDO III, ALLA REGINA ELENA

L. s. N. BrusseHe, 12 febbraio 1940.

Il Suo gentile messaggio (2) mi ha messo al corrente deLla generosa iniziativa alla quale lavora.

Lasci innanzi tutto che mi feliciti con Lei e che calorosamente La ringrazi in nome di tutti i Belgi avidi di pace e desiderosi di vedere regnare l'intesa fra i popoli.

La Paix des Dames alla quale Lei pensa ci è tanto più simpatica in quanto che ebbe per effetto di liberare definitivamente le nostre provincie fiamminghe dalla dominazione straniera.

Nelle circostanze attuali ogni iniziativa di pace incontrerà ancora, non c'è da dubitarne, una forte opposizione; ma ciò non è certo una ragione per scoraggiarsi e non agire; al contrario, finchè la g,rande battaglia non avrà avuto luogo, bisogna cercare ogni occasione per impedirla procurando di riavvicinare i punti di vista dei belligeranti.

È con questo spirito che, nel novembre, Olanda e Belgio hanno provato, ahimè invano, di servire di intermediari fra i loro vicini.

Non ci siamo riusciti! Ne vedo tre ragioni:

l) Il momento non era favorevole.

2) La pubblicità data all'offerta, e d'altronde imposta dalle .circostanze del momento, ha suscitato delle risposte che, in ragione stessa della loro divulgazione, dovettero tenere conto dell'opinione pubblica imbevendosi di preoccupazioni propagandistiche.

3) L'importanza sproporzionata del Belgio e dell'Olanda relativamente ai tre grandi belligeranti non dava peso sufficiente all'offerta dei loro buoni ufficl.

Attualmente questi tre inconvenienti non esisterebbero più. Questa volta è dal più grande dei paesi neutri dell'Europa che pa!I'tirebbe l'iniziativa e, dal fatto stesso, la voce di conciliazione avrebbe più probabilità di essere ascoltata.

Da molto tempo ho la convinzione che l'Italia sola può avere una influenza decisiva per il ristabilimento dell'ordine europeo tanto sconvolto.

La chiaroveggenza dei Suoi dirigenti, l'abilità della Sua diplomazia, la Sua potenza militare e la Sua collaborazione con l'immensa autorità morale rapp.resentata dalla Santa Sede, indicano con evidenza la grande parte d'arbitro di pace che incombe al Suo Paese.

Inoltre la riservatezza stessa nella quale Ella suggerisce che si svolgano

le trattative permette a queste di effettuarsi al di fuori di pure considerazioni

di opportunità e di falso amor proprio.

Finalmente il prolungarsi di una guerra che in tutti i paesi incontra così poca popolarità e la cui micidiale ,estensione è resa imminente dalL'approssimarsi della primavera, rende i popoli più disposti ad augurarsi una rapida fine di questa calamità.

Le confesso inoltre che l'idea di una Paix des Dames è ben particolarmente

seducente.

I sentimenti di umanità e di cristianità particolarmente vivaci nelle donne

per motivo stesso del compito materno che incombe loro nella vita le erige

naturalmente contro la crudeltà della guerra!

Un appello lanciato dalle Regine e Sovrane di Europa a quelle che, in

tanti paesi, tremano per un essere ,caro potrebbero provocare una vera Crociata

delle Donne contro la continuazione del conflitto e unire i loro sforzi con una

volontà, tanto 'Più fattiva in quanto viene dal cuore, in vista di ricondurre gli

uomini nella via della salvezza e della carità.

Ciò Le dica che sono ben lontano dall'abbandonare la speranza che la Sua

iniziativa giunga, se non a concludere una pace rapida, almeno a creare una

atmosfera favorevole alla cessazione delle ostilità.

Permetta, Cara Zia, giacchè mi usa la fiducia di consultarmi, di esortarLa a perseverare nella Sua nobilissima idea qualunque siano le critiche e gli ostacoli che potrà incontrare.

Conoscendo la Sua generosità, la Sua volontà, la Sua forza di persuasione

pongo la più grande speranza nella Sua opera ed in quella del mio Caro Zio.

Mentre sto per terminare la mia lettera già troppo lunga, mi accorgo che i giornali di stamane parlano di un movimento di 500.000 donne svedesi a favore della pace.

L'idea sembra dunque germogliare in molti spiriti e sono convinto che il momento è propizio alla Sua iniziativa. Ancora una volta Le porgo i miei voti più fervidi per il successo della Sua grande e generosa impresa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato. Vedi. D. D. I., Serie IX. vol. II, DD. 357 e 383.
295

L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, PHILLIPS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 12 febbraio 1940.

Secretary ·Of State Hull has asked me to inform you confidentially that President Roosevelt is considering an exchange of views between the Government of the United States and certain other powers not engaged in hostilities, covering two basic problems connected with the establishment of a s·ound foundation for a lasting world peace, namely, the establishment of the bases of a sound international economie system and the limitation and reduction of armaments.

It is not intended that the proposed exchaBge of views should involve any present problems arising from the existing war situation, but rather the problems relating to the establishment of a permanent and stable condition of peace after the termination of existing hostilities.

In this connection my Government would greatly appreciate having the views of the Royal Italian Government with regard to the most feasible way of undertaking the ex·change of views involved through diplomatic channels, as well as with regard to the most practical approach to the problems men-. tioned (l) (2).

(l) Il presente documento reca il visto di MussolinL

(2) Vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vol. I, cit., pp. 117-119.

296

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 55. Helsinki, 13 febbraio 1940, ore 0,35 (per. ore 5).

Mi riferisco al comunicato di questo Ministero degli Affari Esteri circa tentativo mediazione di cui al mio telegramma n. 54 in chiaro (1). Avendo chiesto stamane a questo Ministro degli Affari Esteri motivo tale pubblicazione egli mi ha detto che occorreva tagliar corto a numerose voci sparse un poco dovunque circa possibilità mediazione, voci pericolose all'interno per resistenza Paese ed all'estero per rilasso cooperazione internazionale a favore della Finlandia. Governo finlandese pur rimanendo ,sempre disposto in massima a trattative di pace non poteva ammettere che si parlasse di intervento di Potenze non da lui incaricate per offrire condizioni di pace non da lui apertamente discusse ed accettate.

Avendo chiesto allora se questo Ministro Germania avesse ricevuto prima di partire da Helsinki qualche mandato sia pure di carattere esplorativo privato questo Ministro degli Affari Esteri lo ha escluso dicendo che unica preghiera da lui diretta a questo Ministro Germania era stata quella di interessarsi per facilitare scambi .commerciali sempre più difficili tra i due Paesi.

Avendo chiesto poi se contrariamente voci sparse permaneva sempre irriducibilità Finlandia cLrca cessione Hango, egli me lo ha confermato aggiungendo che allo stato delle cose gli sembrava difficile poter trovare base mediazione anche perchè riteneva esistere per i Sovieti questione di prestigio difficile a superare.

Mi propongo controllare informazioni che precedono con quanto potrà dire in p:-oposito Ministro di Germania, di ritorno da Berlino tra qualche giorno.

297

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 16. Ankara, 13 febbraio 1940, ore 20,30 (per. giorno 14, ore 2,25). Saracoglu che ho visto oggi a lungo mi ha detto che dopo la Conferenza

di Belgrado egli crede che nessun pericolo prossimo o nell'immediato avvenire minacci la pace nei Balcani. Da chi potrebbe venire l'aggressione? -egli mi ha detto -non certo dall'Italia alla cui illuminata politica la Conferenza di Belgrado ha reso omaggio; non dalla Germania che rischierebbe di perdere un ricco mercato da cui tuttora attinge materie prime e prodotti alimentari; non dalla Russia bolscevica che a parte la dura lezione avuta in Finlandia sa ora che l'Italia non ll"esterebbe indifferente ad una sua spinta verso i Balcani.

A Belgrado non si è parlato del progetto di blocco balcanico dei neutri. In proposito Saracoglu mi ha detto che gli si era :fatto credere che Bulgaria e Ungheria fos·sero consenzienti e che l'Italia vedesse di buon occhio il progetto. Ha dovuto constatare invece che i fautori del progetto stesso avevano « mes.so il carro davanti ai buoi ».

Chrca il riavvicinamento senza dubbio esistente fra la Turchia e la Bulgaria, Saracoglu confermandomelo mi ha pure messo al corrente dell'azione mediatrice che egli sta svolgendo fra Romania e Bulgaria, azione che egli spera sarà coronata da successo. Egli è alla ricerca di una formula che permetta alla Romania di far qualche concessione territoriale alla Bulgaria senza che ciò possa considerarsi l'inizio di una politica di rinunzia e di concessioni da parte della Romania che incoraggerebbe rivendicazioni di altri Stati.

Quanto all'armata di Weygand in Siria, Saracoglu mi ha detto che secondo sue informazioni essa non raggiunge neanche i 100.000 uomini (ha specificato che si tratta di sole t.re divisioni già formate e di due in formazione). Esclude che esse possano avere valore e scopo aggressivo. Ne attribuisce la ragione alla necessità da parte della Francia di avere una forza effettiva nel centro del suo impero anche p€r far fronte a qualunque evenienza, come rivolte locali e attacchi esterni ed anche persistenza mantenersi in Siria a dispetto di qualunque velleità (Saracoglu ha colorito queste frasi con un sorriso ironico).

Saracoglu si è infine compiadtuo del favorevole andamento dei negoziati commerciali italo-turchi di Roma.

(l) Non pubblicato. Contiene una smentita del Governo di Helsinki alle notizie pubblicatedalla stampa estera secondo cui sarebbe da aspettarsi la mediazione di una grande Potenza per la cessazione del conflitto finno-sovietico.

298

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 3·591/45 P. R. Roma, 13 febbraio 1940, ore 23,15. Oggi si è approvato testo definitivo vari progetti degli Accordi per ammortamento debito Spagna e per regolare scambi commerciali tra due Paesi. Addetto commerciale partirà giovedì prossimo in aereo per costà recando progetti in parola. Nel consegnall'li a Beigbeder sottolineate gravi sacrifici che noi abbiamo fatti sopratutto per quanto concerne riduzione nostro credito per forniture speciali ad appena 5 miliardi di lire e accettando pagamento dilazionato in 53 semestralità, secondo quote crescenti che per i primi anni raggiungono appena i 40 milioni di lire. Faccio affidamento su di Voi, caro Gamball'a, perchè codesto Governo, ren

dendosi conto di questo nuovo atto di generosità e di amicizia del Governo fascista, non :lirapponga altre difficoltà e definisca rapidamente i negoziati. Ad essi, come Vi è noto, si interessa personalmente il Duce ed io Vi prego di mettermi

al più presto in condizioni di poterGli riferire sulla prossima definitiva stipulazione dell'accordo.

299.

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3'3. Budapest, 13 febbraio 1940 (per. giorno 19).

Mio telegramma 21 in data odierna (1). Ho avuto ieri una lunga conversazione col Conte Csaky nell'occasione della mia visita di congedo.

Il Conte Csaky mi ha detto fra l'altro che Potemkin aveva dichiarato al Ministro d'Ungheria a Mosca che la frontiera ungaro-russa era immutabile: «non c'era nessuna frontiera in Europa che fosse più immutabile di essa»; che il Ministro d'Ungheria, su sue istruzioni, si era limitato ad ascoltare; il Commissario del Popolo aveva poi domandato al sig. Cristoffy perchè mai il Conte Csaky si era messo d'accordo con V. E. in una linea di opposizione o di resistenza ai Sovieti: egli offriva invece al Governo ungherese la sua collaborazione che riteneva sarebbe stata assai utile all'Ungheria. Anche questa volta Cristoffy, mi ha aggiunto Csaky, 'Si era limitato ad ascoltare.

Csaky mi ha detto che dopo le conversazioni avute con V. E. a Venezia aveva evitato di prendere comunque iniziativa di alcun genere verso i russi; non aveva mandato più nessuna commissione economica, non aveva neanche inviato la progettata lista di merci da scambiare (vedi in proposito mio telespresso n. 297/112 del 19 gennaio) (2), in una parola il suo atteggiamento verso i sovieti sarebbe di non provocm·Li.

Egli mi ha aggiunto che sia nella sua dichiarazione alla Commissione degli Affari Esteri, sia nell'articolo del Pester Lloyd aveva voluto ribadire il concetto della vitalità dell'Asse per seguire un desiderio di V. E. a seguito di certe vociferazioni in contrario che erano state riscontrate in Ungheria.

Anche gli articoli sulla Conferenza di Belgrado erano stati dettati da lui stesso. Egli considerava il comunicato finale della Conferenza stessa come una provocazione, ma avrebbe evitato di prendere a sua volta, in armonia alla linea di condotta concordata a Venezia, un contegno che potesse comunque provocare la Romania, e aveva dato anzi alla stampa istruzioni di non inasprire la polemica, limitandosi a rispondere soltanto agli attacchi diretti della stampa romena.

300

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA S. N. (3). Roma, 13 febbraio 1940.

I. Communications by H. M. Ambassa,dor to Count Ciano.

assurance that they would « within twelve months ending 31st December 1940 spend in Italy a sum of not less than L. 20,000,000 ........ The total, amounting to L. 20,000,000, would not include payments for freights ........ ». This offer was designed to secure a satisfactory balance of trade between the two countries; Italy would be placed in a position to purchase in the United Kingdom and sterling area goods which she required by selling to the United kingdom goods which the latter desired to buy.

The purchases contemplated had been discussed for some weeks previously with the Italian authorities, including the Ministero per gli Scambi e per le Valute. Estimates of the various categories of materia! were communicated as early as 20th November in a letter from the Commerciai Counsellor to the Ministero per gli Scambi .e per le Valute. These categories included raw materials, ailrcraft, guns, munitions, marine motor engines, etc. The Italian Government have thus been aware since November of the nature of the materia! proposed to be purchased and the estimates were arrived at as a result of offers from and discussions with various concerns in Italy.

(Il) 17th December. Count Ciano informed H. M. Ambassador that he had shown the Aide-Mémoire of 16th December to Signor Mussolini and that he had accepted it as a basis.

(III) 15th January. During a meeting, primarily on contraband contro!, between Count Ciano, H. M. Ambassador, the Master of the Rolls and Senator Giannini, H. M. Ambassador observed that he had hitherto tried to reach agreement on contraband contro! before dealing with economie questions, but that owing to the decision to stop German sea-borne coal and to the failure up to then to lt'each agreement on contraband contro!, it no longer seemed possible to treat the two matters independently. H. M. Ambassador instanced the difficulty which was being experienced in placing a sufficient volume of British orders in Italy to pay for the coal which Italy would require from the United Kingdom and for raw materials from the sterling airea. During that conversation reference was made to the supply of armament material.

(IV) -18th January. After the Master of the Rolls' departure for London, H. -M. Ambassador again saw Count Ciano and left with an Aide-Mémoire (l) summarising the position which had arisen on the subject of the proposed purchases in Italy, with an annexed schedule showing all the proposed purchases contemplated on that date. This schedule referred specifically to the purchase of aircraft, anti-tank and anti-aircraft guns, munitions, explosives, marine motor engines, etc.

II. Negotiations with the Italian Authorities. The following paragraphs show the position which has been reached in

the case of each of the contracts for materials which H. M. Government have been negotiating with Italian suppliers.

(I) Isotta-Fraschini Engines. A contract was signed early in November 1939 between Isotta-Fraschini and Vosper Ltd., who were supplying boats to the

Admiralty, for the supply of engines to be put in the boats. Special terms of payment were agreed after long negotiations with the Ministry per gli Scambi e per le Valute, and the first instalment of the price was paid some time ago.

(II) Caproni Aircraft. The supply of aircraft had been under discussion since November. In December tests were made in Italy by representatives of the British Air Ministry of certain types of aircraft, which resulted in a tentative arder being placed. As a result Commendatore Caproni and Ing. Maffei of the Consorzio Esportazioni Aeronautiche visited England in the latter part of January and arranged the terms of a contract fnr the supply of 400 machines, which now only awaits signature. H. M. Government regard this deal as concluded, except for mere formalities. The supply of this aircraft is included in their production programme.

(III) Additional Aircraft. As a result of thc successful conclusion of these negotiations, a suggestion from the Italian side to supply further aircraft was made. Representatives of the British Air Ministry have therefore returned to Italy and are now engaged in testing certain other types and re-examining certain machines with the cordial co-operation of the Italian Ministry of Aviation and the Consorzio Esportazioni ..;leronautiche.

(IV) -4-kg. Bombs. Except for one minor detail yet to be settled, a contract has been agreed with the Italian vendor, who, it is believed, proposes to leave for London this week in order to sign the contract which has been discussed and the terms of which bave been agreed. (V) -Munitions and Explosives. The supply of munitions and explosives has been under discussion for some time with the Consorzio Esplosivi e Mu-nizioni. The chairman of that body has twice visited London and, having .informed himself of British requirements, has submitted formai off·ers and is .examining others : (a) -Trinitrotoluol. The French purchasing mission is, as a matter of ·convenience, negotiating this purchase on behalf of H. M. Government; a firm ..offer, covering the requirements of H. M. Government as well as of the French ·Government, was sent by the Consorzio Esplosivi e Munizioni on 7th February,

and the terms of a contract have been agreed with the Consorzio in the course .of the last week. The Consorzio stated in their letter of offer that they already had the permission of the Italian authorities to effect the exportation of this

:material.

(b) Trench Mortar Bombs. A firm offer was made by the Consorzio

Esplosivi e Munizioni on 6th February, subject to their obtaining an export licence.

(c) 303 Small Arms Ammunition etc. The chairman of the Consorzio Esplosivi e Munizioni sent a letter on 10th February stating on what terms _ the ammunition could be supplied.

The first two of these offers only require acceptance of the Min'istry of .Supply in London to be perfected.

(VI) Range-finders etc. Negotiations have been proceeding for some weeks with the San Giorgio and Galileo companies for the supply of this materia!.

(VII) 47 mm. and 22 mm. Guns. As a result of the British Military

Attaché's contact with manufacturing companies and with the Italian Ministry of War, on 9th December <lll'rangements were made for a representative of the Ministry of Supply to come to Italy to examine and test these weapons, which proved .satisfactory to H. M. Government. Negotiations for the purchase of a substantial number were initiated, but on 18th December the Military Attaché was informed by G.I.T.A.R. that the supply of this materia! would not be possible « almeno per il momento ». This statement was reiterated by Signor D'Agostino of the Ministero per gli scambi e per le Valute on 13th January. Nevertheless, a representative of one of the manufacturing companies proceeded to London to resume negotiations and a representative of the Ministry of Supply again visited Italy to conclude the transaction for the supply of this materia!, in the belief that the manufacturing .company had authority to proceed with the order. By the 18th January practical details of the contract had been settled with the manufactures, when the supplier informed the British representative that the decision of the Italian authorities to permit the supply of these wea.pons was held up.

III. The Effect of the proposed Purchases on the Balance of United Kingdom/ Italian Trade.

(I) -The contracts foc raw materia! and manufactured goods already signed, virtually completed and under discussion, are of sufficient magnitude to involve a total sum considerably superior to the L. 20,000,000 (gross) which H. M. Government stated they were prepared to expend in Italy in 1940. In addition, H. -M. Government were anxious to charter Italian :shipping, in connection with which certain agreements have been drafted and await approvai by the competent authorities and agreement between the two Governments on the terms of payment. Reference was made to this arrangement by H. M. Ambassador in his interview with Count Ciano on 18th January.

(Il) If these co.ntracts, even only in major part, and the ag.reements in regard to shipping are tl"atifiecl, the sterling payments to be made from the United Kingdom to Italy .should, in the view of H. M. Government, easily cover the ·sterling expenditure required by Italy for coal purchases in the United Kingdom and for other purposes. If ali the contracts and agreements now under discussion are ratified, the total sterling payments should furnish an appreciable surplus to Italy for the purchase o:f raw materials for her own use in the sterling area.

IV. The Italian Refusal.

On 8th February, however, Count Ciano informed H. M. Ambassador that the •generai scheme pil"oposed by him in his Aide-Mémoire to Count Ciano (l) in regard to economie .matters and contraband control arrangements, was not acceptable, since the supply of weapons of war was disallowed by Signor Mussolini (2). Steps were taken by the Embassy officers to fìnd out exactly which of the proposed purchases, that were or had been under negotiation with the

>7 - Documenti dJfl./oma,tici • Serie IX · Vol. .III.

knowledge and in many cases the assistance of the Italian authorities, were included in this ban. Count Pietromarchi on 12th February informed H. M. Embassy that no materia! at ali of a warlike character could be supplied and that this ruling included not only the materia! in regard to which arrangements were virtually complete but also the supply of Isotta-Fraschini engines, the contract for which had been signed and the first instalment paid.

V. The effect of the Refusal on the Balance of Trade.

(I) -The effect of thilì ruling is apparently to remove ali possible basis for the revised clearing agreement which H. M. Government were in process of negotiating with ·the Italian Government. It makes i t impossible for H. M. Government to piace order up to a value of L. 20,000,000 during 1940, as they had hoped to do; whereas ·the tables in the Annex to this note (l) show that the gross payments to be madc in. 1940 on orders for war materia! alone which H. -M. Government wished to piace might have amounted to about this figure. (II) -As it is, the payments which will be made from the United Kingdom to Italy in 1940 will apparently be of following order:

Net purchaces in Italy, Le. after deduction of the value of the raw materials involved which would be supplied by H. M.

Government (see Annex for details), say . L. 7,500,000 plus Net freights, after deduction of disbursements, if the shipping agreement is ratified, say . » 2,500,000

L. 10,000,000

This sum would clearly be inadequate to cover:

(a) the price of the coal needed by Italy from the United Kingdom. Assuming that the quantity needed for 1940, in view of the forthcoming stoppage of German sea-borne coal, is

8.3 million tons, and allowing for possible increases in the price of coal during the ye1lir, this sum may be estimated at . L. 12,000,000

This estimate may be too low, as it is based on the concession which H. M. Government were prepared to make in supply~ ing coal at the equivalent of the price charged to the internai consumer. The gap between this price and the norma! export price is likely to increase.

(b) -Other purchases in the United Kingdom. No agreement has yet been reached on this figll!re; the la,st proposal by the United Kingdom representatives was . L. 4,500,000 - (c) -Financial payments to be transferred through the Clearing . » 1,000,000 (d) -lnsurance premiums and other payments for which the Italian Government have undertaken to p;rovide free sterling. H. -M. Government are not in a position to provide an accurate estimate of these sums; they may perhaps be put at about L. 750,000

TOTAL . L. 16,250,000 to

L. 18,2.50,000

(Ili) There is therefore, in round fìgures, a gap of between L. u,OOO,OOO and L. 8,500,000 to bridge, excluding any provision for raw materials from the $:teirllng area for Italian use. H. M. Government are, of course, aware that the Italian Government has other sources of sterling which may make up the difference, such as the proceeds o.f trade with other parts of the sterling area and the sterling payable to them by the French Government. If these were brought into account, it might be possible to reach the basis of an agreement; but H. M. Ambassador naturally has no knowledge of these resources and, judging the position as he must from a purely Anglo-Italian standpoint, he is unable to fìnd at present any basis for the negotiations which he has every desire to lead to a successful conclusion.

TRADUZIONE

I. Comunicazioni dell'Ambasciatore di Sua Maestà al Conte Ciano.

I) 16 dicembre. -L'Ambasciatore di Sua Maestà consegnò al Conte Ciano un Pro-Memoria affermante che il Governo britannico era disposto a dare una assicurazione definitiva che esso • avrebbe speso in Italia entro dodici mesi terminanti al 31 dicembre 1940 una somma non inferiore a 20 milioni di lire sterline ........ Il totale, ammontante a 20 milioni di sterline, non avrebbe compreso i pagamenti per i noli ....... •. Questa offerta fu progettata per assicurare un soddisfacente equilibrio di commercio tra i due paesi; l'Italia sarebbe stata messa in condizioni di acquistare nel Regno Unito e nel territorio ove la sterlina ha corso legale (Sterling area) le merci di cui avesse bisogno mediante la vendita al Regno Unito delle merci che quest'ultimo desiderasse acquistare.

Gli acquisti previsti erano preventivamente stati discussi durante alcune settimane con le Autorità Italiane, compreso il Ministero per gli Scambi e Valute. Le valutazioni delle varie categorie di materiale furono comunicate sin dal 20 novembre in una lettera del Consigliere Commerciale al Ministero degli Scambi e Valute. Queste categorie comprendevano materie prime, aeroplani, cannoni, munizioni, motori navali ecc. Il Governo Italiano fu dunque informato sin dal novembre della natura del materiale di cui si prevedeva l'acquisto e le valutazioni costituivano il risultato delle offerte e delle discussioni con le varie imprese interessate in Italia.

Il) 17 dicembre. -Il Conte Ciano informò l'Ambasciatore dt Sua Maestà di aver mostrato il Pro-Memoria del 16 dicembre al Signor Mussolini e che egli lo aveva accettato come base.

III) 16 gennaio.-Nel corso di una riunione, riguardante principalmente il controllo del contrabbando, tra il Conte Ciano, "l'Ambasciatore di Sua Maestà, il Master of the Rolls e il Senatore Giannini, l'Ambasciatore di Sua Maestà osservò che egli aveva fino allora cercato di raggiungere un accordo sul controllo del contrabbando prima di trattare le questioni economiche, ma che in conseguenza della decisione di fermare il carbone tedesco trasportato per via marittima e quindi del venir meno

della possibilità di un accordo sul controllo del contrabbanio, non sembrava ulteriormente possibile di trattare le due questioni separatamente. L'Ambasciatore di Sua Maestà menzionò la difficoltà che si veniva riscontrando nel collocare una sufficiente quantità di ordinazioni britanniche in Italia per pagare il carbone che l'Italia avrebbe richiesto al Regno Unito e per le materie prime che avrebbe richiesto dai paesi ove la sterlina ha corso legale.

Durante questa conversazione si fece riferimento alla fornitura di materiale d'armamento.

IV) 18 gennaio.-Dopo la partenza del Master of the Rolls per Londra, l'Ambasciatore di Sua Maestà vide di nuovo il Conte Ciano e gli lasciò un Pro-Memoria riassumente la situazione che era sorta a riguardo degli acquisti previsti in Italia, con allegata una lista indicante tutti gli acquisti proposti e previsti a quella data. Questa lista si riferiva specificatamente all'acquisto di aeroplani, cannoni anti-tank e antiaerei, munizioni, esplosivi, motori navali, ecc.

II. Negoziati con le Autorità Italiane.

I paragrafi seguenti mostrano la situazione che è stata raggiunta per ognuno dei contratti di materiali che il Governo di Sua Maestà ha negoziato con fornitori italiani.

I) Macchine Isotta-Fraschini. -Un contratto fu subito firmato nel novembre 1939 tra l'Isotta Fraschini e la Vosper Ltd., che forniva bastimenti all'Ammiragliato, per la fornitura di macchine da collocarsi in questi bastimenti. Speciali condizioni di pagamento furono concordate dopo lunghi negoziati con il Ministero per gli Scambi e Valute e la prima rata del prezzo fu pagata qualche tempo dopo.

II) Aeroplani Caproni. -La fornitura di aeroplani aveva formato oggetto di discussioni sin dal novembre. In dicembre delle prove furono fatte in Italia da rappresentanti del Ministero britannico dell'Aria, per certi tipi di aeroplani, prove che condussero al collocamento di una ordinazione sperimentale. In conseguenza di ciò, il Comm. Caproni e l'Ing. Maffei del Consorzio Esportazioni Aeronautiche visitarono l'Inghilterra negli ultimi giorni di gennaio e misero a punto le condizioni di un contratto per la fornitura di 400 macchine, che ora non attende altro che di essere firmato. Il Governo di Sua Maestà considera questo affare come conchiuso, salvo semplici-formalità. La fornitura di questi aeroplani è compresa nel suo programma di produzione.

III) Aeroplani addizionali. -In seguito alla favorevole conclusione di questi negoziati, fu avanzata da parte italiana una proposta per la fornitura di ulteriori aeroplani. Rappresentanti del Ministero britannico dell'Aria sono pertanto tornati in Italia e sono ora occupati nel provare certi altri tipi e nel riesaminare certe macchine con la cordiale cooperazione del Ministero Italiano della Aeronautica e del Consorzio Esportazioni Aeronautiche.

IV) Bombe da 4 Kg. -Tranne che per un dettaglio secondario che deve essere ancora regolato, un contratto è stato concordato con il venditore italiano, il quale, si ritiene, si propone di partire per Londra in questa settimana allo scopo di firmare il contratto che è stato discusso e le cui condizioni sono state convenute.

V) Munizioni ed esplosivi. -La fornitura di munizioni ed esplosivi ha formato per qualche tempo oggetto di discussione con il Consorzio Esplosivi e Munizioni. Il presidente di questo ente è venuto a Londra due volte ed essendosi reso conto delle esigenze britanniche ha sottoposto formali offerte e ne sta esaminando altre:

a) Trinitrotoluolo. -Per ragioni di comodità, la missione acquirente francese sta negoziando questo acquisto, per conto del Governo di Sua Maestà; un'offerta ferma, rispondente sia alle esigenze del Governo britannico che a quelle del Governo francese, è stata inviata dal Consorzio Esplosivi e Munizioni il 7 febbraio e nel corso della settimana scorsa sono state concordate le condizioni di un contratto col Consorzio. Il Consorzio ha affermato nella sua lettera di offerta di avere già il permesso di esportazione di questo materiale da parte delle Autorità Italiane.

b) Bombe per mortai da trincea. -Una offerta ferma fu fatta dal Consorzio Esplosivi e Munizioni il 6 febbraio subordinata alla condizione che fosse stata concessa una licenza di esportazione.

c) Munizioni di piccolo calibro da 300 etc. -Il Presidente del Consorzio Esplosivi e Munizioni inviò il 10 febbraio una lettera precisando a quali condizioni avrebbero potuto essere fornite le munizioni. ·

Le prime due di queste offerte richiedono per essere prefezionate soltanto l'accettazione del Ministero dei Rifornimenti di Londra. VI) Telemetri etc. -Sono state in corso per qualche settimana delle trattative con le Compagnie Sangiorgio e Galileo per la fornitura di questo materiale.

VII) Cannoni da 47 e da 22 mm.-A seguito dei contatti presi dall'Addetto Militare britannico con le Compagnie produttrici e con il Ministero italiano della Guerra, fu stabilito il 9 dicembre che un rappresentante del Ministero dei Rifornimenti sarebbe venuto in Jtalia per esaminare e provare questo materiale bellico. Il risultato di queste prove ha soddisfatto il Governo di S. M. Furono iniziate delle trattative per l'acquisto di una certa quanhltà di detto materiale, ma il 18 dicembre l'Addetto Militare fu informato dal G.I.T.A.R che la fornitura non avrebbe potuto aver luogo

• almeno per il momento •. Questa dichiarazione fu confermata dal sig. d'Agostino del Ministero degli Scambi e Valute il 13 gennaio. Ciò non dÌ meno un rappresentante del Ministero dei Rifornimenti venne nuovamente in Italia per concludere l'affare nella convinzione che la Compagnia produttrice avesse l'autorità di dar corso all'ordinazione. Il 18 gennaio i dettagli pratici del contratto erano stati fissati con i produttori quando i fornitori stessi informarono il rappresentante britannico che era stata sospesa la decisione delle Autorità italiane necessaria per la fornitura di questi materiali di armamento.

III. Effetto degli acquisti proposti sulla bilancia commerciale itala-britannica.

I) I contratti relativi alle materie prime ed aì manufatti già firmati, virtualmente perfezionati e ancora in discussione sono di importanza tale da impegnare una somma totale considerevolmente superiore ai venti milioni di sterline (grosso modo) che il Governo di Sua Maestà dichiarò essere disposto a spendere in Italia nel 1940. Inoltre il Governo di Sua Maestà era desideroso di noleggiare del naviglio italiano. Furono stesi al riguardo degli accordi che attendono l'approvazione delle autorità competenti e l'intesa fra i due Governi circa le condizioni di pagamento. L'Ambasciatore di Sua Maestà ha fatto riferimento a queste intese nella sua intervista col Conte Ciano il 18 gennaio.

II) Se questi contratti, anche se soltanto in maggior parte e questi accordi relativi al naviglio verranno ratificati, i pagamenti in sterline che dovrebbero essere fatti dal Regno Unito all'Italia, coprirebbero facilmente, secondo il parere del Governo di Sua Maestà, la spesa in sterlfne occorrenti all'Italia per l'acquisto di carbone nel Regno Unito e per altri scopi. Se tutti i contratti e tutti gli accordi ora in discussione fossero ratificati, il totale dei pagamenti in sterline darebbero all'Italia un'apprezzabile • di più • per l'acquisto di materie prime per uso suo proprio entro il territorio in cui la sterlina ha corso legale.

IV. Il rifiuto italiano.

L'8 febbraio, comunque, il Conte Ciano informò l'Ambasciatore di S. M. che il progetto generale da lui proposto nel suo promemoria al Conte Ciano relativo a questioni economiche ed alle intese intercorse circa il controllo del contrabbando, non era accettabile poichè il sig. Mussolini aveva disapprovato la fornitura di materiale bellico. Furono compiuti dei passi dai funzionari dell'Ambasciata per sapere esattamente quali degli acquisti proposti, che erano o siano già stati oggetto di trattative con la conoscenza ed i molti casi con l'assistenza delle Autorità italiane, fossero compresi in questo divieto. Il Conte Pietromarchi informò l'Ambasciata di

S. M. Britannica il 12 febbraio che assolutamente nessun materiale di carattere bellico avrebbe potuto essere fornito, e che questa decisione colpiva non solo i mate

riali nei riguardi dei quali erano state virtualmente raggiunte delle intese, ma anche la fornitura di macchinari Isotta Fraschini pei quali il contratto era stato già firmato ed erano stati fatti i primi pagamenti.

V. Effetto del rifiuto sulla bilancia commerciale.

I) L'effetto di questa decisione è destinato -a quanto sembra -ad allontanare ogni possibile base per l'accordo revisionato di clearing che il Governo di Sua Maestà stava per stipulare col Governo italiano. Rende impossibile al Governo di Sua Maestà di piazzare -come sperava di fare -nel corso del 1940 delle ordinazioni fino al valore di venti milioni di sterline; mentre le tavole annesse a questa nota (l) dimostrano che, grosso modo, i pagamenti che il Governo di Sua Maestà si proponeva di fare nel 1940 solo per materiale bellico avrebbero potuto all'incirca raggiungere questa cifra.

II) Cosi stando le cose, i pagamenti che verranno fatti all'Italia dal Regno Unito nel 1940 saranno all'incirca della seguente entità:

Acquisti netti in Italia, cioè detratto il valorè delle materie prime che sarebbero fornite dal Governo di S. M. (vedere ! dettagli nell'annesso) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. 7.500.000 più

Noli netti, dopo dedotte le spese, se l'accordo mercantile verrà ratificato .

2.500.000

L. 10.000.000 Questa somma sarebbe evidentemente inadeguata a coprire: a) II prezzo del carbone di cui l'Italia ha bisogno di rifornirsi dal Regno Unito. Presupponendo che il quantitativo necessario per il 1940, in vista del prossimo arresto nella fornitura di carbone tedesco trasportato per via marittima sia di 8,3 milioni di tonnellate, ed ammessa la possibilità che aumenti il prezzo del carbone nel corso dell'anno, questa somma può essere calcolata in L. 12.000.000 Questa valutazione può essere troppo bassa, essendo basata sulla concessione che il Governo di S. M. era pronto a fare col fornire carbone ad un prezzo eguale a quello stabilito per il consumo interno. È probabile che la differenza fra questo prezzo cd il prezzo normale di esportazione, tenda ad aumentare. b) Altri acquisti nel Regno Unito. Nessun accordo è stato ancora raggiunto su questo capitolo: l'ultima proposta dei rappresentanti del Regno Unito fu di . . . . . . . . . . . . 4.500.000 e l'ultima proposta italiana fu di . . . . . . . . . . . . . . 2.500.000 c) Pagamenti finanziari da effettuarsi a mezzo clearing . . 1.000.000 d) Premi di assicurazioni ed altri pagamenti per i quali il Governo Italiano si è impegnato di fornire sterline libere. Il Go

verno di S. M. non si trova in condizioni di fare una valutazione esatta di queste somme; esse possono all'incirca essere calcolate in 750.000

Totale ... L. 16.250.000 a

18.250.000

III) Vi è pertanto da colmare una differenza che, in cifra tonda, si può calcolare tra i 6 e gli 8 milioni di sterline, escluso qualsiasi acquisto di materie prime per

uso italiano dal territorio in cui la sterlina ha corso legale. Il Governo di S. M. si rende naturalmente conto che il Governo Italiano ha altri mezzi per procurarsi le sterline necessarie a colmare la differenza, quali i proventi del commercio con altre parti dei territori in cui la sterlina ha corso legale e le sterline che ottiene in pagamento dal Governo francese. Se queste fossero computate in catcolo, potrebbe forse essere possibile di raggiungere le basi di un accordo; ma naturalmente il Governo di S. M. non ha esatta conoscenza di questi proventi e quindi considerando la posizione come deve, cioè da un punto di vista puramente anglo-italiano, esso non è in condizioni di trovare nel momento attuale una base qualsiasi per queste trattative che ha tutto il desiderio di portare con successo a conclusione (1).

(l) -16th December. H. M. Ambassador handed to Count Ciano an AideMémoire (4) stating that H. M. Governement were prepared to give a definite (l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Nel foglio di trasmissione del presente documento dal Gabinetto del Ministro alla Direzione Generale degli Affari Commerciali una nota, in data 20 febbraio, informa il sen. Giannini che le c comunicazioni relative all'allegato promemocia sono già state fatte direttamente da S. E. il Ministro all'Ambasciatore d'Inghilterra •. Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943),vol. I, cit., p. 223. (4) -Vedi Appendice I, D. 6.

(l) Vedi D. 144.

(l) Vedi D. 254.

(2) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, cit., pp. 221-222.

(l) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicate.

301

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 122. Tokio, 14 febbraio 1940, ore 20 (per..giorno 15, ore 6,35).

Giornale Hochi che sino a qualche tempo fa sosteneva intesa con Sovieti e uossibilità patto a quattro scrive oggi che Mosca spera nella maggiore collaborazione Roma e Berlino in modo da ottenere libertà diffondere bolscevismo Europa.

In realtà da varie settimane stampa non tocca più argomento di eventuali

intese politiche con Russia e continua sostenere carattere anti-comunista della

lotta contro Chiang Kai-shek.

Shiratori tace.

Chiese una quindicina di giorni fa venire qui da me ma poi rimandò visita

e sino ad ora non si è fatto più vivo.

302

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 100. Londra, 14 febbraio 1940, ore 20,54 (per. giorno 15, ore 2).

Per S. E. Riccardi.

«Ammiragliato mi comunica che ha preso deciscione di ordinare ai cantieri

italiani 50 pescherecci a vapore da costruirsi su disegni e specificazioni forniti

da Ammiragliato.

Ordine definitivo sarà trasmesso quando ·Sa['anno note decisioni Commissione

permanente italo-inglese riguardo consegna franco porti italiani delle materie

prime richieste dai nostri Cantieri per questa fornitura.

Richiamo attenzione che questo ordine importa circa 300 milioni.

Attendo istruzioni. Gianferrari ».

(l) La presente traduzione reca il visto di Mussolini.

303

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 15. Copenaghen, 14 febbraio 1940, ore 21,30 (per. ore 23,45).

Mi riferisco al mio telegramma n. 14 (1).

Nel corso ·colloquio odierno Munch mi ha confermato voce che già circolava da alcuni giorni in questi ambienti diplomatici che cioè Ministri di Germania presso Governi scandinavi avevano ricevuto istruzioni sollecitare sondaggio delle disposizioni Governo finlandese per conoscere se una mediazione pacifica tedesca sulla base sostanziali cessioni a favore Russia sarebbe ,stata gradita (vedere mio telegramma n. 8) (2). Munch mi ha lasciato intendere essersi urtato Helsinki a netto rifiuto aggiungendo ·che è difficile parlare linguaggio ragione paesi che non hanno avuto ancora rovesci.

Circa venuta Europa Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri americano mi ha detto che avrebbe cercato entrare in contatto con lui direttamente o per interposta persona qui o a Berlino.

304

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 4'5. Buoarest, 14 febbraio 1940, ore 22 (per. giorno 15, ore 12,30).

Mio telegramma odierno n. 43 e rapporto n. 239 del 7 corrente (3).

Gafencu mi ha pregato recarmi oggi da lui e mi ha comunicato che autorità romena ha scoperto nuovo complotto terroristico Temesva.r Satumare, dello stesso genere di quello per il quale è 1in corso noto processo.

Ministro degli Affari Esteri che usciva da un colloquio con Sovrano ed appariva alquanto turbato mi ha detto che in tali condizioni temeva non essere possibile prolungare ulteriormente apertura processo contro almeno una parte degli imputati.

Egli mi ha detto infatti confidenzialmente che Sovrano è preoccupato per ripercussioni in Transilvania, ove fra l'altro si reclutano ,seguaci opposizione Maniu, del ripetersi di tali complotti e ritiene indispensabile procedere punizione colpevoli per «non lasciare disorganizzato lo Stato».

Gafencu ha aggiunto che anche Presidente del Consiglio dei Ministri che vedrò domani sera si propone intrattenermi medesimo argomento ma che egli mi pregava intanto portare a conoscenza di V. E. nuove circostanze e difficoltà ogni eventualità.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 175. (3) -Non pubblicati.
305

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 1027/454. Parigi, 14 febbraio 1940 (per. giorno 20).

In seguito alle infocmazioni dateVi, Eccellenza, dal R. Console Generale a Marsiglia circa l'adozione del piano Weygand, ho già comunicato col mio telegramma per corriere n. 032 del 12 corr. (l) che, secondo le notizie· qui assunte, sembra che la Turchia faccia ancora serie resistenze alla rottura dei rapporti con la Russia ed alla ·conseguente offensiva verso il Caucaso. Come Vi ho riferito, Eccellenza, lo ste·sso Daladier, nell'ultima conversazione che ho avuto con lui, mi ha accennato d'altra parte alle persistenti riluttanze inglesi di estendere il conflitto alla Russia; ed analogamente si è espresso con me giorni or sono l'ex-Ambasciatore d'Inghilterra a Roma, Graham.

Se in questi ultimissimi giorni le intenzioni inglesi siano radicalmente cambiate non sarei in grado di dire, giacchè in questa guerra di menzogne bisogna fare una tara assai maggiore dell'abituale alle informazioni che giungono dalle varie parti.

Certo è ,che gli anglo-francesi, anche se fossero riusciti ad avere il ,consenso della Turchia ad una operazione che non si pùò fare senza la sua partecipazione, debbono tener presente oltre tutto il seguente rischio: che cioè in caso di occupazione da parte loro dei pozzi petroliferi caucasiani, la Germania e la Russia potrebbero essere costrette dalle imprescindibili necessità dei loro rifornimenti a rivaler:si sulla Romania, con conseguente scoppio di quella conflagrazione balcanica che tutti i belligeranti finora desiderano evitare.

Non vi è dubbio però che, pur esitando ancora tutti a fare alcunchè che possa estendere l'attuale conflitto, si pensa anche in oriente a preparare le difese e le offese. Così da una parte si verifica l'arrivo delle truppe australiane neozelandesi al Cairo e in Palestina, colle contemporanee manifestazioni del gen. Weygand e del Ministro Eden; dall'altra si fanno lanciare notizie di apprestamenti militari che i russi, con l'aiuto di ingegneri tedeschi, vanno costruendo alla frontiera .caucasiana. E giungono voci di un lavorio di parecchi agenti dell'Intelligence Service, sparpagliati appunto su tale frontiera, per creare difficoltà nei rapporti fra la Russia e la Turchia.

Vorrei d1re con ciò che, pur non avendo elementi positivi per affermare che si sia giunti ad una decisione circa !'·apertura di questo fronte di battaglia, molto lavoro si va compiendo per preparare ogni possibilità di procedervi e che in Francia vi si è in massima più favorevoli che in Inghilterra. Nè lo stesso gen. Weygand tralascia natura-lmente di adoperare la sua influenza per far adottare il suo piano.

Col mio llapporto n. 475/200 del 23 gennaio u. s. (2) Vi ho riferito il desiderio che alcuni membri del Governo francese avrebbero di discorrere preventivamente con noi nei riguardi della situazione che potrebbe derivare relativa

mente alla ripartizione del petrolio, nel caso di una occupazione franco-inglese della zona petrolifera del Caucaso. Per essere più preciso, Vi faccio il nome di Bonnet, il quale malgrado tutto conserva influenza nel Gabinetto nei riguardi della politica estera.

E sempre in materia di petrolio, Vi informo, Eccellenza, che le aperture fattemi dal sig. De Monzie, circa l'estensione dello sfruttamento petrolifero che i :liranco-ingles.i hanno deciso di attuare nell'Iraq (mio rapporto del 25 gennaio

u. -s. n. 543/226) (l) sarebbero confermate dalla notizia della prossima partenza per quella regione di una missione di tecnici francesi con a capo il sig. Baron, Presidente della Commissione delle miniere e delle forze motrici alla Camera dei deputati. P. -S. -Leggo in questo momento il rapporto del 22 gennaio della R. Ambasciata in Ankara (2) (telespresso di codesto Ministero n. 5460 del 10 febbraio) e mi permetto esprimere parere concorde colle considerazioni in esso contenute.
(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
306

IL CONSOLE GENERALE A SPALATO, ARDUINI, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

TELESPR. RISERVATISSIMO 893 (3). Spalato, 14 febbraio 1940.

Mio rapporto n. 686 in data 1° febbraio corrente e precedenti (4).

Anche in certi ambienti di qui è radicata la ·convinzione che da parte nostra si cerchi sotto •sotto di alimentare le correnti estremiste ostili all'attuale assetto politico quale scaturito dall'Accordo del 2'6 agosto 1939. E con una persistenza degna di miglior causa si ribatte il solito motivo di una larvata abile propaganda che l'Italia starebbe qui svolgendo allo scopo di preparare il terreno, sia negli spiriti sia nel campo puramente materiale degli interessi, per un suo c: colpQ di mano » sulla Dalmazia non appena i prevedibili sviluppi del conflitto eua-opeo gliene diano, in un avvenire più o meno prossimo, l'occasione. Oggetto di molti commenti sono tuttora le asserzioni di alcuni esponenti locali della frazione paveliciana che hanno spavaldamente dichiarato che fra due o tre mesi al massimo il dott. Ante Pavelié ·s'insedierà a Zagabria come padrone portatovi dalle armi italiane, realizzando finalmente la « piena autonomia » della Croazia sotto il protettorato della sua g;rande vicina meridionale.

Benchè non ne abbia le prove, dubito che a mantenere questo stato di allar

mismo e di diffidenza così spiccata nei nostri riguardi, specie nella classe degli

intellettuali (medici, avvocati, professionisti in genere quasi tutti membri delle

loggie massoniche o di associazioni a carattere internazionalistico e democratico,

come il Rotary Club) contribuisca in modo speciale l'attività propagandistica

in ~rande stile che sta svolgendo qui da alcuni mesi a questa parte il locale

Consolato ·britannico di reeente istituzion~ (vedi mio rapporto n. 4825 in data 9 agosto 1939 (1), coadiuvato ma in forma assai più discreta dal collega francese. Certo si è che dall'inizio del conflitto europeo sono sorti a Spalato due nuovi giornali settimanali il Narodni List, oggetto del mio rapporto n. 6857, in data 30 novembre u. s. (2) e la Rivista Dom i Svijet che sia per la natura degli articoli pubblicati, sia per la riechezza della documentazione informativa e fotografica, di molto superiore alle usuali modeste risorse di questi giornalucoli di provincia, accusano la provenienza sospetta dei fondi di cui dispongono. Ho già riferito con altra rapporto (n. 5283 del 7 settembre 1939) (3) sull'atteggiamento sfacciatamente favorevole ai franco-britannici assunto dal quotidiano Novo Doba e debbo ora aggiungere che anche il locale organo del Partito HSS, Hrvatsk Glasnik, pur mantenendosi in una linea di maggior correzione, ha finito a poco per volta per cedere di fronte all'offensiva sferrata dagli agenti delle potenze occidentali validamente sostenuti dalla «cavalleria di San Giorgio~. Non poche sono le persone indipendenti ed equanimi che mi hanno manifestato il loro disgusto per il linguaggio .spesso tenuto dai giornali spalatini e che mi hanno dichiarato di pii"eferire ormai i giornali di Zagabria, e magari quelli stessi di Belgrado, perchè più obiettivi ed imparziali.

Circa una pretesa nostra azione sobillatrice con l'aiuto del Clero croato, escludo che questo avvenga almeno per ciò ·che si -riferisce alla zona di mia giurisdizione. Ottimi •sotto ogni riguardo sono i rapporti che inte~rcedono fra questo Consolato Generale e il locale Vescovado, ma nel campo puramente spirituale e per quanto ha attinenza alla vita religiosa di questa collettività italiana. Mi risulta d'altra parte che esiste un pronunciato contrasto fra la Curia Vescovile e il Clero propriamente detto, quest'ultimo assai irrequieto e turbolento mal sopportando le rigorose direttive della Santa Sede di cui è fedele interprete

S. E. Monsignor Bonefa-cié. La solidarietà nella lotta contro la propaganda comunista cosi largamente infiltratasi qui con l'appoggio del Partito HSS, p'rima delle elezioni politiche del dicembre 1938, in queste masse popolari, pone necessariamente in stretto contatto (direi quasi sullo stesso piano) l'azione dell'Italia con quella della Chiesa cattolica e i nemici dell'una e dell'altra ne approfittano per inventare tali assurde calunniose storielle che possono soltanto far presa sulle anime semplici o sugli esseri in mala fede.

Continuano intanto qui le polemiche fra «autonomisti~ e «centralisti~. fra nazionalisti e macekiani, e riaffiora quel malcontento che la recente visita del Principe Paolo a Zagabria pareva aver •in parte sopito dando adito a molte speranze che rischiano di trasformarsi col progredire del tempo in altrettante delusioni. Il continuo procrastinare la data delle elezioni dei membri del Sabor, il rifiuto opposto da Belgrado a nuove concessioni ai croati specie in materia di attribuzioni finanziarie, la questione tuttora aperta della delimitazione dei confini del Banato della Croazia, lo spettro della costituzione di due nuovi grandi Banati (quello serbo e quello sloveno) che praticamente verrebbe ad annullare la faticosa conquista di quella «posizione preminente» che era stat:1

assegnata alla Croazia ,con l'Accordo del 26 agosto }93,9, tutto ciò sono elementi di uno stato d'inquietudine, d'incertezza, di malessere che si appalesa ogni giorno più, mentre sono esca continua alle recriminazioni, rampogne e accuse reciproche in seno alle stesse organizzazioni di partito. E la situazione locale, dopo la momentanea euforia seguita al viaggio del Reggente Paolo, denota un peggioramento aggravato dal dissidio interno esistente nelle file dei macekiani, dalla « caccia all'uomo » che ancora continua in tutte le branche della pubblica amministrazione, dalla pressione dell'elemento contadino che cerca con ogni mezzo di insinuarsi negli Oi!"gani della vita cittadina ,e soppiantarvi in comode prebende i privilegiati di ieri. L'attuale Presidente del Consiglio Municipale, dott. Spalatin, è in questi giorni oggetto di una violenta campagna di stampa, tanto che si parla, non forse disinteressatamente, della probabilità delle sue dimissioni a corta scadenza; e allora sarebbe l'arrembaggio a un'ottantina di posti cui mirano... alcune centinaia di persone tutte iscritte al Partito.

In connessione con la profilatasi crisi municipale è stato notato in queste due ultime settimane un continuo andirivieni con Zagabria da parte dei principali esponenti del locale Comitato cittadino HSS. Non soltanto il Commissario dell'ESI?ositura dott. Mate Bulié, ma anche il Vice Presidente di detto Comitato Carlo Krustulovié e il sig. Luigi Roje si sono recati espressamente nella capitale croata per ,conferire ,col Segretario ,generale del Partito dott. J. Krnjevié, metterlo al corrente della situazione e riceverne direttive. Si accentua frattanto sempre più il carattere «esclusivista» (e sotto un certo punto di vista anche tendenzialmente « xenofobo ») degli attuali dirigenti che fra le altre questioni discusse in seno al sopradetto Comitato hanno esaminata anche quella dei provvedimenti da adottare contro i membri del Partito HSS che hanno frequentato durante le feste carnevalesche alcuni balli di Società «non croate». È stato pure votato una specie di appello ai membri del Partito stesso perchè anche nei loro rapporti personali si attengano quanto più scrupolosamente possibile alla nota formula svoj svome (tienti coi tuoi).

Accludo in traduzione alcuni estratti (l) dei giornali Glas Primorja e Narodni List, segnalando in modo particolare l'articolo intitolato «Autocritica» che fa una disamina abbastanza obiettiva dei difetti cronici che hanno caratterizzato sempire il popolo croato e degli errori da lui commessi che tanto hanno contribuito alla formazione dello stato di cose attuale.

(l) -Vedi D. 208. (2) -Vedi D. 188. (3) -Copia del presente documento era stata anche a Palazzo Chigi per ccnoscenza. (4) -Non pubblicati. (l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
307

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 75. w,ashington, 15 febbraio 1940, ore 1,55 (per. giorno 16, ,ore 5,10).

Mio telegramma n. 67 (2). Non risulterebbe qui che annunziati contatti di questo Governo con Paesi neutrali su questioni attinenti a sistema economico internazionale e riduzione

degli armamenti in vista futuro assetto mondiale abbiano avuto già inizio,

almeno in questa sede. Questi rappresentanti diplomatici di Paesi neutrali subito dopo dichiarazioni Segretario di Stato Hull in argomento si sono dati infatti d'attorno per conoscere chi di loro .fosse ,già .stato avvicinato al riguardo dal Dipartimento di Stato. Risultato tale indagine è stato negativo almeno per quantò riguarda i rappresentanti diplomatici dei paesi neutrali qui accreditati. In dichiarazioni a giornalisti Segretario di Stato ha ieri accennato ·che circa conversazioni con neutri non poteva fornire nessun ulteriore elemento sui passi in proposito che «si stavano effettuando piuttosto lentamente e ponderatamente ».

Sembrerebbe pertanto che annunziati contatti con neutri facciano parte di una progettata prossima azione questo Governo, in relazione anche alla missione Sottosegretario di Stato Welles in Europa.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato.
308

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 82. Mosca, 15 febbnaio 1940, ore 20 (per. giorno 16, ore 2,45).

Rapporto n. 1764 del 22 dicembre (l) e mio telegramma n. 40 del 25 gennaio (2). Questo Ministro Ungheria presentata lista merci richiesta da Potemkin e sollecitato permesso per entrata U.R.S.S. tre o quattro esperti commerciali.

Governo sovietico mentre in un primo tempo aveva fatto premure peil: riattivare scambi commerciali sovietico-ungheresi ora sembra non mostrare alcuna fretta. Interesse economico sovietico evidentemente rifletteva intenzioni politiche di questo governo adesso smorzate sia per mutate condizioni non ultime queLle di decisa ostilità assunta verso di noi sia per posizione assunta da Ungheria nel conflitto russo-finlandese.

Tuttavia Governi sovietico e ungherese stanno esaminando possibilità istituire fra i due paesi servizio aereo diretto.

309

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 83. Mosca, 15 febbroio 1940, ore 20 (per. ore 22,40).

Tanto questo Incaricato d'Affari Francia quanto questo Incaricato d'Affari Inghilterra mi hanno separatamente fatto capire non essere improbabile completa rottura franco-inglese con questo Paese. Incaricato d'Affari Francia è stato molto più esplicito mostrando anche ritenere che ciò possa avvenire a breve scadenza.

Comunico quanto precede ad ogni buon fine.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 206.
310

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Bucare,st, 15 febbraio 1940, ore 20,30 (per. giorno 16, ore 5,10). Mio telegramma n. 45 (1). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di aver appreso che Ministro degli Affari Esteri d'Ungheria avrebbe espre55o ad un diplomatico estero suo malcontento per recente Conferenza di Belgrado che avrebbe costituito fallimento suoi tentativi politici conciliativi con la Romania e avrebbe in particolar modo criticato vivamente punto terzo del comunicato finale riunione Intesa balcanica. Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto di non rendersi conto atteggiamento Ministro degli Affari Esteri Ungheria in quanto punto terzo non poteva essere interpretato in senso ostile Ungheria mentre riunione Intesa balcanica era stata realmente improntata a volontà distensione nei riguardi Ungheria e Bulgaria. Ho per parte mia esortato Gafencu il quale si mostrava turbato e preoccupato a perseverare linea di condotta conciliativa ed a dare prove concrete volontà conciliante Governo romeno. Ministro degli Affari Esteri mi ha risposto che sue intenzioni erano immutate ma che stava incontrando gravi difficoltà perchè in seguito manifestazioni stampa e governo di Budapest nonchè al ripetersi dei complotti magiari in Transilvania sua politica veniva criticata da parte questi circoli politici e dalla stessa

Corte che la trovava troppo debole ed arrendevole di fronte atteggiamento Ungheria.

311

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 84. Mosca, 15 febbraio 1940, ore 20,40 (per. ore 23,30). Articolo Isvestia intitolato «Intrighi anglo-francesi vicino Oriente~. dopo aver esaminato importanza economica strategica vicino Oriente per Impero britannico osse~rva blocco anglo francese accanto preparazioni militari in Siria Egitto Iraq conduce intensa attività diplomatica mirante creare blocco stati vicino Oriente diretto contro Germania e destinato distruggere anzitutto posizioni economiche tedesche in quei paesi. Sfruttando loro Stati vassalli Turchia ed Iraq anglo francesi tentano trasformare patto Saad-abad in strumento guerra attirandovi anche Arabia Saudiana. Secondo piano anglo franc,esi vicino Oriente dovrebbe diventa,re base operativa per offensiva contro Germania attraverso Balcani come durante prima guerra mondiale. Contemporaneamente progettato blocco Stati vicino O,riente

dovrebbe essere diretto anche contro U.R.S.S. Senonchè tentativo liquidare politica amicizia turco-sovietica rappresentante base indipendenza Turchia incon

trerà iresistenza popolo turco. Anche popoli Iran e Afganistan ricordano avere

conquistato con appoggio sovietico loro indipendenza in lotta contro imperialismo

britannico. Riferendosi voci che intrighi anglo-francesi vicino Oriente sarebbero

diretti contro U.R.S.S. articolo ·conclude con monito che chi abita in casa di

vetiro non dev·e gettare sassi contro altri.

Articolo Komsomolskaia Pravda intitolato «Nodo scorsoio anglo francese

sopra Balcani » osserva che Londra Parigi temono non senza motivo che Italia

sfrutterà fallimento proposte turche Conferenza Belgrado per avanzare proprio

programma consistente assestamento problemi interni balcanici mediante accordi

fra singoli paesi e susseguente unione tutti paesi balcanici sotto direzione Italia.

Successo piani italiani oltre rafforzare posizioni Roma permetterebbele presen

tare nuove pretese a Francia Inghilterra. Quindi diplomazia anglo-francese eser

cita fortissima pressione su Romania e Grecia per rafforzare propria influenza

mentre Italia cerca controbattere attività anglo-francese rafforzando propria col

laborazione con Ungheria Jugoslavia e tentando riavvicinare suddetti paesi con

Romania Bulgaria. Senonchè rec·enti dichiarazioni Gafencu che suscitarono for

tissima irritazione Budapest dimostrano che trattative romeno-ungheresi e bul

garo-jugoslave difficilmente condurranno accordi. Articolo conclude lodando

posizione assunta d~ Bulgaria che rifiutasi legarsi tanto. Blocco anglo-francese

quanto ad Italia assumendo politica neutralità non rafforza tendenza pace e

facilita lotta contro piani anglo-francesi trasformaire Balcani in focolaio guerra.

(l) Vedi D. 304.

312

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 39. Sofia, 15 febbraio 1940, ore 21,30 (per. giorno 16, ore 12,45).

Telegramma per corriere n. 026 del 6 corrente (1). Lunedi Kiosseivanov ha

avuto lungo e dicesi anche vivace colloquio col Re al quale avrebbe prospettato · insostenibile situazione governo causa note divergenze fra Ministri specie poli tica interna; Sovrano sarebbesi ~riservato decisione non nascondendo però desi

derio accordare Kiosseivanov periodo riposo da lui più volte chiesto.

Stamane Kiosseivanov ha presentato dimissioni intero Gabinetto senz'altro

accettate. Comunicato ufficiale diramato pomeriggio annunzia la costituzione

nuovo Ministero affidato prof. Filov Ministro Istruzione Gabinetto dimissionario.

Questi presenterà domani mattina lista componenti. Sembra tuttavia sostituzioni

si limiteranno Ministeri Esteri, Interno e forse in un secondo tempo Guerra.

Per Minitero Affari Esteri si ritiene quasi certa designazione Popov, Ministro

Plenipotenziario a Belgrado che trovasi da ieri Sofia dopo aver ricevuto giorni

fa vis'ita Consigliere di..... (2). Già direttore quotidiano Bulgaria, poi direttore

Stampa estera ha lasciato qui ottimo ricordo e mantenuto sempre cordiali rela

zioni con questa Legazione. Personalità Filov è ben nota costi, estraneo politica

(2} Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppo indecifrabile •.

militare, orientato cultmralmente verso Germania e Italia. Si ritiene tuttavia sua presenza Presidenza del Consiglio sia di carattere transitorio.

Pur prevalendo, indubbiamente, motivi politica interna della crisi non persuadono completamente. Essa potrebbe essere forse determinata anche da qualche segnalata eccessiva punta filo-sovietica di Kiosseivanov in politica este:ra, qui giudicata pericolosa, a seguito sue troppe volte reiterate intransigenze in materia totalitarietà rivendicazioni nazionali. s.egnalo infatti rtsulterebbemi visita Ministro delle Finanze romeno di cui al mio telegramma n. 32 (1), avrebbe dovuto aver luogo settimana prossima.

(l) Non pubblicato.

313

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1038/460. Parigi, 15 febbraio 1940 (per. giorno 20).

Telespresso di V. E. n. 42/05368/C del 9 corr. (2).

Questo Ambasciatore del Giappone, che è stato Vice Ministro degli Affari Esteri e che ha di recente preso possesso della sua carica a Parigi, si è espresso meco in termini analoghi a quelli riferiti dal R. Incaricato d'Affari a Mosca, insistendo sopratutto sul fatto che i negoziati commerdali sovietico-giapponesi non erano affatto destinati ad aprire la via a trattative di carattere politico.

314

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 19. Stoccolma, 16 febbraio 1940, ore 1,35 (per. ore 6,30).

Su indicazione datami stamane da R. Ministro Helsinki ho potuto avere ora rtservata conferma che Ministro degli Affari Esteri finlandese sig. Tanner è stato in questi ultimi giorni a Stoccolma. Da quanto al riguardo. ho potuto sapere da questo Segretario Generale degli Affari Esteri, sig. Tanner avrebbe da principio tentato di •spingere questo paese ad un intervento diretto. Governo Stoccolma ha però opposto sue note ragioni e, per il momento, rimane deciso a non ·rischiare pericoloso passo. Tanner ha allora chiesto urgentemente contributo volontari. Egli ha prospettato che con almeno 60.000 uomini si potrebbe «anche » battere esercito .sovietico.

Governo svedese sicuro forte ma,ggioranza pairlamentare (calcolata 85 per cento) per ·sostenere sua politica attuale neutralità, sente d'altra parte ·crescente pressione opinione pubblica per valido aiuto alla Finlandia fino a ogni possibile limite. Promise pertanto sollecito invio di maggior numero di volontari già deciso ed in atto. Ma non si tratterebbe raggiungere senz'altro contingente

richiesto Tanner. Questo Governo ha oggi in animo (da quanto ho potuto capire) di colmare man mano le lacune che si formano nelle file dell'esercito finlandese, prevedendosi a tale fine invii che si aggirerebbero sui 6000 o 7000 uomini mensilmente. Si resisterebbe in tal modo, mi è stato osservato, all'esercito sovietico nel prossimo avvenire. Come l'esperienza ha dimostrato, sarà pure necessario selezionare i volontari per il loro più efficiente impiego nelle particolari condizioni della guerra russo-finlandese. Rifornimenti di ogni materiale proseguono nella più larga misura.

Presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) -Vedi D. 270. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. da Mosca 292/104 del 21 gennaio, vedi D. 184.
315

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 20. Stoccolma, 16 febbraio 1940, ore 1,35 (per. ore 6,50).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2). In relazione divisamento limitare appoggio per sola resistenza, ho chiesto al mio interlocutore quali siano sue .prospettive. Egli propende fortemente credere che Russia dopo offensiva in corso, e qualunque sia l'esito, sarà disposta a negoziare pace con la Finlandia.

Si pretende qui sapere che Stalin, insoddisfatto azione Molotov e Voroscilov, addiverrebbe, dopo tentativo forza che sta svolgendo, ad una soluzione di negoziare con pretese maggiori o minori, a seconda del caso. Segretario Generale degli Affari Esteri crede che Germania sia già intervenuta per evitare certi eccessi aviazione russa in Finlandia ed ancora oggi mi ha confermato ritenere che Germania non ha interesse a portare disordine guerra su territorio svedese dal quale il Reich trae importanti rifornimenti. E ciò spiega molto la condotta attuale di questo Governo.

Come sempre si paventa sopratutto essere coinvolti guerra europea. Governo svedese -ripeto -si ritiene oggi padrone della situazione interna e parlamentare, ma mi è stato ·Confermato che Sandler si tiene pUire in agguato.

Notizia affondamento due piroscafi svedesi provenienti dall'America ha molto contrariato questo Ministro Affari Esteri che, dati i rapporti tedescosvedesi, trova hl-ragionevole la condotta della Germania nel limitare a questo Paese i mezzi per le sue possibilità lavorative.

316

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 17. Copenaghen, 16 febbraio 1940, ore 10,27 (per. ore 22,55).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (3). Consigliere di Legazione tedesco mi ha detto aver motivo di

crede~re:

18 -Docrlmenti dip./omaJici-Serie IX-Vol. III.

1) che la Germania si disinteressa fin da ora della sorte che l'U.R.S.S. riserva Finlandia;

2) che tuttavia U.R.S.S. avrebbe dato assicurazione alla Germania che il Governo popolare che esso intende installare Finlandia avrà larga autonomia e potrà differenziarsi anche per costituzione interna dalle altre repubbliche sovietiche purchè lotta finale non sia improntata ad accanimento di guerra civile. Nelle ipotesi più favorevoli Russia vorrebbe fare della Finlandia ponte per intrattenere relazioni amichevoli con Stati scandinavi a condizioni naturalmente che Svezia Norvegia pur continuando aiutare, come fanno, Finlandia, esse non dichiarino ufficialmente guerra.

(l) -Vedi D. 315. (2) -Vedi D. 314. (3) -Non pubblicato.
317

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Stoccotma, 16 febbraio 1940, ore 21,15 (per. giorno 17, ore 0,20). Trasmetto seguente telegramma del cap. Bechi: «In lungo cordiale colloquio Ministro Erkko espostomi confidenzialmente

(ma con autorizzazione informare V. E.) punto di vista finlandese nei riguardi conflitto.

Recenti attacchi sovietici, pur se contenuti, hanno dimostrato non poter sperare resistere con la ,sola artiglie1ria finlandese. Pertanto missione finlandese (composta dal Ministro degli Affari Esteri, Ministro della Giustizia e gen. Gronde!) abboccatasi questi giorni Stoccolma con rappresentanti grupppo Osio per tentare convincerli necessità più diretto e sostanziale intervento. Affermato che, in caso di mancata adesione, Governo finlandese vedrebbesi costretto richiedere aiuti anglo-francesi, eventualità già da tutti concordemente deprecata. Rappresentanti scandinavi, apparsi impressionati da simile possibilità, hanno promesso studiare attentamente situazione. Svezia dal canto suo ha già deciso maggiore afflusso aiuti e volontari, ma appare restia compromettersi apertamente n;el timore minaccie germaniche.

Ministro Erkko, cui personalità ed ascendente conferiscono veste effettivo porta-voce governativo mi ha lasciato comprendere che suo Governo auspicherebbe ardentemente che l'Italia appoggiasse punto di vista finlandese presso la Germania, e, di riflesso, presso gli Stati scandinavi, "tenendo conto intendimenti italiani -ha soggiunto -; ma riterrei che sia generale interesse mantenere guerra russo-finlandese estranea al conflitto europeo. Unico modo ottenere ciò: dare alla Finlandia mezzi per continuare lotta indipendentemente dagli anglo-francesi ,. Ho creduto comprendere che alleati occidentali stiano attualmente insistendo per fare accettare loro offerta aiuti.

Pélll"to per Helsinki oggi via aerea unitamente membri citata missione finlandese, da .cui conto ottenere ulteriori notizie».

318

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 36. Budapest, 16 febbraio 1940 (per. giorno 19). Il R. Addetto Militare ha riferito in data odierna al Ministero della Guerra quanto segue: «L'addetto militare britannico in questa sede ha detto recentemente al col. Ujszàszy che l'Inghilterra non prevede che nella prossima primavera la Germania inizi operazioni militari in grande stile al fronte occidentale, nè con un attacco contro la linea Maginot ·-che potrebbe costarle troppo gravi sacrifici -nè attraverso il territorio di Stati neutri (Olanda e Belgio), perchè ciò provocherebbe come reazione immediata l'intervento degli Stati Uniti d'America. A Londra si orede invece possfbile un'azione combinata tedesco-russa nel medio oriente, partendo dal Caucaso ed avente come obiettivo la zona petrolifera di Mossul, la cui conquista priverebbe i franco-inglesi delle risorse di quel ricco bacino. Tale punto di vi,sta può essere messo in relazione con qualche notizia pervenuta a questo S.l.M. da altra fonte, che segnala tirasporti ferroviari di truppe tedesche da Ovest verso Est (sia sulla linea Cracovia-Przemysl-Leopoli, sia sulla linea slovacca che percorre la Valle del Vah) e concentramenti di entità imprecisata nella zona di Przemysl presso la frontiera russa. Secondo il col. Ujszàszy, detti movimenti di truppe potrebbero dar credito a due ipotesi: a quella accennata dal ten. col. Barclay di una azione nel settore caucasico, organizzata e diretta dai tedeschi; oppure ad un possibile accordo fra Berlino e Mosca per meglio organizzare, con tecnici ed operai tedeschi, e presidiare con adeguate forze del Reich le zone petrolifere di Batum e di Baku; accordo simile a quello .g.tabilito per la zona di Drohobycz. Il col. Ujszàszy non crede invece che l'ammassamento di forze verso Leopoli voglia rappresentare una minaccia cont~ro la Romania, la quale per la propria salvezza si va orientando sempre più verso il blocco politico russo

tedesco». Mi riservo controllare e telegrafare.

319

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1444/318. Washington, 16 febbraio 1940 (per. giorno 26). Seguito mio telegramma n. 39 del 23 gennaio u. s. (1). Come segnalato nel mio telegramma n. 39 del 23 gennaio u. s., la denuncia del trattato di .commercio fra gli Stati Uniti ed il Giappone non ha portato ad

alcun sensazionale e automatico mutamento nelle relazioni commerciali tra i due paesi, le quali praticamente continuano fuori del quadro del trattato stesso. La nuova situazione venutasi a creare è però alquanto precaria, perchè esposta, come è ovvio, all'influenza delle relazioni politiche tra i due paesi.

La continuazione su larga scala delle operazioni militari in Estremo Oriente; il bombardamento da parte dei giapponesi della Ferrovia Hai phong-Kun ming -arteria essenziale del commercio americano con la Cina attraverso il Tonchino-che ha provocato nuove rimostranze a Tokio dell'Ambasciatore Grew; e, da ultimo, la notizia dell'« avvertimento » dato dai giapponesi a Chiang Kaishek di arrendersi e di un'iformarsi al nuovo Governo cinese di Wang, onde evitare il rigore di una nuova offensiva, sono i fatti che hanno seguito durante quest'e ultime due settimane l~ revoca del trattato commerciale.

L'opin1one pubblica americana, che dalla campagna giornalistica dei mesi scorsi era stata forse tratta ad illudersi sugli effetti immediati di una tale misura, non nasconde il suo disappunto e chiede un nuovo giro di vite. La stampa naturalmente si associa e la invocazione di un embargo sul commercio giapponese che venga posto sotto l'egida legale dell'Atto di Neutralità, è il tema dominante.

Secondo infatti statistiche apparse in questi giorni, risulterebbe che l'affluenza in Giappone di materie prime americane utilizzabili per uso di guerra (esduso il materiale aeronautico e la benzina per aviazione contemplata dal vigente embargo morale), continui su larga scala. Il Giappone acquista ora dall'America per 30.000.000 all'anno di dollari di petll"olio grezzo, contro

14.000.000 di acquisti annui medi in tempo di pace; 22.000.000 di rame (contro 8.000.000) e le stesse proporzioni valgono per il ferro grezzo e per certi prodotti meccanici. Inoltre, perchè un'estensione dell'embargo morale ed altri materiali attinenti alla guerra possa dimostrarsi realmente efficace, occorrerebbe contare sullo spontaneo senso di disciplina e di sacrificio degli uomini d'affari americani, che non è ancora provato. Di qui, il consiglio dato al Governo di trasformare gradualmente l'embargo «raccomandato» in un e-rnbargo legale ed imposto.

Di questa maniera forte si è fatto sostenitore al Congresso anche il Senatore Pittman (l'autore del noto emendamento alla legge di neutralità), presidente della commissione per gli Affari Esteri del Senato. Egli ha presentato alla Commissione un progetto di legge in :base al quale si conferisce al Presidente 'il diritto di porre l'embargo sulle armi, munizioni e carburanti contro qualunque dei paesi firmatari del Trattato delle Nove Potenze, la cui politica risulti recar pregiudizto alla vita o agli interessi dei cittadini americani. Altil"o progetto di legge, pres,entato dal Senatore Schwellenbach, concerne presso a poco la stessa materia.

Sta di fatto però che, come ho già avuto occasione di riferill"e a proposito del prestito alla Finlandia, l'atteggiamento del Governo, anche e sopratutto nei riguardi della questione dell'Estremo Oriente, è improntato alla più cauta prudenza. Tanto al Dipartimento di Stato quanto alla Casa Bianca si versa molta acqua sul :fuoco. Mentre l'esame del pll"Ogetto di legge Pittman è stato rinviato, il sig. Cordell Hull ha chiesto chiaramente al Senato che la politica estera

in Estremo Oriente la si lasci fare a lui, e s1 e espresso in senso sfavorevole

all'applicazione dell'embargo legale, posto .cioè nel quadro della Legge di Neu

tralità, poichè in tal caso il Governo sarebbe obbligato ad usare anche verso

la Cina delle misure incompatibili con fini pratici che intende perseguire.

Al Dipartimento di Stato sembra quindi prevalere l'idea che sia ancora prematuro valutare le ll"ipercussioni che la revoca del trattato di commercio potrà esercitare sull'economia .giappones·e e quindi, indirettamente, sulla condotta della guerra. In attesa, studiare il modo di aiutare economicamente la Cina mediante prestiti (come sembra s'intenda fare con la nuova legge sull'incremento dei fondi della Export-Import Bank) ed estendere coi mezzi normali della propaganda sugli industriali e commercianti la portata dell'embargo morale contro il Giappone nella speranza di riuscire a impoverirne gradualmente il commercio senza ancoira compromettere la diretta responsabilità del Governo.

In sostanza quindi si vogliono mantenere le posizioni più intransigenti con i mezzi più blandi. Però non bisogna perdere di vista che tale atteggiamento del Governo americano può essere puramente contingente e tattico. Molte incognite sconsigliano oggi di ricOtrrere a quelle misure estreme dalle quali non si può più recedere: esse sono il corso della guerra in Europa, l'atteggiamento della Russia e, non ultima, Ja campagna presidenziale che sconsiglia toccare per ora il tasto delicato di una politica d'intervento.

(l) Vedi D. 190.

320

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRJiVENTE 126. Berlimo, 17 febbraio 1940, ore 19,10.'

Secondo le notizie pervenute a Berlino sul fermo del piroscafo tedesco ALtmark da parte di forze navali britanniche nelle acque territoriali norvegesi, il fatto .si è svolto nel modo seguente:

-dopo che il giorno 16 febbraio il piroscafo tedesco era stato fermato dal cacciatorpediniere inglese Intrepid, il Capitano della nave, profittando anche della presenza di due torpediniere norvegesi, era riuscito a sfuggire alla caccia ed a rifugiarsi nel fiordo di Yoesing. Nella notte sul 17 un'altra torpediniera britannica, il Cossack passando tra le due navi norvegesi, si è avvicinata all'Altmark, intimandogli la resa. Senza che l'equipaggio del piroscafo tedesco reagiss•e, i marinai inglesi aprirono il fuoco, uccidendo quattro membri dell'equipaggio dell'Altmark e ferendone cinque. Il Capitano dell'Altmark dopo aver tentato inutilmente di difendersi con una manovra di abbordamento della torpediniera inglese, aveva gettato la propria nave contro la costa. L'ALtmark proveniva dal Sud-America e, dopo essere riuscito a forzare il blocco ·inglese, si trovava nelle a.cque territoriali norvegesi, di dove contava raggiungere un porto tedesco (1).

Il Ministro di Germania a Oslo ha presentato stamani stesso alle 9,30, al Governo norvegese, una protesta redatta nei termini più energici contro

l'azione delle unità da guerra britanniche. La protesta rileva la violazione del diritto delle genti compiuta dalla torpediniera inglese, attaccando una nave mercantile entro le acque territorial:i norvegesi e inoltre fa carico alla Norvegia del fatto che le sue navi non abbiano accordato al piroscafo tedesco suffì.dente protezione. Questo atto di pirateria, continua la nota di protesta, trova il ,suo parallelo soltanto. nel bombardamento di Copenaghen avvenuto nel 1808 da parte della flotta britannica.

Termina richiamando l'attenzione sul fatto che l'avvenimento ha creato

una gravissima situazione, che può trarre con sè le più serie conseguenze (1).

Interrogato nella conferenza della stampa estera sulla natura di queste conseguenze, il Capo dell'Ufficio stampa del Ministero degli Esteri ha risposto con evidente riferimento alla Gran Bretagna che esse sono di competenza della Marina da guerra tedesca.

(l) Per una cronologia completa dell'incidente, vedi Documents an German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 618.

321

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 127. Berlino, 17 febbraio 1940, ore 20,20 (per. ore 20,30).

Mio telegramma n. 107 (2).

Wilhelmstra.sse mi informa che è stato risposto affermativamente a Washington alla richiesta americana che Welles sia ricevuto durante prossima visita in Germania da principali personalità tedesche.

Detto Ministero Affari Esteri gradirebbe conoscere -ove a noi constasse itinerario visita Welles. Qui si desidererebbe che ultima visita fosse riservata a Berlino.

322

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 47. Bucarest, 17 f·ebbraio 1940, ore 20,35 (per. ore 22,55).

Mio telegramma n. 45 (3).

Presidente del Consiglio dei Ministri si è meco espresso in senso analogo a quello del Ministro degli Affari Esteri insistendo particolarmente su malcontento opinione pubblica romena di Transilvania e su campagna condotta da Maniu contro politica estera ed interna .governativa.

Piresidente del Consiglio dei Ministri ha aggiunto che in tali condizioni Governo romeno riteneva iniziar·e noto processo contro magiari salvo ricorrere in .secondo tempo a misure clemenza.

Presidente del Consiglio dei Ministri ha aderito tuttavia ad ulteriore proroga processo stesso facendo riserva ritornare meco sull'argomento.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 615.

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 304.
323

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 13. Berlino, 17 febbraio 1940 (per. giorno 20).

Il Sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, Woermann, mi ha detto che da buona fonte confidenziale ha saputo che vi sarebbero fra Bulgaria e Romania delle trattative per la soluzione della questione della Dobrugia. La Turchia farebbe in tali trattative opera di mediazione e ciò per suggerimento inglese. Sembra che le trattative siano molto avanzate e che la maggiore difficoltà sia ·creata dal desiderio romeno di trasferire i territori ·alla sovranità bulgara soltanto alla fine della .guerra, mentre da parte bulgara si richiede 'l'immediato trasferimento dei territori in questione.

Si gradirebbe sapere se da parte nostra nulla risulti al riguardo.

324

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 1500. Berlino, 17 febbraio 1940 (1).

Nell'accompagnarTi un appunto dell'Addetto Aeronautico, col. Teucci, su una conversazione da lui avuta ieri con il Maresciallo Goring, che lo aveva invitato a colazione a Karinhall, segnalo alla Tua attenzione i punti seguenti che mi sembra di dover rilevare.

l) Dal tono della conversazione, comparato con quello dei precedenti colloqui di Goring con lo stesso Teucci e con Magistrati, si trae l'impressione che il punto di vista italiano trovi ora maggior comprensione. Non vi è sta·ta questa volta nelle parole di Goring traccia di amarezza o di dsentimento.

2) È evidente che da parte tedesca si fa sempre assegnamento su una decisione del Duce che ponga l'Italia a fianco della Germania.

3') Non ostante tutte le belle parole, non si ha ancora alcun segno che da parte della Germania e di Goring, in partkolare, si fac.cia nulla per venire incontro ai bisogni dell'Italia in forniture e materiali.

4) Goring ha fatto qualche accenno concreto, parlando delle forniture di carbone, a nostri possibili acquisti di materiale ferroviario belga per conto della Germania. Desidererei sapere se su questo argomento occorra rispondere qualcosa o sia preferibile lasciar cadere.

ALLEGATO.

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

Berlino, 17 febbraio 1940.

In occasione di un invito ricevuto da parte del Maresciallo Goring sono stato a trovarlo nella sua villa della Schorfheide e poi intrattenuto da lui a colloquio.

Dopo alcune frasi di complimento e di simpatia per l'Eccellenza Pricolo della cui attività gli erano già giunti gli echi, il Maresciallo mi ha domandato che cosa si faceva in Italia. Ho risposto che in Italia si lavorava, nonostante le maggiori difficoltà di rifornimento di materie prime fra le quali -e non ultima -il carbone.

Su questo argomento il Maresciallo ha dichiarato di essere perfettamente al corrente; la Germania sarebbe in grado di fornire mensilmente all'Italia non solo una ma anche due milioni di tonnellate di carbone; tutta la difficoltà consiste nel trasporto. Il problema già di per sè grave è reso ancor più complicato, oltre che dalla guerra, dalle attuali contingenze stagionali per le quali non si riesce a soddisfare le stesse richieste dell'interno. Mentre il fabbisogno del Reich è aumentato, in seguito al freddo eccezionale, almeno del 30 e forse del 40 %, sono venute a mancare da oltre un mese le possibilità di rifornimento attraverso le vie d'acqua che pure in tempi normali trasportano circa il 30 % del carbona tedesco.

Con tutto ciò ed anche a prezzo di ulteriori sacrifici la Germania farà fede ai termini dell'accordo con l'Italia, mantenendo disponibili i 2/3 dei vagoni occorrenti al trasporto dell'attuale contingente di carbone. Di più la Germania non può assolutamente fare; i vagoni che si stanno ora costruendo ed anche in forte quantità cominceranno a entrare in esercizio solo gradualmente e molto in avanti nel tempo; è anche da prevedere ch'essi siano di man in mano assorbiti dalle sempre crescenti necessità belliche.

Il Maresciallo Goring si rende conto che per tal modo non si viene a risolvere il problema del rifornimento del carbone necessario all'Italia. Propone perciò che l'Italia proceda all'acquisto per conto della Germania di tutto il materiale ferroviario mobile ancora disponibile in Europa e in America. Egli ha sentito dire che in Belgio vi sarebbero vagoni e forse anche locomotive in eccedenza; il Belgio -che non consentirebbe certo a cederli alla Germania -potrebbe darsi fosse disposto a trasferire questo materiale all'Italia, eventualmente con un impegno da parte nostra di adibirlo esclusivamente al trasporto del carbone.

Riconoscendo la primordiale importanza di tale materia prima per la vita di una nazione, il Maresciallo ha pure affermato che ormai gli erano perfettamente! chiari i motivi che avevano indotto nel settembre scorso l'Italia ad astenersi dall'entrare in guerra. Ed ha aggiunto che mentre in un primo tempo, in base anche a quanto aveva scritto la stampa estera, egli aveva supposto che il Duce avesse dovuto cedere a forti pressioni di carattere interno, ora egli era bene edotto che le vere ragioni per cui l'Italia non era entrata in guerra erano prevalentemente di natura economica. Si poneva però la domanda del come era stato possibile che l'Italia fosse

venuta a trovarsi così sprovvista di riserve.

Ho detto che da parte tedesca si doveva tener presente che mentre la Germania negli ultimi anni con l'apporto dell'Austria e della Cecoslovacchia aveva potuto accrescere sensibilmente le proprie forze militari e irrobustire la propria organizzazione economica, l'Italia invece con la guerra di Etiopia, quella di Spagna ed infine con la conquista d'Albania aveva dovuto dar mano alle proprie riserve per fondare l'Impero e tener lontano in pari tempo il bolscevismo dal Mediterraneo. Qui il Maresciallo ha annuito, ha però soggiunto di non comprendere allora come mai l'Italia, ancora nell'aprile del 1939, si ritenesse sicura di potere lottare vittoriosa

mente e da sola contro la Francia.

Ho fatto notare che in un'ipotesi di guerra Italia-Francia con Inghih!rra e Germania neutrali, l'Italia avrebbe potuto sbarrare il canale di Sicilia, assicurarsi il controllo del Mediterraneo orientale e mantenere libere le comunicazioni con l'Impero e con l'Oriente. Oltre a ciò una Germania neutrale ed amica avrebbe potuto

rifornirei assai meglio di una Germania in guerra.

Il Maresciallo ha risposto che su tutto ciò poteva anche consentire, ma che secondo lui l'Italia aveva avuto il torto di non aver parlato abbastanza chiaro alla Germania; sino all'agosto qui tutti sarebbero stati convinti che l'Italia non avrebbe mancato di entrare in guerra a fianco della Germania; i primi dubbi li avrebbe avuti proprio lui, Goring, allorchè udl da von Ribbentrop la descrizione dell'incontro svoltosi a Salisburgo col Ministro Ciano. Egli propose allora di rivolgere una precisa domanda all'Italia. Von Ribbentrop obiettò che ciò avrebbe potuto sembrare un gesto di sfiducia; e a riprova delle intenzioni del Governo fascista egli avrebbe mostrato un documento italiano da poco giunto da Roma in cui si diceva che perquanto quello non fosse ritenuto il momento più opportuno per una guerra, pure l'Italia sarebbe stata disposta in definitiva a marciare a fianco della Germania.

Io ho risposto che non potevo convenire col Maresciallo; che già avevo avuto occasione di parlare a Voi, Eccellenza, di consimili accenni fattimi dal Feld-Maresciallo in un precedente colloquio, e che Voi vi eravate riferito, fra l'altro, a un memorandum del Duce, rimesso qui a Berlino dal gen. Cavallero, in cui erano esattamente e inequivocabilmente spiegati i motivi per cui l'Italia non avrebbe potuto entrare in guerra prima del 1942. Ritenevo inoltre che di documenti del genere dovessero esisterne ancora vari altri ed anche con data anteriore.

Il Maresciallo che sembrava non ricordare o non essere bene a conoscenza, soggiungeva allora che secondo lui anche se l'Italia fosse entrata in guerra, la Francia non si sarebbe mossa e non avrebbe preso alcuna iniziativa contro di noi. Alle mie domande ed osservazioni finiva però col riconoscere che era alquanto difficile poter esporre fondate ragioni a sostegno di questa sua supposizione.

Egli sarebbe in questo momento, se non preoccupato, alquanto colpito da alcune notizie anche recenti di continui spostamenti di truppe francesi dal fronte alpino verso la Francia del Nord; confida che l'Italia vorrà tenere un atteggiamento tale da obbligare la Francia a guarnire nuovamente la frontiera sud-orientale allo sciogliersi delle nevi.

Il Maresciallo è venuto poi a parlare della questione delle nostre esportazioni di materiale verso la Francia e l'Inghilterra; ha accennato anche a nostre forniture di motori ed apparecchi scuola. Egli è grato al Duce di aver parlato con tutta franchezza in merito; ha soggiunto però che una parte dei tedeschi non comprende come mai l'alleata Italia non desiste dal rifornire i nemici della Germania. Alle mie immediate osservazioni ha detto senz'altro ch'egli doveva convenire sulla insopprimibile necessità dell'Italia di assicurarsi mediante scambi quelle materie prime che sono indispensabili alla sua vita ed ai suoi armamenti; per suo conto egli non darebbe neanche importanza alle eventuali nostre forniture di apparecchi scuola. Ha soggiunto di ritenere comprensibile che l'Italia fornisca alle Potenze occidentali quèl materiale che potrebbe essere da queste ottenuto altrove; mi ha persino accennato che da parte francese gli sarebbero giunte offerte di materie prime in cambio di carbone; esprime il desiderio che l'Italia si astenga -qualora richiesta -dal fornire materiale di carattere speciale e del quale gli alleati abbiano notoriamente penuria.

Il Maresciallo ha portato quindi il discorso sulla Russia, dicendo che essa si sta comportando con la Germania in modo veramente leale e corretto. Mi ha citato fra l'altro il caso del Bremen di cui i russi hanno. validamente concorso a tener segreta la partenza da Murmansk rendendo cosi possibile la sua felice traversata del Mare del Nord ed il conseguente rientro in Patria.

Egli pensa che l'Italia come alleata della Germania dovrebbe essere contenta dell'accordo germano-russo. Questo è stato accolto dal popolo tedesco con un senso di vera liberazione; anche se la Russia non è quella grande Potenza militare che taluno credeva, pure la Germania avrebbe dovuto sempre impiegare 50 o 60 divisioni per tenerla a freno. Ora invece la Russia non solo non ostacola la Germania, ma la favorisce con rifornimenti di materie prime di inestimabìle valore. Il Maresciallo crede che se il popolo italiano si fosse trovato nelle condizioni in cui si è trovato e si trova il popolo tedesco, avrebbe adottato la stessa soluzione adottata dalla Germania. Egli conviene nel ritenere che il bolscevismo è il grande nemico dell'Europa e che a Mosca si cerca ora di fare esclusivamente il proprio interesse; ma per la Germania il nemico numero uno è l'Inghilterra: una volta battuta questa nazione non sarà difficile alla Germania di mettere a posto, se necessario, anche la Russia. Intanto in Germania i comunisti vengono senz'altro condannati a morte e di quesb Stalin ne è pienamente edotto.

Parlando infine dell'Impero Inglese il Maresciallo pensa che solo due potenze siano ora in grado di tenere testa alle imposizioni britanniche: gli Stati Uniti d'America ed il Giappone. I primi subiscono le angherie dell'Inghilterra perchè non vogliono crearle imbarazzi; il Giappone, che pure sarebbe in questo momento in grado di far piegare l'Inghilterra dinanzi alle proprie legittime pretese, nor. sembra tenere una condotta abbastanza decisa.

Il Maresciallo comprende che l'Italia per la sua speciale posizione geografica non può opporsi al controllo inglese. Però, egli aggiunge -scusandosi anche di usare forse termini troppo netti -questa situazione deve pesare all'Italia; è chiaro che l'Italia non sarà una Potenza mondiale sinchè non si sarà liberata di questa servitù. Perciò gli interessi dell'Italia collimano con quelli della Germania che combatte per uno di questi due scopi: o la conclusione di una pace patteggiata che assicuri alla Germania le mete per cui è entrata in guerra e in pari tempo tolga all'Inghilterra l'attuale speciale posizione di controllo e di dominio sul mondo; oppure, l'annientamento dell'Impero inglese.

Il Maresciallo si dice sicuro che l'Italia a lungo andare non potrà tenersi fuori della guerra; anche il Fiihrer gli avrebbe espresso recentemente uguale convinzione.

Il colloquio che è durato oltre un'ora e mezza, è stato qui concluso dopo che l'aiutante di servizio, per la terza volta, era entrato nello studio del Maresciallo. Nel congedarmi questi mi ha detto che avrebbe fatto pervenire ben presto una risposta definitiva -e non negativa -sulla questione dell'artiglieria contraerea e che rimaneva in attesa di un promemoria circa i desiderata della Terni di cui Vùi Eccellenza mi avevate incaricato di parlare al Feld-Maresciallo (1).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

325

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1525/498. Berlino, 17 febbraio 1940 (per. giorno 20).

Ho già segnalato alla E. V. la posizione di estrema riserva a·ssunta dalla Germania a proposito della missione Welles. Non ostante vi sia chi ritenga non impossibile un qualche successivo mutamento al riguardo, pure, almeno per ora, nessun accenno vi è che la Germania si sia o stia per allontanarsi dalla posizione originalmente adottata. Le ragioni ne sono del resto ovvie e non devono sorprendere.

Prima di tutto, come ho fatto rilevare in altre mie, la paUira -gius·tificata

dalla esperienza del passato -che ogni disposizione pacifica tedesca possa

essere interpretata come un segno di debolezza.

In secondo luogo, la sensazione -divisa questa dagli stessi circoli ame

ricani di qua -che nella missione Welles il 50 %, se non più, rappresenti

politica interna.

In terzo luogo, la circostanza che la missione Welles coincida con atteggia

menti da parte americana in senso sempre più nettamente antisovietico, il che

rende più delicati i rapporti di giusta posizione della Germania con l'U.R.S.S.

da un lato e gli altri paesi dall'altro.

Da ultimo -tast but not the least -il fatto che il missus rooseveltiano

sia stato scelto fra le persone che, ancora in un passato recente, si sono inequi

vocabilmente espresse ·contro la Germania.

Quest'ultima ragione specialmente sarebbe stata per sè stessa sufficiente a

determinare, fin dall'inizio, una netta ostilità tedesca contro la missione Welles,

la quale avrebbe potuto essere facilmente descritta e presentata come una pr·o

vocaziòne. Invec·e, niente di tutto questo; bensì un riserbo, marcato se si vuole,

ma che, alla luce di quanto ho sopra esposto, potrebbe anche indicare il desi

derio di nulla compromettere delle possibilità -qualunque esse siano -ine

renti alla missione.

La quale presenta senza dubbio difficoltà di tutti i generi, subbiettive ed obbiettive. Subbiettive perchè, a cominciare dallo stesso Welles, egli sembra essere, a parte ogni suo precedente, un individuo talmente freddo, da far temere che non sappia trovare in sè stesso l'entusiasmo sufficiente a portare a buon fine una missione così irta di ostacoli. Si aggiunga che ·già si fanno strada suscettibilità di precedenze. Sembra che qui -come ho già telegrafato -si desideri che la Germania sia piuttosto l'ultima ·che la prima ad essere visitata. Si teme forse che, altrimenti, la missione Welles possa assumere l'apparenza di una nuova offerta tedesca ai suoi avversari.

Per contro, vi è chi, come l'ex Ambasciatore tedesco a Washington sig. Dieckhoff, sta facendo l'impossibile per persuadere che Welles è persona -oltrechè di ~ande intelligenza ed equilibrio -di tale superiore onestà da renderlo assolutamente immune da pregiudizi e quindi incapace di nuocere deliberatamente alla causa tedesca.

A parte tutto questo, si osserva -in linea peraltro assolutamente extraufficiale -che Welles dovrebbe, venendo qui, evitare di atteggiarsi ad arbitro. Egli dovrebbe veramente ed obbiettivamente osservare, rendersi conto dei punti di vista, capire. Dovrebbe mostrare di rappresentare soltanto gli interessi americani alla pace, ed allo stesso tempo il desiderio dell'America di non uscire dallo stato di neutral:ità attuale, di non essere costretta a scegliere fra la guerra e la pace.

Piuttosto che .fare proposte concrete e di dettaglio, si riterrebbe preferibile che egli si tenesse sulle generali, avanzando dei principi, suscettibili bensì di trovare applicazioni concrete a casi speciali, ma senza insistere sopra questi. L'idea affacciata da Kirk di riunire attorno ad un tavolo le potenze mondiali per riconsideraJre i mutamenti politici e territoriali avvenuti dal 1914 in poi, confermando i giusti e rettificando gli ingiusti, pur implicando in fondo una desiderabile e desiderata revisione del trattato di Versaglia, sembrerebbe presentare dei pericoli.

Meglio, si dice, prospettare possibilità generiche di ricostruzione europea appogg·iate a sani principi politici ed economici ad un tempo, e quindi di relativamente facile ricezione. Un principio bene accetto anche qui potrebbe essere ad esempio quello della ricostruzione europea su basi nazionali, nel quadro peraltro di un nazionalismo sano, contenuto e corretto dalle esigenze della storia e della realtà. Ciò sfiOil'erebbe senza toccarle la questione polacca e quella boemo-morava, senza tuttavia rischiare di farne subito una barriera ed un ostacolo.

Altro principio politico in fondo accettabile anche qui sarebbe quello di un orientamento generale anticomunista quale prevale ormai nel mondo intero, ma

questo tuttavia a ·Condizione di non derivarne per la Germania modificazioni

di atteggiamenti concreti ai fini della guerra.

V'è un punto, poi, sul quale qui difficilmente si potrebbe transigere. Bisognerebbe che Francia e Inghilterra si convincessero una buona volta che ogni paese ha delle sfere di influenza naturali, nelle quali deve trovar possibilità di ragionevole pacifica espansione. L'aver voluto contestare questo alla Germania per quanto riguarda i paesi dell'Est -Cecoslovacchia e Polonia -cercando anzi di fa.r di questi paesi dei baluardi antitedeschi, ha portato il Reich a far sentire i suoi diritti con la forza anzichè pacificamente.

Economicamente, le prospettive si presenterebbero assai più vaste e, specialmente per un americano, ·allettanti. L'America dovrebbe •Capire che una continuazione della guerra andrebbe a solo vantaggio, non solo politicamente ma anche socialmente ed economicamente del bolscevismo, e che una guerra lunga -come certo sarà l'attuale ove si finisca effettivamente col combatterla totalitariamente -distruggerà ogni possibilità di commerci internazionali e renderà sempre più chiuse le economie dei diversi paesi, mentre una pace giusta aprirebbe possibilità infinite, comprese quelle di una ragionevole limitazione degli armamenti. Una revisione degli stessi IJ!I"incipi della guerra economica e dei sistemi di blocco non dovrebbe trovare ostacoli anche nell'America.

In conclusione, si riconosce generalmente che, comunque grande sia per essere l'abilità di Sumner Welles, il suo compito sarà tutt'altro che facile. Sarebbe errato il dire che anche presso coloro che molto ne sperano, la missione Welles sia circondata da sensibile ottimismo. Molto tuttavia, si riconosce dover dipendere dalla impostazione che Welles saprà dare all'opera sua. Ma per quella, tutti indistintamente -dico tutti -fanno assegnamento più che su lui, suHa ispirazione geniale del Duce.

Sento che lunedì Weizsacker desidererebbe di vedermi. Forse vorrà dirmi

in merito alla missione Welles qualco·sa egli stesso. In questo caso, mi affretterò

a riferirne. Quanto a Ribbentrop egli è, com'è noto, malato. Di Goring so sol

tanto ·che, parlando con Teucci, egli ha accennato ancora, per quanto di sfuggita,

alla possibilità, fra la Germania e i suoi avversari, di una «pace patteggiata».

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 1529'/500. Berlino, 17 febbraio 1940 (1).

Trasmetto qui unito un appunto (2) consegnatomi dal R. Console Generale a Berlino. Senza entrare nel merito delle singole notizie, ho da rileva.re che l'impressione complessiva sullo stato dell'opinione pubblica attuale in Germania non è nè potrebbe essere di colore nero.

Se si tien ben conto delle difficoltà che impongono al pae.se gravi sacrifici, difficoltà derivanti dnlla guena ma accresciute -in misura veramente indi

cibile -da un inverno eccezionalmente rigido, bisogna anzi dire che il popolo dimostra una notevole, anzi notevolissima forza di sopportazione, nè manifesta indizi di prossimo cedimento. Certo, nessuno è contento. Certo, tutti si augurano che la guerra non si prolunghi. Ma è diminuito quel senso di smal'll'imento che si poteva percepire in alcuni gruppi sociali all'inizio del conflitto, di fronte alla durezza della lotta e delle privazioni che si delineavano. Nel prospettare tale lotta e tali privazioni il Governo tedesco era stato brusco, aveva applicato direi quasi violentemente immediate misure di restrizione in tutti i campi. La popolazione così non era stata condotta per gradi alla mentalità dello stato di guerra, aveva un po' risentito il contraccolpo. Come per un improvviso abbassamento di temperatura, cui poi ci si va abituando, e si continua bensì a notarlo ma se ne soffre meno.

Francia e Inghilterra commetterebbero quindi un errore di valutazione applicando l'aggravante della durata sulla Stimmung registrata al momento dell'attentato di Monaco. Come .fin da allora ho segnalato a V. E. le Potenze occidentali sbagliano se credono di poter contare su una rapida soluzione della guerra per reazione interna tedesca contro il Regime o per affievolimento della forza di coesione. Non escludo nemmeno ora che tali fenomeni possano verificarsi, ma a lunga distanza di tempo, dopo una serie di sconfitte e qualora la Germania fosse ridotta veramente alla fame. Si è ben lontani da tutto questo, e devo dire di poter riscontrare anzi un assestamento, per chiamarlo cosi, nella anormalità della situazione. Che anzi, vi è una fiducia maggiore nella propria capacità di resistenza, essendosi constatato che il blocco inglese non ha prodotto, dopo quasi sei mesi, gli effetti disastrosi che erano stati preconizzati dalla propaganda straniera.

Rimangono, sempre, naturalmente, tutte le incognite per l'avvenire che ho più volte esposte. Ma per il momento non si notano peggioramenti nè si può prevedere che, salvo eventi imponderabili, essi si producano nei prossimi mesi (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Bucarest, 18 febbraio 1940, ore 14,30 (per. ore 20).

Seguito miei telegrammi 45 (2) e 46 (3).

Campagna opposizione condotta da Maniu si è effettivamente appuntata in questi ultimi giorni contro la politica estera svolta da Gafencu ed ha trovato consenso fra ·elementi opposizione che particolarmente in Transilvania fanno capo ad ex-Presidente del Consiglio.

Tale campagna, come riferito con telegramma n. 46, ha avuto anche ripercussione negli ambienti governativi e sullo stesso Sovrano che ha sempre manifestato di tenere in considerazione indubbia popolarità che Maniu gode nel Paese.

Maniu si è spinto fino a diramare in vari ambienti una dichiarazione dattilografata nella quale muove accuse di gravi errori e debolezze alla politica estera di Gafencu.

In s-eguito tale manifestazione Maniu è stato iersera chiamato innanzi Consiglio di Guerra giurisdizionale speciale, tuttora in forza in base stato d'assedio vigente, e interrogato durante due ore prima di essere congedato. Tale provvedimento ha rinforzato situazione Ministro degli Affari Esteri, sebbene perdurino preoccupazioni Governo per malumoci ambienti romeni Transilvania circa politica del Governo troppo debole di fronte atteggiamento stampa e radio ungherese.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 304. (3) -Vedi D. 310.
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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 50. Bucarest, 18 febbraio 1940, ore 14,30 (per. ore 20). Mio telegramma n. 49 (1). Questo mio collega d'Ungheria mi ha informato essere stato autorizzato da suo Governo a comunicare a questo Ministro degli Affari Esteri, in risposta alle lagnanze mosse da quest'ultimo per l'atteggiamento stampa magiara, che a parte due articoli apparsi sul Pester Lloyd contenenti affermazione politica di principio, gli altri articoli apparsi il giorno seguente nella stampa ungherese etTano tutti in risposta a pubblicazioni in senso contrario apparse sulla stampa romena. Sebbene questo Governo non si mostri troppo convinto che pubblicazioni stampa e trasmissioni radio Budapest si limitino rispondere ai pochi articoli recentemente apparsi su stampa romena, tanto Tatarescu che Gafencu hanno acconsentito a trovare soddisfacente la dichiarazione del mio collega d'Ungheria, ed è stato pertanto dato ordine alla stampa di astenersi per il momento da rmbblicazioni polemiche nei riguardi dell'Ungheria. Non è però certo ,che tale disposizione riuscirà a ridurre al silenzio l'exPtTesidente Jorga, impegnato sul suo giornale in una polemica di carattere sto

rico-politico con uno scrittore ungherese data la speciale situazione di cui continua a godere il vecchio uomo politico.

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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 29. Shanghai, 18 febbraio 1940, ore 16 (per. giorno 19, ore 0,10). Questo Mini,stro del Giappone mi ha detto che Yonai Arita, pur rendendosi conto delle difficoltà interne ed esterne che tuttora ostacolano stabilimento

nuovo regime in Cina, era assolutamente deciso a favorirne affermazione e sviluppo.

Le ultime indagini da lui fatte, per incarico del Ministro degli Affari Esteri lo portavano, malgrado tutto, a considerare con ottimismo azione Wang Ching-wei che egli ritiene uomo d'i grande coraggio e di ferme convinzioni.

Kato spera ,che specialmente per le solide basi finanziarie, costituite dal gettito quasi completo delle dogane, nuovo Governo attrarrà verso di sè molti che ancora dubitano, tra cui alcuni Rappresentanti diplomatici del Governo Nazionale cinese. E ammette anche la possibilità Chiang Kai-shek possa decidersi un giorno ad entrare temporaneamente nell'ombra per lasciare ad altri il compito di trattare con Wang Ching-wei e con Tokio. Gli risulta che attualmente Chiang Kai-shek è in quotidiani contatti con Mosca ed è costretto ad accettarne direttive e consigli.

Appunto per questo Gran Bretagna e Francia vedrebbero con favore una pace totalitaria, sempre titubanti però a seguire la sola via che ad essa conduce, quella cioè del completo abbandono di Chung king alla sua sorte. Con più realistico apprezzamento Francia ha fatto conoscere ,che potrebbe studiare eventualità di entrare in rapporti con Wang Ching-wei, se questo dichiarasse di volere rispettare gli interessi stranieri Cina, ed una tale affermazione troverà posto nel discorso programma di Wang Ching-wei che dovrebbe poter inaugurare nuovo Governo alla fine del mese prossimo.

A proposito, Governo giapponese lo riconoscerebbe inviando a Nanchino come Ambasciatore un'alta personalità politica. Normale disbrigo affari rimarrebbe affidato a Kato.

Kato ha concluso dichiarandomi che il Giappone guarda in questo momento all'Italia come al Paese che più gli è vicino come intenzioni e come aspirazioni e che contrarietà del suo Governo a una intesa politica con la Russia gli sembra rafforzata dalla necessità mantenere intatte le basi ideologiche della nuova Cina.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) Vedi D. 327.

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IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 15. Belgrado, 18 febbraio 1940 (per; giorno 20). È venuto oggi a prendere congedo da me Popov, nuovo Ministro degli Affall'i Esteri di Bulgaria, che partirà domani per Sofia; Popov è stato il collega col quale sono stato maggiormente in contatto in questi ultimi tempi. Sinceramente amico dell'Italia fascista, convinto della necessità di una aperta e decisa collaborazione politica italo-bulgara, profondo ed acuto conoscitore, com'è naturale, di uomini, cose e mentalità di questo Paese, temperamento ponderato ed uguale, la sua presenza a Sofia può presentare molti vantaggi per il futuro della nostra azione in questa zona, così come la fiducia amichevole dimostrataci a Belgrado mi è stata utilissima. Mi ha chiesto, con molto interesse, quale impressione, a mio avviso, avesse effettivamente fatto qui la crisi bulgara. Non

gli ho nascosto come, malgrado ogni spiegazione ed assicurazione circa la continuità della politica estera ed interna del Gabinetto Kiosseivanov avevo constatato qualche perplessità circa una crisi che, manifestatasi all'indomani della

riunione dell'Intesa balcanica e dei colloqui Kiosseivanov-Saracoglu, aveva poil'tato, essenzialmente, al cambiamento del Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri. In sostanza, da quanto Popov mi ha risposto, risulterebbP. che Kiosseivanov, ·che è stato sempre, e notoriamente, mal disposto verso una collaborazione col Sobranje, non ha voluto affrontare senza un partito personale organizzato, la nuova Cameil'a, riservandosi per più tardi, libero da compromissioni. D'altra parte Re Boris avrebbe veduto continuare, con qualche apprensione, l'atteggiamento distante e riservato di Kiosseivanov di fronte alla rappresentanza popolare ed alla pressione dell'opinione pubblica. Sintomo della situazione è stato il suo dissidio-che pur non sarebbe stato determinante della crisi, come qualche giornale ha accennato -col Ministro dell'Agricoltura, particolarmente fiducioso in alcune forme di influenza demagogica sulle masse rurali. Popov è stato designato alla sua successione al Ministero degli Esteri dallo stesso Kiosseivanov, che gli è molto amico, appunto per la sua particolare adattabilità ad esercitare opera di convinzione minuta sopra i vari gruppi parlamentari. In complesso, il nuovo Gabinetto, secondo mi ha detto Popov, non porterà alcuna innovazione all'azione del Governo precedente, nè in politica interna, nè in quella estera. Si adopererà, soprattutto, a smussare gli angoli fra Governo e rappresentanti e paese, in modo da rendere tale aziòne più popolare e compresa. Popov intende, in particolare, rinforzare l'organizzazione tecnica del suo Ministero, un poco trascurata da Kiosseivanov, preso da altre preoccupazioni di Governo. A tale scopo ha chiamato al posto di Segretario Generale del Ministero degli Esteri l'attuale Ministro di Bulgaria ad Atene. Sul punto di assumere la sua carica, di cui non si nasconde l'estrema importanza e delicatezza nella fase attuale della situazione bulgara e balcanica, Popov mi ha vivamente pregato di farvi giungeil'e, Eccellenza, l'espressione sincera dei ·suoi sentimenti particolarmente devoti e riconoscenti per la Vostra illuminata azione a pro del suo Paese, esprimendoVi il desiderio che il Duce sappia tutta quella profonda ammirazione che egli condivide con tutto il popolo bulgaro. Di assicurarVi, nel tempo stesso, che egli prende la direzione della politica estera bulgara, conformemente alle direttive impartitegli dal Sovrano, coll'intenzione che la politica di collaborazione fra Italia e Bulgaria venga sempre più rafforzata

nella più assoluta ·concreta e recipil'oca fiducia.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 49/37 R. Roma, 19 febbraio 1940, ore 17. Vostro 75 (1). Questo Ambasciatore Stati Uniti nell'informarmi che Presidente Roosevelt

desidera procedere scambio di vedute con alcune Potenze non belligeranti sui problemi relativi possibilità organizzare, dopo la fine delle ostilità e in vista futuro assetto mondiale, sano sistema economico internazionale e procedere limi

tazione e riduzione armamenti, mi prega comunicargli quale, a nostro avviso, 'POSsa essere mezzo migliore per procedere detto scambio attraverso vie diplomatiche e qualer mezzo più pratico per abbordare predetti problemi (1).

Gli è stato risposto verbalmente che Governo fascista, che ha già avuto, com'è noto, in passato frequentissime occasioni esporre le sue opinioni al riguardo, non ha neanche oggi in massima alcuna difficoltà riconsiderarle, attraverso proposto scambio di vedute.

Il Governo fascista non mancherà per conseguenza di esaminare tutte quelle opinioni e punti di vista che il Governo degli Stati Uniti riterrà esporgli, attraverso le normali vie diploma.tiche sui due argomenti accennati (2).

Quanto precede per Vostra informazione e norma.

(l) Vedi D. 307.

332

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130. Tokio, 19 febbraio 1940, ore 18 (per. ore 21). Mio telegramma n. 25 (3). Secondo ·consigliere Ambasciata d'Inghilterra, Londra ha dato istruzioni

qui di seguiJI"e attentamente relazioni russo-giapponesi, ma di astenersi da qualunque azione dato che rapporti russo-tedeschi si sono raffreddati in questi ultimi tempi e che rottura dei negoziati per delimitazione della frontiera fra Mongolia e Manciukuò ha suscitato vivo risentimento nei giapponesi.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 88. Mosca, 19 febbraio 1940, ore 21,20 (per. giorno 20, ore 1,30).

Mio telegramma n. 74 (4).

Da ulteriori informazioni assunte in via strettamente confidenziale e personali è risultato che offerta mediazione è effettivamente stata fatta da parte tedesca al Governo sovietico. Infatti alcuni giorni dopo arrivo a Berlino di questo Ambasciatore Germania questo Incaricato d'Affari tedesco aveva ricevuto istruzioni telegrafiche recarsi da Molotov e di dichiarare:

l) che conflitto russo-finlandese eil'a nocivo a interessi sovietici;

2) che .stesso conflitto era nocivo anche all'interesse tedesco e che in tali condizioni Governo tedesco offriva suoi uffici per cercare porre fine guerra con una mediazione. Molotov avrebbe risposto che Governo sovietico non riteneva poter accettare tale offerta e che comunque linea finlandese sarebbe stata sfondata da armate rosse entro tre settimane. Periodo tre settimane scade circa 23 febbraio. Ho voluto controllare tale notizia chiedendo a questo Incaricato d'Affari

19 - Doct;menti diplontdlici · Serie IX -Vol. III.

tedesco se poteva escludere o confermare qualsiasi offerta mediazione fatta ultimi giorni da parte tedesca. Incaricato d'Affari me lo ha nettamente escluso, dicendomi soltanto che Ambasciatore di Germania anticamente aveva chiesto a Molotov informazioni sull'andamento campagna Finlandia. Ambasciatore era stato chiamato a Berlino da RibbEmtrop per «ragioni tecnkhe ». Da parte mia ritengo vera versione data dal mio informatore. Smentita di questo Incaricato d'Affari cerca evidentemente coprire per ordine ricevuto tale risultato passo tedesco.

(l) -Vedi D. 295. (2) -Vedi D. 340. (3) -Non pubblicato. Vedi D. 54, ultimo capoverso. (4) -Vedi D. 278.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 4022/92 P. R. Roma, 19 febbraio 1940, ore 22.

Vostri telegrammi nn. 45 (l) e 47 (2).

Metto confidenzialmente al corrente il Governo ungherese di quanto dettoVi da codesto Ministro Esteri e dal Presidente del Consiglio. Ritengo più che mai necessaria la maggiore moderazione.

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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 67. Helsinki, 19 febbraio 1940, ore 23,20 (per. giorno 20, ore 2,30).

Di massima urgenza trasmetto seguente telegramma Capitano Bechi: « Presidente del Consiglio ricevutomi oggi in lungo colloquio. Mi ha pregato anzitutto esprimere a V. E. sua viva riconoscenza per aiuto sino ad ora dato e mi ha incaricato quindi confidenzialmente di informa·re di quanto riassumo: alla Finlandia si offrono oggi 3 soluzioni. Accettare pace onoil'evole, continuare lotta con aiuti delle Potenze S·candinave, accogliere offerte soccorsi anglo-francesi.

l. -A prima soluz·ione Governo finlandese è pronto aderire anche subito, purchè condizioni non si distacchino sostanzialmente dalle sue ultime controproposte nelle trattative antecedenti al conflitto. Egli è anche disposto ad ulteriori concessioni sulla costa del Golfo di Leningrado, a completa cessione Isola Suursaari ed Isola Iossoro dietro eventuale compensi nella Carelia Sovietica ma ricusa ogni eventuale cessione Hango e Koivisto. Su tali basi pronto trattare. Eventuale mediazione italiana con o senza appoggi altre Potenze neutrali sarebbe quanto mai gradita ed auspicata.

2. -Mancando tale possibilità Finlandia tenterà attenersi .seconda soluzione. Potenze scandinave sembrano però impressionate da ambiguo contegno Germania e non osano recare totale aiuto necessario. Presidente del Consiglio, riprendendo ·e confermando argomenti esposti da Ministro Finlandia a Stoccolma, desidererebbe vivamente che l'Italia esercitasse amichevoli pressioni su Ger

mania per convincerla essere suo interesse laseiare Potenze scandinave mano libera verso U.R.S.S.

3. -Se anche questa impossibile Finlandia " non potrà che accedere alle offerte di aiuto degli alleati ". A mia richiesta come tali aiuti potrebbero materialmente concretarsi Presidente del Consiglio ha risposto accennando a poosibili sbarchi truppe alleate in porti scandinavi od addirittura operazioni terrestri navali in grande stile nella regione di Murmansk.

A mia richiesta quanto Finlandia potrebbe resistere se non giungessero ulteriori aiuti scandinavi ed alleati, Presidente del Consiglio ha risposto " ogn~ previsione è difficile, ma certo non oltre qualche mese ".

A mia assicurazione che avrei subito riferito quanto precede a V. E. Presidente del Consiglio ha detto: " È per noi questione vita o morte. Tempestivo intervento vostro Governo può, pur giovando vostro e generale interesse, 'impedire sparizione Finlandia dalla carta Europa"».

(l) -Vedi D. 304. (2) -Vedi D. 322.
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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 68. Helsinki, 19 febbraio 1940, ore 23,20 (per. giorno 20, ore 4).

Tele.gramma di questa Legazione 67 (1). Considerazioni indirizzate Presidente del Consiglio a V. E. per mezzo capitano Bechi meritano a mio avviso qualche commento.

Esse rivelano innanzitutto stato d'animo viva preoccupazione del Primo Ministro di fronte incalzare eventi, stato d'animo lontano da quel sereno ottimismo da me riscontrato nel nostro ultimo ·colloquio appena 12 giorni fa (mio telegramma n. 50) (2).

È certo che avanzata russa sull'Istmo (che ha provocato proclama di questa notte del Maresciallo Mannerheim ai soldati con appello a loro patriottismo per la difesa « nuova linea ») ha provocato ansia non indifferente che riporta in primo piano neces,sità per Finlandia di trovare via di uscita a situazione presente anche con soluzioni estreme oscillanti tra possibilità mediazione e quella di ricorso ad alleati. Tutte le soluzioni prospettate dal Presidente del Consiglio si presentano però, a mio modo di vedere, di ben difficile realizzazione.

Quanto alla mediazione non si vede infatti come e.ssa possa prodursi. A parte noti ostacoli di natura geografica sul merito di essa, voci abbastanza autorevo!l attribuivano notoriamente alla Germania intenzione in tal senso e si attendevano, dal ritorno di questo Ministro Germania, proposte concrete al riguardo (mio telegramma n. 55) (3). Ma questo Ministro di Germania, venuto stasera a vedermi, mi ha escluso ogni attività in proposito, aggiungendo che dopo gravi sacrifici sovietici egli non suppone che Mosca sia disposta trattare.

Se ciò corrisponde a verità parmi difficHe che illusioni di questo Presidente del Consiglio possano realizzarsi anche se Governo italiano volesse assumersi incarico che egli auspica.

Seconda soluzione degli aiuti scandinavi offre aspetti problematici. Tra stato d'animo sv,edese che ritiene, dando quello che dà di aver dato abbastanza e quello Finlandia ,che ritiene il contrario, esiste distanza difficile colmare anche perchè Stoccolma è irretita dall'incubo che un eccessivo sbilanciarsi potrebbe determinare ll'·eazioni pericolose.

Pur non escludendo che situazione possa avere ulteriori sviluppi, non vedo nemmeno in questo caso come Italia possa intervenire per chie~ere alla Germania mano libera per Potenze scandinave verso Russia, quando queste non sembrano nemmeno disposte a desid&are tanto.

(l) -Vedi D. 335. (2) -Vedi D. 261, dal quale tuttavia non risulta che Bonarelli abbia incontrato il Presidente del Consiglio finnico. L'ultimo colloquio che il ministro italiano ebbe con Ryti, del quale si trovi traccia nei documenti, è quello riportato nei DD. 160, 161 e 162. (3) -Vedi D. 296.
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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 69. Helsinki, 19 febbraio 1940, ore 23,20 (per. giorno 20, ore 2,30). Il presente telegramma fa seguito al numero di protocollo precedente (1). Quanto infine a rimanente ipotesi di questo Presidente del Consiglio circa aiuti alleati che Finlandia sembra accetterebbe, essa appare per lo meno prematura. Voce che questo Ministro degli Affari Esteri andrebbe quanto prima a Londra anche se smentita non sembra senza fondamento ma rivela tendenza piuttosto a chiedere che a accettare aiuto. Ma anche ammettendo (il che sembra qui ipotetico) che alleati avessero lall'ghe riserve uomini e fossero disposti rischiarle in questo settore il loro affluire presenta tali incognite politiche e militari che esulano dal quadro di questo paese. In complesso scampo sembrami ancora doversi ricercare almeno per qualche tempo più che a politica in resistenza di questo esercito. Se la forza finlandese assai provata in questi ultimi giorni dovesse subire collasso mancherebbe a progetto dei dirigenti persino tempo tentare loro realizzo. Qualora invece resistenza finlandese nell'istmo sia pure su nuova linea continuasse ad affermarsi (come qualche notizia odierna lascia sperare) ciò darebbe modo a blocco baltico di precisare megHo portata e limiti sua collaborazione effettiva ed a Finlandia scegliere tra il dubbio van

taggio dell'intervento degli alleati ed il peric_olo trasfmmare suo territorio in campo di battaglia della guerra europea.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T!i:LESPR. 1540/502. Berlino, 19 febbraio 1940 (per. giorno 22). La Germania ha accusato fortemente il colpo, in un primo istante, per il riuscito all'rembaggio dei marinai inglesi all'Altmark che ha portato alla libera

zione dei prigionieri chiusi nelle sue stive. Evidentemente, l'arrivo di questi prigionieri in Germania (mancavano trenta ore circa di navigazione) sarebbe stato sfruttato per la propaganda interna un po' come il ritorno del Bremen, a prova che l'Inghilterra non possiede il vantato dominio dei mari. n successo del gesto corsaresco britannico, e il mancato effetto del ritorno in Patria delt'ALtmark hanno quindi causato un grave disappunto.

Ma in un secondo tempo si è ·considerata la cosa con maggiore tranquillità, a Berlino, accorgendosi del vantaggio che si poteva derivare di fronte all'opinione pubblica mondiale dall'unanime constatazione di un chiaro ed inequivocabile ferimento dei diritti di un paese neutrale da parte dell'Inghilterra. La stampa si è impadronita di questo argomento e, registrando ampiamente tutte le reazioni estere, vi innesta nuovi ed aspri attacchi contro i sistemi di guerra della Gran Bretagna.

La situazione giuridica non può offrire, secondo la Germania, alcuna giustificazione dell'operato inglese. Qui si smentisce che l'AUmark potesse venire considerato un bastimento ausiliario armato della Marina da .guerra tedesca. Il fatto che avesse a bordo prigionieri inglesi, d'altra parte, non poteva costituire per la Norvegia motivo di trattenerlo. A Berlino si fa notare in proposito un precedente. L'Inghilter.ra trasportò per acque territoriali americane ed attraverso il canal·e di Panamà, su proprie navi, l'equipaggio del piroscafo germanico DusseLdorf che aveva fatto prigioniero. E anzi, reclamò più tardi la consegna di un marinaio tedesco che aveva deposto a terra, peirchè ammalato, in un porto neutrale. L'AUmark usava quindi a pieno diritto, si osserva, le acque territoriali norvegesi, godeva anzi la protezione di unità della marina da guerra nocvegese.

La grave violazione della neutralità norvegese è quindi palese e incontestabile. Anche in questi ambienti diplomatici stranieri si riconosce che non vi è dubbio in proposito. Ci si domanda piutto,sto se questo rimaNà un episodio isolato, o se l'Inghilterra non vorrà considerarlo l'inizio di azioni nelle acque territoriali norv·egesi destinate ad allar,gare la guena a questo settore. Il pericolo consiste nell'approfittare del caso dell'AUmark insomma, come di un casus belLi.

Ritengo sia da escludere che ciò avvenga, da parte della Germania. Essa si dimostra soddisfatta dell'atteggiamento assunto nell'incidente dal Gov.erno norvegese, e della severa protesta da esso elevata a Londra. Mi è stato dichiarato, all'Auswartiges Amt, che dopo la nota presentata di sua iniziativa dal Ministro del Reich a Oslo, non si farebbero per il momento altri passi. Occorre tener presente l'interesse tedesco al permanere della situazione attuale, con la Norvegia, che peirmette ai bastimenti germanici di caricare sopratutto materiale svedese, specialmente minerali, nel porto di Narvik, e di sfilare con sicurezza quasi assoluta, scendendo per le acque territoriali, fino ai porti del Reich.

Qui ci si preoccupa invece dell'opposto interesse inglese. Si nota l'insistenza inglese a rimproveraire alla Norvegia, da qualche tempo a questa parte, di permettere l'abuso delle sue acque territoriali che ,starebbe facendo la Germania, e che tanto questa come la Norvegia energicamente smentiscono. Si teme che l'Inghilterra dia corpo alle larvate minacce degli ultimi tempi e piretenda per

sè, nei porti e nelle acque territoriali norvegesi, speciali prerogative che le permetterebbero di raffo.rzare il blocco contro la Germania e di estendere a nord il conflitto.

Il punto delicato della situazione sta qui, si osserva in questi ambienti politici. Tutta l'attenzione è quindi ·concentrata ,sui rapporti anglo-norvegesi, perchè quelli tedesco-norvegesi verrebbero a trovarsi in funzione di essi. Alla Wilhemstrasse si desidera quindi mostrare la massima correttezza, nei riguardi della Norvegia, incitandola ad ottenere la stessa correttezza da parte dell'Inghilterra. L'interesse tedesco, ripeto, è ·che il Nord si conservi neutrale, come i Balcani, in modo che come con i Balcani possano continuare scambi mercantili da cui la Germania ricava preziosi r!fornimenti. Se ciò non fosse più reso possibile, da azioni inglesi, allora si presenterebbe per la Germania la necessità di premunirsi, per non lasciarsi cogliere alla sprovvista. Ma ho l'impressione che si speri di evitare questo sviluppo agli eventi, che produrrebbe un ampliamento non desiderato del teatro di operazioni marittime.

La ll"eazione tedesca ·contro l'Inghilterra per il caso dell'Altmark sarà basata, come si è già visto e come si è la,sdato capire al Comando della Marina, dall'intensificarsi di azioni contro unità britanniche, da guerra e mercantili. Non risulta ancora che il Comando stesso abbia ordinato ai sommergibili di agire senza riguardo, non tenendo più conto dell'accordo di Londra. Ma la nota del

D. N. B. segnalata nel fonogramma stampa n. 47 del 18 febbraio mostra che, dopo le dichiarazioni di Churchill sull'intenzione di armare ogni nave mercantile inglese nel mare del Nord, si ·considera tale accordo decaduto e non si ritiene più limitata, quindi hi propria libertà di azione.

(l) Vedi D. 336.

339

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'UNGHERIA, TELEKI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Budapest, 19 febbraio 1940. Count Csaky handed you a map in Venice explaining desires and possibilites in Transylvania. I thought you may want to contro! my description and arguments. So I send you a copy of the Eastern part of the big hand-drawn map which we presented in 1919 to the delegation of the allied powers. The map shows the population down to 50 and 25 peopl~ in situ, according, of course, to

the census of 1910. The map is drawn on the scale of our generai military map of which I joined a copy to each sheet of the ethnic map, so as to enable you to compare the orography, roads, etc. with the ethnic distribution. I enclosed also an article of mine answering a Romanian article on the condensed small map which I had drawn in 1919 for the generai public and for politicians in hurry. I believe that if you bave a sho~rt time of leisure the pamphlet might amuse you.

340

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA DEGLI STATI UNITI A ROMA, REED

COMUNICAZIONE VERBALE. Roma, 19 febbraio, 1940.

The Fascist Government, who, as is known, have had already in the past many frequent opportunities of expressing their point of wiew on the two subjects referred to by President Roosevelt (1), find today on porinciple no difficulty .towards reconsidering them through the proposed exchange of wiews.

Consequently the Fascist Government will not fail to examine all those .opinions and points of view that the United States Government will wish to submit to them thereon through the usual diplomatic channels.

This seems, under the present circumstances, the simple and practical procedUJI'e.

341

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

·T. PER CORRIERE 19. Ankara, 20 febbraio 1940 (per. giorno l marzo).

Al mio ritorno ad Ankara avevo saputo da fonte fiduciaria che i contatti

Jra questo Ministero degli Affari Esteri e questo Ambasciatore dei Soviet, praticamente sospesi dalla rottura delle trattative di Mosca e dalla successiva ri.chiesta sovietica di continuare i negoziati di Ankara (mio telegramma n. 174 .del 31 ottobre scorso) (2), erano stati ripresi. Se ne deduceva anzi un miglioraJnento di rapporti fra Mosca ed Ankara.

Mi risulta ora che di fatto l'Ambasciatore sovietico Terentiev ha ripreso i

.contatti con Saracoglu ma per insistere sulla richiesta avanzata nell'ottobre. Più precisamente: il Governo dei Soviet vorrebbe che quello turco si impegnasse in modo formale a proibire l'ingresso negli Stretti delle navi da guerra franco-inglesi se la Tur·chia pur non entrando in conflitto si sentirà minacciata da un pericolo di guerra tanto grande da dover applicare l'articolo 21 della Convenzione di Montreux. SaJracoglu avrebbe risposto evasivamente, trinceran

,dosi dietro la ,stretta applicazione della convenzione stessa.

342

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

:TELESPR. 701/261. Mosca, 20 febbraio 1940 (per. giorno 4 marzo).

Questo Ambasciatore di Turchia .sig. Haidar Aktay mi aveva fatto conoscere per tramite dell'Incaricato d'Affari di Grecia, che desiderava continuaii'e .ad intrattenere con questa R. Ambasciata quelle buone relazioni che aveva

personalmente avuto nel passato con l'Ambasciatore Rosso.

Dopo una mia prima visita di dovere egli è venuto a trovarmi, marcando

in entrambe le occasioni il suo desiderio di mantenere seguiti contatti allo

scopo di scambiarsi informazioni ed impressioni così difficili ad ottenere in

que,sto peculiarissimo ambiente.

Prendendo lo spunto da un recente violento articolo anti turco delle Isvestia

(mio rapporto odierno n. 699/2'60) (l) l'Ambasciatore mi ha detto che l'attuale

campagna della stampa sovietica contro la Turchia dipendeva, secondo lui, da

due ordini di ragioni. La prima era indubbiamente l'esito della recente Confe

renza dell'Intesa balcanica di Belgrado. Benchè egli si fos,se recato, d'ordine

del suo Gove,rno, dal sig. Decanosov, Vice Commissario degli Esteri, per metterlo

al corrente di quanto si era svolto a Belgrado e lo stesso avesse fatto con l'Am

basciatore sovietico ad Ankara Saracoglu al suo ritorno dalla Jugoslavia, pur

tuttavia a suo avviso il Governo sovietico era rimasto molto irritato che il Go

verno turco non avesse sentito il bisogno di consultarsi preventivamente sul

l'atteggiamento che la Turchia avrebbe dovuto seguire in seno alla Conferenza.

La s·econda ragione della campagna anti turca, secondo l'Ambasciatore, va

ricercata nella preoccupazione sempre crescente del Governo sovietico per le

firontiere meridionali in genere, ·ed in modo particolare per il settore del Mar

Nero.

È fuori dubbio che tutte le speculazioni fatte dalla stampa internazionale

sulla consistenza e sulle finalità dell'Armata Weygand abbiano sollevato a Mosca

sospetti e preoccupazioni.

I numerosi articoli della stampa francese che mettevano in luce la vulnerabili~à sovietica nel Mar Nero e specialmente delle zone petrolifere del Caucaso, hanno rivelato agli occhi sovietici le intenzioni segrete degli stati maggiori alleati ed hanno provocato, di rimando, una intensificazione d'armamenti e d'apprestamenti difensivi antia·erei nelle zone di Baku, Batum e Grozny.

Responsabile di tale pericoloso stato di cose -potenziale almeno per ora è stata tenuta la Turchia; da qui gli attacchi, i moniti e le minacce.

Al suo arrivo a Mosca quest'Ambasciatore di Turchia trovò le r·elazioni turco sovietiche in gravissime condizioni: egli sperava, dopo alcune visite a Molotov, di averle per lo meno normalizzate; nella sua ultima conversazione dovette però confidarmi che non erano però migliorate di molto.

Parlandomi a titolo retrospettivo quest'Amba,sciatore di Turchia mi ha illustrato inoltre perchè si era arrivati alle ·condizioni attuali. Durante le trattative tu["co-russe dello scorso ottobre Saracoglu si rese immediatamente conto che l'impostazione generale del negoziato era stata cambiata da quella esistente al momento dell'invito. L'accordo tedesco-sovietico -fattore nuovo ed impreveduto -doveva inevitabilmente esercitare una forte influenza anche sulle relazioni russo-turche. Molotov cominciò col proporre un patto di mutua assistenza sul tipo di quello tedesco. Le trattative si trascinarono. Ma il colpo di scena si ebbe allorquando il Gove["no sovietico sollevò ufficialmente la que,stione degli Stretti. Il Governo sovietico presentò alla Delegazione turca un « memorandum » secondo il quale il diritto goduto dalla Turchia, per gli articoli 21 e 22 del Trat

tato d1 Montreux, di chiudere gli Stretti, avrebbe dovuto essere esercitato congiuntamente dalla Turchia e dall'U.R.S.S. nell'eventualità di complicazioni intell"nazionali.

Tale « memorandum» venne però subito ritirato di fronte alla forte reazione turca. Saraco~lu ebbe facile argomento per rifiutare tale pretesa affermando che la Turchia non poteva modificare unilateralmente le disposizioni del Til"atfato di Montreux.

Era evidente però che l'U.R.S.S. non poteva ingaggiarsi nella strada delle rivendicazioni territoriali in Bessarabia senza essersi assicurata la chiusura degli Stretti. Ciò fu anche fatto chiaramente capire a Saracoglu.

Il fallimento delle trattative e la suc·cessiva immediata firma dell'accordo anglo-turco fecero sì che questo Governo dovette convincersi di aver perduto un prezioso alleato e guardiano della sua stcurezza meridionale. Tale constatazione si riflettè immediatamente nella stampa attraverso una serie di minacciosi articoli all'indirizzo della Tull"chia, serie che continua tuttora ininterrotta.

Quest'Ambasciatore di Turchia mi ha inoltre detto che, malgrado l'ubbriacatura di potenza che potrebbe avvenire dopo una prevedibile vittoria sovietica in Finlandia, egli è d'avviso che, per il momento, l'U.R.S.S. non ha intenzione di provocare conflitti nei Balcani. Ciò non vuoi dire però che l'U.R.S.S. non sollevi, almeno diplomaticamente, la questione della Bessarabia con la Romania. Egli ha continua·to dicendo che, nell'eventualità di un ·conflitto romeno-sovietico, la Turchia, per la nota clausola russa, non sarebbe obbligata a prestare aiuti militari alla Romania: non poteva darmi però alcuna informazione su che cosa il suo Paese avrebbe potuto eventualmente decidere nei riguardi degli Stretti. Questo era il punto importante per il Goveil"no sovietico.

Per quanto riguarda la Bulgaria, oggetto di tanta attenzione e simpatia in questi ambienti governativi, ·egli mi ha detto che il Governo turco aveva esplicitamente dichiarato tanto a Sofia quanto a Mosca che se la Bulgaria cercasse di approfittare di un qualsiasi incidente per risolvere, con le ail"mi, la questione della Dobrugia, la Turchia attaccherebbe .senz'altro la Bulgaria.

* * *

Dalla suddetta conversazione sono risultati, a mio avviso, i seguenti punti che possono avere un qualche interesse:

l) che una delle cause che determinarono la rottura del negoziato ll"Ussoturco di ottobre fu la richiesta sovietica di voler esercitare congiuntamente con la Turchia il diritto conferitole dagli articoli 21 e 22 del Trattato di Montreux;

2) che la Turchia potll"à, con tutta probabilità, avvalersi di tale diritto -permettendo il passaggio delle flotte anglo-francesi in Mar Nero -nel caso di un'azione militare sovietica ·contro la Romania per la Bessarabia.

Quest'ultimo punto può dimostrarsi di capitale importanza per il futuro nel determinare il corso della politica sovietica nei riguardi del problema dei Balcani ed in modo particolare del problema della Bessarabia.

Le riserve petrolifere del Caucaso rappresentano per l'Unione Sovietica l'SO % della sua potenza militare, agricola ed industriale. Un colpo inferto in

quella delicatissima regione potrebbe determinare il tracollo dello Stato so

vietico e forse dello stesso regime comunista.

Occorre inoltre tener presente che il Mar Nero è divenuto oggi, dopo l'accordo commer.ciale tedesco-sovietico firmato testè, il cordone ombeli-cale dei rifornimenti di petrolio della Germania in guerra, rifornimenti che seguendo la via marittima Batum-Odessa si avvalgono dell'unica via rapidamente sfruttabile, j trasporti ferroviari dal Caucaso all'Ucraina Occidentale essendo, allo stato

,delle cose, impensabili. Ciò può spiegare anche la passata insistenza tedesca nello :smentire qualsiasi intenzione da parte sovietica di sollevare, nel prossimo futuro, la questione della Bessarabia (vedi mio telegramma n. 21 dell'll gen.nanio) (1).

Gli argomenti suddetti possono rappresentare oggi le premesse di un pro:blema che occupa e preoccupa gran parte delle Rappresentanze estere qui a Mosca. Quale ne sarà la soluzione, nessuno allo stato delle cose può oggi prevedere. Tanto più che essa dipende dalla volontà di un uomo solo che, come

:si è visto per il problema ·finlandese, può non scegliere la miglior via per .raggiungere lo scopo.

(l) -Vedi D. 295. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 65.

(l) Non pubblicato.

343

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

''TELESPR. S. N. (2). Sofia, 20 febbraio 1940.

Mi pregio segnalare all'E. V. che, secondo voci che circolano con una certa insistenza, una missione militare e navale franco-britannica si troverebbe a ·Salonicco per studiare le possibilità di sbarco nella eventualità dell'apertura di un nuovo fronte nei Balcani.

Tali voci, che riferisco a titolo puramente informativo non avendo alcuna ·possibilità di controllarne la fondatezza, provocano qui un certo nervosismo

venendo messe in relazione con altre, assai accreditate negli ambienti stessi .di questa Legazione dell'U.R.S.S., circa l'inizio di un'azione sovietica in Bessa.. rabia nella seconda metà del prossimo mese di marzo.

344

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

~L. PERSONALE URGENTE S. N. Roma, 20 febbraio 1940.

Lord Halifax has asked me to let You know that the Government are ·being asked in the House of Commons this afternoon whether they are aware that Italian importers bave recently been loading German coal in Rotterdam

.and whether such exports are liable to examination.

:298

The Government intend to reply that the answer to the first part of the question is in the affirmative; alld as regards the second part of the question that all ,such vessels are liable to search for enemy exports.

The Government expect that in dealing with supplementary questions they will find it necessary to say that whereas German coal destined for ltaly ha~ not lrltherto been put into P.rize, it will be so at an early date and to explain that this has not been done up to the present in order to give time for making arrangements for alternative sources of supply.

rRADUZIONE.

Lord Halifax mi ha incaricato di farvi sapere che nel pomeriggio di. oggi, alla Camera dei Comuni, verrà chiesto al Governo britannico se esso è informato del fatto che importatori italiani. hanno recentemente caricato carbor>e tedesco a Rotterdam, e se tali esportazioni sono soggette a controllo.

Il Governo intende rispondere che la risposta della prima parte dell'interrogazione è affermativa; e, per quanto riguarda la seconda parte, che tutti questi bastimenti sono soggetti a perquisizione per esportazioni nemiche.

Il Governo prevede che, in sede di discussioni supplementari, riterrà necessario di dire che il carbone tedesco destinato all'Italia non è stato finora catturato ma che lo sarà ad una data assai prossima, e di spiegare che ciò non è stato fatto fino a questo momento allo scopo di dar tempo di stipulare degli accordi per assicurare altre fonti di rifornimenti (1).

(l) -Vedi D. 85. (2) -L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con T. per corriere da Roma 5037 P. R./C. del 2 marzo 1940, non è stato rintracciato.
345

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, MACCHI DI CELLERE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS

APPUNTO S. N. Roma, 20 febbraio 1940.

Ieri, in occasione di una visita fattami dal Consigliere di questa Ambasciata del Giappone gli ho chiesto di dirmi il suo punto di vista sui possibili sviluppi futuri della politica giapponese in Cina alla luce delle ultime correnti manifestatesi nel suo Paese (interpellanza Saito), nuovo Governo di Wang Ching-wei, atteggiamento degli Stati Uniti d'America.

Sakamoto, dopo avermi fatto le più ampie riserve al riguardo mi ha dichiarato quanto segue:

L'interpellanza Saito, pur rappresentando una notevole coll"rente nel suo Paese la quale non vede nel nuovo Governo di Wang Ching-wei il giusto compenso agli enormi sacrifici in uomini e denari sopportati dal Giappone con l'attuale ·campagna in Cina, non potrà modificare il logico e naturale svolgimento dei fatti.

Il nuovo governo di Wang Ching-wei, sia pure in mezzo a non lievi difficoltà, dovrà costituirsi, probabilmente non ai pll"imi di marzo ma qualche tempo dopo, forse in aprile. La riunione di Tsin-tao ha effettivamente definito un

insieme d'accordi fra i diversi esponenti del Governo di Nanchino e di Pechino nonchè altri dirigenti nazionalisti cinesi.

Sono state anche ,stabilite delle basi per un'intensa collaborazione con il Giappone e per lo stazionamento in Cina (sembra senza precLsi limiti di tempo) di gua.rnigioni giapponesi. Nessuna richiesta invece di indennità di guerra, sia direttamente, sia attraverso un controllo delle dogane, sarebbe stata presentata a Wang Ching-wei dal Giappone.

Il Giappone dovrà d'altra parte cercare, in una stretta collaborazione con il nuovo Governo centrale, una possibilità di espansione commerciale in Cina.

Tale espansione, concretatasi aUraverso accordi con il Governo di Wang Ching-wei, potrà suscitare delle reazioni da parte degli Stati Uniti d'America, e in secondo piano, della Gran Bretagna, che vedranno in essi una violazione del trattato delle Nove Potenze.

Sarà allora forse il Governo di Wang Ching-wei, -e non il Giappone che sarà obbligato alla denunzia del trattato stesso.

Quasi certamente all'atto della proclamazione del nuovo Governo centrale in Cina seguirà immediatamente il riconoscimento da parte del Giappone e la nomina di un Ambasciatore a Nanchino. A questi sarà affidato il compito di trattare e risolvere quell'insieme di problemi che nasceranno in dato momento: mentre al Kato verrà piuttosto lasciato il compito di consigliere di Wang Chingwei per le questioni politiche, nei riguaiTdi degli altri paesi.

(l) Questa traduzione reca il visto di Mussolini.

346

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136. Tokio, 21 febbraio 1940, ore 14 (per. ore 20,40). Sembra che Governo giapponese, avendo avuto notizia che Ambasciatori Stati Uniti d'America, Francia e Inghilterra insisteranno nella domanda con Chiang Kai-shek perchè si accordi con Wang Ching-wei circa costituzione nuovo Governo, ha fatto sapere alle tre Potenze interessate che esso è sempre deciso

escludere qualunque ,collaborazione di Chiang Kai-shek. Comunicato Roma e Shanghai.

347

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 59. Bucarest, 21 febbraio 1940, O?"e 21,30 (per. ore 23,15). Mio telegramma n. 56 (1). Ho informato Gafencu dei miei colloqui con Tatarescu e Minisko Corte sottolineando come ambedue si fossero dichiarati

consenzienti necessità seguire linea di condotta improntata, a mio avviso, conciliazione nei riguardi Ungheria.

Ministro degli Affari Esteri che appariva aver superato momento grave

preoccupazione da me segnalato scorsa settimana, mi ha detto essere deciso a

proseguire nella linea politica intrapresa. È da prevedere tuttavia che egli, pur

continuando sostanzialmente tale politica, mostrerà in avvenire qualche mag

giore circospezione per quanto riguarda dichiarazione circa questioni territoriali,

relativamente alla quale egli era giunto in questi ultimi tempi, anche in con

versazione con giornalisti, a fare accenni alquanto significativi.

Intanto quasi in risposta attacchi di Maniu e alle critiche di alcuni ambienti

politici Gafencu ha fatto apparire nel Timpul editoriale da me riassunto con

telegramma stampa 35 ,che illustra successi del~a politica svolta dal Ministro

degli Affari Esteri da un anno a questa parte e segnala come massimi risultati

rafforzamento Intesa balcanica e riavvicinamento all'Italia.

(l) Vedi D. 348.

348

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56 (1). Bucarest, 21 febbraio 1940, ore 21,40 (per. giorno 22, ore 7,15).

Telegramma di V. E. n. 92 (2), miei telegrammi nn. 47, 49 e 50 (3).

Ho avuto occasione intrattenermi noto processo contro magiari anche con questo Ministro Corte, in un lungo colloquio nel quale l'ho pregato attirare l'attenzione del Re sulla necessità usare massima moderazione e spirito conciliativo nei riguardi Ungheria.

Ministro Corte che gode attualmente della maggiore influenza presso il Sovrano e rappresenta tendenza più nazionalista e intransigente ha per parte sua svolto noti argomenti ,circa necessità mantenere integra autorità Stato ed evitare malcontento e sfiducia specie tra popolazione romena Transilvania.

Egli ha tuttavia dichiarato convenire necessità sopraccennate e mi ha confermato volontà Sovrano, che è lieto e riconoscente atteggiamento Governo fascista nei riguardi questo Paese, di pros·eguire decisamente linea di condotta conformità direttive V. E.

Per quanto concerne particolarmente noto processo per complotto magiaro in Transilvania questo Ministro di Corte mi ha rinnovato medesimi affidamenti datimi da Tatarescu e cioè che esso sarà ulteriormente rinviato e che comunque non vi verrà dato inizio senza tornare meco in argomento.

349

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 18. Londra, 21 febbraio 1940 (per. giorno 28).

Le prime indicazioni concrete circa l'atteggiamento preso da questo Governo nei riguardi della Norvegia per il «caso» dell'Altmark, e le dichiarazioni

fatte in proposito dal Primo Ministro alla Camera dei Comuni sono già state segnalate a V. E. coi telegrammi di questa Ambasciata n. 111, 114 e 117 del 19 e 20 corrente (1).

Coi fonogrammi stampa in pari data e successivi è stato prospettato il quadro delle reazioni di questa stampa, la quale ha presentato una totale unanimità di .consensi ·circa l'azione ordinata dall'Ammiragliato, e ha dato al Governo il più aperto appoggio.

Analoghi ·consensi si possono rilevare nei più diversi ambienti e, si può dire, in tutta l'opinione pubblica della nazione, alla quale l'azione del Cossack è stata presentata -a prescindere dagli a1ssai esigui rischi materiali che essa comportava -come una decisa e giustificata reazione britannica ai metodi illegali di guerra marittima messi in atto dai tedeschi, e indicata altresì come un chiaro segno della concorde decisione del Governo e del Paese per una più risoluta condotta della guerra.

Non sono mancati a tale riguardo raffronti con altri «precedenti» della marina britannica, tra cui il bombardamento di Copenaghen effettuato da Nelson nel 1807 e pittore1sche evocazioni dello spirito aggressivo di Drake e degli altri

corsari dell'epoca elisabettiana.

Di pari passo con tale «presentazione», evidentemente intesa a trarre dall'accaduto un tonico quanto mai opportuno per l'opinione pubblica nazionale. in cui si sono potute registrare anche recentemente incertezze e perplessità connesse con l'andamento ancora statico della guerra, viene sviluppata l'argomentazione dialettica dei vari argomenti che si vorrebbero vedere accolti a sostegno della tesi britannica. Va rilevata a tale riguardo la assenza di qualsiasi asprezza polemica verso la Norvegia, mentre si sottolinea la pressione che sarebbe continuamente esercitata da parte tedesca verso i neutri scandinavi per ottenere .concessioni che sarebbero senz'altro contrastanti, si afferma, con i doveri della neutralità.

Quali che possano essere i prossimi sviluppi internazionali del caso AUmark e a prescind&e dai riflessi -ovvi e forse già scontati in anticipo -che esso potrà avere sui rapporti attuali e futuri degli alleati con le Potenze scandinave e con la Finlandia ormai apertamente sostenuta .contro la Russia sovietica, occorre fin d'ora iregistra.re che le prime ripercUJssioni dell'azione del Cossack sul fronte interno britannico sono state, come sopra detto, quanto mai concordi nell'apprezzamento della necessità di un gesto energico, e nella piena solidarietà con il Governo che se ne era assunta la· responsabilità.

Non appare a tale riguardo privo di significato il fatto che sia stato il Pirimo Ministro, invece del capo del Dipartimento più direttamente int~ressato e cioè il Primo Lord dell'Ammiragliato Churchill a fare in proposito le attese dichiarazioni al Parlamento, e a concentrare di conseguenza sulla sua persona quel pieno successo politico e parlamentare che l'atteggiamento già preso al riguardo dai vari partiti, dalla stampa e dall'opinione pubblica lasciava facilmente prevedere.

I vivissimi e prolungati applausi ·che hanno interrotto le prime parole· con cui Chamberlain si era riferito, nella seduta di ieri, alla azione «ammirabilmente condotta» dalla Marina britannica contro l'Altmark, costituiscono secondo l'odierna espressione di un organo di opposizione -quello che è forse il più grande successo oratorio della vita politica di Chamberlain, e sono altresì l'eco indubbiamente fedele del sentimento generale del Paese.

350.

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 20. Ankara, 21 febbraio 1940 (per. giorno lo marzo). Questo Addetto Militare inglese parlando col nostro Addetto Militare alcuni giorni or sono confermò in un certo senso la voce che gli alleati abbiano promesso alla Turchia, se entra in guena, i petroli di Baku e Batum: « qualche cosa bisogna pur promettere » disse il gen. Arnold al col. Zavattari. Da tutte le fonti risulta in questi ambienti diplomatici che le pressioni esercitate sulla Turchia dagli anglo-francesi perchè si prepari a partecipare al conflitto sono in ragione inversa del desiderio che la Turchia manifesta di entrarvi. Per ora la linea che va dalla Tracia al Nilo e che ·comprende la Turchia, la Siria, la Palestina, l'Iraq e l'Egitto, non esiste che sulle colonne del giornali anglo-francesi ed egiziani. Sta di fatto invece che le missioni .militari inglese e francese che lavorano in Turchia non sono molto soddisfatte dello spirito che qui regna e comunque non hanno alcuna ingerenza nello Stato Maggiore turco. I frequenti viaggi di Weygand ad Ankara (l'ultimo è della fine del gennai() scorso), l'intensa propaganda inglese in tutto il Mediterraneo Orientale, l'or() già concesso alla Turchia (in misura forse inferiore a quella desiderata) non riescono a smuovelfe, per ora, questi circoli dirigenti dalla posizione che hanno assunto e cioè che la Turchia non farà la guerra se non sarà attaccata. :Per quanto tempo la Turchia resisterà alla pressione cui è sottoposta non è possibile prevedere. Certo gli ·impegni cui ha sottoscritto la legano con una delle parti in conflitto, la quale non ha mai dato prova di disintelfesse e non

è ·credibile che spenda tanta fatica e denaro per ottenere soltanto una « benevola neutralità» della Nazione che ha le chiavi del Mar Nero.

(l) -Nei documenti n. 347 e n. 348 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'o-ra di partenza. (2) -Vedi D. 334. (3) -Vedi rispettivamente D. 322, D. 327 e D. 328.

(l) Non pubblicati.

351

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1689/543. BerLino, 21 febbraio 1940 (per. giorno 1° marzo). Telespresso ministeriale n. 06494 del 16 febblfaio u. s. (1). Il Sottosegretario agli Esteri tedesco Woermann, parlando dell'armata di

Weygand, ha delto che allo stato attuale non vi attribuisce un'importanza preoccupante, non vedendo che essa abbia la possibilità di un'azione offensiva.

Secondo Woermann, da parte francese si farebbero circolare diire esorbitanti sulla consistenza di tale armata, a titolo propagandistico. Per quel che se ne sa in Germania, l'armata Weygand contava al 1° gennaio sei divisioni, che poi aumentarono piuttosto rapidamente; vi sarebbero ora dai 150 ai 200 mila uomini.

Circa i movimenti di truppe russe che, secondo notizie della stampa estera sarebbero avvenuti nel Caucaso, pur senza escluderli Woermann ha detto che non potrebbero avere uno speciale caratte.re, dato che i rapporti fra la Turchia e l'Unione Sovietica continuano a .segnare una certa distensione.

(l) Non rintracciato.

352

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Gedda, 22 febbraio 1940, ore 14,30 (per. ore 23,30).

Avendo Ministro Saudia a Bagdad chiesto elementi risposta a domanda ricevuta da nostro Ministro Bagdad circa scopo missione irachena di cui è stato deciso prossimo invio a Sanaa, Governo saudiano, preferendo servirsi per maggiore riservatezza tramite di questa Legazione, fornisce a Governo italiano « amico » seguenti notizie:

l) Missione irachena ha scopo apparente promuovere e favorire interessi Yemen sia all'interno che all'estero.

2) Essa, nominata da Nuri Said, ben conosciuto come strumento inglese, in realtà ha scopo sostenere soltanto interessi inglesi e cercatre conoscere, per uso inglese, legami esistenti tra Yemen e Italia.

3) Gran Bretagna che «non ama armonia tra arabi e cerca tenerli in disaccordo ai fini dei suoi particolari intereiSsi », per minare amicizia ttra Yemen e Italia e tra Yemen e Saudia, servesi Nuri Said, il quale agisce a mezzo missione di cui si tratta.

4) Governo saudiano prega Governo italiano provvedere a mezzo radio trasmissione smas.cherare azione subdola da parte predetta Missione, Nuri Said e Governo inglese. Raccomanda che radio trasmissioni non lascino in alcun modo supporre che notizia proviene da Saudia. A tal uopo suggerisce che se, possibile, venga fatto da radio Berlino.

5) Mentre rapporti e sentimenti di amicizia tra Saudia e popolo iracheno sono sempre ottimi, tifa Saudia e Governo iracheno esiste tensione che è ora aggravate..

6) Governo saudiano, per suo conto, farà opportuna comunicazione a Governo yemenita. Quanto precede lettomi da Ministro delle Finanze da appunti che trasmetto nel testo integrale arabo e nella traduzione per via aerea.

353

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 139. Berlino, 22 febbraio 1940, erre 18,30. Chiesto oggi a Wormann se Russia avesse dato assicurazione alla Germania circa futuro assetto Finlandia in caso di vittoria. Ha risposto che in conversazioni informative i Sovieti hanno fatto sapere che intenderebbero limitare loro pretese alla richieste territoriali, compresa Hango, già avanzate all'inizio del conflitto, lasciando esistere Stato aibero finlandese. Russia non ammetterebbe però Governo attuale nè maresciallo Mannerheim.

Favorirebbe in un pcrimo tempo creazione Governo Kuusinen il quale non sarebbe tenuto istituire regime bolscevico ma potrebbe accordarsi con gruppi borghesia.

354

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 93. Mosca, 22 febbraio 1940, ore 19,47 (per· ore 23,30). Articolo giornale Tru.d intitolato «Intrighi degli imperialisti in Bulgaria~ osserva dopo guerra mondiale anglo-francesi oltre aver depaupe.rato Bulgaria cercavano soggiogarla economicamente politicamente. Quando nel 1923 Governo bulgaro permise attività Croce Rossa sovietica Londra intravvidevi minaccia suoi piani accerchiamento U.R.S.S. e collaborando con Governo italiano rovesciò Governo Stambuliski. Stesso anno quando conclusesi accordo bulgaro-jugoslavo che riconosceva diritti Jugoslavia su Macedonia, Italia intravvidevi minaccia proprio predominio Adriatico e intervenne in affari interni Bulgaria. Ora anglo-francesi cercano coinvolgere Bulgaria altri paesi balcanici guerra proprio favore e tale scopo convocarono Intesa balcanica. Scopo persuadere Bulgaria aderire blocco incendiari Menemencoglu recavasi Sofia ma senza successo. Bulgaria rifiutossi partecipare sessione belgradese ed in risposta invito aderire Intesa balcanica mosse equa domanda restituzione territori occupati. Piani anglo-francesi attrarre BuLgaria loro orbita fallirono. Tuttavia è certo che incendiari la ricatteranno ancora dpetutamente per coinvolgerla guerra loro favore e soltanto energica resistenza tutto popolo bulgaro potrà garantirle pace. Articolo conclude elogiando recente trattato commerciale sovietico-bulgaro

contribuente pace sud-oriente europeo e testimoniante desiderio grandi popoli collaborare in ·campo economico rafforzando antica amicizia.

355

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 33. Teheran, 22 febbraio 1940, erre 20 (per. ore 22,45). Questo Mini:stro degli Affari Esteri mi ha detto di aver ricevuto una nota

da questa Legazione degli Stati Uniti contenente alcuni quesiti circa l'orga.nizzione di una pace permanente dopo l'attuale guerra.

20 -Documenti diplomatici· Serie IX • Vol. III.

Siccome analoga richiesta è stata indirizzata dal Governo Stati Uniti d'America a tutti i paesi neutrali, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregat() chiedere molto riservatamente a V. E. se sia possibile fargli conoscere qualerisposta intenda dare al sig. Roosevelt, e ciò per potersi regolare.

356

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 62. Bucarest, 22 febbraio'1940, ore 21 (per. ore 22,45).. Ho domandato questo Ministro degli Affari Esteri circa viaggio questo Mi-· nistro delle Finanze a Sofia. Gafencu ha ammesso carattere politico della missione aggiungendo che Costantinescu, mentre si asterrà trattare .questioni territoriali sia perchè nel momento presente non è il caso mettere in discussione frontiera tsia in vista nota. pregiudiziale posta da Ungheria, darà tuttavia affidamento circa intenzioni con

cilianti Governo romeno e possibilità risolvere amichevolmente questione Do-· brugia in epoca propizia.

357

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 25. Bucarest, 22 febbraio 1940 (1)•. Questo Ministro Affari Esteri, parlandomi della recente Conferenza di Belgrado e dell'atteggiamento assuntovi dalla Tur·chia, ha tenuto a mettere in rilievoil contributo che a tale modificazione della politica estera turca, avrebbe portato· l'azione che questo Governo è venuto svolgendo fin da alcuni mesi or·sono presso· quello di Ankara. Sempre a proposito delle relazioni turco-romene che egli considera molto·· cordiali e pienamente soddisfacenti, Gafencu mi ha espresso la convinzione che, qualora la Russia assalisse la Romania, la Turchia non resterebbe indifferente·

di fronte alla minaccia che una avanzata sovietica rappresenterebbe per la sua, stessa integrità e si schiererebbe quindi senz'altro a fianco di questo Paese.

358

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LISBONA, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 698/2'63. Lisbona, 22 febbraio 1940 (per. giorno 27 )·· Circolano da qualche tempo in Lisbona voci di divergenze di vedute che· esisterebbero tra il Presidente della Repubblica e il sig. Salazar circa l'orienta-· mento della politica portoghese nei confronti delle Potenze belligeranti. Second() tali voci il gen. Ca!'mona giungerebbe sino al punto di auspicare l'entrata in. guerra del Portogallo a fianco dell'alleata.

Queste voci, accolte sinora con naturale incredulità, trovano una certa conferma nelle vivaci critiche alla politica estera del sig. Salazar che persona particolarmente vicina al Capo dello Stato ha pronunciato ieri in una riunione intima alla quale ero presente. Queste critiche formulate quasi con asprezza, si dirigevano appunto contro quella politica di graduale slittamento dell'alleanza britannica e di riorientamento verso la «zona di pace » che il Ministro Mameli ha analrizzato nel suo rapporto n. 255/93 del 16 gennaio u. s. (1).

La persona in questione denunciava questa politica come « fatale per il Portogallo che solo francamente appoggiandosi all'Inghilterra può proteggersi contro l'espansione spagnuola ». L'ordine di idee svolto e gli argomenti usati tt-ascendevano di tanto le possibilità intellettuali di chi parlava, che gli ascoltatori si sono trovati d'accordo nell'attribuirne l'origine a più alta fonte.

Sta di fatto che di recente si è notato uno speciale interessamento dell'Ambasciata d'Inghilterra vel"ISo la famiglia del Capo dello Stato, e molte delle critiche udite ieri riproducevano quelle che si odono negli ambienti inglesi contro il Presidente Salazar.

Non credo sia da pensare che il vecchio e nobile soldato, il quale regge da più di un decennio con tanta cauta saggezza il timone dello Stato, desideri ora lanciare il paese in una avventura, ma non è impossibile che egli dissenta dal Capo del suo Governo su misure particolari prese da questo e che sottolineano la politica di sempre più imparziale neutralità praticata sin dall'inizio delle ostilità. Misure, infatti, quali il divieto di cessione di navi portoghesi a potenze straniere (v. telespresso di questa R. Legazione n. 284/105 del 25 gennaio u. s.) (2)

o il contingentamento del legname da miniera esportato (v. telespresso n. 664/ 249 del 20 febbraio) (3) provocano la più viva irritazione negli ambienti inglesi e vengono da questi denunciate come prove della «germanofilia» del sig. Salazar.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

359

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 22 febbraio 1940.

Lord Halifax has requested Sir Percy Loraine to inform Count Ciano that, in connection with the decision to stop German sea-borne coal exports, any ships canrying coal which leave port after March 1st are liable to be stopped for export control.

He is to add that arrangements have been made which will enable Italian importers of United Kingdom coal to import as much coal as can be lifted in Italian ships throughout the month of March, irrespectively of any arrangements which may be made between His Majesty's Government and the Italian Government for the supply of and rpayment for United Kingdom coal after the month of March (4).

(l) -Vedi D. 138. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
360

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 123, Loddra 23 febbraio 1940 ore 8,32 (per. ore 11). Telegramma questa Ambasciata 102 (1). Risulta qui che, a seguito attuali ritardi (circa 70 giorni) dei pagamenti in clearing in conto carbone concernenti fornitura di cui al telegramma citato, società produttrici inglesi si sono rivolte in questi giorni al Governo manifestando loro vive preoccupazioni per ritardo pagamenti e conseguente andamento forniture. Esse avrebbell"o mostrato altresl una certa riluttanza ad aumentare le forniture e ad estendere loro crediti, dato anche maggiori richieste del mercato interno ed estero dovuto stato di guerra e varie concomitanti circostanze. Secondo quanto mi viene riferito confidenzialmente da fonte autorevole, Governo bll"itannico avrebbe deciso, allo scopo di evitare che tali preoccupazioni e riluttanze possano avere per effetto di rallentare le forniture di carbone all'Italia da parte delle Società predette, di aprire un conto speciale che permetta

agli esportatori inglesi di superare attuali difficoltà e continuare previste forniture.

361

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 33. Shanghai, 23 febbraio 1940, ore 12 (per. Me 23,40). Wang Ching-wei mi ha detto che definite ormai con Tokio basi nuovo Governo Nanchino (è ancora in discussione bandiera nazionale che egli vuole identica a quella nazionalista mentre Tokio vuole ne sia distinta almeno provvisoriamente .da un emblema) gli sembra venuto momento prendell"e in esame relazioni internazionali della nuova Cina. Intimi ed indissolubili restando legami Giappone egli contava dell'amicizia dell'Italia fare la base fiduciosa e principale della sua politica estera. Considerava preziosi i consigli dell'Italia come della Nazione indipendente cui è riservato un compito deciJSivo e che sola aveva osato affermare in Estremo Oriente politica realistica e lungimill"ante: contava pertanto ·SUi consigli di essa e sull'appoggio offertogli con cameratesca franchezza da V. E. Mi ha chiesto perciò trasmettere alla E. V. la sua personale preghiera di voler considerare negli imminenti colloqui con Sumner Welles l'opportunità di attirare la di lui attenzione sul problema cinese nella sua cruda realtà e nel quadro della politica mondiale al fine di ottenere concorso Stati Uniti d'America per una soluzione pa·cifica totalitaria per l'arresto della progressiva conquista

bolscevica delle Provincie occidentali. Mediazione di Washington mi sembra difficile: considerava tuttavia di influenza decisiva opera di chiarimento di V. E.

presso uomo di Stato americano; V. E. può pienamente assicurarlo che «nuovo Regime in pace col grande e prossimo Impero giapponese sarà sempre pronto a cooperare con le altre Nazioni nel mutuo interesse e nella ;reciprocità:..

Wang sarà grato a V. E. se vorrà facilitare riconoscimento da parte Potenze amiche. Egli avrebbe infine ·confermato sentimento di gratitudine della Cina per atteggiamento dell'Italia ed ha assicurato che «qualsiasi elemento che V. E. vorrà comunica;re, mio tramite, atto promuovere pace mondiale ed amicizia e cooperazione italo-cinese esso sarà considerato in modo del tutto speciale dal nuovo Governo».

(l) Non pubblicato.

362

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'J'. PER TELESCRIVENTE 141. Berlino, 23 febbraio 1940, Ore 13,50.

Domani Fiihrer pronuncierà a Monaco di Baviera un discorso.

Notizia non è ancora conosciuta e sono pregato tenerla assolutamente riservata.

Hitler prenderà occasione parlare dell'anniversario fondazione del Partito.

Poichè tale data non veniva di solito celebrata, nè Hitler usava parlare nell'occasione, e tenendo presente anche breve tempo passato dal suo ultimo discorso, ritengo che Hitler voglia fare domani dichiarazioni importanti su argomenti specifici.

Mi riservo comunicare appena possibile ora del disconso non ancora fissata.

363

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 5{)/24 R. Roma, 23 febbraio 1940, ore 21.

Vostro 33 (1).

Nota analoga è stata presentata anche da noi (2).

Ho fatto sapere, 'in risposta, al Governo americano che siamo disposti ad esaminare con attenzione tutti quei suggerimenti che Stati Uniti riter;ranno di doverci esporre per le ordinarie vie diplomatiche sui due argomenti prescelti (disarmo, organizzazione economica internazionale), sui quali il nostro punto di vista è del resto noto da tempo.

364

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 27. Stoccolma, 23 febbraio 19'40, ore 21 (per. ore 23,30).

Comunico seguente telegramma del cap. Bechi:

«Giungendo Stoccolma pomeriggio ieri convocato appositamente Ministro Erkko che mi ha comunicato messaggio trasmessogli telefonieamente dal suo Primo Ministro. Esprimendo suo rammarico non aver potuto vedermi prima

mia partenza, ·'Ryti mi incarica rappresentall"e a V. E. la sua viva riconoscenza per il benevolo interessamento dimostrato verso la Finlandia ed anche rinnova la preghiera che l'Italia compia il noto passo presso Berlino (l) ed auspica caldamente che il nO!Stro Governo voglia fornire taluni materiali di guerra di cui mi riservo riferire a voce a V. E.

Erkko mi ha confermato ancora su questo punto ferma volontà Finlandia rivolgersi agli alleati se Gevmania non lascia mano libera alla Svezia.

Avendo fatto mio cauto sondaggio tendente ad accertare quali prove il Suo Governo abbia circa sicuro intervento anglo-francese, egli si è dichiarato dolente (per ovvie ragioni segrete) non poter rispondere, ma mi ha dato fo~ale dichiarazione, anzi la sua parola d'onore, che le modalità dell'intervento erano state già studiate durante l'ultimo consiglio di guerra anglo-francese. Vedendomi ancora poco convinto egli ml ha assicurato che entro tre giorni vi sarebbe stato un " avvenimento ", non meglio specificato, che avrebbe chiaramente dimo-· strato fondatezza sue assicurazioni.

Stamane giornali svedesi pubblicano a caratteri cubitali notizia che la flotta inglese incrocia dinanzi Petsamo. Recatomi nuovamente da Erkko per avere dettagli in merito e chiestogli se questo era l'" avvenimento " annunziatomi.

Confessatomi sorridente .che la flotta in questione è un (di-co un) incr<>ciatore, recatosi nei paraggi per constatare stato libertà navigazione dai ghiacci. Affermato che l'episodio è comunque inizio di quella reciproca presa di posiziooe fra Alleati e Finlandia che costituirebbe, nel suo complesso, " avvenimento " preconizzato.

In attesa che tale presa di posizione si delinei più chiaramente, ho netta impressione che il rilievo dato alla notizia della flotta sia opera Governo finlandese per influenzar·e ed impressionare gli ambienti Stoccolma.

Lascio domani Svezia diretto a Berlino».

(l) -Vedi D. 355. (2) -Vedi D. 295.
365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. PERSONALE 4483/56 P. R. Roma, 23 febbraio 1940, ore 22.

In considerazione di quanto avete riferito con vostra lettera in data 18 corrente (2) vi comunico -in linea personale -che viene autorizzata una dilazione di mesi sei-e precisamente fino .all'agosto 1940 -per il pagamento del revolving credit.

Di questa ulteriore concessione -che costituils·ce una nuova prova dello spirito di generosa amicizia dell'Italia fascista verso codesto Paese -potrete valervi quando e come riterrete più opportuno ai fini dei negoziati attualmente in corso.

Per vostra opportuna conoscenza aggiungo che nessuna comunicazione è stata fatta al riguard? a questo Ambasciatore di Spagna, il quale dopo rispO!Sta negativa opposta da Banca d'Italia, mi aveva sollecitato personalmente per ottenere predetta dilazione.

(l) -vedi D. 335. (2) -Non rintracciata.
366

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUDAPEST, FORMENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 318. Budapest, 23 febbroio 1940 (per. giorno 28).

Questo Vice Ministro de.gli Affari Esteri mi ha detto che il Governo americano ha effettivamente cercato di conoscere il pensiero di quello ungherese drca la questione segnalata all'E. V. dal R. Ambasciatore in Washington, di cui al telegramma per corriere n. 3578 P. R./C. del 14 febbraio corrente (1). Vornle mì ha espresso il suo pensiero in materia nel senso che certo sarebbe utile evitare che alla fine del conflitto venga firmata una pace ingiusta, sotto il dominio della forza e dell'odio, come quella di Versaglia. In tal senso egli riteneva l'iniziativa americana teoricamente sana. Egli ha voluto però aggiungere essere sua convinzione che tali conversazioni, anche perchè potranno essere estese ai belli,geranti, abbiano piuttosto il carattere di un sondaggio tendente a conoscere i reali scopi di guerra di ogni Stato e ad orientare quindi gli Stati Uniti durante le future trattative di pa·ce, nelle quali non potranno non avere, specialmente se il conflitto dovesse prolungarsi molto, una parte importante.

367

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2. Teheran, 23 febbraio 1940 (.per. giorno 11 marzo).

Questo Ambasciatore di Turchia sig. Davaz ha smentito formalmente che Egli abbia fatto dei passi presso questo Governo per una riunione dei membri del Patto di Saad-abad e più precisamente ancora di avere spinto alla trasformazione del patto stesso in un'alleanza militare. Ha aggiunto che la Turchia desidera assolutamente mantenere la pace in questo settore come in quello balcanico e che ·solo un'aggressione da parte sovietica potrebbe far mutare tale sua intenzione. Ha aggiunto pure che Italia e Turchia sono i veri guardiani della pace nel Mediterraneo e nei Balcani e che è dolente di non essere nuovamente Ambasciatore a Roma per poter rinverdire quel patto di amicizia che a suo tempo egli firmò col Duce.

368

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, FRACASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 778/386. Londra, 23 febbraio 1940 (per. giorno 29).

Telespresso di questa R. Ambasciata n. 4808/2129 in data 16 ottobre u. s. (2). II Ministro degli Esteri del Governo provvisorio polacco costituitosi in Francia -di cui era già stata segnalata a V. E. una precedente visita a

Londra -sarebbe ritornato giorni or sono in questa capitale per una breve visita su cui è stato mantenuto il più assoluto riserbo, ma che mi è stata d'altra parte segnalata e confei'mata testè da ottima fonte.

Secondo le informazioni pervenutemi, scopo principale della venuta di Zaleski sarebbe stato quello di ottenere qui positive assicurazioni dal Governo britannico circa il mantenimento dell'impegno preso di « ricostrui.Jre » la Polonia quando si dovranno discutere le ·condizioni pace.

La ricostruzione della nazione polacca, pur senza q.lcuna precisa indicazione circa quelli che dovranno essere i suoi futuri confini, era stata sempre inclusa -come è noto a V. E. -nelle dichiarazioni fatte qui da esponenti del Governo sugli «scopi di guerra e di pace» degli alleati. Non è da escludere, d'altra parte, che le incertezze e le perplessità manifestatesi in alcuni ambienti sia di questo Paese che d'oltre Manica a seguito dell'andamento statico della guerra e delle incognite che ancora ne contrassegnano l'esito finale (telespresso ministeriale 11/04558/C del 3 •corr. (l) e rapporto d'i questa R. Ambasciata 583 del 9 corr.) (2). unite forse anche alla possibilità, sia pure del tutto vaga e tuttora inespressa, che la prossima missione di Sumner Welles o altre eventuali iniziative del genere possano condurre ad un componimento del conflitto, abbiano contribuito a spingere Zaleski a cercare il conforto di una nuova esplicita assicurazione britannica.

Tale assicurazione non gli è stata negata: mi risulterebbe infatti che lo stesso Primo Ministro gli avrebbe ·Coafermato che la liberazione della Polonia rimane tuttora uno dei principali scopi perseguiti dagli alleati nel conflitto e una delle condizioni che dovranno essere senz'altro accettate perchè si possa discutere della futura pace.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
369

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1683/349. Washington, 23 febbraio 1940 (per. giorno 8 marzo).

Nel mio precedente rapporto n. 1444/318 del 16 febbraio c. a. (3) avevo segnalato una certa divergenza di vedute fra il Dipartimento di Stato e alcuni autorevoli elementi della Commissione degli Affari Esteri del Senato, tra cui lo stesso presidente, senatore Pittman, circa l'atteggiamento da seguirsi nei riguardi del Giappone. Si ha ragione anzi di ritenere che la « maniera forte » suggerita da Pittman, da Gillette, da Schwellembach e da altri fautori di un embargo più o meno totale sulle esportazioni in Giappone, sia stato in fondo una manovra per tastare il terreno e per vedere quali reazioni ne derivassero non solo da parte giapponese, ma anche all'interno del Paese, presso l'opinione pubblica e il Governo.

Sta ora di fatto che, mentre la stampa esprime pa,reri divisi, con una leggera maggioranza favorevole all'embargo, gli organi governativi hanno r1badi.to la

(3 Vedi D. 319.

loro resistenza a queste ingerenze senatoriali nel campo della politica estera. Cordell Hull, che tempo fa aveva fatto sapere a Pittman che la politica americana in Estremo Oriente la si lasciasse fare a lui, ha rinforzato la sua opposizione, inviando una lettera al Comitato per gli Affari Esteri del Senato con cui lo invita ad astenersi dall'intraprendere, in base ai poteri conferiti al Congresso dalla legge di neutralità, azioni che interferiscano sulle attribuzioni del Dipartimento di Stato, appesantendone la libertà di movimento. Queste ed altre circostanze recenti come, per esempio, la rinnovata «bocciatura» dei progetti di fortificazioni dell'isola di Guan anche « per non irritare il Giappone » (vedi mio rapporto n. 1638/339 del 20 corrente) (l) indicano che quella posizione di cauto tempore,ggiamento del Governo americano che ho già segnalato nei miei ultimi rappocti, non solo persiste ma si è forse accentuata.

Ora, che a tale atteggiamento non sia estranea la vigorosa difesa e la controffensiva economica che il Giappone sta intraprendendo in questi giorni, non è· affatto da escludere. Telegrammi da Tokio annunciano la presenza in quella capitale di una missione commerciale argentina e il prossimo arrivo di una missione messicana, mentre propll'io in questi giorni è stato ratificato il trattato commerciale rrippo-uruguayano del 1934. Non è pura coinctdenza che il Giappone tenti una penetrazione economica nell'America Latina cominciando a trattare proprio coi tre paesi ·coi quali l'America non è riuscita a concludere in questi ultimi tempi degli accordi commerciali.

Resta a vedere se questa -cont.roffensiva riuscirà e se i vantaggi che il Giappone si attende potranno neutralizzare i danni cancreti ed attuaJi derivantigli dalla denuncia del trattato con l'America; comunque, mentre appaiono da Tokio segni di una certa attività, a Wa:shington non si notano, pel momento, che reazioni blande e anzi un palese ritegno dal prendere decisioni che portino a tagliare gli ultimi ponti.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato.
370

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 28. Stoccolma, 24 febbraio 1940, ore 16,35 (per. ore 20,30). Questo Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri mi ha dichiarato essere completamente falsa notizia, diffusa anche radio, che Mosca avrebbe in questi giorni fatto passo presso questo Governo per assicurarlo che, compiute le operazioni in Finlandia, esercito sovietico rispetterà frontiera Svezia. Rimane, egli ha aggiunto, dichiarazione in tal senso fatta dai Soviet all'inizio del conflitto russo finlandese, a noi ed alla Norvegia. Relazioni russo svede<si restano buone nonostante qualche incidente spiegabHe attuale situazione e Mosca, mi disse Segretario Generale, mostra soddisfazione condotta svedese. All'apparizione di una nave da guerra britannica nelle acque antistanti Petsamo, molto commentata in questi ctrcoli politici Ministero degli Affari Esteri

non sembra att.ribuire eccessiva importanza. Piuttosto la considera un tentativ() di intimidazione inglese montato localmente anche da ambienti finlandesi. Se

gretario Generale mi ha dichiarato che il rincrudimento della campagna stampa franco-inglese contro la condotta della Svezia rivela og.gi ancora più chiaramente suoi fini di sfruttare situazione della Finlandia per iniziare da questo lato a<!cerchiamento della Germania. Svezia decisa non prestarsi al gioco estremamente pericoloso per essa. Continua però, con maggiore larghezza, ad aiutare Finlandia avendo anche tolto la limitazione degli arruolamenti di ufficiali ed uomini di truppa dell'esercito svedese nelle file dei volontari per la Finlandia. « Effettivamente sappiamo » ha aggiunto il mio interlocutore « che la Germania non desidera la sconfitta della Russia». Chiestogli allora come vede !lo sviluppo della situazione, Segretario Generale mi ha esplicitamente confermato che qui si ritiene possibile e da domani anche probabile una soluzione pacifica del conflitto russo-<finlandese. Le operazionì belliche continuano, si attende anche un nuovo sforzo russo, ma ciò non elimina possibilità che oggi considerasi non . senza fondamento di una soluzione per via di mediazione, che corrisponderebbe anche agli interessi germanici. Mosca mostrerebbe « disinteressamento » per Petsamo e quanto a Hangéi non escludesi possibilità di compromesso. Ad ogni modo ho tratto impressione (e del resto ciò mi è stato apertamente confermato) che l'attuale condotta ed azione Svezia punta specialmente e procede verso tale obiettivo che, raggiungibile o non, risponde però ad un immediato interesse di

questo Paese.

Ministro degli Affari Esteri parte oggi per Copenaghen ove la riunione dei

Ministri degli Affari Esteri si occuperà specialmente del problema della navi

gazione dei neutri e delle questioni connesse; non sarebbero da escludersi novità

circa condotta verso la Finlandia. Quanto all'incidente dell'AUmark, questo

Ministero Affari Esteri considera essere stato commesso dall'Inghilterra patente

violazione diritto internazionale.

371.

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 29. StoccoZma, 24 febbraio 1940, or.e 16,35 (per. ore 20,30). Questo mio collega di Turchia in una conversazione incidentalmente con me avuta ieri sera dopo avere attribuita a malsana fantasia la notizia data da qualche giornale, di ammassamento di truppe ai due lati della frontiera turco

russa, mi ha detto che probabiìmente saranno riprese fra i due governi le trattative interrotte a Mosca nell'autunno scorso.

372.

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 34. Shanghai, 24 febbraio 1940, ore 19,30 (per. giorno 25, ore 8,20).

Seguito mio telegramma n. 33 (1). Wang Ching-wei mi ha confidato che prima di annodare da parte sua regolari rapporti diplomatici con le Potenze che lo abbiano riconosciuto, contava

inviare in Europa una speciale Missione con principale compito di ringraziaxe Governo fascista per solidarietà dimostratagli e di discutere con V. E. partieolareggiati progetti per rendere più intimi ed operanti i rapporti tra i due Paesi nel campo economico e culturale. Della Missione farebbe parte una personalità che rimarrebbe poi a Roma in qualità di Ambasciatore.

Missione suddetta partirebbe da Shanghai a bordo piroscafo nazionale e durante il viaggio dovrebbe essere incontrata da un nostro funzionario intelligente e sperimentato (che V. E. dovrebbe compiacersi designare) che rimarrebbe con essa, con apparente compito di guida protocollare e con quello effettivo di consigliere politico e diplomat!co.

Avendo sentito nella richiesta lo scopo di alleggerire pressione del Giappone, ho insinuato perdita di assistenza nella forma prospettata avrebbe potuto for:se urtare nota 'suscettibilità dei nostri amici giapponesi. Wang Ching-wei mi ha risposto che riteneva fosse anche nell'interesse del Giappone che nuovo Governo apparisse il più possibile indipendente.

Pur ammettendo che Missione si sarebbe tenuta in contatto strettissimo con Rappresentanze giapponesi nelle varie Capitali escludeva potesse essere accompagnata da consiglieri giapponesi. Consiglieri italiani apparivano i soli indicati per ovvie ragioni. Del resto al momento opportuno si sarebbe potuto procedere ad amichevoli .chiarimenti da parte sua e forse da parte di V. E.

Ho illustrato a Wang Ching-wei vasti compiti riservati alla Missione durante :soggiorno in Italia, e le possibilità che ad essa si presenteranno di scegliere sul luogo elementi specializzati per l'opera di ricostruzione e di sviluppo che egli si prepara ad affrontare. Mi ha riaffermato che collaborazione di tecnici italiani è quella che egli ritiene sempre la più opportuna, sia per il suo valore indiscutibile, sia per l'atteggiamento dell'Italia di fronte alla nuova Cina nel conflitto .europeo.

(l) Non pubblic:oto.

(l) Vedi D. 361.

373

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Copenaghen, 24 febbraio 1940, ore 20,45 (per. ore 22,25). Circoli diplomatici scandinavi seguono crescente preoccupazione evoluzione situazione. Mio collega svedese malgrado i suoi sentimenti anglofili mi ha detto ieri sera essere deplorevole che torpediniere norvegesi non abbiano tentato opporsi colle armi sopruso inglese e non escludeva Svezia possa essere spinta nelle braccia della Germania ove Inghilterra tentasse violare in qualsia,si modo suoi diritti sovrani. Se Norvegia ha interesse a non acuire suoi rapporti con Inghilterra dato preponderanza suoi interessi marittimi, Svezia è principalmente esposta ostilità tedesca. Sua ferma decisione è di oppor:si con le armi ad ogni eventuale sopruso da qualsiasi parte provenga.

Ministro di Germania tornato recentemente da Berlino assicurami suo Governo essere soddidatto attitudine Stati scandinavi; mi conferma quanto ho

detto col telegramma 16 (l) aggiungendo tuttavia che prevedibile inasprimento

guerra sottomarina e aerea si risolverà praticamente in una paralizzazione asso

luta della navigazione neutrali vicino coste inglesi giacchè sommergibili e aero

plani non possono praticamente distinguere al momento attacco navi neutrali

da quelle nemiche.

A tale riguardo mi è stato riferito che Stati scandinavi da parecchio tempo

studiano modo evitare Mare del Nord avviando navi lungo rotte nord verso

coste occidentali inglesi.

374

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 27. Bucarest, 24 febbraio 1940 (per. giorno 28).

Mio telespresso n. 676/3,09 del 17 corr. (2).

Ho domandato a questo Ministro degli Affari Esteri quali siano state real

mente le reazioni del Governo inglese di fronte all'istituzione del Commtssariato

romeno per i Petll"oli ed alle altre misure adottate da questo Governo per con

trollare la disponibilità della propria produzione petrolifera, provvedimenti che

hanno suscitato la viva polemica non ancora estinta nei ,giornali britannici.

Gafencu ha ammesso che il Governo britannico aveva dato segni di malu

more giungendo fino a porre un embargo su talune materie prime destinate alla

Romania; e che aveva richiesto di spiegazioni e di chiarimenti il Governo romeno.

Gafencu ha aggiunto che egli non aveva dato «spiegazioni » ma avuta « una spiegazione » precisando cioè il punto di vista e la linea di condotta della Romania per la quale le forniture di petrolio alla Germania costituivano bensì un mezzo di pagamento di importantissime e celeri consegne di materiale bellico ma nulla avevano a che vedere con il suo atteggiamento di piena indipendenza e di neutralità.

Il Minisbro degli Esteri mi ha detto che -a giudicare anche dal fatto eh~ l'embargo accennato era stato tolto-egli riteneva che il malumore britannico fosse se non 'scemato, almeno molto diminuito, e che egli era d'altronde convinto che il Governo britannico essendo-a suo dire-animato da spirito di giustizia non potesse non riconoscere il buon diritto della Romania.

Gafencu mi ha infine confermato quanto ll"isulta dalle cifre 'statistiche del commercio romeno e cioè il grande recente aumento degli acquisti britannici in Romania, che hanno determinato l'attuale considerevole aumento dei prezzi di questo mercato e nelle due prime settimane del mese in corso hanno raggiunto per volume quelli germanici.

Il Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che tale stato di cose è p&altro di giovamento per questo Paese non tanto per l'impulso che ne ricevono ~ esportazioni quanto per la disponibilità di divise che gli consente di rifornirsi ampiamente sul mercato britannico di materie prime essenziali alla sua vita ed alla sua difesa.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 17,61/565. Berlino, 24 febbraio 1940 (per. giorno 1° marzo) In una conversazione avuta da questo addetto stampa con un alto funzionario del Ministero tedesco per la propaganda, si è venuti a parlare anche della missione del sig. Sumner Welles in Europa. Il detto funzionario si mostrava estremamente scettico sulle sue possibilità di successo, ed aggiungeva che evidentemente anche Roosevelt e Cordell Hull non si fanno illusioni al riguardo, ma hanno fatto questo gesto per motivi di politica interna, ed anche per procurarsi un alibi di fronte alla loro opinione pubblica, qualunque sia l'esito della guerra un intervento nella quale da parte americana deve essere considerato, sempre secondo il citato funzionario, sempre più improbabile, anzi praticamente già diventato impossibile, avendo la sfrontata ed inabile propaganda inglese contribuito a ravviall'e molte simpatie per la Germania ed a far perdere altrettanto terreno alle democrazie. Il predetto, che appartiene notoriamente ad un clan politico molto ostile al Ministro degli Esteri del Reich, si mostrava d'altra parte preoccupato che questo non sappi:a sfruttare le possibilità tattiche che, comunque, potrebbe offrire alla Getl'mania la visita di W elles, facendo per esempio comprendere a questo che gli Sta.ti Uniti non hanno nulla da temere da una vittoria della Germania, anzi possono essere liberati una volta per sempre da una concorrenza per il dominio dei mari. Inoltre, sempre secondo il giudizio del funzionario in questione sarebbe bene che la Germania desse a Welles tali dimost.razioni della sua assoluta superiorità ·in tutti i campi sugli avversari, che Welles torni in America con questa assoluta convinzione e riferisca conformemente ai suoi mandatari. Sarebbe, sempre secondo il giudizio personalissimo del nominato funzionario, molto desiderabile che Welles, al momento di partire, fosse rafforzato da parte italiana in quel convincimento, tanto più se, come sembra, egli passerà per Roma anche dopo essere stato a Parigi ed a Londra, compiendo cioè un itinerario che non sarebbe stato quello desiderato in Germania, ma al quale questa ha, forse, finito per adattarsi sopratutto in considerazione del fatto che WeHes, prima di lasciare l'Europa, sentirà, da ultimo, la «campana :. italiana.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1762/566. BerLino, 24 febbraio 1940 (per. giorno 8 marzo). A venticinque giorni di distanza dal discorso pronunciato per il settimo anniversario del regime nazista, Hitler ha preso nuovamente la parola, in occasione del ventesimo anniversario della proclamazione del Partito. Non si era

soliti, in Germania, celebrare in modo particolare questa ricorrenza, dato anche il breve intervallo dalla festa del 30 gennaio. È evidente che questa volta Hitler

ha voluto approfittarne, perchè cercava l'occasione di rivolgersi ancora una

volta al suo popolo.

Ciò riconferma quanto ho avuto l'onore di segnalare in precedenti rapporti, che cioè il settore cui si dedicano le maggiori cure, in questo momento, è il fronte interno, dopo un lungo inverno, in cui il popolo ha duramente provato le restrizioni della guerra, e mentre la guerra stessa continua a rimanere immobile, senza poter incatenare l'attenzione delle masse ai suoi vittoriosi sviluppi. Occorre durante questa fase infondere fiducia al popolo, che potrebbe essere indotto a considerare l'inazione come segno di debolezza. Vi è poi il lato umano della personalità di Hitler che, volontario prigioniero fra i marmi della Cancelleria, sente talvolta il bisogno di evadere e di riprendere contatto con la massa.

Ho ragione di ritenere che il Fiihrer abbia preparato da circa una settimana il discOII'so pronunciato questa sera. È interessante notare, come prova della segretezza assoluta che si riesce qui a conservare, che fino alle 17 di oggi, quando la notizia del prossimo discorso è stata radiodiffusa, solo un ristrettissimo numero di persone vicine al Fiihrer ne era al corrente. Nessun diplomatico nè giornalista estero aveva avuto il più lontano sentOII'e di questa manifestazione.

Essa si è tenuta nella birreria di Monaco dove, venti anni fa, Hitler aveva letto a un ristretto numero di seguaci i venticinque punti che hanno formato il programma del Partito nazionalsocialista. Erano stati fatti giungere dal fronte occidentale, per l'occasione, alcuni nazisti della prima ora, ai quali il GauLeiter di Monaco ha rivolto un particolare saluto.

Hitler ha parlato con lo slancio dei vecchi discorsi che usava pronunciare nei comizi di propaganda, prima di salire al potere. E anche questo discorso è stato tagliato, per così dire, sulla misUd"a degli ascoltatori. Discorso per il popolo, con idee vaste, senza involuzioni teoriche nè precisazioni di politica estera da prendersi alla lettera, pieno di battute polemiche e persino di giochi di parola.

Le dichiarazioni di oggi non si staccano da quelle del 30 gennaio, sono anzi in sostanza una ripetizione di esse, foose in fO!l'ma meno violenta e più snella. Anche la costruzione del discorso è la stessa, dall'inizio al finale, dalla fierezza orgogliosa per l'opera compiuta all'interno, alla sicurezza che con l'aiuto della Provvidenza si realizzerà con successo anche l'opera nuova, la guerra.

Non vi è quindi, nel discorso odierno, alcun tema assolutamente nuovo. È ricalcato il vecchio argomento dell'1nganno di cui è 'stata vittima la Germania. Nel discorso precedente Hitler aveva detto che la Germania aveva avuto quanto si meritava, avendo creduto agli altri e mancato di fiduc'ia in sè stessa. Questa volta ha dato un'ulteriore interpretazione della sconfitta, catastrofe di vecchie istituzioni formali (monarchia, ordine sociale borghese, etc.) le quali già non avevano più in sè forze vitali, non erano ferrate ai compiti europei del grande Reich.

Da ciò l'oratore ha tratto lo spunto per uno squarcio oratorio contro la borghesia capitalistico-plutocratica e contro l'impotenza dei vecchi uomini a risolvere la lotta fra proletariato e borghesia, lotta che un gruppo doveva vincere non annientando, ma guadagnando l'altro gruppo.

Sulle macerie della Germania del 1918, Hitler erige la sua conC€zione dello Stato di popolo, contro quella dello Stato di classi, con la fusione dei principi

di nazionalismo e socialismo. Gran parte del discorso, folto di orgogliosi accenni

personali e di disprezzo per gli altri, come sempre quando Hitler paragona la

sua azione a quella degli altri esponenti di partiti politici, all'interno ed

all'estero, è dedicata all'esaltazione di questa tesi dell'ordine nuovo di cui la

Germania ha dato l'esempio, mentre le plutocrazie rimanevano krigidite nelle

vecchie formule, pretendendo di essere nazioni privilegiate, predestinate a do

minare il mondo.

In questo punto centrale del discorso, accennando cioè alla pretesa inglese

che la Provvidenza abbia assegnato alla Gran Bretagna il compito di dominare

due terzi del mondo, Hitler ha identificato « i due scopi limitati » che la Ger

mania nazionalsociali:sta si era invece proposta: sicurezza dello spazio vitale

(e qui ha menzionato con determinatezza: Europa centrale) e triacquisto delle

ex .colonie tedesche. Si può forse scorgere, in questo brevissimo elenco, la pre

parazione del terreno per quanto il Fiihrer dirà fra qualche giorno a Welles.

Anche in altri punti del discwso, del resto, egli rivendica alla Nazione tedesca

lo stesso diritto di vita degli altri Popoli, insiste su questo principio di ugua

glianza internazionale, da cui deriva l'insopportabilità, pér la Germania, di

atteggiamenti, di imposizioni altrui. E da cui deriva anche l'impazienza, che il

Fiihrer nelle sue parole ha quasi confessato, di rompere gli indugi che avrebbero

si, potuto prolungar.si ancora due anni, e precipitare gli eventi di guerra e quindi

la decisione.

Nel discorso Hitler ha parlato quattro volte dell'Italia, sempre tendendo a istituire un parallelismo di situazioni e di destino fra· i due Popoli. A v eva accennato in precedenti discorsi ad affinità di ·regime e ad amicizia fra i Capi. Questa volta ricorda l'una cosa e l'altra, ma vi aggiunge -po' intenzionalmente -« l'interdipendenza » fra i bisogni dei due Paesi. Ho segnalato molte volte, in questi ultimi tempi, come questa sia la tesi del Fiihrer come di Ribbentroo e di Goring, i quali credono che le sorti della Germania, in questo conflittQ, fatalmente non possono non influire su quelle dell'Italia.

L'accenno alla Russia non è molto diverso da quello contenuto dal discorso del 30 gennaio. Hitler poteva aggiungervi, questa volta, compiacimento o speTanza per il raggiunto accordo di scambi fra i due Stati. Non l'ha fatto. Ha invece ricordato fra gli amici anche il Giappone, ciò che l'altra volta aveVIa omesso di fare. Verso la Francia, solo un accenno lievissimo alla fine del discorso. Esso invece è stato basato in buona parte su ironici attacchi ai vecchi uomini inglesi, e forse l'applauso più nutrito della folla si è avuto quando Hitler ha paragonato le adunate del suo popolo a quelle de'i cappelli a cilindro.

La finale del discorso è tradizionalmente hitleriana con la sicurezza che la Provvidenza continuerà a proteggere la Germania. Tutt'al più si può osservare che Hitler stavolta ha riaffermato «dobbiamo vincere e vinceremo » astenendosi dal solito «non capitoleremo mai».

Il discorso rappresenta, dal punto di vista interno, una nuova riaffermazione del programma di giustizia sociale nell'ordinamento del nuovo Stato di popolo tedesco. Dal punto di vista internazionale, il discocso appare moderato più che non sembri a prima vista, sotto il suo tono acceso, forse volutamente diretto a suscitare questa impressione di fronte al visitatore americano. Nulla che indichi

intransigenza, all'infuori dell'esclusione di ingerenze inglesi nello spazio vitale tedesco. Nessuna minaccia ai neutrali, nessuna rinuncia verso sè stessi, nessuna pretesa, all'infuori delle vecchie colonie, verso gli altri {1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 1357/608. Parigi, 24 febbraio 1940 (2).

Mio rapporto n. 612/256 del 30 gennaio u. s. (3).

Nel generico nervosismo francese -risultato sopratutto dell'attuale situazione statica politico-militare -trova naturalmente anche un posto il problema dei rapporti italo-francesi.

È desideil'io posso dire unanime dell'opinione pubblica e degli ambienti politici e parlamentari (socialisti compresi) un riavvicinamento sostanziale all'Italia. Si auspica da tutte le parti la pronta negoziazione di un accordo italafrancese che, risolvendo nel miglior modo le questioni pendenti, possa dare alla Francia, con la contropartita -beninteso -di una benevola neutralità italiana, la tranquillità nei ·riguardi del nostB.-o atteggiamento di fronte alle diverse eventualità che potrebbero presentarsi durante i successivi sviluppi del conflitto anglo-franco-tedesco.

È naturale infatti che, avendo ormai accettato il principio che «qualche cosa bisogna dare all'Italia», si preferisca sapere subito in che consista precisamente questo « qualche cosa » e, pa,gandolo, procurarsi la tacitazione del creditore, piuttosto che rimanere sempre nell'incertezza dell'ammontare del debito, del modo di pagamento e soprattutto del riconoscimento da parte del creditore di essere rimasto soddisfatto.

Il nostro riserbo -messo in rapporto coi nostri legami con la Germania viene bensl apprezzato, ma interpretato come uno stato di cose passeggero e passibile di modificazioni.

Daladier e tutti i membri del suo Governo (compresi quelli dimostratisi in altre occasioni a noi più ostili) avevano sperato che, con le dichiarazioni fattemi nel settembre scorso « di essere pronti a ristabilire i buoni rapporti con l'Italia ed a fare per questo scopo tutto quanto fosse necessario » e colle istruzioni date a ·codesto Ambasciatore di Francia di iniziare conversazioni con V. E., si sarebbe potuto arrivare ad una favorevole conclusione, pur senza nulla cambiare nei rapporti italo-tedeschi e tanto meno nelle nostre posizioni ideologiche.

In qual modo si poteva giungere a tutto questo, se la dichiarazione di una neutralità da parte nostra era compatibile coi patti che ci legano alla Germania e se infine l'Italia poteva accontentarsi di certe soluzioni minime dei suoi problemi così come in altri periodi erano state prospettate, il Gabinetto francese non si preoccupò molto invero di approfondire ed ancor meno, credo, esaminò i molteplici aspetti politici e psicologici della situazione italiana. Il Governo

Daladier credette che recedendo dal suo jamais, ovattando a mezzo della censura la stampa francese e facendo leva sulla situazione internazionale venutasi a determinare, dei negoziati tipo Quai d'Orsay avrebbero potuto condurre in un tempo più o meno breve ad assicurare alla Francia la definitiva neutralità italiana.

Ma il tempo passava ed il sig. Franço'is-Poncet continuava a riferire a Parigi che a Roma non gli era possibile in alcun modo di aprire qualsiasi conversazione. Durante un primo periodo ciò apparve del tutto naturale. Più volte mi sono sentito ripetere qui che la Francia si rendeva perfettamente conto della delicatezza della situazione italiana e che non intendeva affatto forzare le cose preferendo aspettare che si compisse in Italia una na~urale evoluzione o si verifica·sse qualche fatto nuovo. In che cosa consistesse l'evoluzione o il fatto nuovo nè io naturalmente chiedevo nè .gli altri avrebbero potuto dirmi precisamente. Nel fondo dell'animo francese si pensava però senza dubbio al progressivo indebolimento della situazione tedesca.

Ormai però sono passati quasi sei mesi dallo scoppio del conflitto, la guerra non ha prodotto ancora effetti importanti per nessuno dei belligeranti, l'Italia non evolve perchè non ha nessuna evoluzione da compiere. Non è da meravigliare quindi che sia subentrata a Parigi una certa impazienza nei nostri riguardi.

Questa impazienza, che poi si traduce in una più accentuata diffidenza la quale va spargendosi lentamente nell'opinione pubblica, non è causata dai nostri preparativi militari (i ·cui limiti e la cui portata ben si conoscono dagli uffici e dai capi responsabili e di cui nessuno mette in dubbio la necessità per noi primordiale ed assoluta -diretta a premunirei contro qualsiasi eventualità), ma più che altro dal contegno della nostra stampa, da alcune manifestazioni italiane e dal perdurante nostro ·silenzio di fronte ai tentativi di aperture fatti dal Governo francese.

Molti sono i pensieri ed i crucci che nei nostri riguardi assalgono questi ambienti politici.

L'Italia non vuole sbilanciarsi, non vuole compromettersi; dunque crede alla vittoria tedesca, e l'aspetta per poter raccogliere la sua parte col minimo sforzo. L'Italia non ha fiducia nella Francia, ma vuole infliggerle soltanto una lezione, oppure pensa che l'equilibrio europeo possa e debba essere rotto in favore della Germania, quali che siano per essere le conseguenze a danno della stessa Italia ove il fattore francese venga soppresso in Europa e indebolito radicalmente nel Mediterraneo?

Vi lascio immaginare, Eccellenza, le elucubrazioni che si svolgono su questi temi nei diversi circoli francesi, quantunque però essi si mantengano ancora in un ragionevole ottimismo.

In sostanza la maggior parte della gente riconosce le colpe della Francia verso di noi, pur ritenendo che anche l'Italia abbia qualche pe·ccato da rimproverarsi, ma trova che sarebbe il caso ormai di porre un velo sul passato e di pensall'e all'avvenire.

Il dissidio itala-francese --si dice -cominciò all'epoca delle sanzioni epoca del resto in cui Mussolini faceva ancora una netta distinzione tra l'autentico popolo francese e... il resto, ma non diventò realmente aspro e profondo

21 -Documenti d.if!lomatici . Serie IX! • Vol. III.

che a causa della guerra di Spagna, quando appunto questo resto riuscì a dominare la Francia e commise una serie di errOtri poscia amaramente scontati. Se la Francia a quell'epoca avesse potuto essere governata da un Governo capace di comprendere l'interesse francese di procedere d'a·ccordo con l'Italia nella questione spagnola, tante cose, compresa la .guelil'a attuale, non sa,rebbero forse accadute.

Se poi, appunto per le colpe del fronte popolare, Daladier non avesse avuto bisogno di approfittare della violenza con cui erano state espresse le rivendicazioni italiane· per procedere al colpo d'arresto che ·con l'insuccesso dello sciopero generale doveva· da.re inizio alla sua politica di ricostruzione nazionale, 1e dette dvendicazioni italiane sarebbero state accolte, in quei limiti però più ristretti in cui furono successivamente esposte in modo ufficioso (viaggio di Baudouin a Roma). Esse lo sarebbero state del resto anche qualche tempo dopo, se non si fosse manifestata una recisa opposizione parlamentare di cui Daladier non poteva non tener conto, e ,successivamente non fosse venuto il patto italo

tedesco a rendere assai più difficile la situazione.

Questi ragionamenti risentono un po' -è vero -della storia dell'uovo

e della gallina, ma vorrebbero condurre in sostanza alla già detta conclusione:

lasciamo stare il passato, consideriamo il presente e salviamo l'avvenire. «Tanto

la Germania -dicono -anch'essa non è esente da colpe verso l'Italia, colpe

che se sono coperte, anzi appunto perchè sono copell'te da certe parziali affinità

di ideologie, non sono meno .gravi nei riguardi degli intere,ssi politici del popolo

italiano».

Inutile quindi stare a recriminare quotidianamente le colpe francesi attribuendole a tutto il popolo francese, anche a quello autentico, a cui Mussolini si rivolgeva ancora qualche anno fa. Ora la Francia sarebbe tutta autenticamente capace di inizia~Te una politica nuova. «Prepariamoci a questa, sgombrando il terreno da tutte le macerie degli antichi ideali infranti italo~francesi, rimettendoci a lavorare in perfetta serenità di spirito e di giudizio, liberi da preconcetti e da pregiudizi, da memorie e da profezie, da risentimenti e da sp~ ranze -realismo, stile Mussolini. Così l'assetto da dare alle rivendicazion'i, alle aspirazioni italiane non sarà il risultato di un do ut des, di un compromesso, di un giuoco di fattori politici contingenti o per lo meno estranei alla realtà delle questioni stesse, ma formerà spontaneamente la base naturale ed immanente dei nuovi rapporti tra l'Italia e la Francia rigenerati dalla prova del fuoco

alla quale sono stati sottoposti in questo ultimo fOtrtunoso periodo della storia politica europea>. Tale lo stato d'animo pressocchè generale di questi ambienti politici. L'Ambasciatore François-Poncet cerca da Roma di frenare le impazienze, di giustificare l'attesa e di non deludere le aspettative; ma in questi ultimi tempi egli,.a quanto mi si afferma, :si mostra meno sereno nei suoi rapporti e dà segni di una certa irritazione, sia per effetto della sua suscettibiltà personale che gli fa rimpiangere le adulazioni e le piaggerie di pretto stile germanico di cui era oggetto a Berlino a cominciare da Hitler (col quale aveva :fìrequenti contatti) e sia anche a causa del suo tipico ed incorreggibile spirito normalien francese.

Più freddo e più scettico di fronte all'attuale situazione dei rapporti italo· francesi rimane il piccolo ma influentissimo gruppo dei funzionari del Quai d'Orsay con a ·capo l'Ambasciatoce Léger.

Questo gruppo rappresenta e difende, come è noto, ininterrottamente l'idea direttrice della politica francese affermatasi, si può dire, fin dal momento in cui cominciò a realizzarsi quella che fu chiamata entente cordiale, e cioè che la salvezza della Francia sta nella indis,solubilità dei suoi legami con l'Inghilterra e che a questa necessità primocdiale ogni altra politica ed i rapporti con tutti gli altri paési debbono essere subordinati, e, quando occorra, sacrificati.

A carico del gruppo del Quai d'Orsay, che gli avversari accusano di essere infeudato all'Inghilterra e di aver ridotto la Francia allo stato di un Dominion britannico, sta certo il fatto che per aver voluto portare alle sue estreme conseguenze le direttive della sua concezione politica, esso si assunse la responsabilità. di aver staccato la Francia dall'Italia prima con le sanzioni e poi con la guerra di Spagna. Ma quando nel novembre '39 venne dall'Italia posta sul tappeto la questione delle «rivendicazioni » in forma che parve di aggressione. e di ultimatum il gruppo del Quai d'Orsay non mancò di prendere la sua rivincita affermando di non aver mai creduto che l'Italia si sarebbe contentata della conquista dell'Etiopia, ma che avrebbe invece continuamente manifestato delle nuove pretese, ragione per cui la Francia aveva agito benissimo, mantenendosi come aveva fatto, saldamente stretta alla politka inglese, e ·così a fortiori doveva fare per l'avvenire. La Corsica, la Tunisia, Suez, Gibuti sono questioni altrettanto inglesi ·che francesi. Tali sono tutte le questioni del Mediterraneo e del Mar Rosso e se anche dei transeunti uomini politici francesi volessero vedere nel sacrificio di alcune di esse il modo di ottenere quella sicurezza di cui la Francia va ansiosamente in cerca, essi non potrebbero fare tale sa·crificio contro il volere dell'Inghilterra senza rischiare di mettere in pericolo la stessa esistenoza della nazione e del suo Impero.

È naturale che l'alleanza nostra con la Germania e il conseguente accavallarsi degli avvenimenti europei che hanno portato al conflitto attuale anglofranco-tedesco abbiano rafforzato enormemente la politica del Quai d'Orsay, anzi l'abbiano -malgrado le punte anti-inglesi certamente esistenti nell'opinione pubblica francese -giustificata e portata fuori degli uffici, nei cervelli se non nei ·cuoci della gente, come un ineluttabile destino che lega insieme le due Nazioni cosidette democratiche.

I rapporti italo-francesi rimangono dunque nel pensiero del Quai d'Orsay più che mai subordinati a quelli franco-inglesi.

La nostra non belligeranza (che si attribuisce a causa estranee ad una qualsiasi considerazione o sentimentale o politica da parte nostra del fattore :firancese in Europa), la calma sopraggiunta nelle relazioni italo-francesi, la simpatia che la causa anglo-francese ha destato in una parte della Nazione italiana (sia pure come risultante soltanto dell'avversione ispirata d~i metodi tedeschi), la possibilità di un risorgimento di un «pensiero mediterraneo » derivante dal fatto che la guerra ha reso più percettibile la somma di interessi esclusivi dei paesi mediterranei, tutto ciò non poteva, nelle condizioni attuali del conflitto europeo, indebolire gran che la tesi del Quai d'Orsay della priorità assoluta dei legami anglo-francesi.

Una intesa mediterranea con l'Italia è considerata quindi sempre come fattibilè e desiderabile, ma solo in quanto sia un utile complemento di tali legami, non mai come un elemento politico di per sè stante, iJsoJato e tanto meno in contrasto con i rapporti franco-britannici. Il gruppo del Quai d'Orsay rimane -almeno per ora -fermo nel considerare l'alleanza indissolubile Par1gi-Londra come quella che, uscendo vittoriosa dalla guerra, dovrà determinare la nuova sistemazione europea. Esso è perciò contrario all'idea, che in un primo momento aveva trovato favore in parecchi ambienti francesi, di un rito.rno al «patto a quattro» proposto dal Duce. L'Ambasciatore Léger ha detto giorni or sono ad un Ministro balcanico che il «patto a quattro» significherebbe per Mussolini la possibilità di continuare ad opporre un blocco italo-tedesco ad un blocco anglofrancese.

Queste sono le ragioni per cui il Quai d'Orsay e il gruppo che -come ho detto -rimane il freddo e il più scettico di fronte all'attuale situazione dei rapporti italo-francesi, ed aspetta la cosidetta evoluzione dell'Italia, sicuro che noi ,saremo indotti, presto o tardi, a prendere l'iniziativa di conversazione con la Francia per effetto dell'indebolimento della situazione politico-militare tedesca, preludio alla vittoria anglo-francese.

Ciò non significa però che il Quai d'Orsay non accoglierebbe con la stessa soddisfazione che tutti gli altri ambienti politici francesi la pronta conclusione di un'intesa con l'Italia limitata alla soluzione delle questioni pendenti, cosi come era stata prospettata all'epoca del viaggio Baudouin, ma col corrispettivo di una definitiva neutralità da parte nostra.

Si ooserva in gene.rale che la Gevmania non ha alcun vero interesse a svolgere un'azione antifrancese e se invece di Germania si vuole parlare di Hitler, ciò che è la realtà di oggi ma potrebbe non essere la realtà di domani, è quasi superfluo ricordare che tutta la politica hitleriana ha avuto ininterrottamente fin dai suoi inizi una .rettilinea tendenza: guadagnarsi l'amicizia francese. Tendenza che culminò con l'accordo franco-tedesco del dicembre 19,38. Se questa politica fosse o non fosse sincera, cioè se essa fosse unicamente destinata a impedire che la Francia intervenisse nell'affare dell'Europa Orientale e poi -una volta regolati questi secondo le convenienze della Germania -dovesse cambiare, è questione di illazioni politiche senza reali giustificaziord.

Infatti, nonostante le asserzioni teoriche contenute nel Mein Kampf, la politica hitleriana ha cer·cato sempre invece di tranquillizzare la Francia, ha cercato di separarla dall'Inghilterra ha nutrito la rsciocca speranza di potere, anche dopo scoppiata la guerra, fare una pace separata con Parigi ed è proprio a causa di questa politica continuata oltre i limiti del ragionevole con una fiducia degna di migliOii" ·causa, che la Germania non ha attaccato risolutamente la Francia fin dal 3 ,settembre 1939. Se la .gente avesse riflettuto a questa lineare e necessaria tendenza della politica gevmanica, nonchè ad altri fattori politici e militari della situazione interna tedesca, non avrebbe destato tanta meraviglia l'attuale guerra statica che da •sei mesi si verifica invece di quella guerra lampo che avevano per tanto tempo predicata oil"atori politici e scrittori militari.

Il bisogno dell'amicizia francese che c'è nell'animo di ogni tedesco (giacchè nessun popolo più del tedesco subisce da tempo antico il fascino del suo nemico, per il quale nutre ammirazione militare e culturale, ed al quale invidia quella agilità di spirito ,che esso non possiede) ha coinciso coi bisogni della politica hitleriana che, essendo diretta verso l'est ha come pregiudiziale indispensabile la sicurezza delle proprie spalle all'ovest. Forse l'unica verità politica che Hitler abbia mai detto nella sua fortunosa carriera è stata quella di volere l'amicizia della Francia, almeno fino a quando di tale amicizia si poteva giovare per realizzare i suoi piani orientali. E perciò il punto debole dell'alleanza italo-tedesca sarebbe la dive111sità dei rapporti che l'Italia e la Germania debbono avere con la Francia, giacchè tutte le questioni italiane sono destinate a svolgersi ed a risolversi contro la Francia, mentre quelle tedes,che rendono auspicabile e desiderabile una collaborazione amichevole con la Francia stessa. Nessuna meraviglia pertanto se nel dicembre '3·8 quando cominciò la nostra aspra tensione con i francesi il sig. Ribbentrop ne fu profondamente e seriamente irritato, perchè questa veniva a complicare ed a ostacolare i suoi sforzi per ,giungere ad un accordo franco-tedesco, nessuna meraviglia se il detto ministro venne a dire a Parigi che non bisognava impressionarsi delle manifestazioni e delle richieste italiane, che egli qualificò di «esuberanze di un popolo giovane». Nessuna meraviglia se durante tutto il periodo della tensione italo-francese ci venne bensi concesso dalla Germania un appoggio di stampa (cioè uno di quegli appoggi che oramai per l'abuso fattone valgono assai poco in politica), ma i rappresentanti autorizzati per la Germania stessa assicurarono il Governo francese che le questioni italiane non li interessavano eccessivamente.

Alcuni giungono perciò fino a credere che, anche ora, cambiata la situazione e sorto un conflitto armato franco-tedesco, la Germania non possa vedere completamente di malocchio un miglioramento dei rapporti italo-francesi e la risoluzione delle questioni pendenti tra i due paesi. Un'Italia in buoni rapporti con la Francia potrebbe -secondo loro -rendere alla Germania utili servigi, e tanto più lo potrebbe fare in un avvenire più o meno prossimo quando si aggraveranno le condizioni generali dell'Europa a conseguenza di una guerra sia statica che dinamica.

E tutto ciò -aggiungono -senza contare che veramente finora in quelle due o tre occasioni che la Germania ha avuto di mostrarsi leale con l'Italia, essa si è guardata bene dal farlo -l'occupazione di Pil"aga, il patto con la Russia sovietica, la guerra alla Polonia ecc.: Hitler non ha creduto fosse suo dovere

o semplicemente suo interesse di consultare l'Italia prima di compiere tali atti politici ben più importanti e di ben più vasta portata europea che un'eventuale accordo italo-francese sulla soluzione di certe minori questioni. L'Italia, dato lo stato di .guena attuale, potrebbe invece spingersi anche ad informare la Germania preventivamente di trattative dirette a raggiungere tale accordo, e non si vede su quali basi ormai nè morali nè giuridiche nè pratiche Berlino potrebbe negare a Roma il diritto di darvi seguito.

La Germania non avrebbe nessuna ragione di adontarsi per un accordo italo-francese su questioni spiccatamente anzi esclusivamente italiane, nè tanto meno di considerare che una soluzione di tali questioni in senso favorevole all'Italia sarebbe contraria ai suoi interessi.

Il punto delicato della situazione sarebbe rappresentato naturalmente solo dalla contropartita che la Francia domanderebbe, e cioè dalla « definizione della neutralità italiana ».

Ora, quelli che fanno tali ragionamenti si mettono anzi tutto su di un terreno pratico e credono .che tanto a Berlino quanto a Londra e Pa::-igi nessuno si faccia più la menoma illusione circa la possibilità di forzare in qualsiasi modo la mano al governo fascista e ai poter chiamare l'Italia a gettare il proprio peso sulla bilancia per piegarla da qualsiasi lato in favore dell'una o dell'altra pretesa all'egemonia europea.

L'Italia fascista pronta agli ordini del Duce ha proclamato che si lascerà guidare unicamente dalla considerazione dei propri interessi.

Qual vantaggio pratico e reale ha dunque per l'Italia questo sofisma della «non belligeranza» contrapposta alla neutralità o almeno da questa differenziata. Esso ne ha avuto, uno assai grande al principio del conflitto, quando st trattò per l'Italia di uscire da una situazione delicatissima determinata dai suoi rapporti con la Germania. Ma, col passare del tempo «non belligeranza :. e « neutralità » si avvicinano fino a confondersi in un solo significato. Ove l'Italia fascista dovesse cambiare la sua posizione di fronte all'attuale conflitto per difendere i suoi interessi, in che cosa questo cambiamento potrebbe essere reso più facile o più difficile da una posizione di « neutralità » o da una posizione di « .non belligeranza »?

Se è vero che il concludere ora un accordo italo-francese presenterebbe per ambedue i paesi ed anche per la Germania l'interesse di chiarificare la situazione anche in relazione ai posstbili sviluppi della presente cosi oscura situazione internazionale, non dovrebbe essere di ostacolo l'interpretazione dei concetti teorici di « non belligeranti» e « neutralità » che in ogni caso restano nel campo della filosofia politica.

Restando sempre invece sul terreno pratico ie soluzioni della presente situazione non possono essere che tre: vittoria tedesca, vittoria anglo-francese, pace bianca con soluzioni medie delle varie questioni europee.

Nel primo caso l'Italia dovrà cercare di farsi la sua parte in una pax germanica, ma poichè questa pax per essere imposta agli altri dovrà essere fondata sopra una completa schiacciante vittoria hitleriana, poco importerà alla Germania un intervento armato italiano dell'ultima o anche della penultima ora in soccorso del vincitore.

Sarà dunque sempre in sede di organizzazione della pax germanica che l'Italia potrà intervenire, ed allora in che cosa un accordo fatto ora con la Francia le potrà nuocere? Esso potrà anzi essere per l'Italia un più avanzato punto di partenza.

Se vinceranno invece gli alleati, è ovvio che l'aver regolato anticipatamente i suoi rapporti con loro non potrà essere per l'Italia che un vantaggio, sia per evitare di essere isolata, sia per chiedere, ove possibile, di più.

Nel caso di una pace più o meno bianca, tutte queste ragioni che militerebbero a favore della pronta conclusione di un accordo con la Francia acquisterebbero di per sè maggior forza di evidenza.

È vero che la speranza più diffusa in Italia è che le due parti contendenti si indeboliscano a vicenda e finiscano per dovere accettare una sistemazione ben diversa da quella che l'una e l'altra desideravano: una sistemazione nella quale trovino giusto ed adeguato posto le aspirazioni e gli interessi italiani ed in misura maggiore di quella che ciascuno dei belligeranti consentkebbe se uscisse vittorioso dal conflitto, ma qui si crede difficile che, anche ammesso l'indebolimento delle due parti avverse, questo possa giungere al punto da lasciare l'Italia arbitra della situazione. Altri elementi -si dice -interverranno al momento giusto per ristabilire quell'equilibrio europeo che è richiesto dalle insopprimibili realtà geografiche ed etniche del continente.

Se dunque l'Italia -si conclude -continua a rifiutarsi di aprire conversazioni con la Francia perchè non vuole consentire a cambiare la propria situazione di « non belligerante ) in dichiarata e definita neutralità, dobbiamo supporre che la linea politica che intende seguire sia quella di contribuire alla guerra di nervi condotta dalla Germania, mantenendo sospeso ad ogni moment<,> sulla Francia la minaccia di un proprio intervento armato. È un servizio questo che l'Italia rende dunque alla Germania o come corollario dei precedenti impegni da essa presi, o perchè ritiene ·che tale sia anche il proprio interesse, ma in ogni caso si tratta di un servizio che la può esporre a subire le conseguenze degli imprevedibili sviluppi della situazione politico militare europea.

A questi ragionamenti si potrebbe obiettare che se è vero che la Germania non avrebbe ragione di dolersi del cambiamento della «non belligeranza ) italiana in neutralità, giacchè questo cambiamento non ha importanza per essa ntm si comprende perchè poi i franco..,inglesi vi annettono invece molto interes~ e ne fanno la contropartita di una soluzione di certe questioni italiane.

Ma qui dicono che la «non belligeranza ) italiana non potrebbe mai ritorcersi contro la Germania, mentre es·sa potrebbe invece cambiare, in certe eventualità, contro l'Inghilterra e la Francia.

Ho cercato, Eccellenza, di esporVi nel miglior modo le considerazioni speculative che si vanno facendo in Francia nei riguardi della posizione dell'Italia nell'attuale conflitto, giacchè esse rappresentano una valutazione di tale posizione diversa da quella che qui si faceva durante i. primi mesi del conflitto stesso (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussollni. (2) -Manca l'indicazione della data di arrivo. (3) -Vedi D. 232.
378

L'ADDETTO NAVALE A LISBONA, MONICO, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA MARINA, CAVAGNARI

R. RISERVATISSIMO 123 (2). Lisbona, 24 febbraio 1940.

l. -Da qualche tempo i quotidiani portoghesi stanno pubblicando articoli di critica più o meno aspra alla .politica finanziaria del Governo. (Va notato che la stampa è sempre in regime di censura e che qualcuno degli articoli suddetti è a firma di note personalità della finanza e dell'industria. Uno di essi

n. -762/282 da Lisbona del 27 febbraio 1940 firmato Gerbore.

era addirittura ... del Ministro della Giustizia -cfr. notiz. n. 60 del corrente anno, pag. 2).

Le critiche sono più €splicite e assai aspre in qualche ambiente militare e in riunioni private. Origine occasionale di tale nervosismo è stata la nuova legge della « salv€ZZa pubblica » (cfr. mio rapporto n. 75 del 30 gennaio u. s.) (1).

E la crisi creata dal conflitto dà facile esca alla critica.

2. --Approfittano evidentemente della situazione i molti delusi e le numerose scorie di ideologie passate, ma pur sempre vitali, e che -spede nelle forze armate -hanno tuttora posti di responsabilità. Ne approfitta sopratutto la propaganda ingles€, che fa capo all'Ambasciata e alle potenti organizzazioni britanniche in Portogallo, con un'attività che è sempre più palese e redditizia nelle va.rie zone del malcontento. 3. --La recente legge che vieta la ·Cessione all'estero di pescherecci e di piccole unità da diporto; il successivo decreto di contingentamento nell'esportazione di legname per miniere, sono stati interpretati da questi ambienti inglesi come contrari agli interessi degli alleati. Essi ne hanno subito approfittato per far correre le voci di «tendenze filotedesche di Salazar », di slittamento del governo verso l'Asse, di peri·colo di imminente denuncia della secolare alleanza anglo-lusitana, ecc.

Tale attività e tale propaganda che il R. Incaricato di Affari ha subito segnalata al Ministero Esteri, sono svolte perfino negli ambienti di qualche Ministero. (Mi è stato Lriferito eh€ alcune circolari ministeriali sono riportate in carta che, messa contro luce, rivela scritte sediziose come: «abbasso Salazar », e frasi offensive all'indirizzo del Capo del Governo. Invierò qualche documento del genere se potrò procura.rmelo).

4. -Oggi, un informatore degno di fede mi ha comunicata una notizia avuta in gran segreto da un alto funzionario di questo Ministero Esteri (e che è effettivamente de&tinato in un ufficio dove sono trattati gli affari inglesi). «S. E. Monteiro, Ambasciatore portoghese a Londra, avrebbe trasmessa -con lettera ufficiale -la richiesta del Governo inglese di un corpo di spedizione portoghese d'i 150.000 uomini, nell'eventualità che la Gran Bretagna -in un avvenire più

o meno prossimo -avesse bisogno del concorso dell'alleato portoghese. L'armamento del corpo di spedizione sarebbe fornito dai franco-inglesi.

La risposta di Salazar sarebbe •stata decisamente negativa non prevedendo probabile --nemmeno in un prossimo avvenire -un mutamento nella posizione assunta dal Portogallo nel conflitto: stretta neutralità».

Vera o no questa notizia, risultano sempre frequenti e vivaci (anchE in pubblici locali):

a) le discussioni sulla politica estera del paese;

b) le critiche sull'atteggiamento assunto nel conflitto e le affermazioni di

assoluta necessità di intervento a fianco dell'alleata, «che vincerà sicuramente anche questa guerra », ecc. Fra l'altro è corsa la voce a Lisbona (e, dati i precedenti degli uomini in questione, appare assurda) che tra il Capo dello Stato e il Capo del Governo

ci sia ora una decisa divergenza di vedute in campo politica estera, desiderando 11 gen. Carmona un più deciso appoggio alla causa inglese, se non addirittura un immediato intervento nel conflitto.

5. -Il malcontento delle forze armate per la tassa della « salvezza pubblica» e nella Marina anche per la legge sugli stipendi e paghe è un'altra ottima arma per chi ha interesse di provocare disordini e cambiamenti. Una delle persone più attive in tali ambienti è l'ex colonnello di aviazione Portela (che ha perduto il grado ed è stato esiliato per il tentativo sedizioso del gen. Joao de Almeide, nell'aprile '38; sovvenzionato -come noto -dalla missione militare inglese nel primo periodo dei suoi lavori svolti in Portogallo nell'anno stesso). Il Portela è riuscito ad ottenere l'indulto poco tempo fa, dopo un lungo esilio a Londra. Ed ora frequenta con assiduità i suoi antichi camerati, conducendo un tenore di vita assai superiore ai suoi limitatissimi mezzi di fortuna. (Egli è 1segnalato come uno dei più diligenti e pericolosi agenti dell'InteUigence

Service).

* $ *

È bene tuttavia tener presente che: -la grande maggioranza del paese non vuole saperne di avventure ed è decisamente «pacifista »;

-pur brontolando contro il costo della vita, in continuo aumento, per gli aggravi delle tasse, per il ristagno degli affa·ri e del commercio, ecc. e pur criticando la lesina salazariana (che non vuole toccare alcun avanzo dei bilanci passati) ritiene tuttavia tll'oppo pericolosa qualsiasi avventura, .perchè non... può ancora prevedere quale dei due gruppi belligeranti potrà prevalere e comunque teme le complicazioni che potrebbero sorgere nella vicina repubblica: convalescente è vero, ma sempre elemento di diffidenza e di preoccupazione per il Portogallo.

Di più, la Marina è pressochè inesistente.

Come l'Aeronautica.

E le prime forniture per il riarmamento dell'Esercito cominciano ad arrivare ora soltanto.

(l) -Vedi RAFFAELE GUARIGLIA, Ricordi, p. 445, Napoli, E.S.I., 1950. (2) -Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con telespresso aereo

(l) Non pubblicato.

379

L'ADDETTO NAVALE A PARIGI, NOMIS, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA MARINA, CAVAGNARI

R. 211 (1). Parigi, 24 febbraio 1940.

Il .capitano di fregata Espinosa de los Monteros, Addetto Navale presso questa Ambasciata di Spagna, mi ha riservatamente comunicato una sua recente intervista col Capo de 2ème Bureau del Ministero della Marina, capitano di fregata Sanson.

La conversazione aveva per motivo il desiderio del Governo spagnolo di conoscere quale fosse l'intenzione della Francia nei riguardi di cinque vedettes (motoscafi antisommergibili) ordinate in Francia dal Governo spagnolo rosso verso la fine della guerra civile; le unità che ai termini dei noti accordi BérardJordana, avrebbero dovuto essere consegnate alla Spagna nazionale essendo già state regolarmente pagate, sono invece tuttora nei rispettivi cantieri di costruzione e di esse la Spagna non riesce ad avere notizie.

Durante l'intervista, che non ha avuto esito per la evidente intenzione del comandante Sanson di eludere l'argomento senza far alcuna dichiarazione in un senso o nell'altro, il Capo del 2ème Bureau ha avuto qualche frase ed espressione da cui risultava chiaro uno stato d'animo alquanto risentito verso la Spagna ed i neutri in .geneii"ale, la cui posizione non sarebbe, a suo parere, lungamente sostenibile nelle attuali circostanze del conflitto in corso.

Egli ha più precisamente detto che gli risulta in modo preciso che i sommergibili tedeschi si riforniscono sulle coste di Spagna, specialmente a Vigo, e che si nota un largo movimento di sudditi tedeschi che entrano ed escono liberamente ed in misura notevole dalla Spagna, specialmente per via aerea. È a questo proposito interessante rilevaii"e una voce circolante in questi ambienti, secondo la quale il piroscafo spagnolo Banderas, affondato nei pressi della costa spagnola ii giorno 21 c. m., sarebbe stato silurato da un'unità francese, appunto perchè avrebbe avuto la missione di rifornire in mare sommergibili tedeschi.

Per quanto non sia mai stata nominata l'Italia nel corso della conversazione in questione, il comandante Espinosa ha avuto nettamente l'impressione che il capitano di fregata Sanson volesse alludere anche a noi nelle sue rimostranze contro i neutri; e ciò corrisponde ad una sensazione, da qualche tempo a questa parte rilevabile più negli ambienti francesi che nella stampa, di diminuita fiducia in una soluzione del conflitto abbastanza rapida da evitare un eccessivo sforzo economico il quale, in definitiva, ridonderebbe a tutto vantaggio delle nazioni che ne sono II"imaste estranee.

Questo stato d'animo di inquietudine ha probabilmente, tra le sue origini, i seguenti elementi:

-gli effetti e l'efficienza del blocco economico della Germania sono minori di quanto sarebbe desiderabile ed ottenibile con un atteggiamento dei neutri più favorevoli agli alleati e che potesse avvicinare la forma a quella raggiunta durante la guerra europea 1914-1918;

-la entità delle perdite di naviglio mercantile alleato e neutil"o che in questi ultimi tempi sono in aumento e che si teme possano ulteriormente accentuarsi con un'azione tedesca più vigorosa con sommergibili, mine ed aerei;

-l'incertezza del futuro, che, nelle ,attuali condizioni, non presenta elementi tali da dare affidamento di un miglioramento della situazione.

(l) Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespr. 1361/ 613 da Parigi del 28 febbraio, firmato Guariglia.

380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO,

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa verso la catastrofe cit., pp. 507-508).

L. STRETTAMENTE PERSONALE 1/1358. Roma, 24 febbraio 1940.

L'appunto di Teucci sulla sua conversazione con Goering, che hai trasmesso con tuo rapporto n. 1500 del 17 corrente (1), è stato letto qui con molto interesse e ne sono stati rilevati i passaggi di maggior rilievo.

In uno di essi viene riferito che Goering avrebbe supposto, in un primo tempo, che la non-belligeranza italiana venne decisa per « forti pressioni di carattere interno».

Lo stesso Goering -come riferisce successivamente Teucc'i -ha poi mutato opinione. Non sarà tuttavia inopportuno che tu, ed eventualmente Teucci ripresentandosene l'occasione -troviate modo di ribadire con Goering che i motivi della nostra non-belligeranza sono -come egli sa -di ordine puramente militare. Ciò che d'altra parte non ha impedito e non impedisce il permanere di quei rapporti di intima amicizia che uniscono i due Paesi e dei quali nei limiti delle nostre possibilità veniamo dando continuamente prova alla Germania.

Gradirò a suo tempo un cenno da parte tua sul seguito che avrai dato a questa mia segnalazione.

381

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 24 febbmio 1940.

In our conversation last Thursday morning you remarked that you supposed that Italy would bave to pay in gold for her March supplies of coal from the United Kingdom. I was not sure of the answer at the time but bave s:ince made inquiries and am happy to be able to inform you that up to the end of March these exports can be paid for through the Clearing as they are covered by export credit guarantees which bave already been given by His Majesty's Government for shipments made during that period.

382

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 99. Mosca, 25 febbraio 1940, ore 5,25 (per. ore 12).

Articolo del gornale Pravda telegrafato con il telegramma odierno n. 98 (2) rappresenta messa punto ufficiosa e perciò molto significativa circa numerose voci sparse stampa estera relative U.R.S.S.

Esso smentisce tre ordini di notizie.

l. --Pretesa sovietica di uno 1sbocco Atlantico a Narvik: accusa oggi Stefani di averla pubblicata mentre 3 giorni or sono stessa notizia era stata attribuita a rivista inglese ed al giornale tedesco Nachtausgabe (vedi mio telegramma n. 91) (1). È da notare che questa è seconda promulgazione in proposito. 2. --Voci minaccia aggressione contro Iran messo in valore dalla stampa inglese. Questo Ambasciatore Iran che ho visto 'ieri mi è sembrato molto tranquillo sull'argomento. Mi ha lungamente spiegato che oggi preoccupazioni per una aggressione sovietica contro l'Iran sono da scartare decisamente tanto per constatazioni fatte lungo la frontiera ove sono state prese da parte sovietica soltanto misure di sicurezza (costituzione zone interdette e sostituzione truppe locali con truppe altra provenienza senza aumento di numero), quanto in seguito alle esperienze fatte dall'armata rossa nella campagna Finlandia svolgentesi vicinissimo alle grandi basi di rifornimento. 3. --Notizie di minaccie sovietiche contro la Turchia.

È significativo che articolo controattaccando denunzia precisi riarmamenti anglo-franco-turchi e Kars e Ardahan e concentramento esercito Weygand. Ciò conferma quanto avuto onore di riferire con mio rapporto n. 701/261 del 20 corrente (2) circa crescente preoccupazione di questo Governo per il settore Caucaso-Mar Nero oggi più che mai importante dopo l'accordo commerciaJe russo-tedesco per i rifornimenti tedeschi di petll"olio.

In questo ultimo punto mi permetto attirare la particolare attenzione di V. E.

(l) -Vedi D. 324. (2) -Non pubblicato.
383

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 100. Mooca. 25 febbraio 1940, ore 5,26 (per. ore 12,25).

In una conv&sazione con il Consigliere questa Ambasciata di Germania von Tippe1skirch questi mi ha chiesto quali sono le nostre intenzioni nei il"iguardi dell'U.R.S.S. Ha continuato, senza chiedere e attendere risposta, sviluppando seguenti concetti:

'in politica situazione di attesa e di stati tra due Paesi come anche stato di tensione non possono durare a lungo. Essi perdono del loro valore. Roma consigliò a suo tempo a Berlino di entrare in questo ordine di idee appunto nei riguardi dell'U.R.S.S. L'Italia dovrebbe ora fare altrettanto sopratutto perchè vi sono sintomi che indicano tale possibilità. Ciò che sta succedendo nei Balcani e specialmente posizione ormai chiarissima assunta dalla Turchia consiglierebbero riavvicinamento all'U.R.S.S. nell'interesse stesso della politica italiana.

Gli ho fatto presente che il ritiro di Gorelkin, la rottura del contratto di fornitura nafta, la ripresa della propaganda comunista nei Balcani e infine la sconcia campagna di stampa sovietica, non erano elementi che potevano denotare atmosfera favorevole per una ripresa di contatti.

Von Tippelskirch pur convenendo che attitudine sovietica non era stata corretta e qualificando come « grave » la •rottura contratto nafta ha soggiunto che i:l primo passo a suo parere dovevamo farlo noi (sic).

Conversazione è stata non casuale ma preparata e ponderata. Per tale motivo ritengo utile riferirla a V. E. e soltanto per quel valore informativo che essa può avere.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato.
384

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO 101. Mosca, 25 febb'l'aio 1940, ore 14,53 (per. OT'e 20,50).

Riv~sta internazionale comunista pubblica articolo firmato Marabini intitolato «Concentrazione Capitale Italia» in cui osserva che motto c: gpazio vitale» per popolazione italiana ricorre insaziabile avidità accrescere proprie ricchezze di piccolo gruppo veri padroni Italia magnati capitale monopolistico. Industria militare è vera ragione politica imperialista italiana e autarchia è conseguenza. Espone lunga documentazione sui profitti grandi industrie ricordando che padroni essa sono rappresentanti più reazionari sciovinisti della borghesia italiana che vuole guerra perchè fonte nuovi profitti saccheggi. Citando autore francese Franck, ricorda oligarchia finanziaria dei Beneduce, Morpurgo, Motta, Donegani, Pirelli, Bevione, Cini, Volpi, Ammiraglio Ciano che dirige non solo economia ma politica Governo italiano. Espone poi grave situazione agricoltori affermando che autarchia ha fatto aumentare ·costo vita quaranta per cento senza aumenti salari stipendi. Consumo prodotti alimentari diminuiti trenta per cento e specialmente pane cui diminuzione consumo è voluta da circoli dirigenti per economizzare valuta per acquisti militari. Conclude dicendo nonostante situazione catastrofica, imperialismo italiano sotto maschera neutralità preparasi partecipare ,guerra momento che sembra meno rischioso e soltanto lotta masse lavoratrici contro sfruttatori potrà evitare coinvolgimento guerra.

385

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1795. Berlino, 25 febbraio 1940 (1).

Mio rapporto n. 1762/566 di ieri (2).

Non Ti sarà certo sfuggita la frase con la quale il Fiihrer, parlando sabato scorso a Monaco, ha voluto dichiarare perchè la Germania non ha rifuggito dal forzare una soluzione bellica lo scorso agosto. « Forse -egli ha detto -vi sono alcuni i quali si dicono: "non sarebbe stato meglio avere ancora due anni? " No! è meglio cosi poichè il ·conflitto era oramai inevitabile. Sono stati quei signori (gli inglesi) ad 1imporcelo. A parte ciò è intollerabile che ogni ven

tennio un popolo possa dire ad un altro: noi non vogliamo che voi facciate questo o quello... ».

Non è la prima volta che il Filhrer (Ribbentrop lo va ripetendo da mesi) ha insistito sul concetto che agli effetti di un conflitto la congiuntura presente fosse, per ragioni politiche e strategiche, particolarmente favorevole -anzi la più favorevole -alla Germania. Ma nel citato passaggio del discorso di ieri egli, tralasciando ogni motivo di opportunità contingente, si è trincerato dietro un argomento più prettamente polemico -quale l'< intollerabilità » dell'atteggiamento britannico -per giustificare in sostanza la decisione tedesca di accelerare i tempi.

Quello tuttavia che a mio parere è più interessante è che le parole del Ftihrer vogliono essere una indiretta ma inequivocabile risposta -come ne è riprova il periodo di « due anni » da lui precisamente indicato -a quella parte del Tuo discol"lso del 16 dicembre u. s., che più fortemente aveva colpito l'op·inione pubblica tedesca.

Nell'economia di un discorso destinato precipuamente a scopi interni, l'accenno, fatto di sfuggita, non ha forse maggiore importanza di quella dì indicare un substrato di pensiero. E come tale la registro, in relazione tuttavia a quella che non escludo possa essere l'intenzione tedesca di sollevare nuovamente per quanto non direttamente, in un non lontano avvenire, la questione dell'atteggiamento dell'Italia nell'attuale conflitto (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo (2) -Vedi D. 376.
386

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 1802/573. BerUno, 25 febbraio 1940 (2).

Lanza che lo ha conosciuto bene a Londra, ha avuto ieri sera una lunga conversa,zione -che io reputo particolarmente importante e mi riprometto commentare ulteriormente -·con Kordt, Capo dì Gabinetto dì Ribbentrop.

« Siamo due Potenze amiche ed alleate -egli ha detto -legate da un comune destino e ci troviamo non solo ad una grave svolta della storia, ma alla vigilia di avvenimenti politici e mHitari di grande importanza».

Lanza ha avuto l'impressione che per quanto riguarda i primi -avvenimenti politici-Kordt volesse alludere alla visita di Welles ed alle sue possibili conseguenze; per quanto riguarda i secondi -avvenimenti militari -all'offensiva tedesca sul fronte occidentale.

Kordt ha chiesto cosa si pensava in Italia della visita di Welles: Lanza ha creduto rispondere che si pensava soprattutto ad un viaggio di osservazione per buona parte motivato da ragioni politiche interne.

«Proprio nulla di più? ha chiesto Koràt con aria quasi incredula. In questo momento i grandi neutrali sono tre: Voi, Roosevelt ed il Papa. È possibile che non si pensi di stabilire fra i tre una azione comune? Non vi pare strano che

Roosevelt invii il proprio messaggero privato al Vaticano contemporaneamente a Welles? Senza dubbio, gli americani sono ancora molto lontani dalla realtà (vedete ad esempio il questionaJTio Hull -che i Vostri Ministri non avranno certo mancato di ·segnalare a Roma: questionario che pone domande assolutamente idiote come queste: «cosa ne pensate del disarmo? », «come pensa debbano essere risolte le crtsi future?»). Ma, a contatto con l'Europa gli americani possono finire col prendere posizioni più realistiche. Io credo che Welles non solo ascolterà, ma tasterà anche il terreno per portare a Roosevelt degli spunti per una possibile azione futura».

Lanza ha chiesto a Kordt cosa pensasse circa questa azione.

«Non lo so, ha risposto Kordt, ma, ripeto, vi sono al mondo tre grandi neutrali e le mosse di Roosevelt sembrano indicare che e.gli voglia intendersi con gli altri due».

« Mai come ora, ha quindi aggiunto, i contatti fra Italia e Germania sono necessari; Berlino è oggi il centro dell'azione comune, poichè Voi ancora non siete in guerra e Berlino, almeno per il momento, rimane quindi il ganglio vitale dell'alleanza. D'altra parte non appena sarete Voi entrati in guerra a nostro fianco i contatti fra i due Capi di Stato potranno essere frequenti e diretti».

Lanza ha naturalmente colto l'occasione per accennare alla lettera del Duce contenente tutti gli elementi di una aperta e franca consultazione ed ha chiesto se nulla si sapesse circa la risposta. Kordt ha replicato: « Vi sarò in proposito preciso fra qualche giorno».

Ritornando a più riprese intenzionalmente sull'argomento della probabile azione militare, Lanza ha cercato provocare delle reazioni insistendo che si poteva riuscire più fadlmente vincitori proseguendo nella tattica attuale. Kordt lo ha escluso con energia.

«Non è nossibile vincere senza un'azione militare, ha detto. D'altra parte è inutile illudersi che un bel giorno, senza che nulla sia accaduto, l'Inghilterra

· si dichiari battuta e possa dire alle centinaia di migliaia di uomini convocati da ogni parte dei suoi Dominii per la crociata antinazista: tutto è finito, potete ritornarvene a casa, arrivederci e grazie. Questo Londra non lo potrà fare anche se volesse rinunciare alla sua lotta contro la Germania. E lo potrà fare sempre meno, perchè ogni giorno che passa vede aumentare il numero dei suoi soldati e crescere i sacrifici richiesti al popolo inglese ».

Lanza ha creduto insistere sulla sua tesi dicendo anche che finora la situazione interna francese non sembrava molto chiara e che foc,se valeva per la Germania la pena di attendere.

Kordt ha sorriso scuotendo il capo ed ha detto: «credo che ormai non sia più possibile mutare le decisioni prese e ho .ragione di ritenere .che esse siano in senso contrario».

Lanza ha cercato di portare allora il discorso sulla posizione tedesca verso il Belgio e l'Olanda ed ha aggiunto che, qualora la Germania avesse dovuto violarne la neutralità avrebbe senza dubbio dovuto affrontare una violentissima reazione sopratutto americana. La decisione di agire o meno in Belgio era certo per i tedeschi una delle più gravi.

A questo punto Kordt ha detto con fermezza: « bisognerà che Voi prima parliate con molta chiarezza tempestivamente ».

Kordt ha quindi continuato a confermare la necessità in cui la Germania si trova di agire (militarmente), sempre pe:r:altro implicando che l'Italia sarebbe fra breve entrata in guerra anch'essa a fianco della Germania. Egli ha quindi chiesto se la propaganda inglese in Italia fosse molto intensa.

Lanza ha risposto che gli inglesi naturalmente cercavano di non perdere tempo, ma che il nostro Paese non temeva gli effetti di una propaganda non conforme ai propri interessi.

« Questa propaganda, ha detto Kordt, andrà peraltro sempre aumentando fino a quando gli inglesi non si saranno resi chiaramente conto che Voi siete schie-nati in guerra definitivamente al nostro fianco ».

Kordt ha sempre ·condotto la conversazione da persona che volesse più aprirsi che comperare e Lanza crede poter riassumere i punti centrali del pensiero del suo interlocutore così:

l) Una tal quale preoccupazione di una possibile intesa Italia-AmericaVaticano.

2) Esistenza di una decisione per l'offensiva tedesca.

3) Intenzione (già abbastanza palese anche nella ostentata e reiterata frase di considerare l'Italia al suo fianco) di chiederci anche se in una maniera più o meno diretta, di chiarire in maniera definitiva la nostra posizione.

Incidentalmente si può anche aggiungere e.ssere ormai evidente che il Fiihrer si prepara a rispondere al Duce quando le sue decisioni saranno definite e immutabili.

Su questa ·conversazione che anche coincide con una quantità di altre piccole cose io mi riprometto di ritornare. Fra l'altro il Kordt è persona a me devotissima e se ha parlato lo ha fatto perchè tutto mi fosse ripetuto (1).

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Manca l'indicazione della data d"arrivo.
387

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DELLA REAL CASA, ACQUARONE

NOTA 4/01828/76. Roma, 25 febbraio 1940.

Riferendomi alla Vostra nota n. 577 del 16 gennaio u. s. (2) ho il'onore di trasmettere a V. E., con preghiera di volerlo cortesemente sottoporre alla Augusta Firma della Maestà del Re e Imperatore l'unito testo di Risposta Reale alla lettera dell'Eccellenza il Signor Alberto Lebrun, con la quale egli ha annunciato al nostro Augusto Sovrano la propria rielezione alla carica di Presidente della Repubblica Francese.

ALLEGATO

IL RE VITTORIO EMANUELE III, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA FRANCESE, LEBRUN

L. Roma, .. Abbiamo ricevuto la lettera che Vi piacque indirizzarCi per annunciarCi che il Senato e la Camera dei Deputati riuniti in Assemblea Nazionale Vi hanno rieletto Presidente della Repubblica Francese. I sentimenti che in questa occasione Ci avete espressi corrispondono interamente ai Nostri. · Noi saremo sempre lieti di contribuire vieppiù allo sviluppo delle buone relazioni tra l'Italia e la Francia.

Nell'accertàrVi del pari della Nostra alta stima e costante amicizia, preghiamo Dio che Vi abbia, Signor Presidente, nella Sua santa custodia.

(l) -li presente documento reca il visto di Mussolinl. (2) -Non rintracciata.
388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BERNA, TAMARO

T. 52/29 R. Roma, 26 febbraio 1940, ore 18,30.

Per Vostra conoscenza informasi che ex Presidente polacco Ignazio Moscicki

attualmente residente a Friburgo ha fatto chiedere in via breve a R. Ambasciata

a Londra se poteva trasferirsi in Italia.

Gli è stato rigposto che autorizzazione non gli potrebbe essere accordata.

389

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. Copenaghen, 26 febbraio 1940, ore 20 (per. ore 23,30).

T.rasmetto posta aerea testo comunicato riunione tre Ministri degli Affari

Esteri scandinavi. Con telegramma odierno Stefani speciale ho riassunto reda

zionale Politiken che può considerarsi commento ispirazione ufficiosa.

Ministro Munch che ho visto questo pomeriggio a proposito del comuni

cato mi ha detto:

l) Voto pronta pace tra Russia e Finlandia non prelude atti mediazione

in ·corso che egli consideva p.rematura tanto nei riguardi Russia che della Fin

landia.

2) AffeTmazione dell'accordo di pevseveTa'l'e in una politica skettamente

neutrale imparziale ed indipendente e accenno alla volontà comune di difendere

carattere inviolabilità territori neutri valga a fare conoscere solidarietà Dani

marca e Svezia col punto di vista norvegese per quanto riguarda Altmark e

la ferma decisione non permettere passaggio di truppe regolari franco-inglesi

dirette Finlandia. (Il presente telegramma continua col . numero di protocollo

successivo) (1).

22 - Documenti diplomatici • Serie IX: • Vol. III.

390.

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Copenaghen, 26 febbraio 1940, ore 20,50 (per. ore 22,30).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1). 3) Protesta contro i metodi attuali guerra marittima prelude prossimi passi concordati e concomitanti a Londra e Berlino.

4) In relazione ultimo periodo che ogni sforzo suscettibile a condunre a una pace durevole sarà salutato con gioia, egli aveva oggi pregato questo Ministro degli Stati Uniti di far sapere a Sumner Welles che una sua visita Copenaghen sarebbe graditissima tre Governi.

Infine Munch mi ha detto che tono quasi allarmista discorso di ieri Primo Ministro svedese era dovuto più al desiderio dare doccia fredda agli attivisti che alla gravità notizie positive.

391.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 19. Berlino, 26 febbraio 1940 (per. giorno 28).

Teucci, in una breve conversazione avuta oggi col gen. Bodenschatz, ha avuto per la prima volta 1'1mpressione di una prossima offensiva generale in grande stile. L'offensiva si inizierebbe verso la fine di marzo.

Poichè Teucci parte questa sera per l'Italia per una settimana egli ha chiesto a Bodenschatz se poteva partire tranquillamente. A tale richiesta egli ha risposto affermativamente.

392.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. STRETTAMENTE PERSONALE 1/01380. Roma, 26 febbraio 1940.

Saranno trascorsi tra breve due mesi dacchè la lettera del Duce, datata 5 gennaio (2), è stata consegnata al Fiihrer, il quale ti assicurò, nel riceverla, che avrebbe risposto per iscritto (tuo telegramma n. 23) (3).

Ho presente tutto ciò che hai successivamente riferito circa i motivi -asseriti e presumibili -di un ragionevole ritardo nell'invio della risposta. Ma sta di fatto che dopo sette settimane questa !risposta non è ancora pervenuta nè è ritenuta imminente.

Tu conosci il contenuto della lettera ed il suo scopo; comprenderai quindi che il tempo trascorso ci autorizza ad attendere una risposta a breve scadenza: ulterioci ritardi non sembrerebbero in alcun modo giustificati.

Fa presente quanto precede nel modo che riterrai più opportuno e riferiscimi appena possibile.

(l) Vedi D. 390.

(l) -Vedi D. 389. (2) -Vedi D. 33. (3) -Non pubblicato. Vedi D. 50.
393

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. PERSONALE 1796. Berlino, 26 febbraio 1940 (1).

Desidero chiarirTi subito -in relazione alla Tua lettera del 24 corrente

n. 1/1358 (2) -che con l'espressione «forti pressioni di carattere interno:. GOring voleva accennare a supposte resistenze di S. M. (3).

394

IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, ROOSEVELT, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. Washington, 14 febbraio 1940 (4).

Mr. Sumner Welles, my Undersecretary of State, will give you this when he has the privilege to be received by you. You [may be sure] that whatever views you express to him will be related by him solely to myself and to the Secretary of State.

At this [grave] momentI deeply hope that this exchange of ideas between us may be of real value to Italy, to the United States and to the future of the world.

I still hope to meet you some day soon! (5).

TRADUZIONE

Il sig. Sumner Welles, mio Sottosegretario di Stato, Vi consegnerà questa lettera quando avrà il piacere di essere da Voi ricevuto. Potete essere sicuro che qualunque cosa Voi gli diciate sarà da lui comunicato solo a me e al Segretario di Stato.

In questo grave momento io spero profondamente che questo scambio di idee tra di noi possa essere di concreto valore per l'Italia, per gli Stati Uniti e per il futuro del mondo.

Io spero ancora di poterVi incontrare un giorno.

395

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO AMERICANO, WELLES (Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 508-511) VERBALE (6). Roma, 26 febbraio 1940.

Il sig. Sumner Welles ring.razia il Duce per averlo ricevuto ed incomincia il suo dire dichiarando che il Presidente Roosevelt è desideroso di eliminare

una volta per tutte i malintesi e le incomprensioni che sono esistiti per lungo

tempo fr:a gli Stati Uniti e l'Italia. È lieto di comunicare che il Presidente degli

Stati Uniti ha già ·richiesto al Congresso lo stanziamento di due milioni di

dollari per partecipare alla Esposizione del 1942 e desidera anche stipulare un

Trattato di Commercio regolare fra gli Stati Uniti e l'Italia.

Il Duce ringrazia di questa comunicazione e conferma che i lavori per

l'Esposizione del 1942 verranno proseguiti in qualsiasi situazione politica. Anche

egli concorda sull'opportunità di stipulare un Tll'attato di Commercio regolare,

tanto più che le relazioni commerciali con gli altri Paesi sono rese più difficili

dal presente stato di guerra in Europa. Il Duce non ritiene che la questione del

riconoscimento dell'Etiopia e dell'Albania possa venire ormai sollevata dagli

Stati Uniti dato che a tale riconoscimento hanno ormai proceduto i Paesi più

fOil'temente interessati. Il sig. Sumner Welles dice che tale riconoscimento potrà

aver luogo come c parte di un tutto » allorchè si procederà ad una sistemazione

generale del mondo ivi compresa la questione estremo-orientale. Il Duc·e risponde

che ciò comporterà un lungo ritardo e che nel frattempo sarà utile stabilire un

modus vivendi a larghe !;>asi· che p~rmetta.di intensificare gli scambi commer

ciali.

n,sig. Summer Welles presenta al Duce un memorandum americano (l) circa la possibilità di migliorare le condizioni generali di scambio internazionali e di giungere ad una limitazione degli armamenti, facendo rilevare che molte delle idee contenute in tale memorandum furono esposte dal Duce in un suo discorso alla Camera nel 1934. Il sig. Sumnell' Welles domanda al Duce se Egli non sarebbe disposto a procedere subito ad uno scambio di punti di vista tra i due Paesi neutrali per fissare le condizioni di una pace economica che dovrebbero venire Plt'ese in considerazione non appena venisse ristabilita nel mondo la pace politica.

Il Duce pur concordando sulla necessità di riaggiustare su nuove basi i rapporti economici fr:a Stati, fa presente che non ritiene possibile invertire i tempi. Egli cioè ritiene che la pace economica dovrà seguire ma non può precedere la pace politica tra i vari Stati. Aggiunge che nella guerra economica l'Italia è arrivata buon ultima: soltanto nel 1934 furono fissati i provvedimenti per i contingenti, il ·Controllo 1sulle divise, ·ecc., mentre il primo esempio era stato dato dagli Stati Uniti prima dell'Amministrazione Roosevelt e dall'Inghilterra con la Conferenza di Ottawa, che divideva l'umanità in due parti: quella facente parte dell'Impero britannico e quella esclusa.

Il sig. Sumner Welles prende atto di quanto il Duce afferma e si dichiara soddisfatto dell'impegno del Duce di portare il suo contributo alla pacifi.cazione economica tra gli Stati allorchè la situazione politica consentirà uno sviluppo in tal senso.

Venendo a parlare della situazione in Europa il sig. Sumner Welles domanda al Duce se Egli veda qualche elemento che permetta di considerare possicbile un accordo tra gli Stati belligeranti.

Il Duce risponde che l'ultimo discorso di Hitle!l' contiene due ·elementi molto importanti: l'affermazione del diritto germanico allo spazio vitale nell'Europa

centrale, e la richiesta delle vecchie Colonie. Con questo discorso il Fiihrer ha

fatto conoscere i suoi obiettivi: adesso si tratta di stabilire quale dovrà essere

geograficamente il limite dello spazio vitale richiesto dalla Germania e quale

struttura giuridica e politica dovrà avere. Il Duce continua dicendo che molti

degli obiettivi di guerra degli alleati sono da considerarsi .assurdi: primo tra

essi il ristabilimento di un'Austria indipendente,. la quale Austria non è altro

invece che una provincia del Reich. Anche la Cecoslovacchia così come era

stata inventata dalle democrazie, rappresentava una artificiosa costruzione de

stinata a minacciare la Germania. Per quanto concerne la Polonia bisogna ri

conoscere che alcune zone e città ,sono nettamente tedesche e alla Germania

debbono rimanere. L'altra parte della Polonia inve.ce può costituire uno stato

nazionale polacco, in una forma che verrà successivamente definita. È certo

che qualora si volesse ricostruire la Polonia nei suoi vecchi confini bisognerebbe

decidersi a combattere non solo la Germania ma anche la Russia, che ha oc

cupato una parte molto notevole e importante della stessa Polonia.

Il sig. Sumner Welles prende atto di quanto il Duce gli ha detto e domanda se Egli ritiene esistano anèora le condizioni per un eventuale contatto tra le due parti ,belligeranti. Il Duce ha risposto di non escluderlo a condizione che la .guerra mantenga la sua statica posizione attuale: qualora invece dovessero ingaggiarsi battaglie in grande stile ~con grosse perdite da ambo le parti, le difficoltà .sarebbero certamente insormontabili. Ma a questo punto il Duce sente il dovere di far presente che nell'eventualità di un acco,rdo verrà sollevata anche la questione italiana. L'Italia è prigioniera nel Mediterraneo e lo sarà fino a quando non avrà un libero accesso agli oceani. Lo stesso piroscafo sul quale viaggiava H sig. Sumner Welles ha dovuto subire un controllo a Gibilterra. Non c'è dubbio che tale stato di prigionia diventa sempre più malagevole con l'aumentare della statura e della potenza dell'Italia. La questione italiana non è stata ancora sollevata per non turbare le già molte torbide condizioni politiche europee, ma ciò non esclude che essa esista nella realtà e nella coscienza del popolo italiano.

Il sig. Sumner Welles dopo aver ringraziato il Duce per quanto gli ha comunicato dice che alla fine del suo viaggio in Europa passerà nuovamente per Roma per imbarcarsi su un pLroscafo italiano a Napoli. Il Duce lo invita a recarsi nuovamente a conferire con Lui qualora al termine del suo viaggio abbia elementi importanti di informazione.

ALLEGATO

MEMORANDUM

The bases of the economie foreign policy of the United States are as follows:

l. Sound international trade relations are an indispensable foundation of economie well-being within nations and of enduring peace among nations. International trade can fulfill this vita! role satisfactorily only when it enables each nation to have an adequate access to the resources of the entire world, rather than merely to those confined within its frontiers, and to find outlets for its surplus production, on terms of mutuai benefit and on the basis of non-discriminatory treatment.

2. International trade cannot prosper when its flow is diverted and distorted by attempts at exclusive bilateralism or discriminatory arrangements. It cannot prosper when its flow is obstructed by the barriers of excessive tariffs, of quantitative regulation, and of controls of foreign exchange transactions. ·Ali these are instruments of economie warfare. The world's recent experience has clearly demontrated their destructive effects on peace-time international commerce -and hence, their depressive influence on standards of living and generai economie well-being within nations, as well as their significance as breeders of international ill-will, animosity and conflict.

3. lf, after the termination of present hostilities, the world is to build the foundations of stability and peace, which would eliminate resentments and fears and open the way to economie progress, the process of international trade must be restored to a sound basis. This will require a graduai elimination of excessive and unreasonable barriers to the flow of goods across national frontìers; the acceptance of the rule of non-discrimination in commerciai treatment through the implementation of the most-favored-nation principle; and the creation of conditions on the fields of foreign exchanges and of credit necessary to a multilateral functioning of the trade process.

TRADUZIONE

Le basi della politica estera economica degli Stati Uniti sono le seguenti:

l. Sane relazioni di commercio internazionale sono fondamento indispensabile del benessere economico interno delle nazioni e della pace duratura fra le nazioni. Il commercio internazionale può adempiere in modo soddisfacente a questo compito vitale solo se esso consentirà ad ogni singola nazione di avere un adeguato accesso alle risorse del mondo intero anzichè solo a quelle che sono contenute nelle sue frontiere, e di trovare sbocchi per il suo accesso di produzione in condizioni di reciproco beneficio alle basi in un trattamento non discriminatorio.

2. -Il commercio internazionale non può prosperare se il suo flusso è deviato e distolto da tentativi di bilateralismo esclusivo o da accordi discriminatori. Esso non può prosperare se il suo flusso è ostruito dalle barriere di tariffe eccessive, di regolamenti quantìtativi, e di controllo delle operazioni di cambio estere. Tutti questi sono strumenti di lotta economica. La recente esperienza mondiale ha chiaramente dimostrato il loro effetto distruttivo sul commercio internazionale in tempo di pace e, di conseguenza, la loro influenza deprimente sui livelli di vita e sul benessere economico generale all'interno delle nazioni non meno che la loro importanza quali generatori di cattiva volontà internazionale, animosità e conflitto. 3. -Se dopo la fine delle attuali ostilità, il mondo deve porre le fondamenta della stabilità e della pace, ciò che dovrebbe eliminare risentimenti e timori e aprire la via al progresso economico, lo sviluppo del commercio internazionale deve essere restaurato su sane basi. Questo richiederà una graduale eliminazione delle barriere eccessive e irragionevoli al flusso delle merci attraverso le frontiere nazionali, l'accettazione della regola della non discriminazione nelle trattazioni commerciali mediante l'impiego del principio della nazione più favorita c la creazione, nel campo degli scambi internazionali e del credito, di condizioni necessarie a un funzionamento multilaterale dell'attività commerciale.
(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 380. (3) -Il presente c\oeumento reca il visto di Mussolini. (4) -Si è preferito premettere il presente documento al verbale del colloquio MussoliniWelles, non rispettando l'ordine strettamente cronologico seguito nell'ordinare il volume, poichè esso costituiva la lettera credenziale che Welles presentò a Mussolini all'inizio del colloquio. (5) -Le paroJ.e in parentesi quadra non sono sicuramente leggibili nell'originale gravemente deteriorato dall'umidità. · . (5) -Il verbale è stato redatto dal Conte Ciano, presente al colloquio. Vedi, da parteamericana, SuMNER WELLES, The Time for Decision, pp. 84-89, Cleveland, The World PublishingCompany, 1945 e Foreign Re!ations of the United States, 1940, voL. I, cit., pp. 21-33.

(l) Vedi allegato.

396

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 30. Sofia, 27 febbraio 1940 (per. giorno 2 marzo).

Ho avuto stamane lungo colloquio con nuovo Ministro Esteri Popov.

Egli mi ha riaffermato desiderio Bulgaria conservare assoluta neutralità secondo direttive già tracciate da Kiosseivanov cui politica pacifista nuovo Governo intenderebbe se mai ancora maggiormente marcare.

Interesse Bulgaria è mantenere tranquillità settore balcanico: in tale opera fa affidamento su azione Italia cui attitudine ha finora assicurato pace Ew:opa sud orientale.

Afferma aver ricevute ampie assicurazioni sia da parte tedesca, che giudica sincere, che da parte britannica, sulle quali sembra però contare meno, circa assenza ogni intenzione estendere teatro operazioni Balcani. C<>nta su op«a germanica per infrenare eventuale spinta sovietica verso queste regioni, e dichiara Bulgaria non aver alcuna intenzione legarsi politicamente con l'U.R.S.S. anche se, per ragioni prudenziali determinate comunanze confini Mar Nero, ha dovuto concludere con essa accordi commerciali, peraltro economicamente assai vantaggiosi, ed aerei di cui vorrebbe svalutare portata.

Si è mostrato alquanto preoccupato per permanenza misure militari turche frontiera tracica, nonostante assicurazioni questo Ministro Inghilterra essere in via riduzione. Ha anche accennato mobilitazione imminente Romania, cui è estremamente riluttante rispondere con analoghe misure che tuttavia sicurezza Paese sembrerebbe consigliargli.

Ha affermato visita Costantinescu ha servito soltanto dimostrazione platonica desiderio romeno intrattenere buoni rapporti con Bulgaria. Nessun accenno, contrariamente attesa determinata da note dichiarazioni Saracoglu di ritorno da Belgrado, avrebbe qui fatto Co&tantinescu ad ulteriori incontri fra personalità romene e bulgare od a questione dobrugiana. Il che viene confermato anche negli ambienti questa Legazione di Romania. Ha chiesto con molto interesse se vi erano noti2'1ie su risultati missione Sidorovici a Roma, seguita qui molta attenzione ed alla qua·le, •come segnalato, si vuole attribuire carattere preparatorio visita Re Carol e Gafencu.

Circa visita Ministro jugoslavo Andres ha confermato trattarsi manifestazione voluta più da parte jugoslava che bulgara: sembra tuttavia essere stato lieto occasione affermare amicizia bulgaro jugoslava che ritiene necessario sviluppar·e anche .se non appéllre pienamente persuaso della effettiva sincerità politica belgradese.

397

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 828/3•3'7. Mosca, 27 febbraio 1940 (per. giorno 8 marzo). Mio rapporto n. 4091/1572 del 15 novembre 1939 (1). Secondo quanto mi ha detto questo Ambasciatore dell'Iran le trattative commerciali che si svolgono a Mosca da drca due mesi lasciano prevedere un esito favorevole. Mancano soltanto pochi elementi di dettaglio per giungere al completamento di un «progetto:. d'accordo che dovrà naturalmente essere inviato a Teheran per l'approvazione.

Le difficoltà frapposte al commercio mondiale dalla guerra anglo-tedesca sono state una delle ragioni determinanti, per entrambe le parti, per far superare gli ostacoli ·che l'anno scorso si sono elevati durante i negoziati durati quattro mesi.

Per l'Iran si trattava oggi di procurarsi prodotti della industria pesante che non potevano più essere importati dall'estero e di esitare i prodotti agricoli che per l'alea ed il prezzo dei trasporti, non si potevano più piazzare all'estero. Per l'U.R.S.S. si trattava di ristabilire quel commercio naturale che da anni si sviluppava attraverso le frontiere con grande beneficio delle Repubbliche soviet1che finitime dell'Iran.

L'Ambasciatore ha ammesso che quest'anno si sono potute superare le difficoltà che avevano fatto naufragare le trattative dello scorso anno come la pretesa sovietica di trattare direttamente con i ceti commerciali per quelle mel'ci che il Governo iraniano considera monopolistiche e la questione dello statuto diplomatico e della residenza dei Rappresentanti commerciali.

Vi sono tuttOil"a però degli ostacoli sempre dovuti all'atteggiamento sovietico verso merci monopolistiche -in merito alle quali però mi ha affermato l'Ambasciatore non potrà esserci alcun cambiamento da parte dell'Iran -e circa il problema del transito iraniano attraverso l'U.R.S.S.

L'Ambasciatore è tuttavia ottimista e pensa che tra una quindicina di giOil"ni il «progetto » potrà essere virtualmente terminato, salvo beninteso le modificazioni che le autorità centrali crederanno di apportarvi.

La delegazione iraniana è presieduta dallo stesso Ambasciatore ed ha, come delegato aggiunto, l'ex Ministro dell'Iran a VaJrsavia. Da parte sovietica i Commissari Mikoyan del Commercio Estero e Kaganovié, Vice Commissario sono stati i principali negoziatori.

(l) Non rintracciato.

398

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 4811/112 P. R. Rom.a, 28 febbraio 1940, ore 10,10. Ci risulta che codesto Govel'no ha ceduto 90 aeroplani Messerschmidt alla

Jugoslavia e 32 aeroplani da bombardamento alla Grecia. Tanto per Vostra opportuna conos•cenza.

399

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 31. Stoccolma, 28 febbraio 1940, ore 19,29 (per. ore 22,10). Di ritorno da Copenaghen questo Ministro per gli Affari Esteri mi ha detto che nell'ordinaria Conferenza tenuta colà, e di cui stampa ha esagerato impor

tanza, Ministri Affari Esteri scandinavi hanno scambiato vedute sulla situazione attuale confermando concordi politica neutralità dei tre Stati.

Riferendomi comunicato ufficiale, ho chiesto se desiderio pacifica soluzione conflitto russo-finlandese abbia basi realizzazione. Gunther afferma che la Russia intende rispettare indipendenza finlandese ed egli ritiene possibile compromesso su Rango.

Non si sa se Germania intende offrire o abbia offerto mediazione.

Pur riservatissimo nella parola, mi ha lasciato intendere che Svezia sta cercando ogni mezzo per favorire soluzione pacifica.

Tesi Norvegia circa incidente dell'Altmark è condivisa dalla Danimarca e Svezia, rimanendo i tre Stati d'accordo nel voler rispettare e, se possibile, far rispettare diritti neutri.

Gunther si è mostrato scandalizzato per la campagna di biasimo e· di incitamento della stampa inglese ed ancora più di quella francese, ma ritiene loro linguaggio esagerato rispetto alle reali intenzioni rispettivi Governi.

Egli rimane però molto pTeoccupato situazione attuale.

400

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 141. Parigi, 28 febbraio 1940, ore 21,30 (per. giorno 29, ore 1,40). Principe René di Borbone reduce da'lla Finlandia è stato incaricato dal Maresciallo Mannerheim di recarsi Parigi Roma Londra per esporre situazione finlandese. Parte questa sera per Roma dopo aver avuto qui assicurazione imminente invio di aiuti.

Credo che a Roma chiederebbe specialmente intervento di carattere diplomatico.

401

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 23. Ankara, 28 febbraio 1940 (per. giorno 8 marzo). Dall'esame dei fatti che V. E. conosce (arrivo a getto 'continuo in Twrchia di ufficiali inglesi e francesi -entrata in vigore della legge sulla « protezione nazionale» -manovre della flotta russa nel Mar Nero -intensificazione di misure di mobilitazione ecc.), attraverso le campagne di stampa e le manifestazioni di propaganda (pubblicità data al -concentramento di forze anglo-francesi ln Siria, in Palestina, in Iraq -notizie di ammassamenti e fortificazioni da una parte ·e dall'altra della frontiera turco-sovietica del Caucaso -voci di incidenti già avvenuti sulla detta frontiera e relative smentite 'con successive c messe a punto » delle Agenzie Havas e Reuter, ecc.) dalle dichiarazioni di questi circoli ufficiali ed ufficiosi, !'.attuale linea politica della Turchia rpuò così tracciarsi:

l) la Turchia non ·intende prendere iniziative di aggressione nè contro la Germania, attraverso i Balcani, nè conrtro la Russia, nel Mar Nero o al Caucaso (la clausola del protocollo n. 2 del trattato tripartito del 19 ottobre 1939 la difende esplicitamente dalla possibilità di essere trascinata in con.flitto armato con l'U.R.S.S.);

2) la Turchia non è stata fino ad ora ufficialmente richiesta dagli anglofrancesi di prendere parte attiva al conflitto, ma sente di essere come gli Stati scandinavi e parallelamente ad essi una pedina su cui l'Inghilterra fa affidamento per creare molestie e preoccupazioni alla Russia tanto da tenerla impegnata ed impedirle di prestare valido appoggio alla Germania. Contro questa manovra e que.sta psicosi di guerra che si vorrebbe determinare la Turchia si difende, fino ad ora, con successo;

3) ìa Turchia sa ·che dovrà (o dovrebbe) rpartecipa.re al conflitto se la Germania nella necessità assoluta che ha dei petroli romeni si troverà costretta -data la politica 'inglese in Romania -a doverseli prendere; nel qual caso entra in gioco la garanzia inglese alla Romania e con essa l'art. 3 del trattato tripartito; oppure se l'Inghilterra in primavera si troverà nella necessità di impedire i rifornimenti russi alla Germania per la via del Danubio, nel qual caso vorrà fare la polizia del Mar Nero e richiederà il libero passaggio per gl'i Stretti, ciò che i russi non permetteranno. Anche in queste due ultime deprecate ipotesi i dirigenti turchi sperano di poter abilmente sottrarsi alla partecipazione diretta al ·conflitto, ma, a dir vero, tali speranze si attenuano a misura ·che si indebolisce l'eroica resistenza finlandese e mentre l'atteggiamento russo nella questione del passaggio degli Stretti rimane ·sulla stessa linea di intransigenza che già provocò la rottura delle trattative di Mosca nell'ottobre scorso;

4) ma Turchia benchè il"assicurata da parte dell'Italia desidererebbe vivamente un gesto del Governo fascista che se anche dovesse essere soltanto formale tranquillizzasse questa pubblica opinione sulle future direttive della nostra politica mediterranea. Un ·chiaro accenno me ne hanno fatto in proposito l'Ambasciatore di Turchia a Roma che ebbi occasione di vedere nel mio viaggio costà e questo Segretario Generale al Ministero degli Affari Esteri (mio telegramma n. 17) (l);

5) intanto la Turchia consolida il suo esercito e la sua finanza mediante i prestiti inglesi e francesi e cerca d'i alleggerire la sua coscienza da eccessivi scrupoli di gratitudine e di liberarsi da troppo stretti impegni ed obblighi promettendo di pagail"e il suo debito con tabacco e fichi secchi.

402

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1850/589. Berlino, 28 febbraio 1940 (per. giorno 3 marzo). Mi è stato assicurato all'Auswéirtiges Amt che l'Unione Sovietica non ha alcuna intenzione di violare il territorio dei paesi scandinavi, nè avanza pretesa alcuna per il porto norvegese di Narvik.

L'atteggiamento di Mosca in questo senso è nel momento presente, secondo la WilheLmstrasse, assoluto. Tanto che, avendo un giornale tedesco parlato di mire russe verso i porti svedesi e norvegesi, da parte sovietica si volle riconfermare la falsità di tali voci.

Ciò vale, naturalmente, per la situazione attuale. Sbarchi o passaggi di truppe inglesi in quelle zone, mi è stato fatto notare, non potrebbero che indUll're la Russia a rivedere il suo atteggiamento.

(l) Non pubblicato.

403

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 439/103. Teheran, 28 febbraio 1940 (1).

Mio telespresso n. 436/100 in data odierna (2).

Dai primi colloqui avuti con il nuovo Ministro di Germania, sig. Ettel, ho ritratto l'impressione che egli, in seguito a precise istruzioni avute dal suo Governo, farà del suo meglio per tranquillizzare questo Gove!'no, non so1o nei riguardi delle intenzioni pacifiche della Germania nel Medio Oriente, ma anche di quelle dell'U.R.S.S.

Egli mi ha detto che la Germania ha tutto l'interesse a che la pace sia mantenuta dalle Alp'i all'Afganistan, poichè essa può cosi contare sui mercati del Medio Oriente per i suoi riforminenti.

Ha aggiunto che nella visita da lui fatta giorni fa a Mosca, nel viaggio da Berlino a Teheran, ha avuto formale assicurazione da parte del Conte Schulenburg, Ambasciatore di Germania, che l'U.R.S.S. non ha alcuna intenzione aggressivt nei riguardi dell'Iran e che anzi a questo Ambasciatore sovietico sarebbero state inviate istruzioni di rinunziare eventualmente ad alcune delle richieste a suo tempo avanzate dal Governo di Mosca in sede di negoziati per il nuovo trattato di commercio con l'Iran, che avevano costituito finora il principale intralcio al buon andamento delle trattative stesse.

Difatti mi risulta che da qualche giorno regna a Teheran un certo ottimismo al riguardo.

Il sig. Ettel mi ha poi detto che intende mantenersi in stretto contatto con me, e ·che ogni consiglio •che sarò per da~"gli in merito alla linea di condotta da mantenere per salvaguardare la pace tn Medio Oriente sarà da lui tenuto nel massimo conto.

Non esito a dire che se le intenzioni di cui sopra sono veritiere, del che non ho ragione di dubitare, sarà possibile fare opera di chiarificazione dell'atmosfe!'a, mantenutasi in questi ultimi tempi alquanto oscura ·nei rapporti iranosovietici, e sventare le eventuali mene di chi ha interesse a turbare la neutralità di questo Paese.

(lJ Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2} Non pubblicato.

404

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. s. N. (1). Mosca, 28 febbraio 1940.

In assenza di qualsiasi manifestazione ufficiale da parte di questo Governo sul viaggio del Sottosegretario di Stato americano Sumner Welles in Europa, si può cercare di desumere dalla stampa sovietica, così rigidamente controllata da queste autorità, gli umori e le reazioni del Cremlino di fronte alla iniziativa del Presidente Roosevelt.

Si può 'subito affermare che la notizia del viaggio del sig. Sumner Welles è stata molto male accolta in questi ambienti, sopratutto perchè la tappa di Mosca non era stata inclusa nell'itinerario.

Ciò non faceva ·che accentuare il malumore di questo Governo verso il Governo di Washington, già manifestatosi al principio del conflitto finlandese con la risposta alquanto vivace data al passo dell'Ambasciatore Steinhardt ed il freddo· accoglimento dell'inutile tentativo di mediazione dell'ultima ora fatto dal Presidente Roosevelt.

Ad ogni modo l'annunzio del viaggio di Sumner Welles non ha avuto l'onore di un qualsiasi ·commento della grande stampa moscovita. Soltanto organi minori hanno avuto l'autorizzazione di occuparsi di tale viaggio.

E tali .giornali sono: il Trud organo dei sindacati comunisti, la Stella Rossa organo del Commissariato della Guerra, ed il Moskovski Bolscevik organo del Soviet di Mosca.

Il Trud, H 12 febbraio, paragonò subito il viaggio del Welles a quello del Colonnello House nel 1917 il «quale preparò l'intervento degli Stati Uniti nella guerra mondiale».

La Stella Rossa, del 17 corrente, ribatteva il chiodo di questi ambienti militari dicendo che compito di Welles era quello di esplorare quali compensi otterranno gli Stati Uniti per l'appoggio ·che essi presteranno agli anglo-francesi per estendere la guerra.

L'articolo più significativo sulla missione Welles rimane tuttavia quello del noto pubblicilsta 1sovietico Ermascev sul Moskovski Bolscevik intitolato « Mister Welles si reca in Europa a salvare la civiltà ».

Rovesciando la posizione assunta in precedenza dal Trud, l'Ermascev osserva che, a differenza della Missione House che aveva preparato l'entrata in guerra d'egli Stati Uniti, questa volta Welles si reca in Europa per far !SÌ che la guerra duri quanto più a lungo possibile.

Appoggiando il blocco anglo-francese, gli Stati Uniti non fanno altro che prolungare la guerra permettendo così all'America di impadronirsi delle posizioni inglesi e francesi nel Centro e Sud-America. L'Ermascev riprende anche

un giudizio del Giornale d'Italia per dimostrare che gli anglo-francesi c hanno paura che l'America tolga loro i frutti della vittoria, ove essi la ottenessero:.. Conclude dicendo che l'imperialismo americano tende a condurre la guerra

in Europa fino all'ultima goccia di sangue inglese, francese e tedesco.

Questi brevi accenni dei soli tre commenti sovietici -e anche essi non di importanza editoriale o di impagtnazione -servono tuttavia a dare l'esatta valutazione su come questi ambienti governativi e politici giudicano gli scopi e l'importanza della missione americana in Europa.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'estero con Telespr, da Roma 23/10306/C del 12 marzo 1910, non è stato rintracciato.

405

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 28 febbraio 1940.

Mi pregio trascrivere in appresso quanto mi ha riferito l'Addetto speciale presso questa R. Legazione sig. Atlas Koçi:

« In circoli molto vicini a ·questa Legazione di Romania si afferma che il Ministro Miliza Costantinescu è rimasto molto contento delle accoglienze riservategli durante il suo soggiorno in Bulgaria. Durante n colloquio di circa un'ora e mezza avuto ·con Re Boris, quest'ultimo avrebbe dato assicurazioni categoriche sulla neutralità della Bulgaria in caso che la Romania venisse aggredita (dalla Russia o dalla Germania). Il Sovrano avrebbe inoltre dimostrata una perfetta comprensione circa la questione della Dobrugia.

Le trattative fra le delegazioni commerciali bulgara e romena, che, come noto, avevano avuto inizio prima della venuta del Ministro, si erano arenate; ma Costantinescu, venerdl, avrebbe dato ordine alla delegazione romeria di fare delle concessioni e ·cosi l'accordo venne firmato. In base a tale accordo, la Romania fornirà petrolio alla Bulgaria sulla base di compensazione e non contro divise libere. Da parte sua, la Bulgaria fornirà fra altro, prodotti cotonieri; in questi .giorni ne sono ,già stati ordinati 40 vagoni al prezzo di 3 leva n kg.

I 1suddetti cir·coli spiegano che la visita del Ministro Costantinescu ha voluto sopratutto essere una dimostrazione di buona volontà da parte della Romania che desidera portare i rapporti fra i due Paesi -rapporti che quest'estate, a causa della questione della Dobrugia, erano peggiorati, -su di un piano di amicizia. Ora alla Bulgaria resterebbe da fare il secondo passo e, come stanno le cose, si prevede, fra circa un mese, un viaggio a Bucarest del Ministro degli Esteri Popov.

Rispondendo in •certo modo ai rumori sparsi:si a Sofia in occasione della visita del Ministro Costantinescu sulla pretesa cessione alla Bulgaria di alcuni villaggi della Dobrugia, nei detti circoli si fa rilevare che, anche se Re CM'ol ritenesse opportuna una cessione di territorio (per minima che sia), nè egli nè il Governo attuale sarebbero in grado di mettere in pratica un'idea simile, che

provocherebbe -senza pal'lare dell'opposizione da parte di altri Stati baloanici -una violenta reazione da parte degli elementi estremisti. Ciò lo potrebbe effettuare solamente -qualora le circostanze lo esigessero -un Governo che si basasse sulla forza di un partito totalitario.

Circa la persona del Ministro Costantinescu si afferma che egli sarebbe persona grata di Re Carol perchè faciliterebbe al Sovrano l'uso dei fondi segreti, dato che la lista civile non basta a coprire le spese del Re.

Durante H suo soggiorno a Sofia il Ministro Costantinescu ha distribuito cirea un miUone di leva: 300.000 leva alla scuola romena di Sofia, 100.000 alla chiesa ed altri denari ai giornalisti ecc. :1>.

(l) L'originale ai questo. documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre Rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/09796/C dell'S marzo 1940, non è stato rintracciato.

406

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 69. Bucarest, 29 febbraio 1940, ore 19,30 (per. giorno lo marzo, ore 6,15).

Mio telegramma n. 62 (1).

Non ho potuto vedere Minjstro delle Finanze Costantinescu rientrato questi giorni da Sofia, perchè egli si è ammalato appena giunto Bucarest. Ho peraltro domandato notizie circa suo viaggio Bulgaria a Tatarescu e Gafencu i quali mi hanno sostanzialmente confermato quanto comunicato con mio telegramma sopra citato.

Secondo quanto mi hanno detto miei interlocutori, Costantinescu si sarebbe adoperato migliorare atmosfera relazioni bulgaro-romene e avrebbe dato assicurazioni circa spirito conciliativo Governo romeno. Ministro· delle Finanze non avrebbe invece, per note ragioni, discusso apertamente problemi territoriali, ma avrebbe lasciato intendere .che Romania sarebbe disposta risolvere amichevolmente questione Dobrugia in epoca propizia e nel quadro accordo politico contemporaneo da parte Stati Intesa balcanica nonchè di una organizzazione politica sud-est-europea.

Tatarescu ha aggiunto che tale organizzazione dovrà, secondo convinzione e desiderio Governo romeno, essere raggiunta sotto egida Italia, grande Potenza balcanica.

407

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 81. Helsinki, 29 febbraio 1940, ore 23 (per. giorno 1° marzo, ore 2,25).

Mio telegramma n. 78 (2). Sebbene comunicati ufficiali Quartiere Generale finlandese evitino fornire elementi cLrca ultimi scontri sull'Istmo e non appaia ancora nettamente deli

nearsi ripresa offensiva russa in forza su Vijpuri tuttavia sorte di questa città notevole per la sua storia per la sua industria ed ormai semi distrutta sembra sempre più precaria ed alla mercè di ogni spallata che Soviet si preparassero organizzare senza risparmio come precedentemente nè di uomini nè di mezzi.

Vero che Quartiere Generale finlandese sta apprestando nuove difese si.a davanti a detta città che notevolmente più indietro ove potrebbe. essere nuovamente arrestata specie col disgelo tra il mare ed il sistema di Lago Hag a nord Lappenrant a ogni spinta verso capitale; ma è altresl vero che dopo ritiro sull'Istmo è svanito presso questa opinione pubblica sereno ottimismo che accompagnò successi dei primi due mesi di guerra: si comincia pensare che ora più grave per questo paese non sia ancora sempre suonata.

In conseguenza di ciò appare sempre più giustificato sentimento legittima impazienza di questo popolo verso arrivo aiuti dall'estero tante volte promessi e tanto attesi ma tuttora insufficienti od in ritardo.

Continua col numero successivo (1).

(l) -Vedi D. 356. (2) -Non pubblicato.
408

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 82. Helsinki, 29 febbraio 1940, ore 23,45 (per. giorno lo marzo, ore 2,25).

Seguito al numem di protocollo precedente (2).

Di tal senso di impazienza si è fatto interprete stesso Ministro Affari Esteri in intervista ·concessa ieri a giornali svedesi nella quale auspicando ritorno più accelerato negli arrivi ha graduata cosi loro importanza: l) artiglieria pesante; 2) aerei; 3) uomini.

Quanto artiglieria pesante deficienza confessata fin da principio delle ostilità si è .riveìata disastrosa nella recente lotta sull'Istmo (ed oggi appare ancora deprecabile dopo la perdita preziosa della batteria costiera Koivisto). Quartiere Generale non nasconde difficoltà, procurarsi in un momento in cui tale produzione è ovunque a:ccaparrqta.

Aerei pur assai inferiori ai bisogni scarseggiano un poco meno dopo arrivi avvenuti od in corso (oltre ai 35 nostri) di circa 100 apparecchi inglesi (Bristol Blenheim e Gladiator), di 40 francesi Morane e di 44 americani Brewster.

Qua:nto agli aiuti materiali umani essi sono stati segnalati in 3o grado non tanto perchè non sarebbero necessari quanto per constatata difficoltà inquadrare volontari stranieri in unità omogenee ed allenarli a questa guerra nella quale anche reparti svedesi vengono impiegati con estrema prudenza. Comunque affluenza volontari tanto sbandierata dalla stampa non ha dato tuttora che cifre ben modeste che sebbene segrete per ovvie ragioni non sorpasserebbero nemmeno secondo ·calcoli più .ottimisti 15.000, compresi 8.000 svedesi, numero dunque ben inadeguato ai bisogni.

Scarsezza e deficienza sopra segnalate potranno rappresentare forse a suo tempo maggiore ,coefficiente per spingere Governo finlandese a tentare ultima carta di legare sua sorte a quella dell'impresa Alleati: mossa certamente rischiosa di cui ·Si comincia appena parlare senza però che si vedano ancora qui segni annunziatori ben decisi.

Ministro degli Affari Esteri ha concluso intervista non nascondendo sua delustone cogli Stati Uniti e che non accordando invio urgente a richiesta della Finlandia prestito 60 milioni di dollari hanno dimostrato « non comprendere seriamente situazione attuale:~>.

Accusa che anche se vera dev'essere apparsa assai aspra ed inopportuna tanto che intervista pubblicata da un giornale della sera non è stata riprodotta da nessun quotidiano di questn mattina.

(l) -Vedi D. 408. (2) -Vedi D. 407.
409

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 6. Roma, 29 febbraio 1940 (per. giorno lo marzo). Iersera il sig. Phillips mi ha invitato ad un pranzo per farmi incontrare col sig. Taylor. Ho avuto con questi un lungo colloquio del quale riassumo i punti principa1i: Ha osservato .che tutti si preoccupano di vincere la guerra o di chi vincerà la guerra, senza rendersi conto che sarebbe per Io meno altrettanto importante preoccuparsi dello sconvolgimento economico mondiale. Per questo l'America interv1ene allo scopo di facilitare se è possibile una situazione pacifica. Avendogli chiesto se considerava la situazione matura per un simile tentativo il sig. Taylor ha illustrato il ·concetto che ciò dipende dai popoli dei Paesi belligeranti, nel senso che se i popoli sono maturi per a·c·cogliere un tale intervento pacifico, non vale il parere e la volontà contraria dei Governi. Dato che il colloquio si svolgeva in forma assolutamente amichevole e confidenziale, ho creduto di insistere ulteriormente: ed egli ha risposto che effettivamente la situazione è prematura e che un buon momento tempestivo potrà essere offerto subito dopo lo scoppio di una grande offensiva. Mi ha dichiarato con calore che il Duce è l'arbitro della situazione in Europa e che un Suo intervento può essere decisivo. Durante il colloquio il sig. Taylor si è espresso ·in termini molto deferenti ed ammLrativi per il Duce. Ha ricordato con evidente compiacimento di essere stato da Lui ricevuto -a distanza di tempo -quattro volte; ed ha tenuto a dichiarare che ingiustamente in Italia si crede che l'opinione pubblica americana sia contraria all'Italia. In compenso, H sig. Taylor, a prescindere dall'esattezza di alcuni dei giudizi da lui formulati e che dsentono evidentemente dello spirito democratico americano, mi ha fatto impressione di uomo molto serio e di idee chiall'e; mi ha chiesto

di venir:mi a trovare all'Ambasciata e mi riservo di riferire ulteriormente su quanto possa apparire interessante.

410

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 3~. Sofia, 29 febbraio 1940 (per. giorno 5 marzo).

Ho avuto ieri lunga conversazione con P'opov dal quale mi sono recato in visita di congedo.

Egli si è riferito alle dichiarazioni fatte al R. Ministro in Belgrado prima di lasciare quella sede, e di cui al telecorriere di V. E. n. 4379/P. R. del 23 corrente (1). Mi ha ll'ipetuto i suoi migliori s~ntimenti verso l'Italia, nella cui attitudine vede massima garanzia pace balcanica, e ha insistito su parallela attitudine Bulgaria, la quale, in attesa sopratutto a mantenere pace, tiene ad incoraggiare ogni manifestazione distensione che possa favorire sua conservazione.

In questo quadro va considerata anche recente visita Costantinescu, che se pure ha disilluso quanti attendevano probabili gesti di comprensione da parte della Romania, non essendosi fatta neppure parola della questione dobrugiana, ha nondimeno servito ,creare atmosfera maggiore cordialità tra i dt.•e Paesi. Popov si è dimostrato peraltro leggermente ansioso delle ragioni della visita di Sidorovici a Roma.

Da complesso dichiarazioni fattemi emerge pertanto come Popov sia più che mai disposto tacitare provvisoriamente rivendicazioni bulgare pur di garantire mantenimento pace, sebbene nelle sue parole non possa nascondersi un punto di preoccupazione per il persistente atteggiamento turco in rapporto a temuti progetti franco inglesi di apertura di un fronte in Oriente.

Invero, per quanto egli ritenga Turchia per prima inquieta di tale eventualità, l'accumularsi di apprestamenti militari alle frontiere orientali rappresenta per lui pericolo permanente, e analoghe preoccupazioni mi ha manifestato, in forma anche più marcata, questo Ministro Guerra.

Non diverse dichiarazioni da quelle del Ministro degli Esteri mi ha fatto Presidente del Consiglio che ha tenuto riconfermarmi immutata direttiva politica estera bulgara.

Devo segnalare altresl che da visite fatte in questi giorni ai miei colleghi esteri all'atto del mio congedo da questa Capitale, intonazione generaLe sembra nondimeno essere piuttosto fiducia nella possibilità di mantenere la pace nell'Europa sudorientale.

In questo senso si sono meco espressi Ministri Turchia e Grecia, che mi hanno parimenti negato Turchia potrebbe mai consentire a progetti azzardosissimi e pieni gravi incognite per essa.

Mi occorre anche segnalare replicate e perentorie dichiarazioni fattemi da questo Ministro Inghilterra che mi ha risolutamente negato misure militari prese nel sudoriente possano mai aver altro carattere che quello strettamente difensivo. Mi ha detto che per quanto in certi momenti ciò potesse essere apparso meno credibile, pru-e teneva assicurarmi che Gran Bretagna non aveva progetti aggressivi nè avrebbe mai preso iniziative in tal senso.

23 -Docu.menti diplomatici· Serie IX • Vol. III.

Sembra che il sig. Rende! abbia spesse volte in quest'ultimi tempi ripetuto in questi ambienti analoghe dichiarazioni a cui però questo Ministro Germania mi ha apertamente mostrato attribuire scarsa fiducia. Nondimeno mette conto rilevare unanime ricorso della tesi pacifista nel bacino danubiano balcanico non solo da parte Stati immediatamente interessati ma in generale da ogni altra parte combattente, non combattente o ne.utra.

Nuovo Governo bulgaro presentasi per ora assai debole: e permane manifesto disorientamento circa cause o portata ultima crisi ministeriale.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. per corriere 15 da Belgrado del 18 febbraio, vedi D. 330.

411

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1355/606. Parigi, 29 febbraio 1940 (per. giorno 6 marzo).

Mi riferisco ai telespressi ministeriali n. 23/07518 del 22 corrente (l) e 23/0777 del 23 corrente (2.). I quotidiani resoconti stampa di questa Ambasciata Vi hanno informato delle ripercussioni finora qui avute dal viaggio del sig. Sumner Welles.

Fra i tanti è per noi maggiormente degno di nota l'articolo odierno del Figaro. D'Ormesson immagina quale sia il linguaggio tenuto dal Duce a Welles, ma vuole aggiungeve quello ·che «certamente non ha detto», e cioè: «È vero che Mussolini, malgrado il patto di acdaio, non ha voluto seguire il suo alleato nella guerra (non prevista d'altronde dal patto), ma per anni ed anni, non ha celebrato egli stesso il culto sacro della spada e incoraggiato lo spirito di conquista del Reich? »

«È vero che Mussolini ha sempre preconizzato la revisione pacifica del Trattato di Versailles, ma non ha fatto ·che rendere in tal modo più esigente la Germania. È vero che Mussolini fu il deus ex machina di Monaco: ma ne fu anche ingannato, perchè le sue illusioni nate da quell'accordo non durarono più di tre mesi. È vero che l'Italia ha consigliato alla Polonia di cedere alle esigenze· tedesche, ma sei mesi prima a Varsavia, Ciano non aveva tenuto lo stesso linguaggio. Francia e Inghilterra hanno forse il torto di essere vecchie e testarde: ma non credono, per questo, di essere la causa determinante della guerra, derivata invece da tutti i brigantaggi commessi dalla Germania in diciotto mesi. Brigantaggi cui sono decise oggi a porre fine».

In generale il viaggio di Sumner è accolto in questi ambienti bellicisti con la massima diffidenza, temendosi che esso possa avere come risultato un orientamento americano verso degli « scopi di pace » che si concreterebbero in una pace bianca: quella cioè che praticamente consacrerebbe la vittoria della Germania.

Nessun fatto nuovo è intervenuto da sei mesi a questa parte che possa modificare le ragioni che hanno spinto i franco-inglesi alla guerra. La tesi del diritto della Germania di avere le mani libere all'est e quella dello «spazio vitale»

non hanno possibilità di essere accolte ora, come non ne ebbero fino al settembre scorso. Anzi le probabilità di un accoglimento di tali tesi da parte dei francoinglesi sono logicamente diminuite, sia per l'uso fatto dalla Germania della libertà di azione da essa reclamata e sia perchè le tesi suddette implicherebbero il riconoscimento del fatto compiuto. A questo gli anglo-francesi non possono consentire ~senza incorrere nella perdita di ogni pl'estigio europeo per il presente e senza il il"ischio di dover riprender'e una nuova guerra tra qualche tempo in condizioni ben più difficili di quelle attuali.

Le tendenze pacifiste che esistono più o meno larvatamente tanto in Francia che in Inghilterra non sono ancora così forti da poter avere il sopravvento su questi concetti; giacchè questi in realtà sono determinati dallo spirito di conservazione dei due paesi alleati.

In complesso si nota che circa i risultati del viaggio di Sumner Welles si hanno più illusioni a Berlino che non a Parigi od a Londra. È sintomatico che l'Ambasciatore degli Stati Uniti, Bullitt, non si trovi in questo momento a Parigi e molto probabilmente non tornerà durante il soggiorno in Francia del Welles.

Contrariamente agli elogi che ho sentito fare da più parti sulla personalità di costui, alcuni francesi tra i migliori conoscitori dell'America, giudicano che egli non esca dalla solita mediocrità americana. La sua cosidetta conoscenza dell'America Latina, se è vera, è proprio l'elemento negativo per una capacità di comprensione degli affari europei.

Mi è stato affermato anche che la signora Sumner Welles, al pari della signora Roosevelt, ama occuparsi di politica, ma che le sue idee non coincidono sempre con quelle del marito. Durante la guerra di Spagna, ad esempio, il marito era piuttosto favorevole a Franco, mentre la consorte, in ciò perfettamente simile alla signora Roosevelt, parteggiava apertamente per i repubblicani.

A titolo di cronaca aggiungo che le voci sparsesi a Parigi in seguito alle conversazioni di Sumner Welles col Duce e con Voi affermavano che le conve!l"sazioni stesse non si sarebbero svolte in un atmosfera di cordialità, tanto da 'indurre il Sumner Welles ad abbreviare il suo soggiorno a Roma.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del Telespr. da Berlino 1525/498 del 17 febbraio, vedi D. 325.
412

IL CONSIGLIERE COMMERCIALE A LONDRA, CECCATO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

APPUNTO. Londra, ... febbraio 1940 (1).

RELAZIONI ECONOMICHE ANGLO-ITALIANE

Premessa: per riferimento occorre tener presenti le cifre del movimento

commeil"ciale per l'anno 1938:

esportazioni italiane in Inghilterra . L. 7.186.220

importazioni italiane dall'Inghilterra » 5.720.000

saldo attivo per l'Italia L. 1.466.220

escluse riesportazioni dalla Gran Bretagna per L. 440.000. Questo avanzo era previsto dal Trattato di Commercio anglo-italiano del 18 mad"zo 1936, ed era destinato a rimborsare le differenze passive italiane del conto clearing.

Con l'inizio della guerra, 2 settembre 1939, tutta la situazione viene modificata per 'i seguenti motivi:

Cause principali.

l) L'Inghilterra proibisce l'importazione di merci definite di lusso e sospende l'importazione di merci ritenute non essenziali.

2) Causa la crisi carbonifera in Germania e la conseguente mancanza di consegne regolari, dovute anche a limitazione del traffico ferroviario e marittimo, l'Italia raddoppia le sue ordinazioni di carbone dall'Inghilterra nel 1940. (Questi accentuati acquisti, da parte dell'Italia, si manifestano nel maggio 1939 ossia circa 5 mesi prima della guerra).

Cause accidentali.

Le merci italiane di cui è permessa l'importazione subiscono un rialzo per cui presentano uno scarto del 20-30 % superiore ai prezzi degli stessi generi provenienti da altri me!l"cati.

* * *

Conseguenze deH'embargo inglese suHe importazioni. -Lista delle merci italiane escluse da questo mercato: verdura fresca come cavolfiori, ecc.; verdura in latte di stagno (eccettuato pomidori e fagioli); nocciole, mandorle e noci. Salami, antipasti (di ogni genere), tacchini. Frutta candite. Olio d'oliva. Buccie candite. Mobili, articoli artistici di vetro di ogni genere, compreso quelli veneziani; vasellame di ogni genere, porcellana ecc., pizzi e ricami, scarpe, comprese quelle per bambini e signore. Calze, comprese quelle di seta pura ed artificiale per signore; guanti di ogni qualità. Cappelli, berretti e feltri. Cravatte di seta. Biancheria di ogni genere, bretelle, cinture, maglie, oggetti di ogni genere in cuoio e pelle, compDese borsette da signora. Oggetti fiorentini (cancelleria, portagioielli ecc.). Candelabri, lampadine elettriche ecc. (legno, ferro battuto, alabastro, cristallo ecc.). Articoli per impianti di luce elettrica, tutti gli articoli per decorazione interna ed articoli fantasia, lavori di arte di ogni genere, strumenti musicali compresi, armoniche. Gioielleria di corallo, cammeo e tartaruga. Tappeti; tessili di lana; tutti tessuti di seta, rayon, cotone e derivati. Manufatti di altri materiali tessili, compresi nastri, tessuti per ammobigliamento, cristalli per finestre; marmi, lavagne, ventilatori, corn'ici. Giocattoli. Bottoni corozo (ammessi in parte soltanto). Automobili; talco ecc. ecc. A titolo di esempio si indicano appresso le conseguenze in alcuni casi:

Perdite Presunte registrateal 30 gennaio 1940 perdite per l'intero anno 1940 l) Frutta fresca e verdura (esclusi limoni). Va lore dell'esportazione mensile 1938 e 1939 L. 80.000 400.000 960.000 2) Guanti -Esportazione mensile 1938 e 1939 L. 25.000 125.000 300.000 3) Feltri, cappelli e pellicce -Esportazione men sile 1938-39 L. 26.000 •130.060 312.000 4) Calze e tessili lavorati; valore mensile 1938-39 L. 8.000 40.000 96.000 5) Manufatti di lana -Esportazione mensile 1938-39 L. 38.000 190.000 456.000 6) Tessuti di seta -Valore esportazione mensile L. 33.000 165.000 396.000 7) Altri tessili -Valore esportazione mensile L. 5.000 25.000 60.000 8) Cotonate Valore esportazione mensile L. 16.000 80.000 192.000 9) Marmi-Valore esportazione mensile L. 30.000 150.000 360.000 10) Automobili -Valore esportazione mensile L. 8.000 40.000 96.000 11) Varie -Valore esportazione mensile L. 28.000 140.000 336.000 ToTALE 1.485.000 3.564.000

Importazione in Italia di carbone inglese.

Nel 1938 s'importarono in Italia dall'Inghilterra Tonn. 2.260.000 per un valore di L. 2.616.000.

Nel 1939, le ordinazioni e le importazioni italiane si mantennero pressochè normali fino al mese di maggio, quando si ac-centuò sensibilmente la quant}tà degli ordinativi. Complessivamente pare che nel 1939 vennero importate 3lh milioni di tonnellate.

Nel 1940, l'Italia ha piazzato ordini per 4lh milioni di tonnellate, ha l'opzione di acquisto per un milione di tonnellate e sta trattando l'impostazione per un programma di acquisto di oltre tre milioni di tonnellate che porterebbero un totale di 8 milioni e mezzo di tonnellate.

Tenuto conto di un avvenuto o eventuale aumento del carbone f. o. b. Inghilterra, il valore di 5lh milioni di tonnellate si ragguaglia a circa 7 milioni di sterline (al cambio Lit. 560 milioni) e il valore di 8lh milioni di tonnellate a Lst. 11 milioni (al cambio Lit. 880 milioni).

Dal calcolo che precede si escludono le spese di noli o di assicurazioni e i prezzi sono franco bordo vapori porti .inglesi.

N. B. -Il problema del rifornimento carbonifero per l'Italia, presenta una incognita per i trasporti. Infatti il rifornimento in tempo di pace veniva effet

tuato dal noleggio di piroscafi italiani, inglesi, svedesi, norvegesi, greci e jugoslavi. Causa la guerra sembrerebbe che l'Italia non possa contare che sulle proprie navi.

Il tonnellaggio disponibile è perciò costituito da circa 130 navi da 7.000.

Calcolando che in tempo di guerra ogni viaggio rappresenta 25 giorni di navigazione e almeno 20 giorni per carico e scarico, ogni nave potrebbe al massimo effettuate 5 viaggi annualmente con un carico utile di 35.000 tonn.: complessivamente 130 navi italiane potrebbero perciò trasportare in Italia in un periodo di 12 mesi da 4 a 6 milioni di tonnellate.

Cause accidentali.

Le merci italiane di ordinario consumo e di cui è permessa l'importazione in Inghilterra vengono in generale quotate e offerte a un prezzo superiore di circa il 20-25 % in confronto a merci similari importate dall'Impero o da altri Paesi.

A questo rialzo contribuiscono diverse cause, di cui le principali: l) Con il primo ottobre il Governo italiano ha sospeso il premio di esportazione che variava dal 12 al 15 % e che in taluni casi raggiungeva anche il 40 % .

2) La sterlina, in confronto del dollélll"o ha subito con la guerra una ulteriore svalutazione del 15 %, e i prezzi italiani con la divisa agganciata al dollaro hanno automaticamente subito un rialzo.

3) Le spese di clearing (ossia assicurazione sul cambio, commissione ecc.), comportano una spesa di quasi l'l % ·che grava naturalmente sul prezzo di vendita.

A queste cause principali concorre senza dubbio anche un errore di sopravalutazione dei bisogni effettivi dell'Inghilterra in guerra da parte dei commercianti italiani sicuri che bastava offrire perchè indipendentemente dal prezzo gli inglesi fossero costretti di acquistail'e.

Per quanto precede e in rapporto all'anno 1938, si può in grosso modo prevedere che per l'anno corrente le nostre esportazioni in Inghilterra subiranno una ·contrazione di circa 4 milioni per l'embargo inglese, su al<:une merci, e una contrazione di un altro milione in conseguenza dello squilibrio registratosi nei prezzi dei prodotti. Si esporterebbe perciò nel 1940 circa Lst. 2 milioni, in confronto a Lst. 7.297.000 per il 1938. Per contro escluso il carbone, i nostri acquisti su questo mercato potrebbero forse subire una contrazione di circa il 30 % e ragguagliarsi a Lst. 3 milioni. La nostra bilancia commerciale con questo Paese si chiuderebbe perciò con un disavanzo previsto di Lst. l milione.

A questo disavanzo, salvo opportuni accordi, devesi aggiungere l'intero importo del carbone il quale potrà variare da un minimo di Lst. 5.200.000 (per 4 miHoni di tonnellate) a un massimo di Lst. 11.050.000 (per 8% milioni di tonnellate).

Devesi ancora tener presente che questo disavanzo sarà ancora peggiorato nella nostra bilancia dei pagamenti dalla mancanza assoluta di entrate in valute pregiate per conto del turismo.

Da quanto si afferma negli ambienti finanziari il Governo inglese sarebbe stato disposto di barattare questo previsto disavanzo con l'acquisto di nostri prodotti nazionali: materie prime italiane -prodotti orto-frutticoli -prodotti metallurgici e meccanici lavorati o semi lavorati.

Si potrebbe osservare che la revoca, della lista proibita (fra cui circa un milione di prodotti orto-frutticoli) ridurrebbe a cifra più modesta l'ammontare del disavanzo da essere coperto da nuovi accordi.

Trattative anglo-italiane.

l) Esaminato il traffico anglo-italiano e avendo previsto il bilancio per il 1940, occorre fare le seguenti osservazioni:

a) se si esclude il carbone, il volume totale del movimento commerciale anglo-italiano si ragguaglia a circa Lst. 5 milioni (Lst. 3 milioni importazioni italiane più Lst. 2 milioni esportazioni italiane).

Questa cifra va considerata ih rapporto al volume totale del movimento italiano nell'ultima decade.

Per l'Italia (+) Contro l'Italia (-) Saldo

192,9 Lst. 34.398.000 792.000 1930 :. 29.794.000 2116.000

+

1931 :. 25.793.000 4.503.000

+

193,2 , 20.207.000 1.359.000

+

1933 , 19.136.000 720.000

1934 :. 18.,954.000 2.114.000

1935 » 16.142.000 15ROOO (sanzioni) 1936 » 3.2:39.000 + 1.35!1.000

1937 » 13.494.000 2.332.000

+

1938 » 13.480.000 + 1.114.000

b) Se anche non vogliamo tener conto che dal 1929 al 1931 si trattava di sterline oro, si dev'e giungere alla conclusione che il volume previsto per il 1940 rappresenta la ,cessazione pressochè completa del nostro traffico con questo Paese. .Questa contrazione è stata superata solo nell'anno 1936, anno delle sanzioni, quando il volume globale si raffigurò a Lst. 3.239.000 ma bisogna tener conto che in quell'anno l'Italia esportò in Inghilterra per Lst. 2.295.000 importando solo per Lst. 540.000, ossia persino nell'anno delle sanzioni l'Italia registrò un saldo attivo ,con l'Inghiltenra per Lst. 1.351.000 mentre nel 1940 si prevede un deficit di oltre Lst. 1.000.000 senza contare il carbone.

Questa situazione è ugualmente dannosa sia per l'Italia che per l'Inghilterra.

2) Poichè il movimento commerciale è contrario all'Italia, è ovvio che l'Inghilterra potrebbe adottare nei riguardi del carbone due criteri o quello che comunemente si chiama «cash and carry » o sospendere le licenze di esportazione. Sembrerebbe che abbia preferito una <terza soluzione nella ricerca di un accordo con il R. Governo che permetta all'Italia l'importazione del suo fabbisogno senza compromettere il suo credito.

A questo proposito occorre osservare:

a) è intf!!'esse dell'Italia assicurarsi, in mancanza del mercato americano, il suo fabbisogno di carbone dall'Europa indipendentemente dal paese di pro· venienza.

Se il mercato tedesco è andicappato da difficoltà e restrizioni interne e se manca una garanzia di trasporto per via mare, sia questo dovuto al blocco inglese o alla deficienza di tonnellaggio disponibile, queste cause non escludono anzi confermano la necessità per l'Italia di potersi rifornire in Inghilte!I'ra. La prova di questo è che giustamente l'Italia ha incominciato a raddoppiare i suoi acquisti in Inghilterra nel maggio 1939, .sei mesi prima della guerra e di sua spontanea volontà, indipendentemente da trattative ufficiali, ha cercato di passare ordini per il 1940 che complessivamente si avvicinano alla offerta inglese contenuta nelle note proposte.

b) Non è viceversa interesse essenziale inglese vendere carbone all'Italia perchè in tempo di guerra il carbone è oro sia per il mercato interno, !Sia per gli scambi con altri Paesi, per cui se l'Inghilterra non vende 8 milioni di tonnellate all'Italia li venderà senza difficoltà o a se stessa o a altri.

c) È interesse dell'Italia assicurarsi la possibilità di pagamento, perchè se non paga cesserebbe la fornitura.

d) A prescindere da ogni motivo di indole politica, è interesse dell'Inghilterra mantenere le relazioni ,commerciali con l'Italia per ragioni economiche, e facilitarle con operazioni di baratto.

Come si vede l'intero problema poggia sul carbone, problema che l'Italia ha sollevato praticamente nel maggio 1939 indicando allora con i suoi aumentati acquisti le difficoltà incontrate per i suoi rifornimenti dalla Germania, difficoltà che con la scomparsa della Polonia dalla quale l'Italia acquistava circa 1/6 (2 milioni di tonnellate) del suo fabbisogno sono senza dubbio aumentate.

P":oposte inglesi.

Se noi prendiamo a scopo di studio i massimi previsti per il saldo passivo della nostra bilancia dei pagamenti e i massimi, previsti per le ordinazioni inglesi in Italia, osserveremo:

previsto un deficit di Lst. 12.000.000 (lire 960.000.000) l'Inghilterra propone: Valore totale delle ordinazioni

inglesi . . . . . . . . . Lst. 29.232.000 (2 miliardi 338 milioni di lire) Pagabili in contanti . . . . » 23.457.000 (un miliardo 876 milioni di lire) Pagabili con materie prime . » 5.775.000 (460 milioni di lire)

La proposta inglese trasformerebbe perciò un deficit previsto per Lire 860

milioni in un avanzo di Lire 916 milioni senza calcolare l'importazione di 460 mi

lioni di lire in materia prima, che porterebbe l'avanzo effettivo a Lire l miliardo

376 milioni.

Circa queste proposte occorre d'altra parte osservare che non tengono conto

dei 4 milioni di sterline perse per l'embargo sopra i prodotti itaHani. Per esempio

nella proposta inglese si prevede un acquisto di 4 milioni di sterline per prodotti

ortofrutticoli: il beneficio però è di soli 3 milioni, perchè un milione corrisponde

a quello fermato. Ma gli inglesi sembrano di avere in mente questi 4 milioni di sterline, perchè nell'a!l'ticolo 6 si dichiarano disposti a prendere in considerazione anche quegli altri acquisti di manufatti (vedi marmi, guanti, feltri, cotonate, tessili) che il Governo italiano possa desiderare di proporre.

Per la fornitura di materie prime in conto pagamento occorre rilevare che, benchè in parte destinate alle stesse forniture britanniche, i residui di lavorazione (circa 2/3 del peso complessivo) resterebbero come disponibilità alla industria italiana.

Altro vantaggio sarebbe la possibilità per il saldo sterline, valutato a circa l miliardo di lire, di acquistare nei Paesi agganciati alla sterlina materie prime desiderate dal nostro Governo e per le quali (art. 9) il Governo ingles·e si impegna di dare la licenza di esportazione.

In conclusione:

Il Governo italiano potrebbe rifiutare in tutto o in pait'te la proposta inglese a lasciare che il suo saldo in clearing sia passivo. Potrebbe anche saldare tale passivo con gli introiti in sterline, dollari e franchi francesi ottenuti mediante la vendita dello stesso materiale di guerra richiesto dall'Inghilterra ad altri paesi. In questo caso però sarebbe reso estremamente difficile per il Governo italiano ottenere le materie prime indispensabili perchè per queHe controllate dal Governo inglese o prodotte nell'Impero britannico mancherebbe la licenza di esportazione.

D'altra parte esaminando il valore delle materie prime importate per la nostra industria pesante e bellica e nell'ultimo quinquennio, quale pubblicato dal Bollettino Uffi.ciale di Statistica del Commercio di importazione e di esportazione del Regno d'Italia con gli altri Paesi si osserva che:

1938 1937 1936 1935 1934

(in migliaia di lire)

Minerali di ferro comuni,

scorie . 120.049 98.ll8 38.586 47.871 43.317 Ghisa, ferro, acciaio 765.ll4 798.025 377.938 483.223 362.216 Rame e sue leghe 376.269 478.695 239.651 2ll.337 157.053 Altri metalli comuni e loro

leghe 90.778 234.122 151.938 2ll. 228 100.077 Lavori diversi di metalli co

muni 18.370 21.704 12.682 18.438 15.699

l.370.580 1.630.664 820.795 972.097 678.362

Rapporto tra il presunto avanzo di L. 916.000.000: 66,86 % 56,25 % 110,92 % 94,35 % 135,26 % Per cui qualora il trattato di commercio suggerito venisse concluso il saldo previsto di Lst. 11.457.000 pari a Lit. 916.000.000 risolverebbe il problema va

lutario in misura del 66,86 % in confronto al 1938, del 56,25 % in cònfronto al 1937, del 110,92 % in confronto al 1936 (anno delle sanzioni), del 94,35 % in confronto del 1935, del 13'5,2.6 % in confronto del 1931.

N. B. -Queste percentuali potranno variare per le oscillazioni di prezzi rispetto a quote registrate per gli anni esaminati.

(l) Una nota premessa al testo dice: • Re.cato a S. E. il Ministro dall'Amb. Bastianini (febbraio 1940) •.

413

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 21. Ankara, lo marzo 1940, ore 13,10 (per. ore 16,45).

Per tagliare corto alle voci e campagna di circoli interessati tendenti a rafforzare la psicosi di guerra in Turchia ed ad accelerare i tempi del conflitto latente fra Mosca ed Angora, il Presidente del Consiglio 'ha ieri improvvisamente annunziato un suo radio-discorso alla Nazione per la stessa sera.

Il discorso, di cui ho trasmesso sunto con Stefani speciale, è nello stesso tempo una mes.sa a punto ed una presa di posizione. Il sig. Menemencoglu, che ho avuto occasione di incontrare ieri sera me lo illustrava aggiungendo che la Turchia si rifiuta di fare da trampolino ad imprese altrui o di diventare campo di battaglia per 'interessi non strettamente nazionali.

Le azioni anglo-francesi .sono qui oggi al ribasso. Sostanzialmente la linea politica della Turchia è quella tracciata nel mio telegramma n. 023 (l) partito con ultimo corriere.

414

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. CONFIDENZIALE 28. Berna, 1° marzo 1940, ore 13,22 (per. ore 18,30).

In via confidenziale Barcenas mi ha detto che il suo Governo lo ha invitato andare Berlino per prende·re contatti con Sumner Welles ma che egli ha rifiutato rispondendo che la progettata visita gli sembrava una indiscrezione e che non voleva presentarsi ai tedeschi ai quali, se avessero domandato che cosa farà la Spagna, non avrebbe saputo che cosa rispondere. Da Madrid si sarebbe risposto insistendo ma egli avrebbe ancora rifiutato. Crede che nessuno sarà mandato in sua vece.

415

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Mosca, 1° marzo 1940, ore 14,50 (pe1·. ore 16,20).

Mio telegramma in chiaro 103 (2). Già da diecina giorni Potemkin si era dato ammalato. Notizia ufficiale suo trasferimento per ragioni di servizio posto secondaria importanza nel Governo

Repubbliche Federali Russe, ha sorpreso questi circoli diplomatici perchè 'inattesa ed imprevtsta.

Caduta in disgrazia Vice Commissario del Popolo per gli Affari Esteri fa ritenere negli stessi ambienti prossimo richiamo Ambasciatori dell'U.R.S.S. Parigi e Londra che assieme a lui erano ultimi superstiti vecchia scuola Litvinov.

Non è stato nominato suo successore (1).

(l) -Vedi D. 401. (2) -Non pubblicato.
416

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 35 Gedda, lo marzo 1940, ore 19 (per. giorno 2, ore 0,30).

N o tizia pubblicata da giornale Ahram Cairo e radiodiffusa ieri da Stazione Bari circa grave contrasto scoppiato tra Iraq e Saudia viene ·confermata da notizia circolante Mecca.

A Mecca parlasi opposizione dell'Esercito Iraq al Governo di Nuri Said e alla sua azione in favore Gran Bretagna (in proposito mi riferisco al mio rapporto n. 149 del 2 agosto u. s.) (2).

Secondo notizie Mecca, ·contrasto sarebbe stato provocato, secondo intendimento inglese, da Iraq per mancata adesione Governo saudiano a politica filo-inglese di Nuri Said (mio rapporto n. 29 del 22 febbraio u. s.) (3).

Ibn Saud avrebbe lasciato Riad per supposta partita caccia, ma credesi si sia spostato per occuparsi meglio situazione miHtare. Emiro Feysal tratsferitosi da Mecca a Riad, dove è giunto avantieri, dicesi, per asststere sposalizio un suo figlio.

A Mecca pure corre voce Gran Bretagna avrebbe concentrato truppe inglesi e indiane di circa 70 mila uomini nell'Iraq per eventuale azione ·contro Russia oppure per rafforzare posizi<me Iraq rispetto Saudia.

417

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 161. Berlino, Jo marzo 1940, ore 20

Prime impressioni americane (dko americane) sulla visita di Welles e sui primi colloqui da lui avuti a Berlino sono nettamente sfavorevoli.

Ha colpito sopratutto freddezza con cui ospite è stato ricevuto, la quasi indifferenza a suo riguardo ed atteggiamento di ostentata superiorità con cui tedeschi lo hanno accolto. Si è osservato che sull'Hotel Adlon dove Welles risiede non è stata neppure issata bandiera amerkana mentre quella della Russia vi aveva sventolato per un mese per una semplice dele,gazione commerciale sovietica (sec·ondo tedeschi mancanza bandiera americana sarebbe dovuta ai fatto che visita non ha carattere ufficiale).

In secondo luogo, Ribbentrop benchè conosca perfettamente l'ingle•se, ha

tenuto a pa.rlare, durante tutto il colloquio avuto stamane con Welles, in te

desco (1). Infine, non è stato offerto a Welles un colloquio col Fi.ihrer, ma si è

atteso che egli stesso lo chiedesse.

Colloquio Ribbentrop-Welles -durato due ore e mezzo-durante le quali

ha parlato quasi sempre il Mintstro degli Affari Esteri tedesco.

Sul contenuto ·Conversazioni il Welles ha dichiarato di non poter fare

dichiarazioni, volendo riS'ei!'vare qualsiasi informazione per il rapporto che egli

farà al Presidente Roosevelt.

Ha tuttavia fatto conoscere che stamane sono state esaminate tutte le que

stioni attuali soltanto da un punto di vista generale, dservandosi di trattarle

a fondo domani quando vedrà Fi.ihrer.

Oggi alle 18 Welles è stato ricevuto da Weizsacker, che ha avuto incarico

di sollevare la questione del rito.rno in sede dell'Ambasciatore degli Stati Uniti

a Berlino. Domani mattina •alle 11 colloquio con Hitler.

Non sono previsti ricevimenti o festeggiamenti ufficiali. Welle1s si tratterrà

stasera Amba;;ciata Stati Uniti ospite dell'Incaricato d'Affari. Egli non appariva

troppo soddisfatto della sua giornata, ed alla domanda: «cosa farà stasera? »

ha semplicemente risposto: « and.rò a letto».

Sulle sue impressioni italiane il Welles ha· dichiarato soltanto di aver com

piuto a Roma un lavoro utile agli scopi della !SUa missione.

Ripeto che le notizie di cui sopra sono di fonte americana e giornalistica.

(l) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. III, cit., pp. 186-187.

(2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
418

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 162. Berlino, lo marzo 1940, ore 20,30.

In questi ambienti responsabili ha fatto buona impressione quanto stato detto a Welles durante colloquio romano.

419

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 211. Berlino, lo marzo 1940 (per. giorno 4).

Telegramma di V. E. n. 113 del 29 febbraio u. s. (2).

Da notizie di fonte seria, raccolte in que1sti giorni risulta che la Jugoslavia, oltre a 25 apparecchi da collegamento tipo Fieseler 156 (Storch) e a 50 apparecchi da ricognizione tattica Henschel 126 (tipo poco moderno), ha ordinato in Germania oltre 100 monomotori da caccia M-esserschmitt 109. Da fonte non tedesca risulterebbe che le consegne, specialmente degli apparecchi da caccia,

subirebbero gravi ritardi e che non supererebbero i 5 apparecchi da caccia al mese. Da parte tedesca si dichiara che la Germania si impone il sacrificio di privar:si di questo moderno materiale bellico aeronautico per avere prodotti necessari e soprattutto il rame che in altro modo non potrebbe ottenere dalla Jugoslavia.

Non risulta che la Grecia albbia ordinato alla Germania aeroplani da bombardamento; è nota invece un'ordinazione di cìrca 215-30 apparec-chi da ricognizione tattica Henschel 126.

(l) -Per il verbale di questo colloquio vedi Documents on German Foreign Policy 19181945, Series D, VIII, cit., DD. 640 e 641 e, da parte americana, SUMNER WELLES, The Time tor Decision, cit., pp. 92-99 e Foreign Relations of the United States, 1940, vol. I, cit., pp. 33-41. (2) -Riferimento errato: si tratta del T. 112 del 28 febbraio, vedi D. 398.
420

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33. Sofia, 1° marzo 1940 (per. giorno 5).

Sono stato stamane in udienza congedo dal Re.

Si è degnato esprimersi meco in termini estremamente calorosi e cortesi con vivissimo compiacimento circa risultati raggiunti durante mia mistsione Bulgaria per più stretto avvicinamento Bulgaria all'Italia che Egli tSi augura sempre più intimo. Ha voluto altresì personalmente rimettermi insegne massimo grado Ordine Merito Civile che peraltro in analcghe circostanze è stato concesso assai raramente per il passato ad altri inviati diplomatici esteri.

Mi ha dichiarato ineondizionata adesione politi.ca balcanica Italia; e mi ha fatto chiaramente comprendere desiderio Bulgaria mantenersi assolutamente estranea ·conflitto, senza solleva~re per ora questione rivendicazioni nazionali.

Egli ritiene queste possano venir ripre.sentate, e confida, almeno per quanto riguar:da la Dobrugia, con possibilità suceesso, soltanto a eonftitto risolto. Ogni altra transazione o stìpulazione nelle attuali congiunture eccezionali parteeiperebbe a Suo avv1so della estrema incertezza del momento e rischierebbe non essere risolutiva ai fini regolamento pace balcanica.

Sembra fiducioso possibilità mantenere pace Europa danubiana e balcanica, salvo minaccia soviettca ed eventuali reazioni britanniche che evidentemente lo preoccupano.

Circa recente crisi minilsteriale, mi ha confermato essere dovuta nota riluttanza Kiosseivanov governare con Parlamento. Crisi sarebbesi aperta 23 dicembre

u. 1S. quando, come segnalai con rapporto 2'8114 del 212 dicembre (1), alla vigilia elezioni Kiosseivanov avrebbe chiesto Sovrano esonera~rlo peso Governo non ritenendo oltre tutto poter sostenere ulteriori dissidi verificatisi in seno stesso Gabinetto.

Re Boris afferma aver fin da allru-a ·compreso insos.tenibilità posizione Kiosseivanov; ma aver desiderato rinviare accettazione sue dimissioni fin dopo elezioni per non dare in1pressione esautorarlo. Facendomi ampie lodi Kiosseivanov infatti Egli mi ha detto riservarsi usufruire ancora nel futuro suoi /Servizi.

Mi ha anche parlato a lungo di Bagrianov nel senso già da me ll'iferito con rapporto 2901 del 29 dicembre (2). Suoi aecenni necessità impostare basi Go

verna su larghe adesioni programmatiche e non come attualmente su consensi individuali politica gabinetto, indicherebbero nuovo indirizzo politica larga base popolare di cui dovrebbe essere istrumento Bagll'ianov, e potrebbero rivelare cause reali più profonde ultima crisi Governo. In sostanza, pur rendendosi conto rischi insiti tentativo Bagrianov ricostituire gruppi agrari, Sovrano non patre alieno dal ·considerare formazione raggruppamento politico orientato su masse agrarie Paese.

Questa e non altra sarebbe secondo Kiosseivanov che ho visto questi giOII"ni, ragione sostanziale crisi. Antico Presidente del Consiglio che ho trovato oltremodo amareggiato mi ha espresso sua profonda preoc·cupazione tale indirizzo ad intempestivi esperimenti con Governo politicamente debole, autorità sovrana scoperta di fronte opinione nazionale, peil"sonalità Bagrianov inadatta organizzare e dirigere politicamente maSise, tutto ciò in momento internazionale estremamente difficile che richiederebbe indiscusso prestigio autorità governo. Ritiene opinione pubblica specie province assai dtsorientata, scosso prestigio nazionale e suscitate diffidenze altri Stati balcanici, cui stato d'animo dopo mutamento questo Governo attribuisce anche sopravvenuta riserva nella condotta romena verso Bulgaria già ultimamente atteggiata a manifeste tendenze conciliative.

Kiosseivanov mi ha detto non solo esseil"si sforzato non atteggiarsi a contrasto con nuova tendenza politica Sovrano, ma anzi essersi impiegato attenuare turbamento sorto in seno maggioranza costituitasi come noto nei comizi elettorali ,sulla base adesione politica proprio governo. Egli è sempre pronto riprendere redini Governo in perfetta coerenza propria politica interna ed estera e lealtà al Sovrano. Ritiene peraltro che con· immancabili procedimenti demagogici cui sarebbe costretto nuoYo indirizzo politico, tempo è destinato lavorare suo :favore facendolo vieppiù apparire sostanziale elemento ordine e autorità nel Paese.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
421

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 31. Bucarest, lo 'I'JUlrzo 1940 (per. giorno 5).

Nel corso di una conversazione amichevole ho avuto occasione di parlare con questo Ministro di Germania della situazione militare della Romania. Il sig. Fabricius mi ha detto che il Reich continua ad invia·re in quetSto paese numerose forniture di armi e di aeroplani ma che ciò malgrado l'efficienza bellica delle forze armate il"Omene per lo spiri-to generale, la cattiva organizzazione e l'incapacità dei quadri rimane -secondo il giudizio suo e dei suoi consiglieri militari -ad un livello molto basso.

Nell'ipotesi pertanto di un conflitto armato coi Sovieti il sig. Fabricius ritiene ·che l'esercito romeno non avrebbe quasi nessuna possibilità di resistere.

Il Ministro di Germania si è peraltlro mostrato convinto che tale pericolo, se pure esiste, è quanto meno remoto, e mi ha lasciato intendere che tale sua persuasione, è condivisa dal Ministro Esteri germanico ed è fondata sull'azione che il Governo del Reich avrebbe svolto presso quello sovietico per fargli com

prendere il proprio interesse alla conservazione della integrità romena ed in genere della pace nel sud-est europe.o.

Come Vi ho altra volta riierito, il sig. Fabricius si è ~empre manifestato favorevole ad una politica diretta alla conservazione della sostanziale integrità territoriale della Romania, anche in confronto delle lfivendicazioni ungheresi.

422

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33. Bucarest, 1° marzo 1940 (per. giorno 5).

Parlandomi confidenzialmente delle relazioni ungaro-romene, questo Ministro di Germania mi ha detto avere il suo Governo ricevuto assicurazioni da quello di Budapest che l'Ungheria si asterrà dall'intraprendere azioni militari contro la Romania, riservando ,solamente la propria libertà d'azione nelle due segue-nti ipotesi:

l) che un regime bolscevico venisse instaurato in Romania; 2) che il Governo di Bucarest procedesse a cessioni territoriali a favore della Bulgaria o della Russia.

423

L'ADDETTO MILITARE ED AERONAUTICO AD ANKARA, ZAVATTARI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 519 (1). Ankara, 1° marzo 1940.

Questa mattina mi ha fatto visita il nuovo addetto milita.re e aeronautico dell'U.R.S.S. in Turchia, col. Mickhail Koutouzov. Ritengo che egli, che era giunto in Ankara il 2'8 gennaio e sino ad ora non mi aveva fatto vi,sita, si sia deciso dietro consiglio di questo addetto militare di Germania (col. Rohde), con il quale sono in relazione di :stretto lavoro e di cordiale amicizia.

Si è fermato da me oltre un'ora e mezzo ed abbiamo avuto una conversazione interessante. Egli non parla che il russo. Ha cominciato a pa-endere lezioni di francese, ma non riesce ancora a mettere insieme una frase. La conversazione si è svolta quindi a mezzo del maggiore russo che lo accompagnava, che è in Turchia da oltre 7 mesi quale addetto all'Ambasciata, che è assai svelto, intelligente e che parla un francese corretto.

Il colonnello è sui 40 anni. Persona seria, equilibrata, precisa, riflessiva. Proviene dalla cavalleria ed è stato anche ·comandante della scuola di cavalleria russa.

In sintesi posso segnalare sul ·colloquio quanto segue:

la Germania non ha interesse a turba.re la pace dei Balcani;

-!'U.R.S.S. non intende attaccare nè Romania nè Turchia;

-Francia ed Inghilterra, ma specialmente quest'ultima, per gli interessi

che ha in questo scacchiere (Palestina, Egitto, Sudan, Iraq, India), rafforzano

sempre più i loro contingenti in questa zona.

-Ritiene che il corpo Weygand sia sui 150.000 uomini e le forze Palestina

sui 50.000;

-ci sono in tutto questo 1scacchiere molti aerei alleati.

-La Turchia non desidera la guerra; essa nulla ha da guadagnare e vuole

essere in buone relazioni ·con l'U.R.S.S.;

-anche se Francia ed Inghilterra le hanno promesso qualcosa nel Caucaso

la Tt11rchia sa (nel caso molto favorevole che la lo'tta si risolves:se a suo favore)

che alla resa dei conti gli alleati si ·terrebbero invece quello che oggi promet

tono di dare.

-La Turchia non è oggi militarmente pronta;

-essa si è però in questi ultimi tempi molto rafforzata e ora cerca di

sottrarsi all'amplesso franco in·glese.

-Nessuna ingerenza sino ad oggi degli alleati nello stato maggiore turco;

-vi sono vari franco-inglesi in Turchia, ma unicamente come « rappre

sentanti tecnici » degli Stati fornitori di materiale bellico; appena i turchi si

saranno impratichiti li manderanno via al più presto.

-In Tracia la linea fortificata Cakmak ed appendici è sinora po·co organizzata; è in tevra con poche piazzuole in cemento per mitragliatrici ed artiglierie; detta linea proseguirebbe in Grecia alla frontiera bulgara.

-Dalla frontiera russa è assai difficile avere notizie; alla mia osservazione che l'U.R.S.S. può facilmente servirsi dei curdi ed armeni avversi alla Turchia mi ha risposto che sta appunto organizz·ando il servizio in tal senso; è al corrente di ammassamenti turchi alla frontiera del Caucaso; ritiene tra•scurabili le opere fortificatorie sinora costruite in tale zona.

-Non vi sono truppe franco-inglesi sino ad oggi in Turchia;

-l'aviazione turca è deficiente per piloti;

-la Tu;rchia manca di benzina e tale problema è veramente serio per la sua efficienza bellica;

-la Tur·chia ha una scarsa e deficentissima difesa antiaerea; alla mia osser

vazione ·che da Sebastopoli l'U.R.S.S. può arrivare su Istambul con facilità ha

risposto che non comprende come spe.cialmente Istambul, che è appunto la più

esposta, :sia ancora così disorganizzata in tale campo.

-Francia ed Inghilterra hanno fatto dislocare alla Turchia pezzi antiaerei nella zona di Smirne perchè certo si vogliono servire della ottima base navale di Cesme e la vogliono ben protetta;

-la Turchia non permetterà che le flotte franco-inglesi entrino nel Mar Nero se non in caso di aggressione russa.

-La posizione della Germania, politicamente, militarmente e spiritualmente saldi:ssima, è sempre più sicura. Essa è alimentata economicamente da tutti i suoi vicini (Paesi baltici, U.R.S.S., Balcani, Italia); non le manca quindi nulla e può resistere per molti anni al presunto assedio economico. Sono perciò gli alleati che, nonostante la propaganda, si trovano in condizioni meno buone, che devono decidersi a fare qualcosa. Ma dove? dalla linea Maginot: non certo -al nord: «troveranno noi » -al sud: « noi e voi » -ed allora?

(l) Non è stato possibile precisare con quale Telespr. l'Ambasciatore ad Ankara, abbia trasmesso a Palazzo C_higi, la copia di questo documento, ricevuta per conoscenza.

424

L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI A ROMA, PHILLIPS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 1° marzo 1940.

Referring to my letter of February 1.2,, 1940 (1), and to the oral 1reply thereto which was ·Communicated to Mr. Reed by Mr. Prunas on February 19 (2). I am now requested by the Secretary of State to inform Your ex·cellency that the Department of State is awaiting un'ti! the vall"ious Governments to whom similar .communications were sent shall have ireplied. Uvon the receipt of these replies, my Government ·contemplates a f].lrther communication based on considerations o:f their nature.

425

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 149. Tokio, 2 marzo 1940, ore 6 (per. ore 21,55).

Mi si smentisce notizia apparsa nella stampa americana di un patto segreto nipponico inglese.

426

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37. Shanghai, 2 marzo 1940, ore 6 (per. ore 23,40).

Da conversazioni diplomatici stranieri e commissionari (3) italiani che hanno percorso la Cina nazionale e ne sono ritornati questi 1giorni, desumo le seJiuenti notizie:

l) Chiang Kai-shek ed i Soong, nella sicurezza di poter rimanere neglt attuali confini, sarebbero decisi a resistere ad oltranza, sopratutto per perpetuaN loro vantaggi e posizioni personali;

2) sul Generalissimo pesa decisiva l'influenza di Stalin per la considerazione che la Russia potrebbe essere la sola domani in grado di fornire aiuti effettivi e di tenere aperte le ~1ltime vie di rifornimenti.

Tuttavia Chiang Kai-shek, in ·conversazioni confidenziali continuerebbe a mostrarsi contrario alla dottrina bolscevica ed affermerebbe che riprenderebbe a combatterla se potesse domani riacquistare indipendenza politica.

Già per suo interessamento sorgerebbero società segrete anti-comun~ste ma il controllo di Mosca diviene sempre più esteso e più duro specialmente nelle provincie del nord-ovest.

Ministro di Turchia ha dovuto rinunziare a recarsi nel Turkestan cinese a visitarvi elementi di origine turca per non ammettere principio che autorizzazione dove:sse essergli accordata eia Mosca;

24 -Do.ct,menti diplomatici · Serie IX · Vol. III.

3) la ~resistenza fisica ed economica del paese è organizzata con ammirevole tenacia sviluppando con mezzi antiquati e moderni le preziose ed enormi risorse del suolo. La resistenza morale è nutrita da una propaganda intensa di stile russo-americano : ogni villaggio ha un capo che su direttive del centro catechizza periodicamente contadini ed operai;

4) l'esercito, eccezione fatta :per circa 40 diviJSioni scelte, II"imane un agglomerato che stenta a prendere forma. È male nutrito e peggio vestito, ma la sua massa è divenuta più pesante in seguito all'esperienza del combattimento. Le armi .sono ,sempre più numerose e migliori; Chung king funziona con regolari mitragliatrici, fucili, cartuccie.

Il Generalissimo dichiara che per le azioni di guerra improvvise e fluide,

che egli ha adottate le artiglierie non gli sono indispensabili;

5) resta la difficoltà delle comunicazioni. Tardi i giapponesi hanno compreso che H bombardamento decisivo delle comunicazioni ferroviarie di Chung king con l'esterno, valeva assai più di tante azioni vittoriose ma sterili e del bombardamento di obiettivi militari i cui risultati sono stati sino oggi scarsLssimi.

Il presente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (1).

(l) -Vedi D. 295. (2) -Vedi D. 340.

(3) Sic.

427

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38. Shanghai, 2 marzo 1940, ore 6 (per. ore 23,40).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2).

L'interruzione della linea ferroviaria del Yunnan ha provocato come principale .risultato una carestia grave di combustibile. Motonavi sono ferme sullo Yang tze per mancanza di nafta, la vitale attività camionale si rarefà per mancanza di benzina. Le già scarse importanzioni ed esportazioni ne sono intaccate profondamente; ma per esse tuttavia la caratteristica vitalità cinese trova le vie più impensate. Come la Cina degli antichi Sung, ·così la Cina dei Soong attuali si collega al mondo esterno con interminabili .file di coolies fitte ed operose come formiche, la cui mortalità regola~rmente è supe·riore a quella delle truppe. Da ogni parte nugoli di sampang arrivano a porti nell'interno del paese (nascosti in sacchi pronti ad essere affidati alla corrente del fiume) merci giapponesi ed americane.

Così Cina nazionale vive e si propone di vive·re per anni ed anni giocando tutto sulla stanchezza di Tokio e sulle incognite del conflitto europeo; essa non vuole credere a Wang Ching-wei e svaluta portata del suo movimento perohè convinta che non potrà ottenere mai appoggio Germania e che S.tati Uniti d'America lo ostacoleranno accanita!Dente oltre che ·con le armi, con l'economia, continuando ad intimidire il Giappone tuttora troppo sensibile e titubante. Sulle piazze dei principali centll'i della Cina nazionale sono state erette statue di ferro

che rappresentano Wang Ching-wei e la moglie in ginocchio, bollati come traditori a loro perenne infamia.

Ma in molti di tali centri vi è chi tuttora ritiene che non tutti legami tra Chiang Kai-shek ed il suo ex collaboratore siano oggi spezzati e che un invisibile filo conduttore rimanga: che un giorno quando le circostanze apparissero favorevoli esso potrebbe rendere possibile intesa per pacifìcazione di tutta la Cina e per arginare penetrazione sovietica; e si vuole ricordare che nell'anno 1928 era Chiang Kai-shek che sulle piazze ell"a .rappresentanto nel ferro come il traditore della patria.

(l) -Vedi D. 427. (2) -Vedi D. 426.
428

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 5032 P. R. Roma, 2 marzo 1940, ore 8. Secondo notizia pubblicata dal Popolo di Roma il Nunzio Apostolico a Berlino inizierà il 2 marzo su invito del Governatore Generale, una visita ai territori polacchi occupati dal Reich. Questa visita sarebbe interpretata negli ambienti bell"linesi, -insieme al discorso pronunciato dal dott. Franck a Radom -come una svolta decisiva nella progressiva normalizzazione della situazione dei territori ex polacchi.

PregaVi controllare consistenza notizia e riferire dettagliatamente in proposito.

429

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 25. Santiago, 2 marzo 1940, ore 10,46 (per. ore 21). Da fonte molto seria mi ~ stato assiCUII"ato che nel dicembre scor:so il Governo Stati Uniti d'America avrebbe offerto a quello del Cile dena·ro, armi (soprattutto navi ed aeroplani) ed assistenza tecnica per provvedere in maniera

efficace alla difesa dello stretto di Magallanas. Scopo dell'offerta del Governo Washington sarebbe stato quello di preseil"varsi questa via di comunicazione nel

• caso di un suo intervento nella guerra e di una possibile inutilizzazione del Canale di Panamà. Presidente della Repubblica cilena prima di rispondere avrebbe consultato Commissione degli Esteri del Senato la quale si sarebbe mostrata contraria. Offerta sarebbe perciò stata ll"ifiutata. Subito dopo offerta nord-americana, Governo tedesco, avutone forse sentore, avrebbe chiesto al Governo cileno la promessa che esso sarebbe in ogni caso rima:sto neutrale durante tutta la durata della guer:ra anche se questa avesse dovuto coinvolgere Stati Uniti d'America.

Nel fare la sua richiesta il Governo di Berlino per influenzare risposta cilena avrebbe affermato che identica promessa aveva ottenuto da Italia e da Giappone. Anche richiesta tedesca srurebbe stata respinta da questo Governo che avrebbe risposto di aver già dichiarato la sua neutDalità allo scoppio delle ostilità in Europa e di non essere disposto fare di più, convinto che in nessun caso Cile sarebbe coinvolto nella guerra.

Il mio informatore mi ha detto di aver ottenuto le due informazioni da uno dei membri della Commissione degli Esteri del Senato.

430

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 154. Parigi, 2 marzo 1940, ore 15 (per. ore 18,35). Comunico V. E..seguente telegramma S. E. Giannini: «Francesi hanno insistito per ristabilire dèaring. Dopo ripetute mie opposizioni sembrano disposti mantenere attuale accordo pagamenti con gentlemen agreement che non utilizzeremo franchi disponibili che in sterline, e, soltanto previo accordo, in altre div~se. UtiUzza,zione sterline rende necessario assenso inglese che abbiamo chiesto Rodd di passaggio per Parigi e che si è riservato dare Londra risposta per lunedì. Dopo conversazione Rodd tanto questi quanto Alphand mi hanno chiesto lasciare assistere Rodd seduta per il cruso che vi fossero altre questioni che potessero interessarlo. Ho opposto netto rifiuto di

chiarando .che ero venuto con intesa per accordo itala-francese e non intendevo fare accordi a tre :..

431

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 151. Tokio, 2 marzo 1940, ore 18 (per. ore 23,40). Secondo odierno Nichi Nichi Italia appare unica potenza che segua Giappone nell'appoggio a Wang Ching-wei mentre Germania si mostra titubante. Vi è differenza nell'amkizia giapponese verso Italia e verso Germania. Gabinetto non sembra considerare alla .stessa stregua i suoi rapporti ·con Italia e quelli con Germania. Ambasciatore Rotta che è consigliere non ufficiale di Arita, mi diceva giorni fa di continuare adoperarsi per maggior riavvicinamento nostri due paesi•. Se-, condo lui difficoltà grave consiste nel fatto che riarvvicinamento con l'Italia fu iniziato quando accedemmo al patto anti-comunista. Da allora opinione pubblica giapponese ·si è abituata mettere sempre insieme Italia con Germania sicchè Italia ha dovuto sopportare, sia pure in parte, risentimento giapponese per tradimento tedesco. Egli tuttavia continua far propa.gan9a nel Ministeil"o degli Affari Esteri e fuori per separare nel pensiero giapponese questi due paesi ed è sicuro che un poco alla volta suoi connazionali sapranno distinguere tra i due paesi in modo da potersi seguire qui una politica di più stretta intesa con l'Italia senza che ciò faccia subentrare analogo contegno anche verso Germania.

Ma occorre pazienza perchè tali mutamenti di opinione richiedono tempo in Giappone.

432

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 165. Berlino, 2 marzo 1940, ore 20. A sua richiesta ho visto oggi, per circa un'ora, Welles. Egli ha tenuto a sentire la mia opinione sulla situazione generale. È inutile dire che nel rispon·dere mi sono ispirdo ai concettt di cui all'appunto inviatomi da V. E. sulla conversazione del Duce. Sui suoi incont.ri qui e specialmente •su quello di stamane con il Fiihrer, Wel1es ha premesso di non potere, per l'impegno presone, riferire espressamente alcune delle co·se dettegli. Egli ha tuttavia tenuto a dkhiarare, autorizzandomi ad informarne V. E., che le conversazioni avute lo lasciavano nel complesso, per quanto non del tutto, ottimista. Quanto alla sua vi:sita a Roma, egli se ne è most.rato --sinceramente e senza ri-serve -entusiasta, dicendo che la ·sua missione non poteva itniziarsi meglio nè sotto migliori auspici che con le conversazioni avute con il Duce e V. E.

E una volta compiuto il suo viaggio, Egli guardava al suo ritorno a Roma e alle nuove conversazioni che avrebbe avuto colà, come alla maggiore garanzia di successo per gli ulteriori sviluppi dell'opera sua. Welles si \ è espresso al

rigua.rdo in modo da far comprendere che egli si ripromette da.Ua sua missione, una volta terminata la sua fase iniziale e dopo fatto il suo rapporto al Presidente Roosevelt, sviiluppi rapidi e costruttivi e ciò in piena, fidente collaborazione fra ,gli Stati Uniti e Italia.

433

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, AURITI, ED A SHANGHAI, TALIANI

T. 57 R. (1). Roma, 2 marzo 1940, or:e 22,30.

Questo Ambasciatore del Giappone comunica che suo Governo non avrebbe ancora deciso :se convenga da parte sua procedere senz'altro al riconoscimento del nuovo Governo Wang Ching-wei subito dopo la sua proclamazione (prevista per il prossimo aprile) o se convenga piluttosto attendere, prima di procedervi, il breve tempo neceo:;:ario ad accertare la sua vitalità e consistenza.

Ha aggiunto che egli si :riserva comunque di comunicarci, appena possibile, le dedsioni definitive che il sno Governo riterrà di adottare in proposito ed ha fatto presente opportunità di concordare fra Roma e Tokio un comune atteggiamento al riguardo.

Questo Ministero si è limitato a prendere atto di tale comunicazione.

Quan!o p.recede per Vostra informazione.

J73

(1) Il numero di protocollo particolare per Tokio è 48, per Shanghai 29.

434

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 1967. Berlino, 2 marzo 1940 (1).

Appena ricevuta la Tua n. 1/0138() del 216 febbraio u. s. (2) io ho chiesto di vedere Weizsiicker e, dopo aver parlato delle conversazioni romane di Welles, gli ho domandato se nulla sapesse di una prossima risposta del FUhrer al Duce..

Weizsacker mi ha risposto di no, tanto più che Ribbentrop era ritornato allora allora in ufficio dopo oltre un mese di assenza e cominciava appena a riprendere contatto con le diverse questioni.

lo allora l'ho autoriz;zato a riferire a Ribbentrop che, a titolo personale, incominciavo a preoccuparmi della impressione che ulteriori ritardi nella risposta potrebbero fare a Roma, tanto più data l'importanza, e ormai l'urgenza, della materia.

Weizsiicker mi ha promesso di prendere la prima occasione opportuna per far presente tutto questo al suo Ministro.

Un ulteriore esame della situazione, condotto anche attraverso altri, mi fa tuttavia ritenere che nella situazione stessa si sia ormai infiltrato un elemento nuovo, quello della missione Welles. Mi pare difficile che il FUhrer risponda in maniera definitilva al Duce senza prima essersi ocientato circa i possibili sviluppi della missione Welles. Frattanto, :sono indotto a credere che qui non ci sia desiderio di precipitare la famosa offensiva e ciò anche perchè i danni del disgelo sembrano non inferiori -persino sulle fortificazioni -a quelli del ,gelo.

D'altra parte, a rettifica di quanto ·io ebbi a dire in altra mia, la prima smentita data ad un possibile viaggio di Ribbentrop in Italia non mi viene confermata. Se una simile ipotesi si dovesse avverare essa potrebbe allora essere messa in relazione anche con la risposta al Duce, in quanto probabilmente Ribbentrop potrebbe essere incaricato di portarla egli stesso. Non so cosa personalmente Tu penseresti di una soluzione simile. Desidero però chiarire che, finora, navigo in materia tra le ipotesi.

Comunque, è inutile dirTi che continuerò a seguire, più che mai, la cosa (3).

435

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1976/625. Berlino, 2 marzo 1940 (per. giorno 6).

Telespresso della R. Ambasciata n. 1690/544 del 23 febbraio u. s. (4).

In questi ambienti politici si dimostra compiacimento per il discorso radiotrasmesso dal Presidente del Consiglio turco Refik Saydam. Si osserva che la Turchia lascia scorgere un contegno verso la Germania «più neutrale » che nei

primi mesi della guerra, e che, rilevando come da parte russa non vi siano finora ind~zi di propositi aggressivi contro la Turchia, Refik Saydam ha per la prima volta contraddetto le note voci fatte circolare da Parigi e Londra (1).

Il Sottosegretario agli Esteri, Woermann, accennando a quanto sopra, si .è rilferito all'interpretazione !Sulle nuove misure turche da lui datami il 23 febbraio, che coincide sostanzialmente con le attuali dichiarazioni di Refik Saydam. Aggiungo che queste sono presentate con favorevole rilievo dalla stampa tedesca e brevemente commentate come una riaffermazione della volontà turca «di un'ampia autonomia nella sua politica estera», in contrapposrzione a tutte le manovre inglesi nel Mar Nero e in Asia.

A Berlino si rileva infine che da qual:che tempo la stampa turca ha sospeso i diretti attacchi contro la Germania.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 392. (3) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (4) -Non pubblicato.
436

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE

NOTA VERBALE S. N. Roma, 2 marzo 1940.

Il Governo Fa:scista si riferisce alla comunicazione del Governo Britan.nico (2) secondo la quale ogni nave con carico di carbone di provenienza germanica che lasci il porto di caricamento dopo il 1° marzo corrente è soggetta a misure di controllo.

Di fronte a ta·le misura, che lede gravemente gli interessi italiani, il Governo Fasdsta rinnova nei termini più fermi le proteste e le riserve da esso già formulate per i principi ai quali si informano le disposizioni del Governo Britannico relative alla guerra economica e per i modi nei quali es:se vengono applicate nei riguardi degli Stati non belligeranti.

I provvedimenti adottati dal Governo Britannico in questo campo appaiono e son contrari alla lettera e aùlo spirito della legge internazionale che stabilisce entro 1imiti ben definiti i diritti dei belligeranti per salvaguardare gli interessi .dei terzi Stati e la libertà del loro legittimo commercio.

Avuto riguardo delle norme interna·zionali in vigore è manifestamente abuiliva la pratica invalsa di sottoporre a un controllo, spesso vessatorio, tutto il traf.iìco marittimo dei Paesi non beUigeranti, esigendo da ·esst una documentazione onerosa ed eccessiva non compatibile ·con la normale segretezza delle ·contrattazioni commerciali, elevando a norma il dirottamento con una sosta, spesso prolungata [di giorni e settimane] delle navi nei porti di controllo, causando danni gra

vissimi all'armamento, aHa regolarità dei servizi ed allo svolgimento dei traffici e con risultato di ostacolare, limitare e spesso paralizzare i rifor_ni:menti dei Paesi non belligeranti [con immediate e dirette ripercussioni sulle industrie e .sull'occupazione operaia].

Le disposizioni in atto sulle merci dichiarate di contrabbando eliminano praticamente la distinzione tra contrabbando assoluto e quello condizionale, in

aperto contrasto con la legge internazionale, che su tale distinzione ha basato la possibilità di assicurare i normali scambi per le esigenze della vita civile.

Il prelievo dei sacchi postali in alto mare e i modi nei quali viene praticato il controllo sulla co.rrispondenza in essi contenuta [anche se da italiani a italiani] costituisce una flagrante violazione del segreto postale che la XIa Convenzione dell'Aja del 1907 ha inteso esplicitamente .di garentire.

Sopratutto incompatibile coi principi fondamentali del diritto internazionale

'e in particolare con la dichiarazione di Parigi del 16 aprile 18,56 è il provvedimento del 28 novembre u. s. che colpisce le esportazioni di merci germaniche a destinazione di Paesi neutri. Qualunque siano i motivi,, per i quali si è ritenuto di adottare tale misura, essi non potrebbero in alcun ca:so legittimare la menomazione dei diritti delle Potenze non belligeranti. Il provvedimento predetto presenta d'altro canto una gravità eccezionale dal punto di vista delle sue dpercussioni economiche, in quanto la sua applicazione turba profondamente il meccanismo degli scambi internazionali, sopprime delle fonti di rifornimento e riduce le possibilità di produzione degli Stati non belligeranti.

In particolare il Governo Fascista tiene a porre nella maggiore evidenza l'illegittimità e la .g.ravità della decisione presa dal Governo Britannico di sottoporre a misure di controllo le importazioni in Italia via mare del carbone di provenienza germanica, tanto più ·che il Governo Britannico conosce come il carbone in questione risponda ad una necessità inderogabile per la vita e il lavoro del popolo italiano. In tali condizioni, la misura adottata dal Governo Bdtannico è tale da [turbare e] compromettere le relazioni economiche e politiche tra l'Italia e la Gran Bretagna quali furono stabilite dagH Accordi del 16 Aprile 1938.

Il Governo Fascista, mentre rinnova la sua formale p.rotesta, intende precisare sin da questo momento [i ·dati .e gli elementi di fatto del] la situazione, per le responsabilità inerenti <: un ulteriore sviluppo della medesima (1).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 638.

(2) Vedi D. 359.

437

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 2 marzo 1940.

In the last few days have been summarised in the British press articles from the Italian press on the question of German coal supplies by sea fo.r Italy giving the impression that the decision of His Majesty's Government to subject this coal to export contro! i,s a reprisal for Italy':s refusal to conclude a satisfactory trade agreement with them.

Even though it may be scarcely necess2.ry to do so Sir Percy Loraine is happy to tell Count Ciano at the request of Lord Halifax, that these articles completely misrepresent the attitude of His Majesty's Government. As Count Ciano is well aware, the latter have never challenged Italy's right to refuse to

sell them certain categories of goods nor has ~t ever been their intention to use the decision to stop German coal shipments as a means of pressure in these or any other negotiations; and that they did in fact postpone application of the export contro-measures for a long time in order to make it easier for Italy to mE·et the resulting situation, and aHhough they risked the accusation of discrimination in rtaly's favour.

Count Ciano will also readily appreciate that His Majesty's Government have the duty to use every legitimate means to defeat their enemy; but within this limitation they desire to arrange their commerciai and economie relations with Italy in a manner that shall be satisfactory to both tSides.

Lastly, Count Ciano will certainly understand that the publication of articles such as that in the Telegrafo of February 27th are bound to create an unfortunate impression in the United Kingdom ina-smuch as they g1ve a distoll'ted picture of the present position and in the case quoted actually contain thinly veiled threats against the United Kingdom wh'ich are certainly not conducive to the atmosphere of friendly objecti:vity and res:pect for mutuai interests in which His Majesty's Government have throughout sought to conduct these negotiations (1).

TRADUZIONE

In questi ultimi giorni la stampa britannica ha riassunto r:tlcuni articoli della stampa italiana relativi alla questione della fornitura via mare di carbone tedesco all'Italia, articoli che danno l'impressione che la decisione del Governo di Sua Maestà di sottoporre questo carbone al controllo sull'esportazione sia una rappresaglia contro il rifiuto dell'Italia di concludere con esso un accordo commerciale soddisfacente.

Per quanto ciò possa sembrare superfluo, Sir Percy Loraine è lieto di dire al Conte Ciano, su richiesta di Lord Halifax, che questi articoli falsano completamente l'atteggiamento del Governo di Sua Maestà. Come. è ben noto al Conte Ciano, il Governo Britannico non ha mai messo in discussione il diritto dell'Italia di rifiutare di vendere ad esso certe categorie di merci, nè è stnta mai sua intenzione di valersi della decisione di apprestare l'invio di carbone tedesco ccme mezzo di pressione in questo o in qualsiasi altro negoziato; e che esso, di fatto, ha a lungo differito la applicazione delle misure di controllo sull'esportazione allo scopo di rendere più facile all'Italia di far fronte alla situazione che ne risulta nonostante che esso rischiasse l'accusa di un trattamento discriminatorio a favore dell'Italia.

Il Conte Ciano si renderà anche facHmente conto che il Gm·2rno di Sua Maestà ha il dovere di usare ogni mezzo legittimo per sconfiggere il suo nemico; ma entro questi limiti esso desidera di stabilire le sue relazioni commerciali ed economiche con l'Ital'a in un modo che sia soddisfacente per entrambe le parti.

Infine il Conte Ciano certamente comprenderà che la pubblicazione di articoli come quello apparso sul Tel€grafo del 27 febbraio è necessariamente destinata a creare una impressione penosa nel Regno Unito in quanto essa dà un quadro ùeformato della presente posizione e, nel caso menzionato, contiene effettivamente minacce appena velate contro il Regno Unito, che certamente non sono tali da condurre a quell'atmosfera di amichevole obiettività e di rispetto per i reciproci interessi in cui il Governo di Sua Maestà ha sempre cercato di condurre questi n·:>goziati.

(l) Le parola tra partentesi quadra sono aggiunte autografe di Mussolini.

(l) Il presente docum<'nto reca il visto di Mussolini.

438

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 83. Helsinki, 3 marzo 1940, ore 1,15 (per. ore 4,15).

Corre voce qui che questo Quartiere Generale sempre più preoccupato situazione si sarebbe piegato accettare offerta Alleati e che 15.000 volontari polacchi starebbero lasciando Francia diretti a Narvik donde sarebbero avviati sollecitamente in Fimlandia.

Questo Ministro di Germania mi ha lasciato capire che notizia, se vera, non potrebbe non avere ripercussioni, giacchè numero così rilevante non passerebbe inosservato.

439

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 1990/63,2. Berlino, 3 marzo 1940 (1).

Trasmetto qui unito il riassunto delle conversazioni svoltesi ieri tra. il Fiihrer .e Sumner Welles (2) -farttomi avere ieri sera alle 23 da Weizsackeraccompagnato dalla traduzione italiana, in triplice esemplare, compilata a cura di questa Ambasciata.

Trovo il documento abbastanza moderato nella forma, mentre nella sostanza non vi trovo alcun indizio di concessioni e quindi possibilità di effettivo riavvicinamento.

È da tenere conto peraltro che il contegno della Germania, anche per il fatto che è la IJ!l'ima potenza belligerante sondata da Welles, è guidato dalla preoccupazione di non dar prova di debolezza. Ciò spiega in buona parte l'atteggiamento del Fiihrer.

Mettendo a confronto il riassunto della conversazione con l'impressione riportatane da Welles, che ieri ho telegrafata, devo dedurre che il senso di temperato otti:m~smo manifestato dal Sottosegretado americano si basi, più che sulla sostanza delle cose dette da Hitler (la cui esposizione, evLdentemente, non ha fatto peraltro cattiva impressione) sul preciso proposito americano di fare qualcosa in ogni caso.

Desidero dire che questa è anche l'impressione, per quanto non ufficialmente espressami, dei cilrcoli vicino al Ministro degli Esteri del Reich. Essi ll'itengono che Roosevelt intenda in ogni modo intraprendere qualche cosa. A seconda dei risultati più o meno promettenti raccolti da Welles nelle visite alle Capitali dei Paesi belligeranti, tale aztone americana potrebbe manifestarsi o in semplici conversazioni diplomatiche o con una formale proposta di mediazione. Ma su una iniziativa americana si conta.

Da quanto mi ha detto Welles qualche manifestazione americana, in base al suo viaggio, dovrebbe avvenire negli ultimi di marzo, perchè lo stesso Welles mi ha indicato il 1° aprile come l'ultima safe date per compiere un tentativo di soluzione pacifica (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non pubblicato. Per il verbale della conversazione vedi Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 649 e, da parte americana, SUMNER WELLES, The Time tor Decision, cit., pp. 102-109 e Foreign Retations of the United States, 1940, vo!. I., cit., pp. 43-50.
440

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 84. Helsinki, 4 marzo 1940, ore 11,27 (per. giorno 5, ore 10,40).

Mi riferisco al mio telegramma n. 81 (2).

Nuovi successi locali Finlandia Nord Ladoga con annientamento della 36a Brigata Carri d'Assalto ed ingente bottino di guerra relativo non distrae .attenz1one generale pola'rizzata verso fronte Viipuri ed in attesa di conoscere se perdita della città non obbligherà Quartier Generale finlandese rettificare tutto suo schieramento tSull'Istmo. Ciò condurrebbe ad abbandono Taipale (ca.posaldo sinistro che da settimane resiste vittoriosamente ai replicati colpi d'ariete sovietici) e dell'importante triangolo di territorio che ha per batSe Taipale e Kakis.almi per vertice Viipuri con conseguente padronanza nemica di quasi

tutto Istmo Carelia.

Innegabilmente successo militare che per sovietici deriverebbe (anche se conquistato a prezzo grave sacrificio) induce quegli scarsi circoli locali che hanno ,sempre puntato sulla carta della mediazione a considerare aumento probabilità ad essa favorevoli dopo che Russia avesse con ciò messo a tacere questione del prestigio.

Secondo predetti circoli anche noto ostacolo di Hangi:i potrebbe essere su· perato o con ,smilitarizzazione di esso (della quale Russia potrebbe più facilmente accontentarsi dopo sostanziali migliorie nell'attrezzatura di Port Baltisk) oppure con scambio Hangi:i contro Viipuri che Russia potrebbe a suo tempo proporre.

Su predette ipotesi non mi è facile esprimere parere sicuro date mie risultanze non vanno oltre note buone disposizioni Finlandia più volte ufficialmente espresse men<tre mi mancano allJCora altri due elemen:ti essenziali e cioè: l) disposizioni eventuali di Mooca a trattare e 2) esiiStenza di Potenza o di Potenze mediatrici che ritengano maturo momento per un intervento in tale senso.

Il presente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (3).

441

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 159. Parigi, 4 marzo 1940, ore 14,15 (per. ore 15).

Comunico seguente telegramma Giannini:

«Eccellenza BastiJanini ritiene possibile che l'Inghilterra ordini ai nostri Cantieri navi mercantili per equilibrare scambi. Prego comunicarmi urgenza se trattative possono essere avviate in tal senso sempre beninteso sulla solita base forniture materie prime necessarie».

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 407. (3) -Vedi n. 447.
442

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 29. Santiago, 4 marzo 1940, ore 18,18 (per. giorno 5, ore 3). Ho chiesto a questo Ministro degli Affari Esteri quanto vi fosse di vero nella notizia pubblicata da alcuni 1giornali secondo la quale Governo degli Stati Uniti avrebbe consultato Governo cileno ed altri Governi latini americani circa organizzazione pace mondiale dopo cessate le ostilità in Europa. Ministro cileno, dopo avermi chiesto di considera["e sua risposta come riservata, mi ha detto effettivamente Cordell Hull aveva fatto pervenire al Governo cileno un memorandum al riguardo. Circa contenuto memorandum stesso ed eventuale risposta cilena egli si è mostrato molto riservato procurando di darmi imp["essione che Governo cileno non attribuiva al passo gran valore pratico e dicendo che si trattava di principio generale e di teoria circa futuro assetto economico e commercio mondiale e circa disarmo generale.

«Qualcosa di simile -egli ha concluso -di quanto dai giornali è stato attribuito come scopo al viaggio di Sumner Welles in Europa».

443

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 170. Berlino, 4 marzo 1940, ore 19,30. Welles è partito ieri sera salutato alla stazione oltre che da Weizsacker e dal Capo del protocollo anche da Dieckoff. Conversazioni avute nella giornata con Hess, Goering e Schacht non hanno aggiunto nulla di sostanziale a quelle precedenti, avendo evidentemente tutte seguito la medesima t["accia e avuto la medesima intonazione. La conversazione con Goering è stata particolarmente lunga -tre ore -ed ha servito a dare un poco più di sfondo a quella del Fuehrer, che rimane tuttavia la fondamentale e quella che ha, più del Maresciallo Goering, impressionato Welles. Il modo di fare di Goering ha tuttavia lasciato nell'animo di Welles traccia molto favorevole. Con Schacht furono natu["almente discusse le note proposte di pace economica. In complesso accoglienze tedesche sono state da americani considerate soddisfacenti ed adeguate e come tali apprezzate e Welles ha lasciato Berlino in quello stesso stato di temperato ottimismo che aveva già mostrato a me il giorno prima subito dopo la sua intervista con Hitler.

Mi risulta che Wilhelmstrasse ha fatto a Welles vari promemoria sopra questioni di speciale interes:w tedesco (ad esempio Altmark).

444

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Washington, 4 marzo 1940, ore 19,34 (per. giorno 5, ore 9,30). Visita Welles a Berlino è stata commentata in vario modo da questa stampa. Può dirsi in sintesi: che si sono manifestate tre tendenze: l) quella che mira a svalutare importanza missione considerando impossibile che questa, allo stato delle cose, possa avere una qualche influenza su corso avvenimenti europei. Scopo principale viaggio Sottosegretario di Stato viene attribuito a motivi politica interna; 2) quella delle correnti avverse alla Germania, che sfruttano voci secondo cui Hitler avrebbe espresso Welles volontà Reich spezzare attuale potere Inghilterra di strangolare vita economica del mondo. Queste correnti ne riferiscono che la Germania intende sostituirsi nella presente supremazia navale britannica ed elevano voci allannistiche su pericoli che ne proverebbero per S.U.A. Tale tendenza è rappresentatà giornali filoebraici con evidente scopo sviluppare diffidenza ed ostilità nei riguardi naztsmo; 3) quella che attendesi da missione europea di Welles una più esatta conoscenza della situazione eu;:-opea che consenta aver precisi punti di ll'iferimento .nella condotta della politica estera Stati Uniti d'America ed informazioni

di prima mano che valgano in vista di un'eventuale futura azione Casa Bianca in favore pace.

445

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 161. Parigi, 4 marzo 1940, ore 20,15 (per. ore 22,35). Vostro n. 97 (1). Giannini comunica quanto segue: « A Clodius non ho da,to mai risposta definitiva perchè intendevo accertall'mi prima se è vero che intendono dirottare aeromobili. Non ho ancora potuto parlare con Ministro competente ma A1phand mi ha accennato a notizie di un trasporto di volframio via aerea dalla Spagna e di prossimo trasporto mercurio, cioè quelli che intenderebbe fare Germania. In attesa colloquio prego di non, dico non, rispondere Ambasci'aia di Geil'mania. Secondo notizie Clodius, nostra aeronautica non è contraria alla richiesta germanica; ma a me sembra da esaminare attentamente opportunità di possibili azioni belliche aeree nel Mediterraneo fra aeromobili tedeschi e franco-inglesi e, in ogni caso, necessità dover

sopprimere nostro collegamento aereo con la Spagna a seguito inviti dirottamento che sono consentiti legge guerra».

Richiamo a questo proposito mie ultime comunicazioni e concordo nell'opportunità di non compromettere nostro collegamento colla Spagna ed anche linea Sudamerica. Confermo che qui hanno da tempo sospetti circa utilizzo delle nostre linee aeree da parte dei tedeschi per trasporto uomini e merci sicchè è da prevedere possibili seri incidenti.

(l) Non pubblicato.

446

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 68. Madrid, 4 marzo 1940, ore 22 (per. giorno 5, ore 1,30).

Mio telegramma n. 46 (1).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi comunica che Governo spagnolo

è pronto restituirei noti 150 milla quintali grano. Poichè detto grano trovasi

già Sussak, Ministero Esteri chiede se consegna all'Italia può essere fatta a

Fiume e a quale Ente.

Prego telegrafarmi istruzioni.

447

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 85. Helsinki, 4 marzo 1940, ore .23,25 (per. giorno 5, ore 8,30).

Il presente telegramma fa seguito. a quello avente il n. d~ protocollo precedente (2).

In contrasto aperto con le ipotesi pacifiche altri ambienti meno ottimisti ritengono invece imminente precipitare eventi con trasformare settore Nord Svezia in campo delle più .grandi sorprese. Secondo tali correnti Finlandia sarebbe già compromessa con Francia, truppe volontarie in numero rilevante sarebbero già in movimento e Governo germanico prenderebbe risoluzioni gravi in conseguenza.

Pur non avendo elementi sufficienti per controllélll"e esattezza ~Segnalazioni non posso tacere che esse cominciano trovare qui qualche credito. Indizi premonitori potrebbero essere seguenti: 1) continuo andirivieni ufficiali superiori francesi ed inglesi a contatto diretto con Quartier Generale;

2) nervosismo negli ambienti di questa Legazione di Francia ove attuale Capo Missione improvvtsamente trasferito pochi giorni fa verrà sostituito sul posto dal nuovo titolare ed ove numero Addetti Militari è stato recentemente quasi raddoppiato;

3) assoluto riserbo ambienti giornalistici francesi locali fino a ieri così loquaci e mutismo ambienti finlandesi;

4) nervosismo infine presso questa Legazione di Germania ove dopo dichiarazioni fattemi da questo Ministro (mio telegramma n. 83) (l) Addetto Militare è partito per Berlino all'improvviso con pret,esto malattia mentre viene diramata a tutti componenti collettività tedesca ancora in Finlandia ,circolare riservata con invito la:sciare Paese prevedendo che quanto prima ogni comunicazionP con Germania potrà essere tagliata. Continuo seguire situazione e mi riservo .riferire ulteriormente a V. E. grato se vorrà favorirmi telegrafiche se.gnalazioni su elementi provenienti da altri settori e che potessero eventualmente avvalorare ipotesi di cui sopra.

(l) -Non pubblicato. Vedi D. 286. (2) -Vedi D. 440.
448

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 213. BerLino, 4 marzo 1940 (per. giorno 8).

Telegramma per corriere di V. E. n. 5032 P. R. del 2 corrente (2).

Questo Nunzio Apostolico smentilsce voci relative ad imminente !SUO viaggio in tenritori polacchi occupati, dietro invito del Governatore Generale. Tale viaggio, si fa osservare in questa Nunziatura, ove avesse effettivamente luogo, significherebbe fra l'altro un riconoscimento da parte della Santa Sede dell'attuale stato di cose in Polonia riconoscimento che, per il momento almeno, si vuole ad ogni costo evitare.

Ripetute preghiere rivolte dal Nunzio Apostolico ai dirigenti germanici perchè permettano invio di uno dei Segretari presso qualcuna delle Diocesi del territorio polacco sono state peraltro nettamente respinte. È stato recentemente permesso al Consigliere Mons. Colli di recarsi a Varsavia unicamente per ritirare l'archivio e per verificare i danni subiti dall'immobile di quella Nunziatura. V~aggio di Mons. Colli potrebbe, secondo quanto non si esclude presso questa ra.ppre!Sentanza della Santa Sede, aver motivato voci pubblicate da giornali esteri e riportate da Popolo di Roma.

449

L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, PECORI GIRALDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA SEGRETO S. N. (3). Berlino, 4 marzo 1940.

l. -Pare che l'approntamento dei nuovi sommergibili tedeschi abbia subito qualche ritardo a causa delle condizioni climatiche di quest'inverno. È da ritenere che ancora per tutta la prossima estate il numero di unità subacquee, di cui la Germania potrà disporre, non supererà di molto, tenendo conto delle perdite, il centinaio. Pertanto è presumibile che nel prossimo avvenire i risultati delle azioni condotte da questa Marina da guerra saranno dell'ordine di quelli attuali

vien qui fatta astrazione da quanto potrà essere compiuto dall'aviazione, la quale collabora con i sommergibili alla posa delle mine magnetiche nelle acque inglesi -ma si ritiene che lo sforzo maggiore dell'arma aerea sarà concentrato in avvenire nel campo delle azioni contro i convogli e specialmente contro i cantieri navali ed i porti.

2. --Per quanto riguarda la tensione nel settore norvegese è da rilevare negli ambienti di questa Marina un certo nervosismo dovuto al fatto che, in caso di nuova aperta violazione inglese della neutralità della Norvegia, la Germania si troverebbe costretta a dover reagire tSe non altro per motivi di prestigio, eventualmente occupando qualche località costiera norvegese: ma così facendo essa andrebbe contro aL suoi interessi, i quali sono oggi, come e noto, ;rappresentati dal mantenimento della stretta neutralità di tutta la Scandinavia. 3. --Il bollettino del 2 c. m. del Comando supremo delle Forze Armate germaniche ha rese note le perdite inglesi e tedesche del primo semestre di guerra. L'Amm~ragliato britannico contesta l'esattezza delle cifre segnalate, ma facile è contestare una asserzione senza esporre elementi che comprovino l'esattezza della medesima. Nel campo delle p&dite alleate e neutrali di naviglio mercantile, il divario fra le cifre indicate dai vari belligeranti relative al tonnellaggio perduto è sempre stato abbastanza forte -inoltre i tedeschi hanno sempre segnalato il tonnellaggio complessivo alleato e neutrale affondato, mentre le potenze occidentali rendono noto di solilto le sole perdite del naviglio alleato in sostanza però le navi neutrali contribuiscono non poco a ll'ifornire la Gran Bretagna, dunque le perdite che subiscono le flotte neutrali sono da mettersi a calcolo anche esse, benchè non incidano con il loro totale valore nel tonnellaggio a disposizione degli alleati.

Infine è ben vero che al.cuni piroscafi dalla Germania ritenuti distrutti possono avere nonostante tutto raggiunto un porto onde essere ll'iparati, ma è anche ver? che la Marina tedesca raccoglie e vaglia le notizie degli affondamenti pervenute per tramite dei paesi neutrali, sì da essere in grado di compilare degli elenchi con i nomi e le caratteristiche delle navi distrutte.

La cifra relat~iva aUe perdite tedesche in fatto di sommergibili è naturalmente quella che solleva maggiore incredulità in Inghilterra, ma questa cifra non è da parte inglese in alcun modo controllabile mentre si hanno elementi che inducono· a credere che in effetti soltanto undici siano le unità :subacquee tedesche sicuramente perse in questi primi 6 mesi di guerra.

In conclusione è da ritenere che:

a) le pell'dit~ di navi da guerra alleate, così come indicate nel Bollettino tedesco, non siano contestabili e siano da considerare pur sempre abbarstanza notevoli;

b) le perdite di tonnellaggio mercantile alleato e filo-alleato risultino leggermente inferiori a quelle rese note dal Governo tedesco e perciò non ancora, nel loro valore medio, gravi;

c) le perdite di naviglio da guena tedesco corrispondono esattamente a quelle indicate nel Bollettino già citato e possono considerarsi modeste.

38,4

(l) -Vedi D. 438. (2) -Vedi D. 428. (3) -Il presente documento è stato trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto da Berlino 2066/652 del 5 marzo 1940, firmato Attolico, non pubblicato.
450

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 40. Shanghai, 5 marzo 1940, ore 0,06 (per. ore 22,30).

Mio telegramma n. 269 del 17 novembre ·s.corso (1).

Che il malessere delle relazioni niippo-tedesche già .segnalate da Auriti e da me permanga tmmutato, rilevo da ulteriori confidenze di questo Incaricato di Affall"i e di questo Console Generale del Reich.

Opera di persuasione svolta da Berlino presso Tokio per indurlo ad avvicinarsi a Mosca (unico mezzo .secondo WiLhelmstrasse per risolvere incidente cinese e per tenere in rispetto Gran Bretagna e Stati Uniti d'America) sarebbe oggi fallita.

A Berlino si sarebbe ormai persuasi che salvo l'avvento di nuovi fattori Giappone non riuscirà a vincere sua radicata diffidenza verso sovietici e quella corrente che vuoleristabilire con ogni mezzo fiduciosa collaborazione con Washington.

Secondo questa Ambasciata del Reich una tale corrente ·che deriva dalla gravità della situazione economica militare sarebbe favorita da un forte gruppo del Ministero degli Affari Esteri gi,a:ppones.e che non crede alla vittoria tedesca ed esige quindi che l'azione del Governo si concentri sui tre principali scopi:

l) di risolvere rapidamente incildente cinese anche a costo di glfavi sacrifici;

2) di ricondurre alla normalità tutti i rapporti internazionali;

3) di :sfuggire ad ogni impegno nell'intento di essere liberi e uronti per ogni eventualità. Questo sfuggente atteggiamento Giappone si rifletterebbe già nella politica. Impoctazioni ed esportazioni tedesche via Siberia sarebbero ristrette ed

ostacolate in Manciuria.

Le disposizioni favorevoli riaffermate da Ministro degli Affari Esteri sarebbero frustrate da consiglio di astensione fatto perv·enire a tutte le Società di Assicurazioni giapponesi.

Si rendeva necessario riprendere ·le t.rattative periodicamente ex novo. Tutto ciò dava impressione che pur di risolvere incidente dell'Asama Maru si fosse fatta qualche concess1one a Londra per quanto riguarda invii alla Germania via Manciuria.

La Russia invece senza più esitare metteva in pratica .richieste e suggerimenti tedeschi. Il pre•sente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (2).

25 -Documenti diplomatici· Serie IX· Vol. III.

(l) -Vedi D.D.I.. Serie IX, vol. Il, D. 256. (2) -Vedi D. 452.
451

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASEIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Mosca, 5 marzo 1940, ore 4,55 (per. ore 7,25). In questi ·Circoli è argomento di vivo interesse l'improvviso invito a pranzo da parte di Molotov all'Ambasciatore ed ai funzionari di questa Ambasciata degli Stati Uniti. ., Questo gesto così eccezionale da parte di queste Autorità generalmente ostili e sospettose verso i diplomatici qui accreditat~, non è affatto giUJstificabile, dallo stato delle relazioni sovietico-americane, sopratutto dopo. il violento discorso antibols·cevico di Roosevelt, e tanto meno dalle relazioni: personali tutt'altro che ·cordiali ·con l'Ambasciatore Steinhardt. Questi mi ha detto che, nel corso delle conversazioni, nes,sun problema politico attuale è stato toccato nè vi sarebbero state «aperture» da parte sovietica. Unici rilievi politici sono stati il ritiro degli ingegneri americani dall'U.R.S.S. e la campagna anti-sovietica della stampa americana. Ambasciatore Steinhardt non può spiegarsi l'invito che con le seguenti ipotesi: l) desiderio sovietilco di migliorare le relazioni politiche con gli Stati Uniti e in modo particolare le relazioni commerciali. Tale ·ipotesi sal"ebbe confermata dalla presenza al pranzo del Ministro per il Commercio estero Mikoyan; 2) U.R.S.S. intenderebbe avvale~si dell'oiJera del Governo americano per porre fine conflitto finlandese dopo l'occupazione di Helsinki. Ambasciatore Steinhardt mi ha detto risultargli che questo Governo desidererebbe evitare qualsiasi ingerenza del Governo tedesco nel ·conflitto finlandese e nella zona del Baltico del Nord. Questi approcci agli Stati Uniti d'America sono messi anche in relazione da questi ambienti con la cessazione della campagna anti-italiana nella stampa

sovietica e con voci correnti con qualche insistenza di negoz~ti commerciali ripresi a Roma tra Italia e U.R.S.S.

452

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41. Shanghai, 5 nuzrzo 1940, ore 11 (per. ore 22,30). Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (1). Rapporti con Chung king continuano ad essere ottimi. Limitate all'interno aviolinee tedesche funzionavano con perfetta regolarità; erano mantenute tutte le posizioni economiche malgrado attuale loro minimo apporto.

Con Wang Ching-wei rapporti erano cordiali, ma nei suoi riguardi non era stata adottata alcuna linea di condotta per la difficoltà di intonarla alla colla

borazione russo-tedesca. Da Tokio si continuava a raccomandare di seguire senz'altro Giappone nel riconoscimento nuovo Governo. Ma Berlino dimostrava profondo scetticismo e si rifiutava prendere in esam,e considerazioni e consigli. Presumibilmente, a detta del mio interlocutore, sia perchè non credeva più alla possibilità di negoziare il suo gesto, sia perchè voleva evitare frizione con Mosca dopo aver constatato che questa non rinunzierebbe mai alla sua situazione privilegiata oggi e forse preziosa domani presso il Governo di Chung king; sia infine perchè sentiva Wang Ching-wei pronto a stringere rapporti con le correnti di Tokio favorevoli per motivi immediati alle grandi democrazie.

(l) Vedi D. 450.

453

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 12. Berna, 5 marzo 1940 (per. giorno 8). Il Ministro de las Barcenas mi ha detto che il Ministro degli Esteri spagnolo, Beigbeder, di cui un figlio dello stesso Barcenas è Capo Gabinetto, ha l'impressione che il Governo italiano non abbia fiduci~a in lui, e anzi che lo tratti con diffidenza. Il Beigbeder, ~che sarebbe convinto fautore dei più stretti accordi con l'Italia, sarebbe risèntito del nostro atteggiamento, anche perchè c'è tra lui e Serrano una certa rivalità, e noi mostreremmo di appoggiarci soltanto a Serrano. Questi, dopo un recente fiottemenc, avrebbe rinsaldato molto la sua posizione e non è escluso (dice sempre de las Barcenas) che si arrivi a un Ministero Serrano. Ma F,ranco ha molta 'fiducia anche itn Beigbeder, che è uomo molto influente del regime, e che non domanda di meglio che essere creduto e considerato al suo giusto valore dall'Italia. De las Barcenas mi ha mostrato una lettera, da cui risultava che il Beigbeder era seccato che Serrano non l'avesse invitato al

pranzo dato in onore di Federzoni ed era incerto se recarsi o non alla conferenza dello stesso Federzoni.

454

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2070/6315. Berlino, 5 marzo 1940 (1).

Mi sembra che dal colloquio rsvoltosi tra il Flihrer e Sumner Welles meriti essere rilevato anche il punto di vista, forse uno dei più interessanti, esposto da Hitler relativo alla questione del disarmo.

Rispondendo al Sottosegretario dL Stato americano, il Flihrer si è mostrato d'accordo nel considerare necesrsaria una riduzione del gravame degli a,rmamenti, che altrimenti avrebbe . . . . . . . . . . popoli ed ha proseguito dicendo che essa potrebbe aver luogo in due modi, e p,recisamente:

« l) per mezzo di ac·cordi internazionali per cui tutti i paesi in base ad uno schema determinato, dovrebbero disarmare contemporaneamente per vie lunghe e complesse;

2) per mezzo dell'unione di un certo numero di popoli pronti a disarmall"e, che si riassumessero in comune il ·compito della difesa dei propri interessi e tutti insieme restassero comunque forti abbastanza per affermarsi contro altri popoli non disposti a disarmare, che da ultimo dovrebbero soccombere ·sotto il peso dei loro armamenti». A questo punto iil Fiihrer ha •soggiunto che «l'Inghilterra e la Francia si sono rifiutate di accedere a proposte del genere».

Senza soffermarsi ad esaminare se quest'ultima affermazione, almeno nei termini in cui è stata fatta, sia completamente esatta, rimane degno di nota che Hitler abbia creduto accennare in un momento come questo a simili progetti. Osservo inoltre che mentre il Fiihrer ha implicitamente voluto senz'altro scartare come « lunga e complessa », una procedura avente tutte le garanzie, anche sodetarie e « democratiche » della Conferenza di Ginevra, ha voluto riconfermare la sua fondamentale avversione ai metodi reminiscenti la Società delle Nazioni... È questo uno dei pochi casi in cui Hitler sia assai ostile in forma esplicita, ad una concezione di collaborazLone politica. Talchè parrebbe quasi poter:si interpretare le sue dichiarazioni nel senso egli vedrebbe come possibile soluzione agli odierni problemi di politica internazionale l'attuazione dì una collaborazione . . . . . fra tutte le grandi Potenze mondiali che, su . . . . . . . . . . . concetti fondamentali del Patto a Quattro ........., si assumano in sostanza la d1rezione delle altre Potenze miinori o dissidenti.

Tutto ciò, per quanto interessante, è tuttavia molto vago e poco chiaro. Mi riservo pertanto ........... ult-eriori accertamenti (1).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

455

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2075/65·8. BeTlino, 5 marzo 1940 (per. giorno 10).

Un giornalista americano, tornato in questi giorni a Berlino dopo un soggiorno di circa sei mesi in pa'èria, ha raccontato all'Addetto Stampa di questa Ambasciata che nella opinione pubblica del suo Paese, nel periodo che corre dall'inizio delle ostilità ad oggi, si è notato un movimento di netta reazione contro la possibilità di un intelvento americano nel conflitto europeo, intervento che, durante le prime settimane della guerra, non solo sembrava possibile, ma anche probabile, mentre oggi nessuno vi pensa più.

Questo cambiamento viene spiegato non già in base a un aumento di simpatie americane per la Germania nazista, bensì colla convinzione che si sono fatti gli americani di potere efficacemente aiutare gli alleati, senza perciò intervenire, ma fornendoli di tutto quello di cui hanno bisogno, e cioè di materiale da guerra e anche di piloti, un gran numero dei quali, •sotto una forma o nel

l'altra, sarà certamente tra pochi mesi in Europa a ·combattere per gli alleati. L'americano aggiungeva che, fatalmente, anche il sistema delle vendite a contanti verrà a trasformarsi a poco a poco in un sistema di vendite a credito, per le quali non sarà difficile trovare una forma di ma·scheratura.

Il giornalista ha descll'itto la profornda impressione prodotta in America dall'aggressione sovietica contro la Finlandia, che ha portato l'opinione pubblica americana a dichiarare che «i rossi valgono i bruni». Secondo lui, una violenza tedesca sull'Olanda e sul Belgio provocherebbe una impressione ancora più forte sull'opinione pubblica americana, la quale in realtà, diceva, non si riscalda troppo petr il principio democratico, che ritiene abbastanza male personificato e difeso da Chamberlain e da Daladier, ma che vive in uno stato veramente morboso di incubo e di paura pensando che, non appena Hitler fosse il vero e asw.luto padrone deU'Eur<:Ypa, comincerebbe immediatamente a rivolgere lo sguardo sugli altri Paesi del mondo, .a cominciare dall'America meridionale.

Sempre secondo lo stesso .giornalista, i sistemi adottati per tenere l'America estranea al conflitto, evitando ogni ·complicazione atta a coinvolgercela, sono ritenuti opportuni al suo Paese, dove peraltro una parte non piccola della op·inione pubblica risente con una certa amarezza il fatto che quella che pretende di essere la più grande potenza del mondo si sia adattata a non veder sventolare la sua bandiera in una notevole parte dei mari, e abbia accettato una modesta politica del « piede di casa » che arriva 1fino ad impedire, in massima, ai cittadini americani di recarsi in Europa.

Non privo di interesse è anche quanto diceva il giornalista americano sull'assoluto disinteresse dell'opinione pubbHca americana per quanto riguarda il Pacifico e ii Giappone, malgrado gli sforzi di una parte della ·stampa per galvanizzarla in questo senso.

(l) L'originale del presente documento., gravemente deteriorato dall'umidità, risulta in alcuni punti illeggibile.

456

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2086/660. Berlino, 5 marzo 1940 (1).

Con riferimento al mio rapporto n. 1990/63~ del 3 marzo u. s. (2), ritengo di dover richiamare }',attenzione di V. E. su quella che mi sembra una delle principali caratte:ristiche delle dichiarazioni fatte da Hit1er a Sumner Welles e cioè sulla tendenza a trasportare sul piano economico quei problemi che potrebbero o dovrebbero formare oggetto di eventuali trattatLve di pace. Mi sembra che il pensiero del Fiihrer si avvicini così alla concezione americana che vede in una pace economica, come la premesrsa e la base di una pace pdJitica.

Noto anzitutto che per quanto riguarda le ex colonie tedesche la trichiesta che vengano restituite ·certamente permane, ma viene avanzata peraltro da Hitler fra quegli elementi che egli raggruppa nella terza categoria, degli interessi economici, interessi che per il loro stesso carattere poco si prestano a venir regolati con la violenza.

È poi fra gli interessi economici che il Fiihrer sviluppa la teoria dello «spazio vitale centreuropeo », già ·esposta nel discorso di M;onaco del 25 febbraio. Il concetto di Hitler, quale risulta degli ultimi discorsi e dalle conversazioni •COn Welles, milra proprio a imperniare il nuovo ordine europeo su un piano economico. Spazio vitale e sfera di interessi, termini già enunciati a giustificazione delle azioni contro la Cecoslovac"~hta e la Polonia, sembrano fondersi in una nuova tesi che, per la prima volta, trova ora delimitazione territoriale nella zona centroeuropea.

Solo la re·alizzazione di questa tesi, 1secondo Hitler, potrebbe non soltanto risolvere la guerra, ma rendere possibile la pace, e anzi l'organizzazione e quindi la stabilità della pace stessa. Hitler ha dichiarato a Welles «d'essersi assunto il gigantesco compito di organizzare e rendere vitale lo spazio di vita centJ::oeuropeo del popolo tedesco » e che, da questo punto di vista, la guerra significa per lui «un tempo perduto». Il ragionamento tedesco è il seguente, se bene interpreto parole di Hitler e di persone da ·lui ispirate. Bisogna liberare da influenze politiche estranee i piccoli pa·esi dell'Europa centrale. Lasciando ad essi il loro sviluppo economico naturale, essi verrebbero a gravitare spontaneamente

verso lo Stato più forte che costituisce il ·centro dell'Europa.

Quando ci si scaglia oggi, in Germania, contro le plutocrazie occidentali, lo si fa solo per metà in base alla lotta ideologica del regime interno. Si combatte anche il dominio artificioso dell'oro, che pretende forzare a scopi politici un ordine sociale naturale di convivenza dei popoli. La Germania può volersi proporre di smantellare il valore dell'influenza 'Politico-capitalistica nelle relazioni fra i popoli, orientandole verso le compensazioni di economie complementari.

È con questo sistema che si tenderebbe a organizzare la zona centroeurop~a. Che anzi, qui si ricorda ·che Lord Lothian, attuale Ambasciatore a Washington, ha accennato egli stesso a qualcosa di simile in un Cbrticolo ·C()Iffiparso ,sulla Européiische Revue, nel 1937. «Se la Germania e i suoi vicini orientali -egli scriveva -potessero fondare una specie di unione, il ma,ggiore problema economico del giorno si avvicinerebbe molto alla soluzione. La Germania disporrebbe allora di una zona e•conomica, la quale non sarebbe dissimile a quella delle altre grandi Potenze».

Questo appunto Hitler cercherebbe ora di ottenere. Il problema dei, piccoli

Stati passerebbe così dal terreno politico a quello economico e, come ho detto

in principio, solo per questa via potrebbe prestarsi a venire risolto. Non è da

pensare, infatti, che la Germania sia disposta a rkosti,tuire senz'altro una pic.cola

Polonia indipendente, o una Cecoslovacchia autonoma, senza garantksi che esse

rimangano nella sua orbita economica, e quindi vitale (ricordiamo t prestiti

concessi da Londra nei momenti critici, alla Cecoslova.cchia e alla Polonia, cioè

l'elemento capitalistico intervenuto a forzare quella che poteva essere, altri

menti, una soluzione pacilfica).

Vi è di più. In caso di una vittoria tedesca, o di una qualsiasi fine della

guerra su basi di compromesso in mancanza cioè di una rs·confitta clamorosa e

totalitada della Germania (non facile davvero ad avverarsi) il problema an

drebbe visto in funzione non soltanto di Praga e di Varsavia, ma fors'anche di

altri centri, nei quali Berlino mai tollererebbe che venisse ripetuto il tentativo

inglese di far leva su di essi contro la Germania. «Vorrei sapere che cosa avrebbe fatto l'Italia -mi ha detto tempo fa un diplomatico tedesco -se nel Ticino o in Croazia si fosse tentato di stabilire basi aeree contro di essa... ».

Rovesciando la situazione, mi, domando se, in un'Europa ·Centrale in cui l'Inghilterra rinunci a esercitare un'influenza politica anormale e la Germania consideri quindi raggiunto l'obiettivo di guerra della «:sicurezza del suo spazio vitale » non sia possibile, non soltanto ridare qualche forma di autonomia a una Polonia e a una Cecos~ovacchia, ma anche impegna.re il Reich ·con patti lunghi se non perpetui, di non aggressione e di amicizia a rispettare l'integrità territoriale dei piccoli Stati.

Sono idee alle quali non escludo che il Reich possa venir condotto, qualora si trovi la forma di agganciarle alle sue esigenze riflettenti lo Slpazio vitale. Ricordo quanto ha :scritto domenica ii direttore della Frankfurter Zeitung: «per la Germania la .guerra è vinta politicamente quando il riordinamento dell'Europa orientale che gli altri non volevano permettere, sia effettuato e mantenuto senza l'intervento degli altri».

Ma ancor più mi .rifer~s.co all'articolo sugli «spazi vitaH » comparso sulla Borsen Zeitung del 29 febbraio, articolo di sicura ispirazione dell'Auswiirtiges Amt. Dopo aver alluso a una «naturale comunità di vita e di lavoro» fra i Popoli dello •Spazio vitale centreuropeo, e al problema della convivenza dei grandi e dei piccoli popoli, l'autore, Megerle, scriveva testualmente: «Nel momento in cui un simile spazio vitale sia libero d1 inimicizie interne e di tensioni importatevi dall'esterno, i problemi della libertà dell'indipendenza e dell'autonomia dei piccoli Stati cessano di esse1·.e tali. Poichè non possono più venir giocati contro qualcun altro, o abusati per qualcun altro, si comprendono da sè e ricevono una base più sicura e più naturale che dopo l'ultima guern•, quando si proiettavano su di essi tutte le ombre delle tensioni fra le grandi Potenze e della mancanza di pace. L'accenno alla creazione del Protettorato e alla liquidazione della Polonia di Versailles non ha forza probante. Qui la Germania non ha annientato o soggiogato pi·ccoli Stati indipendenti o popoli, perchè erano piccoli e indipendenti, ma liquidato inimicizie che in parte essi avevano spontaneamente proclamato •come loro missione, in parte erano state loro imposte dall'estero». Non mi dilungo a .ri\~pilo.gare gli accenni alla dottrina di Monroe o al Commonwealth che sono .ricor5i sulla stampa di questi giorni.

Tutto ciò ha ancora quaLcosa di vago. Si tratta di idee di vasto respiro che risalgono al Fiihrer e che si portano al. fermento di una discussione internazionale riservandosi, eventualmente, di p['ecisarle qualora accennassero a guadagnare terreno.

In ogni modo hanno un valore sintomatico della visione che si ha a Berlino di una possibile pace. È il quadro ampio e complesso di una riorganizzazione della convivenza di Stati dell'Europa centrale ·Che tenga conto del potente fattore tedesco, nello stes:so modo ·che nell'Europa balcanica andrebbe tenuto conto, naturalmente, del potente !fattore italiano. Una volta che tutti questi Paesi fossero liberati' dalla funzione artificiosa di «bastioni», che si vuole loro imporre contro natura essi avreil)bero certo vita più sicura e più libera insieme (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 439.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

457

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2088/662. Berlino, 5 marzo 1940 (per. giorno 9).

L'Addetto Stampa di questa Ambasciata, in conversazioni avute con alcuni dei migliori giornalitsti americani di Berlino ha avuto occasione di constatare come in questi civcoli americani si ·sia rimasti piuttosto male impressionati del fatto che, in p.resenza dell'assoluto riserbo mantenuto da Sumner Welles sul contenuto delle sue conversazioni con i dirLgenti della politica del Rekh e sulle sue impres.sioni personali da parte tedesca siano state invece fatte ai giornalisti stessi abbondanti « indiscrezioni » relati,ve peraltro alla sola conversazione fra Sumner Welles e il Ministro degli Esteri von Ri'bbentrop. Queste indiscrezioni avrebbero precisato che Ribbentrop si sarebbe mostrato assolutamente intransigente e avrèbbe indicato al suo interlocutore ameri·cano come ·condizioni alle quali la Germania sarebbe disposta a fare la pace, le seguenti: dottrina di Monroe a beneficio della Germania nella Europa Centrale ed Orientale, liberazione degli Stati scandinavi dalle prepotenze br·itanniche, restituzione delle colonie, rinunzia dell'Inghilterra ai suoi punti d'appoggio in terra straniera, nelle varie parti del mondo (Gibilterra, Malta, Suez, Singapore, ecc.).

Tali indisC!I'ezioni -aventi per oggetto, ripeto, la sola conversazione di Ribbentrop-sono .state interpretate dagli americani come una prova da parte del Ministro degli Esteri del Reich del suo desiderio di sabotare la missione

w·elfe~.

Nulla invece neanche da parte tedesca è stato detto delle conversazioni con il Fiihrer, con Goering e con Hess.

La voce di un possibile ristabilimento di un Ambasciatore a Berlino e del ritorno dell'AmbaJsdatore tedesco Dieckhoff a Washington che ha avuto, sembra, una certa diffusione nella stampa americana, deve essere attribuita al fatto che lo :stesso Dieckhoff si trovava alla partenza di Sumner Welles da Berlino, mentre non era presente all'arrivo. Lo stesso Dieckhoff, però, ha dichiarato ai giornalisti americani che tale presenza non andava oltire i limiti di un atto di mera cm-tesia. Del resto da fonte americana mi dsulta che nè l'opinione pubblica nè il Senato americano, allo stato attuale delle cose accetterebbero il ristabilimento di un Ambasciatore a Berlino, ristabilimento ·che invece diventerebbe attuale soltanto nel caso che potessero veramente allacciarsi trattative concrete di pace con l'intervento o sotto il patrocinio dell'America.

458.

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE 1475/672. Parigi, 5 marzo 1940 (per. giorno 9).

Come scrissi con la mia lettera del 24 gennaio n. 466/192 (1), avevo combinato con Léger che dieci o dodi.ci giorni dopo la riammissione in Italia del

Petit Parisien, sarebbe stato riammesso in Francia il Telegrafo. Senonchè, proprio

verso la metà di febbraio il Telegrafo si è messo a pubblicare articoli circa la

Corsica firmati dal « Bargellino », rinfocolando la sua campagna per l'irredeu

tismo corso, e si è lasciato specialmente andare a manifestazioni di questo ge

nere nella sua edizione speciale per la Corsica. Il sig. François-Poncet ha quindi

mandato da Roma due severi rapporti di cui mi è stata data personalmente

lettura. In tali rapporti egli affermava che l'atteggiamento del Telegrafo nei

riguardi dell'irredentis:mo corso « batteva il record della gallofobia » e richie

deva che non si desse seguito alla mia richiesta della riammissione di detto

giornale in Francia, adducendo anche la persistenza della famosa vignetta delle

mani corse incatenate dalla Francia e liberate dall'Italia fascista. Malgrado tutto

ciò, Daladier, su personale insistenza di Léger, ha mantenuto fede all'intesa

che era tra di noi intercorsa ed ha dato istruzioni di riammettere il Telegrafo.

Mi ha fatto però sapere che, ove l'atteggiamento del giornale continuasse allo

stesso modo, egli 1sarebbe costretto a rivedere il provvedimento preso.

A parte tutto ciò non posso tacerti che qui si nota con sorpresa ed ama

rezza che il TeLegrafo ha da qualche tempo assunto un tono un pò diverso

anche nei riguardi del nostro conte·gno politico verso la Russia, un terreno sul

quale, come mi diceva ieri Léger, si erano fatti in Francia l'illwsione di trovare

indirettamente «qualche punto di contatto con noi».

Impressione ha poi destato l'articolo del Popolo di Roma in cui si afferma

senza ambagi che la Finlandia avrebbe fatto meglio a cedere Rango alla Russia,

dato che, dopo tutto, si trattava di un'estensione di territorio insignificante. Si

osserva che, se è proprio l'Italia a deplocare l'esistenza di una Gibilterra inglese

su territorio spagnolo, essa non dovrebbe, almeno per questione di principio,

sostenere la costituzione di una Gibilterra russa in territorio finlandese.

(l) Non rintracciata.

459

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE 1123. Londra, 5 marzo 1940 (per. giorno 14).

Ti invio qui unito per opportuna conoscenza un appunto relativo ad una converiSazione avuta oggi da Patrizi con i sigg. Nichols e Rodd di questo Ministero della Guerra Economica.

Rodd ti è ben noto, Nichols è il capo dell'Ufficio Italia nel predetto Ministero.

ALLEGATO

L'ADDETTO DELL'AMBASCIATA A LONDRA, PATRIZI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI

APPUNTO S. N. Londra, 5 marzo 1940.

Rood e Nichols erano alquanto nervosi e preoccupati per la situazione in cui si vengono a trovare circa 23 navi italiane cariche di carbone a Rotterd~m oppure già in navigazione. Di queste 6 erano già ferme ai Downs. Secondo loro il punto di vista inglese sarebbe il seguente:

l) In data 18 dicembre la Delegazione inglese a Roma ha fatto presente al Governo italiano la inevitabile necessità di trasferire in parte il rifornimento di carbone dell'Italia, dalla Germania all'Inghilterra causa l'embargo sulle esportazioni tedesche, votato dal Consiglio della Corona quale rappresaglia di guerra.

Secondo Rodd e Nichols in tale occasione sarebbe stato presentato al Duce un progetto di barattare queste maggiorate forniture di carbone inglese all'Italia con un proporzionato aumento degli acquisti inglesi in Italia. Questo progetto avrebbe provocato il seguente commento dal Duce: • È la base •.

2) In data 19 febbraio Sir Percy Loraine, avrebbe verbalmente comunicato al Conte Ciano che col lo marzo sarebbe stato applicato il sequestro del carbone tedesco in viaggio per l'Italia.

3) In data 22 febbraio, questo veniva confermato per iscritto da Sir Percy Loraine al Conte Ciano. 4) Dal 22 febbraio a tutt'oggi nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta dal Governo Italiano a quello inglese. 5) Un passo è stato eseguito solamente dal Monopolio Nazionale Carboni all'Ambasciata d'Inghilterra il l" marzo.

6) Contemporaneamente gli agenti del Monopolio hanao comunicato ufficialmente a Rotterdam e ufficiosamente a Roma che il Governo inglese aveva sanzionato il libero passaggio ai trasoorti di carbone italiano, che si trovavano in porti olandesi alla data del lo marzo. Tale comunicazione è falsa.

7) In vista di quanto precede Nichols e Rodd ritenevano gravemente pregiucata qualsiasi probabilità di compromesso -osservando che se il numero delle navi e le giustificatissime ragioni climatiche che hanno impedito il normale carico del mese di febbraio, fossero state a suo tempo esposte al Governo inglese, questo senz'altro avrebbe escluso dal provvedimento tutte le navi giacenti in porti olandesi alla data del lo marzo.

Viceversa la procedura seguita pare a Rodd e Nichols un tentativo di mettere in serio imbarazzo il Governo inglese per costringerlo a ritornare sopra una decisione già raggiunta e ufficialmente comunicata al mondo intero.

Ciò dato Nichols escludeva qualsiasi probabilità di compromesso circa le predette navi.

* * $

Alle ore 19,15 la situazione appare la seguente: A Rotterdam: 12 navi. Ad Anversa: 5 navi. Ai Downs: 6 navi fermate dal controllo britannico.

460

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 5 marzo 1940.

Il Min~stro Rocco informa che nei circoli della stampa estera avrebbe su

scitato molta impressione la notizia diffusa dall'United Press secondo la quale il

Ministro Cross, rispondendo ad una interrogazione alla Camera dei Comuni,

avrebbe confermato che due navi italiane tra:sportanti carbone, partite ieri da

Rotterdam, sarebbero state fermate dalle navi di controllo britanniche ed il

carico sequestrato.

Nei detti ambienti si insinua che le autorità italiane avrebbero dato ordine

alle navi di partire dal porto di Rotterda:m -nonostante che nessun accordo

fosse stato raggiunto con le autorità britanniche per il libero passagìgio -allo

scopo di creare un incidente.

461

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 86. Helsinki, 6 marzo 1940, ore 0,27 (per. ore 8,40). Mio telegramma n. 84 (D. Notizie di carattere riservato ma degno di ogni fede rac-colte nella giornata odierna mi portano considerMe ipotesi probabile mediazione come assai meno inconsistente che nei giorni scorsi (2.). Sfondamento linea Mannerheim sull'Istmo (mai apertamente confessato ma effettivamente verificato) avrebbe indotto Governo finlandese considerare p,recaria situazione e ,gravi responsabilità su esso incombenti nell'insistere in una lotta così disuguale e da ritenell'e ormai ·come senza uscita e necessità tentare di correre ai ripari. Ma,resciallo Mannerheim presentito avrebbe concordato. Questo Ministro Affari Esteri recatosi di nuovo clandestinamente a Stoccolma in questi giorni avrebbe avuto (auspice Ministro Affari Esteri svedese) scambi di vedute con nota signora Kollontai che funzionerebbe da tramite con Mosca. Fatto nuovo sarebbe che Governo finlandese, data situazione, sarebbe disposto a transigere su questione di Han,go, ad accordare sull'Istmo concessioni territoriali maggiori di quelle previste ed anche a ocinunziare a collaborazione di alcuni membri del Governo più compromessi da atteggiamento negativo (compreso stesso Ministro degli Affari Esteri che si sarebbe reso po·co simpatico a Stalin) facendo forse capo a Paasikivi che nelle trattative moscovite avrebbe incontrato favore del dittatore ocoss.o. Noti·zie di cui sopra mi sembrano meritevoli di attenzione anche se alcune possano apparire come anticipazioni un poco azzardate tanto più che resta a sapere se Mosca -·Che non può ignorare movente ravvedimento Finlandia

non voglia imporre condizioni strangolatorie che far.ebbell"o naufragare tentativo in corso.

462

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 146. L011,dra, 6 '11ULrzo 1940, ore 2,45 (per. ore 5,30 ). La presentazione della noia italiana (non ancora pubblicata nel testo integrale, ma di cui vengono riportati larghi stralci) quale appail"e dalla stampa di stamane, ;sembra diretta anzitutto ad ispirare nel pubblico britannico una calma valutazione della questi.one in sè e dei suoi eventuali sviluppi evitando speculazioni e commenti suscetHbili di ilmpostare la questione entro limiti diversi da quelli attuali.

Fino da ie11se!"a Downing Street, in un suo comunicato ufficioso, annunziava che la nota. ita.liana sarebbe stata fatta oggetto immediato del più attento esame

da parte del Governo inglese. Tale linea ha ispirato i commenti redazionali dei principali giornali i quali hanno tenuto a rilevare che la decisione del Governo britannico di applicare alle esportazioni tedesche il blocco -già a :suo tempo prestabilito -anche nei confronti del carbone tedesco diretto in Italia, non è dettata da alcun intento ostile verso l'Italia ma costituisce la inevitabile e necessaria messa in esecuzione di quella che viene giudicata qui come un'arma d'importanza primail'Ìa e addirittura vitale ai fini dell'esito della guerra in cui Inghilterra si trova impegnata. D'altra parte 1si osserva ·che è naturale che una grande potenza come l'Italia intenda salvaguardare non solo suoi diritti ma anche suoi interessi altrettanto vitali e se ne trae spunto per riaffe~rmare in genere i sentimenti amichevoli dell'Inghilterra e il suo attuale desiderio di trovare una base d'intesa sulle questioni derivanti dal blocco imposto alla Germania.

Partendo da questa premessa, mentre si riafferma che l'Inghiltetrra è sempre vivamente desiderosa di eliminare con ogni mezzo possibile gli inconvenienti e i danni causati dal blocco, si dichiara ·che essa è in particolare ancora pronta a dar corso alle forniture di carbone necessario all'Italia, e a discutere nello spirito più amichevole e più comprensivo quelle condizioni che potranno rendere attuabili le forniture stesse.

Si è fatto qui particolarmente rilevare a tale riguatrdo che la proposta cessione da parte dell'Italia, in cambio del carbone inglese, di prodotti della sua industria pesante, non andava in alcun modo considerata come la sola alternativa offertale per poter assicurarsi i rifornimenti di catrbone inglese: il governo inglese avrebbe desiderato soltanto di poter trovare -attraverso quella o altre proposte-una qualche ba1se considerata di reciptroco interesse per poter garantire all'Italia il normale ·corso di quel rifornimento di ·CUi è qui ammessa e riconosciuta l'importanza ai fini della produzione nazionale italiana.

L'invio della nota italiana ha fatto qui tanto più impressione in quanto ci si rende conto che vengono così poste sul tappeto questioni anche maggiori di quella della condotta della guerra economica e l'applicazione del blocco alla Germania; e anche è stato particolarmente rilevato l'esplicito accenno fatto nella nostra nota alle relazioni anglo-italiane in genere e all'accordo italo-inglese del 16 aprile 1938.

Occorre poi registrare l'esistenza di talune correnti le quali, decisamente favorevoli ad una guerra ad oUranza contro la Germania, sostengono che l'Inghilterra debba ormai mostrarsi intransigente nell'applicazione del blocco, per poter anche eventualmente giungere, attraverso le questioni e gli incidenti che ne sorgono, ad una definitiva .chiarificazione della posizione degli 1stati non belligeranti o neutrali nei triguardi degli Alleati. Di fronte a queste tendenze e all'attività degli esponenti a cui esse fanno capo, atteggiamento del Governo sembra a tutt'oggi, per quanto concerne l'Italia ispirato dal desiderio di contenere la questione odierna entro limiti ristretti (pur senza rinunziare alle più volte proclamate inderogabili necessità della guetrra) e tali comunque da evitare pericolose e non desiderate deviazioni.

Tornerò a riferire.

(l) Vedi D. 440.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 651.

463

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Shanghai, 6 marzo 1940, ore 8,40 (per. ore 24).

Vostro 29 (1).

Mi risulta che Wang Ching-wei venne informato da Kato delle tendenze

temporeggiatrici nei riguardi riconoscimento. Subito egli fece rappresentare a

Tokio che premesso che qualsiasi atteggiamento di attesa ammetteva di per sè

la malafede, lo riteneva ugualmente dannoso Governo cinese della nuova Cina

e per il Giappone in quanto poteva accreditare voci correnti circa fragilità del

nuovo assetto e -cir.ca la permanente titubanza del Governo giapponese di fronte

alla soluzione finale adottata dall'incidente cinese.

A quanto mi si dice ragione di Wang Ching-wei sarebbe 1stata appil"ezzata e il riconoscimento giapponese sarebbe studiato come urgente. Ad evitare luJJ.·gaggine si sarebbe pronunciato all'invio di una personalità politica come Ambasciatore, scelta per tale cariea cadrebbe su un diplomatico che ha profo:nda conoscenza del Paese e che ·è legato da amicizia con Wang Ching-wei.

464

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 117. Washington, 6 marzo 1940, ore 20 (per. giorno 7, ore 5,50).

Mio telespresso n. 3·&2 (2).

Senatore democratico Reynolds prendendo spunto dalle varie congetture

circolanti in questi circoli politici e militari suglt scopi crociera Roosevelt nei

mari del centro America e sui contatti da lui avuti con Boyq, ha lanciato recen

temente al Senato la sensazionale e semplicistica proposta che gli Stati Uniti

chiedano di acquistare dall'Inghilterra Bermude, Providence e Isole Bimini e

dalla Francia possedimenti insulari situati fra Terranova e Nuova Scozia, per

rafforzare sistema d1fensivo del Canale di Panamà e imporre che Europa rispetti

dottrina di Monroe. In relazione suddetta congettura e proposte Reynolds. vanno

interpretate le dichiarazioni fatte ieri dal Presidente, secondo le quali Governo

non intende fare alcun acquisto territoriale nei paesi circostanti zona Canale, la

cui protezione potrà essere rafforzata mediante opere di costruzione nella zona

stessa appena Congresso si sarà deciso per s.tanziamento fondi necessari.

(l) -Vedi D. 433. (2) -Non pubblicato.
465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, BASTIANINI, A PARIGI, GUARIGLIA

T. 5454 P. R. (1). Roma, 6 marzo 1940, ore 21,30.

(Per Londra). Ho telegrafato a Parigi quanto segue:

(Per tutti e due). Vostro 159 (2).

Nulla osta in linea di massima a che ove Inghilterra sia intenzionata di

ordinare ai nostri cantieri navi mercantili si inizino senza impegno trattative

al riguardo, sulla solita base forniture materie prime necessarie.

(Per Parigi). Londra informata.

466

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 59/107 R. Roma, 6 marzo 1940, ore 21,30.

Secondo notizia pubblicata dall'Angriff, nella riunione massonica tenuta a

Parigi con intervento rappresentanze inglesi e francesi sarebbe stata dichiarata

guerra senza quartiere all'Italia e al Fascismo.

Pregovi controllare fondatezza tale notizia. riferendo dettagliatamente in proposito.

467

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 87. Helsinki, 6 marzo 1940, ore 23,30 (per. giorno 7, ore 4,50).

Ex Presidente Repubblica Svinhuf-vud che fu Capo del Governo provvisorio finlandese nel 1918, Capo di Stato dal 1930 al 1937 e che malgrado sua età avanzata resta figura più rappresentativa ed influente rinforzare paese è partito improvvisamente per Berlino ove sarà ricevuto da Hitler per intrattenerlo conforme voto espresso da questo Consiglio dei Ministri nella sua seduta di ieri su possibilità ·che la Germania accordi sua cooperazione negli attuali tentativi per arrivare ad una pace.

Secondo notizie riservate perveniUtemi egli si proporrebbe chiarire ad Hitler desiderio Finlandia interessare per l'ultima volta Germania alla sorte di questo Paese prima che esso ·sia forzato da.gli eventi giuocare altra carta.

Originaria idea personale dell'ex Presidente era quella di partire per Roma e chiedere udienza al Duce per sottoporre a lui sue idee su situazione Finlandia.

Incarico attualmente ricevuto non lo distoglie -secondo quanto mi viene riferito -dal suo iniziale progetto cui esecuzione verrebbe solo rita·rdata dalle circostanze qualora da Berlino egli proseguisse per Roma codesto Ministero, secondo quanto mi viene riferito, ne verrebbe tempestivamente informato.

(l) -Il numero di protocollo particolare per Londra è 184, per Parigi è 105. (2) -D. 441.
468

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 27. Ankara, 6 marzo 1940 (per. giOT1W 13).

La tensione dei rapporti fra Italia e Inghilterra in seguito alla. decisione britannica di sequestrare il carbone tedesco destinato aU'Italia ed alia nota di protesta del Governo fascista preoccupa vivamente questi ambienti politici. Si teme sopratutto che in mancanza di una soluzione che salvaguardi nello stesso tempo le legittime esigenze italiane ed i principi che l'Inghilterra accampa in materia di blocco, possano nascere complicazioni tali da mettere in pericolo la pace del Mediterraneo.

Nessun esponente ufficiale di questo Ministero degli Esteri mi ha direttamente interpellato sulla questione, ma da informazioni indirette e dal linguaggio finora riservato tenuto dalla stampa le preoccupazioni cui sopra accennavo risultano evidenti.

La nota italiana è stata riportata integralmente e ne è stato messo in rilievo il tono vibrato. Nel commentare i fatti e gli estremi della questione si cerca dalla stampa locale di non prendere posizione fra le tesi in contrasto. Prevale turtavia l'impressione e traspare viva la speranza che la divergenza si risolva senza trasformarsi in conflitto. «Non si potrebbe credere -scrive l'Ikdam (3 corr.) -che questa tensione possa arrivare fino a provocare l'entrata in guerra dell'Italia, perchè l'Italia, quantunque abbia scelto in questa guerra un atteggiamento di non belligeranza piuttosto che di neutralità, non desidera, almeno per il momento, partecipare alle ostilità». Il Tan (5 corr.) è d'opinione che «il .caso non è interessante in sè ma perchè permetterà di chiarire la posizione dell'Italia, che se accetterà le proposte inglesi si allontanerà un po' più dall'Asse .e entrerà un po' più nella sfera economica dell'Inghilterra» e aggiunge: « l'Inghilterra attualmente non ha interesse a vedere l'Italia schi·erata con i suoi nemici nè l'Italia ha interesse dL entrare in guerra -dunque il dissidio non appare grave di conseguenza». L'ufficioso Ulus (5 corr.) nella rubrica di politica estera scrive che il carattere liella divergenza è dato dal fatto che l'Italia pur non prendendo posizione ·contro la Germania osteggia ogni a:zione che sia espressione della collaborazione tedesco-sovietica ma non è propensa d'altra parte ad un'intesa con l'Inghilterra. Il Vakit (6 corr.) osserva che il mondo ha appreso con inquietudine la notizia della divergenza e aggiunge: « Se l'Italia giudica che è venuto il momento di entrare in ·guerra a fianco della Germania coglierà il pretesto del carbone, altrimenti saprà trovare un mezzo per appianare il litigio. Nella nota italiana si trova qualche segno che permette di credere che le cose si accomoderanno ».

469

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2094/66·8. BerLino, ? marzo 1940 (per. oiorno 9 ).

La stampa tedesca dà il massimo rilievo alle notizie concernenti il fermo inglese alle navi carboniere italiane provenienti da Rotterdam, facendo una ampia cronaca dei fatti, delle dichiarazioni inglesi nei loro riguardi, come pure delle reazioni alle quali hanno dato luogo in Italia. Vengono così abbondantemente citati i ·commenti italiani e viene dato lavgo posto alle prime manifestazioni studentesche che sono avvenute in varie città d'Italia. Secondo alcune informazioni da Roma, pure riportate con vasto .risalto, la situazione viene giudicata in Italia come molto seria e complicata, specialmente perchè la Gran Bretagna ha risposto con un atto di violenza bruta,le alle argomentazioni della nota di protesta italiana.

La vasta e vistosa presentazione tipografica data alla tensione itala-britannica lascia chiaramente trasparire come questa riesca tutt'altro che sgradita in Germania, dove, per ragioni evidenti, non si può vedere di malocchio un inasprimento dei rapporti fra l'Italia e quella che la Germania considera la sua principale nemica: e d'altra parte, come si è visto chiaramente a proposito della nota di protesta italiana, si è molto soddisfatti di vedere che da parte italiana sia stata pronunciata una solenne condanna dei metodi di guerra dell'Inghilterra e delle sue prepotenze a danno dei non belligeranti. Senza dirlo, è evidente che il contegno fermo e risoluto dell'Italia viene dato come esempio a tutti quei neutrali ·che, in presenza di tanti attentati britannici ai loro diritti e perfino alla loro sovranità, non hanno saputo fare altro che cercare di rigettare sulla Germania la responsabilità delle loro perdite, o, peggio ancora, si sono scusati presso l'Inghilterra se in qualche modo hanno osato difendersi dai suoi attentati.

Il fermo alle navi italiane, come già la nota di protesta, non ha dato luogo ad una presa di posizione ufficiosa nella stampa tedesca, la quale, come ho fatto presente col mio telespresso n. 2072/657 di ieri, (l) ha inquadrato la questione itala-britannica nell'insieme generale della ·condotta della guerra inglese, nei riguardi dei neutrali. Tale astensione è dettata, come si dichia,ra esplicitamente all'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri del Reich, da un ovvio sentimento

di tatto e di riguardo volendosi evitare l'imp,ressione che la Germania cerchi di sfruttare il ,fatto per forzare la mano all'Italia.

Il Capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri, interrogato og.gi nella ·Conferenza dei ·giornalisti sulla questione del fermo alle navi italiane, ha dichiarato che per quanto rigua,rda il lato italo-inglese della ·Controversia, la Germania si associa al cento per cento alle considerazioni contenute nella nota di protesta del Governo di Roma. Ma vi è anche un lato tedesco-inglese della questione, ha aggiunto egli, rappresentato dal fatto che le misure britanniche colpiscono le esportazioni della Germania. A questo riguardo ha rammentato

che fin dal momento della pubblicazione dell' Order in Council con cui la Gran Bretagna aveva ratificato l'applicazione di rappresaglie, il Governo tedesco aveva ordinato le necessarie contromisure, che esso si riserva di continuare ad applicare, senza che sia possibile indicare ora, e ciò per ragioni intuitive, quali esse potranno essere.

(l) Non pubblicato.

470

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2096/670. Berlino, 6 marzo 1940 (per. giorno 9).

Telecorriere ministeriale n. 503·7 P. R./C del 2 corr. (1).

Ho chiesto a Woermann èhe cosa risultasse al Governo tedesco circa la missione militare e navale franco-britannica che, secondo voci circolanti con insistenza a Sofia, si troverebbe a Salonicco, per studiare le possibilità di sbarco nell'eventualità dell'apertura di un nuovo fronte nei Balcani. Woermann mi ha detto che non .sapeva se tali voci fossero oppure no fondate, ma mi ha promesso di interessarsi per conoscere se e quanto di vero vi fosse in esse e di informarmi dell'esito delle indagini compiute. Al riguardo invece del preteso inizio di un'azione sovietica in Bessarabia nella seconda metà del mese corrente, Woermann mi ha assicurato che l'U.R.S.S. non ha affatto mutato il proprio atteggiamento nella questione della Bessarabia. Egli ha escluso che, per il momento l'U.R.S.S. abbia intenzioni aggress·ive (2).

471

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2097/671. BerLino, 6 marzo 1940 (per. giorno 9).

Le impressioni tedesche sulla visita di Welles sono in genere ispirate alla stessa estrema riserva che caratterizzò l'annuncio della visita.

Solo da parte del cosiddetto «ufficio Ribbentrop » si tiene a far sapere mentre anche da quella parte non si dice nulla delle conversazioni col Fiihrer e con Goring -che il Ministro degli Esteri tedesco avrebbe detto questo e quest'altro (mio telespresso in data di ieri n. 2088/662) (3), parlando alto e forte, ecc. ecc.

A parte questo che, come dico, rappresenta tuttavia una parentesi, le impressioni dell'Auswèirtiges Amt, possono, secondo il linguaggio usato dal Sottosegretario di Stato Woermann, riassumersi cosi.

Ha fatto buona impressione l'atteggiamento di estrema discrezione mantenuto da Welles durante tutta la sua visita a Berlino. È stata parimenti apprezzata l'azione svol!ta, con molto -tatto dall'Incaricato d'Affari Kirk, per l'organizzazione della visita stessa.

Secondo l'Auswèirtiges Amt, la visita ha avuto per effetto di far ripartire Welles meno pessimista di quanto non fosse arrivato. Risulterebbe ai tedeschi che Welles sarebbe rimasto impressionato dalle argomentazioni svolte dal Fiihrer, il quale ha tenuto a mettere in risalto che non è stata la Germania a d;.chiarare la guerra all'Inghilterra e alla Francia, ma che sono stati invece

<2l Il presente documento reca il visto di Mussolini.

26 -Dootmenti diplomatici-Serie IX-Vol. III.

questi due Paesi a scendere in campo contro la Germania e ciò col precis~ scopo di distruggerla e che sta quindi adesso a loro di rinunciare a tale seoporiconoscendo alla Germania i suoi diritti di vita e di sviluppo.

In complesso, sempre secondo Woermann, Welles avrebbe compreso che, per fare qualche cosa di concreto, egli doveva «rivolgersi agli altri».

Conchiudendo, in questi ambienti responsabili vi è soddisfazione per il modo in cui la visita Welles si è svolta, e, cir·ca i suoi possibili risultati, aspettativa per le proposte ·C'he possano venire dai franco-inglesi.

(l) -Vedi D. 343. (3) -Vedi D. 457.
472

IL CONSOLE GENERALE A FRANCOFORTE SUL MENO, SERPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2443/166. Francoforte sul Meno, 6 marzo 194(} (per. giorno 13).

Telespresso di questo R. Consolato Generale n. 1942/144 del 211 febbraio,

u. s. (1).

Persona di solito bene informata e ritornata oggi da Basilea dopo aver compiuto, sia all'andata che al ritorno, in automobile, il viaggio da Francoforte a detta città, mi ha confermato quanto ebbi precedentemente a comunicare con il telespresso i:ndicato in riferimento circa il ritiro delle truppe tedes•che che erano state già concentrate sull'alto Reno tra Offenburg e Basilea in vista di una possibile offensiva in quella zona.

Il mio informatore mi ha inoltre riferito che tra gli ufficiali della zona di operazioni è largamente diffuso il convincimento sull'inopportunità di 'intraprendere, almeno per il momento, qualsiasi offensiva in grande stile perchè la stessa sarebbe destinata a provocare un enorme consumo sia di uomini che di materiali sproporzionato ai risultati eventualmente raggiungibili.

I comandi militari •insisterebbero di conseguenza sulla necessità di continuare nell'attuale tattica difensiva e di svolgere un'azione politico-diplomatica che possa raffreddare le relazioni tra l'Inghilterra e la Francia: a tale scopo consiglierebbero d'intensificare con tutti i mezzi la campagna di propaganda già intrapresa in tal senso tra le file dell'esercito e della popolazione francese..

473

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 35. Stoccolma, 7 marzo 1940, ore 22,50 (per: giorno 8, ore 5)

Come già ho riferito coi miei telegrammi precedenti (2), questo Governo convinto di non dover entrare in una guerra che per Svezia potrebbe aver disastrose 'conseguenze, ha in questo ultimo periodo raddoppiato suoi sforzi per auspicata soluzione pacifica del ·COnflitto russo-finlandese. Oggi infatti hanno

avuto inizio le conversazioni dirette fra Mosca ed Helsinki, si nutre qui speranza

che possano essere concluse favorevolmente.

Segretario Generale degli Affari Esteri di questo Ministero degli Affar,i ESiteri mi ha ora detto che in seguito tentativi e sondaggi in vari' modi esercitati, giorni fa Mosca ha fatto qui sapere essere disposta a trattare col Governo RytiTanner (schema di Kuusinen veniva ormai ignorato) il che anzitutto confermava i1ntenzione dei sovieti voler rispettare indipendenza finlandese. Mosca non avanza alcuna richiesta per il nord della Finlandia e quindi per Petsamo. Su Hilo cercasi compromesso, o demilitarizzandolo e cedendo isolotti ivi vicino alla Russia o stabilendo speciale statuto per Rango stesso qualora passasse ai sovietici. Sull'istmo Carelia nuova frontiera russa includerebbe Vyborg. Queste le maggiori linee di un eventuale accordo sulle quali anche Helsinki avrebbe accettato trattare.

In questi ultimi giorni Francia e Inghilterra hanno con insistenza avanzato richieste a Stoccolma per passaggio truppe che intenderebbero inviare 'in Finlandia.

Questo Governo ha risposto categoricamente rifiutandosi. Ciò ha vierppiù indotto Governo svedese affrettare soluzione pacilica prospettando anche quello finlandese gravi rischi che in sè c.omporterebbe intervento alleati il quale, d'altra parte, non potrebbe, secondo quanto calcolasi qui, essere efficiente prima della fine di aprile.

Segretario Genera1e degli Affari Esteri mi ha detto inoltre che la Germania non è intervenuta nei tentativi dt conciliazione, avendo fatto sapere di voler considerare il conflitto russo-finlandese questione riguardante soltanto quei due Governi. Segretario Generale Affari Esteri ritdene sapere che tale linea di condotta è stata voluta da Hitler e Ribbentrop, ma non condivisa altre sfere dirigenti tedesche. Mosca da parte sua ha mostrato preferire interessamento svedese mentre avrebbe addirittura fatto conoscere di non gradire mediazione tedesca. Segnalo infine che nell'ultima fase passi svedesi, Mosca ha mostrato interessamento, e sua decisione repentinamente comunicata a Stoccolma di essere senz'altro di'sposta a trattare col Governo Ryt,i-Tanner, è considerata qui come passo che attribuisce alla Russia vera e propria iniziativa delle trattative oggi 'in corso.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi DD. 399 e 370.
474

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2171/674. Berlino, 7 marzo 1940 (per. giorno 11). Ancora a commento della visita di Sumner Welles, ho l'onore di segnalare l'articolo di Megerle nella Borsen Zeitung di ieri, riportato largamente nel bollettino stampa di questa Ambasciata n. 64 (1). Nei suoi elementi essenziali, l'articolo si può così riassumere: esso constata con soddisfazione che in America abbia fatto progressi la comprensione

per le necessità vitali della Germania nell'Europa centrale; riafferma che la Germania non ha mai nutrito aspirazioni egemoniche sul mondo citando come riprova l'accordo navale con l'Inghilterra, la politica d'intesa con la Francia, le fortificazioni occidentali tedesche, la fissazione definitiva della frontiera del Brennero, nonchè la stessa politica dell'autarchia econom~ca e dello spazio vitale nell'Europa centrale; rileva che se gli Stati Uniti sono interessati ad un ritorno ai sistemi del libero scambio, debbono anche volere, premessa indispensabile, una garanzia della libertà dei mari non conciliabile con le pretese egemoniche dell'Inghilterra ed il mantenimento da parte di questa di punti d'appoggio «aggressivi» mediante i quali ·continua ad esercitare le sue vessazioni contro grandi nazioni come l'ItaUa e la Spagna; conclude chiedendo all'America, qualora essa si interessi seriamente al conseguimento di una pace, di indicare cosa essa per parte sua sia disposta a fare per impedire in avvenire all'Inghilterra df abusare della propria pos1zwne sui mari.

Che questi concetti esposti dall'ufficioso portavoce della Wilhelmstrasse deblbano essere intesi a chiosa dei colloqui berlinesi di Sumner Welles, lo conferma stamani esplicitamente una corrispondenza della D.A.D., la quale, sotto il ·titolo « La libertà dei mari » riprende gli argomenti dal Megerle per precisare inoltre: l) che eventuali proposte di disarmo debbono anche includere il disarmo navale; 2) che debbono essere aboliti quei punti di appoggio mediante i quali l'Inghilterra esercita la propria signoria dei mari e che essa si è costituiti su territorio non nazionale (osservo, di passaggio, che la corrispondenza si limita a citare -evidente beneficiata per l'Italia -le basi di! Gibilterra, Malta, Cipro e Suez, omettendo o dimenticando, nel più vasto campo della strategia navale ed imperiale britannica, di far parola ad esempio di sm.gapore e delle Falkland).

Ho già avuto occasione di segnalare come tra i vari promemoria che l'Auswiirtiges Amt ha fatto pervenire a Sumner Welles in occasione della sua visita a Berlino, ve ne fosse uno dedicato esclusivamente al caso dello Altmark. Siamo ancora nello stesso ordine di idee: rafforzare cioè la tesi tedesca, e presentare favorevolmente di fronte all'opinione pubblica americana la situazione della Germania, sfruttando i postulati di Washington per un ritorno verso i prindpi del libero scambio e sensibilizzando un argomento -quello della « libertà dei mari » -che oltre a coincidere con la campagna che Berlino sta conducendo nei confronti degli Statì neutrali per inasprirli contro l'Inghilterra e nello stesso tempo giustificare i propri metodi ,di guerra, tocca un tasto che la storia ricorda particolarmente delicato nelle relazioni anglo-americane.

(l) Non pubblicato.

475

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 7 marzo 1940.

Ha telefonato S. E. Bastianini da ·Londra per chiedere se sia esatta la notizia

secondo la quale le navi italiane cariche di carbone, che si trovano attualmente

a Rotterdam e ad Anversa, avrebbero avuto ordine di non lasciare quei porti.

La notizia interessa S. E. Bastianini! perchè gli è stato fatto comprendere in via ufficiosa che il Governo britannico sarebbe dispQsto a fare proseguire i piroscafi, carichi di earbone, attualmente sotto sequestro, a condizLone che non avvengano ulteriori partenze dai porti olandesi.

S. E. Bastianini ha tenuto a precisare che tale richiesta ha avuto luogo per iniziativa esclusiva del Governo inglese senza che da parte sua -secondo le istruzioni ieri impartite dall'E. V. -sia stato fatto alcun passo in proposito.

476

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 7 marzo 1940.

Ho comunicato a S. E. Bastianini quanto segue:

«S. E. Ciano conferma quanto ti ha ·Comunicato ieri Pietromarchi che cioè non bisogna fare nessun passo di nessun genere in relazione alla questione del fermo delle navi cariche di carbone. Per tua conoscenza ti informo che i piroscafi che dovevano partire da Rotterdam e da Anversa hanno avuto ordine di scaricare il carbone e di ripartire vuoti».

477

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. (1). Berlino, 7 marzo 1940 (2).

Unterstaatssekretfur Sumner Welles ist am 2. Marz vom Fiihrer zu einer Unterredung empfangen worden, nachdem er am Tage zuvor eine Aussprache mit dem Reichsaussenminister gehabt hatte. Nach dem Empfang beim Fiihrer hat Sumner Wells auch noch mehrere andere fiihrende Personlichkeiten in Berlin aufgesucht. Bei allen di.esen Unterredungen ist Herrn Sumner Welles der Standpunkt, den Deutschaland in der .gegenwartigen Lage einnimmt, mit voller Offenheit dargelegt worden. Die ihm von den einzelnen deutschen Gesprachspartnern gemachten Mitteilungen lassen iSÌch in den wesentlichen Punkten wie folgt zusammenfassen:

l) Nicht Deutschalnd hat den Westmachten, sondern diese haben Deutschaland den Krieg erkllirt.

2) England und Frankreich hatten keinerlei berechtigten Kll'iegsgrund gegeniiber Deutschland. Ebenso wie die Wereinigten Staart;en von Amerika auf Grund der Monroe Doctrin jede Einmischung einer europaischen Regierung in

Angelegenbeiten des amerikaniscben Kontinents entscbieden zuriickweisen wiir

den, betll'acbten Deutscbland den osteuropaiscben Raum .als sein Interessengebiet,

iiber das es sicb allein mit Russland, niemals aber mit England und Frankreicb

auseinanderzusetzen batte.

3) Deutscbland bat sicb nacb Beendigung des Feldzugs in Polen mit Rus

sland iiber die Ostfragen verstandigt und so durcb diese unvermeidlich gewor

dene Revision ilm Osten seine europaiscbe Position endgiiltig sicbergestellt.

4) Anfang Oktober 19'3'9 bat der Fiibrer nochmals in letztes Fdedensan

gebot an England und Frankreich gemacbt. Beide Lander haben daraufhin den

grossten Felhler begangen, den :sie begehen konnten: sie baben dieses Angebot

als Zeichen der Schwacbe angesehen und es mit Hobn 'zuriickgewiesen. Deut

scbland hat daraus die einzig moglicbe Konsequenz gezogen, es hat die Heraus·

forderung Englands und Frankreichs aufgenommen.

5) Nicbt das ang~griffene Deutscbland, sondern die Angreifer England

und Frankreicb baben Kriegsziele aufgestellt. Diese Kriegsziele ha:ben sicb sei

ther immer klarer entbiillt und sind iiberbaupt nicht diskuti'erbar. Sie bestehen

neuerdings in der Zerschlagung des deutschen Staates und d& Zel'!stiickelung

des deutschen volkes in einem noch verscblimmerten Versailler Sytesm.

6) Nacb dieser Entwickiung der Dinge bat Deutschland als angegriffener Staat zu dem Thema Frieden nichts zu sagen. Es ist unerschiitterlicb in seinem Entschluss, den VerniJcbtungswillen der jetzt die engliscbe und franzosiscbe politik Beberll'schenden ein fiir allemal 'ZU brechen und die Kraft seines 80 Millionen-Volkes entsprechend einzusetzen. Erst wenn der eng!Ls,che und franzosische Vernicbtungswille gebrochen ist, kann ein neues 'wirklich befriedigtes Europa aufgebaut werden.

7) Da es nicht um die deutscben Kriegsziele, sondern um die Kriegsziele Englands und Frankreichs gebt, die Deutschland vernicbten wollen, muss derjenige, der Frieden stiften will, die Gegner Deutschlands dazu veranlassen, ihr Vernichtungsziel aufzugeben. Deutschland ist der Ansicbt, dass es Amerika auch beim besten Willen, der von deutscher Seite anerkannt wird, nicht gelingen wird, dieses Ziel zu erreichen.

8) Wahrend in einer Verblendung ohnegleichen England und Frankreich immer offener die Vernichtung Deutscblands und eine Neuaufteilung EUll'opas in berecbtigte und entrecbtete Voìker proklamieren, proklamiert Deutschland auch beute nicht die Vernichtung des bll'itiscben lmperiums und Frankreichs. Es siebt vielmehr die Garantie fiir eine Konsolidierung in Europa L'n der Befriedigung der vitalen Lebensinteressen der grossen Volker in deren natiirlichen Lebensraum. Deutschland ist iiberzeugt, dass dieses Ziel nur durcb einen Sieg errungen werden kann.

9) Das Thema Polen und ebenso das von englischer und franzosischer Seite immer wileder aufgeworfene Thema Osterreich und Protektorat Bohmen und Mabren kommt fiir eine Diskussion mit den Westmacbten iiberbaupt nicbt in Betll'acbt.

10) Die Lage Deutscblands ist aussenpolitisch, iJnnenpolitisch und wirtschaflich ungleich giinstiger als im Jabre 1914. Insbesondere ist Deutscbland sowohl im Hinblick auf seine Ernahrung als aucb auf seinen Rohstoffbedarf

<iurch seine autarke Wirtschaft und durch seinen Handel mit den europaischen Staaten, milt Russland und i.iber Russland mit Japan und anderen grossen Teilen dea: Welt imstande, alle Blokaàeversuche zunichte zu machen. Deutschland ist deshalb entschlossen, den Krieg, siegreich zu beenden. Die Siegeszuverticht des deutschen Volkes, das in seiner Geschichte noch so einig war wie heute, und .die seiner Fuhrung ist unerschi.itterlich.

TRADuZIONE (l)

Il Sottosegretario di Stato Sumner Welles è stato ricevuto il 2 marzo dal

Fiihrer per un colloquio dopo che il giorno prima aveva avuto un colloquio con

il Ministro degli Affari Esteri del Reich (2). Dopo la visita al Fi.ihrer, Sumner -welles ha veduto ancora parecchie altre personalità preminenti a Berlino (3). In tutti questi colloqui al sig. Sumner Welles è stato spiegato con tutta franchezza il punto di vista che la Germania sostiene nella presente situazione. Le comunicazioni fattegli dalle singole personalità possono riassume1·si nei punti essenziali come segue:

l) Non la Germania alle potenze occidentali, ma queste alla Germania hanno

dichiarato la guerra.

2) L'Inghilterra e la Francia non avevano alcun fondato motivo di guerra .di fronte alla Germania. Così come gli Stati Uniti d'America in base alla Dottrina di Monroe respingerebbero recisamente ogni intromissione di un Governo europeo negli affari del Continente Americano, anche la Germania considera lo spazio est

€uropeo come la sua sfera d'interessi, sulla quale aveva da concertarsi unica

mente con la Russia, ma mai con l'Inghilterra e la Francia.

3) Finita la guerra in Polonia, la Germania si è accordata con la Russia sulle questioni orientali ed ha così, con tale revisione nell'oriente diventata inevitabile, -definitivamente assicurata la sua posizione europea.

4) Ai primi di ottobre 1939 il Fi.ihrer ancora una volta ha fatto un'ultima -offerta di pace all'Inghilterra ed alla Francia. I due paesi commisero allora il più grande errore che commettere potevano: essi vedevano in quell'offerta un segno di debolezza e la hanno respinta con scherno. La Germania ne ha tratta l'unica possibile conseguenza, essa ha accettata la sfida di Inghilterra e Francia.

5) Non la aggredita Germania, ma gli aggressori, Inghilterra e Francia, hanno

stabilito scopi di guerra. Questi scopi di guerra si sono da allora svelati sempre

più chiaramente, e sono del tutto indiscutibili. Essi consistono ora nello sfascia

mento dello Stato germanico e nello smembramento del Popolo germanico in un

ancor peggiore sistema di Versaglia.

6) Dato questo sviluppo delle cose, la Germania come Stato aggredito non ha

nulla da dire sul tema Pace. Essa è irremovibile nella sua decisione d'infrangere

una volta per sempre quella volontà di annientamento che manifestano coloro che

ora dominano la politica inglese e francese, e di impiegare in questo senso la

potenza del suo popolo di 80 mi.lioni. Soltanto quando quella volontà anglo-fran

cese d'annientamento sarà infranta, potrà essere edificata una nuova Europa vera

mente pacificata.

7) Poichè non si tratta di scopi di guerra germanici, ma scopi di guerra del

l'Inghilterra e della Francia, che vogliono annientare la Germania, colui che vuole

·dei funzionari del Gabinetto, che, salvo la più corretta forma italiana, è sostanzialmente identica. Nella pubblicazione si è data la preferenza alla traduzione tedesca perchè fu quella-di cui presero visione Mussolini ed i suoi collaboratori.

:Pacificare deve indurre gli avversari della Germania ad abbandonare la loro meta

di annientamento. La Germania è d'avviso che l'America, anche con la migliore

volontà, che da parte germanica le si riconosce, non riuscirà a raggiungere que

sta meta. ·

8) Mentre in un abbaglio senza pari Inghilterra e Francia sempre più aperta

mente proclamano l'annientamento della Germania ed una nuova ripartizione del

l'Europa in popoli con diritti e popoli senza diritti, la Germania non proclama,

neppur oggi, l'annientamento dell'Impero Britannico e della Francia. Essa vede

piuttosto la garanzia per un consolidamento in Europa nel soddisfacimento degli

interessi vitali dei grandi popoli nel loro spazio di vita naturale. La Germania

è convinta, che questa mèta pòtrà essere raggiunta soltanto mediante la sua

vittoria.

9) Il tema Polonia, così come il tema, sempre di nuovo sollevato da parte

inglese e francese, Austria e Protettorato Boemia e Moravia non può affatto for

mare oggetto di discussione con le Potenze Occidentali.

10) La situazione della Germania, sia in politica estera che interna ed econo

mica, è imparagonabilmente migliore che non nell'anno 1914. In particolare la

Germania, sia con riguardo al suo approvvigionamento che al suo fabbisogno di

materie prime, grazie alla sua economia autarchica ed al suo commercio con gli

Stati europei, con la Russia ed attraverso la Russia con il Giappone ed altra gran

parte del mondo, è in grado di rendere nulli tutti i tentativi di blocco. La Germania

è perciò decisa a finire vittoriosamente la guerra. La fede nella vittoria del Popolo

germanico, che mai nella sua storia è stato tanto unito quanto lo è oggi, e quella

dei suoi capi è incrollabile.

(l) -Nel Registro dell'Archivio Segreto del Gabinetto il presente documento è indicato· come c Resoconto dei colloqui avuti da Sumner Welles a Berlino con i dirigenti del Reich. Appunto redatto dal Governo Germanico e rimesso al Ministero degli Affari Esteri •. (2) -L'originale del presente documento è privo di data. "F:' stato possibile attribuirlo al 7 marzo in base ad un riferimento contenuto in Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 655, nota l, dal quale risulta anche che esso è stato rimesso a Palazzo Chigi dall'ambasciatore von Mackensen.

(l) La presente traduzione, redatta dal Ministero degli Esteri germanico, accompagnava l'originale tedesco del documento. Ciano dispose la redazione di un'altra traduzione, a cura

(2) -Vedi DD. 417 e 439. (3) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, VIII, cit., DD. 642, '643, 653 e 655 e, da parte americana, SuMNER WELLES, The Time for Decision, cit., pp. 100-101, 110-112 e 113-118 e Foreign Relations of the United States, 1940, vol. I, cit., pp. 50-58.
478

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Tokio, 8 marzo 1940, ore 9,25 (per. ore 17).

Vice Ministro mi ha confermato odierne dichiarazioni portavoce Ministero

Affari Esteri circa appoggio morale che Governo giapponese dà a quello italiano

nella sua protesta contro Inghilterra. Ha aggiunto però che Tokio non considera

eventualità di andare oltre tale sua manifestazione di simpatia.

Malgrado diniego del Vice Ministro, non escludo che dichiarazioni giappo

nesi odierne alla stampa siano, almeno in parte, effetto del risentimento qui

suscitato da sequestro autorità francesi Haipong di posta, su piroscafi giapponesi

diretti a Kobe, destinata alla Germania. Portavoce ha ricordato che ciò avviene

per prima volta a una nave giapponese.

479

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 158. Tokio, 8 marzo 1940, ore 9,25 (per. ore 17).

Vice Ministro mi ha detto che è stato telegrafato a codesta Ambasciata Giappone chiedendo se gradiremmo invio di una Missione che dovrebbe corrispondere in qualche modo a quella Paulucd de' Calboli, e a quella Conti.

Missione che non sarebbe ancora composta arriverebbe a Roma metà maggio.

Avrebbe nome all'americana di «Missione di buona volontà» ma in realtà

ha carattere in pari tempo economico e politico.

Richiesto quali sarebbero suoi scopi politici Vice Ministro ha risposto che

non ve ne era alcuno specifico ma che tali parole dovevano int·endersi nel senso

che Missione aveva scopo restituire anche visita Missione Paulucci de' Calboli

la quale aveva avuto carattere politico.

Cercherò chiarire meglio questo punto.

480

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 178. Berlino, 8 marzo 1940, ore 11,50.

Stamane Barone Dornberg Capo Protocollo ha chiesto lasciapassare per l'Italia. Questo viaggio va messo in rapporto con preparazione visita Ribbentrop di cui mia lettera personale a V. E. 1967 del 2 corrente (1).

481

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 181. Berlino, 8 marzo 1940, ore 18,25.

Mio telespresso n. 672 del 6 corr. (2). Qui si conferma che, attraverso Svezia, Russia e Finlandia negoziano. Adesso

U.R.S.S. pretende, in più di quanto aveva domandato prima, Wijpuri, e tutta la penisola di Rango, mentre non vorrebbe più far concessioni territoriali in Carelia gtà promesse a governo Kuusinen. Per converso, essa rinunzierebbe a Petsamo. Governo sovietico avrebbe dichiarato che, ove Finlandia non accettasse, esso in seguito domanderebbe assai di più. Ieri però molti dicevano ad Ambasciatore di Germania essere abbastanza ottimisti circa risultato trattative.

In queste condizioni, non si comprende qui scopo missione Svinhufvud di cui si dubita persino che possa riuscire a vedere il Fiihrer, qu-esti sembrando deciso a non immischiarsi nella questione.

482

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 51. Sofia, 8 marzo 1940, ore 19 (per. ore 23,35).

Sono stato oggi ricevuto, per una prima presa di contatto, da questo Ministro degli Affari Est-eri Popov.

Dichiarazioni di viva simpatia per nostro paese, al quale devesi se la guerra europea non si è dilagata sino ad ora nei Balcani.

409"

Circa Turchia senso di viva diffidenza per quanto, come dimostra rapida soluzione incidente dell'altro ieri costituito da atterraggio forzato di un apparecchio bulgaro in territorio turco, si faccia per evttare attrito. Circa Romania le cose stanno sostanzialmente al punto di prima nè in fondo si vedrebbe grande vantaggio da una 'immediata intesa circa Dobrugia che dovrebbe essere con ogni probabilità compensata da impegni da parte Bulgaria forse troppo gravosi. In tali condizioni non è prevista alcuna visita di Gafenc~ a Sofia.

Nel complesso ho trovato Popov, che, come è noto, ha assunto sua carica soltanto da poche settimane, estremamente desideroso di vedere evitati incidenti tra Stati confinanti e Bulgaria la quale sente indubbiamente il peso di essere in pratica accerchiata. Segue rapporto.

(l) -Vedi D. 434, che è però un rapporto. (2) -Non pubblicato.
483

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 29. Copenaghen, 8 marzo 1940, ore 20,15 (per. ore 22,45).

A proposito delle notizie trattative di pace russo-finlandesi che S'i svolgerebbero Stoccolma sotto gli auspici Governo svedese (vedi mio telegramma Stefani speciale odierno) (1), Ministro di Svezia mi ha detto che da ieri non può comunicare con Stoccolma comunicazioni telegrafiche e, fino a ieri, telefoniche essendo interrotte per evitare indiscrezioni giornalistiche. È sua opinione personale che l'Inghilterra farà il possibile per sabotare questo supremo tentativo sv,edese rafforzando spirito resistenza Finlandia con il miraggio di ·Lpotetici soccorsi che dovrebbero compromettere neutralità nordica e creare nuovo fronte di battaglia. Egli è sicuro che ogni tentativo del genere si urterà contro ferma, efficace resistenza svedese perchè uno scontro armato con forze inglesi non sarà che un episodio mentre supina acquiescenza sarà guerra con la Germania.

Ritengo che pronta pace anche alle annunziate onerose condizioni sarebbe accolta con sollievo Danimarca; ricordo mio telegramma n. 15 (2) aggiungendo che ultimamente Munch, manifestando la speranza che i russi una volta presa Wyborg avrebbero sospeso l'offensiva, mi ha voluto appositamente ricordare che detta città, a due riprese ha fatto parte integrante territorio di frontiera.

484

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Mosca, 8 marzo 1940, ore 21,10 (per. giorno 9, ore 2,20).

Notizia mediazione svedese nel conflitto finlandese è oggi smentita ai giornalisti « come cosa poco probabile » tanto da Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri quanto da questa Legazione di Svezia.

Mini:stro di Svezia si è dato ammalato a colleghi e giornalisti che hanno cercato in tutti i modi avvicinarlo.

Tuttavia da sicura fonte svedese sono riuscito apprendere che trattative tra Ministro di Svezia e questo Governo sono effettivamente in corso allo scopo giungere ·cessazione ostilità. Mio interlocutore mi ha detto che Ministro di Svezia ha veduto ripetutamente Molotov e non mi ha nascosto che conversazioni sono molto avanzate con fondate speranze successo.

Da alcuni accenni fatti ho tratto impressione iniziativa sia partita da parte russa per eventualità complicazioni nel sud. Sulle condizioni poste dal Governo sovietico mio interlocutore ha mantenuto naturalmente più stretto riserbo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 303.
485

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 176. Parigi, 8 marzo 1940, ore 21,30 (per. ore 23,30).

Come già riferitovi perdura allarmismo questi ambienti parlamentari ed in generale pubblico francese a causa tensione italo-inglese pe;r carbone, specialmente per atteggiamento nostra stampa verso Russia e Finlandia nonchè voci circolanti nostra prossima azione nei Balcani. Gruppi P.arlamentari vorrebbero spingere Daladier fare a Roma nuova apertura per trattazione questioni pendenti fra Italia e Francia, dando colpa attuale situazione all'inerzia del Quai d'Orsay. Segnalo a ·questo proposito odierno articolo Justice.

486

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 89. Helsinki, 8 marzo 1940, ore 22,10 (per. giorno 9, ore 0,20).

Mio telegramma n. 86 (1).

Dilagare sulla stampa mondiale attraverso questi corrispondenti da qui e da Stoccolma delle notizie circa tentativi mediazione che avrebbero dovuto per ovvie ragioni restare segretissime ha indotto queste autorità emanare stanotte breve comunicato (trasmesso con mio telegramma n. 88 odierno in chiaro) (2) che mi sembra evidentemente essere primo tentativo sia pure un poco ingenuo e confuso per orientare opinione verso possibile soluzione pacifica del conflitto.

Dal mutismo ufficiale poco più si riesce ad apprendere oltre dichiarazioni che «contatti effettivamente esistono». Confermo tuttavia che sempre sotto gli auspici Governo svedese (che visibilmente intuisce (3) eccezionale interesse al loro esito) predetti contatti appaiono affidati a noto Ministro senza portafoglio Paasikivi che troverebbesi Stoccolma e lavorerebbe attraverso canali già da me riferiti.

Finlandesi si sarebbero già urtati contro richieste russe che questo Con-siglio dei Ministri avrebbe dichiarate esorbitanti e che cito solo a titolo cronaca mancandomi ogni conferma ufficiale.

Richieste sarebbero: tutto istmo Carelia con confini da Wiipuri a Sortavala, Rango con retro terra e baia Petsamo. Tuttavia trattative continuerebbero.

Su esito loro è prematuro ·arrischiare giudizi, ma esso mi sembra dipenda non tanto da difficoltà volere far accettare al paese pace onerosa dopo sacrifici sostenuti quanto da buon volere sovieti che dovrebbero essere preoccupati del maggiore o minore timore di vedersi coinvolgere attraverso continue ostilità. in complicazioni esterne ed anche interne di carattere più generale.

(l) -Vedi D. 462. (2) -Non pubblicato.

(3) Sic.

487

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 111. Mosca, 8 marzo 1940. ore 22,30 (per. giorno 9, ore 4,30)..

Faccio seguito al mio telegramma n. 110 (1). Questo Ambasciatore di Germania mi ha anche egli confermato la notizia della mediazione svedese.

Ignora tuttavia le condizioni poste dal Governo sovietico, senonchè egli ritiene che dopo il successo riportato sulla linea Mannerheim questo Governoporrà condizioni molto più ampie di quelle precedenti, ma non inaccettabili.

L'Ambasciatore Schulenburg mi ha inoltre precisato che Molotov in un passato colloquio gli aveva detto che dopo la sanguinosa esperienza fatta, 'il Governo sovietico si era reso conto del pericolo di aveTe un vicino ostile e la necessità di assicurarsi la protezione di Leningrado e della ferrovia di Murmansk; Molotov, mostrandogli una carta geografica storica aveva aggiunto che la frontiera che potrebbe garantire l'U.R.S.S. da nuove sorprese e accettata dai finlandesi per più di un secolo era quella del 1721, più naturalmente il portodi Rango.

488

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 91. Helsinki, 8 marzo 1940, ore 23 (per. giorno 9, ore 1,10)..

Mio telegramma 89 odierno (2). Apprendo da ottima fonte che il Ministro Paasikivi sarebbe partito oggi in aeroplano da Stoccolma per Mosca.

(l) -Vedi D. 484. (2) -Vedi D. 486.
489

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 155. Londra, 8 marzo 1940, ore 23,30 (per. giorno 9, ore 0,10). Stasera alle ore 18,30, Lord Halifax mi ha chiesto di andarlo a vedere al Foreign Ojfice alle ore 19,15 e mi ha dato lettura di un telegramma che è stato inviato stasera a Sir Percy Lora'ine in merito alla questione delle navi italiane cariche di ·carbone tedesco che si trovano attualmente nel porto di controllo britannico ai Downs. Con tale telegramma il Ministero degli Affari Esteri dà istruzioni al suo Ambasc'iatore di fare a V. E. la seguente comunicazione di cui trascrivo testo letterale: «Circa i bastimenti italiani che sono attualmente fermi nei Downs (il numero di questi bastimenti è di 13) e i cui carichi la commissione per le esportazioni del nemico ha sottoposto alla corte delle Prede per il giudizio, il procedimento giudiziario della Corte stessa non verrà proseguito e le navi saranno rilasciate coi loro .carichi (restava naturalmente inteso che nessuna richiesta di risarcimenti verrà avanzata da parte italiana a seguito del fermo avvenuto). Quanto precede coll'intesa che il Governo italiano si impegni a che le navi attuaìmente nei porti olandesi e belgi non procedano nel loro viaggio con carichi di carbone tedesco e che in avvenire il carbone tedesco non venga spedito via mare in Italia». Lord Halifax ha tenuto a precisarmi che tale sua comunica.zione era ispi.ra·ta dal desiderio suo e del Primo Ministro di eliminare, nell'attuale momento, quando la risposta inglese alla nota italiana era tuttora allo studio, la questione delle navi fermate dal controllo britannico che egli riteneva sorta da un equivoco. Lord Halifax ha poi aggiunto che egli si rendeva bene conto degli inconvenienti causati all'Italia dalla politica di blocco delle esportazioni tedesche che l'Inghilterra era costretta a perseguire nell'attuale conflitto ma che sperava sinceramente sarebbe possibile trovare una nuova base per giungere a una soluzione soddisfacente anche nella questione scambi commerciali italo-inglesi. Ho assicurato Halifax che non avrei mancato di informare V. E. sul conte

nuto della comun'ic~.zione che Vi sarà fatta da codesto Ambasciato.re d'Inghilterra. Trasmetto per corriere odierno testo inglese comunicazione Lord Halifa;x.

490

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 27. Berlino, 8 marzo 1940 (per. giorno 9). In relazione al telecorriere n. 52.94 P. R. del 4 marzo (l) sono in grado di

confermare l'esattezza delle informazioni provenienti da Tokio circa le 2 missioni tedesche di Helfrich e Coburgo.

Mentre la prima è una missione commerciale, come già quella italiana presieduta dal senatore Conti, la seconda è una missione politica non avente tuttavia alcun specifico mandato oltre quello di mantenere un'atmosfera di buoni rapporti fra Germania e Giappone. Il Duca di Cobur,go -di sangue inglese -che la presiede, è anche incaricato di presentare al Mikado un messaggio autografo -di semplice saluto -del Fiihrer.

Di questa seconda missione fa appunto parte quello Stahmer -di cui io preannunciai già la partenza mesi fa -che è fiduciario di Ribbentrop per gli affari di Oriente. Egli, che fu già qui intimo collaboratore di Oshima, cercherà naturalmente, ma secondo tutto fa prevedere invano, di riprendere le fila di quella unione col Giappone che costituì già uno dei maggiori miraggi di Ribbentrop.

(l) Non pubblicato.

491

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2174/677. Berlino, 8 marzo 1940 (per. giorno 11). Da vario tempo sono cessati completamente su questa stampa gli attacchi contro la Turchia, e questo fatto può forse essere posto ·in relazione con certe voci, nè confermate nè smentite, circa una possibilità di ripresa dei negoziati commerciali. Ad ogni modo può essere interpretata come sintomatica una nota della Corrispondenza politico-dipLomatica, nella quale, dopo avere ripetuto le consuete accuse all'indirizzo delle potenze occidentali per i loro tentativi di estendere la guerra ad altri settori, si riconosce che, di fronte agli altri Stati, i quali hanno dimostrato chiaramente di non volersi sacrificare per l'Inghilterra, la posizione della Turchia è molto più difficile. L'organo ufficioso dice che la Turchia, in quanto alleata delle potenze occidentali, è costretta a certi riguardi, anche se nel patto di Ankara gli impegni sono nettamente cil'coscritti, soprattutto in quanto riguarda l'Unione Sovietica. Notando poi che quel patto evidentemente non basta alla Francia e all'Inghilterra, che cercano di servirsi della Turchia per colpire, attraverso la Russia, il Reich tedesco, dichiara che non c'è da meravigliarsi se quei tentativi continuamente ripetuti anche in Turchia, provocano certe preoccupazioni, tanto che, non avendo evidentemente Londra e Parigi voluto comprendere il senso delle deliberazioni di Belgrado, il Presidente del Consiglio turco ha ritenuto opportuno di smentire che la Turchia abbia intenzioni aggressive contro l'Unione Sovietica. La nota conclude così: « Lo zelo morboso col quale, oggi più che mai, le potenze occidentali cercano nuovi settori di guerra, ed 'il fatto che esse, mediante la brusca provocazione dell'Italia, hanno coscientemente portato l'inquietudine anche nel settore mediterraneo, deve necessariamente preoccupare la Turchia. Se non ci fosse l'intenzione delle potenze occidentali di ripetere in altre forme la " :politica di Gallipoli ", la Turchia potrebbe certamente constatare con soddisfazione che nel corso degli anni passati molti dei suoi timori si sono dimostrati infondati e che certi fattori di inquietudine che prima sembravano acuti, nel frattempo sono stati completamente eliminati».

Il tono della nota è indubbiamente, sopratutto se paragonato a quello di varie che l'hanno preceduta nei riguardi della Turchia, molto conciliante e può essere forse messo in relazione con quanto recentemente il redattore diplomatico della Boersenzeitung, dott. Megerle, dichiarava ad un giornalista americano, e cioè che «non ci sarebbe da meravigliarsi se in questi giorni egli S<!rivesse un articolo pro Turchia ».

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IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 8 marzo 1940.

Permettete che ·inizi la mia relazione con un ringraziamento per il Vostro ultimo scritto (2) in merito alla situazione italiana, alle misure da Voi prese ed al giudizio sugli altri problemi di carattere generale. La sincerità dei Vostri schiarimenti mi dà il coraggio di esporVi e di. illustrarVi da parte mia le cose ed i problemi così come io li vedo.

Ho letto, Duce, nella Vostra relazione un passo che fa temere che Voi siate dell'opinione che la mia decisione di muovere contro la Polonia sia sorta esclusivamente dalla convinzione che l'Inghilterra e la Francia non sarebbero entrate in guerra per nessun motivo. Devo ricordarVi, Duce, la mia lettera del 26 agosto 1939, che vi è stata consegnata dal mio Ambasciatore von Mackensen alle 16 dello stesso giorno (3). Concludevo dicendo che, dal momento che nè la Francia nè l'Inghilterra avrebbero potuto ottenere nell'Ovest qualsiasi successo decisivo, che in Oriente, dopo la sconfitta .della Polonia ed in seguito all'accordo con la Russia, la Germania avrebbe potuto disporre liberamente di tutte le sue forze, ed anche in considerazione della nostra netta superiorità nell'arma aerea, non temevo di risolvere la questione in Oriente anche se mi fossi esposto al pericolo di una complicazione in Occidente. Inoltre, nella risposta alla Vostra definitiva presa di posizione (4), trasmessaVi il 28 settembre 1939 (5), mi espressi come segue: « Se -come dissi -si dovrà giungere ana grande guerra, la situazione in Oriente sarà già risolta prima ancora che le due Potenze occidentali riescano a conseguire un successo qualsiasi. In questo stesso 'inverno, od al più tardi nella primavera, affronterò poi la Francia e l'Inghilterra in Occidente almeno a parità di forze» ecc.

Duce! Quando mi decisi, nell'autunno scorso, ad affrontare la Polonia, ciò avvenne in difesa di aggressioni che sarebbero state inaccettabili per ogni Potenza. È bensì vero -lo confesso -che la Germania aveva già sopportato per quasi un decennio queste aggressioni, però non si è trattato -in un primo tempo -della Germania del Nazionalsocialismo mentre, più tardi, questa Ger

mania nazionalsocialista era ancora disarmata e quindi impotente di fronte a tali avvenimenti. Negli ultimi anni si è operata però una trasformazione di portata decisiva. Giunse il momento in cui il popolo tedesco non avr·ebbe meritato di essere considerato alla stregua di una grande nazione se si fosse lasciato imporre ancora più a lungo un tale trattamento. Credo che tutto ciò che abbiamo dovuto sopportare nel 1939, per mesi e mesi, sia stato possibile soltanto in ,considerazione del ·carattere grave e ponderato del tedesco. Se, con tali premesse ed una simile distribuzione di forze, fosse stato inflitto agli italiani anche soltanto il 5 % del martirio a cui è stato sottoposto il Germanesimo da ormai quasi due decenni nei territori rubati dalla Polonia, si sarebbe avuta un'esplosione. Il sopportare ulteriormente questi fatti non avrebbe condotto ad una distensione della situazione, ma soltanto ad un grave danneggiamento della reputazione della Germania, nella sua qualità di grande Potenza. Nè si trattava di poter magari rinviare ancora la soluzione del problema di altri due, tre o quattro mesi, poichè è indubbio che, in considerazione dello stato di eccitamento della popolazione polacca (promosso continuamente da parte inglese) si sarebbero verificati avvenimenti che avrebbero a poco a poco indotto il popolo tedesco ad agire oppure creato un insanabile contrasto fra popolo e Governo. La Polonia poi avrebbe potuto conseguire il suo proposito di annettere Danzica nell'inverno con rischi molto minori. La Germania sarebbe stata difficilmente in grado di opporsi, dall'ottobre in por, a tali tentativi con la stessa energia <Come è stato possibile nel settembre. Il clima dell'Oriente europeo esclude, a partire da questa stagione, ogni possibilità di una rapida condotta di guerra. Sarebbe quindi forse avvenuto quanto i nostri avversari occidentali avevano sperato, ossia l'immobilizzazione, per-lungo tempo, di numerose divisioni tedesche in Oriente, con tutte le indesiderabili conseguenze di una guerra sui due fronti.

Rimarrebbe dunque in sospeso la sola questione, se considerando la possibilità dell'entrata in guerra della Inghilterra e della Francia, la Germania avesse dovuto rinunciare a qualsiasi reazione, persino nel caso della occupazione di Danzica da parte della Polonia, e rinviare a più tardi il grande conflitto!

Duce! Ho meditato naturalmente questi problemi nel più minuzioso dei modi. Però, anche a prescindere dall'assoluta impossibilità di accettare pazientemente il perpetuarsi di tale insostenibile situazione, oppure persino l'aggravarsi di essa, senza compromettere gr~vemente il presti-gio del Reich, non solo :all'estero ma anche soprattutto all'interno, lo spassionato esame della situazione mi obbligò a respingere una tale considerazione.

Duce! Dal momento in cui l'Inghilterra -in occasione del conflitto abis:sino -riconobbe che la Germania non era uno Stato vassallo da potersi dirigere a piacere, e soprattutto dal momento in cui il Reich sostenne in !spagna la causa del governo nazionale spagnolo, l'Inghilterra ha incominciato a prendere in considerazione l'eventualità di un conflitto armato coi Reich ed a prepararvisi. Dal giorno della coscrizione obbligatoria in Inghilterra fu palese che nei circoli governativi britannici competenti era già stata presa la decisione di .fare la guerra agli Stati totalitari. Mi apparve indifferente considerare contro chi sarebbe stato rivolto il primo colpo. L'obiettivo dei circoli interessati è totalitario. Si tratta, nè più nè meno, dell'eliminazione dei regimi che rappre

sentano, nella loro natura stessa, una minaccia delle plutocrazie feudali-reazionarie. In ·Considerazione del progetto d'armamento britannico e della prevista mobilitazione da parte dell'Inghilterra di tutte le forze ausiliarie possibili (in primo luogo la Polonia) mi sembrò fosse più giusto, invece di perdere ancora del tempo e subire altre minorazioni di prestigio, passare subito alla difensiva, anche col pericolo di far scoppiare -con due o tre anni di anticipo -la guerra voluta dalle Potenze occidentali. E difatti, quali avrebbero potuto essere, Duce, i progressi realizzabili dei nostri armamenti in due o tre anni? Per quanto dguarda le Forze Armate tedesche, non si sarebbe certo verificato un notevole squilibrio di forze in nostro favore, in considerazione del riarmo dell'Inghilterra, portato al massimo dell'intensità. In Oriente però la situazione non avrebbe potuto che peggiorare. Mi fu possibile di eliminare completamente, in nemmeno un mese, il pericolo rappresentato dallo Stato polacco e liberarmi cosi alle spalle. L·e perdite subite in questo conflitto -per quanto dolorose esse fossero per i colpiti e le loro famiglie -non sono affatto considerevoli. Contrariamente alle mie dichiarazioni fatte tempo fa aJ. Reichstag; la cifra dei caduti è diminuita di circa 2.000 unità, per il fatto che molti dei dichiarati morti dalle compagnie sono stati poi rintracciati più tardi, feriti, negli ospedali; le perdite totali di questa campagna ammontano a circa 8.400 morti e circa

28.000 feriti. A queste cifre vanno aggiunti però circa 3.000 dispersi, i quali, dalle esperienze compiute, devono venir purtroppo ritenuti assassinati. Le nostre perdite in materiale di guerra sono irrisorie. Esse vengono compensate in proporzioni multiple dal solo bottino in armi e munizi!oni caduto nelle nostre mani. L'effetto psicologico sulle Forze Armate tedesche (e specialmente sull'Aeronautica e sull'Esercito) è stato e·ccezionale. Vi venne dtmostrata, in modo più che convincente, la bontà del nostro sistema di istruzione tatHca, nell'assieme e singolarmente, e dei nostri principi generali di comando. Queste esperienze di guerra non potrebbero venire sostituite da nessun'altra istruzione. Diecine di :migliaia di giovani ufficiali della riserva, i quali avevano già compiuto una ferma di tre anni (non esistono più nella Germania odierna i volontari con ferma di un anno!), hanno completato la loro istruzione, oltre che nei corsi per ufficiali, nella guerra stessa:· Io pure ebbi l'occasione di parlare a molte

migliaia di questi giovani ufficiali, che posseggono già la Croce di Ferro od altre decorazioni, e di assegnare loro nuovi compiti. Non esagero proprio, Duce, quando vi garantisco che le Forze Armate tedesche di oggi non possono venire comunque paragonate a quelle dell'anno 1914. Si tratta dell'esercito meglio istruito e meglio armato che la Germania abbia mai posseduto! Esso è dotato di uno spirito che potè venire acquisito soltanto grazie all'educazione nazionalsocialista. Ma persino dove non ci sarebbe stato possibile farlo, vi ha con·corso in mocfo decisivo l'idiota propaganda nemica e la proclamazione degli scopi di guerra da parte degli inglesi e dei francesi. L'apparente inattività del fronte, .impostaci dalle condizioni metereo.Jogiche, è stata uÙlizzata all'estremo per la preparazione di contingenti di truppe di rincalzo, come era stato previsto. La produzione di armi e munizioni ha raggiunto ora -ove non lo avesse già fatto -il massimo del suo potenziale bellico.

27 -Do<umenti diplomatici· Serie IX · Vol. III.

II senso della superiorità· nei confronti dei nostri avversari occidentali, è

assoluto, tanto nei comandi quanto nella truppa! Questa sensazione è stata

rafforzata dall'andamento della guerra in Occidente, tanto sul mare quanto

nell'aria. Ciò malgrado, Duce, sono convinto che la lotta che ci attende non

potrà essere una facile passeggiata ma costituirà invece la prova più grave

della storia tedesca. Anche le truppe sono conscie di ciò. Esse affrontano questa

lotta con una decisione santa e perfino solenne. Questa cerj;ezza, Duce, che si

tratti di una lotta per l'esistenza, m'impone imperiosamente di considerare tutto

ciò che in questa battaglia ci possa essere comunque di vantaggio.

Devo cominciare questa enumerazione con chi è stato sempre per me, nel

suo popoLo, nel suo sistema e soprattutto nel suo Capo, il primo amico e taLe

rimarrà per sempre: l'Italia!

Ho avuta piena comprensione, Duce, per il Vostro atteggiamento e per le Vostre decisioni dell'agosto scorso. Ho potuto tanto più apprezzarle in quanto mi sono note le difficoltà, dal punto di vista materia·le e personale, che tali decisioni impongono. Sono anch'io della Vostra opinione, Duce, che nelle circostanze esistenti è stato forse persino un bene che l'Italia non sia stata subito coinvolta in guerra, al nostro fianco. Tuttavia credo che su di un punto non ci possa essere dubbio alcuno: l'esito di questa guerra decide anche sul futuro dell'Italia! Se questo rfuturo viene considerato nel Vostro paese soltanto come il perpetuarsi di un'esistenza da Stato europeo di modeste pretese, allora io ho torto. Ma se questo futuro viene considerato alla stregua di una garanzia per l'esistenza del popolo italiano dal punto di vista storico, geopolitico e morale, ossia secondo le esigenze imposte dal diritto di vita del Vostro popolo, gli stessi nemici che combattono oggi la Germania vi saranno avversari. So, Duce, .che Voi stesso non pensate altrimenti. So pure che tutte le Vostre misure adottate sino ad oggi nonchè il molteplice appoggio che mi avete accordato negli ultimi mesi, diplomaticamente con la Vostra stampa, militannente con ia Vostra mobilitazione ed anche materialmente, derivano da questa consapevolezza. Anch'io ritengo ·che il destino dei nostri due Stati, dei nostri popoli, delle nostre rivoluzioni e dei nostri regimi, sia indissolubilmente legato. Mi sono pure deciso, proprio in seguito a questa constatazione, ad incaricare gli uffici tedeschi competenti di studiare tutte le possibilità per renderVi, Duce -·specialmente per ciò che riguarda il carbone ed in quanto sia possi:bile indipendente dalle democrazie occidentali. Credo per principio che a uomini come noi dovrebbe riuscire, in un modo o nell'altro, di trovare la maniera di porre termine non soltanto militarmente ma anche economicamente al blocco terroristico di queste democrazie. Il mio Ministro degli Esteri von Ribbentrop, che è :già munito dei dati essenziali in merito ai risultati di queste nostre indagini, ve li presenterà lasciando a Voi la decisione se e in quale misura credete di poter garantire sufficientemente i Vostri intt!ressi seguendo le direttive proposteVi. Sono infatti perfettamente conscio che senza carbone non si può mantenere una economia di guerra e che rperciò questo obbligo può essere gravissimo e prevalere sulle intenzioni delle singole persone. Prendo occasione di ciò anche per esprimerVi, Duce, il mio ringraziamento per il Vostro appoggio nel corso delle recenti trattative per il nostro accordo commerciale e voglio solo assicu

rarVi che, in considerazione del modo di procedere degli inglesi contro i Vostri trasporti di carbone da Rotterdam, ho .fatto pure da parte mia tutto il possibile per aiutarVi, come è mio desiderio.

Vi ringrazio pure per le misure militari adottate, che rappresentano comunque per me uno sgravio.

I rapporti fra la Germania e la Russia risultano:

l) da una valutazione generale degli sviluppi europei e

2) dalla considerazione della situazione in cui s'i trova oggigiorno il Reich.

II risultato della valutazione della situazione generale è H seguente:

Dalla vittoria definitiva di Stalin senza dubbio la Russia va trasformando il principio bolscevista in una forma nazionalista russa, per noi indiscutibHe, ma che nella Russia stessa indubbiamente non può essere surrogata da altro. Quello che fece del Nazionalsocialismo il nemtco mortale del Comunismo, fu la sua condotta ebraico-internazionale con lo scopo preciso di annientare i popoli non ebrei e, rispettivamente, le forze che guidano questi popoli. Fino ache punto è subentrato a tal riguardo in Russia -secondo la nostm persuasione un cambiamento profondamente storico, ve lo descriverà meglio, o Duce, il Ministvo degli Esteri, narrandoVi le sue impressioni e le sue esperienze. Per parte mia voglio constatare soltanto che, dalla revoca di Litvinov, si è indubbiamente operato in Russia un cambiamento ne'i rapporti con la Germania. Oggi esiste senza dubbio la possibilità di creare uno stato di cose sopportabile fra i due paesi. Non albbiamo più motivo alcuno di ritenere che qualche organo governativo russo voglia esercitare un'influenza sull'andamento della politica interna tedesca. Non ho bisogno di rassicurarVi che, del resto, il Nazionalsocialismo della Germania è totalitariamente immune da qualsivoglia attacco di ideologia bolscevica. Per questo motivo, .infatti, nessuno pensa di fare concessioni. Se, invece, il bolscevismo si sviluppa in Russia fino a diventare una ideologia d.i Stato russo-nazionale ed un'idea economica, verrà a costituire allora una realtà contro la quale noi non avremo nè l'interesse nè H motivo di combattere. Al contrario! Nella lotta contro il b[occo del mondo per parte delle democrazie plutocratiche, ogni fattore ed ogni aiuto, Duce, non potrà che esserci gradito. La Germania e la Russia hanno molte volte vissuto insieme e lungamente in pace e in amicizia. Dal punto di vista economico ci completiamo in modo meraviglioso; Si può dire che non vi sia quasi materia prima di cui noi abbiamo bisogn.o, e che la Russia non possieda o non sia in grado di possedere fra breve. E, inversamente, non c'è prodotto dell'industria germanica di cui non vi sia subito bisogno in Russia o non vi sarà bisogno in avvenire. n trattato di commercio ·che abbiamo concluso con la Russia è di grandissima importanza, Duce, neLla nostra situazione.

La Germania, specialmente, non ha proceduto riguardo alla Russia che ad una chiara delimitazione della zona di interessi; delimitazione a cui non si potrà mai più nulla cambiare. Qui io non ho deciso un pas·so diverso da quello che avevo già fatto prima anche con Voi, Duce, quando accettai il Brennero quale confine definitivo della vita e della sorte dei nostri due popoli. Il trasferimento di oltre 200.000 tedeschi dall'Italia in Germanià consoliderà quella decisione nei secoli sanzionandola definitivamente.

Finlandia. La Germania, come ho già rilevato, Duce, combatte per la sua esistenza. Ci sono ·stati così .crudemente negati i nostri naturali diritti, che non possiamo rifì:utarci oggi di intendere la situazione di una grande Potenza, qua~e ormai la Russia, in !fatto dei ·Suoi sbocchi verso l'Oceano. Credo che se i finnici a;vessero esaminato un po' più ragionevolmente e un po' più spassionatamente questo problema e ci avessero meglio riflettuto, avrebbero potuto attenersi ad un consiglio migliore che non quello di appellarsi alle armi. Sono persuaso che ila Russia non ha mai avuto l"intenzione di addossarsi quena guerra, perchè altrimenti avrebbe scelto un'altra stagione; e-non ne dubito menomamentela resistenza finlandese sarebbe stata allora facilmente spezzata. I giudizi emessi sui soldati russi caduti nel corso delle attuali operazioni, non corrispondono, Duce, nè aLla verità nè ai fatti. NeLla guerra mondiale noi combattemmo così strenuamente e ·così lungamente contro i russi, che possiamo ben permetterei di emettere un giudizio a questo riguardo. In considerazione delle attuali possibilità di rifornimento, nessuna Potenza del mondo, avrebbe potuto, con un freddo di 30 fino a 40 gradi, in quel terreno e senza aver proceduto prima a preparativi accuratissimi, ottenere risultati diversi da quelli riportati dai russi in questo primo tempo. Mi sembra che il linguaggio oltraggioso contro le truppe russe abbia reso molto diffidle a Stalin di accettare, e tanto meno di proporre, un compromesso. L'Inghilterra mira in questo caso ad un unico scopo: concretare una base societaria dalla quale possa poi, gradatamente, attrarre altri Stati nella sua guerra. A questi sforzi, Duce, noi teniamo dietro con calma e con attenzione. La Germania non è legata alla Finlandia da impegni speciali. Lo stato finlandese è sorto esclusivamente da un mare di sangue di soldati tedeschi; ed anche la sua indipendenza, più tardi raggiunta, la dovette ad unità tedesche comandate dal gen. von der Goltz. Per .tutta riconoscenza la Finlandia non ha tralasciato, più tardi, occasione alcuna ·che le permettesse di assumere un atteggiamento ostile alla Germania; e quando era possibile, partecipava sempre ed attivamente ad ogni angheria contro dì noi. Ciò non vuoi dire, Duce, che il popolo germanico nutra sentimenti dì odio verso il popolo finlandese, ma soltanto che noi non abbiamo motivo alcuno d'impegnarci per gli interessi finlandesi.

Polonia. In quanto aHa Polonia la Germania non ha che un interesse essenziale, ed è questo: assicurare in modo assoluto i confini della Germania all'est. Che, per ottenere ciò, dobbiamo addossarci il peso dell'amministrazione del Governatorato è cosa che non si può evitare almeno finchè dura la guerra. Ma non .ci si deve illudere su un fatto positivo: se, •cessate le ostilità, avessi ritirato le truppe dal Governatorato, non avremmo ottenuto la pace in Polonia, ma il caos. La Chiesa non avrebbe potuto esercitare .le sue funzioni a gloria di Dio, perchè ai sacerdoti sarebbe stata tagliata la testa, come accadde ovunque le truppe tedesche si erano ritirate. Anche i latifondisti polacchi e le cerchia colte polacche non si troverebbero ancora dove si trovano e non potrebbero continuare a comandare come in passato (a maltrattare, cioè, il popolo polacco), ma, a maggior ragione, si troverebbero a Parigi o a Londra, perchè questa volta sarebbero mancati loro i mezzi draconiani per salvarsi d~l'amore dei loro sudditi. Ciò, fatta astrazione dalla circostanza, o Duce, che quel territorio avrebbe potuto superare a mala pena l'inverno, quando non si fossero riattivati i traffici e specia,lmente 'i trasporti. Infatti le truppe polacche non poterono, è vero, arrestare l'avanzata delle Armate germaniche, ma distrussero migliaia di ponti ferroviari, di passaggi, ecc. paralizzando cosi ogni traffico. Quello che i Genieri e i Battaglioni ferroviari e il Servizio Nazionale del Lavoro· sono riusciti a compiere nel campo delle ricostruzioni, non può essere apprezzato all'estero come meriterebbe, perchè l'estero o non ne vuoi sapere nulla o non ne può saper nuLla.

Vi faccio rimettere intanto, o Duce, un esemplare sullo stato di cose in Polonia e sulle circostanze che ci hanno costretti ad intervenire. L'esposizione non comprende che una minima parte di quello che effettivamente è avvenuto. Nelle mie ispezioni in Polonia, e più precisamente il 4 settembre nella brughiera di Tuchel (Tucheler Heide), io stesso fui testimone di quanto appresso: Venti minuti prima di attraversare una di quelle .grandi strade in mezzo alle boscaglie, i membri di un tragporto sanitario tedesco, corpo medici, infermieri ed oltre 80 feriti, furono uccisi, o, meglio, massacrati a sciabolate da una Brigata di cavalleria polacca irrompente al galoppo. Si salvò soltanto un soldato che si era finto morto e che poi, grondante sangue, potè fare rapporto a me personalmente, che ero giunto po·co dopo sul luogo del massacro. E queste non sono che piccolezze, o Duce! I polacchi ebbero qui davvero la fortuna di entrare iq. contatto col popolo tedesco di carattere bonario, e, soprattutto, coll'Armata germanica, più che riservata. Quando nel 1871, a Parigi, fu vinta la Comune, si calcola che le truppe versagliesi abbiano fucilato dai ventimila ai trentamila comunardi. Quei comunardi, però, confrontati ai polacchi, erano dei veri agnellini ·innocenti, e le loro gesta scherzi puerili, paragonate alle raccapriccianti atrocità compiute dai polacchi stessi. E naturalmente non parlo, o Duce, che della sorte toccata ai tedeschi in Polonia. Si potrebbe però fare un passo più avanti e parlare della sol'te toccata ai ruteni, al cui cogpetto -bisogna ammetterlo senz'altro-impallidiscono gli stessi eccidi di Bromberg passati aHa storia col nome di Bromberger Blutnacht e i massacri di tedeschi a Thorn. Non ho bisogno di assicurarvi, o Duce, che, non appena sarà terminata la guerra, noi stessi .avremo tutto l'interesse di liberarci da questo peso di amministrazione e di responsabilità, a condizione, s'intende, che sia impedita ogni ulteriore minaccia ai confini orientali del Reich.

I Balcani. Fui molto felice di apprendere, o Duce, che il Conte Ciano aveva esercitato i suoi buoni uffici sull'Ungheria per indurla anzitutto a soprassedere alle sue richieste di revisione (giuste o non giuste). Io non credo, o Duce, che da parte della Russia abbia a verificarsi una minaccia dei Balcani. Temo invece che il tentativo di realizzare un desiderio di revisione, getterebbe a forza la fiaccola in questo settore europeo e l'incendio potrebbe divenir generale. A questo incendio, però, non può essere interessata nè l'Italia nè la Germania.

Turchia. Il tentativo di indurre la Turchia a prendere atteggiamento contro la Germania che non la minaccia affatto e che anzi collabora.economicamente con lei, lo si deve agli sforzi degli inglesi di assicurarsi uno Stato al cui allineamento mmtare, rinforzato dalle unità anglo-francesi, si possa ricorrere quando piaccia. È questa nel contempo una minaccia eontro l'Italia, la Russia, e -se necessario -anche contro la Romania. Minaccia, cioè, contro

la· Romania e la Russia all'intento di realizzare lo sbarramento di importan

tissime fonti di materie prime agli Stati autoritari.

Spagna. I rapporti fra la Germania e la Spagna, sono, Duce, del tutto

normali. Non ho motivo alcuno di lamentarmi di un qualsivoglia atteggiamento

del Capo dello Stato spagnolo: al contrario! D'altra parte, comprendo il biso

gno di questo Paese di non venir coinv01Lto in nuove guerre, dopo le cruente

lotte intestine durate lunghi anni. Le premesse militari materiali e generali

perchè la Spagna possa partecipare a questa guerra non esistono al momento;

quali possano essere le simpatie del Governo e del popolo spagnolo.

Giappone. I rapporti fra la Germania e il Giappone continuano ad essere

amichevoli e stretti. L'aiuto che la sola presenza di un forte Giappone reca,

gpecie indirettamente, alla Germania, è incontestabile.

America. In quanto aUa visita del rappresentante americano Sumner Welles c'è da riferire soltanto che non ha portato nesr,un elemento nuovo nell'apprezzamento della situazione. Vi feci già trasmettere, o Duce, i protocoLli del colloquio. Qualunque sia stata l'intenzione di questa visita, una cosa è certa: che non può subentrare, in seguito ad essa, un cambiamento di rotta dei fini pi guerra, anche se l'intenzione fosse ~incera. Esula cosi qualsivo~lia immaginazione di come <si potrebbe essa praticamente utilizzare per dare incremento alla pace. Credo quindi che, nella fase attuale, si de<bbono per lo meno sentire anche le versioni di chi afferma essere 'il solo scopo dell'intervento quello di g;uadagnar tempo per gli Alleati; di svolgere, cioè, azione paralizzante su even. tuéllli intenzioni di offensiva germanica. Non oocorre Vi assicuri, o Duce, che le decisioni tedesche verranno prese indipendentemente da ciò ed esclusivamente in base ai punti di vista dell'opportunità militare, e che non potranno

in akun modo venir toccate da qualsivoglia influenzamento del genere.

La Germania in massima non ha altro fine di guerra che il raggiungimento

della pace. L'Inghilterra e la Francia in massima non hanno altro fine di guerra

che l'annientamento degli Stati totalitari e, quindi, anche della Germania. La

Germania combatterà, quindi, finchè questa delittuosa cricca rplutocratica non

sarà forzata a rinunciare definitivamente ai suoi fini. Questa decisione è irre

vocabile. Essa è tanto più comprensi'bile in quanto che noi dobbiamo, oltre a

ciò, aggiustare anche un capitolo della storia mondLale, che colla frode da una

parte e la debolezza dall'altra condusse il popolo germanico nel più umiliante

e nel più terribile corso di tutto il suo sviluppo.

Riepilogando, sento il bisogno di ringraziarVi, o Duce, dell'ultima lettera

e della rassegna fattami. Debbo altresì pregarvi di credermi che io intendo

e comprendo il Vostro contegno. Debbo assicurarvi 'infine che io credo, ad onta

di tutto, ·che la sorte ci costringerà, prima o poi, a combattere insieme, cioè a

dire ·che anche Voi non potrete evitare la controversia, qualunque sia oggi

lo ·sviluppo della situazione nei suoi particolari; che, a maggior ragione, il Vostro

posto sarà 161 nostro fianco, come il mio posto sarà a fianco Vostro. Anch'io

sarei lieto se fosse possibile avere un coJloquio personalmente con Voi sul

gigantesco complesso di tutta la situazione generale e speciale e dei suoi pro

blemi. Ci sono tante cose che si possono spie,gare solo in lunghe disamine.

Lasciatemi infine sperare ·che ci riesca forse di approfondire ancor più e di riso!

vere appunto ora la quest1one del carbone che forse vi appassiona in modo speciale. Quello che ·rafforza infatti uno dei nostri due Paes•i, ridonda anche a vantaggio dell'altro (1).

(l) -Manca l'originale tedesco del documento. La presente traduzione è stata redatta dal Governo tedesco. Non esiste altra traduzione, ma solo copie fatte eseguire dal Gabinetto che hanno l'unica variante di essere datate 6 marzo. (2) -Vedi D. 33. (3) -Vedi D. D. I., Serie VIII, vol. XIII. D. 298. (4) -Vedi D. D. I .. Serie VIII, vol. XIII, D. 304. (5) -La data è errata: si 'tratta evidentemente della lettera di Hitler del 27 agosto 1939, per la quale vedi D. D. I., Serie VIII, ve.!. XUI, D. 329. Circa la data della sua consegna. vedi la nota al documento qui indicato.
493

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 marzo 1940.

Il Ministro d'Ungheria ha avuto incarico dal suo Governo d'informare che è destituita di ogni fondamento la dichiarazione attribuita dal giornale Tan al Conte Csaky e pubblicata dal News Chronicle. Tale dichiarazione dice: c Nessun Paese provocherà l'Ungheria, perchè le sue frontiere sono state garantite dall'Italia. Noi intendiamo la garanzia italiana come una garanzia indiretta tedesca, e COSÌ pure come una garanzia indiretta contro una aggressione russa :..

Il Conte Csaky ha effettivamente ricevuto il corrispondente del Tan, ma non gli ha accordato nessuna intervista.

494

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 184. Berlino, 9 marzo 1940, Q!l'e 17.

Giusta quanto preannunziato ·con mio rapporto del 2 corrente (2) Ribbentrop è latore di una risposta scritta del Fiihrer alla lettera del Duce.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 182. Parigi, 9 marzo 1940, ore 21,45 (per. ore 23,15).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 107 (3).

Riunione Massoneria ha avuto luogo effettivamente. Sembra che suo scopo principale sia stato quello di trovare il modo di armonizzare massoneria francese con quella britannica, levando le differenze dottrinali esistenti. Alla riunione avrebbero partecipato anche turchi per discutere riapertura loggie del loro Paese. Mi è stato riferito da alcuni partecipanti che sia stata chiesta bensì riaffermazione di princ[pio Jotta contro fascismo internazionale ma che Italia non sia stata nominata. Ad ogni modo partecipanti riunione -a quanto mi si assicura -erano tutte persone di terzo ordine, senza cariche di responsabilità politica. '

Mi l'iservo 'iJOssibilmente ulteriori notizie.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 663.

(2) -Vedi D, 434. (3) -Vedi D. 467.
496

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 183. Parigi, 9 marzo 1940, ore 21,45 (per. ore 24).

Sumner Welles non Sl e limitato visitare membri più importanti Governo e Presidente della Camera e Senato ma ha visto anche Blum. Questa visita ha fatto qui impressione e si pensa che essa sia stata consigliata tda Daladier per sottolineare accordo esis·tente fra Gove·rno e socialisti.

Sembra in linea di massima linguaggio usato datl messo di Roosevelt sia stato rilevare impossibilità di accettare una pace di compromesso giacchè questa significherebbe vittoria della Germania.

Governo francese si è studiato specialmente dimostrare potenza militare Francia e sua capacità di resistenza appunto perchè preoccupata del fatto che in Amedca si nutrivano dubbi al riguardo.

Da varie ottime fonti mi è stato assicurato che Sumner Welles ha detto qui avere ricevuto forte impressione dal suo colloquio col Duce, avere trovato Hitler calmissimo ma di essere stato disgustato dall'arroganza ed impudenza di Ribbentrop (1).

497

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 76. Madrid, 9 marzo 1940, ore 22,30 (per. giorno 10, ore 5,30).

Con Stefani speciale in data 8 e 9 corrente questo Ufficio stampa ha riferito in merito articoli apparsi su questi giornali e intonati in senso sarcastico circa viaggio Sumner Welles in Europa e ironizzanti attitudine Stati Uniti d'America conflitto in Europa.

Mi risulta che tali articoli sono ispirati al malcontento qui suscitato dal fatto che Madrid non è stata compresa fra le capitali che Sumner Welles deve visitare.

498

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 93. Helsinki, 9 marzo 1940, ore 23,50 (per. giorno 10, ore 4,15).

Mio telegramma n. 89 (2).

Questo mio collega Germania venuto oggi a vedermi parlandomi note trattative pace mi ha confermato che richiesta russa sarebbe quella da me segnalata con mio telegramma di cui sopra meno forse Baia Petsamo che russi non reclamerebbero.

Ha convenuto con me circa difficoltà fare accettare tali esigenze da popolo finlandese ma mi ha parlato esistenza -secondo lui -specie tra popolazione borghese dei principali centri urbani, di notevole corrente favorevole ad un acçomodamento.

Nessun ·credito egli accorda notizia della vantata possibilità intérvent() degli alleati; notizia utilizzabile appena come mezzo pressione nei negoziati con russi ma di realizzazione pratica diffic'ile tecnicamente e politicamente. Tecnicamente sbarco Narvik ed avviamento lontano. di 100.000 uomini per oltre 1000· chilometri con una sola ferrovia rappresenterebbe problema quasi insolubile, mentre peggiore ,sarebbe situazione se sbarco dovesse farsi a Petsamo.

Politicamente -ha concluso mio interlocutore -· violazione neutralità svedese provocherebbe certamente intervento tedesco con conseguenze che Alleati non possono trascurare.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 486.
499

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. Roma, 9 marzo 1940 (per. giorno 10)_ In relazione all'annunciata visita che von Ribbentrop farà lunedì al Somm() Pontefice ritengo 'interessante rifer.ire alcune impressioni che ho ricevuto nell'ambiente vaticano ed anche direttamente presso la Segreteria di Stato. Si prevede che il Pontefice parlerà soprattutto della situazione dei cattolici polacchi sotta<posti alla Germania, della situazione in generale del cattolicismo tedesco e della speranza di vedere realizzarsi la pace al più presto. Senza sottovalutare l'importanza dell'avvenimento è opinione generale che· non sono da aspettarsi dal prossimo colloquio risultati immediatamente, o anche a distanza, fecondi per la sorte dei cattolici in Germania o per eventuali prospettive di pace. Se poi, accanto a queste impressioni, qualche ottimi·smo regna, esso trae origine da un lato dalla convinzione che lo stato del cattolicismo in Germ.ania è talmente grave che « peggiorarlo è quasi impossibile» e dall'altra dalla speranza ·che la Germania possa essere spinta a qualche concessione da motivi di politica interna e dalla constatazione dell'accresciuto prestigio del Pontefice nel mondo internazionaie. Sotto il punto di vista di un tentativo di pace viene considerato importante che sia proprio von Ribbentrop a rendere visita al Pontefice in quanto egli è considerato esponente dell'intransigenza e del bellicismo. Naturalmente, viene poi del tutto esclusa la possibilità di raggiungere una intesa vera e propria sulla questione cattolica in Germania perchè negli ambienti competenti vaticani la situazione religiosa quale è oggi nei territori tedeschi o occupati da tedeschi r31ppresenta il risultato di una concezione ideologica in atto, per cui una modificazione nello stato delle cose verrebbe a costituire

per la Germania una revisione delle •basi di partenza. È stato detto che von Ribbentrop sarebbe accompagnato da uno o più

:funzionari nella sua visita; mi risulta invece che il Pontefke ha in animo di parlare da solo a solo. Non mancherò di riferire ulteriormente quanto mi possa risultare sull'esito della ~isita di lunedì e sulla ripercussione negli ambienti interessati.

500

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 40. Budapest, 9 marzo 1940 (per. giorno 10)

Ho tenuto far presente al Conte Csaky che in attesa di fare la visita d'uso per la rimessa delle copie delle credenziali, che aspetto, mi tenevo ad ogni momento a sua disposizione. Ha voluto subito vedermi e mi ha fatto una acco

glienza quanto mai cordiale. Mi ha detto che queste ultime settimane segnavano un momento di qualche maggiore tranquillità nella regione danubiano-balcanica.

Pur esprimendosi con evidenti riserve nei confronti tedeschi, e fin con qualche accenno personale nei ·confronti di Ribbentrop, non sembra credere ad imminenti azioni da parte della Germania, e ritiene anche la Turchia sempre più disposta ad una politica di pace, se pure desiderosa di essere rassicurata dal lato dei sovieti. Quanto a questi ultimi mi ha accennato ad evidenti indizi di buona volontà che l'Ungheria non potrebbe però accogliere senza riserve, specie poi per quanto concerne un regolamento definitivo delle relazioni di vicinato, al quale farebbero ostacolo le vedute ungheresi nei riguardi del problema polacco.

Non ha mancato peraltro di farmi qualche accenno all'atteggiamento in questi ultimi giorni più ostile da parte slovacca, atteggiamento che apertamente attribuisce ad ispirazioni tedesche. Mi ha accennato altresì al fermento delle minoranze transilvane e al ·continuo pericolo di moti che egli deve contenere. Ha tuttavia tenuto ad affermarmi che egli continua ad attenersi a quanto fu d'accordo a Venezia con V. E., per cui ha avuto parole di estrema affettuosa considerazione.

Pur marcandomi espressamente la permanente attualità delle aspirazioni ungheresi ha insistito sul tempo ancora occorrente agli apprestamenti militari ungheresi, particolarmente al completamento delle artiglierie pesanti che richiederebbe non meno di un semestre, e alle misure di rifornimento di petrolio, caucciù e alluminio, che desterebbero qualche preoccupazione.

Anche della situazione interna mi si è manifestato soddisfatto, facendomi un espresso accenno alla calma e comprensione ormai subentrata fra le popolazioni della Rutenia subcarpatica, in merito a cui era stato altresì in grado di rassicurare testè Roma.

Esprimendosi tutto il tempo meco nel modo più amichevole, mi ha invitato a prendere senz'altro contatto col Conte Teleki anche prima delle udienze protocollari. Vedrò perciò il Conte Teleki 1'11 •corrente mattina.

501

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2215/690. Berlino, 9 marzo 1940 (per. giorno 12)

La notizia del viaggio di von Ribbentrop a Roma ha provocato nei circoli giornalistici di Berlino, sia tedeschi sia esteri, un vero disorientamento, in quanto nessuno si è accontentato della versione ufficiale tedesca (contatti periodici e costanti fra i due Governi dell'Asse), e pertanto tutti cercano affannosamente le ragioni che possono avere indotto il Ministro tedesco a decidere improvvisamente la sua partenza.

Negli ambien.ti esteri prevale la tendenza ad attribuire tale decisione alle imminenti trattative di pace finno-sovietiche, che la Germania vorrebbe veder riuscire ad ogni costo, pur rendendosi conto della durezza delle condizioni russe. A tale scopo vorrebbe che l'Italia gettasse il suo peso sulla bilancia, inducendo la Finlandia a maggiore arrendevolezza.

Negli ambienti tedeschi-anche e soprattutto in quelli non giornaiisticisi ritiene piuttosto che l'occasione al viaggio sia stata data dal conflitto italoinglese, nel quale si crede di vedere l'occasione per l'Italia di intervenire attivamente nel confl'itto europeo. Si afferma a ta•l riguardo che la Germania può esportare in Italia per via di terra un quantitativo di carbone pari al fabbisogno totale dell'Italia.

Una eco dei commenti in questo senso può vedersi in quanto scrive la Nationalzeitung a [proposito del viaggio di R1bbentrop, e cioè che precisamente adesso Londra e Parigi non possono farsi illusioni sul fatto che l'Europa si trova davanti all'inizio dell'ultimo atto di una svolta storica quale non è dato di vederne in ogni secolo. Questo commento del giornale di Essen è stato però criticato dal Min}stero della Propaganda del Reich, che ha richiamato all'ordine l'autore di esso.

Il resto dei •commenti, >Come ho segna-lato coll'odierno fono-bollettino stampa, si attiene più strettamente alla versione ufficiosa tedesca. Così 'il Voelkischer Beobachter osserva come rientri nello spirito dei due grandi Imperi di popolo, cosi intimamente uniti nella politica dell'Asse, i·l :llatto che i loro principali uomini di Stato trattino e risolv·ano in costante contatto personale tutte le questiOtni che li interessano in comune. Rileva la differenza fra questi contatti, corrispondenti agli interessi dei popoli, e quelli tra gli uomini delle democrazie, dettati da interessi di camerille e dall'opportunismo del momento. Continua dicendo che lo stabile carattere della politica tedesca ed italiana dà alla collaborazione fra le due Nazioni l'impronta di incondizionata fiducia e di informazione reciproca ed esauriente. Dichiara che la visita del Ministro degli Este{i tedesco a Roma rientra nello stesso quadro. Ricorda che l'ultimo colloquio diretto fra i dirigenti della politic·a italiana e di quella tedesca avvenne in occasione della visita in Berlino del Conte Ciano, dopo terminata la campagna di Polonia. Aggiunge che H Ministro von ~ibbentrop avrà nella capitale dell'impero :fasdsta conversazioni col Duce e col Ministro degli Esteri Conte Ciano su questioni che interessano i due Paesi e ·che saranno trattate con la abituale reciproca fiducia.

La Deutsche Allgemeine Zeitung ricorda che la visita del Conte Ciano a Berltno seguì il discorso del Duce sulla «guerra assurda » e precedette il discorso tenuto dal Fiihrer il 6 ottobre. Dichiara che Berlino e Roma furono al:lol'a d'accordo nel loro giudizio su quell'ora decisiva, come lo furono nel condannare l'accecamento col quale Londra e Parigi respinsero la grande offerta di Hitler. Dice poi .che la lotta reazionaria ·contro il continente, il tono de1la quale è dato dall'Inghilterra, continua a mostrare la voluta incomprensione dei nuovi tempi da parte delle già privilegiate potenze occidentali, contro le quali in questi giorni la stampa italiana tiene un linguaggio molto aspro. Osserva poi che basta leggere le minaccie degli organi inglesi alla grande Italia ed alla piccola Ungheria, entrambe non belligeranti ed entrambi provate amiche della Germania. per vedere la rabbia imponente provocata dalla definitiva perdita del controllo occidentale sull'Europa centrale. L'invincibile forza del fronte occidentale tedesco -dice -garantisce la stessa Europa libera ed indipendente, sulla quale veglia anche l'Italia, ed in questo fatto si trova il più profondo significato dell'intesa naturale basata sull'Asse Roma-Berlino, che il Conte Ciano, nel suo grande discorso di dicembre scorso sottolineava così fortemente ed in nome della quale oggi il Ministro von Ribbentrop fa la sua prima visita a Roma in tempo di guerra.

Secondo la Boersenzeitung gli àuguri di Londra e di Parigi possono sfogarsi ad interpretare come vogliono questa visita e dar libero corso alle ali della loro fantasia, senza però riuscire ad eliminare il fatto che l'intimo legame fra le due Potenze dell'Asse non ha subito la minima modificazione per causa della guerra o dell'andamento di questa.

Il Lokalanzeiger ricorda che lo stretto contatto fa parte integrante della collaborazione fra le due Potenze dell'Asse ed è stato esplidtamente concordato. Ne deduce che il Ministro degli Esteri von Ribbentrop, a Roma, potrà intensificare tutto quello che è già stato discusso e trattato in costante scambio di vedute fra le due Potenze, tanto nel tempo di guerra quanto in quello che l'ha preceduto.

502

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTE SEGRETO 22.24/698. Berlino, 9 marzo 1940 (1). Il viaggio a Roma del Ministro degl'i Affari Esteri del Rekh ha senza dubbio per scopo principale e preponderante di recare personalmente al Duce la risposta del Fiihrer. Il fatto 1che quella risposta sia confidata a Ribbentrop non s&lo vuoi conferire alla risposta stessa -dato anche il ritardo con cui viene rimessa -maggiore solennità, ma dà l'opportunità al Ministro del Reich di iHustrare verbalmente i punti salienti del documento del Fiihrer. Da parte tedesca si considerava del resto da tempo necessaria una visita a Roma, essendo trascorso un lungo intervallo da quelle compiute in Germania

dal Conte Ciano. Nella scelta precisa del momento, peraltro, ritengo siano entrate in gioco ·anche altre ·considerazioni.

l) Desiderio da [parte di Ribbentrop, nell'imminenza di una possibile offensiva, di rendersi conto egli stesso della base di quello stato di euforia che attribuisce all'Italia la disposizione ad entrare in guerra al più presto al fianco della Germania. (Inutile dire che da parte nostra occorrerebbe . . . . . . alimentare in proposito speranze superiori al . . . . . ora si impone a mio parere con la Germania ..... diritto -della chiarezza) (1).

2) Desiderio di ristabilire agli occhi del mondo la solidarietà dell'Asse mentre si sta svolgendo in Europa la visita di Sumner Welles e mentre l'Inghilterra tiene ferme nei suoi porti le nostre carboniere. Di fronte al boicottaggio britannico, Ribbentrop vuole apparire nella veste di chi soccorre il proprio alleato nel momento del bisogno, riaffermando la buona diS[posiziooe tedesca verso di noi per tutte le forniture che ci siano necessarie. A ciò appunto è dovuta la presenza tra gli accompagnatori di Ribbentrop del Ministro Clodius, il quale torna a Roma a così breve distanza dalla conclusione delle trattative commerciali.

3) Desiderio di mettere l'Italia nell'imminenza del secondo passaggio di Welles per Roma, in una situazione di relativo maggiore riserbo di fronte al concorso 'Che essa potrebbe eventualmente venire chiamata a dare in un'opera

di mediazione per la pace. Il permettere che Welles ritornasse a Roma senza che tra Roma e Berlino ci fosse stata un'ampia consultazione avrebbe potuto dare a Roma una libertà di azione di cui Ribbentrop si è forse un po' preoc.cupa to.

4) L'atteggiamento tedesco nei riguardi della Russia che Ribbentrop deve pure ritenere giunto il momento di spiegare ancora più, facendolo rientrare nel quadro degl:i interessi g·ener·ali dell'A·sse e cercando di smussare la posizione dell'Italia verso l'Unione Sovietica, posizione la quale indirettamente crea alla Germania degli imbarazzi. Si crede qui che nella eventualità di una composizione del 'Conflitto 'in Finlandia, sia più facile persuadere l'Italia a considerare più benevolmente il riavvicinamento russo-tedesco.

5) Per quanto riguarda la visita di Ribbentrop al Papa posso dire che essa, mantenuta ancora adesso nel massimo segreto, si è aggiunta ma non sovrapposta agli scopi puramente 'italiani deUa visita.

La contemporaneità, del resto, della visita al Pontefi·ce dovrebbe avere riflessi favorevoli, secondo Ribbentrop, sia ·sull'opinione pubblica italiana sia sull'opinione pubblica tedesca.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

503

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA PERSONALE 1587/717. Parigi, 9 marzo 1940 (per. giorno 14).

Non so che ·cosa vi sia di vero nella notizia, qui fatta abbondantemente circolare, della nomina di von Papen a Roma al posto di Mackensen.

questa frase,

La prima reazione degli ambienti parlamentari e giornaiisUC'i francesi è

stata quella di manifestare il proposito di mandare a Roma il Maresciallo Pétain

al posto di François-Poncet.

Ho fatto per via indiretta rilevare la stupidità di una tale mossa e la sua

ovvia inopportunità.

Ma se Papen finirà per venire a Roma, bisognerà aspettarsi una possibilità

di cambiamento anche dell'Ambasciatore di Francia, giacchè coloro che si cre

dono capaci di salvare la patria occupando tale carica sono parecchi e non

vogliono tenersi tranquilli.

Dagli uni Poncet è accusato di non aver saputo persuadere l'Italia a mettersi

d'accordo con la Francia, dagli altri di essere un italofobo che invia a Daladier

rapporti pessimisti, i quali non fanno altro che turbaTlo e renderlo ancor più

esitante nella sua politica verso l'Italia.

Questa campagna contro Poncet potrebbe finire per avere un risultato pra

tico nel caso che la Germania cambiasse il proprio Ambasciatore.

Ti sarò grato perciò se vorrai farmi dare qualche lume circa tale possi

bilità e tue eventuali direttive per mia norma.

(2) Il documento è molto deteriorato: non è stato possibile ricostruire con sicurezza

504

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL VICE DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI POLITICA ECONOMICA GERMANICO, CLODIUS

L. 42/09991/7. Roma, 9 marzo 1940. Secondo gli accordi intervenuti nelle nostre ultime riunioni la Germania si è impegnata a consegnare un minimo di 500 mila tonn. di carbone via terra, per il che l'Italia avrebbe dato un proprio contributo di carri nella misura approssimativa di un terzo del fabbisogno. Siamo rimasti pure intesi che si sarebbero fatti dalle due parti tutti gli sforzi per elevare tale quantitativo, partieolarmente in previsione che la via del mare venisse a mancare. Ora questo fatto si è verificato e ritengo perciò necessario che la questione dell'aumento delle consegne via terra sia al più presto esaminata e risolta. Premetto che per accordi intervenuti a Berlino col Commissario sig. Paul Walter e col Ministero dell'Economia si è stabilito che il Sindacato Reno-Westfaliano eleverà le sue consegne via ferro nel mese di marzo a tonn. 420 mila e che noi da parte nostra cercheremo anche di aumentare i ritiri dall'.Ail.ta Slesia, sperando che sia accorciato il ciclo dei nostri carri in Germania. Si può ritenere quindi che in marzo si dovrebbe arrivare a circa 600 mila tonnellate. Occorre però fare un altro sforzo ed elevare H quantitativo nel mese di aprile e successivi ad un minimo di tonn. 700 mila mensili.. Vi prego prendere gli opportuni provvedimenti perchè tale programma,

per noi oggi assolutamente necessario, possa essere realizzato, provocando una sollecita riunione dei tecnici delle due parti.

505

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE S. N. Roma, 9 marzo 1940.

Count Ciano will C€rta'inly bave learnt from His Excellency tbe Italian

Ambassador in London of tbe proposals wbicb Lord Halifax made to bim in

conversation yesterday (l) in respect of tbe thirteen Italian sbips wbicb are

now detained in tbe powns and wbose cargoes bave been ordered to be placed

in Prize. Tbe Secretary of State proposes tbat tbe Prize Court proceedings

sbould. not be pursued and tbat tbe ships sboul:d be released witb their cargoes.

If that is done Lord Halifax presumes bowever tbat no claim will !be advanced

on tbe Italian side on account of tbeir detention, and tbat tbe sbips at present

in Dutcb and BeLgian barbours will not put to sea loaded witb German coal.

Loro Halifax would be glad to receive a .confirmatton from tbe Italian Govern

ment of tbe verbal statement wbich tbe Italian Coal Monopoly made to tbe

Embassy on the 1st March that no more vessels will be sent to fetch German coal. A great part of the difficulties encountered by the Secretary of State in regard to these imports might have been avoided if be bad been informed at an earlier stage that, owing to circumstances over whicb there had been no contro! (namely, delay in loading due to weather conditions), a number of ships already loaded, the car,goes of whicb bad already been paid for, would be unable to leave by March 1st. Count Giano was infonned first on the 13th February that seizures of all German sea-borne coal would quite likely be begun the following week and His Excellency was infonned in writinir on the 22nd February (2) that any shtps caTrying coal leaving port after the 1st of March were liable to be stopped. No request, bowever, was received in London for an extension of the day until the 1st of March, when a request was made, not by tbe Italian Governement but by the Coal Monopoly. Even in the circumstances, the question might bave been easier to settle bad time been given to consider the Coal Monopoly's request and bad the colliers in the meantime been detained in barbour: instead these ships sailed down the Cbannel after a short interval and an announcement was made, which His Majesty's Government were obbliged to deny, that a further extension had already been granted. The position was further complicated by tbe fact of the ltalian Government communicating to His Majesty's Government and broadcasting publicly the text of a note of protest covering all aspects of the British contraband control, ·including enemy exports. Lord Halifax is nevertbeless making the present

proposal because he is ·convinced that there must bave been a genuine misun

derstanding on the part of the Italian Coal Monopoly regarding the possibility

of an extension of date after wbich all cargoes would. be liable to control. In

making tbis proposal His Majesty's Government wish to emphasize that they

are doing their utmost to meet Italian needs for coal, the 'importance of which

to Italian economy they fully appreciate, while at tbe same time safeguarding,

:as they must, their right to contro! enemy exports. They therefore hope that the Italian Government will be prepared to accept a settlement on these lines. 1f so, Sir P. Loraine has been requested to submit the text of a communication agreed between himself and Count Giano, to be published in the press of both -countries.

TRADUZIONI;;

Il Conte Ciano sarà stato messo certamente al corrente dall'Eccellenza l'Ambasciatore italiano a Londra delle proposte che Lord Halifax gli ha fatto nella conversazione di ieri circa i tredici piroscafi italiani ora detenuti ai Downs e dei .cui carichi è stato disposto il sequestro. Il Segretario di Stato propone che non sia dato seguito al giudizio della Corte delle Prede e che i piroscafi siano ri~asciati

.con i loro carichi. Se viene fatto ciò, Lord Hallfax presume tuttavia che nessuna pretesa verrà avanzata da parte italiana per il fatto che essi sono stati trattenuti, .e che i piroscafi attualmente nei porti olandesi e belgi non salperanno carichi ·di carbone tedesco. Lord Halifax sarebbe lieto di ricevere conferma dal Governo italiano della dichiarazione verbale che il Monopolio Italiano dei Carboni ha fatto .a questa Ambasciata il lo marzo che non verranno ulteriormente mandati piroscafi a caricare carbone tedesco.

Una grande parte delle difficoltà incontrate dal Segretario di Stato nei ri_guardi di queste importazioni, avrebbero potuto essere evitate se egli fosse stato prima informato che, a causa di circostanze dovute a forza maggiore (in particolare il ritardo nelle operazioni di carico, dipendente dalle condizioni atmosferiche) un certo numero di piroscafi già caricati ed i cui carichi erano già stati pagati, non sarebbero stati in condizione di partire entro il lo marzo. Il Conte Ciano fu informato prima il 13 febbraio che il sequestro di tutto il carbone di origine tede

.sca avrebbe, con ogni probabilità, avuto inizio la settimana successiva e S. E. fu informato poi per iscritto il 22 febbraio che qualsiasi piroscafo trasportante car.bone che avesse lasciato il porto dopo il lo marzo sarabbe stato suscettibile di essere fermato. Comunque nessuna richiesta per una dilazione del termine fu ricevuta a Londra fino al l • marzo, quando una domanda fu avanzata non dal Governo italiano bensì dal Monopolio Carboni. Anche in queste circostanze, la questione sarebbe forse stata più facilmente risolta qualora fosse stato lasciato il tempo necessario per esaminare la richiesta del Monopolio Carboni e se, nel frattempo i piroscafi per il trasporto del carbone fossero stati trattenuti in porto; questi, invece, dopo poco tempo navigavano attraverso la Manica e veniva data una notizia, che il Governo di S. 1\1. era costretto a smentire, secondo la quale era stata accordata una ulteriore dilazione.

La situazione veniva ancor più complicata dal fatto che il Governo italiano presentava al Governo di S. M. e diramava pubblicamente il testo di una nota di protesta, comprendente tutti gli aspetti del controllo britannico del contrabbando comprese le esportazioni nemiche. Ciò nonostante Lord Halifax avanza le presenti proposte perchè egli è convinto che vi deve essere :;tato un vero e proprio equivoco da parte del Monopolio Italiano dei Carboni nei riguardi della possibilità ·di estendere il termine oltre il quale tutti i carichi sarebbero stati passibili di controllo. Nel fare questa proposta il Governo di S. M. desidera di sottolineare il fatto che esso sta facendo il massimo possibile per venire incontro ai bisogni dell'Italia di carbone della cui importanza per l'economia italiana esso si rende pienamente conto, contemporaneamente salvaguardando, come è suo dovere di fare, il suo diritto di controllare le esportazioni nemiche. Esso spera, pertanto, che il Governo italiano sarà pronto ad accettare un regolamento della questione su queste basi. Nel caso positivo, Sir Percy Loraine è stato invitato a sottoporre il testo di un comunicato concordato con il Conte Ciano, da pubblicarsi nella stampa dei due Paesi (1).

(l) -Vedi D. 489. (2) -Vedi D. 359.

(l) n presente documento reca il visto di Mussolini.

506

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 78. Madrid, 10 marzo 1940, ore 0,45 (per. ore 5,05).

Mi risulterebbe che piroscafo jugoslavo Una (ripeto Una), salpato 7 corrente da Valenza per Spalato trasporta tra l'altro 10.800 casse di granate da 100/17; 137 casse granate e spole.Ue anticarro; e 23 cannoni da 47 di origine italiana dirette a Governo jugoslavo. Anche per mia norma e in relazione affidamenti datimi da questo Ministero Affari Esteri (mio telespresso n. 1882 del 31 dicembre scorso) (l) sarò grato a V. E. possibili accertamenti. Per mia parte 'sto svolgendo analoga indagine.

507

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 190. Berlino, 10 marzo 1940, ore 13,45.

Miei ;rapporti 681 e 691 (2). Mi convinco sempre più che a parte scopo formale presentazione risposta Hitler al Duce, obbiettivi sostanziali visita Ribbentrop sono: l) persuadere che -di fronte volontà annientamento -Germania non ha altra alternativa che la guerra; 2) limitare nostra libertà movimento nei riguardi possibile iniziativa amerLcana.

L'una e l'altra cosa nel quadro ed agli effetti trattato alleanza.

Mie opinioni in proposi,to sono note all'E. V.

Ove l'Italia abbia -come mi sembra dati precedenti -sacrosanto diritto, cosi in relazione numero uno come al numero due, alla sua piena libertà d'azione, ritengo venuto il momento di farlo chiaramente, dico chiaramente, comprendere.

508

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESRIVENTE 191. Berlino, 10 marzo 1940, ore 13,45.

Portata visita Ribbentrop al Papa non eccede quella di un gesto ritenuto utile agli effetti opinione pubblica sia estera che interna.

28 -Documenti difJJomatici. Serie IX . Vol. HL

(1) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciati poichè il riferimento è quasi certamente errato. Vedi infatti i due telespressi 690 (D. 501) e 698 (D. 582) al cui contenuto il testo del presente documento fa esplicito "riferimento.
509

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 114. Mosca, 10 marzo 1940, ore 18,30 (per. giorno 11, ore 0,45). Faccio seguito al mio telegramma n. 112 (1). Ryti e Paasikivi si sono recati questo pomeriggio per la terza volta al Kremlino. Massima segretezza circonda tuttora andamento negoziati. Censura sovietica impedisce persino a giornali esteri di confermare presenza Delegazione finlandese a Mosca. Arrivo vener<dl Ryti e Paasikivi ha colto completamente di sorpresa questi circoli diplomatici: Ambasciatore di Germania venerdl sera presumibilmente non era al corrente (vedi mio telegramma n. 111) (2) come pure questo Ambasciatore America mi ha detto durante la conversazione avuta lunedi pomeriggio con Molotov e tendente a appunto av:er informazioni sulla mediazione svedese questi non gli avrebbe fatto nemmeno accenno sull'imminente arrivo. Da fonte bene informata apprendo che 'il Governo svedese si è limitato sondare disposizioni dei due belligeranti ed a rendere possibile incontro. Nessun

rappresentante svedese partecipava negoziati. Risulta però che a cura Governo svedese era stata preventivamente fissata una c base di discussione>.

510

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 194. Berlino, 10 marzo 1940, ore 20.

Per S. E. il Ministro.

Ho sempre nuovi elementi per ritenere circoli responsabili tedeschi giudicando congiuntura attuale p~rticolarmente favorevole alla Germania preferiscano nettamente la guerra a soluzione pacifica.

Essi vorrebbero tuttavia accertarsi dell'atteggiamento dell'Italia sperando almeno che questa agisca in maniera da immobilizzare varie divisioni francesi. Accertato questo, tutto fa prevedere che verrebbe finalmente decisiva offen

siva naturalmente attraverso Olanda e Belgio.

511

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO PERSONALE S. N. (3). Roma, ...... (4).

Mese di settembre: Impreparazione dovuta alle guerre africana e spagnola. Mi rendo conto che la Germania non poteva fare a meno di marciare contro la Polonia e che ogni verzo!Jerung poteva essere fatale.

nel pomeriggio dell'Il marzo 1940.

a) La Germania non aveva certo bisogno dell'Italia per vincere la Polonia; b) e nemmeno sul fronte ocddentale.

Intervento dell'Italia avrebbe allargato la guerra cioè fatto il gioco dei franco-inglesi. Bisogna ricordare che mentre Germania ha uno scacchiere solo; l'Italia ne ha cinque: e ognuno di essi ha più fronti.

Se il corso degli avvenimenti ha dato ragione al Fiihrer, H corso degli avvenimenti ha anche di fronte ai tedeschi giustificato l'atteggiamento dell'Italia.

Situazione attuale: accelerata preparazione de,gli armamenti.

È necessaria l'offensiva per piegare i franco-inglesi? (1).

Gli scopi della vostra guerra sono raggiunti (1).

Germania e Russia.

Italia e Finland1a

Italia e Alleati triplice riserva.

Italia e Balcani

Forze francesi attualmente impegnate sui fronti italiani (2):

a) ..•..•••

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 487. (3) -Il presente appunto autografo è stato redatto da Mussolini per le conversazioni con von Ribbentrop del 10 e 11 marzo ed utilizzato per il colloquio svoltosi a Palazzo Venezia. (4) -La sua data pertanto si può collocare intorno alla mattina del 10 marzo 1940.
512

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (3)

(Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 542-544)

VERBALE (TRADUZIONE) (4). Roma, 10 marzo 1940.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha consegnato, accompagnandola con i saluti più cordiali del Fiihrer, la lettera di risposta di quest'ultimo (5) al messaggio che il Duce gli aveva tempo fa diretto (6). Ha dovuto passare del tempo prima ,che la risposta potesse essere redatta, perchè il Fiihrer -come aveva già qui fatto sapere a mezzo dell'Ambasciatore Attolico -intendeva farsi egli stesso un esatto quadro della situazione, prima di stendere la propria risposta. Ciò si è avverato soltanto nelle ultime settimane, ed il punto di vista tedesco è stato esaurientemente esposto nella lettera del Fiihrer, che contiene tutto quello 'Che sulle importanti questioni si possa dire nell'attuale momento. Il Fiihrer ha incaricato il Ministro degli Affari Esteri del Reich di dare chiarimenti, nei riguardi della lettera, ove il Duce avesse da fare domande in proposito, e di metterne in rilievo i punti principali.

(ll Questa frase è stata successivamente cancellata con un tratto di matita bleu.

In ordine ai punti meritevoli di parHcolare menzione, il Ministro de:gli Affari Esteri del Rei~h è venuto a parlare della questione del carbone. Il Fiihrer è rimasto grandemente indignato delle misure recentemente adottate dall'Inghilterra per impedire il trasporto via mare del .carbone tedesco in Italia. Egli considera tali misure come un tentativo inaudito degli Stati plutocratico-democratici inteso a jugulare economicamente l'Italia. La Germania è naturalmente in grado ed è disposta a coprire tutto il fabbisogno italiano di carbone. Il Ministro Clodius, che ha a:ccompagnato il Ministro degli Affari Esteri del Reich, può dare ai propri colleghi italiani tutte le necessarie informazioni sui parttcolari del piano progettato da parte tedesca per 'il regolamento di tale questione. Egli reca con sè proposte di soluzione anche per la questione assai difficile dei trasporti.

Il Duce ha accennato a tale riguardo ad un fabbisogno mensile da 500 fino a 700 mila tonnellate.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che il Ministro Clodius può fare proposte per la copertura dell'intero fabbisogno di un milione di tonnellate al mese. Rispondendo ad un accenno del Duce alla difficile questione dei carri ferroviari, Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato che il Ministro Clodius, a seguito di negoziati avuti con le Autorità Militari, è ora nella possibilità di ottenere carri supplementari e di assicurare in comune collaborazione fra Italia e Germania il completo trasporto del carbone.

Avendo il Duce obiettato che la questione del carbone rap[presenta un'assoluta necessità per i piani militari dell'Italia, osservando che « senza carbone non vi sono cannoni», il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che il Fiihrer è dell'avvi!so che due uomini, quali il Duce ed egli stesso, sono sempre in grado di venire a ·capo anche di tale questione.

Del resto, le difficoltà di carbone in Germania si sono a.ttenuate col terminare della stagione fredda. Il duro inverno è stato una splendrda prova dell'unità dal popolo tedesco. Quantunque la popolazione 'in Germania abbia sof:ferto molto freddo (traduzione letterale: «si •sia gelata come tanti sarti») non vi è stato alcun segno di malcontento ed ognuno si è dato volenterosamente ragione delle difficoltà.

Il Duce ha dichiarato a tale proposito che è stata una prova della dis·ciplina del popolo tedesco.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha soggiunto che, nel caso si dovessero manifestare da parte italiana ancora altri desideri di natura economica, il Ministro Clodius sarebbe volentieri disposto a discutere in proposito con i funzionari •Competenti italiani. Sono noti ai tedeschi 'i relativi desideri italiani, ed il Fiihrer ha incaricato lui, Ministro degli Affari Esteri del Reich, di dichiarare al Duce che a tale riguardo la Germania farà tutto il possibile per soddisfare i desideri italiani.

Passando alla situazione generale il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha osservato che il Fiihrer non crede ad alcuna possibilità di pace, e che è deciso già ·in quest'anno ad attaccal'e l'Inghilterra e la Francia, nella sicura convinzione di poter sconfiggere l'esercito francese nel corso dell'estate e di poter ancor prima dell'autunno scacciare gli inglesi dalla Francia. Il Fiihrer

ha preso tale sua ferma decisione, perchè non crede in alcun'altra possibilità di ·soluzione, data la mentalità dei francesi e degli ingle·si. È una questione di principio, è la lotta di un sistema contro un altro.

A migliore chiarimento della mentalità che regna presso gli avversari, il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha consegnato al Duce, nell'originale polacco e traduzione tedesca, alcuni rapporti degli Ambasciatori polacchi a Washington, Parigi e Londra, diretti al col. Beck, che sono stati da'i tedeschi rinvenuti negli archivi polacchi (1). Da tali rapporti risultano anzitutto due fatti: l) l'enorme responsabilità degl'i Stati Uniti nei riguardi della guerra, e 2) l'odio profondo contro il nazional·socialismo ed il fascismo e la spietata volontà di distruzione ai danni dei due Regimi. Si tratta qui di un atteggiamento, che determina l'azione e l'inazione della plutocrazia inglese, francese e purtroppo anche americana.

Il Duce ha obiettato che i documenti sono certamente assai interessanti ma non contengono sontanzialmente alcun che di nuovo, in quanto che si sapeva già da prima che Francia, Inghilterra e Stati Uniti sono ostili ai Regimi autoritari.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato che anzi tutto dai documenti appare .chiara la sinistra parte giocata dagli Ambasciatori americani Bullitt, Kennedy e Drexel-Biddle i quali hanno in modo speciale influenzato anche l'atteggiamento inglese. Si risente in cib l'azione della consorteria giudaicoplutocratica la cui influenza attraverso i Morgan ed i Rockfeller arriva fino a Roosevelt.

Il Duce ha a questo punto osservato che si tratta effettivamente del gruppo dei trecento che reggono il mondo e dei quali già Rathenau aveva parlato.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha continuato dicendo che in Germania nessuno si fa l'illusione che la volontà di annientamento di tali circoli non sia una cosa reale e che tutto quello che avviene serve soltanto a mascherare tale volontà.

Come il Fiihrer ebbe già ad 'informare il Duce (2), la visita di Sumner Welles a Berlino non ha portato alcun fatto nuovo. In Germania ci si domanda cosa effettivamente Roosevelt si sia proposto con tale iniziativa.

Il Duce ha osservato che debba ,principalmente trattarsi di questione interna americana.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich, a ·conferma di quanto da lui prima addotto, ha letto la relazione dell'.l\mbasdatore Potocki a Washington del gennaio 1939.

Dopo che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha finito di parlare, il Duce ha osservato che Roosevelt ha modifi.cato in molti punti le proprie idee in quanto che 'il popolo americano è contrario alla guerra ed è difficile fargli cam;biare tale stato d'animo.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich annuiva riferendosi di nuovo alle interessanti rivelazioni contenute nella predetta relazione da lui letta.

Egli ha poi indirizzato il discorso sul problema russo. Il Fiihrer ha esposto nella sua lettera a Mussolini tutto quanto vi era da osservare in argomento.

II Ministro degli Affari Esteri del Reich aggiunse di aver ritratto, dalle esperienze avute nel corso del suo duplice soggiorno a Mosca, la ferma convinzione che Stalin ha rinunciato ai propositi di una rivoluzione mondiale.

«Lo credete Voi veramente? » -ha chiesto allora il Duce.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto affermativamente e dichiarato che l'avventura di Spagna è stato l'ultimo tentativo tiella rivoluzione mondiale. Alla domanda del Duce se anche la Terza Internazionale avesse smesso ogni idea rivoluzionaria, il Mini·stro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che a suo avviso la Terza Internazionale svolge esclusivamente attività di propaganda e di informazione diplomatica. Egli ha l'impressione che la Russia non solo si stia orientando, ma che è anche abbastanza avanti sulla via di divenire uno Stato nazionale normale. Nelle Amministrazioni centrali non vi sono più ebrei ed anche Kaganovié, del quale sempre si sostiene -quantunque egli non lo abbia potuto controllare -che sia di sangue ebreo, è tutt'al più un georgiano. Con l'allontanamento di Litvinov tutti gli ebrei hanno lasciato i posti direttivi. Nel suo secondo soggiorno a Mosca, egli ha avuto occasione di intrattenersi con tutti i membri dell'Ufficio Politico (Polit-Bilro), durante un pranzo offerto da Stalin. Da parte tedesca erano presenti anche vecchi membri del partito, come il Gauleiter Forster, il quale alla fine della manifestazione ha dichi·arato che tutto si era svolto come se si fosse parlato con antichi camerati. Tale essere stata anche la sua impressione. Ciò appare forse alquanto singolare, ma a suo modo di vedere l'atteggiamento dei russi che è naturalmente comunista e ·come tale non può formare oggetto di discussione da parte di un nazionalsocialista -non ha più nulla a che fare con la rivoluzione mondiale. Stal'in si era proposto di organizzare l'Impero russo su basi centralistiche e tale scopo egli lo ha anche largamente raggiunto, dato che nulla più avviene in Russia fuori della sua volontà. A tale fine egli ha applicato metodi che in Russia erano ·in corso fino dai tempi antichi. E nel guardare il ritratto dello Zar Alessandro, che sta ancora esposto nel Cremlino, si ha

per quanto concerne tali aspirazioni -ancora l'impressione di andare a t·rovare uno Zar e non Stalin.

Il Duce osserva allora che effettivamente Stalin pensa di essere ii successore di Alessandro. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich continua dicendo che l'Ufficio Politico (Polit-Bilro) è >Costituito di autentici elementi moscoviti i quali non si interessano più ad altri Paesi ed anzi avrebbero la tendenza di sepa;rare la Russia dal resto del mondo.

La Russia non rappresenta alcun pericolo, sia dal punto di vista della politica interna che estera, per il nazionalsocialismo ed il !fascismo. Effettivamente non si è riscontrato più in Germania, dopo la conclusione del patto russo, alcun tentativo di ingerenza sovietica nelle questioni interne tedesche. Il Fiihrer parte dal punto di vista >Che esiste naturalmente una netta distinzione fra il bolscevismo ed il nazionalsocialismo, ma che non di meno è possibile concludere un favorevole accordo commerciale con la Russia, ed avere libere in Occidente molte divisioni le quali in altre condizioni si sarebbero dovute impiegare come copertura verso la Russia. In virtù dell'intesa con la Russia la Germania ha libere le proprie spalle. La Russia sta attraversando una grande

trasformazione storica. Essa ha rinunciato alla rivoluzione mondiale. I suoi

:rapporti con la Terza Internazionale -secondo quanto consta in Germania

si sono rilassati ed i rappresentanti russi in seno alla Terza Internazionale sono

trattati freddamente.

Nel •campo della politica estera la Russia non pensa ad alcuna azione,

-essendo i suoi sguardi rivolti esclusivamente verso l'interno del Paese, a motivo

della trasformazione organizzativa subita dal regime bolscevico.

Nel conflitto finnico la Russia -e dò si sa in Germania con tutta preci

sione -sarebbe stata trascinata. Il Ministro degli Esteri finnico Tanner, un

menscevico, è stato un cattivo consigliere del suo Paese e da ultimo l'ingerenza

inglese ha creato una situazione che ha impegnato il prestigio della Russia

costringendo questa ad entrare in guerra nel ·cuore dell'inverno. In origine

essa si proponeva di concludere con la Finlandia ac·cordi simili a quelli sti

pulati con gli Stati Baltici.

In tale stato di cose, i russi non rappresenterebbero alcun pericolo nem

meno per i Bal·cani. Stalin sarebbe naturalmente disposto a concludere in qua

lunque mom'ento un accordo con la Romania, che gli assicurasse in parte o

per intero la Bessarabia. Non si lascerebbe però sicuramente coinvolgere in

un conflitto con la .Romania, in vista delle ripercussioni ·incalcolabili che .ciò

avrebbe negli altri Paesi e dell'allargamento del conflitto che certamente ne

seguirebbe a tutto l'Oriente.

Il punto decisivo è -che gli uomini dell'Ufficio Politico (Polit-Buro) quale

aid esempio il Capo della Ghepeù, con cui il Ministro degli Affari Esteri del

Reich si era a lungo intrattenuto, sono elementi moscoviti i.quali non vogliono

minimamente sapere di Londra, Parigi e Washington, e che, orientati verso

un nazionalismo russo -ma non panslavo -vorrebbero in ogni modo otte

nere talune revisioni.

· Il Duce ha ammesso che la Terza Internazionale non può effettivamente

intraprendere una rivoluzione mondiale perchè in seguito all'accordo russo

tedesco si è ingenerata una grande confusione nei partiti comunisti degli Stati

occidentali, -che egli definisce come la fine del movimento comunista nel mondo.

I comunisti di occidente riterrebbero anche che sia stato c Stalin ad andare a

Berlino » e non viceversa.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha sottolineato a tale riguardo il

:fermo atteggiamento dei membri del Partito in Germania i quali, ispirati al

pensiero realistico fortemente sviluppato dagli insegnamenti nazionalsocialisti,

hanno approvato senza riserve il Patto russo-tedesco.

In nesso a ciò il Duce ha osservato aver già scritto al Fi.ihrer che riconosceva pienamente la necessità politica .di tale accordo, che risparmia alla Germania un fronte di guerra e le lascia libere le spalle. Sebbene la Russia non ·'Sia completamente all'altezza dal· lato militare, può tuttavia operare con grandi masse e la massa è sempre una forza. È semplicemente pazzesco che la stampa

occidentale cerchi dl fàr passare.l'Armata Russa per una «mandria», come si

:sarebbe espresso Herriot. Ciò è propaganda ·completamente falsa. Il Ministro

degli Esteri del Reich approva e rileva come il Fi.ihrer nella sua lettera al

Duce abbia qualificata di idiota la propaganda .inglese. Gli inglesi orientereb

bero sempre falsamente la propria propaganda. Con gli scopi di distruzione da

ultimo avanzati essi hanno condotto l'ultimo tedesco al seguito del Fiihrer.

Il Duce ha definito l'attività del Ministero di Informazioni inglese come

una vera catastrofe.

Questa propaganda inglese -ha proseguito il Ministro degli Esteri del Reich -rende più difficile la conclusione della pace. Anche nel conflitto finlandese l'Inghilterra si è mostrata straol'dinariamente sdegnata subito dopo l'inizio delle ostilità, ma adesso è altrettanto ostinata contro la conclusione della pace.

Il Duce ha rilevato che l'Inghilterra è molto mal disposta verso un eventuale trattato di pace tra la Finlandia e la Russia, ma che la Finlandia non può scegliere altra soluzione perchè diversamente non potrà ricevere alcun soccorso.

Il Ministro degli Esteri del Reich è d'accordo: Svezia e Norvegia farebbero tutto il .possibile per restare neutrali se sapessero che 'in caso di intervento anglo-francese in Scandinavia anche la Germania interverrebbe.

Ad una domanda del Duce, se il Ministro degli Esteri del Reich creda che esistano possibilità di pace, questi ha risposto, che è difficile dare una risposta a tale quesito. Se i finlandesi fossero abili, concluderebbero ora la pace con i russi. I finlandesi hanno innanzi tutto condotto una cattiva politica. Il M'inistro degli Esteri del Reich ha fatto dire loro, prima dello scoppio del conflitto, che avrebbero dovuto cercare una soluzione pacifica. Egli ricorda bene, che un certo giorno sia da Helsinki sia da Mosca erano giunte notizie, che si era vicini ad un'intesa.

Allora entrò in azione l'influenza anglo-francese per contrastare l'opera dell'ex Ministro degli Esteri svedese Sandler, e rese più solida la posizione del Ministro degli Esteri di Finlandia, Tanner, ciò che condusse alla guerra. Ventiquattr'ore dopo lo scoppio del conflitto, il Ministro plenipot.enziario di Finlandia a Berlino ha dichiarato al Ministro degli Esteri del Reich che i finlandesi erano ;pronti ad accettare tutte le Tichiest.e russe. Questo mostra quanto la politica finlandese sia stata mal condotta.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha portato allora il discorso sulle condizioni dell'esercito tedesco. Ha ripetuto che il Fiihrer non crede a possibilità di pace. L'iniziativa di Sumner Welles può perfettamente spiegarsi dal punto di vista della politica interna americana. Secondo altre versioni si spiegherebbe quella iniziativa come un tentativo, condotto .d'accordo con l'Inghilterra, per far si ·che certe intenzioni tedesche siano procrastinate. Ma anche se, tenuto conto dell'atteggiamento antibellicista del popolo americano, non si vuoi contestare all'iniziativa di Sumner Welles il carattere di un tentativo legale, tuttavia gli avversari della Germania sono troppo impegnati per poter transigere sui loro scopi di guerra tante volte proclamati e che si fondano sull'annientamento della Germania. Data questa situazione, il Fiihrer è deciso a spezzare la volontà di distruzione degli avversari, e pertanto attaccherà la Francia e l'Inghilterra al momento che gli sembrerà opportuno. È sempre difficile essere profeta, tuttavia egli, il Ministro degli Esteri del Reich, può dichiarare che da parte tedesca si spera che prima dell'autunno l'esercito francese sarà scon

fitto e che nessun inglese più si troverà sul continente, se non come prigioniero Idi guerra.

II Ministro degli Esteri del Re'ich ha quindi ricordato che effettivamente a Salisburgo egli aveva dichiarato al Conte Ciano, di non credere che l'Inghilterra e la Francia avrebbero senz'altro appoggiato la Polonia; ma che tuttavia egli aveva sempre calcolata la possibilità di un attacco da parte delle Potenze occidentali. Egli è ora soddisfatto del corso degli avvenimenti, in primo luogo perchè è sempre stato chiaro che prima o poi il cozzo doveva avvenire, ed era inevitabile. Per quanto concerne il momento, da parte tedesca -tenuto conto anche dello stato della preparazione italiana -si era pensato che H conflitto sarebbe scoppiato fra due o tre anni. Questo era stato anche il punto di vista del Fiihrer. D'altra parte però si era osservato che sarebbe stato meglio condurre a termine il •conflitto mentre il Duce ed il Fiihrer sono in vita. Che la vita di un uomo di Stato sia talvolta legata ad un frlo, lo ha provato l'attentato di Monaco, e quindi il Fiihrer si è indotto a portare il problema a soluzione in un momento nel quale egli può contare sulla pienezza delle sue facoltà.

In secondo luogo, il Ministro degli Esteri del Reich è soddisfatto degli avvenimenti, perchè dal momento in cui l'Inghilterra aveva istituito la cos,crizione, era evidente che la proporzione delle forze non avrebbe subito un'evoluzione a favore dell'Italia e della Germania. Questo è stato un elemento decisivo per la deliberazione del Fiihrer di risolvere il problema polacco, anche a rischio di un intervento delle Potenze occidentali. Il fattore più essenziale della decisione, però, è stato che una grande Potenza non può tollerare certo modo d'agire.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha porto a Mussolini il volume suNe atrocità polacche (1), con riserva di farGli pervenire la traduzione in italiano: Il corso degli avvenimenti che erano ,sempre stati gravi -ha soggiunto -aveva preso una piega tale che lo « sciovinismo » polacco negli ultimi mesi aveva quasi superato se stesso con la sciocca bravata della marcia su Berlino, mentre il terrorismo contro le minoranze tedesche continuava. Nell'agosto, i polacch'i avevano diretto alla Germania note 'cosi impudenti, ,che se fossero state pubblicate, i cannoni avrebbero sparato da sè, tanta sarebbe stata l'indignazione deiJ. popolo tedesco. Oltre un certo grado di pazienza non si può andare. Perciò è accaduto, che l'Accordo tedesco-polacco del 1934 potè essere concluso solo grazie al Fiihrer e che fin da allora fu 'impopolare in Germania. Ma invece di giovarsi di quell'accordo per appianare le controversie fra i due Paesi, i polacchi hanno approfittato deJ:l'occasione per agire a danno dei tedeschi in maniera incredibile. Questo naturalmente era noto in Germania, e l'opinione pubblica era cosi eccitata che nell'estate il Fiihrer si trovava di fronte al dilemma, o di accettare una lunga campagna d'inverno in Polonia -sulla quale, sembra, Francia ed Inghilterra contavano -e durante la campagna stessa iJ.asciar accadere le peggiori atrocità a danno dei tedeschi residenti in Polonia, ovvero colpire in maniera fulminea. Date le circostanze, il Fiihrer non poteva che adottare la seconda soluzione.

«In questo caso, gli eventi hanno dato ragione al Fiihrer » -ha notato il Duce.

A questo punto il MinLstro degli Esteri del Reich ha accennato alla profonda fiducia del popolo tedesco nella vittoria. Non v'è soldato tedesco che non creda d'i giungere alla vittoria in quest'anno: circostanza che il Duce ha notato come molto interessante. Il patriottismo dei tedeschi non è un patriottismo di schiamazzatori, ma si basa su una decisione fermissima. La situazione della Germania è favorevole. Il blocco si manifesta inefficace. Con l'aiuto delle antiche provincie del Reich riconquistate, il fabbisogno in fatto di alimenti è garantito. Solo per i grassi il popolo tedesco è costretto a limitarsi, ciò che tuttavia non può che essere favorevole alla salute. In base al trattato di commercio, la Germania riceve dalla Russia, nel primo anno, un milione di tonnellate di cereali, quantità che potrà in seguito essere aumentata fino ad un milione e mezzo e due milioni. In via confidenziale, il Ministro degli Esteri del Reich può annunciare che per ciò ·che concerne le forniture di materie prime, la Russia è molto generosa e dedica in parte il suo proprio oro all'acquisto delle materie prime necessarie per la Germania. A parte questo, è di grande aiuto il transito: forti quantità di derrate importanti sono in viaggio dal Manciukuò attraverso la Russia. Anche i Paesi balcanici, 'come la Romania, collaborano al rifornimento della Germania, ed è anche molto importante l'aiuto economico dell'Italia, per il quale il Ministro degli Esteri del Reich, dietro incarico del Fiihrer, porge al Duce un particolare ringraziamento. In conclusione, i rifornimenti in viveri e materie prime non possono preoccupare la Germania, nemmeno nel caso di una lunga guerra.

Il Ministro degli Esteri del Rekh ha quindi accennato che in Inghilterra egli stesso è molto screditato, e che là si pretende sempre che egli abbia dichiarato che non ·sarebbe mai giunto ad una guerra contro gli inglesi. Di fatto, egli nel 1937 ha pregato H Fiihrer di mandarlo come Ambasciatore a Londra, annullando un'altra decisione presa da poco. In quell'occasione egli dichiarò al Fiihrer che riteneva certa la guerra contro gli inglesi e vedeva solo nel Re Edoardo una modesta, unica possibilità di evitarla, quantunque avesse subito aggiunto che riteneva che Edoardo non sarebbe intervenuto. In tale stato di cose, egli appunto nel 1937 definì al Fiihrer le possibilità di guerra nel rapporto di 10 a l. Se allora gli fosse stato chiesto, sotto quali auspici ,poteva desiderare di condurre quel conflitto, la sua più sfrenata fantasia non avrebbe potuto suggerirgli una situazione cosi favorevole come quella in cui si trova la Germania oggi.

Alla domanda del Duce: « Quale programma avete per il vostro soggiorno a Roma, camerata Ribbentrop? » -il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto che si teneva a completa disposizione del Duce. Questi allora ha proposto di predisporre un altro colloquio per lunedì nel pomeriggio alle ore 17. Egli, il Duce, esporrebbe allora la situazione dal punto di vista italiano esaminando anche il futuro, e mostrerebbe alcuni documenti.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha informato il Duce, in via riservata, che la Germania attaccherebbe con 205 Divisioni perfettamente agguerrite e addestrate. Ha accennato ai risultati delle esperienze fatte finora dalla Germania sul fronte occidentale, ed in particolare al fulmineo attacco di sorpresa ad un

posto avanzato britannico, durante il quale 16 inglesi vennero presi prigionieri. Questi sono risultati a•ssai male armati e malissimo istruiti. La superiorità della fanteria tedesca su quella inglese si può riassumere nel rapporto 3 a l. Per una guerra moderna come questa, a 'base di fortificazioni, gli inglesi non sono pronti in alcun modo. Non è possibile vestire i civili con uniformi e pretendere di mandarli al fronte come soldati dopo un'istruzione insufficiente.

Il Duce ha •stimato le truppe inglesi che si trovano al fronte dai 50 ai 60 mi1a uomini (su un totale di 200 mila), mentre il rimanente è. occupato nelle retrovie.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha parlato deile esperienze della guerra mondiale. Gli inglesi, nell'ultima guerra, sono stati comandati assai male. Alcune truppe scelte potevano essere buone, ma il livello medio era assa'i inferiore a quello dell'esercito· tedesco. L'esercito francese -secondo quanto risulta dai contatti avuti sul fronte occidentale -non è più nelle condizioni del 1914.

Il Duce ha notato a questo punto che i francesi hanno una mentalità puramente difensiva. Fino a tanto che si trovano nei loro rifugi tutto va bene, ma non appena devono uscire all'aria aperta, anche nelle truppe francesi si fanno sentire gli effetti della demoralizzazione. Quando il Duce ha accennato al movimento comunista in Francia ed al fatto ·Che vi si pubblicano tuttora giornali comunisti, il Ministro degli Esteri del Reich ha osservato ridendo, che taluni di quei giornali sono stampati in Germania.

Nello stesso tempo, il Duce ha accennato anche al morale poco elevato dell'Inghilterra, dove di recente si è tenuta una riunione pacifista alla presenza di una grande folla, e dove d'altra parte il numero di coloro che dichiarano di avere « obiezioni di coscienza » contro la guerra è salito a 24 mila. Il Ministro degli Esteri del Reich ha soggiunto che in una recente elezione la maggioranza è stata ottenuta dal candidato che aveva preso posizione contro la guerra.

Il Fiihrer gode oggi -ha proseguito il Ministro degli Esteri del Reich un'eccellente salute, ed è entusiasta di battersi. Il Duce allora ha sogglunto che il Fiihrer ha ragione quando afferma che le sorti delle Nazioni tedesca ed italiana sono legate l'una all'altra. Le democrazie occidentali non fanno alcuna distinzione nella loro ostilità contro i due Paesi.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha osservato che l'atteggiamento delle plutocrazie, nelle sue cause più remote, deriva dalla preoccupazione che le concezioni tedesche ed italiane potrebbero diffondersi in altri .Paesi, e preparare la fine delle classi plutocratiche dominanti negli Staù Uniti, in Inghilterra e in Francia. Dai documenti polacchi mostrati al Duce risulta che i plutocrati odiano profondamente il Duce ed il Fiihrer. Questo è dovuto in parte alla loro cattiva coscienza ed in parte al timore che le idee fasciste e nazionalsocialiste facciano scuola. Il Duce ha ancora osservato che la Germania e l'Italia rappresentano i proletari, mentre in un certo senso gli altri Paesi sono i conservatori; e non si deve dimenticare che questi ultimi faranno di tutto per difendere il loro sistema fino all'estremo. Tuttavia il loro stato d'animo è pessimo ed essi non hanno ufficiali. Il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto di essere profondamente convinto che gli eserciti francese ed inglese vanno incontro alla più grande catastrofe della loro ·storia. In Germania si capisce bene che la campagna non

sarà così facile come in Polonia, ma il Fiihrer calcola con grande pvudenza, e dopo un a·ccurato paragone del valore degli eserciti contrapposti ed un profondo esame della situazione generale, si è definitivamente convinto che Francia ed Inghilterra saranno battute ed annientate.

Ad una domanda del Duce, se la Germania crede di poter sfondare la linea Maginot, il Ministro degli Esteri del Reich ha risposto che lo Stato Maggiore tedesco ha compiuto in merito uno studio che ha durato forse un po' a lungo, ma è risultato più che mai esauriente, ed è giunto alla conclusione che la linea Maginot non costituisce più un ostacolo insormontabile. I metodi di combattimento ai quali negli ultimi mesi ·Si sono addestrate le truppe tedesche, e le armi speciali sapranno aver ragione anche della linea Maginot.

Alla fine del colloquio il Duce ha detto che Egli intende riflettere su tutti i problemi e ha concluso, mostrando la lettera del Fiihrer: « io credo che il Fiihrer ha ragione » (1).

(2) -Questa frase è stata sottolineata a matita bleu. (3) -AI colloquio, svoltosi a Palazzu Venezia, erano anche presenti il Conte Ciano e l'ambasciatore tedesco von Mackensen. (4) -ll presente verbale è stato redatto dai funzionari del Ministero degli Esteri tedesco. L'originale tedesco è stato completamente distrutto dall'umidità. (5) -Vedi D. 492. (6) -Vedi D. 33. (l) -Non rintracciati. (2) -Vedi D. 438.

(l) Non rintracciato.

513

IL VICE DIRETrORE DEL DIPARTIMENTO DI POLITICA ECONOMICA GERMANICO, CLODIUS, AL DIRETI'ORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI

(Pubbl. GALEAZZO CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 513, nota 3) APPUNTO s. N. (TRADUZIONE) (2). Berlino, ... marzo 1940.

Nell'ultimo accordo italo-tedesco del 24 !febbraio 1940 (3) il Governo tedesco si è dichiarato pronto a fornire all'Italia 12. milioni di tonnellate di carbone all'anno, in maniera di coprire tutto il fabbisogno italiano di carbone straniero. Contemporaneamente però ha fatto la riserva che dato lo stato dei mezzi di trasporto in quel momento, era possibile assicurare solo il trasporto di 6 milioni di tonnellate all'anno.

Nel frattempo, il Governo tedesco ha disposto un nuovo e profondo esame del :problema a Berlino, con la collaborazione di tutti gli uffici competenti, allo scopo di accertare se -data la speciale importanza che assume per l'Italia l'assicurarsi un incondizionato rifornimento di carbone -non sarebbe possibile organizzare il trasporto della quantità media necessaria per soddisfare totalmente il fabbisogno italiano in fatto di carbone.

Questi studi hanno condotto alla conclusione, che attraverso un'opportuna collaborazione dei due Governi e valorizzando intensamente i mezzi di trasporto, anche il complessivo fabbisogno italiano di carbone di importazione può essere soddisfatto dalla Germania. I particolari tecnici della soluzione sono stati studiati a fondo da parte tedesca; i periti tedeschi saranno domani a Roma, pronti per le conversazioni su tale argomento.

(l) Vedi Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D. VIII, cit., DD. 665 e 667.

(2) -Il presente appunto è stato consegnato dall'ambasciatore Clodius durante il colloquioMussolini-von Ribbentrop del 10 marzo 1940. (3) -Vedi Appendice II.
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IL COMANDANTE SUPREMO DELL'AVIAZIONE GERMANICA, GORING, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. Berlino, 10 marzo 1940. Soeben erfahre ich, dass Euer Excellenz angeordnet haben, dass 3 500 t Kupfer aus den Ertragen der fiir ganz Italien angeordneten Beschlagnahme Deutschland zugefiihrt werden sollen. Euer Excellenz hatten dabei die Giite, darauf hinzuweisen, dass dies als eine besondere Geste mir gegeniiber gelten soll. Duce, Sie werden verstehen, wie tief mich diese Entscheidung geriihrt hat. !eh weiss, dass anch Italien einen sehr grossen Mangei an Kupfer hat, wie es auch bei uns der Fall ist. Um so hoher weiss ich diese Geste zu werten. lch dar.f deshalb Euer Excellenz meinen tiefgefiihltesten Dank hierfiir aussprechen. Mit diesen Dank mochte ich gleichzeitig die Versicherung abgeben, dass ich alles tun werde, was in meiner Macht steht, die Bediirfnisse Italiens zu befriedigen. Als Beauftragter des Vierjahresplans und verantwortlicher Leiter der gesamten deutschen Wirtschaft werde ich nichts unversucht lassen, um insbesondere die Kohlenbeziige s'kherzustellen. Ich mochte hierbei noch einmal betonen, dass es sich keineswegs darum handelt, dass Deutschland nicht geniigend Kohle abgeben konne, sondern dass es ausschliesslich ein Transportproblem darstellt. Die Transportmoglichkeiten Deutschlands sind bis zum aussersten ausgelastet und ich habe bereits weitgehendste Improvisationen getroffen, um hier zu helfen. Unter anderem habe ich angeordnet, dass mehrere hundert Personenwagen durch Abmontieren der Banke und Fensterscheiben in Giiterwagen umgestellt werden. Die deutschen Fabriken arbeiten in drei Schichten an der Herstellung von runl 80 000 Giiterwagen im kommenden Jahr. Ich hoffe somit auch auf diesem Gebiet allmahlich eine .Ciihlbare Entlastung zu schaffen, die dann auch in der Kohlenlieferung Italien zugute kommen wiirde. Trotzdem mochte ich noch einmal darauf aufmerksam machen, dass es gut ware, dass Italien ebenfalls das ausserst Mogl:iche an Waggons fiir die Kohlentronsporte stellen wiirde. Mengenmassig sind die Wiinsche Italiens Ieicht zu befriedigen. Soweit es sich um die anderen Lieferungen handelt, liegt die Grenze ausschliesslich in der Notwendigkeit der e'igenen Lieferungen fiir unsere kampfende Front. Auch in Deutschland wil'd eine umfangreiche Beschlagnahme aUer Gegenstande und Gerate erfolgen, die wertvolle Metalle wie Kupfer, Nickel, Zinn, Aluminium, Zink und Blei enthalten. In einern Kampf, der um die ganze Ex'istenz geht und auf Tod und Leben gefiihrt wird, darf vor nichts zuriickgescheut werden. Deshalb versteht es das deutsche Volk vollkommen, dass auch die Kirchenglocken jetzt dem Vaterlande dienen miissen. Allein aus den Kirchenglocken konnen wir den Bedarf an Zinn fiir fast 2 Jahre de.cken. Dariiber hinaus wird versucht, die Rohstoffe, die wir nur im geringen Umfange besitzen, durch andere Werkstoffe zu ersetzen. Hierbei sind bereits grosse Erfahrungen gemacht und grosse Erfolge erzielt worden. Ich wiirde mit .grosser Freude jederzeit bereit sein, hierin unsere Erfahrungen der italienischen Wirtschaft mitzuteilen. Ich

glaube, dass bei solch einem Austausch von Erfahrungen unseren beiden Industrien Nutzen zuteil werden konnte.

Im Ubrigen darf ich lhnen, Duce, versichern, dass wir Alle mit ungeheuerer Zuversicht dem kommenden Kampf entgegensehen und i.iberzeugt sind, dass diesmal unsere Waffen siegreich sein werden. Das deutsche Volk weiss hierbei, dass es in Ihnen, Duce, seinen besten Freund besitzt.

Indem ich noch einmal aufrichtig danke fi.ir die freundliche Geste, bin ich mit den besten Wi.inschen fi.ir Euer Excellenz und das italienische Volk.

TRADUZIONE

Apprendo ora, che Voi, Eccellenza, avete disposto che 3"500 tonnellate di rame dell'ammontare della requisizione disposta in tutta l'Italia, siano cedute alla Ger

. mania. Avete anche avuta la bontà, di precisare che questo gesto è stato fatto a mia intenzione. Duce, Voi potete renderVi conto di quanto questa decisione sia stata da me apprezzata. Io so, che anche in Italia v'è grande scarsezza di rame, com·'! presso di noi. Più che mai so apprezzare il Vostro gesto. Esprimo a Voi, Eccellenza, la mia gratitudine più profonda. Insieme a questo ringraziamento, desidero darVi l'assicurazione che io farò quanto è in mio potere per soddisfare i bisogni dell'Italia e come Commissario pe:r il piano dei 4 anni e come responsabile di tutta l'economia germanica, non lascerò nulla intentato, specialmente per assicurare i rifornimenti di carbone. A tal proposito, vorrei ancora tma volta precisare, che non si tratta del fatto che la Germania non possa esportare carbone in quantità sufficiente, ma che si pone esclusivamente un problema di trasporti. La possibilità della Germania, in fatto di trasporti sono già sfruttate al massimo ed io ho anche dovuto ricorrere su larga scala a mezzi di fortuna, per rimediarvi. Tra l'altro ho disposto che parecchie centinaia di vetture per passeggeri siano trasformate in vagoni merci, togliendone i sedili e i finestrini. Le fabbriche tedesche lavorano su tre turni per costruire circa 80.000 vagoni merci nel prossimo anno. Spero così di ottenere anche in questo camllO un sensibile miglioramento, che potrà agevolere l'esportazione del carbone in Italia. Tuttavia torno a farVi presente che sarebbe utile che l'Italia destinasse al trasporto del carbone la maggiore quantità possibile di vagoui. In linea di massima, 1 desideri dell'Italia possono agevolmente essere soddisfatti. Per quanto riguarda le altre esportazioni, i limiti sono posti esclusivamente dalle esigenze dei nostri propri rifornimenti per il fronte. Anche in Ger;nania avrà luogo una vasta requisizione di tutti gli oggetti e gli utensili che contengono metallo di una certa importanza, come rame, nichelio, stagno, ferro, zinco e piombo. In una lotta, in cui è in gioco la nostra esistenza, e che si combatte per la vita e per morte, non bisogna lasciarsi arrestare da nessun ostacolo. Perciò il popolo tedesco comprende benissimo che anche le campane delle chiese devono essere utilizzate per la patria. Solo con le campane delle chiese possiamo provvedere al nostro fabbisogno di stagno per quasi due anni. Nello stesso tempo si cerca di sostituire con altri prodotti quelle materie prime di cui possediamo scarse quantità. In questo campo sono state condotte grandi ricerche e ottenuti grandi risultati. In qualunque momento, sarà sempre per me un grande piacere dar comunicazione all'economia italiana delle nostre esperienze. Credo che da un simile scambio di informazioni le nostre industrie potrebbero ricavare notevoli vantaggi. Inoltre voglio assicurarvi, Duce, che, noi tutti guardiamo con la più grande sicurezza la battaglia che si avvicina e siamo convinti che questa volta le nostre armi saranno vittoriose. Il popolo tedesco sa che in Voi, Duce, ha il suo migliore amico.

515

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54. Sofia, 11 marzo 1940, ore 13 (per. ore 18,35).

Mio telegramma riservato n. 1223 dell'8 corrente (1).

In vista della situazione generale e dell'inizio della primavera nonchè particolarmente della cosidetta mobilitazione di prova jugoslava attualmente ·in atto, avverrà anche Bulgaria chiamata alle armi nei prossimi giorni di un contingente di 80 mila uomini. Misura avrà anche vantaggio di completare istruzione delle classi che, a causa dei trattati di pace, ne furono a suo tempo private.

Il paese è calmo.

516

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Budapest, 11 marzo 1940, ore 16,56 (per. ore 18,15).

Conte Teleki che ho visto stamane mi ha detto partirà martedì 19 per l'Italia fermandosi un paio di giorni a Trieste presso propri parenti seguitando quindi per Roma ove conta incontrarsi con Duce e con V. E.

Viaggio è in forma strettamente privata e lo accompagneranno consorte e fi·glia. Nondimeno si ripromette trarre occasione costì per approfondire esame situazione.

Conte Teleki mi ha lungamente esposto suo programma di Governo dichiarandosi soddisfatto situazione interna di cui ritiene poter garantire stabilità. Salvo alcuni dettagli, legge agraria è pronta e sarà quanto prima votata. Altra legge fondamentale sulla stampa è in preparazione e Conte Teleki intende vararla. Circa situazione internazionale mi ha detto cose sostanzialmente non diverse da Conte Csaky insistendo su mantenimento tranquilli rapporti internazionali Ungheria.

Mi ha anche egli accennato manifestazione buona volontà sovietica riferendosi dichiarazioni fatte da Potemkin approvazione frontiera ungaro-sovietica. Mi ha confermato per altro estremo riserbo questo Governo verso Mosca, precisandomi che in nessun caso sarebbe pensabile intesa in senso antiromano. Conte Teleki si recherà quanto prima a Kassà e mi ha detto che pronuncierà

discorso politica generale.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Non si tratta di telegromma, ma di rapporto pervenutooggi (12 marzo 1940) in busta indirizzata alla persona di S. E. il Ministro •. Non rintracciato.

517

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 196. Berlino, 11 marzo 1940, ore 18.

Mio telegramma n. 185 (1).

Ex-presidente Finlandia Svinhufvud parte questa sera per Roma.

Durante suo soggiorno a Berlino predetto è stato ricevuto da Weizsacker,

in assenza di Ribbentrop. Dato che nel frattempo conversazioni dirette :fra Russia e Finlandia sembrano aver fatto apprezzabili progressi, missione ex-presidente viene ad assumere carattere presa di contatto con dirigenti germanici in vista di esaminare atteggiamento della Germania nei riguardi stato della Finlandia quale usC'irà dalla recente guerra.

Ex-presidente spera di avere onore di incontrarsi a Roma ·COn il Duce e con V. E. cui desidera fra l'altro esprimere sentimenti gratitudine per simpatia con cui popolo italiano ha seguito Finlandia nella difficile prova che essa attualmente attraversa.

518

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 168. Londra, 11 marzo 1940, ore 18,30 (2).

Oggi ai Comuni, in sede di interrogazioni circa la questione della esportazione del carbone tedesco per l'Italia, il Primo Ministro ha fatto le dichiarazioni seguenti: «Sono lieto di comunicare che su questo argomento è stato raggiunto il nove .corrente l'accordo .con il Governo italiano. Risulta ora che le istruzioni ·impartite dalle Autorità italiane ad alcune delle navi in questione, di partire dopo il lo marzo malgrado noi avessimo annunziato la data dopo la quale il controllo sarebbe entrato in vigore, erano basate su di un equivoco.

Riconoscendo tale equivoco, il Governo britannico decise di rilasciare le

navi che erano state fermate col loro carico. Da parte sua, il Governo italiano

ha ·stabilito .che le rimanenti na·vi carboniere italiane ora in porto partiranno

scariche e che nessun'altra nave da carico italiana sarà mandata in quei porti

per imbarcarvi carbone.

Io sono certo che in questo paese vi sarà una sincera soddisfazione (applausi)

per la soluzione che si è data, facendo uso di buon senso e buona volontà a

quella che avrebbe potuto essere una incresciosa disputa (applausi).

Si può sperare che sia ora aperta la via per una ripresa dei negoziati fra

i nostri due paesi per l'incremento del commercio, con reciproco vantaggio di

ambedue».

Richiesto se il Governo britannico avesse potuto ora provvedere per mag

giori forniture di carbone all'Italia, il Primo Ministro ha risposto: «Ciò sarà

indubbiamente oggetto di ulteriori discussioni».

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo.
519

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 115. Mosca., 11 marzo 1940, ore 20,57 (per. giorno 12, ore 0,30).

Mio telegrama mn. 114 (1).

Mi si conferma da buona fonte che richieste poste come « basi delle discussioni» erano effettivamente quelle .comunicate a V. E. con telegramma n. 111 (2) e cioè porto e baia Rango, isole precedentemente chieste, e frontiera settentrionale europea qui .chiamata linea di Pietro il Grande, escluso però porto e regione Petsamo.

Senonchè Governo sovietico ha modificato all'ultimo momento tali richieste includendo integrità territoriale Imatza particolarmente importante per sua industria e per grande centrale idroelettrica che alimenta tutto il Paese.

Non vi sarebbe stata alcuna richiesta di carattere di politica interna.

Negoziati •continuano malgrado nuovi inaspettati ostacoli.

520

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCATORE A MADRID, GAMBARA

T. 5972/78 P. R. Roma, 11 marzo 1940, ore 23.

Vostro 78 (3).

Ho ieri stesso telegrafato Belgrado per accertamenti.

Faccio però presente che notizie non controllate provenienti da Lisbona confermerebbero avvenuta •cessione nostre armi ad Jugoslavia. Resto in attesa risultati vostre indagini.

521

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO URGENTE 2266/709. Berlino, 11 marzo 1940 (4).

Sebbene si tratti di notizie già superate pure desidero inviare, all'E. V., le .seguenti avute or son tre giorni da un informatore locale molto serio il quale asserisce che tanto il Fi.ihrer quanto Ribbentrop non vogliono attualmente la pace e sono invece nettamente decisi a .cercare la soluzione del conflitto unicamente nella guerra.

29 -Docu1nenti dipJomatici-Serie IX-Vol. ]Il.

Naturalmente essi si sforzano a dare l'impressione che ogni tentativo di composizione pacifica viene da essi bene ac·colto e naufraga solo per colpa dell'Inghilterra.

Il viaggio di Ribbentrop a Roma mirerebbe appunto, secondo questo informatore, a tentare di dimostrare al mondo che tutto è stato fatto da parte tedesca per evitare che la guerra assuma nuovi e violenti sviluppi. (Anche la visita al Pontefice avrebbe scopi di politica internazionale accanto a scopi di politica interna germanica).

Lo scopo principale della visita sarabbe però quello di tastare il polso all'Italia di cui non si sarebbe sicuri, per rendersi esatto conto delle sue intenzioni.

È cioè l'Italia disposta a mantenersi neutrale? È disposta a mantenere r;ei confronti dei franco-inglesi un atteggiamento per lo meno dubbio tale da immobilizzare un certo numero di divisioni francesi lontano dalla linea Maginot? Di un intervento italiano si dubiterebbe, ritenendosi già un miracolo che Roma non diventi un giorno l'alleata dei nemici del Reich.

Se la risposta che verrà trovata a Roma ai due anzidetti interrogativi sarà positiva, niente -si ripete: niente -potrà impedire che Hitler decida di iniziare senz'altro l'offensiva forse prima ancora della metà di aprile.

Ribbentrop, ha aggiunto l'informatore, porta la risposta del Fiihrer alla lettera del Duce, risposta che non si allontana in generale troppo dalle linee della conversazione Hitler-Sumner Welles.

La chiave della lettera si troverebbe in una frase, pure apparsa nella conversazione con Welles, relativa alla necessità in cui è stata posta la Germania dalla plutocrazia britannica di combattere per difendere .la propria esistenza stessa. Questa frase che può apparire mera retorica deve intendersi invece -secondo l'informatore -come la dichiarazione del Fiihrer deUa propria intenzione di sferrare l'offensiva sicchè non si possa da parte nostra più dire un giorno di non essere stati informati a tempo.

Circa l'andamento dell'offensiva stessa l'informatore sarebbe convinto che essa si svolgerà attraverso il Belgio e l'Olanda con forti puntate contemporanee contro la linea Maginot. L'opinione sulla ineluttabilità di una simile azione sarebbe ormai diffusa in tutti gli ambienti militari i quali non nutrirebbero più dubbi anche sulla intenzione di marciare sull'Olanda ed il Belgio.

Le opinioni sulle possibilità di successo, ha aggiunto l'informatore, sarebbero ancora molto divise. L'esercito, si ritiene, è forte, ma, dopo tutto, non proporzionatamente a quello del 1914 specie per quanto riguarda i quadri e lo spirito delle truppe che, sopratutto nelle divisioni di riserva, las-cerebbe alquanto a desiderare. Si ritiene generalmente, ha detto l'informatore, che se l'offensiva non riuscirà a riportare che un successo tattico (ad es. se non arrivasse almeno a Calais) l'Alto Comando imporrebbe un mutamento radicale del Governo. Non ci si nasconde però che nel momento attuale le probabilità di successo tedesco non sono poche.

L'informatore ha da ultimo lamentato come da parte nostra non si parli abbastanza chiaro (lo ha ripetuto più volte) ed ha aggiunto che non è possibile servirsi con Ribbentrop delle mezze frasi e dei sottintesi del normale linguaggio

diplomatico. «Bisogna parlare a calci~ perchè egli comprenda; con altro metoda,

dato la mentalità del Ministro, possono nascere equivoci pericolosi.

L'informatore si mostrava in genere piuttosto pessimista sullo sviluppo della

situazione e vedeva 'nella offensiva ormai ritenuta inevitabile, pericoli gravissimi

per la Germania ed il Regime.

(l) -Vedi D. 509. (2) -Vedi D. 487. (3) -Vedi D. 506. (4) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
522

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTE 2277/712. Berlino, 11 marzo 1940 (per. giorno 13). Notizie di fonte finlandese sul ·colloquio di sta.mane fra Svinhufvud e Weizsacker fanno conoscere ·che scopo dell'incontro è stato quello di rendere chiaro alla Germania come la Finlandia, se non riuscisse ad ottenere dalla Russia condizioni di pace accettabili, è ormai decisa ad aderire alle offerte di intervento fattele dalla Francia e dall'Inghilterra. Si afferma che Svinhufvud è stato molto esplicito al riguardo, e che nessun dubbio è stato lasciato sul corso inevitabile che prenderebbero gli avvenimenti nell'Europa settentrionale. I circoli finlandesi si dichiarano sicuri che i paesi scandinavi non opporrebbero alcuna resistenza, limitandosi ad una protesta diplomatica di pura forma. Svinhufvud parte questa sera per Roma, dove si propone di esporre con uguale chiarezza la posizione della Finlandia.

523

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1638/735. Parigi, 11 marzo 1940 (per. giorno 14). Riferendomi al mio telegramma n. 183 del 9 corr. (1), informo che da molte parti mi viene confermato che il sig. Sumner Welles ha detto qui di avere ricevuto ottima impressione del suo breve soggiorno in Italia e specialmente del suo colloquio col Duce. Queste dichiarazioni dell'inviato di Roosevelt sono venute in buon punto a controbattere le calunnie e le denigrazioni contro il nostro Paese abbondantemente diffuse a Parigi da questo Ambasciatore degli Stati Uniti, il famigerato sig. Bullitt, dopo il suo recente viaggio in Italia, calunnie e denigrazioni che lo stesso Bullitt avrà certo riferito a Washington dove attualmente si trova. Qui si dice che il BuUitt gode sempre l'amicizia di Roosevelt, il quale,. malgrado tutto, gli crede ancora.

(l) Vedi D. 496.

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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (l)

(Pubbl. GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 527-541)

VERBALE (TRADUZIONE) (2). Roma, 11 marzo 1940.

Dopo lo scambio dei saluti il Duce, riferendosi alla visita del Ministro degli Affari Esteri del Reich al Papa ha osservato che non è molto utile avere l'amicizia della Chiesa Cattolica, che l'inimicizia del Papa in verità non è pericolosa, ma tuttavia può diventare incomoda, come egli sa del resto per esperienza personale.

Circa gli appunti ·consegnati il giorno prima sulle manovre di Otto di Absburgo, il Duce ha osservato che, come l'Imperatore Carlo si era acquistato 11 soprannone di «Carlo l'avventato) così Otto a ·causa dei suoi piani completamente insensati si era acquistato quello di «Otto il fantasioso). I piani di Otto si possono solo designare come un «crepuscolo dello spirito». Egli li pubblicherà nella stampa italiana e Gayda ha già parlato al riguardo sul Giornale d'Italia.

Inoltre il Duce ha ringraziato il Ministro degli Affari Esteri del Reich per i chiarimenti ·che durante il colloquio del giorno precedente egli aveva dato alla lettera del Fiihrer, lettera che Egl'ì (il Duce) aveva letto tre volte. Il Duce ha poi preso posizione nel modo seguente circa i singoli problemi della situazione politica attuale:

Per quanto riguarda la Russia il Duce ha ricordato che il Governo fascista, primo fra 'i Governi europei, già fin dal 1924 aveva riconosciuto i Soviet e che Egli stesso dieci anni dopo aveva sottoscritto con Litvinov un ampio Patto. In tale occasione venne anche offerto un banchetto ai russi, durante il quale però non furono pronunciati brindisi. Fin qui tutto aveva proceduto bene. Da parte italiana si era però fatta una ben netta distinzione fra il lato politico e quello ideologico di tali rapporti. Per quanto riguarda il lato ideologico il Duce è stato completamente intransigente. « Io sono e resto anticomunista » ha dichiarato marcatamente il Duce, perchè il comunismo sta in netto contrasto ·COn il fondamento spirituale ed economico, cioè naturale della vita. n Ministro degli Affari Esteri del Reich ha annuito ed ha inoltre indicato il .comunismo addirittura come contro natura mentre il Duce ha osservato che proprio la natura mette sempre più sotto i nostri occhi il principio della ineguaglianza.

Secondo il parer·e del Duce, la Russia non farà alcuna propaganda per un ce-rto tempo, perchè, come Egli ha già detto ieri, in seguito al Patto germanorusso un terribile scompiglio si è prodotto fra i comunisti di ogni Paese. Ma non appena superate le difficoltà della politica estera della Russia, i bolscevichi cominceranno subito di nuovo a fare propaganda. Come egli ha già dichiarato

nella sua lettera al Fiihrer, la Germania ha fatto bene a stipulare il Patto con la Russia, poichè tale accordo assicura al Reich di non dover combattere che su di un fronte solo, il che rappresenta un fattore di capitale importanza.

A causa di alcune polemiche, vi è ora una rottura (rupture) fra Italia e Russa. Da parte loro, i russi tendono ad esagerare in questo atteggiamento e trascurano ad esempio che il Conte Ciano, nel suo discorso del 15 dicembre, non ha parlato nè della Russia nè della Finlandia. In un. passato non lontano i russi si erano accertati C'irca la possibilità di farsi costruire delle pavi in Italia. Il più veloce incrociatore del mondo il Taschkent, è stato costruito a Livorno per i russi. In tale occasione furono continuate le prese di contatto fra le autorità italiane russe. Se i russi desiderano stabilire di nuovo normali rapporti il Duce è pronto a farlo.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha fatto presente che sarebbe utile nell'interesse dell'Asse che le relazioni fra Italia e Russia potessero di nuovo diventare buone.

Sul conflitto russo-finnico il Duce ha osservato che la .conclusione dellà pace è nell'interesse della Germania e dell'Italia. Egli ha aggiunto ·che Germania ed Italia hanno interesse che la Russia non intraprenda nulla contro la Romania poichè se la Russia marciasse contro la Bessarabia, si avrebbe una situazione estremamente complicata e tutto il bacino danubiano correrebbe il pericolo di essere trascinato nel conflitto, il che non è certo nell'interesse della Germania in rapporto al problema dei rifornimenti. Il Ministro de.gli Affari Esteri del Reich ha sottolineato qui in modo marcato che anche la Germania desidera la pace nei Balcani.

Il Duce ha dichiarato inoltre che Egli ha raccomandato agli ungheresi di rimanere tranquilli e di non mettere suL tappeto la questione della Transilvania, che del resto è molto complicata a causa delle varie nazionalità che entrano in considerazione. È interessante notare che la minoranza tedes•ca in Transilvania propende più per i romeni che per gli ungheresi. Il Ministro degli Esteri del Reich ha .confermato ciò ed ha aggiunto che la minoranza tedesca in Romania ha avuto molto meno reclami da presentare che la minoranza tedesca in Ungheria.

Il Duce ha domandato se la Russia non poteva essere indotta dalla Germania a lasciare in pace i Balcani e confermare tale intenzione mediante dichiarazione o un gesto qualsiasi. Qualche cosa del genere servirebbe anche a creare delle favorevoli condizioni per una ripresa delle buone relazioni, prima di natura economica e poi di natura politica, tra la Russia e l'Italia.

Passando all'Inghilterra il Duce ha dichiarato ·che gli inglesi non devono avere il più piccolo dubbio neppure per un momento che le loro richieste per forniture di cannoni, carri armati o aeroplani da bombardamento, come hanno già sollecitato, riceverebbero dall'Italia come risposta un no assoluto.

«Non avranno un sol ·chiodo per scopi militari». Per quanto riguarda le materie prime, come mercurio, zolfo e canapa, l'Italia potrà fare qualche concessione. Egli ha del resto già fatto pervenire una comunicazione scritta su tale questione alla Germania per definire la posizione che l'Italia dovrebbe conservare fino al momento in cui si dovrebbe rompere definitivamente con gli inglesi e con i francesi.

Passando alla pos1z10ne dell'Italia il Duce ha dkhiarato che al momento

dello scoppio della guerra, il 3 settembre, l'Italia non era pronta. Egli è molto

riconoscente al Fiihrer per il telegramma nel quale questi ha dichiarato che

non aveva bisogno dell'aiuto militare italiano per la campagna contro la Po

lonia (1).

Sarebbe stato bene, ha aggiunto il Duce, se questo telegramma fosse stato pubblicato anche in Germania, poichè si dovrebbe ben sapere colà che l'ipotesi, secondo la quale l'Italia conmbatterebbe eventualmente ai lati della Francia e dell'Inghilterra, è impossibile ed offensiva. L'Italia di oggi è tutt'altra che l'Italia di prima. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha confermato marcatamente che nessuno in Germania ha un'opinione differente. In relazione a ciò il Duce ha sottolineato che è praticamente impossibile per l'Italia di mantenersi al di fuori del conflitto. Al momento dato entrerà in guerra e la condurrà con la Germania e parallelamente ad essa, perchè l'Italia ha anche da parte sua, de'i problemi da risolvere. Egli ha definito i problemi dei ,confini terrestri, ora deve rivolgersi al problema dei confini marittimi, e mai p'iù forte che in questo momento si è palesata la ne.cessità che l'Italia deve avere libero accesso all'oceano. Nessun paese è interamente libero se non ha un accesso al mare assolutamente libero. L'Italia è racchiusa in un certo senso in una prigione i cui cancelli sono Corsica, Tunisi e Malta e le cui mura sono rappresentate da Gibilterra, Suez ed i Dardanelli. L'Italia è molto paziente e lo deve rimanere finchè non è pronta, come il pugile sul ring deve in alcuni momenti sapere anche incassare molti colpi. La durata di tale prova di pazienza diventa sempre più breve. L'Italia ha molto progredito con i propri armamenti ed Egli darà fra poco la possibilità al popolo italiano di vedere con i propri occhi quello che si è raggiunto in tale campo. Egli ha sacrificato quasi l'intera vita civile per poter fare dei progressi negli armamenti.

La flotta ·italiana sarà fra poco la più forte per quanto riguarda le grosse navi da battaglia, poichè avrà a sua disposizione più di 4 bastimenti da 35 mila tonnellate, di fronte a due soli da parte inglese. 120 sottomarini saranno pronti in maggio ed in aprile potranno esser mobilitati per la marina 150.000 uomini.

Anche nell'aeronautica l'Italia ha fatto molto. Il lavoro si svolge in tal campo sotto il diretto controllo del Duce perchè si è appalesato necessario che Egli stesso si debba occupare dell'attività dei tecnici.

Le forze terrestri raggiungeranno in maggio i 2 milioni, di cui un milione di uomini potrà essere considerato come perfettamente addestrato ed avente alto spirito fascista e masstma combattività (classi 1917, 1918, 1919, 1920).

Il Duce si è spesso rivolta la domanda se gli avvenimenti come hanno dato ra,gione al Fiihrer, non abbiano dato egualmente ragione a Lui. Egli deve rispondere affermativamente a questa domanda. Se l'Italia il 3 settembre fosse entrata in guerra, avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Germania. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha concordato ed ha osservato che il Fiihrer ha egli stesso dichiarato che è stato meglio che l'Italia non sia entrata subito in guerra.

Il Duce ha proseguito dicendo che l'Italia così nella Madre Patria, come In Libia, nel Mar Egeo, in Albania e in Africa, avrebbe dovuto combattere non solamente una guerra su due fronti, ma una guerra su più fronti. in ognuno di questi settori. In queste condizioni la guerra si sarebbe subito estesa ed avrebbe raggiunto il bacino del Danubio, specialmente perchè il patto turco-franco-inglese è diretto contro l'Italia, e l'Armata di ~eygand viene preparata per essere diretta contro la Ltbia e non ad altri scopi. Se ci si domanda se l'atteggiamento dell'Italia nello spirito dell'alleanza sia stato di aiuto alla guerra politicamente ed economicamente, si deve constatare che l'Italia ha agito da perfetta alleata. Specialmente per quanto riguarda il campo economico si deve rilevare l'aiuto dell'Italia nel rifornimento dei generi alimentari specialmente di quelli che contengono l'importante vitamina C senza la quale gli organismi non si possono sviluppare. Secondo le sue statistiche ,sono stati ·inviati in Germania nel solo mese di febbraio 9.000 vagoni di generi alimentari ed Egli spera di poter raggiungere quanto prima la cifra di 10 mila vagoni. (Il Duce ha consegnato un appunto al riguardo).

Militarmente l'Italia ha impegnato un rilevante numero di truppe anglofrancesi, sia metropolitane che coloniali, in varie parti dell'Europa e dell'Africa. Il Duce ha consegnato alcune carte dalle quali risultano cifre esatte e sottolinea che in tal modo una grande massa di truppe nemiche è vincolata altrove. Ad una domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich, quante divisioni francesi siano sul confine italiano, il Duce ha risposto: circa 10-12 divisioni, e, alla osservazione del Ministro degli Affari Esteri del Reich ·che da parte tedesca si riteneva -che la ·cifra fosse inferiore, il Duce ha .confermato la cifra da Lui detta ed ha spiegato che il minor numero era dovuto allo stato della neve causato dal rigido inverno, che rendeva inutile maggiori quantità di truppe alla frontiera. La cifra aumenterà subito allorchè le condizioni atmosferiche cambieranno.

Il Duce è passato quindi a parlare della questione del momento in cui l'Italia potrà entrare in guerra. Tale questione è la più delicata, poichè Egli vuole entrare in guerra solo quando è completamente preparato, per non essere di peso al suo compagno. Ad ogni modo egli deve fin da ora con ogni chiarezza dichiarare che l'Italia non può sostenere finanziariamente una guerra lunga. Essa non si può pevmettere di sborsare ogni giorno un miliardo di lire come l'Inghilterra o la Francta, le cui spese saranno certamente anche più elevate. Persino questi paesi risentiranno difficoltà finanziarie, ma l'Italia non può sostenere qualche cosa di simile.

Il Duce ha dichiarato che Egli è convinto che la Francia e l'Inghilterra sono orientate contro la Germania e contro l'Italia e che esse non fanno alcuna differenza fra i due Paesi. Appena una fosse distrutta, sarebbe il turno dell'altra, perchè negli Stati occidentali fascismo e nazionalsocialismo sono considerati ·come una sola e stessa cosa, dal che risulta la comunanza di interessi della Germania e dell'Italia. L'Italia rappresenta la riserva che al momento dato farà il suo dovere, e desidera di essere considerata come tale. La Germania ha in questo momento, egualmente poco bisogno dell'aiuto italiano, come durante la campagna contro la Polonia, perchè, eccezion fatta di combattimenti fra pattuglie, la lotta sui fronte occidentale contro l'Inghilterra e la Francia non è ancora veramente cominciata. Considerato nello spirito dell'alleanza, l'atteggiamento italiano è favorevole sia alla Germania che alla stessa Italia, poichè l'Italia ha potuto armarsi in modo due volte più celere di quello che non sarebbe stato possibile in altro modo. Essa lavora con ogni ènergia al suo armamento. Per quanto riguarda lo spirito del popolo italiano, il Duce poteva con ogni

sincerità dichiarare che è una menzogna il ritenere che gli italiani siano per la Francia e l'Inghilterra. Gli italiani disprezzano la Francia e l'Inghilterra, ed essi non hanno dimenticato le sanzioni. Il popolo italiano è orientato realisticamente. Il Duce l'ha educato a questo realismo ed il popolo italiano sa che può risolvere i suoi problemi solo con la Germania e mai contro la Germania.

Il Ministro degli Esteri del Reich ha notato al riguardo che ciò è pensato molto realisticamente e rappresenta anche la concezione del Fiihrer e la sua.

A ciò il Duce ha osservato che avrebbe risposto con un breve scritto all'ultima lettera del Fiihrer. Egli giudìca l'uomo dai fatti. Quello che importa è che i fatti gli diano ragione.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha ringraziato il Duce per le sue chiare dichiarazioni, delle quali egli darà esatta comunicazione al Fiihrer, ed ha fatto a sua volta alcune domande aggiuntive. Come prima questione, già comunicata dal Principe d'Assia e che trova menzione anche nella lettera del Fiihrer, il Ministro degli Esteri del Reich si è informato circa la possibilità di un prossimo incontro tra 'il Fiihrer e il Duce. Il Duce ha risposto di essere pronto ad incontrarsi col Fiihrer. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha osservato essere desiderio del Fiihrer -con riguardo al lungo tempo trascorso dall'ultimo incontro -di conferire nuovamente col Duce. È stata quindi prospettata come epoca dell'incontro la metà di marzo, dopo il 19 dello stesso mese. Come luogo dell'incontro è stato designato il Brennero, non essendo facile per il Fiihrer -come ha chiarito il Ministro degli Esteri del Reich --di uscire dalla Germania in tempo di guerra. Ancora prima della partenza del Ministro degli Affari Esteri del Reich il Fiihrer gli fece osservare che certe idee non si possono esporre per iscritto, ma occorre piuttosto uno scambio di vedute da persona a persona.

Nell'ulteriore corso del colloquio 'il Ministro degli Affari Esteri del Reich

ha riassunto le dichiarazioni del Duce come segue: se egli lo ha bene com

preso, è opinione del Duce che l'Italia sarebbe entrata in guerra. Gli inglesi

si comporterebbero, secondo le parole del Duce in modo sempre più impudente.

D'altra parte 'il Fiihrer non crede in una posibilità di pace, bensì che ad un

dato momento le armate nemiche in occidente verranno a cozzo fra loro. Quando

ciò avverrà, il Ministro degli Affari Esteri del Reich non Io sa, non avendo

il Fiihrer fatto conoscere nemmeno al proprio Ministro degli Esteri i particolari

dei suoi piani militari. In ogni modo il Fiihrer è d'avviso che la .guerra sarà

vinta sui campi di battaglia. In nesso a ciò egli desidera sapere dal Duce come

questi si rappresenti dal punto di vista italiano l'ulteriore sviluppo delle cose.

Gli inglesi avrebbero negli ultimi tempi provocato sempre maggiori difficoltà.

Essi avrebbero tentato di esercitare sull'Italia pressioni economiche per la for

nitura di materiale bellico e sarebbero intenzionati -secondo ciò che il Ministra degli Affari Esteri del Reich conosce di loro -a continuare la partita. Egli domanda quindi al Duce come egli si raffiguri in tali circostanze l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti.

Il Duce rispose che vi sono due possibilità: o la situazione diviene sempre più tesa in seguito all'atteggiamento dell'Inghilterra e della Francia, od altrimenti egli da sè svilupperebbe i vari problemi che interessano l'Italia, e ciò in modo totalitario. Nell'uno e nell'altro caso arriverebbe il momento in cui dovrebbe verificarsi « una definizione dei rapporti dell'Italia con la Francia e con l'Inghilterra » e cioè una rottura con questi paesi. A domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich il Duce conferma che in entrambi i casi gli sviluppi seguirebbero una medesima direzione.

In connessione con ciò è stata di nuovo sfiorata la questione del carbone, al che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ricordò che il Ministro Clodius sta a disposizione delle autorità italiane per discutere i particolari, ·come egli già da ieri ne aveva accennato. Si tratterebbe di esaminare il modo come risolvere la questione del carbone con piena soddisfazione dell'Italia e mediante collaborazione reciproca degli Uffici competenti. Il Duce si è compiaciuto della possibilità di discussioni fra Glodius e Host Venturi e aggiunge che intende ritirare, 'in quanto sia possibile, il carbone « nella sua totalità » dalla Germania, al che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che la Germania farà tutto quanto sia necessario a tale scopo.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato inoltre di avere compreso dalle parole del Duce, che Egli crede che i rapporti colla Francia e coll'Inghilterra si inaspriranno. Il Duce ha risposto subito affermativamente, aggiungendo «sarà molto semplice preparare» tale 'inasprimento, dato che lo stato d'animo del popolo italiano è fortemente ostile all'Inghilterra e alla Francia. Entrambi i paesi hanno del resto commesso gravi errori. Così ad esempio la stampa francese ha recentemente dichiarato che i neutrali debbono deciders'i se essere coll'Inghilterra e Francia o contro di esse. Questi due Paesi sono stati i soli che hanno avuto il coraggio di combattere; essi preciò dovranno essere i soli a fare la pace. I neutrali, che non abbiano voluto prendere una decisione, non saranno presi in considerazione.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha soggiunto che i neutrali negli

ultimi tempi si erano fatti potentemente sentire e non erano punto disposti

a combattere per l'Inghilterra; egli ripete in nesso a ciò la sua domanda se

abbia bene compr·eso che il Duce crede in un essenziale inasprimento delle

relazioni coll'Inghilterra e colla Francia.

Tale atteggiamento è naturalmente per la Germania di speciale importanza

per quando l'esercito tedesco dovrà entrare in azione.

Il Duce ha risposto che un simile inasprimento sarà sempre facile provo

care. Secondo lui vi sono due ipotesi: o la situazione si sviluppa in favore della

Germania ed allora è naturalmente nell'interesse dell'Italia di combattere assieme;

oppure le cose si mettono male per la Germania -ed egli si affretta a dire

che considera tale eventualità come puramente teorica, data la considerevole

maggiore efficienza che anche a suo avviso presenta l'esercito tedesco in con

fronto al 1914 -ed allora l'Italia è maggiormente costretta ad intervenire, dappoichè, in tale caso, essa stessa si troverebbe in grande pericolo.

Un'ulteriore domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich ha trattato delle relazioni fra l'Italia e la Russia. Se egli ha bene ,compreso il Duce, un miglioramento di tali relazioni sarebbe possibile. Ciò sarà salutato con molto favore in Gel'mania. Il Duce ha definito un simile miglioramento come possibilissimo e si è richiamato ai timori espressi dalla stampa occidentale, in occasione della visita a Roma del Ministro degli Affari Esteri del Reich, circa la possibile formazione di un blocco fra l'Italia, la Russia, la Germania ed il Giappone. Forse anche ciò sarà possibiie.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha ricapitolato in proposito come il Fiihrer nella sua lettera al Duce, abbia accennato al fatto che un Giappone forte è utile agli interessi dell'Italia e della Germania, 'in quanto che può esercitare pressioni sull'Inghilterra in Asia e nello stesso tempo costituire un utile contrappeso nei riguardi dell'America. Che ciò sia vero risulta anche dal fatto che l'America è intervenuta attivamente nella guerra mondiale soltanto dopo aver ricevuto dal Giappone l'assicurazione scritta che esso nulla avrebbe ;ntrapreso in Estremo Oriente e sull'Oceano Pacifico ai danni dell'America. Se l'America ha avuto bisogno di ottenere ciò durante il conflitto mondiale da un Paese che allora era alleato, essa dovrà prendere nelle attuali condizioni in considerazione ben maggiore le sue relazioni verso il Giappone. Ar!ipunto perciò sono state impartite istruzioni agli Ambasciatori germanici a Mosca ed a Tokio di facilitare un'intesa fra Russia e Giappone. Lo stesso Stalin -col quale il Ministro degli Affari Esteri del Reich si era intrattenuto in argomento si sarebbe dimostrato assai ragionevole, tanto che :il Ministro degl[ Affari Esteri del Reich ha potuto dichiarare, in un comunicato stampa pubblicato dopo la conclusione del Patto tedesco-russo, che tale patto nulla mutava nelle relazioni amichevoli fra Germania e Giappone.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha chiesto al Duce se Egli fosse disposto ad impartire corrispondenti 'istruzioni agli Ambasciatori a Tokio ed a Mosca di favorire un accomodamento fra quei due Paesi. Quanto maggiore libertà avrà il Giappone nei riguardi della Russia, tanto meglio esso potrà esplicare la sua utile funzione di mezzo di pressione contro l'Inghilterra e l'America.

Il Duce ha risposto ·Che negli ultimi tempi aveva rivolto una attenzione

relativamente minore alla politica del Giappone. Egli trova la politica giap

ponese «di una lentezza fatale».

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha osservato che ciò è da ascri

versi alle fazioni politiche, all'influenza dell'esercito e della marina ed alla

mancanza di un capo.

In relazione a ciò il Duce ha dichiarato che un accordo fra Russia e Giap

pone era da desiderarsi. Un riavvicinamento itala-russo faciliterebbe molto l'in

tervento italiano in tale direzione.

A tale proposito il Ministro degli Affari Esteri del Reich accennò ad un

telegramma, che gli era pervenuto da Tokio, nel quale da· fonte fiduciaria si

informava che il Giappone era pronto ad accedere ad ogni azione dell'Italia

contro gli atti di prepotenza dell'Inghilterra sui mari.

Nell'ulteriore corso del colloquio il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha informato il Duce dell'intenzione del Fiihrer di apprestare alcuni sottomarini nel Mediterraneo occidentale esclusivamente ·contro le navi inglesi e francesi. Nello spirito della collaborazione itala-tedesca egli desiderava darne previa notizia al Duce.

Questi ha risposto di aver avuto già di ciò sentore da contatti occorsi fra le due Marine e di non vedervi alcuna obiezione.

Alla osservazione del Ministro degli Affari Esteri del Reich che al Fiihrer interesserebbe avere qualche notizia sulla situazione in Libia, il Duce ha fatto presente il sensibile miglioramento avutosi nella situazione colà di fronte a -quella dello scorso settembre: in Libia si trovano ora 14 divisioni. Oltre a ciò esiste una doppia linea di difesa, e Balbo guarda tranquillo a tutte le eventualità. Mentre ancora in settembre la Libia costituiva un punto molto debole, .si trovano ora colà 200.000 uomini e due eccellenti divisioni arabe.

Alla domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich circa i sommer_gibili italiani nel Mediterraneo, il Duce ha risposto che l'Italia in tale campo -è padrona del Mediterraneo. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich fa presente che la flotta 'inglese è scomparsa dal Mare del Nord; gli inglesi non mettono più a repentaglio i propri incrociatori pesanti nè molto meno le proprie dreadnought. Il Duce ha aggiunto che in caso di conflitto gli inglesi scomparirebbero immediatamente dal Mediterraneo.

In merito alle preoccupazioni più volte manifestate da parte italiana in .ordine all'insuffi.ciente difesa delle zone industriali contro gli attacchi aerei, il Ministro degli Affari Esteri del Reich si è richiamato all'esperienza fatta dai tedeschi con i velivoli da bombardamento nemici. Finora non c'è stato un solo velivolo da bombardamento nemico che abbia sorvolato la Germania con carico di bombe, eccezion fatta dell'attaceo, avvenuto nei primi giorni della _guerra al Canale di Kiel, durante il quale di 40 aeroplani ben 32 sono stati abbattuti. I nemici della Germania non gettano bombe sul territorio tedesco -perchè hanno paura delle rappresaglie tedesche. Similmente i nemici d'Italia non azzarderebbero di bombardare i centri industriali italiani poichè sanno ·Che la Germania procederebbe 'immediatamente ad azioni di ritorsione contro l'Inghilterra e la Francia. Il Duce accennò allora alla serie dei punti di sostegno italiani che esistono nel Mediterraneo, menzionando particolarmente la posizione imprendibile dell'Isola di Pantelleria (che il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha definito come la più preziosa scoperta militare del Duce).

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha dichiarato potersi dunque .stabilire ·che entrambi i Paesi, secondo il pensiero del Duce, hanno un destino ~comune, che prima o dopo condurrà l'Italia ad entrare in guerra. La Germania e l'Italia rappresentano la nuova .concezione del mondo. Gli altri paesi invece rappresentano vecchi concetti ed idee. Oltre a ciò i vecchi paesi soffrono di tali .insufficienze demografiche da non costituire più delle Nazioni europee nel vero .senso della parola. Le navi inglesi hanno equipaggi indiani, le francesi equipaggi negri. Quelle nazioni non haimo più un élan vital e sono invidiose dei paesi giovani.

A domanda del Ministro degli Affari Esteri del Reich, se il Duce crede che i francesi ammasserebbero nuovamente forti contingenti di truppe al confine italiano, il Duce ha risposto affermativamente ed ha aggiunto che fra queste truppe vi sarebbero numerosi elementi di colore, 'i quali sono impulsivi ma non resistono al combattimento. Non è noto cosa pensino fra loro queste truppe ausiliarie d'Africa. Esse comunicano fra di loro in una lingua, che i francesi non comprendono, ed il loro atteggiamento, In caso di contraccolpi militari potrebbe rappresentare un altro pericolo per la Francia.

Il Ministro àegli Affari Esteri del Reich ha chiesto se aveva ben compreso il pensiero del Duce nel senso che l'Italia intende assumere un atteggiamento tale da impegnare possibilmente molte truppe francesi ed inglesi. Il Duce ha confermato ciò e dichiarato per quanto riguarda l'atteggiamento dell'America, che colà è da aspettarsi tutto al più una campagna di stampa come ripercussione degli avvenimenti europei. Egli è fermamente convinto che gli Stati Uniti non interverranno mai in guerra. A conferma di ciò 'il Duce ha letto un articolo del New York Daily News, secondo il quale il 90 % degli americani vogliono rimanere neutrali e non nutrono alcun desiderio di scendere ogni 20 anni In guerra per assicurare la supremazia dell'Inghilterra in Europa. È nell'interesse dell'America di restare estranea al conflitto. Gli americani hanno assunto tale atteggiamento -ha soggiunto il Duce -perchè dubitano della vittoria degli Alleati e non vogliono puntare su un cavallo che perde.

Ed in ciò essi hanno perfettamente ragione, ha ammesso il Ministro degli Affari Esteri del Reich. Egli ha quindi ripetuto di non sapere l'epoca prec'isa ma di essere certo che le armate tedesche si scontreranno .prossimamente con gli inglesi ed i francesi. Per l'Italia v'i potrebbe forse essere ancor prima l'occasione di prendere un atteggiamento di carattere dimostrativo atto a facilitare la Germania.

Alla fine è stato concordato un comunicato stampa e al momento di prendere commiato il Duce ha chiesto al Ministro degli Affari Esteri del Reich notizie sul colloquio avuto ·col Papa. Il Ministro degli Affari Esteri del Reich ha risposto che sia il Fiihrer che il Papa erano del parere che fra il Nazionalsocialismo e la Chiesa Cattolica fosse possibile un accordo. Il Fiihrer aveva vista al riguardo possibile non una :wluzione passeggera ma duratura. La cosa doveva essere trattata ulteriormente con la Nunziatura, la pace religiosa sarebbe stata mantenuta, e del resto il Fiihrer aveva fatto sospendere 7.000 processi contro monaci. La Germania paga alla Chiesa Cattolica più di un miliardo l'anno ·ed ha fatto non poco per la pace religiosa. Se venisse seguito strettamente ll principio: «La politica allo Stato, la cura delle anime alla Chiesa», l'accordo potrebbe farsi gradualmente. Ma il Fiihrer non desidera affrettare in un modo qualsiasi tali cose e trovare una soluzione passeggera che non si possa far' durare. Il guaio fondamentale è che il Cattolicesimo da decenni ha svolto politica in Germania e che la Chiesa non si può tuttora completamente da ciò~ liberare. Solo quando si sia avuto su tal punto una completa chiarificazione, e le due reciproche sfere di interessi siano determinate attraverso un concreto

sviluppo, si avranno condizioni per costruire di nuovo e stipulare un concordato con la Chiesa. Il Duce ha pregato alla fine il Ministro degli Affari Esteri del Reich di portare al Fuhrer i suoi più cordiali saluti (1).

(l) -Erano anche presenti al colloquio il Conte Ciano e l'ambasciatore tedesco von Mackensen. (2) -Il presente verbale è stato redatto dai funzionari del Ministero degli Esteri tedesco. L'originale tedesco è stato completamente distrutto dall'umidità.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, vol. XIII, D. 530.

525

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

..

T. 99. Helsinki, 12 marzo 1940, ore 0,55 (per. ore 4,45).

Mio telegramma n. 95 (2). Conversazione odierna con questo Ministro degli Affari Esteri ha confc;.rmato pienamente mio scetticismo circa andamento trattative moscovite.

Governo sovietico con scarso senso di lealtà che lo distingue avrebbe indotto Delegazione finlandese partire per Mosca lusingandola con promesse (fatte per tramite Governo svedese) che condizioni sarebbero state piuttosto lievi mentre Delegazione giunta colà si sarebbe urtata contro accoglienze ostili e richieste inaccettabili.

Conversazioni continuano ma a meno che non si tratti solita tattica intimidatrice sovietica e che Russi riducano sensibilmente loro pretese questo Ministro degli Affari Esteri non vede maniera di giungere alla conclusione.

Decisione si avrà a mio subordinato parere tra qualche giorno e fallimento trattative vorrà dire ripresa guerra ad oltranza ed accettazione da parte della Finlandia aiuti alleati. Pur supponendo che tali aiuti (ove dovesse trattarsi non solo di materiale) possano effettivamente giungere, questo Ministro Affari Esteri ha ammesso problematicità loro afflusso ma mi ha fatto intendere che a Finlandia non resta che sperare su questa unica carta rimastale.

526

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 162. Tokio, 12 marzo 1940, ore 18 (per. ore 23,50) (3).

Segnalo che notizie giornali in occasione visita Welles manifestano preoccupazioni che Stati Uniti d'America vogliano ristabilire pace in Europa per spingere poi questa contro Giappone.

e 670, e GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), VOl. I, cit., pp. 235-236. (~) Non pubblicato.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit. DD. 669

(3) Questo telegramma è stato trasmesso via Pechino.

527

L'INCARICATO D'AFFARI A. L A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 118. Mosca, 12 marzo 1940, ore 18)0 (per. ore 21,35).

Mio telegramma n. 111 (1).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha detto 'iersera che Molotov era ottimista sull'esito negoziati: attendeva in serata risposta «chiarimenti definitivi» dalla Delegazione finlandese. Nuova riunione avuto luogo Kremlino durante notte. Sulla base quanto Ambasciatore di Germania è riuscito comprendere nella sua conversazione con Molotov e che mi risulta confermato da altra fonte sono in grado precisare ·che la frontiera terrestre partendo da estremità occidentali del GoLfo Viborg raggiungerebbe città Sortavala al veritce lago Ladoga: indi poi seguirebbe con modifica ad un di presso linea di confine saliente fino Petsamo che rimarrebbe Finlandia. Questione distretto di Imatza non era ancora risolta; sembra tuttavia che città e centrale idro-elettrica non sarebbero incluse zona sovietica. Ambasciatore di Germania mi ha detto in via confidenziale avere appreso che Delegazione finlandese aveva accettato in massima tutte le richieste sovietiche tranne alcuni punti di dettaglio ancora da discutere.

Fissati punti controversi si sarebbe proceduto immediata negoziazione termini amministrazione. Partenza delegazione finlandese non è ancora fissata.

528

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 201. Berlino, 12 marzo 1940, ore 19,15.

Scopo visita di Svinhufvud, secondo questo Ministro di Finlandia sarebbe: l) indurre Italia usare suoi buoni uffic'i su Berlino perchè agisca su Mosca a favore Finlandia;

2) persuadere Italia mettersi alla testa tutti i Paesi neutrali di Europa per premere sulla Germania da una parte e gli Alleati dall'altra inducendoli cessare ostilità.

529

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 190. Parigi, 12 marzo 1940, ore 22 (per. ore 23,50).

Mio telegramma n. 183 (2).

Sembra che Sumner Welles abbia fatto intravedere qui possibilità a non lunga scadenza di una iniziativa ameri~ana per il regolamento questioni europee,

(1\ Vedi D. 487.

salvo naturalmente a sondare pensiero Londra che è più determinante di quello di Parigi. Sembra' anche che egli abbia fatto conoscere qui punti essenziali risultanti suoi colloqui Berlino. In realtà egli ha trovato reazioni diverse secondo le tendenze suoi interlocutori che oscillano fra bellicismo intransigente e pacifismo condizionale, ma unanimi sarebbero state preoccupazioni espressegli per .conseguenze economiche attuale stato di cose.

(2) Vedi D. 496.

530

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 101. Helsinki, 12 marzo 1940, ore 22,54 (per. giorno 13, ore 4,30).

Mio telegramma 99 (1).

Voci qui correnti stasera darebbero come prossimo armistizio e successiva conclusione pace dato che Russi si sarebbero adattati migliorare loro richieste sull'Istmo ed accontentarsi invece di Hango dell'isola di Utoc (mio telegramma

n. 118 del 6 novembre scorso) (2) all'estremo punto sud ovest delle acque finlandesi.

Presso questo Ministero degli Affari Esteri voce non viene confermata ma non si nasconde senso maggiore ottimismo quanto ai possibili risultati incontro Mosca.

531

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 28. Berlino, 12 marzo 1940 (per. giorno 14).

Miei telegrammi n. 185 (3) e n. 196 (4).

Woermann, nel confermare stamani che Svinhufvud non è stato ricevuto dal Fiihrer ma solamente da Weizsacker, ha riferito che ex Presidente della Repubblica finlandese aveva in sostanza chiesto al Governo germanico di voler intervenire presso Mosca ai fini di promuovere un accomodamento del conflitto finno-sovietico. Svinhufvud aveva contemporaneamente ·Chiesto al Governo del Reich di voler dare propria garanzia alla leale esecuzione da parte sovietica di un eventuale accordo tra Mosca e Helsinki, facendo ·comprendere che ove Finlandia avesse dovuto trovarsi con le spalle al muro essa non avrebbe avuto altra scelta che gettarsi definitivamente dalla parte degli anglo-francesi.

Secondo Woermann, Weizsacker avrebbe risposto a Svinhufvud che la concessione della richiesta garanzia era assolutamente contraria ai principi informatori della politica estera g·ermanica, mentre peraltro il Reich intendeva continuare a rimanere assolutamente estraneo e neutrale nei riguardi del conflitto finno-sovietico.

46>

Quanto precede sembrerebbe ormai potersi considerare superato dalla conclusione di un diretto accordo tra Helsinki e Mosca. Ritengo comunque opportuno segnalarlo per l'interesse retrospettivo che riveste.

(l) -Vedi D. 525. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 517.
532

IL MINISTRO A BUCAREST, CHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 37. Bucarest, 12 marzo 1940 (per. giorno 19). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che il Ministro di Germania, parlandogli a nome del sig. von Ribbentrop, lo ha assicurato che la Romania non ha nulla da temere da parte della Russia, ed ha esortato 'il Governo romeno a rinviare alle loro case ed al lavoro dei campi gran parte dei riservisti attualmente mobilitati. Gafencu ha aggiunto che in mancanza di una garanzia che la Germania non poteva dargli, il Governo romeno non era beninteso in grado di entrare nell'ordine di idee di diminuire in alcun modo le misure difensive in corso alla frontiera orientale. Anche questo Ministro di Germania si è meco espresso analogamente. Il .sig. Fabricius non mi ha infatti celato la sua preoccupazione che a causa della mobilitazione parziale in atto in Romania, il raccolto agricolo del 1940 registri una considerevole diminuzione, con la conseguente impossibilità per questo paese di continuare al Reich i rifornimenti sui quali il Governo di Berlino fa assegnamento. Quanto agli affidamenti veDbali da lui dati alla Romania circa le pacifiche intenzioni dei Sovieti nei riguardi di questo Paese, il mio collega tedesco mi ha detto che tale è in realtà la convinzione che il sig. von Ribbentrop gli ha recentemente manifestata a Berlino; il sig. Fabricius, pur naturalmente condividendola, non conosceva peraltro su quali precisi elementi tale convinzione sia effettivamente fondata. Aggiunto infine che, almeno a quanto mi consta e a quanto mi ha di

recente confermato questo Ministro degli Affari Esteri, nessun contatto è stato finora stabilito fra il Governo sovietico e questo Governo.

533

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'T. PER CORRIERE 28. Ankara, 12 marzo 1940 (per. giorno 30). Mio telegramma n. 2,3 (1). Risulta che in seguito alle dichiarazioni di Refik Saydam, l'Ambasciatore

turco in Mosca è stato convocato il 4 od il 5 marzo da Molotov il quale gli ha espresso la soddisfazione del Governo sovietico per il tono ed il contenuto delle dette dichiarazioni.

Nessuna pubblicità è stata qui data a questo colloquio, probabilmente per

chè si attendeva una più esplicita e vistosa manifestazione da parte di Mosca.

Il processo di distensione dei rapporti turco-sovietici vivamente auspicato da questo Governo e da questa opinione pubblica subisce un nuovo tempo di arresto in seguito alla visita non richiesta del Maresciallo Mitchell e del gen. Jaunneaud ad Ankara (di ,cui si è dato notizia a codesto Ministero con telegramma in ,cifra n. 24) (l) .

Tale visita che ha termine domani si svolge ~ttraverso una serie di manifestazioni uffi.ciall e mondane di cui la stampa locale si limita a riportare la cronaca con scarso rilievo ed in forma del tutto schematica.

(l) Non pubblicato.

534

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2307/720. Berlino, 12 marzo 1940 (per. giorno 3 aprile).

Ho richiamato stamane l'attenzione di Woermann sulle notizie diramate dalla United Press .circa la recente permanenza ad Ankara del generale britannico Mitchell colà recatosi in compagnia di un generale francese per gettare le basi di una collaborazione aeronautica anglo-franco-turca.

Woermann ha detto che non era al riguardo pervenuta ancora alcuna segnalazione dall'Ambasciata germanica ad Ankara. A titolo strettamente personale ha soggiunto tuttavia non potersi escludere che gli anglo-francesi stiano accarezzando l'idea di qualche azione contro i pozzi petroliferi di Baku e Batum, nell'ipotesi di una aperta presa di posizione contro la Russia e nell'intento di venire in tal caso a coLpire indirettamente la Germania con un attacco alla fonte principale dei rifornimenti di petrolio sovietico. Una iniziativa per terra da parte della famosa armata Weygand non sembrava, per il momento almeno, di facile attuazione. Poteva tuttavia supporsi che gli anglo-francesi mirassero ad ottenere dalla Turchia la concessione di basi aeree dalle quali eventualmente tentare qualche azione aeronautica contro i predetti centri industriali sovietici.

Tutto ciò in via di ipotesi. Infatti, se l'accordo finno-sovietico, stroncando le .speranze anglo-francesi di portare ad un ampliamento del 'COnflitto a nord, potrebbe indurre Londra e Parigi a rivolgere la loro attenzione verso ii Mar Nero, è anche da tener presente che, disimpegnatasi la Russia in Finlandia, essa può rendere assai meno agevole un'azione degli Alleati nel prossimo Oriente.

535

L'ADDETTO MILITARE A BUDAPEST, GARIGIOLI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. 317 (2). Budapest, 12 marzo 1940.

In questi giorni sono qui nuovamente ,circolate delle voci circa concentramenti di truppe tedesche in Austria ed in Slovacchia.

30 -Don<menti diplonMiici. Serie IX. Vol. Hl.

Tali dicerie sono decisamente smentite da questo S.l.M., che le attribuisce a propaganda tendenziosa di origine inglese, intesa a diffondere uno stato di preoccupazione n€lla opinione pubblica ungherese.

Il col. Ujszaszi si dichiara convinto che nessuna minaccia da parte del

Reich si profila per l'Ungheria e che ogni azione militare tedesca in questo

settore è da esclud€re, fino a che da parte dei franco-inglesi non si compia

qualche atto di carattere bellico nella penisola balcanica (sbarco di trup'J?€ in

Grecia o in Tracia, oppure in Romania). In questo caso, egli dice, non sarà

soltanto la Germania a prendere l€ sue precauzioni d'accordo con l'Ungheria,

ma probabilmente anche l'Italia.

Secondo notizie di questo S.l.M. vi sarebbero attualmente in Tracia circa

150 ufficiali inglesi, che si occupano di questioni fortificatorie al confine bulgaro.

(l) -Non pubblicato. (2) -Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespr. da Budapest n. 1051/435 del 12 marzo 1940, firmato Talamo, non pubblicato.
536

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. DINO ALFIERI, Due dittatori di fronte, pp. ·15-18, Milano, Rizzoli, 1948) (l)

R. SEGRETO s. N. Roma, 12 marzo 1940 (per. giorno 14).

Ho l'onore di riferire il riassunto del colloquio Ribbentrop-Pio XII (2), quale

lo ho avuto da quest'ultimo che mi ha ricevuto stamane in privata udienza

durata quaranta minuti -subito dopo la celebrazione, in San Pietro, della

prima ricorrenza anniversaria dell'incoronazione.

lì Pontefice ha premesso che il colloquio si è svolto -da solo a solo -in una atmosfera di accentuata cortesia formale da parte di Ribbentrop; ciò che è valso a mantenere al colloquio --durante tutta la sua durata -un tono assolutamente normale di conversazione, anche se da parte del Papa sono state dette cose molto concrete e precise.

In Vaticano si erano posti il ·quesito se convenisse o meno che il Papa ricevesse -proprio in coincidenza del primo anniversario della sua assunzione al Pontificato -il rappresentante di quella Germania nazista dove la campagna antireligiosa e le persecuzioni si svolgono in forma così dura; ma poichè una richiesta formale d'urgenza era stata fatta, nel pomeriggio di venerdì, attraverso l'Ambasciatore Berghen, non parve al Papa di dovere rifiutare il colloquio, anche per non dare occasione e motivo -col rifiuto -di acuire maggiormente la situazione tra Vaticano e Germania.

Nella prima parte del colloquio, Ribbentrop ha fatto al Papa -per incari-co di Hitler -un quadro generale della situazione internazionale, dimostrando e sostenendo il buon diritto della Germania alle sue effettuate successive espansioni ed imprese di guerra aventi lo scopo di difendere e completare la sua integrità nazionale e di garantire il suo avvenire: buon diritto sintetizzato nella formula che Hitler ha illustrato a Welles: per la Germania lo scopo

deLla guen·a è la pace; per l'Inghilterra e la Francia lo scopo della guerra è la distruzione della Germania.

Al termine di questa esposizione-che è stata un poco una ·cronistoria fatta, evidentemente, da un punto di vista germanico --Ribbentrop ha dichiarato che entro il corrente anno -e forse anche prima -la Germania darà la pace al mondo, avendo riportato una completa vittoria su tutti i suoi nemici. La certezza della vittoria delle armi tedesche è stata manifestata con enfasi e calore, senza la più lontana ombra di dubbio. Vittoria certa, piena, assoluta, contro tutto e contro tutti.

In quale modo questa clamorosa vittoria sarà conseguita in così breve tempo, Ribbentrop non ha detto. Ragione per cui anche H Papa si è posta la domanda se tale conclamata certezza quasi dogmatica non contenga in sè quel tanto di elemento di propaganda necessaria per contribuire a creare l'atmosfera psicologica della vittoria.

* * *

Nella seconda parte del colloquio, i due interlocutori hanno parlato della situazione interna della Germania, in relazione alla situazione dei cattolici con particolare riferimento alla Polonia.

In giro di discorso, Ribbentrop ha dichiarato al Papa che egli crede in Dio, ma al di fuori e al di sopra della religione, e che appunto per ciò si trova nelle migliori condizioni di imparzialità per giudicare gli avvenimenti che si svolgono nell'ambito della Chiesa.

Il Papa che voleva mantenere il colloquio su di un terreno pratico e, per quanto fosse possibile, conclusivo (a ciò si era soprattutto ispirato quando aveva aderito alla richiesta di udienza) non si è lasciato fuorviare intavolando inutilmE-nte una discussione di questo carattere; e si è limitato ad esporre -con cortesia, ma con fermezza --dati, fatti, circostanze precise.

Ribbentrop ha eluso le richieste dicendo che egli non era molto al corrente di tali fatti i quali, d'altronde, esulavano dalla sua stretta competenza; e ad un preciso invito di adoperarsi per porre termine -o per lo meno per alleviare -ad un tale stato di cose non si è affatto nè compromesso nè impegnato. Si è limitato a dare affidamenti generici: riferirà, vedrà, se ne occuperà. Ha aggiunto ·che nella situazione attuale di guerra è molto difficile regolare materia tanto delicata: ha ricordato che la Germania corrisponde complessivamente alle Chiese mezzo miliardo di marchi (bisognerebbe vedere -ha commentato il Papa -come ha fatto a mettere assieme una simile cifra); ed ha concluso col dire che tutto ciò potrà essere -al momento opportuno -oggetto di conversazioni a Berlino. Dal che è risultato (e di ciò anche il Papa è convinto) che Ribbentrop ha voluto essere ricevuto in Vaticano unicamente ai fini di politica interna -con riferimento, wprattutto, alla ingente massa dei cattolici e per sfruttare in senso favorevole alla Germania la eco che il colloquio ha avuto nel mondo.

Il Papa mi è apparso sereno ed obiettivo, anche se mi è sembrato di riconoscere una nota di contrarietà e di preoccupazione per il risultato negativo del colloquio con Ribbentrop.

Egli si ·è manifestato molto sollecito ed interessato alla situazione dell'Italia per ciò che si riferisce al suo avvenire immediato, rivelando appena -con una sfwrnatura -il desiderio di avere al riguardo notizie che io non ero in condizioni di dare.

Mi ha espressamente incaricato di far pervenire al Duce i Suoi saluti insieme ai voti più fervidi per il successo della Sua opera a cui tutto il mondo guarda con tanta e giusta fiducia. M'i ha, quindi, intrattenuto su questioni minori (richiamandosi, anzi, ad un rilievo che io ebbi a fargli in occasione della prima udienza, circa l'Osservatore Romano, mi ha chiesto se ora siamo contenti), esprimendo la convinzione che i rapporti tra Vaticano e Italia saranno sempre improntati a reciproca comprensione.

Durante l'udienza ho avuto confermato in modo preciso, dai riferimenti e dai paragoni che il Papa ha fatto con altri Paesi, il Suo attaccamento all'Italia e l'esplicito riconoscimento delle realizzazioni e delle benemerenze del fascismo.

* * •

Per completare il mio compito informativo, ho creduto opportuno visitare, subito dopo, anche il Cardinale Segretario di Stato.

Ho avuto precisa la sensazione che il suo colloquio con Ribbentrop -sempre in termini corretti -abbia assunto talvolta, sotto l'aspetto della caratteristica semplicità cardinalizia, un tono polemico e vivace, nel senso che il Cardinale Maglione, scendendo in maggiori particolari di quanto non avesse potuto fare il Papa, abbia presentato una serie di precise documentazioni. Avendo Ribbentrop cercato di riparare dietro la solita scusa di non conoscere bene le cose, di non essere tutto ciò di sua competenza, il Cardinale Maglione gli ha ricordato di avere -due mesi addietro --mandato a lui personalmente un circostanziato e documentato rapporto, che è rimasto senza risposta.

Anche questo colloquio, in cui si sono trattate unicamente questioni interne relative alla situazione dei cattolici è rimasto senza risultati concreti.

A titolo di cronaca aggiungo che il Papa rispondendo, in circolo chtuso, agli auguri presentatigli stamane dal Cardinale Decano, ha pronunciato brevi parole che da alcuni Cardinali sono state interpretate in senso ottimista. Non mi parrebbe che tale ottimismo possa essere giustificato dai risultati del colloquio con R~bbentrop, anche perchè avendo io nel corso dell'udienza chiesto specificamente al Pontefice se fosse stata fatta parola circa possibili tentativi di pace, ne ho avuto risposta negativa (1).

(l) Il testo pubblicato da Alfieri è modificato o tagliato in taluni punti.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, VIII, cit.. D. 896.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

537

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. RISERVATA PERSONALE S. N. Londra, 12 marzo 1940.

Ti è nota la per:sona dell'avv. Dingli, da molti anni Consigliere legale dell'Ambasciata, e che ha prestato in tale qualità la sua opera in cii~costanze di particolare rilievo, come nella vertenza colla Banca d'Etiopia.

Egli è anche, come Tu sai, molto vicino a Chamberlain per il tramite' diretto di una nota personalità del partito conservatore con la quale egli mantiene contatti seguiti, ed è stato più volte utilizzato dal Primo Ministro per incarichi di particolare fiducia. Ricorderai a tale proposito di averlo già riceV'Uto nel luglio 1937 quando egli fu appunto inviato in Italia con lo scopo di stabilire, per suo mezzo, un contatto personale con Te.

Già da più di un mese ero stato informato che il Primo Ministro si proponeva alla prima favorevole occasione di far prendere un nuovo contatto, di carattere non ufficiale, con ii Governo fascista. L'occasione si presenterebbe ora, dato che Dingli deve, per motivi inerenti alla sua professione, recarsi prossimamente in Italia.

Ti è noto che sia Chamberlain che Halifax non hanno trascurato alcuna occasione per riaffermare il loro desiderio di isp·irare la loro azione politica a quelli che sono i loro ripetutamente dichiarati sentimenti di amicizia per il nostro Paese: sentimenti che tutto mi lascia credere siano effettivamente sinceri. Ogni volta che ho avuto occasione di incontrare il Primo Ministro, egli mi ha espresso la sua ammirazione per il genio politico del Duce e per la Sua opera. Dal canto suo HaHfax, che è anche in questo pienamente d'accordo con il Primo Ministro, mi ha sempre manifestato nei Tuoi riguardi una profonda stima e la più viva simpatia, non tralasciando occasioni per ripetermi che sarebbe suo vivo desiderio poter cooperare personalmente con Te in tutte le questioni che interessano i due Paesi.

È in questo quadro che si presenta ora la preannunziata visita di Dingh a Roma. Gli inglesi, del resto, amano spesso e anche nei momenti :Più delicati servirsi per missioni di fiducia di persone che non abbiano qualifica ufficiale, e che si ritengono perciò tanto più indicate ad assolvere gli incarichi loro affidati.

Dingli, il quale gode indubbiamente la piena fiducia del Primo Ministro, mentre ha avuto l'incarico di sondare il terreno per accertare su quali basi effettive -· ove non siano già stati raggiunti risultati definitivi a Roma potrebbe giungersi ad un accordo soddisfacente per ambo le parti sulle questioni commerciali ora in sospeso, dovrà soprattutto confermarTi personalmente quelli che sono i concreti sentimenti di buona volontà dell'attuale Governo inglese nei riguardi di quello fascista: e raccogliere altresì ogni eventuale indicazione e suggerimento, e in genere ogni elemento che possa aiutare il Primo Ministro e Halifax a rendersi esattamente conto del punto di vista italiano, mentre perdura l'attuale conflitto in cui è impegnata la Gran Bretagna.

Vengo anche informato che si era in un primo tempo pensato di far fare

a Dirigli anche un viaggio di carattere esplorativo nei vari Stati dell'Europa

Centro-Orientale. Ma poichè il Primo Ministro e Halifax sono pienamente con

vinti che nulla di costruttivo possa farsi in tale settore se non in pieno accordo

con l'Italia. si è preferito sospendere per ora il viaggio progettato.

Dingli si limiterebbe invece a recarsi soltanto a Budapest, dove ha perso

nali conoscenze e amicizie fra gli uomini del Governo e dove ha già avuto

occasione di contatti in precedenti occasioni. Tale suo viaggio dovrebbe per

mettergli di riferire impressioni ed elementi circa la situazione di quel Paese

che si sa strettamente legato alla politica italiana, e che verrebbe quindi preso

in esame, nell'attuale momento, unicamente nel quadro di quelli che sono .preminenti interessi italiani. Ad ogni modo Dingli non si recherebbe in Unghe

ria se non dopo essere stato ricevuto da Te e aver avuto tutti que,gli elementi

che Tu riterrai opportuno di dargli per suo orientamento.

Quelle che ho sopra accennato sono le basi sulle quali mi risulta sia stata

predisposta la prossima venuta a Roma di Dingli, in merito alla quale ho

ritenuto naturalmente di doverti tempestivamente riferire, anche perchè mi

sembra costituire un non trascurabile sintomo di quelle che sono nei nostri

riguardi le tendenze dell'attuale Governo britannico (1).

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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 102. Helsinki, 13 marzo 1940, ore 12,20 (per. ore 14). Mio telegramma n .101 (2). Accettazione condizioni di pace è considerata gravissima da questa opinione pubib1ica assolutamente impreparata. Trapasso da atmosfera di vittoria a quella di una apparente capitolazione produce qui senso viva insofferenza e sorda irritazione. Certo in previsione di ciò, vengono annunziati odierni discorsi alla radio del Presidente della Repubblica, del Maresciallo Mannerheim e di questo Ministro degli Affari Esteri che dovranno chiarire al Paese giustificazione per tante rir.unzie. Ignoro quali spiegazioni ufficialmente verranno fornite al pubblico, ma mi sembra incontestabile che accettazione da parte di questo Governo e Parlamento, di tali condizioni, sia dovuta a due moventi entrambi piuttosto inconfessabili ma sicuri; uno a lunga scadenza: opportunità mantenere intatte, per quanto è possibile, forze Paese per ogni prossima eventualità e l'altro dopo

dolorosa prova sull'istmo continua azione militare contro forza soverchiante malgrado aiuti alleati tanto vantati ma riconosciuti praticamente irrealizzabili.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 530.
539

L'INCARICATO D'AFFARI A. l. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 121. Mosca, 13 marzo 1940, ore 16,40 (pe1". giorno 14, ore 6).

Mio telegramma 118 (1).

Trattative di pace tra U.R.S.S. e Finlandia sono terminate alle prime ore di questa mattina. Radio sovietica ha diffuso alle ore ..... (2) il comunicato ufficiale ed un riassunto delle ·condizioni di pace.

Sono stati firmati i seguenti atti:

l) Trattato pace tra U.R.S.S. e Finlandia;

2) Protocollo addizionale sulle modalità di armistizio.

Trattato pace prevede cessione all'U.R.S.S. dell'istmo Carelia con città golfo Viborg e città Kexholm, Sortavala, e Suojarvi; isole del golfo Finlandia; territori Kuolajarvi e parte delle penisole Media e dei Pescatori; affitto penisola e zona navale di H;ango; limitazione delle forze navali finlandesi nel mare Artico; Hberi transiti locali tra U.R.S.S. Norvegia e Svezia; ripresa traffici e conclusione trattato di commercio; città e centrali elettriche di Imatnia rimangano ai finlandesi.

Ratifiche saranno scambiate a Mosca entro 10 giorni.

Armistizio avrà inizio mezzogiorno del 13 corrente. Ritiro truppe finlandesi entro nuovi confini dovrà essere effettuato entro 26 marzo; evacuazione Petsamo da truppe sovietiche entro 10 aprile. Accordo speciale sarà negoziato per lo scambio prigionieri.

Con il presente trattato passa alla Russia zona industriale più importante della Finlandia. Ambasciatore di Germania mi ha assicurato che la Germania si è tenuta strettamente al di fuori negoziati. Delegazione finlandese parte questo pomeriggio. Invio per corriere odierno testo ufficiale.

540

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191. Parigi, 13 marzo 1940, ore 22 (per. ore 23,50).

Odierno discorso Daladier al Parlamento ha rigettato colpa principale mancato aiuto alla Finlandia sulla Svezia e Norvegia, mentre Parlamento vorrebbe addossare alla sua personale esitazione tutte le responsabilità. Significativa è stata soppressione per parte della censura àella frase del discorso in cui si accusano partiti estremi svedesi di ostacolare aiuti franco-inglesi alla Finlandia.

Lavai si propone attaccare nuovamente Daladier al Senato giovedì prossimo in seduta segreta ritornando sulla questione dei rapporti con l'Italia e specialmente sugli accordi militari presi con noi dal suo Gabinetto. È proba

bile che anche questa nuova tempesta contro il Presidente del Consiglio rimarrà senza effetti notevoli giacchè specialmente al Senato si teme che il potere possa passare a persone in cui si ha ancora meno fiducia, come Reynaud, Herriot

o Chautemps.

In genere il paese è molto impressionato avvenimenti Finlandia mentre si va calmando allarmismo provocato viaggio Ribbentrop a Roma.

(l) -Vedi D. 527. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: "Manca"·
541

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 18. Belgrado, 13 marzo 1940 (per. giorno 16). Sono stato ricevuto stamane da Ministro Affari Esteri Markovié per consuetudinaria consegna copia lettere credenziali. Dopo frasi di prammatica, ma molto cordiali, di benvenuto Markovié ha a grandi tratti accennato posizione e linea condotta Jugoslavia di fronte attuale conflitto che possono sostanzialmente riassumersi nel desiderio ansioso di rimanere fuori conflitto stesso. Nella sua esposizione ha immediatamente e calorosamente ricordato azione Italia che ha reso tale linea condotta possibile e ha insistito su attuali eccellenti relazioni itala-jugoslave e su necessità e intendimento coltivarle. Ho dal canto mio assicurato Ministro che ciò era appunto tra scopi principali mia missione. Con molta misura, ma non senza momenti di esplicita chiarezza, Markovié ha accennato a fattori che sono in linea nella sua preoccupazione dell'immediato futuro. Particolarmente cauto è stato nell'accenno all'elemento tedesco. Evitando di porre domande particolari ha mostrato egli stesso di considerare visita di von Ribbentrop a Roma come normale manifestazione nel quadro relazioni italatedesche (è da rilevare che questo Ministro di Germania era stato ricevuto da Markovié nella stessa mattinata). Su un possibile attacco dell'U.R.S.S. alla Romania e all'Ungheria si è mostrato nettamente scettico. Mi ha egli stesso confermato la notizia, smentita nei giornali locali di ieri s·era, e riconfermata in quelli di stamane, della firma del trattato finno-sovietico. È interessante notare che nessun commento o apprezzamento ha fatto nei riguardi della Finlandia. Sola deduzione che evidentemente lo interessava era che U.R.S.S. scossa rudemente da vicende militari in Finlandia, non cercherà, almeno nell'immediato futuro, altre avventure. Ipotesi così largamente prevista e discussa anche nella stampa che U.R.S.S. sia invece attaccata da alleati, con tutte le ripercussioni e conseguenze possibili nei Balcani, sembrava contrariarlo come un elemento di calcolo fastidioso e inevitabile. Ha respinto ad ogni modo anche questa ipotesi argomentando che neppure alleati dal canto loro dovrebbero avere alcun interesse a lanciarsi in simile avventura. In conclusione ogni argomentazione portava a rafforzare stessa nota di ottimismo evidentemente voluto, o meglio di ansiosa speranza che Balcani e in ulteriori analisi Jugoslavia potranno mantenersi fuori del conflitto anche

se esso dovesse entrare fra breve in fase acuta. In tutto il discorso di fronte ad elementi negativi situazione volutamente considerati con ottimismo già accennato, tornava costantemente e insistentemente elemento positivo e centrale dell'azione dell'Italia e delle relazioni itala-jugoslave.

Subito dopo visita a Ministro Affari Esteri sono stato anche ricev'Uto -secondo protocollo locale -da Mini>stro Aggiunto Smi.Uanié. Anche egli si è addentrato esame attuale posizione Jugoslavia con maggiore precisione di dati e di argomenti. Ha insistito anche dal canto suo, con molto calore, su elemento centrale azione Italia e relazioni itala-jugoslave. Per quanto nell'esame della situazione del pari volutamente e diffusamente ottimistico trapelasse più preciso senso di realtà, è giunto alla stessa nota costante, alla stessa speranza che pace sarà mantenuta nei Balcani.

È interessante notare che Smilianié ha parlato sia della minaccia esterna dell'U.R.S.S. come di quella interna del comunismo in Jugoslavia, pur attenuando portata recenti manifestazioni. Come pure non ha nascosto, sebbene esprimendosi con molta abilità, sua apprensione per possibili mire tedesche in questo Paese.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 29. Ankara, 13 marzo 1940 (per. giorno 30). In occasione della visita di von Ribbentrop a Roma von Papen e tutti i membri dell'Ambasciata di Germania in Ankara hanno accentuato ·in questi circoli politici e diplomatici la campagna e la propaganda pacifista. Fin dall'inizio delle conversazioni fra l'U.R.S.S. e la Finlandia von Papen e i suoi funzionari si dichiaravano sicuri del risultato poi raggiunto; il viaggio di von RilYbentrop era da essi considerato e commentato come «avvenimento decisivo »; nei riguardi della Turchia essi affettano ora una sicurezza che nulla giustifica e che impressiona piuttosto sfavorevolmente i circoli dirigenti di Ankara tenaci nella loro avversione alla Germania se pure poco propensi a fare il gioco anglo·-francese contro la Russia. Questi atteggiamenti dell'Ambasciata di Germania, a sfondo ingenuamente pacifista, lasciano in ultima analisi il tempo che trovano. Von Papen non ha più credito su questa piazza e i turchi si avvicinano -un poco --a lui o se ne discostano a seconda che questa manovra ,giovi alla loro tattica di tenere a bada il colosso russo o di ricattare le democrazie alleate. Il Ministero degli Esteri ha permesso che la stampa locale -a proposito della visita di Ribbentrop in Italia -ricamasse sue seguenti motivi: l) è un tentativo di trasformare l'asse Roma-Berlino in un'alleanza RomaBerlino-Mosca in vista dell'estensione della guerra; 2) è un'offensiva di pace in cui la Germania cerca di raggirare il Papa e Welles; 3) è uno sforzo per ridare vita all'asse Roma-Berlino ora che la Russia, risolta la questione finlandese, ritorna ad una po~itica di stretta neutralità. Tutti

i commenti peraltro concordano nell'affermare che Ribbentrop parte da Roma a mani vuote.

Il solo uomo politico turco che mi abbia parlato della visita di Ribbentrop in Italia è stato lVIenemencoglu e incidentalmente, quasi soltanto per chiedermi se era vera la notizia data da una radio straniera che il Pontefice non avrebbe permesso che l'automobile di Ribbentrop entrasse in Vaticano con la bandiera dalla Croce uncinata.

La sorella di Ribbentrop, signora .Jenke, mi ha chiesto dettagli (che naturalmente io non avevo) sul colloquio di suo fratello col Papa e per rincalzare la propaganda pacifista iniziata dagli elementi tedeschi e fornirmi una prova sicura dei suoi sentimenti mi ha detto di aver fatto voto di rimanere ancora per 10 anni ad Ankara se in quest'anno vi sarà la pace generale.

543

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2344/728. Berlino, 13 marzo 1940 (per. giorno 15). L'aperto compiacimento della Germania per l'accordo che pone fine al conflitto finno-sovietico è giustificato da un duplice ordine di ragioni: a) perchè si è evitato di estendere il contagio bellico al Nord, e b) perchè l'atteggiamento scandinavo costituisce un mònito per altri settori neutrali. Per quanto riguarda il primo punto, è chiaro che per la Francia e l'Inghilterra la questione non era se soccorrere o no la Finlandia, ma se allargare o no verso Nord il fronte della guerra, comprendendovi i Paesi scandinavi e attaccando, attraverso di essi, l'Unione Sovietica. La riuscita di un simile piano avrebbe causato forti preoccupazioni alla Germania. Le avrebbe anzitutto tagliato la strada per i rifornimenti dal Nord e tolta la sicurezza nel Baltico. Avrebbe poi svalorizzato il fattore dell'ausilio sovietico perchè, se gli Alleati avessero aggredito la Russia dal Nord, e, contemporaneamentè, dall"Est, avrebbero colpito uno dei suoi gangli più vulnerabili, l'organizzazione logistica, in modo che la Russia non solo non sarebbe stata più in grado di aiutare la Germania ma avrebbe finito per costituirne un peso. La pace nel Nord non stabilisce un sollievo, quindi, soltanto per l'Unione Sovi-etica ma anche per la Germania. Oso dire che equivale, per la Germania, a una battaglia vinta, tanto rpiù che negli ultimi giorni Parigi e Londra non hanno nascosto il loro disappunto per la piega che prendevano gli eventi, smascherando il loro interesse per il permanere della tensione nel Nord e dando a divedere che la loro indecisione stava per risolversi verso un intervento ~n Finlandia. Troppo tardi. Per quanto riguarda il secondo punto, riflessi cioè della nuova situazione nel contegno dei neutrali, ritengo che per la Germania esso non abbia minore importanza. La Svezia ha agito come ha agito per impedire di venir compresa nel conflitto e di venire trasformata in teatro di operazioni. Ciò dimostra come i neutrali nordici non intendano correre tale rischio che, nel caso d'una sconfitta degli

Alleati, costerebbe loro certamente la perdita dell'indipendenza, e, nel caso d'una loro vittoria, non li preserverebbe intanto da danni immediati certo gravissimi.

È un punto di vista che, evidentemente, va guadagnando terreno a scapito dell'Inghilterra e della Francia, perchè anche i piccoli Stati dell'Europa centrale e sud-orientale si mostreranno forse sempre meno disposti a servire di strumento agli Alleati nella partita contro la Germania, per le stesse considerazioni che hanno prevalso a Stoccolma. Probabilmente esse influiranno anche su Ankara, certo con maggior forza di prima dal momento che la Russia, disancoratasi dall'impegno finnico a Nord, potrebbe svolgere più agevolmente pressioni ad Est per costringere all'immobilità la Turchia, la quale d'altra parte non sembra estremamente ansiosa di intervenire.

In definitiva, poi, la pace nel Nord assicura alla Germania non due ma tre polmoni per i quali poter respirare economicamente. Oltre il Sud, l'Est e il No:rd. In queste condizioni-bisogna riconoscerlo --l'efficacia del blocco degli Al1eati contro il Reich viene sensibilmente compromessa.

Ora c'è da chiedersi quale influenza possa avere tale migliorato stato di cose sulla condotta della guerra da parte della Germania. Sentendosi meno vulnerabile dal lato della guerra economica, sarà indotta essa a scatenare presto e in pieno il suo sforzo militare, oppure riterrà che, aumentate le sue possibilità di resistenza, le convenga temporeggiare e ripetere il tentativo di snervare e fors'anche scindere gli avversari, evitando così non solo forti sacrifici umani, ma anche i contraccolpi che ne potrebbero derivare sul morale della popolazione. Una buona ragione per attendere ancora prima di sferrare l'offensiva vi sarebbe. Basterebbe volersene servire.

D'altra parte la situazione così come si è venuta delineando presenta un vantaggio generale, quello cioè di rivelare una volontà ed una coscienza neutrale sempre più ferme. Volontà e coscienza che potrebbero anche riuscire, in un determinato momento, passibili di coordinazione e tali quindi da rendere il proprio peso sensibile per localizzare definitivamente il conflitto e fors'anche, quando l'occasione opportuna se ne presenti, favorirne una soluzione.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO APPUNTO S. N. Roma, 13 marzo 1940. Secondo l'Accordo firmato questa notte si è concordato l'inoltro per via terra dell'intero ammontare di un milione di tonnellate mensili di carbone, previsto nei recenti Accordi del 24 febbraio u. s. Per provvedere ai trasporti occorrenti, la Germania deve fornire 1.500 vagoni al giorno e noi 500. Ma ambo le parti si impegnano a ridurre a 15 giorni il ciclo di utilizzazione dei vagoni e a non fare andare i vagoni tedeschi al di là della linea Piombino-Rimini.

Come risulta dall'acclusa tabella (l) 600 mila tonn. mensili dovrebbero venire dai bacini occidentali tedeschi e 400 mila da quelli orientali. Dato che

quelli occidentali sono esposti alle operazioni belliche appare dubbio per la Germania di mantenere gli impegni, data la riserva da essa richiesta nel Protocollo del febbraio u. s. Ciò è tanto più grave in quanto resteremmo privi di tutto il fabbisogno di coke e carbone da gas.

A parte tale evento, ho molti dubbi sulla possibilità di applicare interamente gli Accordi, i quali ci dovrebbero però servire per indurre la Gran Bretagna a trattare con maggiore comprensione.

Clodius ha tentato fino all'ultimo momento di dare un contenuto politico all'Accordo, e pretendeva inserirvi anche un accenno al nostro impegno di sviare verso la Germania le forniture da fare alla Gran Bretagna per avere il carbone. Ho rifiutato nettamente, malgrado le sue insistenze.

Clodius ha anche proposto di redigere un comunicato che è stato concordato in termini attenuati nello schema accluso. Ho però avvertito, in conformità agli ordini da Voi datimi, che, considerato il valore politico del comunicato, è il Duce che deciderà se deve essere pubblicato, ovvero convenga fare a meno di ogni pubblicità.

Ove il Duce approvi il ·comunicato, l'Ambasciata di Germania si riserva di chiedere l'assenso del Fiihrer.

(l) Non pubblicata.

545

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 164. Tokio, 14 marzo 1940, ore 6,59 (per. ore 13,45). Vice Ministro mi comunica che Capo Missione giapponese in Italia sarà Sato. Questi già Ambasciatore Parigi poi messo a riposo fu Ministro degli Affari Esteri nel 1937 ma per brevissimo tempo a causa opposizione suscitata nei Militari da sua politica e suoi discorsi. È persona retta molto fine e cortese e molto all'occidentale ma è liberaleggiante e molto più amico della Francia che della Germania. Nomina ha tipica impronta Ministero degli Affari Esteri. Si vuole accentuare nelle presenti circostanze amicizia coll'Italia e le si manda una Missione per restituire nostra visita. Ma si teme dispiacere all'Inghilterra alla Francia e forse all'America o quanto meno preoccuparle e le si mette a capo Sato. Politica

del colpo al cerchio e colpo alia botte rimane l'ideale del Ministero degli Affari Esteri.

546

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 209. Berlino, 14 marzo 1940, ore 13,15 (per. ore 13,30). Barone Dornberg, a nome di Ribbentrop, mi telefona in questo momento

chiedendo per il 20 corrente il ritiro da Varsavia di Di Stefano e dell'altro personale dell'Ambasciata.

547

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41. Stoccolma, 14 marzo 1940, ore 15,40 (per. ore 21,10). Prego comunicare Ministero della Guerra (Servizio Informazioni Militari) seguente telegramma di questo Addetto Militare: «Colonnello Palojervi Addetto Militare Finlandia Stoccolma dichiaratomi: dure condizioni pace accettate mio Governo non condivise ambienti militari. Popolo finlandese resterà sempre grato Italia per contegno chiaro ed amichevole verso Finlandia. Germania tradito per suoi interessi Finlandia. Opinione pubblica finlandese decisamente contraria politica tedesca. Potenze occidentali tenuto sempre contegno ambiguo. Loro Governi dichiarato aiutare militarmente Finlandia soltanto estremo momento. Anche se Finlandia avesse continuato combattere molto problematico loro aiuto militare. Russia liquidato fronte finlandese per aver disponibile esercito fronte Caucaso contro armata Weygand. Confermerà sua neutralità per migliorare preparazione militare e realizzare prossimo avvenire sue aspirazioni. Provvisoriamente rinunzierà azione militare Bessarabia mantenendo concentrate rilevanti forze contro la Romania e la frontiera caucasica. Rivolto aspre critiche contro la Svezia per il mancato intervento militare fianco Finlandia. Ritiene che la

Svezia intensificherà sua preparazione militare per fronteggiare imminente pericolo russo. Lombardi ».

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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 108. Helsinki, 14 marzo 1940, ore 20,20 (per. giorno 15, ore 0,50). Miei telegrammi n. 106 e n. 107 (1). Presidente della Repubblica e Maresciallo Mannerheim hanno oggi unito loro voci a quella di ieri del Ministro degli Affari Esteri per raccomandare al paese, in questa tragica ora, disciplina e unanimità intenti allo scopo «salvare il salvabile ». Del Maresciallo è stato divulgato alla radio ordine del giorno alle trurppe per esaltarne valore indiscutibile durante sedici settimane ostilità e per giustificare decisione del Governo nonostante interezza dell'esercito, del quale vengono tuttavia riconosciute fatali deficienze in preparazione e materiale, incolmabili senza aiuti esterni che non sono giunti. Quanto al discorso del Capo dello Stato esso sembra essere rivolto piuttosto che al passato, a scongiurare pericolo che gravi condizioni pace possano turbare unione patriottica.

Ringraziando Nazioni che in qualsiasi modo hanno partecipato aiuti alla Finlandia Presidente esprime speranza che aiuti iri denaro forniti o promessi

vengano mantenuti per opera ricostruzione paese. A conclusione suo discorso Presidente ha espresso speranza che necessità di alleanza difensiva militare fra i Paesi Nordici sia diventata palese.

Conclusione appare quanto mai strana non solo perchè si sollecita alleanza prima ancora di ratificare trattato di pace ma anche perchè recente inerzia Paesi scandinavi non dovrebbe consentire eccessive illusioni sul loro apporto positivo.

(l) Non pubblicati.

549

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 125. Mosca, 14 marzo 1940, ore 20,50 (per. giorno 15, ore 2,20).

Mio telegramma n. 121 (1). Avuto da questo Ministro di Svezia seguenti dettagli sui negoziati pace sovietica-finlandese.

l. -Iniziativa è stata presa da parte sovietica (mio telegramma n. 110) (2).

Signora Kollontai verso metà febbraio fece passi ,presso Ministro degli Affari Esteri svedese dicendo che sino allora insormontabili difficoltà del Governo Terijoki potevano essere facilmente superate.

2. -Sin da prima visita ufficiale di questo Ministro svedese 25 febbraio Molotov affrontò in pieno problema pace sovietica-finlandese.

« Basi delle discussioni » accettate dal Governo finlandese furono porto Hango, isole golfo Finlandia e linea frontiera di Pietro il Grande (pace di Nystadt) (mio telegramma n. 115) (3).

3. --Governo finlandese doveva rispondere entro 12 marzo ad un passo ultimativo franco-inglese circa aiuto militare. 4. --Governo inglese aveva chiesto, senza successo, fin dal 29 febbraio al Governo svedese diritto di transito per truppe (100.000 uomini) destinati Finlandia. 5. --Principale timore della Delegazione finlandese era quello di imposizioni sovietiche di carattere interno (partecipazione Kuusinen o altri ad un nuovo Governo ecc.) timore risultato infondato. 6. --Giunta a Mosca Delegazione finlandese fu confrontata da nuove pretese sovietiche: porto Petsamo, distretto Imatza, zona Kuolajarvi, transito per Norvegia e Svezia. - 7. --Sovieti nelle loro richieste sono stati guidati esclusivamente da ragioni militari soprattutto per libero transito per Svezia e Norvegia non giustificato affatto da ragioni economiche. 8. -- Linea di confine dal Golfo Viborg a Suojarvi è linea retta segnata da

Stalin senza alcun rispetto delle caratteristiche topografiche terreno. Importante industria cellulosa travasi così tagliata a metà.

(3J Vedi D. 519.

9. -Raggiunto accordo definitivo delegati finlandesi sottoposero progetto trattato a Helsinki chiedendo pieni poteri per firma.

Pieni poteri furono inviati per telegrafo via Stoccolma e controfirmati da questo Ministro di Svezia a richiesta di Molotov.

10. -Alle trattative non partecipò mai StaUn in persona. Egli trovavasi stanza attigua ove delegati sovietici si recavano spesso durante seduta per prendere ordini.

(l) -Vedi D. 539. (2) -Vedi D. 484.
550

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO 197. Parigi, 14 marzo 1940, ore 21,10 (per. ore 24). Ho avuto oggi con Sumner Welles lunga e cordiale conversazione (1). Mi ha ripetuto profonda impressione ricevuta da colloqui con Duce e V. E. nonchè suo convincimento che l'Italia più di ogni altro paese possa svolgere opera costruttiva pace. Ha trovato a Londra -tranne in Churchill -molta minore intransigenza di quella che si aspettava. Gli ho detto che il mondo anche se non avesse quel vivo desiderio di pace che in realtà ha, dovrebbe sempre attenersi in definitiva alle decisioni di Londra. Quando tutta la questione sta non tanto nella soluzione dei problemi centroeuropei in senso più o meno conforme alla realtà germanica, ma nel trovare delle garanzie atte ad evitare scoppio nuova guerra fra pochi anni. Londra e Parigi mettono innanzi soprattutto un problema di sicurezza. Avendo chiesto se gli sembrasse questo momento opportuno per un tentativo di pace, mi ha risposto che a parere suo non bisogna perdere tempo giacchè situazione è piena di così gravi minaccie che, se incominciasse vera e propria guerra militare sarebbe impossibile evitare disastri di ogni genere che ne conseguirebbero. Mi è parso specialmente impressionato dai pericoli sociali che gli sono stati fatti intravedere a Berlino cioè da possibile bolscevizzazione della Germania. Occorre, secondo Sumner Welles, cominciare ad agire subito, stabilire contatti, studiare le possibili soluzioni e le più acconce garanzie, ma evitare ogni intervento spettacolare che possa essere interpretato come ciò che oggi si chiama «offensiva di pace». Gli ho fatto rilevare a questo proposito, per quanto riguarda Francia, agitata situazione parlamentare, divisione dei partiti, incertezza scopi di guerra, persistenza di perniciosa corrente azione comunista: tutti elementi che consigliano appunto massimo riserbo e massima prudenza nell'iniziare un'eventuale azione diretta a ristabilire la pace su base veramente giusta e duratura.

Sumner Welles mi ha detto che ad ogni modo egli considera suo prossimo incontro col Duce non solo come conclusivo ma come decisivo.

(l) Vedi RAFFAELE GUARIGLIA, RiCO!"di, cit.. p. 446.

551

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 42. Stoccolma, 14 marzo 1940, ore 21,30 (per. giorno 15, ore 1,50). Sono stato ricevuto oggi da questo Ministro Affari Esteri che non mi ha nascosto sua soddisfazione per la fine del conflitto russo-finlandese che nell'ultimo periodo specialmente aveva posto in una situazione penosa e difficile questo Governo. Egli non è a conoscenza del testo preciso dell'accordo intervenuto a Mosca; qualche cosa più di quanto si conosceva a Stoccolma i russi hanno però preteso ed ottenuto e se le condizioni imposte risultano dure per la Finlandia, il Ministro Gunther rigetta la responsabilità ,che da alcune parti si vorrebbe al riguardo far ricadere sulla Svezia. Egli è sempre convinto di avere agito nell'interesse della Svezia e dei paesi del nord compresa anche la Finlandia. Ha avuto parole di deplorazione per la campagna della stampa anglo-francese contro la Svezia, e riferendosi alle dichiarazioni di Daladier ha detto ritenere che esse avevano uno scopo ed una mira di politica interna. A proposito dell'atteggiamento di certa stampa svedese, ha poi commentato che purtroppo vi è ancora qui gente che si occupa più delle cose altrui che degli interessi nazionali. Circa le voci di una alleanza militare fra i paesi nordici mi ha detto che una proposta in tal senso è stata fatta ed è allo studio e per quanto non si conoscano ancora esattamente clausole trattato russo-finlandese, ritiene che la Finlandia possa sempre contrarre obblighi per un'alleanza puramente difensiva. Il Ministro Gunther mi ha detto infine che contrariamente ad alcune voci messe in giro, 'Se l'esercito finlandese ha con dolore accolto note condi:zioni dì

pace, elementi responsabili con a capo Mannerheim erano stati favoo:evoli soluzione pacifica conflitto.

552

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Sofia, 14 marzo 1940, ore 22,15 (per. giorno 15, ore 5,40). Ho presentato stamane lettera ·credenziali a Re Boris. A cerimonia è seguita conversazione con Sovrano durata oltre un'ora alla quale ha assistito Ministro degli Affari Esteri Popov. Dopo giro di orizzonte Sovrano ha insistito circa necessità ed opportunità per Bulgaria mantenere sua attuale posizione di astensione dal conflitto ed ha espresso sentimenti sua gratitudine per politica Italia che ha impedito, con il' suo atteggiamento, il dilagare del conflitto nei Balcani. Circa pace russo-finlandese, nella quale si vede qui successo sovietico ma al tempo stesso, e con soddisfazione, rinunzia da parte di Mosca a voler instaurare un Governo rosso

a Helsinki, Sovrano ha aggiunto che occorrerà ora attentamente osservare reazioni Londra dinanzi nuova situazione.

Inghilterra infatti, constatato insuccesso a Nord, potreboe ora mostrarsi desiderosa tentare diversivo in altra zona, giocando particolarmente carta della Turchia, sul cui atteggiamento qui in sostanza si nutrono tuttora non poche apprensioni.

Popov, a sua volta, dichiarava stamane come effettivi militari Turchia in Tracia, alla frontiera bulgara, risultino nuovamente aumentati in questi ultimi giorni.

Segue rapporto (1).

553

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. !81. Londra, 14 marzo 1940.. ore 22,56 (per. giorno 15, are 2,15).

Visita testè conclusasi di Sumner Welles a Londra ha dato qui argomentazioni di cronaca esteriori (come V. E. avrà potuto già rilevare dai successivi telegrammi stampa di questa Ambasciata), cronaca tanto :più dettagliata e minuta e tanto più abbondante nelle riduzioni e previsioni, quanto meno si è potuto qui venire in possesso di elementi concreti circa effettivo contenllto delle conversazioni condotte dall'inviato di Roosevelt.

Si è tenuto qui comunque a rilevare carattere veramente esplorativo missione Welles e sue evidenti connessioni con la fase attuale politica interna Stati Uniti, riservando d'altra parte all'inviato le migliori accoglienze, e dandogli modo di avere un largo giro di contatti e di incontri, a prescindere dalle conversazioni predisposte con i maggiori esponenti governo.

Welles ha cosi incontrato, oltre Primo Ministro e Halifax, Simon, Churchill, Eden, Capi (2) e Sottosegretario Esteri Cadogan; inoltre deputato socialista Maxton gli ha esposto punto di vista di quella frazione di opinione pubblica che non fa mistero suoi sentimenti pacifisti e si è anche avuto lungo colloquio con Lloyd George, a cui si è dato particolare rilievo in considerazione atteggiamento di energica e aperta critica al governo recentemente assunto dall'ex Premier gallese. Tale carattere essenzialmente informativo a cui si sarebbe qui limitata azione svolta da Welles risulterebbe in modo concorde dai commenti dei vari circoli politici e giornalistici ed anche da conversazioni private di Welles durante le quali questi avrebbe dichiarato di essere rimasto colpito particolarmente da due cose, dalla volontà soprattutto francese di andare fino in fondo con la guerra e dalla straordinaria capacità di esame e di giudizio del Duce.

554

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2390/739. Berlino, 14 marzo 1940 (per. giorno 20).

Ho segnalato ieri con fonogramma stampa il telegramma inviato dal Fiihrer

al Pontefice nell'anniversario della sua incoronazione. La cosa ha -protocol

31 -DQcumellfÌ dipiom"tici · Serie IX· Vol. 'l!!.

larmente -la sua importanza: erano 3 anni che questo telegramma non veniva

più fatto.

D'altronde, mentre la stampa ha portato notizie di questo telegramma, dal

l'altra (l) nessuna notizia è stata data nè dalla Radio nè dai giornali della

presenza del Nunzio alla stazione per il ritorno di Ribbentrop.

(l) Non rintracciato.

(2) Sic.

555

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 818/212. L'Aja, 14 marzo 1940 (per. giorno 27).

Il Ministro del Giappone s1 e recato ieri da questo Ministro degli Affari

Esteri per dirgli che le notizie apparse di recente nella stampa straniera, specie

in quella nord-americana, circa la possibile stipulazione di un patto di non

aggressione fra il Giappone e l'U.R.S.S. non hanno ombra di !fondamento; che

la politica del Giappone resta nettamente antisovietica e fedele al [patto antico

mintern; anche nelle conversazioni in corso per la costituzione di un nuovo

Governo centrale cinese è stata esplicitamente prevista l'adesione del nuovo

costituendo Governo alla politica anticomintern.

Il Ministro del Giappone si è recato, stamane da me e da altri colleghi, ripetendo a tutti lo stesso discorso e dando l'impressione di avere ricevuto speciali istruzioni da Tokio di precisare la politica del Giappone e diffondere la smentita in tutti questi ambienti diplomatici.

556

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. RISERVATA PERSONALE S. N. Roma, 14 marzo 1940 (3).

L'Eccellenza il Ministro, che ha letto la tua lettera personale n. 1587/717 del 9 marzo (2), ·concernente un'eventuale nomina di von Papen quale Ambasciatore a Roma, mi ha incaricato di comunicarti che la notizia è senza alcun fondamento.

557

LA LEGAZIONE D'UNGHERIA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 14 marzo 1940 (3).

Gli scambi commerciali effettivi con l'U.R.S.S., in mancanza di ·accordi interstatali e causa altre evidenti difficoltà, erano sempre ristretti e si limitavano a qualche affare occasionale (esportazione di cavalli, importazione di asbesto);

"'

tali scambi in seguito alla nostra adesione al patto anticomintern si ridussero

quasi a nulla.

Nel mese di novembre del 1939, dopo l'effettuarsi del confine comune con l'U.R.S.S. il Governo ungherese ha proposto l'invio di una commissione avente l'incarico di studiare il mercato russo, allo scopo di preparare per l'avvenire un accordo di scambio commerciale. Dato che il Governo dell'U.R.S.S., nonostante le nostre reiterate sollecitazioni non abbia risposto in merito alle proposte concernenti la conclusione di un accordo commerciale e di navigazione, e l'invio della sopraccennata commissione, il Governo ungherese, rper tramite della R. Legazione ungherese a Mosca, ha fatto rimettere al Governo dell'U.R.S.S. il 16 febbraio u. s. degli elenchi di importazione e di e•sportazione; contenenti l'enumerazione delle merci con distinta delle relative quantità e prezzi, che secondo il nostro parere potrebbero essere prese in considerazione negli scambi fra i due Paesi.

Con riferimento a tale iniziativa, il Vice Commissario del popolo agli Affari Esteri, Potemkin, ha comunicato che il Commissario del popolo per il Commercio Estero, Mikoyan, era molto favorevolmente disposto per J.a costituzione dei rapporti economici ungaro-russi.

Bisogna però tener presente che la realizzazione di tali promesse generalmente va alle lunghe e ne sono eccettuati i soli casi, quando l'U.R.S.S. vuol raggiungere fini politici con la rapida e cortese soluzione di pendenze economiche, come avvenne ultimamente nella conclusione dell'accordo commerciale bulgaro-sovietico.

Assommando di quanto sopra, è da constatare che, malgrado i nostri ripetuti tentativi, finora non siamo riusciti a concludere con l'U.R.S.S. nessun genere di accordo economico-commerciale.

(l) Sic.

(2) -Vedi D. 503. (3) -Un'annotazione a matita dice: • Comunicato dalla Legazione d'Ungheria il 16 marzo 1940 •.
558

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI; AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 109. Helsinki, 15 marzo 1940, ore 13,25 (per. giorno 16, ore 5,30). Mio telegramma n. 108 (1). Perdura atmosfera cupa tristezza .appena diradata da espressione timida speranza circa provvisorietà situazione attuale. Mentre truppe finlandesi iniziano disciplinate loro penosa ritirata a numerosi gravi problemi di quest'ora critica aggiungesi sistemazione profughi cui numero, secondo cal·coli più recenti, sorpassa 400.000. Realtà umori paese cui reazione essendo sempre assai tardiva, potrebbe essere forse rivelata domani da Camera dei Deputati chiamata ratificare trattato di pace. Parlasi di probabili dimissioni del Ministero ed eventualmente di rimpasto. Circa progetto alleanza difensiva nordici comunicato ufficiale odierno annun

zia favorevoli disposizioni Osio e Stoccolma aggiungendo che nemmeno Russia avrebbe nulla da obbiettare.

..

Progetto predetto appare tuttavia ancora troppo vago ed imprecisato per potervi attribuire altro valore che quello di un gesto di platonica tardiva solidarietà dei due paesi responsabili in massima parte della capitolazione della Finlandia, gesto che non sembra possa essere sfruttato per ora che per ragioni di politica ·interna.

(l) Vedi D. 548.

559

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130 Washington, 15 marzo 1940, ore 19,20 (per. giorno 16, ore 4,10).

Mi riferisco al mio rapporto n. 396 del 1° corrente (1).

L'Amministratore dei prestiti federali ha dichiarato che cessazione ostilità russo-finlandese non apporta alcuna modifica al prestito di 20 ..... (2) essendo stato concesso Finlandia per scopi non bellici e che somma potrà essere utilmente impiegata per ricostruzione interna.

Tale accenno al prestito laboriosamente condotto in porto nonchè dichiarazione del Segretario di Stato che embargo morale contro U.R.S.S. continuerà immutato (mio telegramma odierno 129) (3) hanno aspetto di lenimento sulla ferita causata a questa opinio)le pubblica da conclusione ostilità russo-finlandese dopo che tante grida di sdegno e di minaccia erano state levate in favore Finlandia.

560

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÉ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 32. Oslo, 15 marzo 1940, ore 21,30 (per. ore 23,15).

Notizia pace russo-finlandese ha dato luogo in Norvegia tutta sentimenti

sommo sollievo.

Anche gioventù accetta inerte fatto compiuto.

Prevalgono infatti prudenti considerazioni di immediato interesse nazio

nale esposte nel discorso del Ministro svedese 13 corrente e da questo Ministro

degli Affari Esteri Norvegia fatto proprio nella radiotrasmissione di ieri sera

di cui invierò testo per posta. A spiegare passaggio dove anche parla imminente

intervento germanico in caso di permesso di transito concesso agli alleati, si

afferma in modo sicuro 'in questo Ministero degli Affari Esteri che le navi da

guerra ed i convogli tedeschi erano pronti salpare primo cenno da porti baltici;

non può quindi sorprendere che il discorso Koht trovi qui generale consenso.

Circa progetto annunziato in questi ultimi giorni di una lega difensiva

nordica va rilevato che Koht ha oggi pubblicamente già ammesso possibilità

sua realizzazione, sebbene per ora nulla siasi concordato in proposito.

(l) -Non pubblicato. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca •. (3) -Non pubblicato.
561

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 200. Parigi, 15 marzo 1940, ore 21,30 (per. ore 23,30).

Mio telegramma n. 191 (1).

Discussione Senato Comitato segreto è stata vivace e Lavai ha avuto successo dimostrando come sua politica verso Italia avesse assicurato pace europea su solide basi non solo di carattere politico ma anche militare. Dicesi che Daladier sarà costretto per lo meno rimaneggiare Gabinetto nominando specialmente un Ministro Affari Esteri. Alcuni sperano che ciò avvenga anche prima di martedì, giorno fissato per discussione interpellanze Camera dei Deputati.

562

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. PER CORRIERE 38. Sofia, 15 marzo 1940 (per. giorno 19).

Mio rapporto n. 1350 (2).

Ho v~sto stamane anche questo Presidente del Consiglio, sig. Filo'V, professore di Archeologia e ritenuto elemento tra i più colti di Bulgaria (egli ha conservato il Portogallo della Pubblica Istruzione); dà impressione di essere uomo calmo ed equilibrato, animato da sentimenti di simpatia per il nostro Paese.

Anch'egli, come il Sovrano e Popov, ha posto in rilievo nella conversazione, la necessità per la Bulgaria di mantenere fino all'estremo limite la posizione assunta di astensione dal conflitto. Mi ha confermato in proposito che, nelle recenti elezioni di gennaio e febbraio gli elettori di qualsiasi classe e colore hanno sostanzialmente chiesto ai candidati, quale condizione preliminare per la concessione dei loro voti l'assicurazione che essi, una volta eletti, si sarebbero adoperati, nel campo della politica estera, per il mantenimento della neutralità.

Filov anche però mostra qualche preoccupazione c'irca vero atteggiamento della Turchia.

563

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2966/196. Monaco di Baviera, 15 marzo 1940 (per. giorno 20).

Durante la recente settimana internazionale di sports invernali a GarmishPartenkirchen, ho avuto occasione di ·incontrare con frequenza, fra gli altri

rappresentanti dei vari Paesi che vi hanno partecipato, anche Chvalkovsky, l'ultimo Ministro degli Affari Esteri di Cecoslovacchia.

In quella maggior comunicativa che è propria di simili circostanze, durante le ore d'ozio forzato e di «euforia» che esse comportano, S. E. Chvalkovsky mi ha fatto qualche «indiscrezione», non so quanto autentica, sulle ultime vicende del suo Paese, delle quali egli si è trovato ad essere attore principalissimo.

Egli ha tenuto innanzi tutto a rievocare i tempi da lui trascorsi 'in veste di Ministro di Cecoslovacchia a Roma, dei quali, ha detto, serberà sempre un ricordo che non si può cancellare, soprattutto per i rapporti da lui avuti col Capo del Governo :

«Il Duce come sempre (egli ha aggiunto) aveva visto chiaro anche nei rigUardi della Cecoslovacchia. Tutto quanto Egli ebbe a dirmi ed a suggerirmi in ripetute occasioni ha trovato piena conferma nei fatti. Se i suoi consigli fossero stati seguiti da tutti quelli che dovevano, non ci troveremmo nella situazione d'oggi».

Confermando a sua volta tutti i fatali errori commessi da Benes e dai suoi soci, Chvalkovsky ha parlato dei rapporti colla Germania, e del primo colloquio da lui avuto l'anno scorso qui a Monaco col Fuehrer, quando questi gli presentò la lista delle condizioni essenziali su cui poteva basarsi una possibilità di rapporti di reciproca fiducia fra i due Paesi: l) Statuto delle minoranze tedesche; 2) fine della soggezione cecoslovacca alla 1politica dell'Inghilterra e della Francia; 3) fine di quello che era ormai un « arsenale » costituito in Cecoslovacchia contro la Germania; 4) epurazione nel Gabinetto di Praga e nelle gerarchie dipendenti; 5) allontanamento degli ebrei, ecc.

Cose tutte che, commentava il mio interlocutore, non erano facilmente realizzabili, ma che in parte almeno avrebbero potuto divenirlo, se non avessero urtato contro l'intransigente opposizione delle residue clientele di Benes.

Ma là dove Chvalkovsky si è mostrato particolarmente desideroso di « espandersi» e come preoccupato di scindere le proprie responsabilità, è stato sul tema del famoso convegno di Berlino che, ·proprio un anno ad oggi, nella notte fra il 14 ed il 15 marzo del '39, doveva segnare il destino del suo Paese.

Dicendo .inesatte e svisate molte delle circostanze quali figurano nel libro giallo francese, Chvalkovsky mi ha insistentemente affermato:

l) che il Presidente Hacha e lui (che già da tempo stavano discutendo faticosamente col Reich le modalità e gli argomenti di un incontro col Fuehrer) si risolsero a chiedere di venire a conferire con quest'ultimo in quel fatidico 14 marzo, non sulle sorti della Boemia, ma sugli allora sopraggiunti avvenimenti della Slovacchia e sui loro riflessi nei confronti del Governo di Praga;

2) che, del resto, il famoso dibattito notturno -certo ricco di pathos pur senza raggiungere la drammaticità di dettagli a sensazione di cui l'han colorito le descrizioni del libro giallo francese -si svolse pressochè esclusivamente fra Hitler e Hacha, mentre Ribbentrop e Chvalkovsky si limitarono ad ascoltare;

3) che usciti da tale colloquio, e sia pure colla dichiarazione da essi firmata, nè il Presidente Hacha, nè lui Chalkovsky si attendevano affatto che l'indomani sarebbe stato proclamato ii Protettorato sulla Boemia e la Moravia.

Alla mia domanda quale altra soluzione essi si attendessero da un siffatto

colloquio, il mio interlocutore ha risposto: « Una occupazione militare per qualche

tempo, fino a che si raggiungesse una soluzione che in ogni modo non avrebbe

dovuto portare alla soppressione dell'indipendenza della Boemia».

Dopo di che, a conclusione e quasi a titolo di consolazione, Chvalkovsky

ha ripetuto il noto argomento: «Del resto non avevamo altra scelta. Se noi

non fossimo andati a Berlino, avremmo fatto la fine della Polonia».

Ma egli ha anche aggiunto:

« Così almeno, oltre ad essersi evitato uno spargimento inutile di sangue,

è rimasto uno Stato boemo, e rimangono aperte le possibilità di ri:costituzione

per il nostro Paese».

Un'affermazione, quest'ultima, che non mancava di sapore, pronunciata da colui che è oggi il rappresentante ufficiale a Berlino degli interessi dello Stato protetto, e mentre in tale veste egli partecipava ad una riunione internazionale indetta dallo Stato protettore.

(l) -Vedi D. 540. (2) -Non rintracciato. Vedi D. 552.
564

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2420/746. Berlino, 15 mm·zo 1940 (per. giorno 22).

L'accordo finno-sovietico ha suscitato una forte vibrazione nell'opinione pubblica tedesca, una delle poche vibrazioni che si siano potute registrare dall'inizio della guerra. L'avvenimento ha destato in tutte le classi della popolazione animati, favorevoli commenti. I giornali che ne davano notizia sono andati a ruba e, nelle prime ore pomeridiane del 13 marzo, era difficile trovarne ancora una copia.

Ritengo che tre ragioni abbiano concorso a formare il compiaciuto interesse dell'opinione pubblica tedesca per la soluzione del conflitto nordico:

l) la sopravvivenza della Finlandia come Stato autonomo, non ostante i gravi sacrific-i territoriali. In Germania vi è sempre stata grande simpatia per la Finlandia, e si sentiva il disagio di non poter far nulla per essa, dati i rapporti con l'Unione Sovietica. Di tale simpatia, aumentata per 'il valore militare dimostrato dai soldati finnici, hanno dovuto tener conto i dirigenti nazisti, tanto che più volte, e anche 'in occasione dell'accordo di Mosca, essi hanno sentito il bisogno di riaffermare l'assoluta ne1:1tralità tedesca nei confronti del conflitto finn o-sovietico.

2) L'allontanamento del pericolo di un'estensione a nord della guerra, con i vantaggi che ne sarebbero derivati per il blocco dell'Inghilterra contro la Germania. La stampa tedesca si era ben guardata dall'accennare alla mediazione svede.,è in corso, prima del 13 marzo, e aveva calcato sugli sforzi alleati per estendere a nord il conflitto, in modo da poter far poi maggiormente risaltare il fallimento degli sforzi stessi, dopo raggiuntosi l'accordo tra Mosca ed Helsinki.

3) Il ricorso, in fine, della parola «pace», in questo momento internazionale. Per quanto pochi si facciano illusioni su una rapida pace nella lotta contro la Francia e l'Inghilterra, la popolazione ha provato istintivamente un senso di sollievo nel constatare che, dopo cruente ostilità, due altri contendenti erano pure riusciti a intendersi per deporre le armi.

Di questi tre punti solo il secondo, naturalmente, è stato ampiamente illustrato nei giornali germanici. Da tre giorni essi continuano a citare per colonne intere i commenti esteri in cui si fa risalta.re il disorientamento franco-britannico e l'[nsuccesso dei piani degli alleati.

Larga parte dei commenti tedeschi è poi dedicata a esaminare il contraccolpo che i recenti avvenimenti dovrebbero produrre sull'atteggiamento degli altri neutrali. Interessante è soprattutto quanto scrive il corrispondente diplomatico, solitamente inspirato, della Borsen Zeitung. Egli dice che i timori avuti negli ultimi giorni dalla Scandinavia possano servire di lezione per tutti i neutrali. Rileva come le dichiarazioni degli uomini di Stato responsabli di Francia e di Inghilterra mostrassero chiaramente la loro intenzione di violare apertamente la neutralità scandinava e di intrigare contro ogni regime che si opponesse alle loro mire.

Il giornalista nota l'uso e l'abuso che si è fatto negli ultimi giorni, malgrado le riserve degli interessati, dell'articolo 16 deHo Statuto della Società delle Nazioni, che l'Inghilterra e la Francia si disponevano a mettere in pratica contro gli Stati baltici. Ne deduce una nuova prova sulla inconciliabilità fra neutralità ed appartenenza alla Società delle Nazioni. Questa, dice, costituisce un pericolo per i paesi che ne fanno parte ed ha dimostrato ancora una volta di essere "incapace di portare aiuti efficaci, precisamente come le due grandi potenze occidentali che la dirigono. Dichiara che la Germania anche in questo caso ha dovuto constatare che la Società delle Nazioni non ha altre funzioni che quelle antitedesche e che certi Stati, per il fatto di essere membri, hanno corso rischio di diventare territori di blocco e di passaggio contro la Germania.

Dopo aver detto che quello che ieri era minaccia, domani può diventare realtà, l'articolista passa a indagare le ragioni del perchè certi neutrali restino ancora a Ginevra. Osserva che, se ciò è determinato dalla speranza di veder rinascere la Società delle Nazioni, ne deriva logicamente che in certi Stati cosiddetti neutrali, si desidera e si spera la vittoria delle potenze occidentali e la rovina della Germania. Siccome però, osserva, dal desiderio e dalla speranza all'appoggio morale e politico a favore dei nemici del Reich, e all'inquadramento volontario nel fronte di blocco e di propaganda, il passo è piccolissimo, gli interessati debbono vedere quali sieno le conseguenze da trarre da questa situazione, essendo i tempi troppo seri per permettere le ambiguità di Ginevra.

La German"ia, conclude la Borsen Zeitung, è costretta a tener conto di due

fatti: l) che per le potenze occidentali non esiste più una neutralità vera, leale

e vitale; 2) che anche oggi, con l'aiuto degli impegni ginevrini, si può fare

direttamente o indirettamente la guerra contro la Germania (1).

(l) n presente documento reca il v~ di Mussolini.

565

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELE:')PR. 1131/573. Londra, 15 marzo 1940 (per. giorno 29).

Telegramma ministeriale n. 200 (1).

In relazione al citato telegramma, informo l'E. V. che nelle elezioni parziali che hanno avuto luogo in Gran Bretagna negli ultimi mesi non è stato eletto alcun candidato con programma contrario alla guerra.

A questo riguardo, segnalo all'E. V. i miei telespressi n. 642/327 del 15 febbraio, n. 813/404 del 27 febbraio, n. 1001/507 dell'8 marzo (2), con cui ho riferito in merito alle elezioni parziali che hanno avuto luogo nei collegi di Southwark, Cambridge, Silvertown e Kettering.

In tali elezioni, che si sono svolte tutte dopo che era intervenuto l'« armistizio» tra il rpartito conservatore e i grandi partiti d'opposizione si è sempre presentato, senza successo, un candidato indipendente con un programma contrario alla ,guerra.

È stato .dato tuttavia notare come l'affluenza degli elettori sia stata molto inferiore a quella delle elezioni precedenti, e come pertanto il numero dei voti ottenuti non costLtuisce una fedele illustrazione dell'atteggiamento di tutti gli elettori di quei collegi.

Segnalo, per ultimo, l'elezione parziale che ha avuto luogo a Leeds nella quale il candidato c.onservatore Henderson è riuscito vincitore con 23.882 voti contro 722 riportati dal candidato Allen della British Union 'il quale si era anch'egli presentato con un programma contrario alla guerra (3).

566

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1111/460. Mosca, 15 marzo 1940 (per. giorno 2 aprile).

Ringrazio V. E. per la cortese comunicazione dei telegrammi in data 20 e 21 febbraio del R. Ambasciatore in Ankara (telegrammi per corriere nn. 5339 (4) e 5340 (5) del 5 marzo) i qujli riferiscono l'interpretazione data da parte turca alla Convenzione di Montreux collegata con il successivo Trattato di mutua assistenza anglo-franco-turco.

Può quindi avere qualche interesse riferire una conversazione avuta da questo Ambasciatore di Turchia sig. Haydar con il Ministro di Svezia ed il Ministro d'Ungheria, me presente.

Premetto che in una conversazione precedente (vedi mio rapporto n. 701/ 261 del 20 febbraio) (6) l'Ambasciatore Haydar mi aveva dichiarato non potermi

\4) Non pubblicato.

dire nulla di preciso su quanto il suo Paese avrebbe potuto eventualmente decidere nei riguaDdi degli Stretti. Questa voluta reticenza era, allo stato delle relazion·i turco-sovietiche, molto significativa.

Alla Legazione di Svezia invece l'Ambasciatore Haydar ha cambiato completamente il tenore del suo linguaggio; rispondendo alla domanda perchè l'U.R.S.S. aveva ·Cercato così improvvisamente una pace di compromesso con la Finlandia, egli escludeva che, tra i motivi addotti, potesse avere una qualche consistenza quello comunemente qui ritenuto come verosiffiile e cioè le eccessive preoccupazioni sovietiche ,per le minacce che si venivano addensando nel settore del Mar N ero.

Egli ha cominciato col dire che il suo Governo ha sempre desiderato mantenere le migliori relazioni con il « suo grande vicino del nord :~> e che non era da porre in dubbio che la Turchia potesse venire meno al Patto di non aggressione e di amicizia tutt'ora in vigore con questo Paese. Esclusa quindi ogni eventualità di aggressione turca il sig. Haydar ha detto che, è bensì vero che la Turchia, per gli articoli 20 e 21 della Convenzione di Montreux, ha il diritto di aJPrire o chiudere gli Stretti qualora fosse belligerante o si sentisse minacciata da un pericolo di guerra, però tale gesto equivarrebbe ad una effettiva dichiarazione di guerra verso l'U.R.S.S.

Il recente Trattato di mutua assistenza anglo-franco-turco -ha continuato -concluso soprattutto per il caso di una eventuale minaccia tedesca nei Balcani (si è astenuto dall'aggiungere e di una minaccia italiana nel Mediterraneo) -contiene un protocol,lo aggiuntivo relativo a quella oramai chiamata «clausola russa» (l'Ambasciatore a questo punto ha letto il testo completo di questa clausola), che dà facoltà alla Turchia di ·esimersi dal compiere azioni che essa ha voluto precisamente avere la possibilità di escludere con il Protocollo in questione. Il sig. Haydar ha fatto inoltre notare che il testo di tale « clausola » è redatto appunto in modo tale da permettere alla Turchia di rifiutare dall'aprire gli Stretti perchè ciò potrebbe avere «.come conseguenza d'essere trascinata in un conflitto armato con l'U.R.S.S.».

Ritornando poi al problema specifico di una aggressione sovietica in Bessarabia, l'Ambasciatore Haydar ha nuovamente ripetuto che l'autorizzazione a lasciar passare le flotte franco-inglesi nel Mar Nero -anche in virtù eventualment~ dell'art. 3 del Trattato di Ankara -e~uivarrebbe ad una dichiarazione di guerra della Turchia all'U.R.S.S.

Ora la Turchia -ha continuato -non è tenuta a prestare aiuto militare alla Romania, nel caso di un tale attacco, per le seguenti ragioni: l) Il Trattato dell'Intesa balcanica garantisce soltanto le frontiere interbalcaniche e non le frontiere con terzi Stati.

2~ Il suddetto Trattato contiene anch'esso una «·clausola russa» per la quale la Turchia è dispensata da qualsiasi azione che potrebbe condurla in conflitto armato con l'Unione Sovietica.

* * *

Ho tenuto a riprodurre con quakhe dettaglio, queste dichiarazioni del sig. Haydar, in primo luogo perchè sono state fatte in una conversazione di carattere non privato, ed in secondo luogo perchè ritengo che esse siano dovute a precise istruzioni ricevute d'esprimersi in tal senso e, debbo dedurre, non solo con i colleghi ma anche, ed a maggior ragione, con questo Governo.

Egli ha esposto la posizione giuridica della Turehia di fronte all'Unione Sovietica tanto pel problema degli Stretti che per quello della Bessarabia. Sta di fatto però che tali spiegazioni non devono aver convinto i dirigenti della politica russa poichè, scettici per forma mentis bolscevica sulle 'intricate formule giuridiche e sugli impegni internazionali, •Continuano a porre alla Turchia, come fecero nello scorso ottobre, il dilemma «o con noi o contro di noi».

La dimostrazione di quanto precede si è avuta in una frase dell'importante editoriale delle Isvestia scritto in occasione della pace finnico-sovietica in cui si eleva un severo monito verso quegli Stati, piccoli (Romania) e non piccoli (Turchia), che « credendo in ogni sorta di garanzie si :trasformano in istrumento di interessi a loro alieni e si mettono su di una via pericolosa. Essi potranno soltanto evitare rovinose conseguenze riprendendo una politica saggia ed indipendente». La formula semplicista staliniana «o con noi o contro di noi» è riaffermata in tutta la sua chiarezza.

Ciò è significativo perchè l'editoriale stesso è stato pubblicato dopo la conversazione Molotov-Haydar, ·con la quale, da parte turca, si era cercato di dissipare le preoccupazioni ed i malumori che si stanno accumulando al Kremlino (vedi mio rapporto n. 1045/432 del 13 marzo) (1).

Ancor più significativo è il fatto che l'Ambasciatore sovietico Terentiev ad Ankara sia stato nuovamente incaricato di interessare il Governo turco sul problema degli Stretti (telegramma per corriere n. 5340 sopracitato). In vista di quanto l'Ambasciatore Haydar mi ha tempo addietro confidato (vedi mio rapporto n. 701/261 del 20 febbraio) (2) è evidente che lo scopo prefissosi da questo Governo di ottenere che il diritto •conferito alla Turchia dagli articoli 20 e 21 della Convenzione di Montreux sia esercitato congiuntamente dall'U.R.S.S. e dalla Turchia.

Soltanto una soluzione del genere o qualche cosa di molto analogo può oggi sodidisfare la determinazione sovietica di conseguire la sicurezza di tutte le frontiere dell'Unione.

Tale sicurezza -raggiunta per le frontiere nord-occidentali, come ha detto la Pravda, molto meno delicate e vulnerabili di quelle di altri settori -non potrà essere conseguita per le frontiere marittime e terrestri del Mar Nero, se non con l'intervento diretto del Governo soviet1co ne1le decisioni riguardanti il regime degli Stretti.

Il problema degli Stretti è ormai posto, sin dallo scorso ottobre, tra l'U.R.S.S. e la Turchia; e se esso non ha avuto una soluzione durante le trattative turcorusse, ciò non vuoi dire che sia stato abbandonato. Tutta la vita politLca dii Stalin sta a dimostrare che egli, maestro nel :temporeggiare dinnanzi ad improvvise difficoltà, ha sempre perseguito con molta tenac'ità i fini che egli ritiene essenziali alla sua politica interna ed estera.

La questione della Bessarabia è necessariamente subordinata alla soluzione soddisfacente o meno del problema precedente. Infatti per evidenti ragioni strategiche, l'impostazione tanto politica quanto militare della suddetta questione, non può essere concepita se esista, anche lontanamente, la possibilità che una flotta anglo-francese possa entrare nel Mar Nero a disorganizzare le linee di comunicazione interne -oggi così importanti anche per la Germania -effettuare sbarchi, e sopratutto bombardare a mezzo di navi portaerei, le zone di Baku, Grozni, Batum e Rostov.

In questo paese, ove il processo informativo è, per i sistemi qui in uso, un processo necessariamente indiziario, tutti i segni manifestatisi sino ad oggi, concorrono nell'indicare che, con molta probabilità, il suddetto problema, sarà posto, a breve scadenza e secondo Io svolgersi degli avvenimenti, con decisioni dall'U.R.S.S. alla Turchia.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati. (3) -l! presente documento reca il visto di Mussolini. (5) -Non pubblicato: cc.ntiene la ritrasmissione del T. per corriere 19 da Ankara del 20 febbraio, vedi D. 341. (6) -Vedi D. 342. (l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 342.
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L'ADDETTO MILITARE AGGIUNTO A BERLINO, BADINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROMEMORIA SEGRETO 30 (1). Berlino, 15 marzo 1940.

In obbedienza al desiderio, ieri espressomi, da V. S., traccio, in rapida sintesi, quali erano le idee di queste sfere militari germaniche -all'inizio della lotta e dopo oltre sei mesi di « guerra bianca » --circa l'epoca P'iù conveniente e quella più probabile nella quale pensavano di essere chiamate ad entrare in azione.

Per far ciò e per esporre, nel modo migliore, gli elementi sui quali fondo le mie ipotesi o deduco le mie « sensazioni » ritengo opportuno gettare uno sguardo -per quanto conciso -sul recente passato. Anche a costo di ripetere, sia pure sotto altra forma, presso a poco quello che ho già più volte avuta l'onore di accennarVi verbalmente o per iscritto.

* * *

Per noi militari è da molto tempo « pacifico » ,come la causa prima dell'inattività così prolungata alla fronte occidentale, sia dovuta, per quanto riguarda la Germania, esclusivamente alla sua impreparazione -militare, economica e politica -ad una guerra di lunga durata contro avversari potenti e disposti a qualunque sacrificio pur di stroncare il terzo Reich.

Da questa impreparazione (di cui il militare tedesco rigetta la colpa sui suoi capi politici), al doppio scopo di occultarla e di porvi rimedio, si può dire sia nata la cosiddetta linea di Sigj1·ied (Westwall), successivamente il patto con la Russia e, da ultimo, la decisione di non lanciarsi immediatamente contro le potenze occidentali.

Le fortificazioni e l'alleanza ed il rinvio dell'offensiva possono essere rappresentate come altrettante « concessioni » che il regime ed i suoi carpi politici (por

tati allo scatto immediato e ·inizialmente sicuri di vincere col terrore e la distruzione) hanno dovuto fare ai comandanti delle forze armate, dubbiosi sull'esito di una lotta decisiva .contro avversari che ritengono ancora troppo potenti e, comunque, assolutamente contrari ad agire prima di essersi assicurati tutti i mezzi a disposizione per iniziare la lotta e per proseguirla almeno per molti mesi.

Liquidata, dopo l'intermezzo austriaco e ceco, anche la campagna polacca con un facile e celerissimo trionfo delle sue armi, la Germania ha avuto la conferma deìla bontà del proprio apparato bellico: come mezzi, come personale, come comando.

Il soldato, uscito dalla lotta con perdite molto lievi, si è trasferito dal fronte orientale a quello dell'ovest con assoluto entusiasmo, pronto a gettarsi contro i nuovi avversari. Soldati e popolo, non si sono soffermati, in quei giorni, a discutere sulle possibilità del nemico nè sugli eventuali futuri pericoli di un'alleanza con Mosca.

Eccitati ed entusiasti, regime combattenti popolo, avevano intuito che era preferibile e, forse, indispensabile lanciarsi a testa bassa contro l'avversario, la cui conosciuta lentezza e comprovata passività, erano interpretate come prove di vigliaccheria e di incapacità a resistere ad un assalto generale ed improvviso.

Ma subito dopo, tutti hanno compreso .che ci voleva un po' di tempo per ricomporre le unità uscite dalla campagna polacca ·con qualche ferita, rimettere in sesto le divisioni motorizzate di urto, un po' spuntate nella loro efficienza, dare tempo agli Stati Maggiori per « approntare la macchina » in altra direzione.

La sosta fu « capita » ed apprezzata come una pausa: tanto più che si cercò di diffondere in ogni ambiente la voce che essa sarebbe stata di brevissima durata, che entro la prima quindicina di novembre sarebbe stato ordinato l'assalto generale e che esso avrebbe portato ad una decisione rapida e vittoriosa. (Il popolo e, veramente, non il popolo soltanto, dice ancor oggi: la guerra finisce in autunno!).

Ma ciò che non venne diffuso e che, invece, fu oggetto delle drammaticissime giornate dei primi del nov·embre 1939 (durante le quali si discusse, presso il Fueher, circa il piano d'azione e sull'epoca per ·tradurlo in atto) fu ·che esercito, marina ed aviazione non erano quantitativamente e qualitativamente a posto per un'offensiva ad oc·cidente. Per rimanere nel solo campo dell'esercito (ma anche per le altre due armi penso valgano analoghe considerazioni) esso aveva bensì a disposizione una notevole massa di divisioni a portata della fronte occidentale -circa una novantina -ma:

-non esisteva la benchè minima disponibilità di ulteriori riserve istruite per provvedere ai complementi e alla costituzione di nuove unità;

-difettavano gravemente i «quadri»;

-mancavano quasi del tutto le artiglierie pesanti e pesantissime (al di sopra del calibro 150, non esistevano che « esemplari » di mortai da 210 e di cannoni da 240 e alcune batterie da 305 tratte dall'esercito cecoslovacco).

Un urto è, allora, avvenuto fra i capi politici che volevano il balzo immediato ed i capi militari che, per ragioni tecniche, consigliavano e giudicavano indispensabile un rinvio di alcuni mesi. È noto come quest'urto si sia, fin d'allora, risolto in favore di questi ultimi.

* * *

A quanto mi è risultato attraverso indiserezioni avute da ufficiali di questo Stato Maggiore e dall'esame delle opinioni a suo tempo diffuse nell'ambiente degli addetti militari stranieri di Berlino, 'il periodo di tempo ritenuto necessario da questi capi militari per avere « a punto » l'apparato bellico era di 5-6 mesi.

Solo, dunque, nell'aprile 1940, esercito, aviazione e marina (questa soltanto in modo molto relativo) saranno in grado di dichiararsi pronti all'azione. Da quel momento, naturalmente, solo al Fuehrer spetterà di scegliere la data per l'inizio dell'azione e decidere, d'accordo con i capi militari, quale dei vari piani studiati, sia più opportuno mettere in esecuzione.

Tra il novembre ed oggi, non tanto per tenere alto lo spirito pubblico interno visibilmente contrario alla guerra, depresso e rassegnato, ma soprattutto per allarmare l'avversario, tenerlo continuamente incerto sulla data e sul punto d'attacco e cercare di ,logorarlo con J.a cosiddetta «guerra di nervi» (ciò dicasi specialmente per Belgio ed Olanda) sono state ·compiute alcune « finte » : cosi dicasi per quella che dava per certo l'inizio dell'azione, prima per il 15 novembre, poi per il 18 gennaio (documenti catturati a bordo dell'aereo tedesco atterrato nel Belgio), infine per il 20-25 marzo come, sino a pochi giorni fa, si sussurrava in quasi tutti gli ambienti tedeschi e stranieri della capitale.

Se questa terza, sia anche l'ultima «finta», destinata a precedere di poche

o pochissime settimane, l'inizio delle operazioni, non mi è, naturalmente, dato conoscere. Posso, però, supporre, conoscendo il «temperamento» tedesco, che solo in base a nuove e sostanziali varianti nella situazione politi.ca, la Germania potrebbe essere tratta a decidere nuovi rinvii.

* * *

Circa i piani d'azione, non sembra esistano ormai dubbi ·Che essi si basino quasi tutti sulla violazione della neutralità belga-olandese.

Secondo informazioni ricevute in questi giorni, l'offensiva contro l'Olanda si svilupperebbe dal confine sud col Belgio fino al mare e sarebbe collegata con una contemporanea azione delle forze navali tedesche leggere che, provenendo dalle foci dell'Elba, sfilerebbero fra la catena delle isole li'risie e la costa olandese per occuparle entrambe, come basi della futura lotta aereo-navale contro l'Inghilterra.

A sud la massa delle forze tedesche penetrerebbe nel Belgio lungo due principali direttrid: Achen-Maasterich-Bruxelles e (partendo da Trier-Morzig) Luxemburg-Arlon.

In tal modo i tedeschi eviterebbero di attaccare direttamente le forze francesi, per lo meno prima di essersi impadronite del Be,lgio ed Olanda.

Non si può però escludere che l'offensiva sia estesa (la maggioranza dei piani preparati da questo Stato Maggiore si dice la contempli) anche al fronte renano e più particolarmente a quello francese fronteggiante la Saar.

L'unica esclusione che ritengo del tutto sicura è che questo Stato Maggiore pensi, almeno per il momento, a violare la neutralità svizzera.

* * ,.

Concludendo:

-nessuna probabilità che l'offensiva abbia luogo nel corrente mese, anche tenendo conto del solo elemento militare ed astraendo (cosa che esula dalla mia competenza, ma alla quale attribuisco un valore rilevante) dalla convenienza per la Germania di tentare prima lo «sfruttamento» della fine del conflitto in Finlandia, della missione Welles, della visita in Italia di von Ribbentrop e delle speranze, per quanto «pallide», di riuscire a staccare la Francia dall'Inghilterra;

-probabilità che l'offensiva scatti nel prossimo aprile;

-quasi certezza che l'azione, condotta contemporaneamente per terra sul mare e sull'aria, passi attraverso Belgio ed Olanda per poi essere continuata dalle armi aeree e navali soprattutto contro l'Inghilterra. Probabilmente, oltre ad azioni dimostrative lungo tutto il fronte, si avrà un attacco in forze della linea Maginot in corrispondenza della Saar;

-sicuro impiego di masse aeree (i Messerschmidt gerkorps) poste, sia pure temporaneamente, alle dirette dipendenze delle forze terrestri per spianare la via, con un'azione di bombardamento condotta con tutti i mezzi e senza alcuna esclusione, e per consentire alle grandi unità corazzate e, poi, a quelle motorizzate o normali, la più rapida e meno sanguinosa avanzata almeno attraverso tutto il ~classico territorio, teatro eterno degli scontri tra la razza germanica e quella francese: l'ex regno dei Paesi .Bassi;

-sicurezza quasi assoluta che questo esercito e questa aviazione avranno dei successi iniziali di notevolissima portata e profondità. Tanto p'iù che urteranno, dapprincipio contro forze del tutto inferiori come numero e mezzi.

Che questi successi, dei quali è bene tener conto fin d'ora, siano più o meno decisivi, dipenderà dalla ~capacità di resistenza e di reazione dei comandi e delle forze aeree. e terrestri degli alleati.

(l) Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto 2427/752da Berlino, in data 15 marzo, firmato Attolico, non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 26. Ankara, 16 marzo 1940, ore 14,27 (per. ore 20,40). Ho incontrato ieri Saracoglu il quale mi ha intrattenuto a lungo sulla situazione politica. Premesso che la guerra in afto fra Germania e InghilterraFrancia è favorevole soltanto alla Russia dei Sovieti la quale realizza uno dopo l'altro gli obiettivi dell'imperialismo zarista, Saracoglu ha soggiunto di non comprendere perchè la Germania si rallegri tanto per la pace finno-sovietica. La base di Hango, secondo SaracoglÙ, sarebbe diretta contro la Germania. Gli ho domandato se a suo avviso la Russia si terra ora tranquilla o vorrà raggiungere nuovi obiettivi. Mi ha risposto che è impossi:bile fare previsioni, tuttavia egli vede la situazione sensibilmente peggiorata. Apparente remora a

I1uove imprese sovietiche sarebbe la ne,cessità di riparare i danni subiti nella guerra finnica, ma Saracoglu è sicuro che la Russia metterà ogni impegno a

fare prolungare la guerra fra Germania e Inghilterra-Francia sfruttandone a suo esclusivo vantaggio le successive fasi.

A questo proposito il discorso è caduto sul recente accordo commerciale concluso a Mosca tra U.R.S.S. e Germania. Saracoglu senza esitare un momento mi ha detto che la Russia lo applicherà o meno avendo in vista soltanto il prolungamento del conflitto. In altri termini, ha soggiunto, se la Germania venisse a trovarsi in condizioni da dover cedere, la Russia l'aiuterà in tutti i modi, ma se la Germania dovesse avviarsi alla vittoria la Russia non le darebbe nè materie prime nè aiuti di alcun genere. È incredibile, mi ha detto, con quale facilità la Russia di Stalin cambi da un giorno all'altro tattica e programmi.

Saracoglu mi è sembrato preoccupato e quasi allarmato. Non crede a possibilità di pace.

A proposito del viaggio di Sumner Welles mi ha detto risultargli in modo sicuro che Sumner Welles è rimasto profondamente impressionato della personalità del Duce.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 30. Ankara, 16 17!-arzo 1940 (per. giorno 31).

Il nuovo Ministro di Bulgaria in Ankara, sig. Sava Kirov, col quale ci siamo scambiate le visite d'uso, mi ha detto di aver trovato Saracoglu un po' troppo ottimista per quanto riguarda la possibilità di una intesa fra la Bulgaria e la Romania. Riconosce che Saracoglu ha fatto in un certo senso opera di mediazione, ma constata che i rispettivi punti di vista sono rimasti immutati e che la questione della Dobrugia non si avvia, almeno per ora, verso alcuaa soluzione.

Il sig. Kirov peraltro dubita alquanto che la Turchia sia in perfetta buona fede quando reitera dichiarazioni di amicizia alla Bulgaria. La permanenza degli effettivi turchi in Tracia, è, secondo Kirov, una prova della diffidenza che la Turchia nutre verso la Bulgaria, non tanto perchè tema avventate iniziative bulgare ma perchè sospetta che la Bulgaria possa diventare strumento della politica tedesca o russa in eventuali future complicazioni balcaniche.

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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO AMERICANO, WELLES

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 542-544) VERBALE (1). Roma, 16 marzo 1940.

Il sig. Sumner Welles ringrazia il Duce per averlo nuovamente ricevuto e comincia il suo dire facendo presente che non aveva trovato a L·ondra e a Parigi quell'intransigenza .che si sarebbe aspettata. Ha trovato al .contrario spi

rito di moderazione e molta ragionevolezza, quindi buone condizioni a concludere una lunga e duratura pace. In pari tempo però, sottolinea che i due Governi alleati sono pronti a condurre avanti la guerra s·ino alle estreme conseguenze qualora il conflitto dovesse effettivamente cominciare e non fossero date agli alleati quelle garanzie di sicurezza che sono considerate indispensabili. A Berlino si è reso conto che il Fiihrer e i suoi collaboratori sono convinti che è obbiettivo franco-britannico di distruggere il Reich e il popolo germanico. Ciò non è esatto: a Londra e a Parigi si aspira soltanto ad ottenere delle condizioni di ·Sicurezza per il futuro.

Il Duce obietta che da parte degli alleati si è troppe volte cercato di separare il popolo germanico dal regime nazista. Ciò è un assurdo e un errore.

Il sig. Sumner Welles, dopo aver parlato della comprensione che esiste ovunque per gli sforzi fatti dal Duce al fine di preservare la pace nel mondo, dice che è sua opin:ione che a Londra e a Parigi si sia disposti a raggiungere una pace politi.ca purchè vengano date le necessarie garanzie di sicurezza. Sottolinea che egli non è stato incaricato di fare alcuna dichiarazione ma che riporta le sue impressioni. A sua idea una pace politica potrebbe essere fatta sulle seguenti basi: ricostituzione di uno stato polacco indipendente, a base nazionale, del quale però dovrebbero ancora venir discussi i confini e la cessione di un accesso libero al mare; un allargamento dell'autonomia e della indipendenza concessa alla Boemia e alla Moravia ·ed infine un plebiscito per l'Austria.

Il Duce domanda se nel suo prossimo incontro col Cancelliere del Reich potrà fargli cenno di queste impressioni personali del sig. Welles. Questi risponde di aver bisogno a tal uopo dell'autorizzazione del Presidente Roosevelt, autorizzazione che cercherà di ottenere telefonicamente.

Il sig. Sumner Welles desidera comunque conoscere quali sono le concezioni del Duce c'irca il sistema di sicurezza che potrebbe venire introdotto in Europa. Il Duce risponde che non è più possibile per l'Europa di tornare alla Società delle Nazioni, giustamente ripudiata anche dagli stessi americani. Egli non vede nemmeno possibile di costituire una Federazione di tutti gli Stati europei. Ritiene invece che l'intesa fra i principali Stati europei potrebbe assicurare un periodo di almeno 20 o 25 anni di pace. Se i francesi e i polacchi non avessero sabotato il Patto a Quattro l'inevitabile disarmo della Germania sarebbe stato posto su una via evolutiva. Le richieste di Hitler erano allora molto moderate e solo un organismo internazionale come quello fornito dal Patto a Quattro potrebbe assicurare all'Europa un periodo di pace durante il quale potrebbe venire decisa la riduzione degli armamenti e concertata la ricostruzione economica del mondo.

Il sig. Sumner Welles ripete ·Che egli non ritiene possibile per i Governi alleati di stipulare ora un accordo ·Con la Germania se prima non è stato trovato un sistema di garanzie che assicuri l'esecuzione dell'accordo.

Il Duce abbietta che la questione del prima e del poi è di natura tale da far fallire ogni tentativo di negoziato, dato che le due parti si trovano ai poli opposti. Comunque dice al sig. Welles che qualora dai colloqui del Brennero dovessero risultare nuovi elementi suscettibili di modificare la situazione in

32 -Documenti dipV.om4tici · Serie IX-Vol. !Il.

Europa, egli non mancherà di farli conoscere agli interessati e al sig. Sumner Welles stesso per la successiva azione da compiere. A conclusione del colloquio il Duce conferma la sua solidarietà politica colla Germania {1).

(l) Il verbale è stato redatto da Ciano, presente al cclloquio. Vedi, da parte americana, SUMNER WELLES, The Time for Decision, cit., pp. 137-140 e Foreign Relations of the United States, 1940, vol. I, cit., pp. 100-106.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Mosca, 17 marzo 1940, ore 15,10 (per. ore 16,20).

Telespresso di V. E. n. 11/08973/C (2).

Funzionario tedesco addetto commissione demarcazione confini tedescosovietici mi ha detto che durante i sopraluoghi lungo tutta la nuova frontiera ha potuto constatare « febbrile » lavoro dei sovieti opere fortificazione, di cui molte a carattere stabile solidità. Essendo munito di ampio lasciapassare sovietico egli ha potuto entrare in molti cantieri con evidente contrarietà Comando militare sovietico.

572

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

·.r. 133. Mosca, 17 marzo 1940, ore 15,25 (per. ore 16,20).

Articolo giornale Stella Rossa intitolato «Conflitto anglo-italiano» dopo aver esposto dettagliatamente controversia per sequestro navi italiane terminatasi con rilascio navi e carichi carbone, osserva che tale brusco cambiamento posizione è dovuto alla debolezza Inghilterra, alle sue enormi perdite in mare, nonchè alle ·complicazioni India, Vaziristan, Palestina e infine al malcontento masse lavoratrici. Nel Mediterraneo posizione Inghilterra non è abbastanza solida perchè Italia possedendo numerosa flotta subacquea, forte aviazione e buone basi navali aeree tanto in Madrepatria quanto su Baleari, Pantelleria, Sicilia, costa settentrionle africana e Dodecanneso può, servendosi di dette basi, infliggere colpi assai sensibili non soltanto alle forze navali e alla flotta commerciale inglese ma anche contro le basi britanniche nel Mediterraneo particolarmente Malta.

573

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 87. Madrid, 17 marzo 1940, ore 21 (per. giorno 18, ore 2).

Mio telegramma n. 82 {3). Testi noti accordi debiti e clearing, riveduti dopo tardive e laborios·e trattive, sono stati da questo Consiglio dei Ministri completamente e sostanzialmente

sovvertiti in modo da renderli da parte nostra del tutto inaccettabili. Ho subito preso contatto con questo Ministro degli Affari Esteri informandolo che non (dico non) avrei nemmeno trasmesso a Roma le controproposte spagnole e che anzi mi sarei limitato cç>municare al mio Governo non essere qui possibile giungere ad alcun accordo. Ho fatto presente che conseguenza di ciò sarebbe stata completa sospensione traffici tra Italia e Spagna, sospensione accordi in corso per costruzioni aeronautiche e navali, non che per altre iniziative che interessano questo Governo; a meno non si ritorni sulle disposizioni adottate da questo Consiglio dei Ministri, conservando come base accordi testi e formule già in massima concordati, che non mi sarei tuttavia rifiutato di riesaminare in qualche parte per noi di interesse non essenziale.

Col. Beigbeder, col quale sono in costante contatto per tale questione, si sta attualmente adoperando in questo senso. Mi riservo perta:nto .comunicare al più presto se e quali sviluppi potranno ulteriormente avere le trattative di cui si tratta.

(l) Vedi anche GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, cit., pp. 237-238.

(2) -Non rintracciato. (3) -Non pubblicato.
574

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r. 33. Copenaghen, 18 marzo 1940, ore 15,40 (per. ore 18).

A quanto mi ha detto Segretario Generale degli Affari Esteri, Danimarca non è stata finora informata direttamente dell'iniziativa presa da Governo finlandese presso Governo svedese e Governo norvegese di studiare possibilità alleanza militare. Secondo Segretario Generale degli affari Esteri si tratterebbe prinC'ipalmente di una manovra improvvisa del Governo finlandese per dare diversivo a quella opinione pubblica e risollevarne spirito facendo rinascere fiducia in una collaborazione nordica. Dello stesso avviso è Ministro di Germania.

.Come ho riferito questa stampa si è affrettata scartare sin dal primo giorno possibilità adesione danese.

575

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 188. Londra, 18 marzo 1940, ore 20,21 (per. ore 22,50). Ministero della Guerra Economica mi informa che Playfair è incaricato specialmente di esaminare con Ministero Scambi e Valute e con funzionari Tesoro italiano parte finanziaria clearing italo-inglese. Nello stesso tempo egli si renderà conto dei desideri italiani sia che si voglia riprendere una larga trattativa per un accordo generale, nel quale caso Green e Rodd sarebbero mandati a Roma, sia nel caso che si preferisse procedere a singoli contratti da concludersi volta per volta. Questo Ministero della Guerra Economica lascia

agii esperti italiani scelta non desiderando dare impressione di voler in alcun modo influenzare Governo italiano.

576

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2494/774. Berlino, 18 marzo 1940 (per. giorno 20).

Telespresso di questa R. Ambasciata n. 3093/610 del 20 gennaio u. s. (1).

L'altro ieri è ripartito da Berlino, diretto a Mosca, dove si tratterrà 10 o 15 giorni, 'il sig. Aikawa, giapponese, Presidente del Sindacato per lo sviluppo economico del Manciukuò.

In ,conformità alla richiesta contenuta nel telecorriere n. 802 dell'll gennaio u. s. (2) ho chiesto, sia all'Auswiirtiges Amt che a questa Ambasciata del Giappone, informazioni sull'esito del viaggio in Germania del sig. Aikawa. Mi è stato detto che egli non ha concluso alcun nuovo accordo e non ha neanche fatto nuove ordinazioni nel quadro di quelli già esistenti, ma ha soltanto voluto visitare le più importanti officine dell'industria pesante tedesca.

Con lui si sarebbe solo trattato del trasporto, via Siberia, di grossi pezzi di macchinari che il Manciukuò aveva già ordinati in Germania prima dell'attuale guerra. Datone il peso e la mole per il loro trasporto via terra si incontrano gravi difficoltà. Il Giappone, in considerazione di ciò, vorrebbe che il trasporto avvenisse per via marittima, assumendosene il rischio e mettendosi a tale riguardo d'ac,cordo con l'Inghilterra. Ma la Germania, naturalmente, desidererebbe che tali pezzi transitassero per la Siberia. Resta quindi da vedere se l'U.R.S.S. potrà provvedere a tale trasporto e se su ciò si otterrà l'accordo con il Giappone.

Il sig. Aikawa, durante la sua permanenza in Germania è stato ricevuto dal Fiihrer, da Goering e da Ribbentrop. Dal primo si è trattenuto 20 minuti, dal secondo un'ora e dal terzo due ore. Non è stato possibile sapere di che cosa si sia effettivamente trattato in tali colloqui, però è evidente che n· fatto stesso di aver voluto che il sig. Aikawa fosse ricevuto dalle più alte personalità del Reich dimostra che esso non sia dovuto al fattore economico delle relazioni tra la Germania e il Manciukuò, ma piuttosto a quello politico dei rapporti nippo-tedes,chi.

La Germania si rende conto che sta perdendo terreno in Giappone, dove è stato molto vivo il risentimento contro il «tradimento> tedesco (telegramma del R. Ambasciatore a Tokio riportato nel telecorriere ministeriale n. 5208 del 3 corrente) (3) e dove, mentre si teme che la Germania possa mettersi un giorno d'accordo ,con la Russia ai danni del Giappone, si ritiene che l'amicizia col Reich possa nuocere alla soluzione del problema della Cina e a quello dell'accordo con l'America (telegramma del R. Ambasciatore a Tokio riportato

(2} Non pubblicato.

nel telecorriere ministeriale n. 12144 de·l 16 gennaio u. s.) (1). Perciò adesso Berlino si sforza di riavvicinarsi, per quanto possibile, a Tokio. Debbono quindi essere considerati entro tale quadro le due missioni tedesche di Helfrich e del Duca di Coburgo, soprattutto la seconda (mio telegramma n. 027 dell'8 corr.ente) (2), e le accoglienze fatte al sig. Aikawa.

D'altra parte è interesasnte notare, a prorposito della lotta d'influenza che ha luogo a Tokio fra l'Inghilterra e la Germania (telegramma del R. Ambasciatore a Shanghai riportato nel telecorriere ministeriale n. 27747 del 22 novembre u. s.) (3) che il Giappone, in C•Onsiderazione delle difficoltà del trasporto via Siberia di grossi pezzi di macchinari ordinati dal Manciukuò, vorrebbe che esso avvenisse via mare, mettendosi a tale riguardo d'accordo con l'Inghilterra.

(l) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 151 da Tokio del 2 marzo. vedi D. 4::11.
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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (4). Sofia, 18 marzo 1940.

Vi ho già fatto presente come le preoccupazioni bulgare nei riguardi del vero atteggiamento della Turchia negli attuali momenti non solamente permanessero ma sembrassero addirittura in aumento, ad onta delle varie assicurazioni che a ·più riprese gli uomini di Ankara hanno ritenuto opportuno di dare a Sofia.

Aggiungo ora che tale situazione di sospetto non sembra doversi modificare.

Così ad esempio, stamane, il Ministro degli Esteri, Popov, m:i ha letto un telegramma del nuovo Ministro di Bulgaria ad Ankara con il quale questi, per quanto non manchi di compiere colà ogni sforzo, approfittando anche della circostanza di es:5ere perfettamente padrone della lingua turca, per alleggerire l'atmosfera, finisce per denunziare la sempre rinnovata attività ed i sempre più intensi contatti esistenti, particolarmente nel campo militare, tra la Turchia e le due Potenze occidentali. Le visite ad Ankara di elementi direttivi francoinglesi sembrano, anzkhè in via di diminuzione, in progressivo aumento. Dorpo le. conversazioni tra i Capi delle Aviazioni francese e inglese in Oriente e lo Stato Maggiore turco, è ora la volta dell'Ammiraglio francese incaricato dell'organizzazione della protezione antiaerea. E si parla già con insistenza della riorganizzazione, sotto la guida franco-inglese, dei principali aerodromi turchi e dell'intensificaz:ione dell'istruzione di piloti e della formazione di nuove squadriglie.

Tutto ciò, per quanto non poche siano ·contemporaneamente le notizie che fanno ritenere il Presidente turco ed il Capo di Stato Maggiore dell'esercito

contrari a legare definitivamente e fino alle estreme conseguenze il proprio Paese al carro franco-inglese, non pia,ce a Sofia. Questa infatti, come mi diceva Popov, non può dimenticare come e per quali ragioni la Tur·chia ebbe ad entrare in guerra nel 1914 a fianco della Germania. Allora Berlino ebbe ad esercitare in un primo tempo su Costantinopoli una pressione del genere di quella oggi effettuata dagli anglo-francesi, giungendo persino, con ogni probabilità, ad asservire alla propria causa qualche uomo politico turco. Poi vi fu lo sfruttamento del caso delle due navi Goeben e Breslau, riparate nel Bosforo, che costituirono in definitiva la causa specifica dell'intervento. Cosa avverrebbe attualmente se ad un bel momento una flotta aerea anglo-francese non trovasse nulla di meglio da fare che venire ad atterrare in qualche campo turco? Si ripeterebbe la situazione del Goeben e del Breslau?

Le notizie che provengono dalla Tracia confermano ancora .come gli effettivi turchi siano colà in aumento. Ora la Bulgaria sa benissimo .che un esercito di due o trecento mila uomini, ìn caso di operazioni belliche, difficilmente potrebbe essere rifornito ~ mezzo dell'unica e difficile linea ferroviaria proveniente da Istanbul, nè le coste della Tracia turca, assolutamente prive di porti, permetterebbero sbarchi di qualsiasi natura. Se ne dovrebbe concludere che, per forza di cose, lo Stato Maggiore turco dovrebbe cercare di impadronirsi della stessa Burgas o di qualche altro porto bulgaro per permettere appunto i necessari rifornimenti via mare.

In tali condizioni è normale e naturale, si dice a Sofia, che la situazione dei rapporti russo-turchi sia studiata con grande attenzione e che una naturale simpatia bulgara vada piuttosto verso Mosca anzichè verso Ankara. Ma ciò non vuoi dire affatto che la Bulgaria si auguri oggi il conflitto armato tra

U.R.S.S. e Turchia perchè essa quello che desidera soprattutto è che venga mantenuto nella penisola balcanica ed in Oriente in generale l'attuale stato di astensione dal ·conflitto.

In questo quadro i rapporti tra Sofia e Mosca non possono, ripeto, non essere buoni. Economicamente, come è noto, a seguito della visita fatta alla capitale sovietica dalla Missione commerciale bulgara, gli scambi si sono intensificati. Ed ora i Russi, secondo quanto mi ha comunicato stamane confidenzialmente il sig. Popov, chiedono di poter aprire un loro Consolato a Varna allo scopo appunto di facilitare i traffici marittimi. La Bulgaria finirà per annuire alla richiesta e chiederà forse di poter aprire, in contropartita, un proprio Consolato ad Odessa.

I buoni rapporti concorrono anche, sempre secondo l'idea dei bulgari; a far porre in sordina da parte delle Autorità sovietiche l'attività dei non po.chi fuorusciti politici bulgari rifugiatisi a Mosca con Dimitrov, nel 1923, a seguito della caduta del regime comunistoi:de di Sofia. Se esistesse una situazione tesa tra Bulgaria ed U.R.S.S.., sarebbe inevitabile ima campagna propagandistica da parte e a mezzo di quegli elementi. Cosi ad esempio, allorchè la Missione bulgara si recò a Mosca, fu cura del Governo sovietico evitare i contatti dei suoi Membri con quei fuorusciti i quali del resto, sia per il tempo passato, sia per l'esperienza di vita compiuta nella Russia bolscevica, non appaiono più essere elementi pericolosi.

Per ritornare ai rapporti turco-bulgari, aggiungo che di tanto in tanto qualche incidente, per quanto specialmente da parte di Sofia si faccia di tutto per porre cenere sul fuoco, viene anche esteriormente a turbare le acque anche se per brevi momenti. Così apprendo oggi che un 'individuo di nazionalità turca, che era stato arrestato dai Bulgari perchè convinto di spionaggio e del quale i Turchi chiedevano la liberazione, è stato trovato morto nel carcere nel quale era stato rinchiuso. Ciò provocherà con molta probabilità nuove rimostranze ed attacchi della stampa di Ankara e non mancherà, di conseguenza, di aumentare quelle preoccupazioni sofiote alle quali ho sopra accennato.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 490. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmtssione dci T. da Shanghai 269 e 270 del 18 e 19 novembre 1939, vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, DD. 256 e 263. (4) -L'originale di questo documento ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero, con Telespr. riservato da Roma 12/11752/c del 28 marzo 1940, non è stato rintracciato.
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COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. GALEAzzo CIANO, l'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 545-552)

VERBALE (TRADUZIONE) (l) (2). Brennero, 18 marzo 1940.

All'inizio del colloquio il Fiihrer ha tracciato un breve quadro storico delle vicende che hanno condotto alla guerra e dello svolgimento della guerra stessa fino ad oggi. Egli ha confermato al Duce, ancora una volta, di aver compiuto ogni sforzo per raggiungere un compromesso e un'intesa .con l'Inghiterra; ma quest'ultima era decisa a giungere alla guerra contro la Germania. Forse la Germania avrebbe potuto conservare la pace ancora per un paio d'anni, se avesse accettato e subìto le incredibili umiliazioni da parte della Polonia; ma la guerra non poteva essere evitata. E alla lunga, il Fiihrer non poteva pretendere dal popolo tedesco, che esso assistesse 'impassibile alle provocazioni polacche. I polacchi d'altra parte, di fronte a una tale remissività, sarebbero divenuti sempre più arroganti. Anche se un indugio fosse stato possibile, non v'era dubbio, che data la volontà di guerra degli inglesi (per 'i quali il conflitto tedesco-polacco era solo un pretesto per giungere allo scopo), le condizioni del conflitto, tra due anni, nella migliore ipotesi non sarebbero divenute più favorevoli alla Germania. Il Fiihrer ha accennato ad un semplice confronto tra la potenza militare della Germania da un lato, e quella dell'Inghilterra, della Francia, e dei loro alleati polacchi dall'altro, anzitutto per ciò che concerne le effettive forze terrestri, e poi per l'aviazione, la difesa antiaer·ea e la marina. In base a tali considerazioni si era deciso a raccogliere il guanto di sfida che gli era stato gettato.

Successivamente, il Fiihrer ha descritto al Duce, in dettaglio, le forze dell'esercito tedesco in questo momento. Nello stesso tempo, ha illustrato anche la speciale importanza che assume ora l'arma aerea. I tecnici tendono a concludere -in base alle esperienze fatte in Spagna e in Cina -che l'arma aerea non ha un valore decisivo, ma che la fanteria resta, come per il passato, il

fattore essenziale. Tuttavia l'esperienza di questa guerra sembra condurre ad altre conclusioni; così per esempio gli inglesi sono stati esclusi dal Mare del Nord dall'arma aerea germanica, ed essi ora non si arrischiano più 'in prossimità della costa tedesca. Anche la costa orientale delle isole britanniche è divenuta poco sicura, come dimostra il recente attacco aereo alla base di Scapa Flow. Il Fiihrer ha descritto al Duce in ogni particolare lo svolgimento dell'azione e i risultati raggiunti dagli aviatori tedeschi nella recentissima e brillante azione.

In relazione a ciò, 'il Fiihrer ha esposto al Duce, sommariamente, il suo punto di vista sulla .campagna in Polonia per la quale egli originariamente aveva previsto una durata di uno o due mesi. In realtà, i polacchi sono stati definitivamente annientati dopo soli 14 giorni. Poichè le perdite in detta guerra sono state minime ed inferiori ad ogni previsione, la Germania si è trovata ad avere, alla fine della campagna, molte centinaia di migliaia di uomini ed ufficiali bene addestrati, e pertanto sono stati disponibili i quadri per alcune divisioni supplementari sulle quali prima non si era fatto assegnamento. Nel frattempo sono state anche istruite diecine di migliaia di giovani ufficiali, che costituiscono un elemento combattente di grande coraggio ed hanno una preparazione profonda. L'insieme degli ufficiali tedeschi, come addestramento militare, è oggi sensibilmente migliore di quello del 1914.

Il Fiihrer ha descritto la costituzione e la potenza dell'esercito tedesco, che comprende oggi, in complesso, 205 divisioni, in grande maggioranza di primissima qualità. Anche alle riserve si è largamente provveduto. Le munizioni sono disponibili in quantità finora mai veduta. La costruzione degli aeroplani procede a grande andatura. Nuovi apparecchi da caccia e da bombardamento, vengono consegnati dalle fabbriche in rilevanti quantità, così che da un punto di vista generale gli armamenti tedeschi progrediscono molto rapidamente. La fiducia nel successo è straordinariamente forte sia nell'esercito che nel popolo, lo stato d'animo eccellertte, e l'odio per le due plutocrazie occidentali è .senza precedenti. I soldati ardono dal desiderio di battersi contro il nemico, che ha costretta la Germania a questa guerra. Lo spirito delle truppe trova riscontro in quello dell'elemento dirigent.e, sia negli ambienti militari che in quelli politici. Per quanto ,concerne l'azione della marina germanica, la costruzione di sommergibili è in progresso, così che anche in questo campo i pericoli crescono, di mese in mese, per l'Inghilterra. Alla fine del prossimo anno, la Germania disporrà di un numero di sommergibili superiore a quanti ne furono costruiti durante tutta la grande guerra, e quel numero andrà ancora aumentando. Il Fiihrer ha quindi accennato al nuovo programma di costruzioni per la marina germanica.

Il Fiihrer ha proseguito esaminando i futuri sviluppi della guerra, ed ha affermato che spera di terminare il conflitto contro Francia ed Inghilterra più presto che queste non credano. Egli è deciso a condurre la .guerra fino in fondo ed a sconfiggere i nemici. La situazione della Germania, che in qualsiasi momento può dall'Inghilterra essere tagliata fuori dalle fonti di rifornimento di materie prime essenziali, è una situazione a lungo andare insostenibile. D'altra parte, una volta che la guerra è divenuta inevitabile, egli preferisce assumerne

la responsabilità per sè e per il proprio governo, anzichè dover affidare ad un

successore la guida del popolo tedesco nella difficilissima prova.

Per ciò che concerne l'atteggiamento dell'Italia nello scorso autunno, il Filhrer mostra di comprenderlo. Se una presa di posizione dell'Italia avesse potuto indurre Francia ed Inghilterra ad asternersi dal conflitto, allora ciò sarebbe stato opportuno. Ma se questo non doveva riuscire, era meglio che l'Italia rimanesse fuori dalla guerra. Il Filhrer ha spiegato quindi, con maggiori particolari, perchè l'astensione dell'Italia dal conflitto riesce favorevole alla Germania, ed a tale proposito ha parlato del valore delle fortificazioni sulla frontiera occidentale.

Egli ha descritto al Duce, in dettaglio, quelle fortificazioni, con i loro formidabili cementi armati e ~e loro profondità e le ha paragonate alla linea Maginot, che ha definito un complesso fortificato a carattere pacifista e disfattista. Nessun atta·cco francese contro le fortificazioni della frontiera occidentale ha avuto luogo. Il Filhrer ha dato al Duce esempi della superiorità dei soldati tedeschi sui francesi e gli inglesi, che si sono potuti rilevare dalla quotidiana esperienza di scontri di pattuglie dinanzi alle linee fortificate. D'altra parte, Inghilterra e Francia cercano di condurre la guerra alla periferia, mentre la Germania può colpire il nemico solo nel •cuore. Egli avrebbe preferito seguire un'altra via, poichè la Germania ha ormai raggiunto i suoi fini in fatto di espansione. Per la valorizzazione delle regioni orientali riconquistate, la Germania ha bisogno di decenni. Il FUhrer ha accennato alla incredibile situazione che regnava in quelle regioni orientali, già polacche, e ha ricordato ancora gli orrendi episodi di crudeltà polacche, che egli ha veduto, in parte, di persona. Molto tempo gli è necessario per ricostruire quella zona, così che i suoi scopi di guerra sono. la tranquillità e la pace. Di fronte a tali scopi, però, si pone lo scopo di guerra dei franco-inglesi: la distruzione della Germania. Per il popolo tedesco non c'è altra alternativa che quella di continuare la lotta fino alla vittoria.

Per quanto riguarda l'atteggiamento dell'Italia, il Filhrer ha detto al Duce che non è venuto, per chiedere a Lui qualche cosa, ma che ha inteso semplicemente esporGli il quadro della situazione e comunicarGli il proprio punto di vista sui futuri sviluppi della guerra. Il Duce potrebbe poi, basandosi soltanto sui fatti, prendere le Sue decisioni. Su di un punto però il Filhrer ha una sicura convinzione, e cioè che le sorti della Germania e dell'Italia sono indissolubilmente legate; la vittoria della Germania sarebbe la vittoria dell'Italia, e la sconfitta della Germania implicherebbe anche la fine dell'Impero italiano.

Passando al tema della Russia, il FUhrer ha fatto rilevare che effettivamente nel suo libro Mein Kampj egli ha affermato che la Germania doveva unirsi con l'Inghilterra. Egli avrebbe sempre voluto collaborare con l'Inghilterra, a condizione tuttavia che l'Inghilterra non pretendesse limitare lo spazio vitale della Germania, .e che la Germania ricevesse in restituzione le sue antiche colonie. Ma poichè l'Inghilterra ha voluto il ·conflitto, egli ha deciso per la Russia. Questa decisione è maturata in lui attraverso lunghe meditazioni ed è immutabile. Egli ha potuto stabilire, con Stalin, una frontiera territoriale definitiva tra i due Paesi. Germania e Russia non hanno interessi contrastanti, si completano economicamente in ogni campo, e pertanto il Fiihrer è deciso a conservare sempre, nel futuro, rapporti amichevoli con quel Paese. Per quanto riguarda la diversità di Regime, si tratta in realtà di due mondi differenti, ma si è potuto intendersi, nel senso di astenersi reciprocamente dall'intervenire nelle questioni interne. D'altra parte, sembra che anche la Russia stia compiendo una evoluzione di grande ampiezza, e la via per cui si è messo Stalin sembra condurre ad una specie di nazionalismo slavo-moscovita, allontanandosi dal bolscevismo a carattere ebraico-Internazionale.

Il Fiihrer ha quindi ripreso a parlare dell'attuale situazione nei rispetti della guerra e ha descritto al Duce, per esteso, i possibili sviluppi del conflitto e la parte che potrebbe eventualmente assumervi l'Italia. Egli, il Fiihrer, è un realista e non vorrebbe in alcun modo che il Duce facesse qualche cosa in contrasto con gli interessi del popolo italiano. Egli non agisce come l'inglese il quale pretende che altri popoli tolgano per lui castagne dal fuoco. Comunque l'Inghilterra trova oggi sempre meno facilmente popoli disposti a prestarsi al suo giuoco. I guerrafondai britannici hanno voluto la guerra, ed ora il popolo inglese è costretto a combatterla. L'Inghilterra avrebbe potuto accettare, senza compromettere il proprio prestigio, le proposte di pace formulate dal Fiihrer nel mese di ottobre, poichè la Germania avrebbe acconsentito, così come era stato affermato, a risolvere il problema dell'esistenza di una Polonia indipendente. Ma il Governo britannico ha rifiutato quelle proposte. E rimanendo fermi nel medesimo spirito alla visita di Sumner Welles si è risposto in Inghilterra con una reazione del tutto negativa: ancora durante la permanenza di Sumner Welles in Europa si è proclamato ufficialmente che il frazionamento della Germania è lo scopo di guerra dell'Inghilterra e della Francia.

Il Duce ha dichiarato che prende parte con grande piacere a questo colloquio col Fiihrer. Egli è convinto che sia stato impossibile per la Germania differire più oltre la guerra contro la Polonia. Un ulteriore differimento ammesso che fosse stato possibile attenerlo per alcuni anni -avrebbe soltanto complicato le ,cose. Egli (il Duce) avrebbe voluto volentieri poter disporre di due o tre anni per condurre a termine i preparativi. Se il 1° settembre egli avesse compiuto una dimostrazione militare, l'Italia sarebbe stata sicuramente implicata nel conflitto. Il Duce ha quindi esposto particolareggiatamente in quale difficile situazione l'Italia si sarebbe trovata se fosse entrata in guerra l'autunno scorso. Egli stesso ha molto sofferto per le limitazioni che s'i è dovuto imporre. Ormai però il Governo Fascista ed il Partito hanno la sensazione che sia impossibile rimanere neutrali fino alla fine della guerra. Una modifica dell'atteggiamento dell'Italia verso l'Inghilterra e la Francia è esclusa. L'entrata perciò dell'Italia nella presente guerra è inevitabile. L'Italia intende marciare a fianco della Germania, non per aiutarla militarmente -di un simile aiuto, secondo il suo pensiero, la Germania non aveva bisogno in Polonia, nè lo l:J.a sul fronte occidentale -ma perchè l'onore e gli interessi dell'Italia richiedono il suo intervento in guerra.

Il Duce passò poi aUa questione circa l'epoca di tale intervento. Descrisse nei particolari la situazione militare dell'Italia, la forza sempre più crescente

del potenziale bellico e l'eccellente morale delle truppe. La situazione finanziaria ·invece non consentirebbe di condurre una guerra di lunga durata. Il Duce vede favorevolmente l'avvicinamento fra Germania e Russia, che risparmia alla Germania una guerra su due fronti. Crede anche lui che non esista un pericolo di contagio bolscevico. A tale riguardo il Duce ha rilevato come Egli sia stato il primo a riconoscere la Russia sovietica ed abbia persino concluso un accordo con essa. In ogni modo egli distingue nettamente fra politica ed ideologia; su quest'ultimo punto non potrà mai andare d'accordo ·con la Russia.

Il Duce ha accennato quindi al breve colloquio avuto con Sumner Welles. Egli ritiene che lo stato d'animo in Inghilterra ed in Francia sia ·Cattivo, perchè il popolo non sa la ragione per la quale combatte. Egli non ha lasciato alcun dubbio a Sumner WeUes circa l'assurdità degli scopi di guerra degli alleati per quanto riguarda l'Oriente, come ad esempio, la ricostruzione della Boemia e della Moravia, ecc. Chi desidera una pacifica risoluzione del conflitto deve accettare i fatti 'compiuti.

Parlando della collaborazione fra Germania ed Italia, il Duce ha ripetuto che, appena la Germania avrà con la sua azione bellica creato secondo le dichiarazioni del Fiihrer una situazione favorevole, Egli sarebbe intervenuto senza perdere tempo. Ove l'avanzata tedesca dovesse svolgersi con ritmo più lento, il Duce attenderebbe fino al momento in cui il suo intervento nell'ora deci'liva possa essere di reale aiuto alla Germania.

Il Fiihrer ha manifestato poi al Duce alcune sue idee di carattere strategico per il caso di una condotta in comune della guerra, accennando in connessione a ciò come la linea Maginot non rappresenti oggi per l'esercito tedesco un ostacolo insormontabile; si sono compiuti grandi progressi; essere peraltro la difesa del territorio della Ruhr da incursioni aeree da artiglieria a lungo tiro ecc. una necessità vitale per la Germania.

Oggi l'Esevcito, la Marina e l'Aeronautica tedeschi sono pronti come non mai. Egli. (il Fiihrer) e con lui tutto il suo popolo di ottantadue milioni di anime sono fermamente convinti di sconfiggere completamente le Potenze occidentali.

(l) -n presente verbale è stato redatto dai funzionari del Ministero degli Esteri tedesco. L'originale tedesco è stato completamente distrutto dall'umidità. (2) -Per il resoconto tedesco dell'incontro vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945 Series D (1937-1945), vo!. IX, The war years: March 18 -June 22, 1940, D. l,WashingtÒn, United States Government Printing Office, 1956.
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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 175. Tokio, 19 marzo 1940, ore 12,25 (per. ore 14,45). Sato mi ha detto che Missione ha scopi oltre che economici anche politici e ·Che questi consistono nel desiderio di esaminare con noi in qual modo nostre

relazioni potrebbero essere res.e più sentite. Tali dichiarazioni contrastano con quelle del Vice Ministro (mio telegramma

n. 164) (1).

Attribuisco mutamento a odierni maggiori timori di una pace europea che lasci Giappone isolato di fronte alle vendette delle grandi democrazie.

(l) Vedi D. 545.

580

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PERSONALE 90. Madrid, 19 marzo 1940, ore 24 (per. giorno 20, ore 20,25). Mio telegramma n. 87 (1). Da 4 giorni Beigbeder venendo personalmente all'Ambasciata -sforzasi far attutire impressione per mancato accordo -cercando dimostrare che attitudine presa è dipendente da richieste avanzate in seno al Consiglio dei Ministri da Sances e Yague per ottenere che programma creazione flotta navale ed aerea venga attuata usufruendo merd pregia.te già destinate pagamento debiti e clearing normale. Pur fermamente convinto che da tutto ciò esuli qualsiasi motivo antitaliano e che resistenza Spagna non dipenda che dal suo pratico egoismo trarre da noi quanto più possibile per dare vita imponente programma militare (che secondo l'esplicita dichiarazione Ministro degli Affari Esteri dovrebbe per noi rappresentare convincente preludio a deciso orientamento verso Italia), ammaestrato esperienza -valendomi posizione personale che mi permette esprimere con molta durezza nostro punto di vista, senza per alrro rivolgere al tragico situazione o rompere -mantengo linea assoluta intransigenza, nella ferma speranza che si riesca a superare punto critico analogamente a quanto già accaduto per convenzione aerea in cui si è ottenuto quanto a noi più premeva. Certo, che accentuata pressione anglo-francese -che sono giunti al punto di offrire gratuitamente quanto noi vogliamo invece ottenere facendoci giustamente pagare -pongono trattative in piano di delicatezza tale per cui indispensabile manovrare, ora strapponando ora carezzando. Pregovi quindi caldamente accordarmi Vostro autorevole appoggio verso i Ministri tecnici interessati e volermi altresì concedere ancora un poco di tempo, senza che a questo

venga dato una interpretazione pessimista che non risponderebbe nè a verità nè a situazione reale.

581

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. Berlino, 19 marzo 1940 (per. giorno 21). Questo R. Addetto Aeronautico è stato oggi pregato di recarsi all'Ufficio del gen. Bodenschatz che ha tenuto ad esprimergli, a nome del Feldmaresciallo, la profonda soddisfazione di Goering per lo svolgimento dell'incontro tra il Duce ed il Fuehrer. Il gen. Bodenschatz ha altresì informato Teucci che il Feldmaresciallo lo aveva incaricato di portare a sua conoscenza che oggi stesso erano stati impartiti precisi ordini per la consegna mensile all'Italia d:i tre batterie da 88 mm. a

partire dal corrente mese. Dal giugno in poi tale numero avrebbe potuto venire all'occorrenza gradualmente aumentato.

Qualora l'Italia ne avesse interesse -· ha aggiunto Bodenschatz -potrebbero altresl ven·irle ceduti tutti i pezzi da 75 di fabbrkazione Skoda tuttora disponibili in Germania.

Fra il col. Teucci ed il gen. Bodenschatz è stato in proposito convenuto che, se del 'Caso, il gen. Marras avrebbe iniziato dirette conversazioni col Generalflugzeu.gmeister (consegnatario del materiale aeronautico) Udet.

Circa il munizionamento, il gen. Bodenschatz ha affermato di ritenere che non vi sarebbero state difficoltà per le nostre eventuali richieste date le grandi riserve esistenti in Germania. A questo proposito il gen. Bodenschatz ha comunicato al col. Teucci la notizia -· che, allo scopo di dare un ulteriore impulso alla già imponente produzione bellica, il dott. Todt verrebbe prossimamente nominato Ministro del Reich ed incaricato di sovrintendere alla fabbricazione delle armi e munizioni per tutte le Forze Armate.

(l) Vedi D. 573.

582

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER cORRIERE 4. Copenaghen, 19 marzo 1940 (per. giorno 22). Mi riferisco al mio telegramma n. 33 (1). Ministro degli Affari Esteri mi ha espressa stessa opinione Segretario Generale degl'i Affari Esteri ·Circa portata e possibilità iniziativa finlandese di una alleanza militare difensiva tra Finlandia Svezia Norvegia. Dopo rifiuto passaggio truppe franco-inglesi bisognava dare Finlandia impressione di non trovarsi completamente abbandonata soprattutto· ora che non potrà più contare su di una linea di confine fortificata. Ma egli crede che praticamente non sarà possibile ai tre Paesi mettersi d'accordo anche perchè una alleanza militare deve basarsi su di una linea di condotta politica comune ed una comunità di ami·cizie e soprattutto di pericoli dai quali dipende e questo non è il caso per i tre Paesi ed è per questo che la Danimarca resta fuori riservandosi se mai insistere sull'opportunità rafforzare antico fronte comune morale economico. Munch mi ha detto inoltre informazioni giuntegli da diverse capitali Paesi belligeranti escludono possibilità pace a breve scadenza soprattutto per colpa

dell'Inghilterra che si ostina voler abbattere nazismo e non offre basi reali di trattative.

583

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1202/501. Budapest, 19 marzo 1940 (per. giorno 21). Da quanto ho riferito a V. E. circa le più recenti manifestazioni oratorie dei principali esponenti del Governo ungherese, in particolare il Presidente del

Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri, l'E. V. ha potuto rilevare la nota ormai dominante nella tesi revisionista dell'Ungheria.

Il principio della Corona di Santo Stefano non serve ormai più solo a rafforzare con un argomento storico-politico le aspirazioni etnico-nazionali ungheresi, quali si manifestarono per reazione alle «ingiustizie del Trattato di Trianon », ma diventa esso stesso ogni giorno più il fulcro della tesi della «missione magiara » nel bacino danubiano-carpatico, missione intesa a riunire nel quadro di una più elevata cultura e di una tradizionale struttura di Stato, anche popolazioni e nazionalità non magiare.

Non che in parte come eredità dell'ex-impero austro-ungarico, raccolta da uommi che l'antica monarchia avevano lungamente servito, questo indirizzo non abbia a varie riprese affiorato anche per il passato, facendo altresì la sua comparsa nel campo delle tesi ufficiali ungheresi: credo però che si possa ormai ritenere l'indirizzo stesso, e i due citati discorsi ne farebbero fede, il fondamento basilare del pensiero ufficiale magiaro rispetto al problema dello sviluppo nazionale dell'Ungheria.

Naturalmente occorre anche tener presente che, così atteggiata, la tesi magiara trova a contrasto in questo settore europeo, la tesi germanica e quella slava, fondate entrambe sul rapporto etnico, la seconda, in particolare, già storicamente sviluppatasi precisamente in lotta con il princ'ipio storico, politico e culturale austriaco e ungherese dell'antica monarchia.

(l) Vedi D. 574.

584

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1204/503. Budapest, 19 marzo 1940 (per. giorno 21). Il giorno 14 corr., in occasione di un incontro casuale con l'Addetto Militare tedesco col. Krappe, il R. Addetto Aeronautico presso la R. Legazione ha avuto con lui un colloquio sul quale credo utile comunicare le notizie che seguono. Il predetto ufficiale riferendosi alla recente conclusione della pace russofinlandese, dopo aver rilevato con compiacimento i vantaggi che ne derivano per la Germania, ha continuato dicendo che l'inquietudine dei piccoli Stati nell'Europa centro-orientale, inquietudine che non può tornare utile agli scambi commerciali, dovrebbe cessare ora completamente. La Germania infatti, egli ha detto, non ha alcuna mira espansionistica territoriale verso questi Stati così come è già stato reso noto ufficialmente. D'altra parte, ha soggiunto, -e su questo punto attiro la particolare attenzione dell'E. V. -si attende prossimamente una dichiarazione da parte della Russia circa il disinteressamento di tale potenza per quanto concerne la Bessarabia in particolare e gli Stati balcanici in generale. Disinteressamento inteso nel senso di far ben comprendere come la Russia non abbia alcuna intenzione di esercitare pressioni di alcun genere per ottenere aumenti territoriali. Venendo a parlare della situazione di guerra egli ha giudicato assai difficile la ricerca di una base d'accordo tra i belligeranti per avviare trattative di pace

e si è domandato se, tra l'altro, l'autorità del Papa possa rappresentare un reale valore in simile campo.

Circa la visita del sig. WeUes in Europa, egli ha espresso il convincimento che tale viaggio abbia per scopo sostanziale di fornire elementi alla Casa Bianca circa la convenienza o meno di un intervento armato dell'America nell'attuc1le conflitto.

Il col. Krappe è uomo sobrio di parole e assai riservato nel contegno; esercita le funzioni di Addetto Militare dal 6 novembre 1939.

Nel corso della conversazione il sig. Krappe ha avuto occasione di fare intendere che, qualora eventuali conversazioni circa la pace non fossero concretate nei prossimi giorni, in un'epoca prossima, forse un mese, la Germania potrebbe intraprendere una attività bellica particolarmente intensiva.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2507/777. Berlino, 19 marzo 1940 (per. giorno 22). Riassumo qui appresso a V. E. le impressioni suscitate in Germania dall'incontro fra il Duce e il Fiihrer. La notizia si è diffusa nella popolazione ted·esca contemporaneamente a quella dell'incursione su Scapa Flow e a pochi giorni di distanza dalla cessazione della guerra russo-finlandese. Questa prova di superiorità militare da una parte, e la visita del Filhrer al Duce dall'altra, hanno risvegliato nell'uomo della strada improvvise speranze, gli hanno ispirato un senso di euforia. L'uomo della strada, infatti, ritiene che i vantaggi acquisiti, le lezioni già date per via di mare e per via d'aria all'Inghilterra dovrebbero averla convinta che nulla ha da guadagnare, in una lotta contro la Germania, e l'incontro tra il Duce e il Fiihrer è stato quindi interpretato, in un primo momento, come una premessa a iniziative di pace. Anche negli ambienti giornalistici stranieri questa è stata la prima sensazione, tendendosi a inquadrare l'avvenimento nella serie delle conversazioni Duce-Welles, Duce-Ribbentrop, Pontefice-Ribbentrop e PonteficeWelles. In un secondo tempo l'opinione pubblica si è però orientata diversamente e ciò in base al linguaggio della stampa tedesca che ha collocato l'incontro nella cornice dei rapporti d'alleanza italo-germanici, facendo risaltare l'avvenimento soprattutto come nuova conferma di questi in un momento di importanza capitale. Devo rilevare che la presentazione dell'avvenimento stesso ha segnato sulla stampa di qui un crescendo, assorbendo oggi integralmente, a differenza di ieri, le testate delle prime pagine dei quotidiani. Trasmetto a parte un ampio riassunto dei principali .commenti. In essi sono comuni peraltro alcuni punti che ritengo di poter indicare nel modo che segue: 1) Si richiamano gli accordi contrattuali fra le due Potenze, facendo capire che quanto esse fanno o non fanno è frutto di piani concertati, e che la non belligeranza italiana non deve quindi lasciar dubbi in proposito ai francoinglesi.

2) Si fa rimarcare l'intensifìcazione della collaborazione italo-tedesca, tornando sul recente accordo per le forniture di carbone, e si incoraggia a supporre che, come concreti risultati hanno immediatamente seguito la visita di Ribbentrop a Roma, essi non mancheranno anche questa volta.

3) Si tende insomma a dare all'incontro un ·carattere sensazionale, avvertendo che ogni volta che il Duce e il Fiihrer si sono incontrati hanno avuto scopi ben precisi e hanno pr·eso decisioni d'importanza mondiale. Ma al tempo stesso si circonda di mistero il contenuto del colloquio, adducendo il fatto che «c'è la guerra» e arieggiando quasi un segreto militare.

Nell'opinione pubblica, dunque, si tende oggi assai meno di ieri a mettere !'incontro del Brenn&o in rapporto a possibilità di pace, ma lo si considera piuttosto un avvenimento di importanza capitale per il coordinamento dei piani italo-tedeschi alla vigilia di decisioni che non si faranno aspettare.

Credo sia superfluo segnalare l'enorme interessamento per la visita del Fiihrer al Duce di questi ambienti diplomatici. L'attenzione di essi si rivolge soprattutto alle relazioni fra l'Italia e la Russia, ritenendosi che questa mostrerebbe di voler riconoscere, :giusta un recente articolo delle Isvestia, gli interessi dell'Italia nei Balcani, mentre la composizione del conflitto finnico ha tolto all'Italia un forte impedimento morale a riprese di contatti con Mosca.

Anche nei -circoli neutrali si avanzano ipotesi di possibili sviluppi nel senso che l'Italia, da una parte -di fronte alla nota teoria tedesca dello « spazio vitale centreuropeo » -garantirebbe una sua sfera di influenza nell'Europa sudorientale e dall'altra ammonirebbe le potenze occidentali contro tentativi di perturbare la pace in tale sfera, attraverso l'allargamento del conflitto con la Germania nel vicino Oriente (1).

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. s. N. (2). Sofia, 19 marzo 1940.

Ho chiesto a questo Ministro di Romania, sig. Filotti, rientrato ieri a Sofia da Bucarest, cosa vi fosse di vero circa le numerose voci circolanti in questi giorni relative alla possibilità di un qualche accordo, auspice la Germania, tra Romania ed U.R.S.S. per una garanzia delle frontiere.

Egli mi ha risposto che, per quanto in Romania il problema dei rapporti con la Russia sia in questi giorni, dopo la conclusione della pace russo-finnica, attentamente considerato, non appare probabile la conclusione di un Patto del genere. Ciò non vuoi dire che non si cerchi di normalizzare sempre più i rapporti di vicinanza tra i due Paesi tra i quali del resto, per ora, si svolgono normali collegamenti e transiti ferroviari. Si può anzi dire che, data la tuttora esistente 'interruzione del traffico dei passeggeri attraverso il territorio già

polacco, la sola via con la quale Mosca si collega oggi praticamente al resto dell'Europa è quella romena.

Quanto alla situazione interna del suo Paese il sig. Filotti mi ha confermato come, per quanto gli importanti richiami sotto le armi finiscano per privare le campagne di molte e necessarie braccia, si notino un certo benessere ed una notevole velocità di circolazione del denaro.

Le richieste di acquisto sono sempre molto numerose da parte dei due campi belligeranti ed alcune di esse non possono praticamente essere soddisfatte. Cosi ad esempio le stesse vendite di petrolio, dato che la Romania, che ha tra l'altro una produzione stazionaria se non addirittura in diminuzione, deve pensare oltre che al ·COnsumo interno, anche ai rifornimenti per l'Italia, la Bulgaria, gli altri Stati balcanici, la Turchia e persino l'Egitto, appaiono in taluni casi impossibili.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -L'originale di questo documentc. ritrasmesso per cc!lloscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. 12/11755/C del 28 marzo 1940, non è stato rintracciato
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IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. s. N. (1). Budapest, 19 maT\Zo 1940.

Il Conte Sigray, che conosco da lungo tempo, e che, come è noto, è il rappresentante politico del legittimismo ungherese, durante una conversazione occasionale e di ordine generale avuta con lui mi ha confermato circa le dichiarazioni fatte da Ottone di Absburgo alla stampa americana, quanto ho già avuto occasione di riferire all'E. V. Il Conte Sigray mi ha poi parlato in generale del legittimismo. Sebbene, data la sua veste, quanto egli mi ha detto debba essere accolto, con una certa riserva, credo riferire brevemente, ad ogni buon fine, su qualche argomento da lui toccato.

Premesso ch'egli è tornato recentemente da un viaggio a Parigi e Londra dove gli sono state riservate accoglienze che hanno avuto qualche eco anche sulla stampa, egli mi ha accennato ad una sistemazione post-bellica basata sopra la nota tesi delle Potenze occidentali di un'eventuale spartizione della Germania. Ciò potrebbe far sorgere il dubbio che, nonostante le posteriori smentite, qualcosa in tale ordine di idee possa effettivamente rientrare nel pensiero di Ottone d'Absburgo.

Il Conte Sigray mi ha peraltro riaffermato che il legittimismo ha scopi ben definiti e sostanzialmente non mutati dal passato. Esso deve intendersi infatti come una realtà che trova la sua ragione morale nella teoria della «Sacra Corona » ed 'i suoi limiti fondamentali nei territori già facenti parte nella Corona di Santo Stefano.

Il Conte Sigray ha solo ammesso la possibilità che in caso di un dislocamento della Germania alcune regioni austriache e tutta la Slovacchia avrebbero potuto forse in seguito gravitare e quindi accedere a tale risorta compagine etnico-politica.

rintracciato.

33 -Documenti diploma<tici -Serie IX -Vol. ì]:II.

(l) L'originale del presente documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/12419/C del 3 aprile 1940, non è stato

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L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 19 marzo 1940. His Majesty's Government in the United Kingdom have received and have examined carefully the Note which the Italian Government communicated to them on March 3rd last (1), dealing in generai with the exercise of their belligerent rights at sea and drawing attention in particular to the question of the contro! of German sea-borne coal to Italy. An understanding on the lastnamed question has now happily been reached between the two Governments,

and in consequence the present reply is mainly directed to other questions raised in the Italian Government's commun:ication.

2. -By way of preface, His Majesty's Government would wish to stress the following points. The Italian Government express the view that His Majesty's Government in the present exercise of belligerent rights are disregarding both the letter and the spirit of international law. His Majesty's Government would point out that in the consideration of the application of principles of internatiana! law in present circumstances account must be taken of the fact that they are fighting against an enemy who has on repeated occasions flagrantly disregarded these principles and even the common precepts of humanity. The Italian Government will appreciate that if on the one hand the enemy are to be free to pursue with impunity practices in total disregard of the restraints imposed by internationallaw and moral principles and yet at the same time His Majesty's Government are expected at ali times scrupulously to observe them, His Majesty's Government are placed at a marked disadvantage in their conduct of the war. This disadvantage is one to which His Majesty's Government are prepared to submit so far as humanitarian considerations are concerned. They have no intention of imitating the barbarous methods of their opponents, from which Italian ships and nationals have suffered in common with those of other neutra! Powers irrespective of the nature, of the origin or of the destination of the cargoes concerned, and they have therefore at ali times sought to ensure that their policy conforms to the accepted principles under which they exercise their belligerent rights. But they are unable to a.ccept the disabilities that would result for them were they to ref.rain from the full exercise of these rights, and in particular of the undoubted right to retaliate to which the policy of the enemy gives rise. 3. -His Majesty's Government had believed that the Italian Government were 'in full possession of their point of view, upon the various questions raised by the Italian Government; nevertheless they are glad to have this opportunity of restating briefly their attitude. 4. -To take first of ali the Order in Council of November 27th last, regarding the application of measures of contro! to goods which are of German origin or German property. His Majesty's Government recall that it wa.s clearly explained at the time when this order was issued that the measures in question were taken

as a result of the savage and inhuman extension by the German Government of mine and submarine warfare against merchant shipping. In face of the deciared Germim intention of preventing by any means, legai or illegal, commerce of ali kinds with the United Kingdom, His Majesty's Government have had recourse to their undoubted right to reprisais for breaches of international Iaw by their adversaries and chose for this purpose the measure most caicuiated in their opinion to o.ffset the illegalities committed by the German Government. In its e.ffect on neutrais, however, this measure is entireiy di.fferent from the unprincipled procedure adopted by Germany, since it does not involve the destruction of innocent vessels with their cargoes and passengers.

5. -As regards the contention of the Italian Government that the action which His Majesty's Government are taking invoives a violation of the Declaration of Paris, His Majesty's Government while reserving their attitude as to the extent to which Article 2 of the Declaration can be regarded in existing circumstances as covering German exports carried in neutra! ships, would observe that the German action, in retaliation for which the measures in question are being taken, in itself involves a clear violation of both Articles 2 and 3 of the Declaration. German submarines and mines employed as they are often being employed in the present war respect British goods in neutral ships no mol'e than they respect neutra! goods in British ships. 6. -As regards the generai objection raised. by the ltalian Government to the measures of contraband contrai adopted by His Majesty's Government in regard to the sea-borne trade of non-belligerent States, His Majesty's Government would observe that their action in this matter rests on the broad grounds that they are entitled in the exercise of their Iawful belligerent rights to enquire into the destination of cargo passing through their contraband contro! with a view to distinguishing between goods which are of such a nature and have such a destination as would make it necessary to piace them in Prize, and other goods. 7. -As regards the various specific points raised by the Italian Government under this head, the system of which complaint is made (on the grounds amongst other things that it involves excessive documentation) has been introduced almost wholly with a view to ensuring the swift and easy passage of neutra! vessels through contro!. It must be recognised that the diversion of neutral vessels is necessary for the exercise of contro! under particular conditions, and it is particularly in this connexion that .the greatest e.ffoi'ts have been made by His Majesty's Government to meet the desire of the Italian and other neutra! Governments. So far as the Western Mediterranean is concerned, arrangements have been made, after full discussion with the Italian Government and shipping interests concerned, which render the diversion of neutrai ships unnecessary save in exceptionai circumstances; while as regards the Eastern Mediterranean a number of speciai facilities have been introduced, such as the establishment of an ac1ditional contraband ·controi base at Aden. As a result of these and other arrangements the deiays to shipping of which complaint is made have, as the Italian authorities themselves recognise, been very greatly reduced. For exampie, in the case of the Italia Line, an amicable arrangement with the

company has made .it possible to reduce the stay of the company's vessels at Gibraltar to a matter of a few hours.

8. -As regards the question of goods declared contraband, His Majesty's Government would observe that international law recognises the right of every belligerent to determine what it will treat as contraband, within the ambit of the generally accepted definition of contraband as that which is of use for the prosecution of war. History and time have shown that, as effective methods of warfare have been developed and as new scientifi·C discoveries have been made, there has been a ·Constant and natura! tendency for the conception of contraband to alter and to expand. This consideration seems to be recogn.ised by the Italian Government, for Articles 159 and 160 of the Italian War Law of 1938 (which appear to make no distinction between absolute and conditional contraband) contain a restricted list of contraband confined to articles of purely military use, but provide that any other articles except medicai and ship stores, may be added to the list by Royal Decree. Furthermore, on the generai question of the contraband list issued by His Majesty's Government, the Italian Government will be aware that this list is closely modelled on that adopted by the United States Government in 1917. 9. -The measures which His Majesty's Government have found it necessary to take in order to prevent the use of mail bags for conveyance of contraband have already formed the subject of correspondence with the Italian Government in which His Majesty's Government have explained the justification of their action and have had occasion to point out that the practice of His Majesty's Government in this matter is by no means inconsistent with the views of the Italian Government as represented by Article 209 of Italian War Law of 1938. There is no seizure (c prelievo») of mails but only an examination of these for the purposes of contro!. 10. -His Majesty's Government hope that the foregoing comments will enable the Italian Government to form a just appreciation of their position generally. They note that the Italian Government, in the penultimate paragraph of their ·communication, state that the measures taken by His Majesty's Government are .calculated " to disturb and compromise economie and politica! relations between Italy and Britain as set up by the Agreements of Alprii 16th, 1938 ". His Majesty's Government for their part, ·continue to attach great importance to those agreements, which in their view constitute an element of stability in the politica! structure of the Mediterranean area, and they would be sorry to feel that their validity had been in any way compromised by measures which His Majesty's Government are bound to take in the exercise of their belligerent rights. Since the outbreak of war His 'M:ajesty's Government have striven, in consultation with the appropriate Italian authorities, to remove causes of complaint as they arose. The present reply will have been drafted largely in vain if it does not convince the Italian Government of the continued resolve of His Majesty's ·Government to have the greatest measure of regard for Italian and other neutra! interests that is compatible with the maintenance of those measures of legitimate control which they deem necessary for the prosecution of the war.

TitADUZION.E

n Governo di Sua Maestà ha ricevuto ed esaminato attentamente la nota comunicatagli dal Governo italiano il 3 marzo u. s. nota che ha per oggetto generale l'esercizio dei diritti britannici di belligerante sul mare e che attira in particolare l'attenzione sulla questione del controllo del carbone tedesco importato in Italia via mare. Su quest'ultima questione un accordo è stato ora felicemente raggiunto fra i due Governi e pertanto la presente replica è soprattutto diretta alle altre questioni sollevate nella comunicazione del Governo italiano.

2. -A guisa di preambolo il Governo di Sua Maestà desidera mettere in rilievo i punti seguenti. n Governo italiano esprime l'opinione che il Governo di Sua Maestà nell'attuale esercizio dei diritti di belligerante trasgredisce insieme la lettera e lo spirito del diritto internazionale. Il Governo di Sua Maestà desidera far notare che nel considerare la applicazione dei principi del diritto internazionale nelle presenti circostanze deve essere tenuto conto del fatto che l'Inghilterra sta combattendo contro un nemico che ha, in ripetute occasioni, trasgredito questi principi ed anche i principi comuni di umanità. Il Governo italiano si renderà conto che se da un lato il nemico deve essere libero di continuare impunemente le sue azioni in completo dispregio dei limiti imposti dal diritto internazionale e dai principi morali mentre, allo stesso tempo, si richiede al Governo di Sua Maestà di osservarli sempre scrupolosamente, il Governo britannico è posto in una condizione di netto svantaggi:> nella sua condotta di guerra. Il Governo di Sua Maestà è disposto a sopportare questo svantaggio fintantochè sono in gioco considerazioni umanitarie. Esso non ha l'intenzione di imitare i barbari metodi del suo avversario, a causa dei quali le navi e i sudditi italiani hanno sofferto in comune con le navi e i sudditi di altre Potenze neutrali, senza riguardo alla natura, alla origine o alla destinazione dei carichi e pertanto esso si è sempre sforzato di assicurare che la linea di condotta si conformi ai principi riconosciuti in base ai quali esso esercita i suoi diritti di belligerante. Ma esso non può accettare l'impotenza nella quale verrebbe a trovarsi se si astenesse dal pieno esercizio di questi diritti e in particolare dell'indiscusso diritto di usare rappresaglie quando la condotta del nemico ne fornisce il motivo. 3. -Il Governo di Sua Maestà riteneva che il Governo italiano fosse perfettamente al corrente del punto di vista britannico sulle varie quE'stioni da esso sollevate; cionondimeno esso è lieto di avere quest'opportunità di esporre nuovamente, in breve, il suo atteggiamento. 4. -Si considera in primo luogo l'ordinanza del 27 novembre u. s., riguardante l'applicazione delle misure al controllo sulle merci di origine e di proprietà germanica. Il Governo di Sua Maestà ricorda che al momento in cui fu emessa l'ordinanza fu chiaramente spiegato che i provvedimenti di cui si trattava erano presi in conseguenza della selvaggia e inumana estensione della guerra di mine e sottomarina del governo tedesco contro il naviglio mercantile. In presenza della dichiarata intenzione germanica di impedire con ogni mezzo, legale o illegale, il commercio di qualsiasi genere col Regno Unito, il Governo di Sua Maestà ricorse al suo indiscusso diritto di rappresaglia per violazione di diritto internazionale da parte del suo avversario e scelse a questo scopo il provvedimento a suo giudizio più appropriato per controbilanciare le illegalità commesse dal Governo tedesco. Nei suoi effetti sui neutrali -tuttavia -questo provvedimento è del tutto diverso dalla immorale procedura adottata dalla Germania poichè esso non comporta la distruzione delle navi con i loro carichi e passeggeri. 5. -Relativamente all'affermazione del Governo italiano che l'azione intrapresa dal Governo britannico implica una violazione della Dichiarazione di Parigi, il Governo di Sua Maestà, mentre riserva il suo atteggiamento per quanto riguarda i limiti entro i quali l'art. 2 della dichiarazione può essere considerato, nelle presenti circostanze, come concernente le esportazioni tedesche, trasportate, da navi neutrali, desidera far presente che l'azione tedesca in sè stessa, azione contro la quale sono

state prese per rappresaglia le misure in questione, comporta una patente violazione degli articoli 2 e 3 della Dichiarazione.

I sottomarini tedeschi e le mine, cosi come sono spesso impiegati nella presente guerra, non rispettano le merci inglesi su navi neutrali più di quanto rispettino merci neutrali su navi inglesi.

6. -Per quanto concerne l'obiezione generale sollevata dal Governo italiano circa le misure di controllo del contrabbando adottate dal Governo di Sua Maestà relativamente al commercio marittimo degli Stati non belligeranti, il Governo di Sua Maestà desidera far presente che la sua azione al riguardo riposa sul largo fondamento che esso ha diritto nell'esercizio dei suoi legittimi diritti di belligerante di accertare la destinazione dei carichi che passano attraverso il suo controllo del contrabbando al fine di distinguere tra le merci che sono di tale natura ed hanno tale destinazione da rendere necessario il sottoporle a cattura, e le altre merci. 7. -Per quanto concerne i vari punti specifici sollevati dal Governo italiano su su questo argomento, il sistema, di cui ci si lamenta, (tra le altre cose perchè comporta una documentazione eccessiva) è stato introdotto quasi interamente in vista di assicurare il passaggio veloce e facile delle navi neutrali attraverso il controllo. Bisogna riconoscere che il dirottamento delle navi neutrali è necessario per l'esercizio del controllo in speciali condizioni, ed è particolarmente in relazione a ciò che i più grandi sforzi sono stati compiuti dal Governo di S. M. per venire incontro al desiderio del Governo italiano e degli altri Governi neutrali. Per quanto concerne il Mediterraneo Occidentale, dopo ampia discussione col Governo italiano e con gli armatori i cui interessi erano toccati, sono stati presi accordi che rendono il dirottamento delle navi neutrali non necessario tranne che in circostanze eccezionali; mentre per quanto concerne il Mediterraneo Orientale, è stato introdotto un numero di speciali facilitazioni, come l'istituzione in Aden di una base addizionale per il controllo del contrabbando. Come risultato di questi e di altri accordi, i lamentati ritardi nella navigazione sono stati ridotti in misura molto grande, come le stesse autorità italiane riconoscono. Per esempio, nel caso della Compagnia Italia un amichevole accordo con essa ha reso possibile ridurre la sosta delle sue navi a Gibilterra a poche ore. 8. -Per quanto riguarda la questione delle merci dichiarate di contrabbando, il Governo di Sua Maestà desidera far presente che il diritto internazionale riconosce ad ogni belligerante il diritto di determinare che cosa tratterà come contrabbando, nell'ambito della definizione generalmente accettata di contrabbando come ciò che è utile per condurre la guerra.

La storia ed il tempo hanno dimostrato che, poichè i metodi ·effettivi di condurre la guerra si sono sviluppati e nuove scoperte scientifiche sono state fatte, vi è stata una costante e naturale tendenza a modificare ed estendere il concetto di contrabbando.

Questa considerazione sembra che sia riconosciuta dal Governo italiano, poichè gli articoli 159 e 160 della Legge italiana di Guerra del 1938 (che appare non far distinzione tra contrabbando assoluto e condizionale) contengono una ristretta lista del contrabbando, limitata ad articoli di uso esclusivamente militare, ma prevedono che ogni altro articolo, ad eccezione dei medicinali e delle provviste di bordo, può essere aggiunto alla lista per decreto reale. Inoltre sulla questione generale della lista di contrabbando emanata dal Governo di Sua Maestà, il Governo italiano si accorgerà che questa lista è esattamente modellata su quella adottata dal Governo degli Stati Uniti nel 1917.

9. Le misure che il Governo di Sua Maestà ha ritenuto necessario prendere al fine di impedire l'uso dei sacchi postali per il trasporto del contrabbando, hanno già fatto oggetto col Governo italiano di una corrispondenza nella quale il Governo di Sua Maestà ha spiegato le ragioni che giustificano la sua azione ed ha avuto occasione di rilevare che la prassi del Governo di Sua Maestà in questa materia

non è in alcun modo incompatibile con le opinioni del Governo italiano quali sono rappresentate dall'art. 209 della Legge di Guerra italiana del 1938. Non vi è alcun • prelievo • di sacchi, ma solo un esame ai fini del controllo.

10. Il Governo di Sua Maestà spera che i commenti precedenti metteranno il

Governo italiano in ·condizioni di :formarsi un giusto apprezzamento della sua posizione in generale. Esso nota che il Governo italiano, nel penultimo paragrafo della sua comunicazione, afferma che le misure prese dal Governo di Sua Maestà sono considerate tali • da turbare e compromettere le relazioni economiche e politiche tra l'Italia e la Gran Bretagna quali furono stabilite dagli Accordi del 16 aprile 1938 •. Il Governo di Sua Maestà per parte sua continua ad annettere grande importanza a quegli accordi che, secondo il suo punto di vista costituiscono un elemento di stabilità nella struttura politica del settore del Mediterraneo e sarebbe dispiacente di sentire che la loro validità è stata in qualsiasi modo compromessa da misure che il Governo di Sua Maestà è costretto a prendere nell'esercizio dei suoi diritti di belligerante. Fin dallo scoppio della guerra il Governo di Sua Maestà si è sforzato, in consultazione con le autorità italiane competenti, di rimuovere le cause di lagnanza appena sorgevano. La presente risposta sarà stata redatta invano se non riesce a convincere il Governo italiano della continuata intenzione del Governo di Sua Maestà di aver per gli interessi dell'Italia e degli altri neutrali, il più grande riguardo che è compatibile col mantenimento di quelle misure di legittimo controllo che esso ritiene necessarie per condurre la guerra (1).

(l) Vedi D. 436.

589

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 179. Tokio, 20 marzo 1940, ore 10,35 (per. giorno 21, ore 10,30).

Ministro della Guerra aveva cercato opporsi a nomina Sato come Capo della Missione ma non è riuscito vincere resistenza del Primo Ministro e del Ministro Esteri i quali si .sono fondati anche sul fatto che prima designazione di Sato era partita da codesto Ambasciatore del Giappone che è già stato suo dipendente.

Militari confermano che scopo principale missione è cercare rafforzare amicizia.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 137. Mosca, 20 marzo 1940, ore 13,09 (per. ore 16,40).

Stampa pubblica seguente comunicato Tass: «Stampa estera comunica che fra Finlandia Svezia Norvegia condurrebberonsi trattative per conclusione alleanza difensiva scopo difesa militare confini Finlandia. Comunicasi altresl che U.R.S.S. non obbietterebbe contro simile alleanza difensiva. Tass autorizzata dichiarare queste notizie circa posizione U.R.S.S. non corrispondono realtà poichè come risulta dal noto discorso antisovietico Presidente Storting norvegese Hambro del 14 corrente simile alleanza sarebbe diretta contro U.R.S.S. e sarebbe diretta contrasto col Trattato pace concluso fra U.R.S.S. Finlandia 12 corrente».

(l) La presente traduzione reca il visto di Mussolini.

591

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 139. Washington, 20 marzo 1940, ore 17,36 (per. giorno 21, ore 2,45). Convegno del Brennero ha in un primo tempo qui dato luogo alle più sensazionali, varie, spesso divergenti interpretazioni circa scopo incontro DuceHitler. Nota predominante era però che si trattasse di concertare mossa in vista di una pace sfruttando successo germanico per conclusione conflitto russofinlandese. Visita Ribbentrop al Papa e presenza Italia sig. Welles erano citate come elementi che avvaloravano induzioni in tal senso. Dichiarazioni Chamberlain alla Camera dei Comuni, notizie da Berlino secondo cui quel Governo avrebbe dichiarato ridicole intenzioni di una offensiva pace attribuite Reich, nette dichiarazioni Welles che nessun piano pace è stato da lui recato o a lui presentato, articoli Gayda Ansaldo oggi riportati fanno però ora mutare tono stampa circa quello che sarebbe reale significato incontro Brennero.

Si pensa così prevalentemente che colloquio abbia avuto scopi connessi a ulteriori sviluppi guerra e non a tentativi per raggiungere pace.

592

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Helsinki, 20 marzo 1940, ore 23,26 (per. giorno 21, ore 3,15). Mio telegramma n. 110 (1). Odierno comunicato Agenzia Tass che smentisce, a distanza di cinque g'iorni, asserzione finlandese supposta acquiescenza russa a progetto Stati nordici dichiara invece ,che eventuale accordo sarebbe considerato come diretto contro l'U.R.S.S., produce doccia fredda su ingenui e prematuri entusiasmi locali verso iniziativa da ritenersi orma'i come gravemente compromessa. Risposta finlandese con comunicato ufficioso di questa sera tendente a dimostrare che trattasi malinteso e che «alleanza non sarebbe diretta contro alcuno» tradisce evidente emozione questi dirigenti che non possono non scorgere in tale primo veto russo grave monito per avvenire loro iniziative politiche. Ritardo di alcuni giorni nella formulazione di tale monito può forse significare recrudescenza sospetti da parte dei moscoviti di fronte recentissima reazione di Parigi e Londra per la pace russo-finlandese.

Mi sembra comunque difficile ,che Finlandia nella situazione in cui si trova possa trascurare significato del «veto » sovietico.

(l) Non pubblicato.

593

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Stoccolma, 20 marzo 1940, ore 23,55 (per. giorno 21, ore 2,45).

Comunicato dell'A·genzia Tass circa significato che Mosca attribuisce trat· tato d'alleanza nordica ha provo·cato dichiarazioni fatte a giornali locali da Ministro degli Affari Esteri Gunther di cui Stefani odierno.

Come riferito con mio telegramma n. 42 (1), questo Ministro degli Affari Esteri mostratosi da principio molto cauto accettare proposte Finlandia appunto volendo accertarsi prima lettera e spirito clausole in materia incluse trattato russo-finlandese. Ho avuto d'altronde impressione che Gunther più che interesse Svezia considerava dovere morale questa ultima venire incontro desiderio Finlandia dato clima creato nell'opinione pubblica qui ed altrove da condizioni pace imposte dalla Russia. Se Mosca dovesse prendere netta posizione, potrebbe qui ripresentarsi situazione delicata. Iniziativa ed ulteriore insistenza finlandese potrebbero, se non essere state originate, prestarsi nuove manovre alleati in atmosfera non rasserenata come può anche rilevarsi contenuto mio telegramma

n. 44 (2).

594

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 20. Belgrado, 20 marzo 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma pre corriere n. 018 in data 13 corrente (3).

Ieri durante conversazione ,con Ministro Aggiunto Affari Esteri Smilian!é, questi, nel ripetere esame attuale situazione tendente a riaffermare mira costantemente ripetuta del «mantenimento della pace nei Balcani» ha accennato alla Romania, indicando « che sua posizione sembra ormai più chiara anche nei riguardi Germania » e alla Turchia, dicendo che anche la Turchia « nonostante il patto con gli alleati » sembra aver assunto ormai una attitudine più ragionevole quella cioè « di non muoversi se non attaccata ». Durante conversazione Smilianié ha nuovamente avuto a·ccenti molto .cauti ed abili, ma non meno chiari che indicano sua preoccupazione per eventuali mire tedesche e soprattutto per attuale azione tedesca in .Jugoslavia.

595

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 5. Copenaghen, 20 marzo 1940 (per. giorno 23).

Mi riferisco al telegramma per corriere di V. E. n. 3578 del 14 febbraio scorso (4) giunto 13 corr.

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che a metà febbraio ricevette dal Ministro degli Stati Uniti promemoria in cui si esponeva convenienza per gli Stati neutrali di prendere contatti fin da ora per concorde azione comune problemi economici e di disarmo che si presenteranno alla fine ostilità.

Governo danese non solo ha dato sua adesione, ma ha suggerito che i necessari contatti non abbiano luogo per l'ordinaria via diplomatica ma a mezzo apposita conferenza da riunirsi fin da ora in una capitale neutrale europea.

Questo mio collega olandese mi ha detto confidenzialmente che aveva avuto istruzioni 'informare governo danese che mentre Governo americano nel rivolgersi allo stesso scopo al suo governo aveva raccomandato che le trattative rimanessero segrete governo olandese aveva espresso parere convenisse dare iniziativa massima pubblicità avanzando per primo proposta riunire subito apposita conferenza. Risposta danese si era confermata a questo punto di vista.

(l) -Vedi D. 551. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 541. (4) -Non pubblicato.
596

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 833/335. Roma, 20 marzo 1940 (1).

Ho stamane visitato Sua Eminenza il Cardinale Maglione riportandone confermata l'impressione, già precedentemente avuta, ·che in Vaticano-soprattutto nelle alte sfere dirigenti -pure attribuendo moltissima 'importanza al colloquio del Brennero, non si sono prestati a drammatizzarlo, reagendo anzi alle interpretazioni precipitate e sensazionali che dovunque si è cercato di darvi.

Il Papa ed il Cardinale Maglione sulla base delle loro informazioni si sono convinti che sia prematuro, per il momento, avanzare proposte di pace. Una tale convinzione si è rafforzata dopo il loro colloquio con Welles che è arrivato, dopo la sua ricognizione, a conclusioni piuttosto pessimistiche; (egli ha detto, tra l'altro che di tutte le personalità che ha avuto occasione di avvicinare in Germania la più trattabile è ancora Hitler).

Nei circoli vaticani è arrivata da fonte tedesca la notizia che il Duce avrebbe promesso in modo formale ad Hitler che al momento opportuno l'Italia scenderà in guerra a fianco della Germania.

Ma il Papa ed il Suo Segretario di Stato, non avendo sicuri elementi circa la fondatezza di tale notizia -che sarebbe avvalorata dall'altra relativa all'inizio imminente di un'offensiva germanica -si dimostrano piuttosto riservati di fronte a tali voci ed esprimono la convinzione che il Duce, nella sua saggia politica, ispirata ad un senso di realismo e di equilibrio, mantèrrà per quanto possibile la linea fin qui seguita e, nella sua intuizione, deciderà secondo lo svolgersi degli avvenimenti facendo coincidere l'interesse dell'Italia con quell'opera di mediazione che Egli solo, con il suo personale prestigio e con la sua influenza, può svolgere con successo.

Questo ultimo concetto è stato accompagnato da calorosi sentimenti di fiducia nel Duce (2) (3).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -n presente docwnento reca il visto di Mussolini.

(3) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. I, cit., pp. 106-110.

597

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Roma, 20 marzo 1940.

In the Exchange of Military Information which took piace on January 10th, 1940 the British War Office informed the Italian Ministry of War that it was proposed to send to Egypt and Palestine during 1940 the following formati:ons:

one cavalry division two infantry divions.

I announced the arrivai of the two infantry divisions at the beginning of February (l) and I am now able to state that the cavalry division has also arrived in Palestine (2).

598

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 20 marzo 1940.

Plessen è venuto a dirmi che il 21 marzo prossimo per i tipi di Flammarion verrà pubblicato 'il cosidetto Libro Bianco polacco. Secondo informazioni pervenute all'Ambasciata di Germania le bozze di tale Libro Bianco sono state rimesse da un :fìunzionario polacco ad un funzionario del Ministero degli Affari Esteri e da questi consegnate al Direttore di Relazioni InternazionaLi che ne curerà la pubblicazione nella sua rivista il 23 marzo p. v.

Su conformi istruzioni del suo Governo Plessen prega V. E. di voler vietare la pubblicazione anzidetta.

599

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Parigi, 21 marzo 1940, ore 14,35 (per. ore 15,50). Mio telegramma 200 (3). Crisi provocata dagli avvenimenti finlandesi ha avuto ampiezza maggiore

di quello che si prevedeva anche dopo voto Senato.

Numero rilevantissimo astensioni deputati appartenenti a tutti partiti ha causato sorpresa per gli stessi parlamentari e dimostra non trattarsi manovra combinata ma indica reale disorientamento e malcontento della Camera più volte segnalati.

Daladier ha preferito lasciare al suo antagonista Reynaud difficile successione giacchè questi non riunisce certo adeguata maggioranza consensi e simpatie. Reynaud rappresenta come è noto tendenza guerrafondaia ed influenza inglese gruppo Churchill. Vi è chi preconizza cambiamento ministeriale 'in Inghilterra nello stesso senso.

(l) -n documento cui si fa riferimento, non pubblicato, è di contenuto identico al presente, ma ha la forma di nota verbale e porta come titolo la seguente frase: • Information to be given by H. E. to Count Ciano in strict confidence and for the information of Signor Musso!ini only •· (2) -Il documento porta la seguente norta di Anfuso in data 22 marzo 1940: • Consegnatane una copia al sig. von Plessen giusta le istruzioni di S. E. Ciano •· (3) -Vedi D. 561.
600

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 232. Berlino, 21 marzo 1940, ore 17,30.

Mio telegramma n. 231 (1).

Voci giornalistiche che partenza Ambasciatore U.R.S.S. per Mosca preluderebbe imminente visita Molotov a Berlino mi vengono smentite da questo Ministero Affari Esteri.

Stesso Ministero mi ha detto che visita Molotov è naturalmente prevista, ma che attuale viaggio Ambasciatore non è in diretto rapporto con essa e che questa Ambasciata sovietica ha soltanto comunicato che Ambasciatore si assentava per brevissimi giorni.

601

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. PER CORRIERE 6803 P. R. Roma, 21 mar,zo 1940, ore 19,30.

Vostro 90 (2).

Sono anche io convinto che atteggiamento spagnolo nella questione regolamento debiti ed accordo commerciale non sia dovuto a sentimenti antitaliani, ma non posso non rilevare come sistematico c no ~ opposto a tutte nostre giuste richieste nel campo economico-commerciale (es. Alti Forni Sagunto, Banca Lavoro, Istituto Nazionale Assicurazioni, Minerale Riff, ecc.) finisca in definitiva per avere una rilevante portata politica, perchè dimostra chiaramente malvolere codesto Governo in tutto quello che sarebbe l'onesta esecuzione di 'impegni presi

o di promesse fatte.

Beigbeder invece di darci ora delle vaghe ed incerte assicurazioni per un « deciso orientamento verso di noi » e cercare di sanare la penosissima ·impressione prodotta dall'atteggiamento spagnolo in tale questione con delle «parole», farebbe meglio a spingere suo Governo a fornirci in occasione accordi in trattazione delle precise e concrete prove di tale «orientamento».

Secondo il vostro desiderio mi astengo per il momento dal segnalare contenuto vostri telegrammi 87 (3) e 90 ai ministeri tecnici, onde evitare ·che si interferisca nei vostri negoziati, che spero giungano al più presto a delle buone

conclusioni alle quali, come vi ho già telegrafato, si interessa personalmente il Duce. Comunque son certo che la Vostra opera è stata attivissima e che non mancherete di ottenere i massimi possibili risultati.

E vi confermo il pieno mandato.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 580. (3) -Vedi D. 573.
602

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 21. Belgmdo, 21 marzo 1940 (per. giorno 23). Con successivi fonogrammi Stefani speciale questa R. Legazione ha segnalato e con separato rapporto n. 1089/356 in data odierna (l) ha rirferito circa enorme ripercussione che ha prodotto anche in questa stampa incontro del Duce con il Fuehrer al Brennero. Tale ripercussione si estende ed è palese in ogni ambiente jugoslavo ove incontro viene posto senza esitazione su piano avvenimento storico di capitale importanza. Sotto valanga notizie spesso contraddittorie numerose fonti straniere, dopo primo momento incertezza e ansietà questa opinione pubblica si era in un secondo tempo orientata nettamente verso convincimento che incontro significasse nuovo tentativo pace. Reazione inglese e francese è stata anzi giudicata, non senza asprezza, sproporzionata e intempestiva. Dopo questo secondo tempo avvenimento viene oggi con più calma e misura considerato in linee più larghe e proporzionate, inquadrandolo nei rapporti itala-tedeschi e connettendolo problemi di portata europea e mondiale legati interessi Italia e Germania, e soprattutto politica e azione Governo fascista. In ambienti responsabili notizie immutata attitudine Italia ampiamente dli.ffuse da tutta la stampa hanno prodotto senso grande soddisfazione. In conversazione con Ministro Aggiunto Affari Esteri Smilianié questi le ha poste in rilievo connettendole con tema costante politica mantenimento pace nei Balcani. Egli ha accennato nella stessa conversazione a notizia data da corrispondente romano Vreme, che l'attribuisce a circoli inglesi, di un progetto di patto italatedesco-russo, senza mostrare di annettervi maggiore importanza che non vada attribuita a voce pervenuta in questa forma. In conclusione rimane in primo piano impressione enorme incontro, con

vinzione sua straordinaria portata nella situazione europea e ansiosa aspettativa sviluppi ulteriori in relazione mantenimento pace Balcani.

603

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 22. Belgrado, 21 marzo 1940 (per. giorno 26).

Sono stato ricevuto oggi da Presidente Consiglio Cvetkovié per prima visita protocollare. Dopo frasi di prammatica ma molto cordiali con incisività e rapi

dità evidentemente cercata di uomo politico ma non senza accenni di franchezza ha parlato situazione attuale e posizione Jugoslavia, insistendo su seguenti punti. Ottime relazioni attuali itala-jugoslave e 'interesse reciproco a mantenerle e coltivarle. Politica Italia per mantenimento pace nei Balcani, sul quale Jugoslavia conta come fattore primissimo piano sua attitudine. In accenni alla situazione è da notare che ha francamente alluso a difficoltà create da francesi ed inglesi i quali pretenderebbero che Jugoslavia non mantenesse traffici con Germania neppure nel volume normale anni precedenti. Ma ha opposto Presidente Consiglio, nostri naturali mercati sono Italia e Germania e pretesa stornare qualsiasi di essi, è assurda.

A varie riprese durante colloquio ha sottolineato con molto calore storica ·importanza incontro Brennero per attuale situazione Europea e connettendolo mantenimento pace nei Balcani.

Ha dedicato larga parte conversazione con sincera ammirazione all'Italia ove ha vissuto vario tempo particolarmente dopo ritirata serba nella Grande Guerra. Cvetkovié fu in quell'occasione anch'egli salvato dalle navi 'italiane.

(l) Non pubblicato.

604

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Londra, 21 marzo 1940.

Con una lettera in data 12 corrente (l) Ti ho riferito quanto mi risultava circa una prossima venuta a Roma dell'avv.' Dingli, a Te già noto, e circa la missione affidatagli in tale occasione.

Vengo ora informato che Dingli, il quale si proporrebbe di partire giovedì prossimo 28 corrente, è stato anche in questi ultimi giorni e più volte sollecitato di adempiere al più presto e nel miglior modo la sua missione. Gli è stato a tale riguardo confermato ancora oggi, per il consueto diretto tramite, che il Primo Ministro mantiene immutato il proprio punto di vista, favorevole ad una politica di amichevoli relazioni con t'Italia, e deciso a non tralasciare alcuna occasione per mantenere diretti contatti con il Governo fascista.

Va rilevato che tali sentimenti di Chamberlain vengono espressi e confermati anche dopo le note dichiarazioni da lui fatte ai Comuni sull'incontro del Brennero. A questo r1guardo mi si è fatto osservare che il Primo Ministro, che si è pubblicamente dichiarato l'uomo del riavvicinamento con l'Italia e che a questa sua politica ha dato la clamorosa sanz:ione dell'allontanamento di Eden dal Foreign Ofjice, ha voluto e dovuto tener corito di alcune correnti politiche che si mostrano oggi decisamente favorevoli ad una «precisazione » della posizione dei principali Stati fin qui estranei al conflitto, Italia compresa, nei riguardi della Gran Bretagna. Egli ha inteso nella seduta di martedì scorso di mostrarsi a sufficienza intransigente e deciso, e mettere così al coperto da eventuali critiche la sua persona: ma ciò non interferisce menomamente nella linea politica

che egli intende tuttora seguire, e alla quale sarebbe direttamente connessa

la prossima venuta di Dingli a Roma e l'incarico che egli vi dovrà espletare.

Ho creduto doveroso far seguito alla mia precedente lettera per riferirTi

quanto mi è stato nuovamente comunicato circa quelle che sarebbero tuttora

le intenzioni del Primo Ministro nei nostri riguardi affinchè Tu abbia anche da

Londra ogni utile elemento di valutazione della situazione quale appare alla

data di oggi.

.ALLEGATO I

COMUNICAZIONE PER L'AMBASCIATORE BASTIANINI

l. -La comunicazione del Primo Ministro in data 8 marzo è la seguente:

c n Primo Ministro desidera di far conoscere a Mussolini e a Ciano che egli

è animato dai sentimenti più amichevoli verso l'Italia e che egli ispirerà la sua

azione a tali sentimenti. Il Primo Ministro. desidera far pervenire questo suo mes

saggio di goodwill.

Il Primo Ministro è convinto, circa la questione del carbone, della possibilità di trovare una soluzione per le navi carboniere italiane detenute ai Downs, e non lascerà nulla di intentato al riguardo.

n Primo Ministro ritiene che un accordo commerciale che sia soddisfacente e vantaggioso per ambedue i Paesi e compatibile coi principi e la situazione di ciascuno di essi, possa essere, ove si voglia, facilmente raggiunto •.

2. -La comunicazione del Primo Ministro in data 8 marzo è stata confermata successivamente e da ultimo in data 21 marzo, cioè dopo l'incontro del Brennero e il dibattito ai Comuni a seguito della pace finlandese. L'incontro del Brennero non ha suscitato reazioni contrarie o pessimistiche nel Primo Ministro, il quale è fermamente convinto della volontà di pace e di ricostruzione europea che ispira la politica del Duce.

Il Primo Ministro ha una meta fondamentale: una Europa in condizioni di pace duratura. Nessuno apprezza meglio di lui la necessità di lavorare radicalmente e in ogni senso per raggiungere questa meta, e non sarà certamente lui che bloccherà le vie indispensabili al suo raggiungimento.

Uomo di convinzioni tenaci, il Primo Ministro è profondamente convinto che Mussolini mira alla stessa meta, e vede in 'lui, in tal senso, un collaboratore. Appunto perchè l'opera di Mussolini è considerata indispensabile per l'eventuale ricostruzione europea a cui il Primo Ministro mira, il Primo Ministro ha incaricato Dingli di recarsi a Roma allo scopo di poter sapere se Mussolini e Ciano sono d'accordo con lui su quanto costituisce il suo pensiero circa la meta da raggiungere, e per ricevere intanto tutti quei suggerimenti che Mussolini e Ciano crederanno di fare nei riguardi dei rapporti reciproci dei due Paesi, fìnchè dura l'attuale conflitto.

3. -Nel trasmettere, in via strettamente confidenziale e non ufficiale, la comunicazione del Primo Ministro, Dingli dovrà accertare nello spirito più franco e più fiducioso i sentimenti esistenti e individuare quelle difficoltà e quegli ostacoli che occorrerà sormontare o rimuovere.

Qualunque eventuale suggerimento o comunicazione di Mussolini o di Ciano sarà riferita da Dingli al Primo Ministro egualmente in via assolutamente confidenziale e non ufficiale (1).

.ALLEGATO II

COMUNICAZIONE PER L'AMBASCIATORE BASTIANINI

La buona volontà e i sentimenti amichevoli del Primo Ministro nei riguardi dell'Italia trovano una riprova anche nei suoi recenti interventi personali in questioni particolari concernenti i due Paesi.

È stato il Primo Ministro il quale ha deciso e fatto approvare dal Gabinetto britannico la misura che autorizzava il libero proseguimento in Italia dei carichi di carbone tedesco già sequestrato. '

Circa i negoziati anglo-italiani, il Primo Ministro ha provato il più vivo disappunto nell'apprenderne il fallimento, da lui attribuito ad una errata valutazione di taluni principi fondamentali nell'impostazione dei negoziati stessi. Il Primo Ministro è infatti convinto che sia gli ideali che gli stessi interessi di una grande Nazione sono fondati su principi da cui esula l'elemento puramente materiale, ed esclude quindi a priori che compensi materiali possano esser sufficienti ad assicurare alla Gran Bretagna la collaborazione dell'Italia. È in tale spirito che egli ha ora deciso di inviare a Roma in un primo momento, per riprendere i negoziati in questione, il sig. Playfair, tecnico della Tesoreria britannica, con lo scopo di accertare le possibilità di un accordo unicamente sul terreno commerciale nell'interesse degli scambi economici fra i due Paesi.

Circa le interpretazioni date ad alcuni passaggi di discorsi pronunziati recentemente da membri del Governo (Halifax e Stanley) nel senso che essi fossero indizi di una nuova politica di pressione sui neutrali affinchè dichiarino le loro intenzioni, un punto è ben chiaro e cioè che il Primo Ministro e tutte le persone effettivamente responsabili sono contrarie a qualsiasi politica di pressione diretta contro l'Italia.

Il riferimento all'incontro del Brennero fatto dal Primo Ministro ai Comuni deve attribuirsi, per quanto la fraseologia usata potesse apparire caustica, a ragioni di politica interna.

Una «coda • del partito conservatore ed una sezione dei partiti di opposizione sarebbero desiderose di forzare l'attuale andamento della guerra, anche a costo di obbligare i neutrali a dichiararsi. Queste correnti non hanno sino ad oggi il sopravvento, ma non possono essere trascurate dal Primo Ministro, a cui si è anche talvolta rimproverato di essere stato particolarmente troppo arrendevole verso l'Italia. Ciò spiega i noti riferimenti nei recenti discorsi di Halifax, di Stanley e dello stesso Primo Ministro.

(l) Vedi D. 537.

(l) Il presente appunto reca il visto di Mussolini.

605

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 119. Helsinki, 22 ma1·zo 1940, OTe 7,24 (per. ore 9,35).

Mio telegramma n. 116 (1).

Questo mio collega tedesco condivide mie impressioni circa interpretazione comunicato stampa di ieri. Egli concorda nel ritenere che occorrerebbe massima prudenza da parte questi dirigenti nell'attuale periodo transizione in cui sorte di questo Paese può dipendere dalla natura dei rapporti che gli riuscirà ristabilire coi Sovieti.

Questo Ministro di Germania trova con me che parte dell'opinione pubblica ed anche qualche organo di stampa osino augurare instaurazione di un regime forte che, si dice, potrebbe fare capo Maresciallo Mannerheim. Se tali progetti devono costituire specie balsamo per l'uso interno, possono essere anche ammessi e compresi, ma se fossero destinati tradursi in realtà rappresenterebbero errore politico che non è da supporre resterebbe senza conseguenze.

Cambiamento attuale Governo, di cui si parla sempre più apertamente e che forse sarà attuato quanto prima dovrebbe restare nell'ambito di un rimpasto

che rimpiazzando Ministri dimissionari eliminasse da direzione generale della politica estera anche questo Ministro degli Affari Esteri piuttosto compromesso dal suo atteggiamento intransigent·e.

(l) Vedi D. 592.

606

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 63. Budapest, 22 marzo 1940, ore 18,35·. Mio telegramma n. 61 (1). Vice Ministro Affari Esteri in assenza Ministro Esteri mi ha detto oggi essere informato da Roma per parte di V. E. che le conversazioni Brennero costituiscono nuova documentazione rapporti italo-tedeschi nel quadro Asse e che voci intese italo-russe in merito situazione Europa sud-est ed altre sono destituite di fondamento. Era altresl iniormato che Weizsiicker, premesso che non era tuttora in possesso relazione conversazioni Brennero, aveva non di meno detto quel Ministro di Ungheria che le conversazioni stesse consistevano seguenti punti: riconferma rapporti italo-tedeschi; nessuna iniziativa pace ma anzi proseguimento guerra; nessuna attività germanica in vista intese italo-russe, le quali per altro riguarderebbero semplicemente allineamento su « dettagli tecnici » e aveva poi soggiunto che la pace Europa sud-est sarebbe assicurata e che possibilità conflitto Siria sarebbe paralizzata di fatto dall'Italia.

Mi è sembrato che duplice indicazione escludente particolari intese con i Sovieti sia qui accolta con una certa soddisiazione.

607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DELL'AFRICA ITALIANA, TERUZZI

T. A MANO 67 R. Roma, 22 marzo 1940, ore 18,40. Da fonte generalmente bene informata risulterebbe che il Governo francese in data 20 corr. ha comunicato a Gibuti le seguenti disposizioni: l) intensificare la vigilanza sui sudditi italiani specialmente quelli residenti nella Somalia francese; 2) intensificare egualmente la vigilanza sui greci in generale e sui greci di origine ma di cittadinanza italiana; 3) disporre per la mobilitazione di tutti gli indigeni.

Sarebbe altresl stato disposto per l'invio a Gibuti di una squadra di sei navi da guerra con rifornimenti.

34 - Documenti diplomatici · Serie IX · Vol. III.

(l) Non pubblicato.

608

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 1271/52.4. Budapest, 22 'TJUirzo 1940 (per. giorno 29).

Ho riferito gli echi della stampa in relazione al viaggio del Conte Teleki

a Roma. Soggiungo che l'interesse ed anche l'attesa per i colloqui del Presidente

del Consiglio ungherese, sono altissimi in questi circoli politici e di Governo.

Si è voluto nondimeno rilevare da alcuni che il viaggio del Conte Teleki, nelle particolarissime attuali congiunture, che danno speciale rilievo ai colloqui che egli avrà a Roma, potrebbe altresì costituire un indizio nei riflessi interni, per il fatto che non sia stata ritenuta necessaria anche la presenza del Conte Csaky, nonostante la sua qualità di Ministro degli Affari Esteri e i contatti da 1ui avuti con V. E. in occasione dell'incontro di Venezia.

Segnalo tali rilievi a V. E. in quanto essi si riallacciano a voci già corse per l'addietro, e di qui segnalate all' E. V., di qualche freddezza fra i predetti due uomini politici ungheresi e delle aspirazioni del Conte Teleki, antico Ministro degli Affari Esteri egli stesso, di riassumere, insieme con la Presidenza. quel Dicastero.

Nuove voci sono corse nello stesso senso in questi ultimi tempi, non senza qualche attacco personale nei riguardi del Conte Csaky, compreso qualche allusione, in verità poco credibile di precedenti contatti di questi con il gruppocrocefrecciato Hubay-Prasz.

Personalmente, nei circoli di Governo e nei miei primi contatti col Presidente del Consiglio e col Conte Csaky, non ho potuto constatare nulla che autorizzi a prestar fede alle surriferite voci, se non l'ombra forse ·di una riserva dell'uno verso l'altro, non improbabilmente di carattere esclusivamente formale,. fra gente che alle forme è certamente molto attaccata.

609

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1493. Sofia, 22 marzo 1940 (per. giorno 10 aprile). In occasione delle mie visite di presentazione a:i miei colleghi Ministri Plenipotenziari qui residenti, mi è stato dato di raccogliere non poche impressioni sulla situazione realmente oggi esistente in questo Paese. Nel complesso è diffusa a Sofia l'opinione che la Bulgaria voglia ed intenda effettivamente, secondo le numerose e ripetute dichiarazioni degli uomini che la dirigono, perseguire in ogni modo una politica di astensione dall'attuale conflitto. Gli stessi Ministri degli Stati balcanici confinanti, Grecia, Jugoslavia e Romania, propendono per l'idea che Sofia, ammaestrata dalle non poche dolorose esperienze passate, non intenda assolutamente per ora porre sul tappeto, in forma minacciosa e violenta, la questione delle sue rivendicazioni nazionali

e voglia, secondo le parole pronunziate in questi giorni al Parlamento dal Ministro degli Esteri, Popov, seguire la linea di mantenere buoni rapporti con i suoi

numerosi vicini. L'atteggiamento assunto dal Governo bulgaro in occasione dei recenti pkcoli, ma significativi incidenti di frontiera in Dobrugia ed in Tracia, e sui quali ho precedentemente riferito, atteggiamento dettato da una precisa volontà di minimizzare e soffocare gli incidenti stessi, appare appunto esserne la prova provata.

Per quanto invece si riferisce alla realtà ed alla intensità dei rapporti bulgaro-sovietici ho trovato nei miei colleghi le opinioni più disparate. Così alcuni, e naturalmente lo stesso Ministro del Reich, Barone von Richthofen, che evidentemente tiene a dichiarare ,che Mosca non vuole turbare le acque nei Bakani, pensano che la Bulgaria nutra, è vero, tuttora, la tradizionale, vecchia simpatia per la Russia, sempre considerata Madre di tutti gli Slavi, ma non intenda approfondire i contatti ad un punto tale da vedere in qualche modo Mosca (dove tuttora, tra l'altro, risiedono non pochi fuorusciti politic'i bulgari che fanno capo allo stesso Dimitrov) mettere qualche salda radice in Bulgaria. E a sostegno della tesi adducono le parole che il sig. Popov non si stanca di quotidianamente dire a chi si reca a visitarlo circa le intenzioni del Governo bulgaro di stroncare qualsiasi tentativo comunista, e soprattutto si appellano al contegno ed alla capacità del Re Boris (ritenuto sempre e sempre più e specie dopo la caduta del sig. Kiosseivanov, il vero inspiratore della politica e dell'azione del Paese) il qual-e, qualora la Bulgaria prendesse una netta inclinazione filosovietica, finirebbe, in sostanza ed in realtà, per rischiare la stessa Corona.

La tesi opposta invece, che mi pare sostenuta soprattutto dai rappresentanti dei Paesi a tendenza anticomunista, quali l'Ungheria, il Giappone ed il Belgio, è che il popolo bulgaro, esacerbato dalle tante disavventure, non può vedere, per i suoi problemi interni ed esterni, altra soluzione, checchè dicano o facc'iano i suoi attuali dirigenti, che una netta affermazione balcanica della Russia sovietica, la quale, in contrasto con i tradizionali avver,sari turchi e romeni, non potrebbe non favorire un maggiore sviluppo della slava Bulgaria. A ciò si aggiunge la constatazione -e questo è vero -che le condizioni materiali del popolo bulgaro, particolarmente nelle campagne, sono talmente modeste, per non dire misere, che la sovrapposizione sul Paese di una cosi detta civiltà comunista e di una economia bolscevica sarebbe praticamente la cosa più semplice del mondo, destinata ad avvenire quasi naturalmente e senza nessuna profonda scossa.

Questa seconda tesi, quindi, considera ed interpreta tutti gli sviluppi e le attuazioni recenti dei rapporti russo-bulgari (accordo commerciale, istituzione della linea aerea Mosca-Sofia, istituzione, prevista, di linee commerciali sovietiche di navigazione nel Mar Nero, apertura in Sofia di librerie sovietiche, vendita nelle città bulgare dei giornali di Mosca, ecc.) come inevitabili progressi di una situazione che un bel giorno, e specialmente se dovesse avvenire una scossa esterna, farebbe traboccare il vaso. Principali fautori di questa trasformazione comunista o comunque comunistoide dei Paese sarebbero soprattutto i giovani bulgari che oggi, figli di poveri contadini e privi praticamente di qualsiasi mezzo di vita, gremiscono in modo inverosimile scuole e persino università, finendo per creare una vera «intelligenza», ossia una dasse di spostati che domani saranno avvocati, giornalisti, professionisti in genere, dotati di cultura notevole ma imprigionati inesorabilmente nelle strettoie senza uscita di una esistenza grama e tristissima. Questi giovani ad un certo punto, a simiglianza di quanto avvenne ai loro fratelli maggiori che costituiscono le prime schiere intellettuali del comunismo russo, dovrebbero finire per sovvertire l'attuale stato di cose.

Non mi è dato naturalmente giudicare oggi sulla bontà di queste due tesi contrastanti. Evidentemente ciascuna di esse contiene qualche battuta di vero

o almeno di verosimile, come rivela esagerazioni eccessive. In altre parole, come in tutte le situazioni, la verità dovrebbe trovarsi nel mezzo. Se cioè quindi da una parte il popolo bulgaro in generale non potrebbe non augurarsi, per ragioni tradizionali o contingenti, una affermazione sovietica ai danni di Romania e di Turchia, dall'altra le classi dirigenti del Paese che si raggruppano intorno alla Monarchia (che, per la sua progressiva bulgarizzazione, è peraltro indubbiamente, oggi, popolare) non possono non temere pericolosi eccessivi contatti con dottrine e prassi sovvertitrici. Una prova, in fondo, di questo senso di prudenza negli uomini che dirigono le sorti della Nazione si ha del resto appunto oggi nella rinnovata affermazione della politica dell'astensione dal conflitto europeo alla quale ho sopra accennato.

610

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 34. Belgrado, 23 marzo 1940, ore 0,35 (per. ore 5,30). Mio telegramma per corriere 21 in data 21 marzo (1). Dopo pubblicazione primi accenni da parte inglese progetto patto italatedesco-russo giornale Vreme esce oggi, sempre da fonte inglese, ma questa volta in corrispondenza da Londra con aperta tesi che in convegno Brennero Germania ha voluto rendere possibile collaborazione tra Italia e Russia dando all'Italia mani libere in Africa alla Germania nell'Europa centrale e alla Russia in Asia. Quasi tutta la stampa riprende tema collaborazione italo-russa. Insistenza produce qui evidente impressione per quanto dando luogo opinioni e discussioni divergenti. Dopo accenno fattomene da Ministro aggiunto e riferito con telegramma per corriere sopra citato -esso non è stato più direttamente toccato da Ministro degli Affari Esteri in conversazione che ho avuto stamane con lui per altri argomenti. Tuttavia egli ha ripetuto quasi testualmente altre frasi dello stesso giornale sempre nel numero odierno e cioè che vero contenuto conversazione Brennero non è conosciuto. Ha notato che solo elemento positivo è costituito finora da categoriche smentite date da tutte le parti di fronte diffuso convincimento trattarsi mediazione pace. Tutto ciò esposto con frasi premurose circa storica portata avvenimenti e vastità pro

blemi questo momento e concludendo insistentemente con persuasione che politica italiana per mantenimento pace Balcani rimane immutata.

(l) Vedi D. 602.

611

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PERSONALE 6959/157 P. R. Roma, 23 marzo 1940, ore 10,40.

Vostro telegramma n. 893 (1).

In relazione alla comunicazione che il gen. Bodenschatz ha fatto a codesto

Addetto Aeronautico, incaricate il col. Teucci di re,carsi da Bodenschatz e di .

fargli la seguente comunicazione per il Maresciallo Goering:

«Attualmente è in corso di ·costruzione, in serie, in Italia il nuovo can

none da 90/55 sul quale facciamo molto assegnamento. Si prega quindi il

Governo tedesco di tenere per ora a nostra disposizione le batterie ,contraeree

da 88 mm. per il momento in cui le richiederemo ai fini bellici». Non si deve

quindi stabilire alcuna data per il ritiro delle batterie offerteci (2).

Rimango in attesa di assicurazione.

612

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 31. Brusselle, 23 marzo 1940, ore 14,14 (per. ore 17,15).

Arrivato a Brusselle nel pomeriggio di avantieri sono stato ricevuto ieri, con una rapidità qui considerata come eccezionale e come segno di particolare omaggio all'Italia, dal Ministro degli Affari Esteri ed oggi da S. M. il Re per la presentazione in forma solenne delle lettere di dchiamo del mio predecessore e delle mie ·credenziali.

Nella conversazione avuta col sig. Spaak, questi, dopo i convenevoli di uso, ha trovato modo di dirmi che anche il Governo belga ha, in questo momento, l'impressione che i tedeschi -per quanto continuino ad avere molte truppe concentrate alla frontiera belga -non abbiano l'intenzione di invadere questo paese. Ministro degli Affari Esteri non mi ha nascosto il suo vivo compiacimento di constatare la fedele coincidenza di giudizi col Governo fascista ed ha tenuto ad affermare che il suo Governo continuerà a seguire la sua politica di neutralità perfetta e leale.

Egli si è !agnato della propaganda che i belligeranti fanno nel Belgio, considerando piuttosto eccessiva specialmente quella organizzata dai francesi.

S. M. il Re Leopoldo pur nei limiti del tradizionale cerimoniale mi ha riservato una accoglienza cordiale e lusinghiera.

(l) -Si tratta del T. p. c. 32 in data 19 marzo. Il numero 893 si riferisce al protocollo in arrivo e non viene normalmente usato nei riferimenti. Vedi D. 581. · (2) -Questa ultima frase è stata aggiunta a mano da Ciano.
613

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140. Mosca, 23 marzo 1940, ore 16 (per. ore 20,15).

Questo Ambasciatore di Germania si è recato alcuni giorni fa da Molotov per comunicargli risultato visita Roma Ribbentrop.

In un colloquio avuto con Ambasciatore di Germania questi mi ha detto che in seguito ordine tèlegrafico di Ribbentrop (l) aveva informato Commissario del Popolo per gli Affari Esteri che durante incontro di Roma si era anche parlato della possibilità di normalizzare le relazioni italo-russe ed aveva espresso desiderio conoscere pensiero di questo Governo sulla questione. Ambasciatore di Germania mi ha detto aver trovato Molotov «piuttosto negativo » : questi ringraziandolo comunicazione gli ha detto che Governo sovietico non vedeva motivo cambiare suo atteggiamento e si manteneva riservato sulla questione. Ritiro Ambasciatore sovietico era avvenuto per le seguenti ragioni:

l) per ritardo fuori dell'ordinario nella fissazione udienza reale;

2) per fischi con cui era stato accolto a Roma.

Molotov ha continuato dicendo che il Governo sovietico non si era mai spiegato come non si spiega ancora oggi motivo aperte ostilità italiane mentre constatava che la campagna anti-sovietica continuava tuttora nella stampa italiana. Ambasciatore di Germania mi ha fatto capire che sarebbe ritornato prossimamente sull'argomento con Molotov poichè era chiaro che questi non poteva avere per il futuro idee precise sulla questione prima di aver parlato con Stalin; egli contava quindi nella sua prossima conversazione constatare quale fosse il pensiero di Stalin in proposito (2).

Ambasciatore di Germania mi ha promesso tenermi informato.

614

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 70/160 R. Roma, 23 marzo 1940, ore 20,45.

Mio telegramma n. 157 (3).

A mezzo di Teucci fate al Maresciallo Goring la seguente comunicazione

da parte del Duce :

«Il Duce prega il Maresciallo Goring di voler cortesemente provvedere a che 100 (cento) batterie contraeree siano concentrate in Baviera e tenute ~t nostra disposizione in modo da poter essere da noi ritirate con la massima celerità al momento opportuno».

Assicurate.

615.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'fELESPR. SEGRETO 2,653/819. Berlino, 23 marzo 1940 (per. giorno 29).

Mio telespresso n. 2096/670 del 6 corrente (1).

Facendo seguito al mio telespresso sopracitato, mi onoro informare V. E. -che il Sottosegretario Woermann mi ha comunicato che, secondo informazioni assunte sul posto, nessuna missione militare francese o inglese si trova a Salonicco. È stato accertato invece che a Salonicco si trovano degli ufficiali francesi e inglesi e si suppone che siano incaricati della sorveglianza del traffico commerciale di quel porto.

Tali informazioni concordano, in massima, con quelle fornite dalla R. Legazione in Atene (telegramma ministeriale per corriere n. 6122 PR/C del 13 .corrente) (2) (3).

616.

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Teheran, 25 marzo 1940, ore 13,15 (per. ore 21,45).

Firma del Trattato di Commercio fra Iran e U.R.S.S. è avvenuta oggi con insolita solennità. Scià ha voluto marcare il suo speciale compiacimento conferendo un'alta decorazione a questo Ministro degli Affari Esteri. Notizia firma è stata poi accolta con senso di sollievo nei circoli governativi .e con vera gioia in quelli commerciali.

A questa Legazione Germania avvenimento viene considerato come una vittoria perchè rimuove per il momento peri·coli di perturbazione in questo settore del Medio Oriente, lascia aperto questo mercato ai rifornimenti materie -prime ed accorda facilitazioni al transito attraverso U.R.S.S. A questo Ministero della Guerra si dice rhe ora Iran potrà dedicarsi più tranquillamente al suo riarmamento.

617.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

'f. PERSONALE 7026/161 P. R. Roma, 25 marzo 1940, ore 19.

Mio telegramma n. 160 (4).

Mentre confermo che cento batterie antiaeree dovranno venir concentrate in Baviera a nostra disposizione, Vi comunico che il Duce ha disposto imme-diato ritiro da parte nostra delle tre batterie antiaeree, che Marras ha comunicato al Ministero della Guerra essere pronte per invio in Italia. Quindi Ministero Guerra procederà senz'altro a prendere accordi con Marras per ritiro dette batterie che avrà luogo settimana corrente.

(3f Il presente documento reca il visto di Mussolini.
(l) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 675. (2) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, VIII, cit., D. 684.

(3) Vedi D. 611.

(l) -Vedi D. 471. (2) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 614.
618

IL PRESIDENTE DELLA DELEGAZIONE BRITANNICA NELLA COMMISSIONE MISTA, GREENE, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI

L. PERSONALE S. N. Roma> 25 marzo 1940. As I informed you yesterday I consider that our most friendly discussions have shown that we are in complete agreement as to the principle of a State guarantee and the generai method of its application. In these circumstances I thought it desirable not to postpone my return to London since the matters of detail which remain to be discussed should present no insuperable difficulties. I consider that it will be better for me to be in London so that I can deal at that end with any questions which may arise, and my presence there will make 'it possible to settle any such questions with the greatest speed and in

a manner which will give satisfaction. Accordingly I am just starting for London.

619

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 69. Budapest, 26 marzo 1940> ore 20>20 (per. giorno 27> ore 1,30). Opinione ungherese continua seguire con estremo attentissimo interesse colloqui Teleki Roma. Stampa presenta ampia cronaca articoli inneggianti istituzionale amicizia italo-ungherese, smentisce differente interpretazione di varia fonte giornalisti esteri circa portata colloquio, particolarmente per quanto riguarda asseriti consigli italiani rinunziare aspirazioni nazionali ungheresi. Articolo ufficioso Pester Lloyd che si può ritenere rappresenti pensiero sostanziale circoli governativi, precisa che dal colloquio in corso rimarrebbe stabilito: Ungheria non può costituire oggetto politica estera e tanto meno sistemi zona di influenza o spazi vitali; leale amicizia italo-ungherese esclude vi siano pressanti richieste ungheresi di appoggio da far valere a Roma; Italia nè ora nè prima ha insistito per rinunzia Ungheria aspirazioni revisionistiche, che in un quadro europeo sono anzi comprese e approvate a Roma; ha avuto

luogo largo esame avvenimenti nel quadro perfetta armonia e interesse comune con obiettivo pace costruttrice.

620

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41. Gedda, 26 marzo 1940, ore 23 (per. giorno 27, ore 14,30). Questo Ministro Affari Esteri ad interim mi fa ·conoscere che Reggente Iraq si incontrerà prossimamente ·con Emiro Abdallah Transgiordania, mentre

Presidente del Consiglio dei Ministri iracheno Nuri Said ha progettato sua visita a Riad da effettuarsi fra qualche giorno.

Governo saudiano ritiene che incontro di cui si tratta è diretto a sostenere maggiormente politica inglese, e che con sua visita a Riad Nuri Said tenterà ... (l) atteggiamento assunto da Ibn Saud. Ma questo sa che tutti gli hascemiti sono suoi nemici personali e che esst agiscono sempre a suo danno e che loro politica è sottomessa agli interessi inglesi che sono in contrasto con quelli saudiani. Perciò egli è irriducibilmente contrario a politica degli hascemiti e teme che visita a Riad di Nuri Said possa servire a fare intendere che Saudia, Iraq e Transgiordania si trovino di comune accordo in favore della politica inglese. Per tale ragione, mentre egli si opporrà a qualsiasi tentativo di Nuri Said, desidera che dalla stazione Bari oppure Berlino venga radiodiffusa opportuna notizia al riguardo, facendola apparire proveniente da fonte attendibile (e non da Governo saudiano) e venga chiarito che sua politica non ha niente in comune con quella della Transgiordania e dell'Iraq, che Saudia intende mantenere sua stretta neutralità nell'attuale conflitto, e che tensione politica ·con Iraq non essendo ancora finita, Saudia ha rafforzato sua posizione militare nella regione limitrofa irachena.

621

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 24. Belgrado, 26 marzo 1940 (per. giorno 30). Smilianié, facendo precedere com'è sua consuetudine conversazione odierna per affari in corso da esame situazione generale (cui tende accentuatamente dare carattere amichevole e non formale scambio di idee) ha indicato fase attuale come di sospensione, in attesa sviluppo e conseguenze avvenimento centrale politica europea costituito da colloquio Brennero, e anche inizio fase a più o meno breve scadenza guerra guerreggiata. Ha con frase ironica sottolineato che tutti sono d'accordo che guerra deve essere combattuta sul suo teatro naturale vale a dire sul fronte occidentale -tranne quelli che effettivamente devono combatterla. Tale frase che indica ancora una volta preoccupazione costante questo paese -e cioè che conflitto dilaghi settore danubiano-balcanico coinvolgendo Jugoslavia -è stata accéntuata susseguenti considerazioni ad esempio insistente ricerca elementi che favoriscono possibilità pace -per quanto non più basata su prima ondata notizie e impressioni subito smentite che seguivano incontro Brennero. Smilianié è arrivato a dire dopo esame politico-militare situazione, e alcune considerazioni su direzioni possibile pressione sovietica (beninteso escludendo direzione balcanica) che veramente non capiva allo stato attuale delle cose, interesse alleati combattere Germania. Tale considerazione ha tanto più valore in quanto Sm'ilianié non è certamente sospetto parz.ialità Germania per quanto sua attitudine anche in questo campo sia sempre serena e corretta.

Circa situazione danubiano-balcanica -dopo accenni a necessità dirimere non pochi problemi tra questi Stati -ciò che ritiene possibile in via pacifica

quando fase acuta determinata da conflitto sia passata -mi ha detto che per questione bulgara (Dobrugia) non vi sono preoccupazioni nè novità. Sembrava considerare tale problema come destinato -non ora ma in futuro più o meno prossimo -a naturale soluzione. Con più riserva e con qualche preoccupazione ha parlato invece problema Transilvania, che sembrava considerare in certa maniera più pericoloso e quanto meno destinato produrre sorprese. Subito dopo ha parlato con molto interesse visita Teleki a Roma.

Smilianié è entrato infine a discorrere notizie e congetture così largamente diffuse dalla stampa circa nuova fase rapporti italo-tedesco-sovietici come conseguenza colloquio Brennero. Con precedenti rapporti ho segnalato atteggiamento questa stampa e fatto che tale ipotesi ha destato qui impressioni e discussioni divergenti. Smilianié ha senz'altro espresso ,convincimento più largamente diffuso che accordo potrebbe significare maggiore sicurezza pace sud-est Europa in quanto rettilinea politica Italia a tale riguardo arginerebbe eventuali disegni sovietici (e nel pensiero di Smilianié evidentemente anche tedeschi). Ha tuttavia espresso una caratteristica riserva e cioè che -qualora ciò si avverasse sarebbe da vedere (ed è facile interpretare da temere) reazione franco-inglese nell'Oriente prossimo. Vale a dire quell'azione degli Alleati in tale settore che, nonostante tutte le smentite, tutte le considerazioni «sull'atteggiamento più ragionevole della Turchia ~ ed altre, ma ricordata continuamente dalla incessante anche se non molto abile propaganda franco-britannica, rimane sempre come una delle tante spade di Damocle sospesa su ansiosa volontà jugoslava mantenersi fuori conflitto.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca>.

622

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1322/574. Budapest, 26 marzo 1940'(per. giorno 28).

Ricorrenti ondate di allarmismo fan si che si senta qui nuovamente parlare di asseriti progetti germanici di occupazione di territori ungheresi, sia per prevenire minacce degli Alleati nei Balcani, sia per garantire le posizioni economiche tedesche nella stessa regione.

È un fatto che tali allarmi trovano una eco talvolta abbastanza ampia nei diversi strati della popolazione e si diffondono rapidamente nei circoli cittadini. È certo 2nche che un sentimento di persistente timore per i futuri sviluppi dell'azione germanica in questa regione d'Europa mi è parso del resto informare certa intonazione antitedesca degli stessi discorsi tenutimi da Teleki e da Csaky.

Di uno stato d'allarme mi hanno poi più precisamente parlato questo Ministro del Belgio e questo Ministro eli Slovacchia, il quale ultimo mi ha assicurato che poco più di un paio di settimane fa, a seguito di movimenti militari germanici in Vienna, voci 'allarmistiche avrebbero provocato l'invio di talune unità ungheresi alla frontiera settentrionale. Accennava anzi ad undici treni di trasporto truppe, cioè circa una brigata. Lo stesso Ministro di Slovacchia ha soggiunto che nella stessa occasione la Legazione di Francia, forse, a suo avviso, allo scopo di amplificare l'impressione prodotta dagli allarmi in parola, avrebbe chiesto venticinque visti romeni, quasi a permettere al proprio personale di :allontanarsi nell'evenienza via Romania. Non ho avuto peraltro finora conferma di tale voce, e a sua volta questo R. Addetto Militare mi ha riferito che lo Stato Maggiore ungherese, mentre smentisce la notizia di notevoli concentramenti tedeschi nei pressi della frontiera ungherese, afferma che l'afflusso di truppe ungheresi alla frontiera nord-ovest, sarebbe costituito da qualche centi.naio di genieri dislocati nei punti minacciati dalle inondazioni del Danubio.

Infine il Conte Sigray, rappresentante del legittimismo ungherese, e per.sona notoriamente alquanto influenzata dalla propaganda anglo-francése mi ha <>ccasionalmente detto che era stato in più luoghi rilevato come le minoranze germaniche, le quali al momento dell'annunzio dell'eventualità di un loro rimpatrio in territorio tedesco, avevano assunto un atteggiamento di estrema riserva e moderazione, avrebbero ora rialzato il capo, assumendo attitudini apertamente insolenti, e accennando più o meno velatamente a prossimi e risolutivi aiuti .da parte della Germania.

Occorre naturalmente tener conto della propaganda alleata, nella diffusione degli allarmi in parola.

623.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'TELESPR. SEGRETO 2744/836. Berlino, 26 marzo 1940 (per. giorno 29). Da alcuni soldati qui giunti per i permessi pasquali si è appreso che la Germania aveva preparato un regolare corpo di spedizione per la Svezia, che sarebbe dovuto intervenire in caso di un'azione britannica a favore della Finlandia attraverso territorio svedese. Nella crisi risolutiva del conflitto russofinnico, quando a Londra e a Parigi si discuteva la possibilità di inviare truppe in Finlandia, i soldati tedeschi del corpo di spedizione rimasero consegnati negli .accantonamenti, pronti per la partenza. Sempre secondo soldati tedeschi che si sono potuti avvicinare in occasione delle brevi licenze pasquali, si è saputo che nelle file militari corre voce che si prepari qualche cosa nei riguardi della Romania. Altri soldati venuti dalle regioni orientali, hanno detto che in Polonia «si combatte ancora», alludendo evidentemente alla repressione di gesti di ribellione o di resistenze isolate dei franchi tiratori.

624

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2766/852. Berlino, 26 marzo 1940 (per. giorno 30). Con mio telegramma n. 237 (1), ho segnalato come nella conferenza dei giornalisti del 23 corrente, il Capo dell'Ufficio Stampa dell'Auswiirtiges Amt,

nuovamente interrogato sulle voci di trattative russo-tedesche e di una prossima visita di Molotov a Berlino, abbia dichiarato di non poter dire niente in pro

posito perchè «riteneva che le voci stesse venissero poste in circolazione ad arte per provocare manifestazioni da parte tedesca».

In realtà mi risulta che se nei giorni scorsi hanno insistentemente circolato in questi ambienti giornalistici esteri notizie di una rinnovata attività diplomatica tedesco-russa, con precisi accenni ad una azione di Berlino a favore di un miglioramento delle relazioni italo-sovietiche se non addirittura di un accordo tra Roma e Mosca, tali speculazioni avevano trovato ispirazione ed 'incoraggiamento proprio da parte dei circoli ufficiali più vicini alla Wilhelmstrasse.

Tanto maggior sorpresa ha prov,ocato quindi la predetta risposta, sia pur anodina, del portavoce dell'Auswèirtiges Amt, e che, messa in relazione all'improvviso riserbo subentrato negli ultimi due o tre giorni nei commenti ufficiali relativi a tale argomento, ha valso a diffondere l'impressione che se trattative tedesco-sovietiche vi siano state o siano tuttora in corso, esse abbiano incontrato per lo meno qualche opposizione da parte russa. In questo senso è anche stata interpretata la recisa smentita diramata ieri anche dalla Tass alla notizia del prossimo viaggio 'di Molotov a Berlino.

Non ostante tutto, però, continua a circolare negli ambienti diplomatici di Berlino la voce di un incontro Ribbentrop-Molotov-Ciano.

(l) Non pubblicato. Vedi, sullo stesso argomento, D. 600.

625

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 26 marzo 1940.

Tanto dalle mie nuove ,conversazioni con il Presidente del Consiglio Filov, e c:on il Ministro degli Esteri Popov, quanto dai miei primi contatti con i membri del Gabinetto e con 'i principali funzionari del Ministero degli Affari Esteri, ho tratto l'impressione, che, con l'incalzare della primavera, le preoccupazioni bulgare circa il vero atteggiamento della Turchia, tendono ad accrescersi anzichè a diminuire.

Può anzi dirsi, a tale proposito, che qualsiasi altro problema di carattere internazionale, è passato qui nettamente in seconda linea. La stessa questione delle aspirazioni dobrugiane segna una netta, silenziosa battuta di aspetto, e si ostenta persino, nei confronti della Romania, un atteggiamento di comprensione, per non dire di simpatia. E con la Jugoslavia e con la Grecia, come ho altra volta accennato, nulla di nuovo e reiterate dichiarazioni, pubbliche e private, esprimenti il desiderio di vedere mantenuti, con quei due Stati confinanti, «rapporti di buon vicinato».

Per Ankara invece, diffidenza e sospetto. Occorre riconoscere che quel continuo afflusso di notizie che ogni cinque minuti dilagano per tutti i Balcani circa gli spostamenti del gen. Weygand, circa gli insistenti e continui viaggi in Turchia di missioni militari franco-inglesi, ·ed infine circa i pretesi « progetti »

britannici di intervenre, in qualche modo, nel Mar Nero non è fatto per calmare gli spiriti.

A ciò si aggiunge la pratica constatazione, già precedentemente riferita all'E. V., che gli effettivi militari turchi in Tracia mostrano, ad onta delle varie assicurazioni del sig. Saracoglu, una netta tendenza all'aumento.

In sostanza il ragionamento bulgaro, che porta a conclusioni pessimistiche, è il seguente.

Mano a mano che ci si avanza nella primavera non si vedono segni di conferma della tante volte preannunciata attività militare sul fronte occidentale. Non è quindi da escludersi che, ad eccezione di una qualche intensificazione della guerra aerea e di quella marittima, la situazione attuale in Francia si prolunghi senza sostanziali mutamenti. Nel qual caso, data la tendenza francobritannica (della quale si hanno ora le prove nella formazione del Gabinetto Paul Reynaud e nelle voci della creazione in Inghilterra di un unico Ministero militare da affidarsi allo stesso Winston Churchill) di voler insistere nella guerra ad oltranza, è facile prevedere che ad un certo momento Londra e Parigi si persuadano, spinte dal ricordo dei diversivi dei Dardanelli e di Salonicco, della necessità di tentare la prova ad Oriente. In altre parole, se Londra si deciderà finalmente al grande passo di schierarsi apertamente in armi contro la Russia, allo scopo supremo di turbare ad ogni costo i traffici commerciali tra l'U.R.S.S. e la Germania, avremo inesorabilmente lo scoppio della guerra nel Mar Nero. E siccome la Romania cercherà di salvarsi trincerandosi dietro una stretta forma di neutralità, lo sforzo sarà concentrato o sul Caucaso, dove la Turchia potrebbe essere allettata dal miraggio di approfittare delle circostanze attuali per crearsi una linea di frontiera favorevole, o sulla Bulgaria i cui porti, su cui converge ora una buona parte del traffico sovietico, costituirebbero una preda allettante.

È vero che la Turchia mostra tuttora, dinanzi alle pressioni anglo-francesi, segni di resistenza, dovuta, a quanto pare, soprattutto a taluni elementi militari ed alla prudenza del Presidente, ma è altrettanto vero che esiste un tradizionale, storico conflitto russo-turco, non cancellato dalla politica contingente di avvicinamento se•guita per alcuni anni da Ataturk, e che soprattutto con la Tur.chia, per certe situazioni di corruzione interna, e come dimostra chiaramente l'esempio del 1914, nessun affidamento è sufficiente ed ogni sorpresa possibile.

A ciò si aggiunge la circostanza che quando si fa in piena guerra e con due Stati in guerra, che si chiamano Inghilterra e Francia, un patto del genere di quello tripartito del quale non si vedeva alcuna 'immediata necessità e che appariva fin dal primo momento destinato a fare esercitare sempre e sempre più da parte dei due alleati una inesorabile pressione su Ankara per trascinarla nel conflitto, le probabilità per una sua pratica applicazione nel campo bellico non devono essere apparse agli occhi dei turchi, al momento della stessa stipulazione, certamente poche. Se i turchi quindi lo hanno sottoscritto, devono avere avuto le loro buone ragioni; e ciò spiega la susseguente formazione dell'Armata Weygand, le forniture continue e progressive di armi, ecc.

Un bel giorno quindi -concludono ·i bulgari -e quando i preparativi saranno terminati, assisteremo al classico «incidentone », costituito probabil

mente dall'atterraggio nei preparati campi di aviazione turchi di qualche grossa squadriglia franco-britannica che la Turchia, ripetendo l'episodio del Goeben e· del Breslau .finirà per fare sua per lasc'iarsi così automaticamente trascinare nel conflitto (è strano notare come questa trasformazione aeronautica dell'episodio dei due incrociatori tedeschi del 1914 sia oggi a Sofia l'esempio corrente portato da tutti per dimostrare la facilità di un 'intervento in guerra di Ankara. Me lo avevano accennato Filov e Popov e ieri me lo sono sentito ripetere, con identiche parole, persino dall'ex Presidente del Consiglio Kiosseivanov).

Che l'Inghilterra cominci in questo campo ad agire, non solamente dietro· le quinte, ma quasi a scena aperta è dimostrato poi -sempre ,secondo i bulgari -dalla circostanza che in queste ultime settimane le pressioni britanniche· sulla Bulgaria, in tema di controlli sulle 'importazioni, si sono fatte più intense. Si parlava oggi persino della possibilità di una azione diretta intesa ad ottenere, a mezzo di domanda precisa, che Sofia finisca per rinunciare a vedere transitare per i suoi porti di Varna e di Burgas i carichi di petrolio sovietico destinato· alla Germania. E a Malta sostano, 'in quantità sempre più rilevante, quantitativi di merci dirette alla Bulgaria (caratteristico l'episodio di questi giorni costituitodalla fermata a Malta del grosso carico di cacao che annualmente la principale Casa di produzione bulgara di cioccolato Peef acquista in America; gli inglesi non permetteranno da ora in poi, secondo quanto hanno dichiarato, che un invio mensile in Bulgaria di piccoli quantitativi destinati, secondo i loro calcoli,. al fabbisogno mensile interno bulgaro. E cosl avremo praticamente da ora in poi, ;per virtù degli inglesi, un razionamento del .cioccolato in Bulgaria).

Questi, in riassunto, i ragionamenti pessimistici che si sentono fare in questi giorni a Sofia.

Contro di essi, reagiscono naturalmente i Rappresentanti degli Stati dell'Intesa balcanica e particolarmente gli jugoslavi, i .quali, persuasi in fondo e sinceramente dell'opportunità per il loro Paese di vedere mantenuta l'attuale cristallizzazione pacifica nei Balcani si affaticano a mettere cenere sul fuoco e a dichiarare che le preoccupazioni bulgare appaiono del tutto infondate, dato che le intenzioni di Ankara sono unicamente difensive e protettive.

Così questo Ministro jugoslavo, Milanovits che, da poche settimane qui destinato, è giunto da Belgrado da alcuni giorni, mi ha confermato che il suo· Governo, preoccupato dall'aumento di nervosismo e quindi di tensione nei Balcani, aveva già da qualche tempo rivolto ad Ankara alcune richieste intese a conoscerne i veri intendimenti nelle attuali circostanze (occorre in proposito non dimenticare come, al momento della stipulazione del patto tripartito anglofranco-turco, sia stata effettivamente la Jugoslavia il solo Paese, in seno all'Intesa balcanica che abbia dato segno di qualche preoccupazione circa gli sviluppi eventuali e futuri di quell'Accordo). Ora, proprio in questi giorni Ankara ha risposto, ripetendo la sua intenzione di volersi tenere pronta ad affrontare qualsiasi pericolo atto a costituire per essa una minaccia, ma al tempo stesso di non nutrire intenzioni aggressive nei riguardi di chicchessia.

In tutto questo incrociarsi di notizie contraddittorie, le varie voci corse e· le varie supposizioni formulate a seguito dell'incontro del Brennero circa un perfetto parallelismo di intendimenti italo-tedesco nei riguardi dell'opportunità di vedere mantenuta una situazione di pace nei Balcani e circa una pretesa azione germanica intesa ad evitare qualsiasi iniziativa sovietica atta a provocare una scintilla, hanno prodotto naturalmente a Sofia la più favorevole delle impressioni. La Bulgaria infatti (che, tra parentesi, già sostanzialmente si avvan-taggia della situazione di amicizia esistente tra Germania e Russia) pensa che un'eventuale -concordanza di intendimenti pacifici nei Balcani di Roma, Berlino. e Mosca dovrebbe finire, specie dopo la liquidazione della campagna finlandese, che rende nuovamente l'U.R.S.S. libera dell-e sue mosse, per pesare sulla Turchia e rinforzare un suo eventuale atteggiamento di resistenza alle pressioni belliciste· di Londra e di Parigi.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero, con Telespr. da Roma 12/13066/C del 10 aprile 1940, non è stato rintracciato.

626

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941. cit., p. 22}

T. 142. Mosca, 27 marzo 1940, ore 14,26 (per. ore 16,40). Mio telegramma n. 140 (1). Questo Ambasciatore di Germania mi ha detto aver nuovamente parlato· ieri a Molotov dei rapporti italo-russi, facendo presente che a soluzione favorevole si interessava molto Ribbentrop. Ha trovato stessa resistenza ma non dispera riuscire con ulteriore intervento.

Molotov avrebbe osservato che da parte nostra non vi era stato nessun gesto di distensione (2).

627

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 245. Berlino, 27 marzo 1940, ore 20•.

Nella conferenza dei giornalisti di stamane il Capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri, interrogato sull'esito del convegno di Roma fra il Duce ed il conte Teleki, ha dichiarato che il comunicato italiano sulla visita dice tutto quanto vi era da dire in proposito e che non occorre nessun complemento, de.finizione o chiarimento. Il riferimento all'Asse, ha aggiunto egli, parla da se stesso. Circa le trattative tedesco-sovietiche, il fuzionario ha dichiarato non. esistere altra informazione che quella contenuta nel comunicato dell'Agenzia Tass.

628

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 71. Budapest, 27 marzo 1940, ore 20 (per. ore 23).

Comumcato finale colloquio romano Teleki è qui accolto con vivissimo compiacimento. Vi si vede rkonferma concordazione mantenimento pace sud-est

543-

e si rileva passo implicante collaborazione tedesca e jugoslava, quest'ultima

anche con riferimento scambi messaggi V. E. con Cincar-Markovié. Si rileva

altresi con poco celata soddisfazione mancanza ogni accenno sovietico per cui

anche su traccia recente smentita tedesca voce incontro itala-tedesco-sovietico

stampa interventista orientasi svalutare possibile intesa tripartita per sud est,

che viene ancora in parte accolta da sola stampa croce-frecciata.

È generale impressione che la riconfermata costruttiva politica di pace nel sud-est è destinata sventare progetti iniziativa sia Soviet che Alleati in questa regione intermedia.

(l) Vedi D. 613.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, IX, cit., D. 11.

629

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 49. Atene, 27 marzo 1940 (per. giorno 30).

Mavrudis mi ha detto che il Governo greco è assolutamente ottimista, malgrado le voci che si fanno circolare in questi giorni da parte di certa stampa, per ciò che riguarda un allargamento del conflitto nei Balcani e nel Mar Nero. Secondo lui è assolutamente fuori di dubbio che la Turchia non si lascerà indurre non solo ad attaccare l'U.R.S.S., ma nemmeno a concedere il passaggio di truppe anglo-francesi sul suo territorio o di forze navali attraverso gli Stretti ciò anche nell'ipotesi (che egli ritiene improbabile) che la Germania o l'U.R.S.S. attaccassero la Romania. Egli ritiene pure escluso un tentativo russo di discesa verso i Balcani, perchè crede che la Germania abbia lasciato chiaramente comprendere a Mosca che non permetterebbe tale cosa. Quanto ai Paesi balcanici, nessuno di essi, nemmeno la Bulgaria, desidera altra cosa che di rimanere fuori dal conflitto.

630

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 2.5. Belgrado, 27 marzo 1940 (per. giorno 30).

Vostri telegrammi per corriere n. 5037 P.R./c in data 2 marzo (l) e n. 6·122 P.R./c in data 13 marzo (2).

Durante una conversazione di questi giorni Smilianié mi ha affermato che tutte le informazioni in possesso Governo jugoslavo smentiscono notizie ripetutamente e tendenziosamente fatte circolare da parte interessata circa costituzione cosidetto «fronte di Salonicco », come quelle della presenza di una missione militare anglo-francese in quella città.

Portato sull'argomento di tali voci in conversazione odierna questo Ministro di Grecia mi ha recisamente smentito stesse notizie entrando di sua iniziativa nei particolari del « fronte di Salonicco » e della missione militare.

(l) -Vedi D. 343. (2) -Non pubblicato.
631

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2761/851. Berlino, 27 marzo 1940 (per. giorno 29).

Si può avvertire in questi giorni un certo nervosismo negli ambienti politici tedeschi causato probabilmente in parte anche dalla poca conoscenza che essi hanno dei precisi piani che si abbiano in alto per il prossimo avvenire.

Credo che gli elementi di incertezza si possano riassumere come segue:

l) Atteggiamento della Francia. Da una parte si è certi che il nuovo Governo dovrà, come primo compito, tentare un inasprimento della guerra, e si ignora ancora in quale direzione. Dall'altra si percepiscono alcuni sintomi -la stessa situazione precaria del Gabinetto Reynaud -di insoddisfazione nell'opinione pubblica francese, e non si sa fino a quale punto essi potrebbero fermentare. Devo rilevare che la polemica continua a svolgersi contro l'Inghilterra, su questa stampa, mentre d'altro lato durante le feste pasquali si è ripetuto, dalle linee tedesche, l'inalberamento di cartelli ammonenti il poilu a non continuare la lotta voluta dalle plutocrazie ecc.

2) Atteggiamento dell'Inghilterra. Si ha l'impressione che essa riprenda ancor più fortemente la pressione sui neutrali, e non abbia alcun riguardo, soprattutto, per gli scandinavi. La caccia data da navi da guerra inglesi a bastimenti tedeschi, nelle acque territoriali norvegesi e danesi, è interpretata a Berlino come un sintomo della volontà britannica di tentare seriamente un'interruzione dei rifornimenti tedeschi dalla Scandinavia. Mi consta che i Governi di Osio e di Copenaghen hanno fatto un passo anche a Berlino, qui considerato peraltro non una protesta come quella fatta dagli stessi Governi a Londra, ma «una presa di contatto diplomatica», per discutere obbiettivamente i problemi del traffico marittimo mercantile, «dopo le esperienze fattesi finora», cioè dopo gli affondamenti operati anche da parte tedesca. A Berlino si registra, in ogni modo, una ripresa di attività intensificata, da parte inglese, per mare e nell'aria. QÙasi ogni notte, sia pure a grande altezza, apparecchi britannici sorvolano la Germania.

3) Atteggiamento degli Stati balcanici. Le trattative con la Romania non sono ancora terminate. In Turchia l'Ambasciatore von Papen non starebbe tentando, secondo una smentita di qui, di provocare una formale dichiarazione di neutralità, agendo d'accordo con la diplomazia italiana e con quella sovietica, ma è indubbio che alla Wilhelmstrasse si comincia a essere un po' incerti, in vista della collaborazione militare anglo-franco-turca, sulle assicurazioni che sarebbero state date allo stesso von Papen da parte turca. Notevole, per quanto riguarda l'Europa sudorientale e ·balcanica, lo sforzo tedesco di far risaltare la collaborazione italo-tedesca in questo settore, ai fini di conservarvi la pace. È stato dato risalto, in questo senso, al passo sul coordinamento dell'azione per la pace contenuto dal comunicato italiano sulla visita del Presidente del Consiglio ungherese..

35 -Documenti diplom<IJici · Serie IX · Vol. III.

Riassumendo: la Germania appare un po' preoccupata che gli Alleati vogliano toglierle l'iniziativa, nella presente guerra, ciò che si desume da parecchi indizii senza che si riesca tuttavia a identificare la rotta per la quale si svilupperebbe l'iniziativa avversaria.

632

L'ADDETTO MILITARE A BELGRADO, BONFATTI, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

R. SEGRETO 482/S. (1). Belgrado, 27 marzo 1940.

Le voci dello sbarco franco-inglese a Salonicco, della missione navale francoinglese a Salonicco risultano secondo ulteriori e recenti accertamenti infondate. Vengono confermati gli apprezzamenti di cui già feci cenno coi fogli n. 299/s e

n. 298/s dell'll marzo u. s.

Secondo una fonte attendibile possono averle motivate oltre che ragioni di propaganda, come la propaganda nuovamente in questi giorni agita lo spauracchio delle complicazioni del sud-est europeo, le notizie che lo Stato Maggiore del gen. Weygand, a Beyrut, ha preso in considerazione varie ipotesi di impiego: uno sbarco franco-inglese a Salonicco, come l'altra di aiuto alla Romania passando attraverso i Dardanelli, qualora la Turchia acconsentisse. Ricognizioni sono state compiute e dati al riguardo sono stati trasmessi dagli addetti militari francesi a Belgrado, ed a Bucarest (specie dati concernenti la viabilità). Ufficiali sono stati inviati in incognito, per compiere viaggi per queste finalità: uno si è recato a Salonicco, a Bitolj ed ha risalito la valle del Vardar; altro inviato nella zona di Djevdjelja.

Le eventualità di adozioni relative ai piani in elaborazione presso lo S. M. di Weygand però non sarebbero reputate probabili nemmeno nell'ambiente dell'addetto militare francese locale, perchè l'Italia con la sua politica e la neutralità degli stati balcanici, hanno tolto contenuto pratico a questi progetti.

L'addetto militare francese locale (in recente conversazione con il suo collega di Bucarest qui in visita) ha espresso il convincimento che la Jugoslavia non presterà alcun aiuto alla Romania soprattutto per la scarsa valutazione delle possibilità militari della Romania qui esistente.

Informazioni d'altra fonte segnalano che al comando della 3a Armata sono in corso progetti per studiare l'impiego nelle forze jugoslave di quell'unità per opporsi ad un'azione franco-inglese che tentasse di violare la neutralità jugoslava.

633

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 27 marzo 1940.

Il Governo Britannico ha inviato un rappresentante della Tesoreria per riprendere le trattative per l'accordo di pagamento. Ho fatto presente all'Amba

sciatore britannico che le trattative non possono frazionarsi e che l'accordo di pagamento implica che una completa intesa si è già raggiunta su tutte le questioni, dato che la determinazione del volume degli scambi presuppone che si sia d'accordo sulle merci da scambiare. Le conversazioni sono state avviate in attesa degli altri delegati, ma giungeremo presto al punto morto. Onde, è necessario fissare le nostre direttive.

Prevedendo forniture britanniche, in cifra tonda, per i 9 mesi di quest'anno, in 7.250.000 sterline (un milione 700 mila merci varie, 570.000 merci varie, 5 milioni per H carbone, con un preventivo di 4 milioni di tonnellate, di cui uno già fornito) si avrebbero 9 milioni e mezzo di sterline per un anno.

Non possiamo .offrire come contropartita che 4 milioni di sterline di merci. Restano scoperti 5 milioni e mezzo di sterline che dovrebbero formare oggetto di forniture speciali.

Se si fornissero 24 o 36 navi di piccolo tonnellaggio, tenendo conto della detrazione delle materie prime forniteci dalla Gran Bretagna si raggiunge un importo di 2 milioni e mezzo o di 3 milioni e mezzo, ma, dato che i termini che di consegna delle navi sono lunghi, per quest'anno non potrebbe computarsi che un milione di sterline. Non si può quindi avere un rilevante apporto con le navi. Esso si raggiungerebbe:

a) con gli aeroplani scuola (5 milioni per quest'anno su 8 milioni di ordinazione). Mi sembra che oggi la richiesta possa essere presa in considerazione perchè i britannici invierebbero gli apparecchi in parte nei Dominions e nelle Colonie e in parte nella Gran Bretagna servendosene strettamente per uso di scuola, eliminando cioè ogni attrezzamento o fornitura di carattere militare;

b) con i motopescherecci (importo 750 mila sterline) e con i bicchieri per proiettili, che sono molto redditizi poichè per ogni l;>icchiere finito si hanno tre quantità di materie prime.

Solo su queste basi è possibile arrivare all'Accordo. Mi permetto esprimere l'avviso che convenga stringere le intese su tali principi che ci consentono, evitando una fornitura diretta di guerra, di raggiungere la cifra sufficiente per riattivare i traffici e assicurarci il quantitativo di carbone che ci è necessario in aggiunta a quello germanico. Malgrado ogni sforzo di fantasia non veggo altra soluzione dopo i ripetuti tentativi fatti per trovare una base all'accordo (1).

(l) Copia del presente rapporto è stata trosmessa a Palazzo Chigi con Telespr. segreto1266/413 da Belgrado del 29 marzo 1940, fil1mato Mameli, non pubblicato.

634

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 39. Santiago, 28 marzo 1940, ore 13,17 (per. 01'e 20,35).

Mio telegramma 29 (2).

Alcuni giornali avendo pubblicato che Governo cileno aveva risposto a memorandum Cordell Hull ho chiesto a questo Ministro Affari Esteri se notizia era esatta e se poteva dire qualcosa circa contenuto risposta. Mi ha detto che

notizia era effettivamente esatta. C'irca contenuto risposta si è mostrato molto vago continuando a darmi impressione che Cile non attribuiva molto valore pratico a passo Nord-Americano e dicendo che Governo cileno in risposta alle domande di Cordell Hull aveva rivolto c: altre domande :~; al Governo degli Stati Uniti.

Anche a questo mio collega Germania, che gli aveva rivolto domande analoghe alle mie, Ministro degli Affari Esteri cileno ha risposto nello stesso senso.

(l) -Una postilla autografa di Mussclini dice: c Si offrano 4 milioni di sterline delle nostre merci. M. •. (2) -Vedi D. 443.
635

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, AURITI, ED A SHANGHAI, TALIANI

T. 7224 P. R. (l) Roma, 28 marzo 1940, ore 17,55.

Secondo informazioni fornite da questa Ambasciata del Giappone Governo tedesco avrebbe già fatto sapere a quello n'ipponico che non si propone, nelle circostanze attuali, di procedere al riconoscimento del nuovo Governo Wang Ching-wei.

Ciò sopra tutto in considerazione dei suoi rapporti con la Russia, che non consentirebbero alla Germania di adottare, neanche 'in Estremo Oriente, una politica troppo nettamente divergente da quella sovietica.

Quanto precede per Vostra riservata informazione e possibile controllo.

636

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 74/145 R. Roma, 28 marzo 1940, ore 22.

Per quanto le notizie di stampa apparse in questi giorni circa l'invio a Roma di un plenipotenziario francese per iniziare negoziati con il Governo italiano non sembrino estremamente attendibili, trovate modo di far sapere in codesti ambienti responsabili che iniziative di questo genere non sarebbero accolte da parte nostra. Anche meno poi se il plenipotenziario di cui si tratta fosse il sig. Lavai, il quale non sarebbe nemmeno ricevuto dal Duce.

637

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. Londra, 28 marzo 1940, ore 22,55 (per. giorno 29, ore 1,20).

Con mio telegramma n. 198 (2) ho preannunciato a V. E. che codesto Ambasciatore britannico sarebbe stato chiamato a Londra per: conferire. Tale notizia viene ora resa di pubblica ragione e viene contemporaneamente annunziato che questo Ministro degli Affari Esteri ha altresl chiamato a con

ferire Ambasciatore ad Ankara e Ministri ad Atene, Belgrado, Budapest e Sofia.

In questi circoli politici tali convocazioni che avranno inizio ai primi di aprile, vengono oggi qui interpretate in funzione della nuova situazione poliUca venutast a creare nelle ultime settimane a seguito pace russo-finlandese, dell'incontro al Brennero e dell'aumentata pressione germanica nel settore danubiano-balcanico.

A questa decisione adottata da Halifax d'accordo col Primo Ministro e che viene anche ricollegata con le deliberazioni prese oggi a Londra dal Supremo Consiglio di Guerra interalleato (mio telegramma n. 226) (1), non è poi certamente estraneo anche il desiderio di rispondere alle varie critiche che vengono mosse al Governo di un insufficiente spirito di iniziativa della politica britannica tanto dal punto di vista dei problemi connessi colla guerra economica in atto quanto da quello della possibilità o meno di sviluppi bellici in quei settori ove oggi particolarmente si appunta attenzione di questa opinione pubblica.

(l) -Il numero di protocollo particolare per Tokio è 62 e per Shanghai è 40. (2) -Non pubblicato.
638

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 4. Brusselle, 28 marzo 1940 (per. giorno 1° aprile). In occasione della visita protocollare fatta all'Ambasciatore di Germania, questi, nel corso della conversazione, dopo avermi dato lettura di due telegrammi-coi quali von Weizsacker e von Ribbentrop lo mettevano al corrente dei colloqui avuti col Duce, da von Ribbentrop a Roma e da! Fiihrer al Brennero -mi ha pregato di voler cortesemente, nelle mie conversazioni coi colleghi di questo Corpo Diplomatico, trovar modo di far sapere che « secondo le notizie, ·confidenzialmente comunicatemi da von Biilow Schwante, il Fiihrer, nell'incontro col Duce al Brennero, non gli aveva parlato di progetti di pace,

ma gli aveva fatto presente la sua ferma decisione di procedere energicamente nella guerra;)).

639

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2843/861. Berlino, 28 marzo 1940 (per. giorno 31). Questo Ministro di Romania, smentendomi le voci che circolano all'estero sul cattivo andamento delle trattative commerciali fra la Germania e la Romania, mi ha assicurato che esse continuano in modo normale e che si spera di arrivare in breve a un risultato soddisfacente. Mi è stato riferito anche da parte tedesca che si è certi della buona disposizione della Romania per adempiere ai suoi impegni

Il Ministro di Romania mi ha smentito che vi siano progetti di garanzie da parte della Germania. Circa l'atteggiamento della Russia, egli è convinto che essa non farebbe immediatamente alcun gesto contro la Romania: tuttavia permane in Romania il timore di qualche azione sovietica, nel caso di un inasprimento e di una generalizzazione del conflitto. Si teme che la Russia ponga alla Romania un'alternativa simile a quella finlandese. In tal caso Bucarest non potrebbe che sottomettersi, o resistere con un aiuto da parte della Germania. Ma da parte tedesca si danno assicurazioni e non garanzie, cosi che il problema russo-romeno conserva le incognite che ha da vent'anni a questa parte (1).

(l) Non pubblicato.

640

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

APPUNTO S. N. (2). Berlino, 28 marzo 1940.

Nel corso del colloquio avuto col Maresciallo Goering, dopo che io avevo conferito per la questione delle batterie antiaeree e per le ritardate consegne del macchinario all'Italia, il Feldmaresciallo ha tenuto a dichiararmi che nei rapporti itala-tedeschi ormai ogni anche più piccolo malinteso era dissipato; egli riconosceva pienamente che la decisione della non belligeranza italiana presa nel settembre scorso -era stata quanto mai saggia ed opportuna.

Una immediata entrata in guerra dell'Italia allora, avrebbe probabilmente significato la perdita della Libia e la rottura ai danni delle Potenze dell'Asse dell'equilibrio di forze creatosi nel Mediterraneo orientale; inoltre il blocco anglo-francese del Mediterraneo, oltre a ritardare la preparazione bellica italiana, avrebbe finito col danneggiare la stessa Germania.

Il Maresciallo ha continuato che neanche questo, secondo il suo avviso, sarebbe il momento opportuno per un'entrata in guerra dell'Italia. A prescindere da ogni altra considerazione, l'entrata in guerra italiana in questo periodo di stasi, coinvolgerebbe a breve scadenza l'inizio delle ostilità, se non altro, da parte della Turchia.

Al Maresciallo Goering sembra giusto ed opportuno che I'It!;~lia attenda ad entrare in guerra il momento in cui si potrà ottenere dalla pressione delle sue Forze Armate il maggior risultato possibile militare e psicologico. Secondo il Maresciallo, tale momento scoccherà il giorno in cui il Comando franco-inglese, ridotto a mal partito dall'attacco a fondo dell'esercito tedesco, si troverà fatalmente costretto ad indebolire in modo irrimediabile la frontiera alpina. L'entrata in scena di una grande potenza quale l'Italia non potrà mancare di avere non solo nel campo nemico, ma anche in quello della parte neutrale più infida ripercussioni morali forse anche di carattere decisivo.

Il Maresciallo Goering crede fermamente non solo nella vittoria, ma anche nella futura collaborazione ed amicizia itala-germanica; essa poggia oltre che

sui comuni ideali anche su solidi interessi. Le sfere di influenza sono per ognuna delle due potenze chiaramente definite: alla Germania l'Est e sotto certi aspetti il Nord Europa; all'Italia il dominio unico ed incontrastato sul Mediterraneo. Neanche i Balcani possono essere una ragione di attrito fra l'Italia e la Germania. Il Mares•iallo -e qui ha desiderato sottolinearmi di parlare in linea assolutamente personale -divide gli interessi che la Germania può avere nei Balcani in tre categorie:

-territoriali: non ne esistono. Due piccolissime zone sono abitate da tedeschi: quella di Marburg in Jugoslavia e quella dell'Oldenburg in Ungheria. Evidentemente si tratta di zone assai ristrette e che non costituiscono problemi da risolvere;

-economici: esistono sia per l'Italia che per la Germania; non sarà diffic-ile concludere un onesto accordo;

-politici: il Maresciallo pensa personalmente che i Balcani debbano rientrare sotto la influenza politica italiana. Così fece dire anche l'anno scorso all'emissario ·inviatogli da Macek, rifiutandosi di riceverlo e suggerendogli di rivolgersi a Roma.

Avendo io fatto cenno alle forti forniture aeronautiche tedesche alla Jugoslavia ed in ispede a quella dei 90 Messerschmitt, il Maresciallo ha contestato tale cifra e mi ha affermato che al massimo non poteva trattarsi che di 9 o 10 apparecchi. Desiderando persuadermi, egli ha fatto telefonare in mia presenza al Capo dell'Ufficio Esportazioni aeronautiche il quale ha confermato la cifra dei 90 apparecchi precisando però che sinora ne erano stati forniti solo 67. Il Maresciallo si è mostrato stupito di tale cifra e mi ha spontaneamente dichiarato che egli avrebbe fermato ogni ulteriore consegna di Messerschmitt alla Jugoslavia ed in ogni caso di qualsiasi quantitativo di parti di ricambio.

Ha anche aggiunto di aver impedito la consegna alla stessa Nazione di un notevole numero di cannoni Skoda da 4,7, rivelatisi eccellenti pezzi anticarro ed adatti pure per essere montati sui carri armati pesanti.

In compenso egli pensa di fornire un certo numero di Messerschmitt àlla Bulgaria la quale è-a suo avviso-una buona carta nelle mani dell'Asse (1).

(l) Vedi Documents on· German FO'T'eign Policy 1918-1945, Series D, IX, cit., D. 27.

(2) Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto riservatissimo 2860/875, in data 30 marzo, firmato Attolico, non pubblicato.

641

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 69. Sofia, 29 marzo 1940, ore 1,20 (per. ore 11,20). Richiamo Ambasciatore sovietico da Parigi suscita naturalmente in questo paese slavo che mantiene particolari buoni rapporti con Mosca, molto interesse. Nel complesso stampa rileva come accaduto, pur essendo indice progressivo

peggioramento relazioni tra U.R.S.S. e Alleati, non importi necessariamente rottura delle relazioni diplomatiche tra Parigi e Mosca.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

642

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Sofia, 29 marzo 1940, ore 1,2o'"(per. ore 11,20).

Conversazioni Teleki a Roma sono anche qui seguite con attenzione. Da notizie e commenti pubblicati dalla nostra stampa questi giornali traggono argomenti per porre rilievo come attuale presa contatti itala-ungherese costituisca una nuova prova dell'interesse che l'Italia pone nel mantenimento di una situazione di tranquillità nei Balcani. E di ciò essi, data nota linea seguita da Bulgaria, vivamente si compiacciono.

643

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 59. Shanghai, 29 marzo 1940, ore 15 (per. ore 23,30).

Vostro 40 (1).

Ulteriori 'indagini e controlli mi inducono a ritenere fondata l'informazione di codesta Ambasciata del Giappone ed a confermare quanto riferii a V. E. col telegramma n. 41 (2) circa gli ottimi rapporti di Berlino con Chung king e circa atteggiamento nettamente evasivo mantenuto sino ad oggi da von Ribbentrop verso il Governo Wang Ching-wei.

I motivi rimangono gli stessi che io segnalavo, dei quali il più importante sarebbe quello di evitare frizione con Mosca in seguito a nuova constatazione che quest'ultima non intenderebbe neanche parzialmente modificare sua situazione a Chung king che è oggi predominante e potrebbe domani divenire una leva di grande valore politico (secondo il pensiero del Governo sovietico).

644

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1388/693. Londra, 29 marzo 1940 (per. giorno 12 aprile).

Si è iniziato in questi giorni l'ottavo mese di ostilità ed il fatto che esso coincida con il ritorno della buona stagione, rimette in primo piano la questione tanto discussa delle operazioni di guerra. I due avversari non hanno ancora deciso se, quando, dove e come i rispettivi eserciti cominceranno ad agire, dalla qual cosa è facile trarre la conclusione che dinanzi all'ostacolo delle due linee fortificate,

per quanti mezzi ed armi i due eserciti possiedano, gli Stati Maggiori avversari si sono trovati finora d'accordo nel ritenere che l'impresa di un attacco non valga la spesa delle vite umane richieste.

Che i morti pesino, come il Duce ebbe spesso ad affermare, sembra essere diventata anche l'opinione dei dirigenti responsabili delle tre Nazioni in guerra, i quali evidentemente ricordano come le spaventose ecatombi di Verdun e dell'Y,ser non condussero nè i tedeschi a Parigi, nè gli inglesi a Berlino. In questa inazione delle due parti, qualunque siano le giustificazioni addotte, si riscontra la loro comune preoccupazione di evitare un massacro che resti senza un risultato veramente importante e si fa manifesta la comune necessità di evitare che i rispettivi popoli siano sottoposti ad un tale salasso che mentre sarebbe di dubbio esito ai fini della vittoria, avrebbe di sicuro conseguenze non trascurabili sul loro morale.

In tale situazione del tutto inattesa la domanda che gli inglesi si pongono oggi più che mai è se alla lunga saranno gli Alleati o la Germania ad avvantaggiarsi di questa stasi militare la quale è servita, e serve ancora, all'aumento ed al perfezionamento dei mezzi di cui l'Inghilterra specialmente aveva particolare bisogno, ma sembra favorire anche manovre diplomatiche e piani politici tedeschi i quali anche se non sempre chiari sono giudicati in contrasto con le necessità presenti e future della Francia e dell'Inghilterra. Di qui il sorgere di discussioni alle quali anche la stampa fa 'eco e l'incertezza di cui Londra e Parigi hanno dato prova finora sia nella condotta della guerra, sia nella attività diplomatica. Le correnti oltranziste che accusano Chamberlain di debolezza hanno, specie dopo l'affare finlandese, continuato a guadagnare terreno e se ne vedono gli effetti nella linea di maggior decisione che si vuole adottare nella condotta del blocco ed in confronto dei neutri, nonchè nell'attività che si è tornati a spiegare ad Ankara e nell'interesse tutto speciale col quale si è cominciato a guardare ai Balcani dove la Germania dà qui l'impressione di dominare con le proprie iniziative e -come si afferma -con minacce e ricatti.

Niente sconcerta più l'Inghilterra di questa guerra diplomatica nella quale la Germania, favorita dalla sua posizione geografica ha una libertà di manovra ed una capacità di esercitare pressioni sugli altri Paesi, che non sono consentite agli Alleati. Si preferirebbe una guerra guerreggiata e si è irritati perchè questa non sembra possibile. Il fronte di battaglia che era stato previsto sulle frontiere terrestri e marittime dell'Italia è venuto a msncare ed improvvisarne un altro è impresa che, nonostante tutto, va contro la mentalità inglese ostile alle improvvisazioni.

La non belligeranza dell'Italia ha mutato nella più imprevista delle maniere il corso della guerra e degli avvenimenti. I cannoni francesi inutilizzati sulle Alpi, l'esercito Weygand immobile nelle sue basi orientali come quello che dietro la « Maginot tunisina :. era destinato a marciare sulla Libia, la flotta francese che arruginisce a Tolone, quella inglese ridotta al ruolo di daziere e la Turchia che era stata ben pasciuta e signorilmente mantenuta per costituire insieme il pilastro fondamentale della guerra contro l'Italia e l'arco maestro di quella contro le appendici sud-orientali della Germania, tutto questo apparato è fermo, tutta questa macchina è immobile, solo perchè i piani messi a punto fin dal tempo di pace dagli Stati Maggiori franco-inglesi sono stati dall'Italia resi inoperanti non solo nei suoi confronti diretti ma anche ne'i confronti di quella regione dove i suoi interessi sono preminenti. L'Italia -lo si sente dire spesso -ha reso impossibili le attese e preparate grandi battaglie della guerra, ha impedito che sorgesse la grande coalizione dei popoli cosidetti liberi contro gli aggressori e rende alla Germania il doppio servigio di conservare H suo esercito intatto e di mantenere le sue fonti principali di rifornimento libere da ognt minaccia.

Di tutto questo ci si rende ben conto a Londra, dove si sente ripetere che per affrontare l'esercito tedesco e ridurre poco o molto la potenza militare germanica, sarebbe necessaria una di queste tre cose: disporre della Turchia tanto da convincerla a lasciar estendere il blocco nel Mar Nero o da costringerla a creare un casus joederis cose alle quali i turchi non intenderebbero prestarsi, oppure che venga in un modo qualunque tentato da Germania o Russia di modificare lo statu quo balcanico, oppure che un simile tentativo venga fatto dall'Italia nei Balcani o nel Mediterraneo, nel qual caso si produrrebbe quella situazione per la quale gli Stati Maggiori Alleati avevano tutto preparato.

Per quanto in certi momenti pur di farla finita con questa inerzia degli eserciti, sorrida il primo caso e ci si auguri il secondo, non ho l'impressione che il Governo britannico desideri il terzo caso. Nè Chamberlain, nè Halifax e nemmeno Churchill desiderano la guerra con l'Italia. Nonostante che nè essi ·ignorino, nè il loro Paese come si siano poste ormai tra il nostro Impero e la Gran Bretagna questioni importanti a causa delle quali vi sono e vi potranno essere momenti delicati tra le due Nazioni, nel conflitto attuale il nemico per essi è uno solo ed il 3 settembre la Germania è stata praticamente dissociata dall'Italia. Si fa la guerra alla Germania perchè in essa si identifica il nemico di ogni collaborazione e della civile convivenza de'i popoli, una tribù guerriera accampata in Europa e rimasta per così dire fuori della comunità europea. Questo concetto morale della guerra è ormai radicato nell'opinione pubblica e il fatto che la Germania sia anche un concorrente di pochi scrupoli nei mercati internazionali aumenta certo di qualche grado il livore britannico contro di lei, ma non ne costituisce l'elemento princ'ipale, perchè nel campo degli affari non vi è un inglese che non consideri sempre possibile raggiungere accordi di compromesso. ,.

Con chiunque si parli si sentono ripetere sempre tutte queste cose e si sente dichiarare che la guerra dovrà continuare fino a quando non si sarà ottenuta la garanzia sicura che non si ripetano nuove aggressioni e che la Germania non sia cosi forte da imporre la sua volontà a qualunque altro Paese in Europa. L'opinione pubblica inglese si è andata lentamente cristallizzando su tali concetti e considera scopo della guerra queste garanzie, ma si rifiuta di ritenere possibile che Hitler sia uomo da darle e mantenerle, sottolineando in questo insieme con altre differenze di altro ordine, la profonda diversità morale, della quale tutti qui sono convinti, fra il Cancelliere tedesco e n Duce. La disistima per l'uno uguaglia il rispetto e, molto spesso, l'ammirazione di cui è circondato

il nostro Capo ed è per questo che in ogni rapporto fra i due, gli 'inglesi sono portati sempre ad attribuire al Duce un ruolo morale in contrapposto ad uno del tutto differente del Fiihrer. Anche per l'incontro del Brennero è avvenuta la stessa cosa. E questo spiega come s'i è prodotta nel popolo inglese quella dissociazione a cui ho accennato prima dell'Italia dalla Germania, e perchè la solidarietà piena e manifesta esistente sul terreno politico tra Roma e Berlino, non abbia ricondotto, almeno finora, nè questa opinione pubblica nè questo Governo alla concezione precedente della guerra ideologica contro il blocco degli Stati totalitari.

Chamberlain infatti .continua, secondato da Halifax, ad accarezzare il proposito di collaborare con Mussolini per ricostruire l'Europa. Quella politica di «iniziative coraggiose» che sembra dovrà venire inaugurata qui come dall'altra parte della Manica è per il momento difficile a definire, ma sarebbe azzardato affermare che essa preveda rischiose avventure. Forse una di esse sarà l'intensificazione della guerra sottomarina nelle acque norvegesi e svedesi contro i rifornimenti germanici di ferro ed una maggiore rigidezza nell'applicazione del blocco o forse si pensa anche, per quanto sia lecito dubitarne, a far giocare in un modo o nell'altro la Turchia nel ruolo di ponte verso il Mar Nero.

Se quest'ultima possibilità esista e quali potrebbero esserne le conseguenze nel Mediterraneo orientale e nei Balcani, sarà per certo accuratamente studiato nelle interviste che avranno luogo in questi giorni fra il Capo del Foreign Ofjice ed i rappresentanti britannici nei Paesi balcanici, qui convocati, ma poichè mi pare molto difficile •Che si pensi seriamente a provocare una .guerra guerreggiata nell'Oriente europeo, rit1mgo che si discuterà piuttosto con quali mezzl Inghilterra e Francia potrebbero rendere più efficace il blocco economico e controbattere le iniziative diplomatiche e commerciali della Germania in quel settore. Le posizione dell'U.R.S.S. e dell'Italia nelle zone dove queste sono rispettivamente interessate non mancheranno in questa occasione di essere esaminate e vagliate al fine di evitare al massimo non desiderate complicazioni specialmente con l'Italia, i cui interessi balcanici si è tenuto qui in varie riprese a rilevare. L'U.R.S.S. che per bocca di Molotov ha tenuto ancora una volta, ricordando l'esistenza della questione della Bessarabia, ad insinuarsi in quel settore, ha peraltro proposto a Londra la ripresa di quelle trattative commerciali interrotte dalla guerra di Finlandia ed una tale iniziativa sovietica merita qualche rilievo dato che non si ignora per certo a Mosca essere la politica commerciale dell'Inghilterra volta a rendere sempre più effettivo il blocco contro la Germania, specialmente là dove questa vuole ottenere le materie prime che le occorrono per la guerra. Cosa si ripromette la Russia con questa iniziativa e quali condizioni le saranno richieste dall'Inghilterra si vedrà molto presto, ma non sarà certo questa l'occasione che potrà condurre i due Imperi a scontrarsi e la guerra perciò non si estenderà da quella parte nonostante le pressioni di Weygand ed i già rientrati propositi di Reynaud.

II blocco continuerà dunque ad essere tutta la guerra ed alla 'intensifica

zione di esso l'Inghilterra si applicherà con tutti i mezzi a sua disposizione senza

peraltro rallentare la sua preparazione materiale e morale ad un conflitto lungo

ed estenuante.

(l) -Vedi D. 635. (2) -Vedi D. 453.
645

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 228. Londra, 30 marzo 1940, ore 1,35 (per. ore 5,45).

Riassumo qui di seguito prime reazioni e impressioni raccolte in questi ambienti circa riunione Consiglio di guerra Alleati e comunicato diramato iersera (mio telegramma n. 226) (1), mentre segnalo particolarmente a V. E. fonogramma odierno 87 (2) contenente quadro commenti di questa stampa.

Riunione e comunicato rispondono anzitutto, si osserva, alla immediata necessità consolidare posizione Reynaud dopo la non favorevole votazione da lui avuta alla Camera francese e prima che egli si presenti al Senato. Comunicato contiene, quindi, una serie di affermazioni che costituiscono in sostanza altrettànte concessioni al punto di vista francese e sono intese a fare tacere talune apprensioni ritenute suscettibili di essere sfruttate come manifestazioni di dissenso e divergenze esistenti tra gli Alleati non solo circa immediata condotta della guerra ma anche circa i tanto dibattuti scopi di pace.

La dichiarazione che esclude ogni possibilità di pace separata risponderebbe a tale scopo: mentre l'assicurazione che la più stretta unione anglofrancese sarà mantenuta anche a guerra ultimata, e il preciso richiamo alla necessità di raggiungere un accordo preventivo completo sulla questione delle « garanzie » per la « sicurezza » di ambedue i Paesi, vengono incontro a quelle che si considerano le più vive aspirazioni opinione pubblica e Governo francese.

Di fronte questo ostentato quadro di solidarietà franco-inglese, si rileva qui l'estrema prudenza con cui si è evitato di dare nel testo del comunicato qualsiasi precisazione agli effettivi attuali di guerra degli Alleati.

La sola frase con cui, d'altro canto, il comunicato menziona sommariamente l'avvenuto esame dell'attuale situazione strategica e della futura linea di azione concertata dagli Alleati, ha dato ovviamente origine a numerosi commenti e interpretazioni. Si tiene soprattutto a collegarla con la decisione del Governo britannico di convocare i propri rappresentanti diplomatici nell'Europa sud-orientale, e si dichiara apertamente che occorrerà concentrare le iniziative e le azioni Alleati nel Danubio balcanico, per contrastarvi sul terreno diplomatico ed economico l'attuale pressione tedesca. Mentre si anticipa a tale riguardo la possibilità di concludere con la Romania -considerata la zona più sensibile nei riguardi della Germania --'--e con la Jugoslavia nuove intese economiche (anche in vista del preannunziato arrivo a Londra di una Delegazione Commerciale romena e del Vice Presidente della Banca Nazionale jugoslava), si sottolinea anche in modo particolare il recente viaggio di Teleki a Roma e le riaffermazioni cordiali dei rapporti itala-jugoslavi.

Sempre in tema della possibilità di dare nuovo e pratico impulso alla con

dotta della guerra soprattutto dopo la chiusura del fronte nordico a seguito della

pace russo finlandese si auspica e si prevede una decisa azione alleata per inter

cettare rifornimenti che giungono alla Germania dai Paesi scandinavi e attraverso la Russia dai porti dell'Estremo Oriente.

Viene in fine dato ril'ievo a quel passaggio del comunicato in cui è apertamente ammessa la necessità della partecipazione di altre Potenze alla ricostruzione di un nuovo ordine europeo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
646

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 144. Mosca, 30 marzo 1940, ore 2,45 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 143 (1).

Molotov ha parlato per circa due ore davanti Camera riunita in Consiglio Supremo. Testo 'integrale discorso è stato divulgato da Agenzia Tass. Impressione predominante in questi ambienti diplomatici è che discorso è di tono moderato e vuole soprattutto dimostrare volontà pace U.R.S.S. e suo desiderio non essere coinvolta e non volere estendere attuale guerra anglo-franco-tedesca. Caratteristiche principali discorso sono seguenti:

l) Nessun accenno diretto alle relazioni italo-russe; Italia menzionata soltanto incidentalmente trattando rifornimenti estero a Finlandia (50 aeroplani) e ricordando manomissione Albania soltanto per dire che non provocò nessuna reazione anglo-francese o ginevrina.

2) «Nuove e buone relazioni russo-tedesche~ sono state prime ad essere menzionate -con molta sobrietà --dicendo che esse hanno dato prova loro solidità negli avvenimenti svolti nell'ex Polonia.

3) Numerose battute polemiche contro Francia e Inghilterra però si qualifica come « assurda insanità » piano fantastico dell'armata rossa contro India ed Oriente.

4) Lunga e dettagliata esposizione conflitto finlandese. 5) Significativo passaggio su armata Weygand e monito contro vicini che potrebbero prestarsi a disegno offensivo contro U.R.S.S.

6) Molti commenti laconici sulle relazioni sovietico-turche e dichiarazioni circa problema Bessarabia: sua annessione alla Romania non fu mai riconosciuta dall'U.R.S.S., benchè questa non abbia mai posto questione suo ritorno manu militari.

7) Relazioni sovietiche-giapponesi e sovietiche-americane sono state toccate con molta misura lasciando prevedere possibili miglioramenti (2). Trasmetto per corr.iere testo integrale tradotto.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi Foreign Re!ations of the United States, 1940, vo!. III, cit., pp. 191-194.

647

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191. Tokio, 30 marzo 1940, ore 7,20 (per. ore 14,40). Vostro 62 (1). Giorni or sono un membro di questa Ambasciata di Germania mi disse essere convinto che governo giapponese pur non dichiarandolo apertamente desiderava che Germania non riconoscesse per ora nuovo Governo Cinese. Se infatti è dubbio che grandi Potenze democratiche lo riconoscano anche

esse è invece certo che non lo riconoscerebbero ove Germania lo riconoscesse. Cercherò avere maggiori informazioni.

648

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 74. Sofia, 30 marzo 1940, ore 14,30 (per. ore 18,50). Rientrato ora da Ankara questo Ministro di Turchia. Egli che risiede qui da oltre 6 anni e che appare elemento calmo equilibrato, mi ha detto che si prepara rinnovare ai bulgari le assicurazioni già date loro da Saracoglu circa atteggiamento non aggressivo di Ankara. Circa rinforzi truppe turche frontiera Tracia egli assicura che notizie qui circolanti in proposito sono assolutamente inesatte e che si tratta soltanto di trasformazione taluni reparti che devono addestrarsi impiego nuove armi che giungono da Francia e Inghilterra. Nei

riguardi Russia, Ministro conferma di non aver constatato Ankara alcun sentimento di vera animosità e di ostilità.

649

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 50. Stoccolfn!L, 30 marzo 1940, ore 15,35 (per. ore 21,40). Ieri questi rappresentanti diplomatici francesi ed inglesi hanno nuovamente e più insistentemente chiesto a questo Governo di limitare al minimo, se non anche sospendere, invio di minerale di ferro alla Germania. Contemporaneamente hanno voluto far rilevare limitata e più spesso mancata presentazione proteste svedesi in seguito affondamento da parte tedesca di numerose navi di questo Paese. Questo Ministro degli Affari Esteri ha opposto esistenza accordi commerciali, che intende rispettare, tanto più che al momento delle laboriose trattative nel novembre e dicembre scorso, Inghilterra e Germania entrambe cono

scevano e trovavano tornaconto ammettere impegni che la Svezia assumesse con l'altra contraente per sostenere suo commercio, bilanciandolo secondo le

circostanze. Non deflettere poi Svezia dal volere mantenere politica stretta neutralità. Ministro degli Affari Esteri ha inoltre prospettato ai due rappresentanti dettagliatamente entità attuale traffico che tra questo Paese e la Germania da un lato, alleati dall'altro, sta rispettivamente come da uno a quindici

o anche più. Specificatamente per il minerale di ferro nei quattro mesi passati Germania ne ha ritirato appena un terzo del corrispondente periodo anno passato intensificando appena possibile trasporti via Golfo di Botnia difficilmente potrà raggiungere quantitativo normale del passato e cioè dieci milioni tonnellate.

Nonostante pressioni esercitate da campagna di stampa franco-inglese, si spera a Stoccolma che gli alleati non vorranno compiere atti e provocare situazioni che economicamente ridonderebbero a loro danno, mentre politicamente sarebbero odiosi e condannabili dall'opinione pubblica generale, non potendo oggi loro mire essere mascherate come prima dal pretesto dell'aiuto alla Finlandia. Se il minerale ferro interessa sommamente Germania, pasta, legno e cellulosa interessano molto gli alleati che non facilmente ed alle stesse condizioni potrebbero coprire loro fabbisogno con altre provenienze.

Propende con ansia, ma senza allarme, temere possibili eventi nelle acque territoriali scandinave. Ha impressione che attuale condotta degli alleati si debba in parte desumere dalle esigenze della loro opinione pubblica interna, ma che vi sarà matura riflessione prima di compiere atti decisivi. Se accadranno incidenti in acque territoriali, e per quanto seri, vi è sempre possibilità di comporli, perchè ciò sarà nell'interesse di tutti.

Non vuole questo Ministro degli Affari Esteri pensare per il momento ad intenzioni dell'Inghilterra occupare un porto norvegese come base operazioni, sebbene non sia lungi dal ritenere che navi da guerra tedesche (non, dico non, quelle mercantili) abbiano qualche volta abusato del corridoio acque neutrali. Tale occupazione costituirebbe però fatto irreparabile.

(l) Vedi D. 635.

650

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 124. Helsinki, 30 marzo 1940, ore 20 (per. giorno 31, ore 3). Mio telegramma n. 116 (1). Nuovo colpo arresto contro ogni desiderio collaborazione nordica (più grave questa volta perchè non attraverso parafrasi agenzia telegrafica, ma bocca stessa Commissario del Popolo per Affari Esteri) è qui considerato discorso Molotov riportato da questa stampa in alcune sue frasi essenziali cui tono duro all'indirizzo di questo Paese è destinato non lasciare margine a molte illusioni. È ancora presto per conoscere reazione politica finlandese a tale nuova diffida. Per ora con comunicato stampa di questa sera ci si limita ribattere affermazioni Molotov circa numero caduti finlandesi che egli denunziava in sessantamila e che qui si ripete non superare ventimila. Nuovo Ministro degli Affari

Esteri testè insediatosi mi riceverà posdomani e mi riprometto riferire a V. E. quanto avesse a dirmi al riguardo.

(l) Vedi D. 592.

651

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 231. LCYndra, 30 marzo 1940, ore 21,50 (per. giorno 31, ore 1,30).

Attiro l'attenzione di V. E. sul fonogramma n. 88 (l) che rispecchia commenti alla situazione di qui alla data di oggi dopo riunione del Consiglio supremo degli alleati e la convocazione rappresentanti britannici nei Balcani.

Come ho già riferito col telegramma n. 228 (2) attenzione di questi circoli politici si appunta particolarmente anche sulla proclamata intenzione della Francia e dell'Inghilterra di intensificare loro azione nel settore balcanicodanubiano, e al riguardo viene dato un particolare rilievo alle corrispondenze da Roma nelle quali si sottolinea che negli ambienti italiani si esprime una certa soddisfazione per il fatto che Ambasciatore di Inghilterra a Roma sia stato chiamato a conferire contemporaneamente rappresentanti dell'Inghilterra nell'Europa Sud-Orientale.

Viene messo altresl in evidenza che secondo un giornale italiano la chiamata di Loraine indicherebbe comprensione da parte Governo inglese di quelle che sono le necessità inderogabili dell'Italia e la preminenza dei suoi interessi in quella zona.

Come è noto a V. E. gli inglesi non hanno mancato occasione durante mesi passati di far conoscere a Roma, sia in via diretta che indiretta, ii loro desiderio di non intralciare ·in alcun modo la politica italiana nel Sud Est Europa (vedi al riguardo anche mio telespresso n. 5175/2312 del 6 novembre u. s.) (2).

Occorre però tener presente che si va verso una più decisa azione degli alleati -quanto meno nel campo politico economico -intesa controbattere azione tedesca nei Balcani.

Appare quindi evidente il proposito di questo Governo di ricevere le più recenti e precise informazioni sul nostro punto di vista e sui nostri interessi in quella zona per evitare se possibile che quell'azione vada a urtare contro la linea seguita dall'Italia, e che s'i ostenta qui di non conoscere soprattutto dopo l'incontro del Brennero.

Ritengo che un cambiamento di atteggiamento da parte inglese nei nostri riguardi potrebbe verificarsi solo nel caso ove qui apparisse impossibile di trovare una qualche intesa con l'Italia o quanto meno di evitare un aperto conflitto di interessi con l'Italia nel settore balcanico.

652

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 75/170 R. Roma, 30 marzo 1940, ore 22.

Il Consigliere di questa Ambasciata di Germania ha ieri informato questo Ministero che il suo Governo non ha ancora adottato una decisione definitiva

nei confronti del nuovo Governo Wang Ching-wei ed ha chiesto di conoscere, in conformità alle istruzioni ricevute, se il Governo fascista, prima di procedere ad un suo eventuale riconoscimento, è disposto a consultarsi preventivamente con Berlino.

È stata data a von Plessen una risposta interlocutoria. Potrete, in risposta alla richiesta von Plessen, far presente a codesto Ministro Esteri che il recente scambio di messaggi fra me e Wang Ching-wei, cui è stata data larga pubblicità sia in Italia che in Giappone ed in Cina, non lascia dubbi sul favorevole atteggiamento italiano nei confronti del nuovo Governo cinese e quasi costituisce una evidente premessa al suo riconosC'imento. Aggiungerete che il Governo nipponico ha già d'.altra parte ricevuto generiche assicurazioni al riguardo da parte nostra.

Ciò premesso, potrete assicurare codesto Govern~che, pur essendo naturalmente disposto a procedere, a momento opportuno, alla preventiva consultazione richiestaci, apparirebbe per lo meno difficile modificare radicalmente una linea di condotta, le 'cui premesse sono da noi state già poste da tempo e la ,cui modificazione potrebbe difficilmente inserirsi nel quadro degli amichevoli rapporti fra l'Italia ed il Giappone, rapporti che sono stati sempre concordati con la Germania e che è nello stesso interesse tedesco di non turbare.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 645. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 121.
653

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 7405/100 P. R. Roma, 30 marzo 1940, ore 22.

Vostro 488 del 25 corrente (1). Ho esaminato controprogetto spàgnuolo che sovverte conmpletamente nostre eque proposte.

Comunque prima di decidere in merito resto in attesa di conoscere risultati del Consiglio dei Ministri spagnuolo che si doveva in questi giorni occupare di nuovo della questione. Telegrafatemi.

654

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 51. Stoccolma, 30 marzo 1940, ore 22,30 (per. giorno 31, ore 1,30).

Ho voluto chiedere a questo Ministero degli Affari Esteri circa situazione nei riguardi progettata alleanza nordica di cui, da ultimo, mio telegramma

n. 45 (2). Ufficialmente progetto è ancora allo studio sia qui che ad Oslo. Governo svedese che giuridicamente ritiene infondata opposizione Mosca trovasi, come facile supporre, alquanto imbarazzato dovendo pensare che un rifiuto assumerebbe ora significato imposizione subita dai sovieti. Ma dirigenti della politica

36 -Doctt,_menti diplomd.tici-Serie IX -Vol. III.

svedese desiderano soprattutto evitare complicazioni sentendosi deboli e malsicuri nel contrasto delle forze opposte che circondano ed insidiano questo Paese.

E pertanto questo Ministero degli Affari Esteri starebbe cercando formula che per quanto possibile soddisfacesse Finlandia evitando denominazione «·alleanza » che Helsingfors ha chiesto per spirito reazione in un momento di particolare e giustificabile stato di animo.

Intanto opportuna attesa faciliterebbe soluzione.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha anche osservato, sempre sulla stessa linea, che come logica base dell'alleanza deve esserci mezzo di esercitarla all'occorrenza e perciò occorre prima cominciare col portare ad una giusta efficienza forze armate.

Si confida, per una prudente e non precipitata soluzione, anche nel nuovo Ministero attuale finlanqese che ha fatto qui ottima impressione. Nel corso della conversazione ho chiesto se, caso mai, e come sembra naturale, progettata alleanza difensiva dovesse valere con attacco da qualsiasi lato. Segretario Generale degli Affari Esteri, a sua volta, mi ha risposto che questione è stata posta, poi, fra il serio ed il faceto ha soggiunto: « un norvegese non sparerà mai contro un inglese».

Non prevedono qui che la Russia possa per ora ripetere un colpo contro 1a Finlandia; ma non si esclude che i Sovieti possano cambiare parere quando serie operazioni belliche dovessero avere luogo in occidente e secondo andamento e sviluppi che esse avranno.

Effettivamente dunque il progetto per un'alleanza, come dovrebbesi intendere ed essere, non ha clima favorevole, ma non credono neppure brutalmente sotterrarlo. Ingiallendo ·intanto potrà cambiare anche sostanza.

Le ultime dichiarazioni di Mblotov di cui si ha qui conoscenza in questo momento, non possono che rafforzare i propositi di vigilanza e cauta prudenza.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 593.
655

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 37. Berlino, 30 marzo 1940 (per. gio1·no lo aprile). Mio telespresso n. 2566/806 del 21 corrente (1). A proposito delle voci di stampa straniera su una prossima visita di Ribbentrop a Belgrado, questo Ministro di Jugoslavia mi esclude di aver ricevuto il benchè minimo accenno da parte tedesca o da parte del suo Governo. Egli non vede inoltre ragioni attuali che possano determinare un viaggio a Belgrado di Ribbentrop in questo momento. La voce va annoverata, secondo il Ministro,

fra quelle numerose sorte dopo l'incontro del Brennero ed è stata già smentita una settimana fa dalla Wilhelmstrasse nella conferenza della stampa estera.

(l) Non pubblicato.

656

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 13. Madrid, 30 marzo 1940 (per. giorno 8 apriLe).

Ho avuto ieri un lungo colloquio con Serrano Sufier. Oggetto del colloquio è stata la recente crisi nel Partito (mio telegramma n. 86) (l) in relazione anche alle voci circolanti in questi giorni circa ulteriori rimaneggiamenti nella composizione del Governo e circa una eventuale nomina di Franco a Reggente.

Serrano Sufier mi ha detto che le dimissioni del gen. Mufioz Grande si erano rese necessarie al fine di assicurare l'unità di comando nella direzione del Partito. L'ex Ministro Segretario del Partito non verrà infatti per ora sostituito e la carica da lui già tenuta rimane affidata al Vice Segretario, Ministro senza portafogli, Gamero del Castillo che è uno dei luogotenenti di Serrano Sufier e una sua creatura.

Serrano Sufier mi disse di essere riuscito ad ottenere l'allontanamento di Mufioz Grande con molta fatica e dopo di aver dovuto esercitare per lungo tempo su Franco -sempre lento a decidersi -una quotidiana e paziente opera di persuasione. Tale opera, che egli dice di voler continuare a svolgere presso il Generalissimo, tenderà a far prendere sempre più piede alla Falange in seno al Governo e nei principali organi dello Stato dove il Partito (anche per difetto di elementi preparati) non è sinora riuscito a penetrare e quindi ad imporsi. •

Altri mutamenti nella compagine del Governo potranno aver luogo, secondo Serrano Sufier, col progressivo realizzarsi di questo programma. In relazione a tali eventuali mutamenti è stata esaminata in seno alla Giunta Politica la possibilità di nominare Franco Reggente. Simile progetto sarebbe stato però per ora scartato pel timore che tale nomina possa contribuire a rafforzare la speranza e la propaganda dei monarchici. Tuttavia non si sarebbe abbandonata l'idea di dare al Caudillo una posizione al di sopra del Partito e del Governo. affidando la direzione di quest'ultimo ad un Presidente del Consiglio che governi agli ordini di Franco il quale assumerebbe così più marcatamente la fisionomia di Capo dello Stato. Per ora tuttavia nulla è stato concretato.

Venendo a parlare della lentezza e delle difficoltà tra cui procedono le trattative italo-spagnole sulle note questioni, Serrano Sufier si è espresso meco in termini assai severi e spesso violenti contro l'attuale Ministro delle Finanze, Larraz, dal quale, a suo dire e secondo quanto risulta anche a me, provengono le maggiori opposizioni ad un equo regolamento di dette questioni. Serrano Sufier mi ha ripetuto quanto già mi aveva detto in precedenti occasioni (vedi anche mio rapporto n. 881/255 del 15 febbraio u. s.) (2) circa la mentalità gretta di questo Ministro, circa i suoi legami con l'Alta Banca e circa le resistenze che sotto la sua direzione il Dicastero delle Finanze oppone anche all'attuazione dei programmi finanziari per lo sviluppo della politica sociale

(l} Non pubblicato. (2} Non rintracciato.

disposta dalla Falange. Serrano Sufier è d'avviso che il Larraz dovrebbe essere sostituito e in tale senso si è più volte espresso col Caudillo il quale per altronell'attuale difficile periodo economico-finanziario del Paese -sembra apprezzare la rigidezza del Ministro delle Finanze ed appare per ora riluttante a dimissionarlo. Mi ha infine promesso di adoperarsi presso il Caudillo per indurlo ad agire opportunamente perchè i Dicasteri tecnici si mostrino più corretti nel trattare le note questioni che ci interessano.

657

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2856/871. Berlino, 30 marzo 1940 (1).

Telegrammi ministeriali nn. 157, 160 e 161 (2).

Il col. Teucci ha, secondo le istruzioni ricevute, visto Goring per fargli le comunicazioni del Duce a proposito delle batterie antiaeree e qui unito trasmetto il resoconto della conversazione avuta col Maresciallo e delle sue proposte.

Il R. Addetto Aeronautico mi ha fatto tuttavia osservare che per arrivare in materia a decisioni definitive occorre tener presente quanto appresso:

l) La questione della data di consegna è strettamente legata alla questione dell'addestramento. Qualora infatti le 100 batterie contraeree richieste alla Germania dovessero -come è presumibile -essere servitt; ed usate in patria da personale italiano, allora non si può considerare come accettabile la proposta Goring di spedire i pezzi solo al momento in cui si preveda essi debbano entrare in azione.

La necessità di avere al più presto le batterie in Italia per l'addestramento della massa del nostro personale controaereo potrebbe essere un'ottima ragione per indurci ad insistere.

2) Non si può parlare di sole batterie contraeree in quanto ogni 3 batterie formano poi un «gruppo» contraereo, il quale comporta, oltre le centrali di comando, 9 proiettori, 6 ascoltatori, l o 2 batterie di pezzi da 20 per la difesa ravvicinata e parecchie diecine di autocarri.

3) Anche dal punto di vista del solo trasporto, la soluzione dell'invio delle batterie contraeree all'ultimo momento appare sempre meno soddisfacente. I cannoni non sono che un'aliquota e certo non la più importante di tutto il poderoso materiale da trasportare: munizioni, centrali di comando e di tiro, proiettori, ascoltatori, ecc. per non parlare di tutto il materiale automobilistico necessario alla motorizzazione, s·e non altro parziale, delle 100 batterie.

4) È infatti da tener presente che in Germania le batterie antiaeree da 88 sono in gran parte -se non tutte -motorizzate, il che ne aumenta sensibilmente il rendimento. Occorre quindi chiarire pure se in Italia si intende mantenere alle batterie tedesche que.sta loro caratteristica di mobilità. In tal

ca&o, poichè sembra difficile che i Tedeschi possano 'inviare oltre che i pezzi, le munizioni ecc. anche tutti gli automezzi necessari, bisognerà fin d'ora prendere accordi per l'adattamento del nostro materiale automobilistico e eventualmente per stabilire l'aliquota di quello da richiedere in Germania.

Il col. Teucci rimane quindi in attesa di sapere quali siano, tenuto conto di tutti gli elementi sopracitati, le ulteriori comunicazioni da fare al Maresciallo Goring.

ALLEGATO.

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TECCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

.APPUNTO s. N. Berlino, 28 marzo 1940. Come da Vostre istruzioni ho chiesto udienza e sono stato ricevuto ieri stesso dal Maresciallo Goering al quale ho fatto la comunicazione da parte del Duce a riguardo del concentramento in Baviera di 100 batterie antiaeree da 88 mm. Nel prendere atto della comunicazione il Feldmaresciallo ha tenuto a farmi anzitutto un rapido quadro della situazione in cui veniva a trovarsi attualmente la Germania .a riguardo del materale da 88. Man mano che i pezzi vengono approntati si provvede al completamento della difesa aerea dietro la linea Sigfrido, nella Ruhr, lungo le coste del Mar del Nord, nella zona industriale sassone ed intorno ai grandi centri più esposti quali Amburgo, Berlino, ecc. Nonostante la forte disponibilità già esistente all'inizio della guerra e la soddisfacente produzione mensile, non si è potuto sin ora dar corso a tutte le richieste dello Stato Maggiore Generale; è accaduto così che larghe fasce di territorio tedesco e del Protettorato, considerate meno esposte, sono rimaste del tutto prive di difesa antiaerea ed in particolare dei pezzi da 88 mm. È in seguito a questa mancanza di protezione che gli apparecchi inglesi hanno potuto impunemente portare a compimento negli ultimi tempi dei voli fino nel cuore del Protettorato e scendere sino a 100 metri aliquota sul cielo di Praga senza essere neanche salutati da un colpo di cannone. Il Maresciallo si dichiara in possesso di dati attendibili sui piani inglesi d1 attacco aereo in caso di inizio di offensiva sul fronte occidentale; sarebbero previsti bombardamenti persino nelle zone industriali austriache boemo-morave con particolare riguardo alle officine Skoda. Egli si è trovato perciò obbligato a ritirare dalle non ancora completamente sistemate zone di difesa antiaerea dell'occidente un certo numero di batterie da 88 ed a dislocarle nella Baviera, in Austria e nel Protettorato. Da aggiungere che in questi ultimi tempi si è dovuto piuttosto rallentare il ritmo di produzione degli 88 per sviluppare maggiormente la costruzione dei pezzi da 26 mm. di cui -in base alle esperienze conseguite -si reputa necessario dotare tutti gli apparecchi della flotta aerea destinata alla guerra contro l'Inghilterra. Inoltre è da tenere presente che le eccellenti caratteristiche dell'88 sia in relazione a celerità di messa in batteria e di tiro che alle qualità di penetrazione del proiettile, rendono il suo impiego particolarmente indicato a controbattere le fortificazioni permanenti ed i carri armati pesanti. Perciò una notevole aliquota della produzione degli 88 viene ora direttamente assorbita dall'esercito. Per tutte le considerazioni suesposte il Feldmaresciallo ritiene che l'iniziare sin d'ora un concentramento di pezzi antiaerei nel rilevante numero desiderato porterebbe come conseguenza ad assorbire per sei, sette mesi (l) la produzione corrente

tedesca degli 88 oppure a sottrarre dalla linea di fuoco lt! 100 batterie per tenerle, almeno per un certo tempo, inattive in deposito.

Il Maresciallo Goering, premesso che egli si riserva di far. pervenire al Duce una risposta concreta dopo aver accuratamente riesaminato la situazione del materiale, mi ha autorizzato a riferire sin d'ora quanto in appresso riassumo:

Egli si rende perfettamente conto che con l'invio di 20 o 30 batterie l'apporto arrecato in tal modo alla difesa antiaerea italiana sarebbe assolutamente inadeguato; occorrerà quindi che la Germania preveda di mettere a disposizione dell'Italia un numero di batterie che si avvicini a quello indicato dal Duce.

Il Feldmaresciallo tiene a dichiarare che dal momento dell'entrata in guerra dell'Italia sarà per lui oltre che un dovere anche un compito d'onore di concorrere con le risorse a sua disposizione a far sì che il suolo italiano abbia le stesse possibilità di difesa antiaerea di quello del Reich.

Il Maresciallo Goering osserva infine che la distanza chilometrica dei luoghi di ordinaria residenza delle batterie antiaeree dalla frontiera del Brennero non può a suo parere notevolmente influire sulla rapidità del loro afflusso in Italia, esprime pertanto l'avviso che i pezzi antiaerei possono al momento dato essere inviati direttamente dalle loro normali residenze senza che risulti necessario un loro preventivo concentramento in Baviera.

Avendo io fatto presente che nella risposta definitiva al Duce sarebbe stato opportuno venisse precisato il numero delle batterie antiaeree che la Germania è in grado di tenere pronte a nostra disposizione, egli ha consentito e mi ha detto ehe avrebbe conferito in merito col Fiihrer.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi rispettivamente D. 611, D. 614 e D. 617.

(l) Nota det testo: « Nell'aprile dell'anno. scorso il Feldmaresciallo ebbe a comunicare in via confidenziale che la produzione dei pezzi da 88 mm. avrebbe raggiunto nel corso dell'anno le 200 unità al mese. Anche volendo ammettere che lo scoppio prematuro della guerra abbia influito in senso limitativo sulla corrente produzione di cannoni antiaerei tedeschi sembra difficile poter conciliare la dichiarazione fatta nell'aprile 1939 con quella odierna ».

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L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, PECORI GIRALDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

APPUNTO SEGRETO RISERVATO PERSONALE S. N. (l) Berlino, 30 marzo 1940.

l) Ho avuto recentemente una lunga conversazione privata con questo Capo

di Gabinetto. Egli mi ha detto innanzi tutto che, vista ormai l'intenzione del

l'Italia di aiutare al momento opportuno la Germania a dare il colpo finale

agli alleati, quest'ultima porterà a fondo la guerra e colpirà l'Inghilterra nei

suoi punti più vitali, arrivando fino a sbarcare, se necessario, truppe lungo le

coste britanniche.

La Germania è convinta, egli ha detto, che 'il Duce saprà sicuramente

cogliere il momento più favorevole per entrare nel conflitto, facendo si che

l'Italia non debba andare incontro ad una guerra di lunga durata, che essa

ovviamente non potrebbe sostenere a causa della difficile soluzione del pro

blema dei suoi approvvigionamenti.

2) L'Ufhciale superiore già citato non si è dimostrato molto convinto delle

grandi possibilità dell'Arma Aerea in fatto di distruzioni di moli e banchine,

ossia di zone ben delimitate. Egli ha anche aggiunto che il saltuario bombar

damento ·ed affondamento di qualche piroscafo nemico navigante in convoglio

-o di qualche unità da guerra non rappresenta per la Germania che un successo atto ad essere divulgato dalla stampa per mantenere alto il morale del pubblico, ma di scarsa importanza sostanziale.

Il Capo di Gabinetto ha dichiarato che, secondo lui, essenzialmente con l'Esercito e con la Marina e facendo collaborare queste due Armi la Germania potrà ottenere il successo, mentre l'Aeronautica compirà l'azione intimidatrice, mdispensabile anch'essa ma non conclusiva.

3) In merito al ritmo di approntamento dei nuovi sommergibili egli si è dimostrato leggermente meno ottimista che nel passato. È pertanto da confermare che ci siano stati dei ritardi e che per ora la flotta subacquea non sia numericamente di molto accresciuta rispetto all'anno scorso, pur essendo le perdite rimaste dell'ordine di quelle già segnalate. «I sommergibili germanici vengono sfruttati al massimo, ma sono pochi».

4) Pare che il trasporto della nafta dalla Russia alla Germania, per via terrestre e fluviale, stia già svolgendosi abbastanza regolarmente -a questo proposito, il mio inte:rlocutore ha detto che fortunatamente per la Germania, anche l'Italia ha grande interesse a che sia mantenuta la pace nel settore romeno.

5) Nel complesso egli mi ha descritta l'attuale situazione come di calma attesa, in vista della grande offensiva che alla Francia dovrà far perdere molti uomini che essa non avrà modo di rimpiazzare ed all'Inghilterra dovrà far conoscere, fino dentro casa la potenza delle armi tedesche (1).

(l) -Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. segreto 2861/876,in data 30 marzo. firmato Attolico, no.n pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2867/868. Berlino, 30 marzo 1940 (per. giorno 4 aprile).

Il discorso di Molotov non ha pienamente accontentato Berlino, secondo le impressioni che si son potute oggi raccogliere. Accanto alla riaffermazione dei buoni rapporti con la Germania, che sembra ben cordiale, c'è nel discorso una dichiarazione troppo netta ed assoluta di neutralità: credo che la stessa German"ia preferisca il mantenimento della neutralità da parte di Mosca piuttosto che una sua entrata in guerra, ma si sarebbe forse più gradita, nel discorso, una maggiore reticenza in proposito, con qualche punta di minaccia verso gli Alleati. Invece Molotov ha l'aria, elencando le divergenze con essi, di volerle svuotare un po' di 'importanza, quasi che la loro soluzione dipendesse dagli alleati stessi.

Ho poi l'impressione che qui sieno francamente spiaciuti gli accenni alla Romania. Non solo Molotov ha tagliato corto, riaffermando la questione della Bessarabia, a eventuali progetti di garanzie comuni, ma soprattutto ha fatto un paragone, nel campo delle forniture alla Germania, fra Russia e Romania, non accusata questa ultima di ostilità, da parte degli Alleati, nonostante consegni alla Germania più di metà della sua produzione e quantità di benzina, per esempio, superiori a quelle che manda in Germania l'Unione Sovietica.

Considerando che proprio in questo momento la Romania sta trattando per maggiori forniture alla Germania, ed è oggetto di pressioni da parte degli

Alleati, non si può non rilevare che Molotov ha reso un cattivo servizio a Berlino, con questo passo del discorso. Esso non è riportato dai giornali tedeschi, che d'altronde si limitano a pubblicare un riassunto ampio sì, ma non quanto avrebbe potuto esserlo, del discorso stesso.

Devo inoltre rilevare che fino a questa sera il discorso è oggetto di scarsissimi commenti, mentre sono citati ampiamente i commenti moscoviti ed anche quelli italiani. Anche la presentazione del discorso, sulla stampa tedesca, non è di primo piano. Tutti i quotidiani l'hanno riportato su una pagina interna, riservando la prima ai nuovi documenti rivelati dall'Archivio del Ministero degli Esteri polacco. Mi domando anzi se la pubblicazione di questo Libro Bianco, non sia stata fatta a bella posta ieri, in coincidenza del discorso Molotov, per polarizzare sul libro stesso l'attenzione e giustificare il minor rilievo al discorso.

Nella conferenza dei giornalisti esteri, stamane, il Capo dell'Ufficio Stampa dell'Auswiirtiges Amt, interrogato sulle impressioni suscitate dal discorso di Molotov, ha dichiarato di non poter fare commenti, e di richiamarsi alle pubblicazioni della stampa. Un giornalista americano, che ha trovato il discorso aspro" contro l'Italia, ha domandato al dott. Schmidt il suo parere su questi attacchi, e Schmidt ha risposto che non è suo compito interpretare i discorsi del Commissario agli Esteri sovietico. Egli ha anche rifiutato di fornire ai giornalisti il testo del discorso, dichiarando che il suo ufficio non è un'agenzia di informazioni. Devo ricordare che il precedente discorso, invece, era stato posto a disposizione della stampa estera proprio per disposizione dell'Auswiirtiges Amt.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2870/881. Berlino, 30 marzo 1940 (per. giorno lo aprile).

Mi riserbo trasmettere con successivo corriere un'analisi del nuovo Libro

Bianco tedesco, pubblicato ieri sera da questo Ministero degli Affari Esteri

sulla base di documenti segreti trovati negli Archivi dell'ex Governo polacco (1).

Per intanto mi limito a registrare come, nella presentazione fattane nella stampa, particolarmente accentuata, risulta la parte del Libro Bianco relativa alla responsabilità attribuita agli Stati Uniti, o quanto meno alla diplomazia nord-americana, tra le cause determinanti lu scoppio del conflitto. Bullitt e Kennedy, ma soprattutto il primo, sono apertamente indiziati, sotto titoli sensazionali e con pubblicazione delle loro fotografie, come i fatali sobillatori della Polonia e della Gran Bretagna. Circa Bullitt si sottolineano inoltre le relazioni particolarmente intime che lo legano a Roosevelt, di cui è descritto come «l'uomo di fiducia ».

Aggiungo che questo aspetto del Libro Bianco, oltre che ai fini della opinione pubblica tedesca, è stato chiaramente sensibilizzato nella conferenza

stampa di ieri sera quando la pubblicazione è stata comunicata e lumeggiata ai giornalisti esteri.

Può darsi che si tratti di semplice esuberanza polemica. In questi ambienti diplomatici tuttavia, l'impressione riportata è che questa aperta presa di posizione anti-americana, nel momento stesso in cui Sumner Welles sta per riferire al Presidente Roosevelt i risultati della sua missione, non sia senza significato e miri precisamente a due obiettivi. All'estero, a scagionare la Germania da ogni responsabilità nell'ormai sicuro fallimento della missione stessa: all'interno a far cadere le illusioni e le speranze che da parte di molti erano state nutrite sulla possibilità di un prossimo componimento pacifico del conflitto, e preparare così il popolo tedesco alla ineluttabilità dello sforzo bellico che verrà ad esso prossimamente richiesto.

(2) Si tratta del Libro Bianco tedesco n. 3. di cui la traduzione italiana apparve in Relazioni Internazionali, anno VI, n. 14 del 6 aprile 1940, pp. 375-479.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 2,871/882. Berlino, 30 marzo 1940 (per. giorno 3 aprile). Reputo doveroso sottomettere a V. E. la situazione venutasi a creare qui in Germania per le forniture di macchinario all'Italia.

Come codesto Ministero sa, le forniture ,stesse sono in grave ritardo sulle date di consegna e numerose sono le sollecitazioni ,che esso stesso mi ha diretto in proposito.

Avendo fatto indagare quali fossero le ragioni di un simile stato di cose, è risultato che la produzione del macchinario destinato all'Italia si svolge in fondo nelle fabbriche costruttrici regolarmente e puntualmente, ma che al momento in cui le macchine sono ultimate e pronte per la spedizione esse vengono «requisite» dal Comando Supremo delle Forze Armate; mentre altre macchine già approntate, sono «ferme» presso le Ditte in attesa del p·ermesso di esportazione che praticamente non viene poi accordato.

In questa situazione si trova specialmente il macchinario di uso generale come torni, frese, dentatrici, trapani, ecc. mentre le macchine a caratteristiche particolari le quali -e sono una piccola aliquota -non possono essere utilizzate che per la fabbricazione di una precisa e specifica parte di motore, vengono in genere lasciate esportare.

Sulla scorta degli elementi ,così tTa.ccolti, il col. Teucci ha ·conferito ,col gen. Udet e col Ministerialrat MUller. Quest'ultimo ha fatto presente che 'in tutti i casi nei quali aveva ultimamente svolto il suo interessamento si era venuto a trovare nell'impossibilità di agire di fronte al veto formulato dal Comando Supremo delle Forze Armate; le macchine venendo requisite per essere destinate alla produzione di sommergibili e di munizioni, la quale sarebbe in arretrato rispetto al programma approvato dal Ftihrer.

Si aggiunga che tut1:a questa parte della produzione bellica diventata ora come è noto -di competenza -che sembra esclusiva -del nuovo Ministero delle Armi e Munizioni affidato al dott. Todt.

Si è così determinata una situazione assolutamente impossibile per noi ed evidentemente lesiva dei nostri interessi.

Ho quindi approfittato che il col. Teucci doveva recarsi per ordine del Duce a conferire col maresciallo Goering, per incaricarlo di trattare anche questa questione.

II col. Teucci mi riferisce in proposito quanto segue:

«In conformità delle istruzioni ricevute, nel corso del colloquio avuto ieri col maresciallo Goering, ho esposto a quest'ultimo la delicata situazione in cui vengono a trovarsi numerose ditte italiane appartenenti al ramo delle fabbricazioni di guerra in seguito ai recenti provvedimenti di requisizione di notevolissime aliquote del macchinario destinato all'Italia.

Ho citato a titolo di esempio il caso della pressa da 32 tonnellate per le artiglierie in fabbricazione presso la Terni e quello del macchinario per l'Alfa Romeo; ho anche mostrato al maresciallo la lunga lista delle spedizioni in arretrato -approntata dietro Vostri ordini dal Consigliere commerciale -in calce alla quale figurano quasi tutte le principali ditte italiane interessate all'esecuzione di importanti ed urgenti ordinativi dei nostri Dicasteri militari.

Ho fatto presente che ove non si fosse posto un rapido rimedio a tale situazione si correva il rischio di pregiudicare o per lo meno di intralciare notevolmente la produzione !bellica •italiana.

Il maresciallo mi ha detto che egli si rendeva perfettamente conto dell'importanza della questione prospettatagli. Egli avrebbe dato ordini espliciti affinchè la questione delle consegne di macchinario da effettuarsi all'industria italiana venisse riesaminata allo scopo di autorizzare la spedizione di tutte quelle macchine che non fossero strettamente indispensabili alla produzione bellica interna della Germania. Egli ha chiesto quindi che la R. Ambasciata provveda a compilare ed a fargli pervenire al più presto un elenco dettagliato e completo delle consegne in sofferenza, escludendo però tuttavia le forniture che non abbiano diretta attinenza con le fabbricazioni di guerra.

In data odi-erna ho provveduto, come da Vostri ordini a far pervenire al Feldmaresciallo il primo ed il più urgente della serie degli elenchi in preparazione presso l'Ufficio del Consigliere commerciale».

La risposta del maresciallo Goering non può considerarsi completamente soddisfacente. In sostanza la fornitura di macchinario all'Italia viene fatta dipendere dal fatto che la Germania rion ne abbia bisogno per conto suo. Bisognerà ritornare a suo tempo sulla questione generale, facendo valere che, se il macchinario ordinario dell'Italia rientra nel quadro degli accordi commerciali conclusi, l'Italia ha diritto a riceverlo in ogni caso. Per intanto, però, noi non possiamo esimerci -mi sembra -dall'accondiscendere alla richiesta del maresciallo, dì fornirgli cioè una lista completa di tutto il macchinario cui non attribuiamo speciale importanza a scopi bellici.

Senonchè, la stessa compilazione di questa lista presenta un problema quella della cernita delle domande -che non può essere risolto da questa Ambasciata.

Si trovano qui giacenti già delle centinaia di domande e di reclami provenienti da Ditte diverse, ma più ancora sembra se ne trovino a Roma presso il Ministero Scambi e Valute.

Astrazione fatta per le domande specificatamente segnalatemi da codesto Ministero e che ho già fatte comprendere in un primo elenco inviato al maresciallo io qui non ho elementi sufficienti di giudizio.

Sembra a me che una cernita di codeste centinaia di domande potrebbe essere fatta al Ministero degli Scambi e Valute di accordo con n Commissariato Fabbricazioni di Guerra ed il Ministero Esteri.

Questo elenco dovrebbe essere completo, comprendere cioè, le domande già segnalate 'in precedenza, aggiungendo tutte quelle non segnalate ancora, divise peraltro in categorie e con un ·certo ordine di precedenza a seconda che esse rappresentino un interesse bellico o un puro intresse commerciale, servano per impianti destinati alla ultériore produzione in Italia, siano più o meno urgenti, ecc.

Questa lista dovrebbe anche specificare -d'accordo con le ditte interessate -se le ordinazioni siano state passate direttamente o tramite di agenti e indicare inoltre data e numero della ordinazione e data della consegna. Sarà utile infine segnalare eventualmente i motivi addotti dalle ditte fornitrici per giustificare la mancata consegna o il rinvio.

Per il futuro occorrerebbe poi accentrare il servizio segnalazioni presso codesto M'inistero, oppure presso il Ministero per gli Scambi e le Valute, secondo sarà meglio ritenuto. Sicchè le segnalazioni che pervenissero direttamente a questa Ambasciata da parte di singoli interessati sarebbero ritrasmesse a Roma e ciò per unificare e concordare tutta la nostra azione diplomatica mettendola a servizio delle esigenze belliche ed autarchiche del paese.

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L'AMBASCIATA DI CINA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE H/40330. Roma, 30 marzo 1940. D'ordine del suo Governo, l'Ambasciata di Cina ha l'onore di comunicare al R. Ministero degli Affari Esteri il testo del telegramma come segue: « Since ber invasion of China, Japan has tried ali sorts of means in the attempt to accomplish her object ·of conquest and domination in Asia and in the Pacific. Massacre, rape, pillage, indiscriminate aerial bombing and other barbarous acts have caused untold damage and suffering to the civilian population and, contrary to Japan's expectations, only strengthened China's will of resistance in defence of justice and humanity. After nearly three years of China's resistance, Japanese militarists find themselves in despair, they have •caused to be established at Nanking an organization purporting to be the "National Government of the Republic of China". It is nothing more than a puppet organization, created and controled by Japanese militarists as instrument for usurping China's sovereign rights and destroying ber independence and territorial and administrative integrity. It will also be used by the Japanese to overthrow international law and order so as to nullify the Nine Power Treaty and to eliminate ali commerce and interests of third Power in China.

It may be said that those men who compose the puppet organization are but a gang of slaves of Japan, persons of utter moral depravity who have lost ali sense of decency and patriotism. They endanger their own country by aiding and abetting Japan's aggression and have therefor been condemned by the Government and people as traitoirs of the worst type, deserving the severest penality of law.

The Chinese Governement desires to take this opportunity to repeat most emphatically the declaration already made on several occasions, that any act dane by an unlawful organization as has just been set up in Nanking or anyother puppet body that may exist is ipso facto null and void and will never be recognised by the Chinese Government and people.

The Chinese Government ·is convinced that all self respecting States will uphold law and justice in the conduct of international relations and will be careful not to accord de jure or de facto recognition to Japan's puppet organization in China. Any manifestation of such recognition, in whatever form or manner would be a violation of international Iaw and treaties, and would be obviously an act most unfriendly to the Chinese Nation, for the consequences of which the recognizing parts would have to bear full responsability.

Whatever Japan may do, the Chinese Government and people are as determined as ever to continue their resistance until Japanese troops have been compl.ietely driven out of Chinese territory and until right :triumphs over might » (1).

L'Ambasciata di Cina aggiunge che il contenuto della detta comunicazione sarà pubblicato sui giornali.

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L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 30 marzo 1940.

On March 28th a statement was issued to the British press foreshadowlng a visit to London by His Majesty's Representatives at Angora, Athens, Belgrade, Bucharest and Sofia for the purpose of confering with Lord Halifax. The statement added that Sir P. Loraine was expected to be in London on short leave at the time.

2. Lest the statement regarding His Majesty's Ambassador should give rise to any m:isunderstanding or impression that His Majesty's Government are contemplating action, Sir P. Loraine has been authorised to explain to His Excellency Count Ciano that this notice regarding himself was inserted because he will in fact be in London at that time and it was thought best to state that fact open.

There ·is, however no connection between his presence and that of those of His Majesty's Representatives whom Lord Halifax has now decided to summon to London for consultation.

(l) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. IV, cit., pp. 304-305.

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IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36. Copenaghen, 31 marzo 1940, ore 11,29 (per. ore 14,15). Riassumo colloquio Segretario Generale degli Affari Esteri: l) richieste presentate 11 corrente dalla Legazione Danimarca a Berlino di esaminare comune accordo problemi inerenti sicurezza navigazione danese è stata favorevolmente accolta ed una apposita commissione si riunirà a Berlino quanto prima; 2) alla protesta per le bombe lasciate cadere territorio danese corso incursione isola Sylt Governo inglese ha risposto con 'ineffabile semplicità che aviatori credevano sorvolare territorio germanico; 3) essere in corso inchiesta per accertare se piroscafo tedesco Hugo Stimes fu silurato come sembra acque territoriali danesi; 4) essere accertato nessun aeroplano inglese o tedesco abbia mitragliato escursionisti danesi nella Jutlandia: trattasi aeroplani danesi e scoppi motore furono presi per tiri mitragliatrici; 5) governo svedese tirerà per alcuni giorni trattative alleanza con la Finlandia allo scopo non urtare con un netto rifiuto opinione pubblica finlandese nonchè svedese ed evitare allo stesso tempo complicazioni internazionali. Segretario Generale degli Affari Esteri ritiene che l'Inghilterra non renderà effettiva minaccia violare neutralità norvegese dato che buona stagione cui andiamo incontro diminuirà ogni giorno più per la Germania importanza traf

fico diretto ·con la Norvegia ed afferma ·Che Inghilterra e Francia mantengono di fronte Danimarca contegno corretto che rasenta indifferenza.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 233. Londra, 31 marzo 1940, ore 14,50 (per. ore 17). Discorso pronunciato da Churchill iersera alla radio non offre letteralmente nuovo spunto all'infuori della denunzia del comunismo mai fatta finora da un Ministro inglese. Il tono è però marcato meno sarcastico e meno violento, pur restando molto severo nei riguardi della Germania. È notevole speciale menzione dell'Italia e del Giappone per affermare che l'Inghilterra non è in questione con questi due popoli e che essa proverà fare il possibile per restare in buoni termini con loro. Quanto alla Russia Churchill ha fatto rilevare cattiva prova data dalle forze armate sovietiche, ha dichiarato che l'Inghilterra non cerca guerra coi sovieti ribadendo che nemico è Hitler e la potenza tedesca. Nessun accenno ai Balcani, esplicita dichiarazione di non voler allargare

zona conflitto ancora una volta ristretto fronte occidentale per minaccia tedesca che permarrebbe su Belgio Olanda e Lussemburgo.

Nei riguardi neutri Churchill riconferma volontà inglese impedire che loro timore della Germania e loro debolezza dinanzi a questa procuri al Reich tutti i vantaggi e agli Alleati tutti i danni. Circa condotta guerra Churchill ha dichiarato attendere intensificazione conflitto ed ha sottolineato che quando potenza bellica Alleati sarà stata pienamente raggiunta loro forze supereranno quelle della Germania.

In sostanza anche questo discorso conferma che riunione avvenuta tre giorni fa del Consiglio di guerra Alleati non ha prodotto niente di nuovo.

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L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37. Ankara, 31 marzo 1940, ore 19,28 (per. giorno 1° aprile, ore 5). In data di ieri questo Governo ha deciso di chiudere il giornale in lingua tedesca Turkische Post che si pubblicava a Istambul da 15 anni. Von Papen ne ha chiesto ragioni iersera a Saracoglu. Gli è stato detto che il Consiglio dei Ministri aveva preso questa decisione perchè detto giornale aveva pubblicato una carta della Turchia in cui l'Armenia occupava quasi tutta l'Anatolia, ciò che aveva offeso il sentimento patriottico dei turchi. Von Papen dice che simile carta non è stata mai pubblicata. Von Papen ha approfittato del suo colloquio di ieri sera con Saracoglu per protestare energicamente contro il linguaggio della stampa turca che invero non era mai cessato di essere ostile alla Germania, ma dall'incontro del Brennero è ridiventato particolarmente violento. Ha anche chiesto a Saracoglu di precisare dove la Turchia vuole giungere e se si pr·epara ad entrare in guerra. Saracoglu gli ha risposto che conveniva con lui nel ritenere che la stampa turca stava oltrepassando i limiti ed ha promesso di convocare i giornalisti ad Ankara domani per deplorare le loro intemperanze. Circa il programma di guerra o di pace per il prossimo futuro Saracoglu ha detto che fino ad ora egli era sicuro che gli alleati non volessero portare la guerra in questo settore orientale ma dopo le ultime manifestazioni politiche degli alleati non poteva più garantirlo ed occorreva attendere ulteriori sviluppi. Comunque, ha soggiunto Saracoglu, la Turchia non era neanche al corrente delle intenzioni tedesche e nulla era stato comunicato circa l'incontro del Brennero e le decisioni dell'Asse. Von Papen avrebbe risposto che l'incontro del Brennero non poteva collegarsi che con le intenzioni bene note della Germania e dell'Italia di non permettere l'estensione del conflitto ai Balcani ed al vicino oriente. A questo proposito von Papen ha chiesto a Saracoglu spiegazioni sull'intervista da lui data al Daily Express e Saracoglu gli ha risposto che egli non aveva parlato al corrispondente di quel giornale nè di progetti di spartizione dei Balcani nè di guerra conseguentemente. Richiesto da von Papen perchè non avesse rettificato o smentito intervista, Saracoglu ha risposto che aveva pensato di farlo, ma se ne era astenuto per ~vitare che la Germania e l'Italia

interpretassero inesattamente la smentita. Saracoglu ha poi commentato con von Papen il discorso di Molotov sostenendo che esso non poteva essere con

siderato soddisfacente in Germania. Von Papen ha risposto che al contrario i punti ·interessanti di quel disc·orso confermavano quanto egli aveva sempre dichiarato e cioè che la Russia non ha intenzioni aggressive nè verso la Turchia nè verso altri Stati asiatici.

Von Papen mi ha domandato in fine che cosa pensassi io della situazione in genere e del modo con cui la Germania dovrebbe rispondere alle provocazioni turche. Gli ho detto che a mio personale avviso questi atteggiamenti turchi erano più che altro concessioni formali fatte ai franco-inglesi per permettere alla Turchia di mantenere fin quando è possibile una posizione di resistenza di fondo. Che, sempre a mio avviso, non conveniva sopra valutarli, ma rispondervi con pacata superiorità, tenendo presente che lo sforzo degli alleati mira ora a stringere il blocco intorno alla Germania e che ..... (l) le consultazioni dei rappresentanti diplomatici hanno per iscopo di accentuare la pressione sugli Stati balcanici per arrestarne i traffici con la Germania dando loro nello stesso tempo una impressione di forza e la sensazione di una adeguata protezione militare oltre che finanziaria.

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 931/390. Roma, 31 marzo 1940 (per. giorno 4 aprile). In relazione alla visita fatta al Pontefice dal Conte Teleki, ritengo di dover riferire all'E. V. le voci che intorno a tale udienza circolano negli ambienti vaticani vicini al Santo Padre, benchè esse non rivestano particolare valore politico, ma piuttosto un semplice interesse di cronaca. Oggetto di favorevoli commenti è stata la circostanza che Sua Santità Pio XII abbia trattenuto ·in colloquio l'ospite per oltre un'ora e mezza e cioè molto più a lungo di quanto fosse avvenuto nell'udienze accordate agli uomini di Stato che Egli ha ricevuto in questi ultimi tempi. Ciò è attribuito, 'in buona parte, ai ricordi personali, molto cari al Pontefice, del viaggio da lui compiuto in Ungheria, in occasione del grandioso Congresso Eucaristico nel 1938 ed alla stretta conoscenza che l'attuale Pontefice ebbe allora modo di fare col Conte Teleki, il quale fu particolarmente addetto alla Sua Persona, e che è, d'altra parte, considerato uno dei più alti esponenti del movimento ·cattolico, in specie giovanile, ungheres•e. Non sono mancati quindi motivi di conversazione inspirati a personali reminiscenze ed anche la possibilità, per il Papa, di intrattenersi, con persona particolarmente competente, sui più minuti punti del problema cattolico magiaro. Accanto a questi argomenti di conversazioni si è però aggiunto -a quanto mi viene positivamente riferito -anche un lungo e interessante scambio di idee sugli attuali eventi internazionali e più in particolare sulla situazione politica ungherese, quale si è venuta a creare in seguito a tali eventi. Il Papa, a tale proposito, avrebbe caldamente auspicato di non veder trascinato nel conflitto

11) Nota dell'Ufficio cifra: < 5 grupp•i indecifl":tbili ».

europeo il popolo ungherese, sia per motivi di ordine gem~rale, sia per i sensi di profondo attaccamento che ad esso lo legano.

È bene infine ricordare che l'udienza concessa dal Pontefice ha avuto luogo l'indomani della pubblicazione del comunicato conclusivo dei colloqui romani del Conte Teleki, comunicato che è stato accolto in Vaticano con la più viva soddisfazione specialmente per le affermazioni in esso contenute, concernenti l'assoluto proposito di conservare la pace nei Balcani.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2892/883. Berlino, 31 marzo 1940 (per. giorno 4 apriLe).

Telespresso di questa R. Ambasciata n. 2867/868 del 30 corrente (1).

Il dott. Schmidt, Capo dell'Ufficio Stampa di questo Ministero degli Affari Esteri, in una conversazione amichevole avuta con un segretario di questa

R. Ambasciata, ha detto che la dichiarazione di netta ed assoluta neutralità, contenuta nel discorso di Molotov, non è affatto dispiaciuta alla Germania, perchè questa non ha alcun interesse all'entrata in guerra a suo fianco della Russia, ma ne sarebbe anzi piuttosto danneggiata. «L'amicizia per l'U.R.S.S. ha egli aggiunto, è per H momento necessaria per evitare che la Germania abbia da combattere su due fronti. Pertanto il Reich non vuole altro che la neutralità sovietica, e la dichiarazione di Molotov, che la ribadisce, corrisponde ai desideri della Germania ».

Egli ha poi affermato che errano coloro i quali ritengono che l'U.R.S.S. tema una vittoria della Germania, mentre che non sarebbe dispiaciuta qualora da questo conflitto dovessero uscire vincitori i franco-inglesi, perchè se cosi fosse Mosca si limiterebbe, nei confronti del Reich, ad osservare il patto di non aggressione, ma non gli darebbe alcuna facilitazione nel campo economico.

669

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL RE VITTORIO EMANUELE III, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, ED AI CAPI DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, GRAZIANI, DELLA MARINA, CAVAGNARI, DELL'AERONAUTICA, PRICOLO

PROMEMORIA SEGRETISSIMO 328 (2). Roma, 31 marzo 1940.

In una situazione quale l'attuale che potrebbe chiamarsi di estrema fluidità, è difficile -se non impossibile --fare delle previsioni sullo sviluppo degli eventi e sulle fasi avvenire della guerra. Bisogna dare larga parte all"imprevisto (vedi guerra russo-,finlandese) e tenere conto di quanto può accadere nella politica di paesi lontani come gli Stati Uniti o il Giappone.

Pace negoziata di compromesso.

Allo stato degli atti, tale possibilità è da escludersi. È vero che forti correnti pacifiste si agitano pubblicamente in Inghilterra e sotterraneamente in Francia, ma gli obiettivi di guerra degli Alleati, sono tali -oggi -che un compromesso è impossibile. Esso non potrebbe che partire dall'accettazione del « fatto compiuto » delle conquiste tedesche e russe a nord-est, ma questo non si concilia con la proclamata volontà di ricostituire la Polonia, la Cecoslovacchia e persino l'Austria. ·una pace di compromesso può essere più agevolmente accettata dalla Germania, non dalle grandi democrazie, le quali tuttavia non sarebbero aliene dall'accettare il «fatto compiuto » del bottino polacco fatto dalla Russia, se la Russia « mollasse » la Germania.

Il sig. Welles ha -dopo il suo pellegrinaggio -concluso che per una pace negoziata i tempi non sono ancora maturi.

Operazioni miLitari terrestri.

È prevedibile che i franco-inglesi assumano l'iniziativa delle operazioni, cioè di un attacco al Westwall sul fronte occidentale? Allo stato degli atti, è da escludere. Le forze terrestri inglesi in Franc'ia sono molto esigue; la situazione demografica della Francia non è tale da consentire le perdite gravissime che un attac,co al Westwall imporrebbe. Quanto al morale dei soldati francesi è difensivo, non offensivo. I franco-inglesi sono alla ricerca di un fronte terrestre, meno incomodo, di quello occidentale e a tale scopo è stato preparato l'esercito di Weygand. Ma questo famoso fronte non si delinea ancora dal punto di vista geografico. Balcanico? Caucasico? Libico?

I franco-inglesi continueranno quindi: a) a non assumere iniziativa di operazioni su terra; b) a operare più controffensivamente che offensivamente sul mare e

nell'aria; c) e soprattutto a rendere più ermetico il blocco attorno alla Germania.

Operazioni germaniche.

Da parecchi mesi si parla di una offensiva germanica contro la Maginot

o contro Belgio e Olanda per arrivare alla Manica. A rigore di logica anche questa offensiva sembra doversi escludere per i seguenti motivi: a) perchè la Germania ha già raggiunto i suoi obiettivi di guerra e può quindi attendere l'attacco avversario;

b) perchè è troppo rischioso giocare il tutto su una carta, poichè se l'offensiva fallisse del tutto o si concludesse con un insuccesso e ci fossero perdite rilevanti, una crisi interna nella Germania sarebbe inevitabile, dato che anche il morale del popolo tedesco è complessivamente mediocre e in taluni grandi centri come Berlino e Monaco meno che mediocre. È quindi probabile che fra la guerra di attacco e quella di resistenza, la Germania sceglierebbe l'ultima e cioè:

1) metterà tutto in opera per resistere al blocco;

37 -Documenti àiplomdlici • Serie IX . Vol. III.

2) assumerà l'iniziativa di operazioni marittime e aeree sempre più vaste di controblocco. L'offensiva terrestre avrà luogo o nell'eventualità di una certezza matematica di schiacciante vittoria o come carta della disperazione se il blocco a un certo momento non consentisse altra via di uscita.

Posizione deLl'Italia.

Se si avvererà la più improbabile delle eventualità-cioè-una Pace negoziata nei prossimi mesi -l'Italia potrà -malgrado la sua non belligeranza avere voce in capitolo e non essere esclusa dalle negoziazioni; ma se la guerra continua, credere che l'Italia possa rimanersene estranea sino alla fine, è assurdo e impossibile. L'Italia non è accantonata in un angolo d'Europa come la Spagna, non è semi-asiatica come la Russia, non è lontana dai teatri di operazione come il Giappone o gli Stati Uniti, l'Italia è in mezzo ai belligeranti, tanto 'in terra,. quanto in mare. Anche se l'Italia cambiasse atteggiamento e passasse armi e bagagli ai franco-inglesi, essa non eviterebbe la guerra immediata colla Germania, guerra che l'Italia dovrebbe sostenere da sola; è solo l'alleanza colla Germania, cioè con uno Stato che non ha ancora bisogno del nostro concorso militare e si contenta dei nostri aiuti economici e della nostra solidarietà inorale, che c'i permette il nostro attuale stato di non belligeranza. Esclusa l'ipotesi del voltafaccia che del resto gli stessi franco-inglesi non contemplano e in questo dimostrano di apprezzarci, rimane l'altra ipotesi cioè la guerra parallela a quella della Germania per raggiungere i nostri obiettivi che si compendiano in questa affermazione: libertà sui mari, finestra sull'oceano. L'Italia non sarà veramente una nazione indipendente sino a quando avrà a sbarre della sua prigione mediterranea la Corsica, Biserta, Malta e a muro della stessa prigione Gibilterra e Suez. Risolto il problema delle frontiere terrestri, l'Italia, se vuole essere una potenza veramente mondiale, deve risolvere il problema delle sue frontiere marittime: la stessa sicurezza dell'Impero è legata alla soluzione di questo problema.

L'Italia non può rimanere neutrale per tutta la durata della guerra, senza dimissionare dal suo ruolo, senza squalificarsi, senza ridursi al livello di una. Svizzera moltiplicata per dieci.

Il problema non è quindi di sapere se l'Italia entrerà o non entrerà in guerra perchè l'Italia non potrà a meno di entrare in guerra, si tratta soltanto· di sapere quando e come; si tratta di ritardare il più a lungo possibile, compatibilmente con l'onore e la dignità, la nostra entrata in guerra:

a) per prepararci in modo tale che il nostro intervento determini la decisione;

b) perchè l'Italia non può fare una guerra lunga, non può cioè spendere centinaia di miliardi come sono costretti a fare i paesi attualmente belligeranti. Ma circa il quando, cioè la data, nel convegno del Brennero si è nettamente·

stabilito che ciò riguarda l'Italia e soltanto l'Italia.

Piano di guerra.

Premesso che la guerra è inevitabile e che non possiamo marciare coi franco-inglesi, cioè non possiamo. marciare contro la Germania, si tratta di

fissare sin da questo momento le linee della nostra strategia, in modo da orientarvi gli studi di dettaglio.

Fronte terrestre. Difensivo sulle Alpi occidentali. Nessuna iniziativa. Sorveglianza. Iniziativa solo nel caso, a mio avviso, improbabile, di un completo collasso francese sotto l'attacco tedesco. Una occupazione della Corsica può essere contemplata, ma forse il gioco non vale la candela: bisogna però neutralizzare le basi aeree di questa isola.

Ad Oriente, verso la Jugoslavia, in un primo tempo, osservazione diffidente. Offensiva nel caso di un collasso interno di quello Stato, dovuto alla secessione, già in atto, dei croati.

Fronte albanese: l'atteggiamento verso nord (Jugoslavia) sud (Grecia) è in relazione con quanto accadrà sul fronte orientale.

Libia: difensiva tanto verso la Tunisia, quanto verso l'Egitto. L'idea di una offensiva contro l'Egitto, è da scartare, dopo la costituzione dell'Esercito di Weygand.

Egeo: difensiva. Etiopia: offensiva per garantire l'Eritrea e operazioni su Gedaref e Kassala; offensiva su Gibuti, difensiva e al caso controffensiva sul fronte del Kenia. Aria. Adeguare la sua attività a quelle dell'Esercito e della Marina: attività offensiva o difensiva a seconda dei fronti e a seconda delle iniziative nemiche.

Mare. Offensiva su tutta la linea nel Mediterraneo e fuori.

È su queste direttive che gli Stati Maggiori devono basare i loro studi e il loro lavoro di preparazione senza perdere un'ora di tempo, poichè, maJgrado la nostra attuale non-belligeranza, la volontà dei franco-inglesi o una complicazione impreveduta potrebbe metterei, anche in un avvenire immediato, di fronte alla necessità di impugnare le armi.

(l) -Vedi D. 659. (2) -Documento proveniente dall'Archivio Centrale dello Stato, Fondo • Segreteria Particolare del Duce •.
670

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 73. Budapest, 1° aprile 1940, ore 13,05 (per. ore 15). Sono stato stazione ossequiare Presidente del Consiglio. Egli appariva visibilmente soddisfatto e mi ha espresso suo profondo compiacimento per i colloqui di «fondamentale interesse » avuti col Duce e con V. E. Ha rilasciato dichiarazione Agenzia Telegrafica ungherese confermando carattere privato visita insistendo sostanzialmente sulla responsabilità europea

Ungheria, soggiungendo ampissime affermazioni su immutabilità amicizia italomagiara, ripetuti richiami efficienza Italia, sufficienti accenno sua visita Santa Sede.

Vedrò in settimana Teleki e Ministro degli Affari Esteri rimessosi dalla malattia.

671

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MOSCA, MASCIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 146. Mosca, 1° aprile 1940, ore 14,45 (per. ore 16,45). Mio telegramma n. 143 (1). Consiglio Supremo ha approvato all'unanimità legge circa trasformazione repubblica autonoma Carelia in Repubblica Federale Carelo-Finnica includendo

territori recentemente annessi in virtù del Trattato di pare con Finlandia ad eccezione piccola zona adiacente Leningrado.

672

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 63. Shanghai, 1° aprile 1940, ore 18 (per. ore 23,30). Per documentazione 'informo V. E. che, secondo programma preannunziato,

2.0 marzo u. s. si è riunita a Nanchino conferenza politica sotto la presidenza di Wang Ching-wei cc;m intervento rappresentanza Governo provvisorio Pechino, Governo di Nanchino, Mongolia interna, Kuomintang ortodosso e esponenti alcuni partiti politici che avevano dichiarato loro adesione ai nuovo regime. Riunione aveva scopo di attribuire ufficialmente a Wang Ching-wei poteri necessari per definire con Tokio relazioni cino-giapponesi e porre basi concrete nuovo Governo, di determinare propaganda politica, di stabilire atteggiamento da adottarsi nei riguardi Chung-King, di prendere le disposizioni per convocazione Assemblea Nazionale e formazione di un Governo costituzionale.

21 marzo la conferenza si trasformava in Consiglio politico centrale «supremo organo direttivo degli. affari politici dello Stato» permanente e di earattere deliberativo. Dec'isioni importanti prese dal Consiglio, che ha terminato sue sedute giorno 2.2, sono:

l) Prossimo scioglimento dei Governi di Pechino e Nanchino e insediamento del nuovo Governo centrale a Nanchino per il 30 marzo.

2) Concessione di una virtuale autonomia alle provincie del Hopei, Shantung e Shansi e alle municipalità di Pechino, Tientsin, Tsing tao, poste sotto il controllo di una Commissione degli affari politici della Cina del Nord, che disporrà di un proprio esercito e potrà trattare direttamente per conto del Governo centrale questioni di politica estera di natura locale, e disporrà infine di certi poteri in materia economica, polizia e di lotta contro il comun1smo.

3) Nomina di Wang Ching-wei a presidente interinale nuovo Governo, «in assenza » di Lin-Sen. 4) La costituzione del nuovo Governo secondo il vecchio schema (5 Yuan e 14 ministeri).

!5) L'adozione della bandiera del Kuomintang con aggiunta una fiamma

portante la scritta «pace, anticomunismo, ricostruzione».

6) Decadenza del Governo di Chung king, il 30 marzo u. s. ha avuto

luogo solenne inaugurazione nuovo Governo.

Sia nel corso delle riunioni del Consiglio politico che all'atto insediamento ufficiale a Nanchino, Wang Ching-wei ha fatto alla stampa e alla radio delle dichiarazioni in cui ha manifestato propos'ito di ricostruire pacificamente la Cina con la collaborazione del Giappone e di tutte le potenze amiche; ha invitato le terze potenze a non intervenire negli affari interni della Cina; ha espresso opinione che Chung king, ridotto ad un Governo puramente provinciale finirà per accordarsi con lui; ha dichiarato intenzione rispettare i diritti e gli interessi

.legittimi dei Paesi amici sulla base della reciprocità; ha detto di essere deciso a persistere nella lotta contro il comunismo.

Merita rilievo intervista concessa dallo stesso Wang Ching-wei a corrispondente Agenzia Stefani, in cui egli ha detto di apprezzare vivamente atteggiamento amichevole del Governo italiano, provato dal telegramma diretto da V. E. nel gennaio u. s., (l) e di contare sulla nostra 'Collaborazione. Prima decisione ufficiale del nuovo Governo nel campo della politica è stata quella di non riconoscere d'ora innanzi impegni assunti da Chung king con terze potenze.

Manifestazioni che ho riassunte e di cui riferirò ancora per corriere svoltesi senza incidenti. Va notata preoccupazione dei giapponesi di evitare impressione di non interferenza. Reazione Chung king è stata violenta, attraverso dichiarazioni membri del Governo, organizzazione intensa propaganda contro Wang Ching-wei e nota alle Rappresentanze estere. Locale stampa americana appoggia tale campagna, giornali francesi, inglesi si tengono su un piano di cautela limitandosi dichiarare che giudicheranno dai fatti consistenza, buona fede Governo Nanchino (2).

(l) Non pubblicato.

673

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 153. Washington, 1o aprile 1940, ore 18,26 (per. giorno 2, ore 2,15).

Seguito a quanto ho scritto mio rapporto n. 558 del 27 marzo scorso (3) Commissione Affari Militari Senato ha in questi giorni rimosso ogni obiezione circa vendita aeroplani ad alleati avendo rinunziato prevista inchiesta su questione rivelazioni segreti militari connessi a tale vendita.

Noto piano Commissione acquisti franco-inglese, assicurantesi praticamente disponibilità industrie aeronautiche americane, resta pertanto autorizzato. Capacità produttiva questa industria si calcola raggiungerà 2000 unità mensili fino al lo luglio e 4000 unità dopo tale data. Segretario Guerra dichiarato stampa che ultimi tipi hanno caratteristiche che assicurano loro netta superiorità su apparecchi stranieri.

(l) Vedi D. 71.

(2) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. IV, cit., pp. 300 e 306-308.

(3) Non pubblicato.

674

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 125. Helsinki, lo aprile 1940, ore 21 (per. ore 3,30). Mio telegramma n. 124 (1). Da mio odierno colloquio con questo Ministro degli Affari Esteri ho avuto impressione che Governo finlandese nato per il programma ricostruzione paese si propone onestamente attenersi all'unica politica saggia che avvenimenti possano almeno per ora consigliare, politica cioè di estrema prudenza. Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che grave compito risanamento paese da seri danni guerra impone a Finlandia mantenimento relazioni normali « con tutti gli Stati compresa l'U.R.S.S. con la quale è necessario andare d'accordo ed occorre sviluppare relazioni commerciali». A mia richiesta mi ha informato che qualche incidente sconfinamento da parte sovietica su nuova frontiera è stato appianato in atmosfera di assoluta intesa con Mosca che ha dato prova in tale campo di massima comprensione. Si .suppone pertanto ·che da questo lato non si potranno avere sorprese anch,e perchè truppe finlandesi hanno avuto ordine di non sparare in nessun caso. Rispondendo ad altra mia richiesta mi ha lasciato intendere che sebbene blocco nordico rappresenti aspirazione comprensibile geografica e spirituale di questo Paese, data contrarietà fatta esprimere da Commissario del Popolo per gli Affari Esteri nelle tre Capibili del Nord, non se ne farà nulla per ora. Del resto, ha aggiunto questo Ministro degli Affari Esteri, Finlandia riconosce di non essere in grado di impegnarsi qualora si trattasse di portare aiuti alla Svezia ed alla Norvegia eventualmente aggredite dall'Occidente. Con la Germania, ha continuato il Ministro degli Affari Esteri, occorre ristabilire buone relazioni ed occorre che queste sempre migliorino. Verso nostro Paese il Ministro degli Affari Esteri ha avuto frasi di grande

rieonoscenza per l'atteggiamento italiano durante il conflitto e per gli appoggi sempre dati in quel difficile periodo.

675

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 97. Bucarest, 1° aprile 1940, ore 22 (per. giorno 2, ore 8,30). Questo Ministro degli Affari Esteri che ho visto stamane, mi ha naturalmente parlato delle dichiarazioni di Molotov le quali, apparse soltanto ieri su questa stampa, hanno prodotto notevoli ripercussioni negli ambienti politici. Gafencu mi ha detto anzitutto ·che discorso è nuova conferma come amicizia russa per Germania debba considerarsi pericolosa e malfida, e come solo

vero scopo Governo sovietico sia di prolungare guerra per giungere collasso Stati belligeranti.

Passando poi parte che riguarda relazioni con Romania, Gafencu dopo avermi confermato molto spiacevole impressione qui suscitata, ha aggiunto che, per quanto concerne accenno affare Butenk.o, del quale « ognuno conosceva del resto esatte vicende , egli aveva incaricato Ministro Mosca manifestare viva :sorpresa Governo romeno per affermazioni Molotov. Gafencu ha proseguito -dicendo che frasi concernenti Bessarabia, malgrado affermazioni che Russia non farà ricorso guerra, indicavano intenzioni aggressive da parte dei sovieti; che stampa romena ispirata articolo Timpu.l di ieri da lui personalmente redatto {vedi mio telegramma stampa di ieri 77) (l) si era limitata replicare «con ·dignità e misura:~>; che peraltro ·in prossima occasione egli stesso o Tatarescu .avrebbero riaffermato ferma intenzione Romania difendere frontiera Nistro.

Gafencu mi ha infine significato in relazione quanto precede, rinnovata .espressione sua fiducia nella politica Italia e gratitudine per atteggiamento Governo fascista.

(l) Vedi D. 650.

676

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 35. Ankara, lo aprile 1940 (per. giorno 12).

Con i due telegrammi nn. 37 (2) e 38 (3) in data di ieri ho dato notizia di provvedimenti presi da queste autorità in odio alla Germania e di un colloquio avuto da von Papen con Saraco~lu. Von Papen stesso ha voluto mettermene al corrente in una visita che mi ha fatto ieri mattina. Egli era piuttosto .demoralizzato. Nei ripetermi la sua conversazione col. Ministro degli Esteri è ·stato come al solito subdolo reticente e disordinato. Appare chiaro tuttavia che Saraco~lu ha soprattutto cercato di sapere da von Papen che cosa era stato deciso nell'incontro del Brennero.

L'incubo dei turchi è ·che l'Italia possa prima o poi aderire ad un eventuale fronte tedesco-sovietico nell'Europa sud-orientale, il che metterebbe la Turchia fra due fuochi e renderebbe ancora più problematici e tardivi i soccorsi degli Alleati. Anche la pressione che il Reich esercita sulla Romania li tiene in uno stato di vera inquietudine; l'ufficioso ULu.s ha scritto in proposito «ogni volta che Clodius si reca a Bucarest fa battere il cuore di tutti i balcanici:~>. Tutto ciò spiega il linguaggio di Saraco~lu ed il nervosismo della stampa, la quale, nella sua tradizionale mancanza di misura ha ripreso ad inveire contro la Germania, ma contemporaneamente eccita gli Alleati a fornire assistenza ed aiuti di ogni genere prima che gli avvenimenti precipitino ed accoglie e commenta senza garbo tutte le ipotesi sugli atteggiamenti italiani nella speranza di ottenere tranquillizzanti chiarificazioni. Da qualche giorno la stampa, evidentemente ispirata, ha poi iniziato una campagna intesa a preparare questa opinione pubblica all'intensificazione del blocco anglo-francese che si cerca di

giustificare e di far apparire come un fatale sviluppo dell'attuale situazione alle cui conseguenze la Turchia non potrà sottrarsi.

Ma vi è una profonda differenza fra le disposizioni di questi circoli nei riguardi della Germania e quelle nei riguardi dell'Italia. Mentre si mantiene viva l'avversione al nazionalsocialismo ed ai suoi metodi, è bastato che il giornale Beyoglu riportasse (dietro mie istruzioni) nel suo numero del 28 marzo alcune frasi delle «Cronache del Regime», radiodiffuse da Roma la sera del 27, e in particolare quella che definiva una fiaba il preteso patto italo-tedescosovietico, perchè qui si dimostrasse una soddisfazione quasi puerile. Il noto Yalcin, punta estrema della tendenza antitaliana del giornalismo locale, trae un respiro di sollievo e scrive il 30 marzo nello Yeni Sabah: « finalmente Roma ha smentito le voci della conclusione di un patto essenziale o comunque di un'intesa fra Roma, Berlino e Mosca», e più oltre: « il fatto che l'Italia non si sia lasciata vincere dal desiderio di conquista e di invasione nei Balcani e nei Dardanelli ha impedito che la guerra si estendesse al Mediterraneo », e più oltre ancora : «Io sviluppo delle relazioni amichevoli stabilitesi fra Roma e Budapest ha costituito in ogni caso un avvenimento propizio per la pace nei Balcani "·

(Cito Yalcin non perchè l'a sua prosa politica abbia una particolare risonanza ma perchè dati i suoi precedenti nei nostri riguardi è lo scrittore di cui ci si serve a preferenza quando si vuoi tirare in ballo l'Italia).

Stamane mi giunge il telegramma di V. E. n. 7475 (l) di cui opportunamente mi varrò.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 666. (3) -Non pubblicato.
677

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2902/893. Berlino, 1o aprile 1940 (per. giorno 3).

Un alto funzionario responsabile del Ministero degli Affari Esteri del Reich mi ha cosi precisato il contegno del Governo tedesco durante l'ultima fase del conflitto finno-sovietico.

l) Berlino non ebbe parte diretta nelle trattative per la risoluzione del

conflitto, ma fu solo tenuta al corrente di esse, sia da Mosca che da Helsinki.

2) Nei riguardi della Svezia, la Germania è stata molto all'erta, di fronte alla possibilità che essa si prestasse a lasciar passare truppe alleate sul suo territorio. Fu fatto capire ai rappresentanti della Svezia che la Germania, se rimaneva passiva di fronte al passaggio di volontari e di materiale isolato, si sarebbe riservata libertà di azione nel caso di passaggio per il territorio svedese di unità militari degli alleati.

Tale ultima informazione autorevole conferma quella raccolta in ambienti militari e da me segnalata con il mio telespresso n. 2744/836 del 2,6 marzo

u. s. (2): la Germania si preparava ad agire in Svezia, qualora si fosse delineata la probabilità di uno sbarco di truppe alleate, in modo da arrivare, secondo quanto ho ragione di ritenere, a occupare prima di esse le basi importanti (3).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 623. (3) -n presente documento reca il visto di Mussolini.
678

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2202/1031. Parigi, lo ap1·ile 1940 (1).

Telegramma di V. E. n. 145 (2).

Dopo il tentativo fatto da Lavai un anno fa (telegramma di V. E. n. 89 del 20 marzo 1939) e dopo la conversazione da me avuta con lui il 14 novembre scorso (mio rapporto n. 7001/3180, in pari data) (3), le iniziative prese da quest'ultimo nei riguardi italiani si sono limitate al suo 'intervento nella seduta segreta al Senato, su cui ho recentemente riferito.

Anche in questa occasione gli ho fatto pervenire consigli di moderazione e non ho mancato perfino di fargli sapere a mezzo di un suo amico (il sen. Albert Buisson) che non vi erano in Italia per lui quelle condizioni di ambiente che egli credeva.

D'altra parte Lavai non gode nè presso Daladier nè presso Reynaud considerazione sufficiente per tentare una sua risurrezione politica. Ritengo che tanto Daladier quanto Reynaud s'iano convinti che sia inutile anzi dannoso inviare in Italia «un ambasciatore spettacolare :.. Ci pensano soltanto a volte alcuni ambienti del Senato e della Camera che non si rendono ancora conto della situazione e favoriscono i maneggi di Lavai, così avrebbero favorito in un certo momento la nomina di Pétain (mia lettera del 9 marzo u. s. n. 1587/717) (4).

A questi progetti il Quai d'Orsay e per esso il Governo non lascia, almeno per ora, alcuna possibilità di attuazione pratica.

La notizia riportata dai giornali circa la destinazione a Roma di un inviato speciale nella persona di Lavai apparve prima sull'Oeuvre e poi, a caratteri vistosi, sull'Intransigeant, ma non fu ripresa seriamente da altri.

Detta pubblicazione è stata forse anche un modo per far naufragare l'eventuale intenzione di Lavai o dei suoi amici, comunicandola prematuramente; coskchè il Governo ha potuto diramare un comunicato uffi·cioso di smentita.

D'altra parte mi si dice invece che la notizia è stata lasciata passare mentre, per la costituzione del nuovo Ministero dell'Informazione, gli uffici della censura erano particolarmente disorganizzati; e che il censore sarebbe stato esonerato dall'incarico.

In ogni modo, in ottemperanza alle istruzioni impartitemi con n telegramma in riferimento, ho fatto opportunamente ribadire in questi ambienti politici la sensazione dell'inopportunità di una eventuale missione di Lavai.

* * *

P. S. -Secondo una notizia non controllata che mi giunge in questo momento, Reynaud avrebbe pensato realmente a presentire Lavai circa un suo eventuale viaggio in Italia. Tale viaggio avrebbe dovuto avere. per iscopo di

sincerarsi delle intenzioni del Governo italiano specialmente in vista del mantenimento della «non belligeranza» e di una neutralità benevola nel caso di operazioni degli alleati nei Balcani o verso 'il Caucaso. Faccio però tutte le mie riserve circa l'esattezza di tale notizia (1).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 636. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 217. (4) -Vedi D. 503.
679

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196. Tokio, 2 aprile 1940, ore 7 (per. ore 17).

Mio telegramma n. 191 (2).

Consigliere tedesco ha detto che finora non sono giunte istruzioni circa

riconoscimento del Governo Wang Ching-wei. Riconoscimento è improbabile in

quanto il principio fondamentale nuovo Governo è anti-comun'ista e tale anti

comunismo cinese è dannoso ai russi a favore dei giapponesi per evidenti ragioni

geografiche e dato interesse Soviet in Mongolia Sinkiang e altre provincie.

Inoltre rapporti russo-tedeschi vanno diventando più intimi.

Ambasciatore di Germania si è limitato dirmi che suo Governo prima di

decidere attende vedere quello che facciamo noi ma che d'altronde stessi giap

ponesi non mostrano fretta riconoscimento.

680

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 76/151 R. Roma, 2 aprite 1940, ore 16,15.

L'Illustration del 16 marzo u. s. ha pubblicato, in copertina, in occasione colloquio che ha avuto luogo al Ministero delle Finanze tra Paul Reynaud e Sumner Welles, fotografia sul cui sfondo appare nitidamente carta di Europa rimaneggiata con nuovi Stati e nuovi confini.

Per quanto riguarda Italia, questi confini lasciano Friuli e Carnia nel territorio di una ipotetica Austria e !stria con Fiume ad una ingrandita Jugoslavia.

Tale pubblicazione, cha ha suscitato la più sgradevole impressione, è stata riprodotta nell'edizione serale della Stampa ed aspramente commentata tra l'altro in un articolo de Il Piccolo di Trieste, che è stato trasmesso per corriere. In esso viene messo in rilievo che assai probabilmente carta in questione rappresenta progetto di sistemazione dell'Europa a guerra ultimata che può aver formato oggetto di conversazione con il sig. Sumner Welles.

Vi prego svolgere opportune indagini, sia per accertare effettiva esistenza della carta di cui trattasi con le caratteristiche anzidette, sia per chiarire ragioni che hanno fatto consentire sua pubblicazione malgrado rigida censura di guerra cui è sottoposta stampa francese.

(l) -Il presente documento reca il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 647.
681

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. IN CHIARO 231. Parigi, 2 aprile 1940, ore 21,15 (per. ore 23,30). Giornali pubblicano seguente comunicato del Quai d'Orsay: « A torto certi giornali stranieri hanno voluto agitarsi per frontiere che sembrano disegnate su carta Europa posta nell'Ufficio Ministero-Finanze dove fu presa fotografia incontro Reynaud-Sumner Welles. Carta riporta frontiere europee quali esistevano prima aggressioni compiute da Germania da alcuni anni. Aspetto che carta

riveste sulla fotografia deriva unicamente da fantasia fotografo desideroso dare risalto al suo sfondo».

682

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Budapest, 2 aprile 1940 (per. giorno 4). Mio telegramma n. 73 (1). Circa suoi colloqui Roma Conte Teleki mi dà seguenti indicazioni che riferisco ad ogni buon fine a V. E.: l) Egli ha riconferiiUlto responsabilità e funzione europea Ungheria che pur mantenendo quadro effettivo proprie rivendicazioni nazionali, si asterrà attualmente da ogni iniziativa atta turbare situazione pace regione danubianobalcanica. Pertanto sua distinzione fra pace momentanea e pace definitiva già segnalata e ora ampiamente illustrata da ufficioso Pester Lloyd. 2) Questione Transilvania: posto che rivendicazioni ungheresi di diritto, sono totalitarie, Governo Ungheria potrebbe nondimeno porsi in grado far valere particolare autorità conferitagli dalle presenti circostanze, per fare accettare nazione principio spartizione Transilvania, qualora esplicito gesto fosse compiuto dalla Romania, base formulazione fondata su riconoscimento sacrificio sostanziale che Ungheria compirebbe rinunciando totalitarietà proprie rivendicazioni. Conte Teleki ritiene V. E. consideri con qualche speranza possibilità agire su Bucarest. Egli rimane in attesa, garantendo frattanto tranquillità interna assoluta disciplina anche ambienti militari, lasciando V. E. scelta momento in cui soluzione questione potrà essere affrontata. Ritiene peraltro soluzione stessa dovrebbe potersi trovare già maturata al momento impostazione pace Europa, anche per escludere che nel corso vicende conflitto eventuali iniziative militari sovietiche contro Romania possano precorre,re tali sviluppi politici costringendo forse Ungheria premunirsi, ciò che potrebbe condurre a parallelismi di fatto se non di azione con Sovieti, da 'CUi essa profondamente rifugge.

3) Slovacchia: Conte Teleki ha attirato attenzione Roma su atteggiamento provocatorio di questa ultima. Date particolare situazioni e condizioni

interne slovacche, egli non vuole sopravalutarlo ed è disposto tollerarlo per ora, giacchè in vista ogni futura possibilità nulla vuoi pregiudicare fra Slovacchia e Ungheria.

4) Jugoslavia: continuerà azione riavvicinamento attualmente in corso. Situazione interna jugoslava è però a concorde giudizio incertissima e converrà rimanere in attesa futuri sviluppi. Mi ha fatto accenno a Pavelié « tenuto in riserva per la eventualità».

5) Conte Teleki crede prossima vasta azione militare germanica fronte occidentale, come sarebbe confermato anche da taluni recenti accenni fatti costì da Ribbentrop.

6) Era profondamente grato e commosso amichevoli accoglienze e comprensione incontrate Roma, e mi ha dettagliatamente esposto sua intenzione intensificare al massimo rapporti sp'irituali culturali con Italia, del che si è intrattenuto costi (1).

(l) Vedi D. 670.

683

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 27. Belgrado, 2 aprile 1940 (per. giorno 6). Riferisco corredandoli con altri dati che mi è possibile qui rilevare punti circa situazione generale toccati durante çonversazione odierna per affari in corso da questo Ministro Ag.giunto Affari Esteri SmiJianié. Dichiarazioni Molotov. -Smilianié ha insistito su impressione completamente negativa ed anzi di apprensione che avevano prodotto in Romania, definendole come «assai poco rassi-curanti». Ha aggiunto che buona stampa che le aveva accolte in Turchia è del tutto naturale, visto che questa tende attualmente evitare qualsiasi causa frizione con U.R.S.S. Quanto a Bulgaria è stato più esitante, ma ha tuttavia detto seguente frase «Bulgaria ha ormai troppo giocato su carta russa». Pensiero Smilianié, per ciò che c·oncerne Jugoslavia, non direttamente posta in causa da dichiarazioni Molotov, sembrava convergere principalmente verso Romania in un primo luogo, e quindi verso Bulgaria. Discorso Chamberlain. -Propositi razionare importazioni paesi neutri ed arrestare rifornimenti terrestri a Germania, direttamente feriscono anche interessi Jugoslavia e provocano vasta reazione in questa opinione pubblica, anche se stampa Capitale, accuratamente controllata, mantiene tono moderato. Reazione tuttavia è palese e sintomatica nelle espressioni stesse dei giornali. Di essa Smilianié si è fatto chiarissimo portavoce dicendomi che pretesa stornare Jugoslavia da suoi naturali mercati è assurda. Ha accennato con preoccupazione e non senza risentimento a mezzo che Inghilterra sta già ponendo 'in atto per

attuare suoi propositi, quello cioè di arrestare forniture materie prime che maggiormente interessato Jugoslavia (citato fra le altre lo stagno). È da notare del

resto che analoghe impressioni di preoccupazione, e in differenti gradazioni,

di risentimento, mi sono state espresse a questo proposito da miei colleghi di

Ungheria, del Belgio e di Svizzera.

Del resto Smilianié, parlando di quella che uno dei principali giornali locali intitola oggi non senza qualche ironia «offensiva diplomatica alleati nei Balcani» ha lasciato intendere che ciò anche per questo Paese è precisa realtà nel settore cui appartiene. Inghilterra può creargli certo considerevoli difficoltà ostacolando affiusso materie prime che gli occorrono, sia fermando quelle che provengono da suoi territori, sia controllando altre trasportate per mare. Ma per arrestare rifornimenti alla Germania nel settore danubiano-balcanico non bastano nè grandi decisioni verbali, nè pressioni economiche, nè manovre di altro genere (come quella già segnalata con telespresso n. 1293/435 in data 30 marzo u. s. (l) di far dimettere contro franchi svizzeri piloti della Commissione Internazionale del Danubio): vi è un solo mezzo, ricorrere alle armi, portando guerra nella Penisola balcani·ca. Se gli Alleati trasformeranno offensiva verbale e quella cosidetta diplomatica in azione militare, è alternativa che da tempo com'è noto costituisce incubo costante di questo Paese. In tale situazione elemento chiaro e preciso di speranza in ambienti responsabili -come in molti altri, ivi compresi alcuni non certo sospetti parzialità verso di noi -rimane sempre politica ed azione Governo fascista. Di tale sentimento generale si è fatto chiaro interprete Smilianié.

Per ciò che concerne relazioni economiche tra Inghilterra e Jugoslavia in questo momento, è da sottolineare notizia già segnalata che trovasi Londra con precisi incarichi Vice Direttore Banca Nazionale Belin. È anche da ricordare per valutazione attuale situazione economico-politica Jugoslavia che importanti miniere interessanti fabbisogno materiale bellico sono in mani francesi e inglesi.

Convegno Aleppo. -Smilianié mi ha detto che secondo informazioni in possesso Governo jugoslavo convegno Aleppo rientra quadro conversazioni previsto da Patto mutua assistenza turco-franco-britannico. E che anzi era stata scelta località più distante possibile da centri maggiormente in evidenza settore per togliere convegno carattere sensazionale. Vi è appena bisogno di sottolineare che tale notizia ha tutta l'aria di essere in ogni caso risposta ufficiale ed ufficiosa a domanda che Jugoslavia aveva diritto di porre come Stato appartenente unione balcanica.

Chiamata a Londra Capi Missione britannici nel Sud-Est europeo. -Smilianié mi ha detto che a notizie e comunicati pubblicati dalle varie agenzie e dalla stampa vanno apportate due correzioni. La prima è che convocazione era stata già decisa prima Consiglio Guerra interalleato e ha portato a riprova fatto che egli stesso ne aveva ricevuto comunicazione da questo Ministro Inghilterra giorno stesso in cui Consiglio avveniva. Secondo è che « nessuna convocazione di Capi Missione britannici può cambiare situzione ». Frase -per quanto in seguito ripresa cercando in qualche modo attenuarne tono in molte più parole -è testuale.

Nonostante non pochi elementi negativi risultanti esame situazione, conclusione che Smilianié tendeva darvi era maggiore 'Ottimismo, dopo nota francamente ansiosa settimana scorsa. Ho avuto tuttavia netta impressione che tale nota fosse dovuta, assai più che ad elementi accennati, ad informazioni pervenute a questo Ministero degli Affari Esteri da Ministro di Jugoslavia in Roma dopo convegno Brennero e visita Teleki.

(l) Vedi anche GALEAZZO CIANo, Diario (1939-1943), vol. I, cit., pp. 241-242.

(l) Non pubblicato.

684

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 26. Londra, 2 aprile 1940 (per. giorno 7).

Le recenti dichiarazioni di Molotov, presentate qui come un sintomo di allentamento dei legami russo-tedeschi e come indice del desiderio di Mosca di non precludersi del tutto la via ad un riavvicinamento con la Gran Bretagna e la Francia, sono state qui ostentatamente accolte con freddo riserbo. Tale atteggiamento, risultante sia da dichiarazioni di esponenti del Governo, sia dal tono di questi circoli ufficiosi e dalla stampa più direttamente ispirata, trova riscontro nella accoglienza più che fredda e rigidamente « severa » che sarebbe stata riservata da Halifax -a quanto mi risulta da ottima fonte -alle note aperture fattegli da Maisky nella scorsa settimana, circa la possibHità di una ripresa di più attivi scambi commerciali tra i due Paesi.

L'atteggiamento della Gran Bretagna non avrebbe potuto essere diverso, solo che si tenga presente -oltre alla cocente delusione causata dal fallimento dei negoziati della scorsa estate e dal sensazionale annunzio del patto russotedesco -l'irrigidimento britannico nei x:iguardi dei sovieti a seguito della partecipazione russa all'aggressione contro la Polonia alleata e del conseguente attacco contro la Finlandia.

Ho già avuto occasione di riferire a V. E. (mio rapporto 583/301 del 9 febbraio u. s.) (1) come agli inizi del conflitto finlandese si fosse fatta qui strada una corrente favorevole, per vari motivi, ad un deciso intervento contro la Russia in quel settore. La sopravvenuta rapida conclusione del conflitto non ha fatto del tutto tacere tali voci, che si sono manifestate anche in aperte critié'he al Governo e che hanno trovato come è noto, particolare autorità e favore in Francia, fino ad avvalorare l'ipotesi che Reynaud se ne sia fatto interprete nell'occasione della sua ultima venuta a Londra.

Le decisioni recentemente prese dagli alleati -a quanto risulta a tutt'oggi, e come ho riferito a parte col mio rapporto 1388/693 del 29 marzo u. s. (2) sono peraltro fin qui a favore di una guerra manovrata soprattutto nel campo economico, servendosi dell'arma del blocco a .cui si vuoi riservare un impiego per quanto più possibile efficace e integrale. Sembra quindi si possa escludere un prestabilito piano di azione militare anti-sovietica, mentre d'altra parte si ostenta qui di non preoccuparsi delle eventualità che una più rigida applicazione

del blocco possa eventualmen~e condurre ad una rottura di relazioni con l'U.R.S.S., di cui non si manca di sottolineare il ruolo fin qui tenuto nei rifornimenti alla Germania.

Una sostanziale diffidenza verso la poliUca del Kremlino e una ostentata indifferenza in quella direzione, per quanto concerne 'i prossimi sviluppi e le possibili ripercussioni dell'azione degli alleati, sembrano essere le direttive a cui si 'ispira attualmente l'atteggiamento britannico nei riguardi della Russia.

Tuttavia, di fronte alla riaffermata necessità di concentrare il massimo sforzo contro la Germania evitando finchè possibile di accrescere il numero dei propri_ n.emici, ulteriori eventuali aperture russe potrebbero anche non essere lasciate cadere, se vi si ravvisi una base concreta per giungere ad uno sperato indebolimento della Germania, agendo sia politicamente che economicamente sul suo attuale associato.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 644.
685

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1420/611. Budapest, 2 aprile 1940 (per. giorno 4). Il discorso di Molotov è qui apparso, in testo mutilato, in un ampio riassunto dell'Agenzia TeLegrafica ungherese, la quale già il 30 corrente mattina aveva provveduto a diffondere anzitutto la parte del discorso relativa alla Romania. I giornali del pomeriggio del 30 ultimo difatti si sono quasi esclusivamente limitati a pubblicare tale passo, sottolineando nei titoli U fatto che « il Soviet non riconosceva l'annessione della Bessarabia ». Anche i commenti, apparsi, tutti piuttosto brevi, ne'i quotidiani del 31 mattina, hanno sottolineato in particolare la parte relativa al problema russo-romeno, dimostrandosi per il resto piuttosto incerti. Il governativo Uj Magyarsàg scrive: «Il discorso non offre alcun punto d'appoggio circa le possibilità di nuovi rapporti tra le aspirazioni degli alleati e l'atteggiamento del Soviet. Il Soviet procede sulla via intrapresa il 23 agosto scorso. Unica differenza tra le precedenti manifestazioni sovietiche e il discorso di Molotov è che questa volta sono stati molto più accentuati alcuni elementi della politica sovietica: mai ancora da parte di Mosca è stato detto con tanta chiarezza che la Russia esige la Bessarabia ». Il conservatore Pesti Hirlap ha definito il discorso «un tipico discorso sovietico» aggiungendo che raramente un discorso ha avuto così diverse interpretazioni: anch'esso peraltro ha tenuto ad aggiungere che «la parte relativa alla Romania si deve considerare importantiss'ima ». Il nazionalista Pesti Ujsàg è stato l'unico giornale veramente esplicito nel commento, in cui scrive che Mosca persegue una politica di ambiguità, per cui la Germania è venuta a trovarsi evidentemente al bivio tra Italia e Russia, e pertanto nella necessità di una scelta ha preferito porsi al fianco dell'Italia, se non altro perchè questa può più efficacemente difenderla contro i pericoli provenienti dal Vicino Oriente. La stampa liberale (Magyar Nemzet, Ujsàg) è stata anche più anodina: da una parte ha rilevato che quello che maggiormente importa è 'il fatto che Mosca

ha voluto sottolineare la propria volontà di pace; dall'altra, pur ammettendo ehe «il discorso non è stato certo amichevole nei confronti della Romunia », ha voluto constatare che «sarebbe difficile stabilire se in questa parte del discorso erano più forti gli elementi minacciosi o quelli tranquillizzanti».

II discorso Molotov è stato accolto con senso di incertezza anche in questi ambienti politici e giornalistici, che in esso hanno notato un elemento fondamentale negativo ed uno positivo: quello negativo, secondo tali ambienti, consiste nel fatto che la Russia continua a rimanere l'elemento misterioso della politica europea, quello positivo nel fatto che la Russia ha tratto evidentemente le debite deduzioni dalla guerra russo-finlandese ed «almeno per ora» non pensa a nuove azioni belliche. Gli ambienti crocefrecciati considerano il discorso mia manifestazione nettamente filogermanica, e la parte dedicata alla Bessarabia un elemento che può far sorgere delle speranze negli ungheresi per un ritorno della Transilvania all'Ungheria. Questi circoli sono per altro del parere che la Romania anche nei confronti della Russia, sia pure con metodi balcanici di apparente condiscendenza, manterrà il suo rigido atteggiamento, come nei confronti dell'Ungheria, per cui, anche se non immediatamente, un giorno si dovrà giungere ad un conflitto tra Russia e Romania, ciò che offrirebbe la possibilità di un'azione militare ungherese. Gli stessi ambienti continuano a mostrare .di credere nella possibilità di una cooperazione tra Italia, Russia e Germania per salvaguardare la pace dell'Europa sudorientale. Gli ambienti liberali e filosemiti ritengono che la Russia non si sia ancora riavuta dallo « schiaffo » subito in Finlandia, per cui si è messa sulla via di una politica che le dovrebbe consentire sia l'eventualità di approfondire i suoi rapporti con la Germania, sia quella di mettersi d'accordo, al caso, con le Potenze occidentali. La « volontà di pace » di Mosca è una formula ,che dovrebbe valere per tutte le evenienze e che potrà assai facilmente essere dimenticata di fronte alle necessità.

La stampa ungherese ha poi segnalato con particolare evidenza gli articoli dedicati al discorso dalla stampa romena (Timpul), rilevandone certo tono ambiguo, anche nel loro manifesto indirizzo conciliativo. Rilievo ha dato altresl ai pareri della stampa jugoslava, sottolineando come questa abbia considerato il discorso Molotov «un preludio ad un nuovo periodo nell'attività della dipl~

ltlazia europea » da una parte, e dall'altra una manifestazione che escluderebbe per ora ogni conferma di una prossima visita in quella capitale del Commissario sovietico per gli Affari Esteri.

È stato osservato anche che la stampa italiana, in un primo tempo ha sopras

seduto ad ogni commento al discorso, per sboccare infine 'in alcune considerazioni (Stampa) che non si fanno illusioni circa le caratteristiche fondamentali della politica sovietica.

Il pensiero prevalente de'i circoli governativi sembra per altro meglio definito dall'ufficioso Pester Lloyd che in un editoriale dedicato a considerazioni crrca i possibili sviluppi del conflitto europeo, giungendo alla conclusione che una decisione militare potrà essere raggiunta soltanto sul fronte occidentale, date le insormontabili difficoltà, che, quantomeno nel settore sudorientale, incontre1·ebbe la creazione di nuovi fronti., constata tra l'altro che il discorso Molotov manifesta inequivocabilmente l'atteggiamento dell'Unione Sovietica contro ogni tentativo di estendere il conflitto ad altri settori.

Sotto quest'aspetto si può affermare che il discorso di Molotov, per quanto -esso possa rappresentare i reali intendimenti della politica sovietica, viene considerato dagli ambienti ufficiali, entro certi limiti e nel quadro dell'attuale momento poltico, abbastanza rassicurante.

Circa poi le contrastanti notizie che continuano ad apparire nella stampa in merito all'eventualità di una intesa od alleanza difensiva del nord, ho rilevato gli atteggiamenti diversi e sostanzialmente opposti di alcuni tra questi rappresentanti nordici e balUci: affermativo e deciso lo svedese, che, alludendo alla presa di posizione sovietica al riguardo e al monito contenuto nel noto -comunicato Tass, mi ha detto che la Svezia non prendeva ordini da nessuno e seguiva la sua strada; dubitoso il finlandese, che mi ha accennato a conversazioni in corso, pur affermandomi che un'intesa difensiva avrebbe avuto ben altro valore per la Finlandia prima della conclusione del conflitto con i Sovieti; nettamente scettico e negativo l'estone, che mi ha osservato che un accordo che giungesse ora a conservare l'avvenuta mutilazione della Finlandia, non avrebbe Qrmai ragion d'essere, mentre se la comunità d'·interessi fra gli Stati nordici dovesse rivelarsi diversamente attiva di quanto non siasi dimostrata finora, essa giocherebbe anche senza necessità di protocolli.

686

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LISBONA, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 1197/465. Lisbona, 2 aprile 1940 (per. giorno 10).

Telespresso di questa R. Legazione n. 810/301 del 29 febbraio u. s. (1).

L'atteggiamento fermo ed energico assunto dal Presidente Salazar nei confronti della campagna di critiche mossa contro di lui, l'appoggio apertamente datogli dal Capo dello Stato hanno indubbiamente consolidato la situazione interna, che si presenta oggi molto più calma di qualche settimana addietro. Si è notevolmente modificato il ·Contegno anche di quegli ambienti, il cui sorprendente linguaggio ho avuto occasione di segnalare col telespresso n. 698/263 del 22 febbraio u. s. (2). Il perdurare di un certo malcontento tra gli ufficiali delle forze armate e le misure disciplinari prese contro di essi (vedi telespresso

n. 1181/461 del 2 aprile u. s.) (3) non meritano, a giudizio dei migliori conoscitori della situazione, eccessiva attenzione.

Se gli oppositori interni hanno attenuato la loro campagna ed ·in ogni caso messo la sordina alle loro critiche, altrettanto non può dirsi di quelli esterni. Negli

Il) Non pubblicato.

38 -Documenti diplomatici-Serie IX -Vol. III.

ambienti franco-inglesi cresce il rancore contro il Presidente Salazar e la politica di stretta neutralità da lui seguita. Più eloquente di tutti è il Ministro di Francia, che ogni settimana annuncia l'imminente caduta dell'attuale Governo portoghese. Più ,prudente, sia perchè più avveduto, sia anche perchè ammaestrato dall'esperienza, è l'Ambasciatore britannico, ma i suoi silenzi non sono meno significativi delle escandescenze del sig. Amè Leroy. Recentemente, il Ministro polacco -che, ormai completamente disoccupato, può liberamente abbandonarsi a quelle inclinazioni che questa R. Legazione segnalava col telespresso

n. 323/109 del 28 gennaio 1939 -ha messo un comune conoscente al corrente di quello che nei confronti del Governo Salazar è lo stato d'animo dell'Ambasciata britannica. Questa nota, con indignazione, quel riorientamento verso la «zona di pace~. che il Ministro Mameli aveva segnalato sin dallo scorso gennaio (v. telespresso n. 255/93 del 16 gennaio u. s.) (l); negli ambienti governativi, tra i più intimi collaboratori del sig. Salazar, vede diffondersi la convinzione che la vittoria delle potenze occidentali significherebbe la ripresa dell'agitazione demo-massonka in PortogaHo, e che pertanto l'interesse nazionale esige l'avvicinamento agli Stati autoritari e soprattutto all'Italia. È da notare come, secondo il Ministro polacco, l'Ambasciata britannica comincerebbe a sospettare ,persino di amici -sinora fidati -come il Ministro della Marina e il Segretario della Propaganda Nazionale, sig. Ferro. Particolarmente inviso a quella Rappresentanza sarebbe il Ministro dell'Educazione Nazionale, dott. Carneiro Pacheco, la cui italofilia ha avuto speciale risonanza in occasione della recente visita dell'Ecc. Federzoni (v. telespresso n. 981/382 del 15 marzo u. s.) (2). L'Ambasciata britannica non avrebbe sinora reagito alle varie misure con le quali H Governo del sig. Salazar ha sempre più chiaramente documentato la sua politica di stretta ed imparziale neutralità; si limita ad intensificare la pressione nei casi nuovi che si presentano, e ad elencare gli atti del Governo che ad essa sembrano contrari allo spirito se non alla lettera dell'alleanza, ma ritiene sia prossimo il giorno in cui il Governo portoghese dovrà « chiarire ~ la propria linea politica. Se allora il PortogaJlo non vorrà assumere un atteggiamento «franco e netto ~ cioè conforme agli interessi degli alleati, questi sapranno agire efficacemente nei confronti delle colonie portoghesi...

Che il Governo della Repubblica non sia inconsapevole di questo pericolo lo dimostra l'estrema attenzione con la quale segue la situazione interna, l'orientamento e le decisioni del Governo sudafricano. Con la possibilità o meno di trovare a Pretoria rispondenza diretta ed eventualmente anche una garanzia deH'impero coloni,ale, sono ,certamente connessi e l'ulteriore sviluppo della politica di neutralità ed indipendenza sinora seguita, e l'orientamento di essa verso la «zona di pace~. L'attenzione e la cura con la quale questo Governo coltiva le relazioni con l'Unione Sudafricana offrono uno degli aspetti più caratteristici dell'attuale momento.

(2) -Vedi D. 358. (3) -Non pubblicato. (l) -Vedi D. 138. (2) -Non pubblicato.
687

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 66. Shanghai, 3 aprile 1940, ore 11 (per. giorno 4, ore 4,30).

Il presente telegramma fa seguito a quello di numero precedente (1).

Oggi per quello che può vedersi attraverso una atmosfera torbida in cui i vari interessi sembrano volta a volta Identificarsi e opporsi, l'atteggiamento di fronte a Governo di Nankino delle Potenze più interessate si delinea così.

l) Gli Stati Uniti d'America vogliono affermare la loro opposizione che dovrebbe essere netta e Irriducibile come per il Manciukuò, ma che dovrà pure essere riveduta una volta constatata la diversità delle due situazioni. Certo oggi gli Stati Uniti d'America reclamano in Cina assai più che per il passato non tanto per la loro intransigenza ·ideologica, quanto perchè sempre più si considerano in Estremo Oriente i soli e veri difensori contro il Giappone delle posizioni avanzate dei bianchi.

L'impossibilità morale in cui essi ancora si trovano di sacrificare le loro fonti di guadagno in Cina e l'intenzione di mantenere Chung king come una freccia nel fianco del maggiore nemico, si associano sia pure involontariamente alla Russia nella necessità di avversare Wang Ching-wei e di sostenere Chiang Kai-shek.

2) La Russia considera di capitale importanza per il presente e per il futuro la sua posizione di previlegio a Chung king e ad essa non intende in alcun modo rinunziare oggi specialmente che i suoi rapporti con Tokio peggiorano. In queste ultime settimane essa ha rafforzato il suo controllo nel Sinkiang e nel Kansu.

3) La Germania segue la Russia. Istruzioni ricevute avanti ieri da questa Ambasciata di Germania (2) confermano quanto riferito con mio telegramma

n. 59 (3). Per ora nessun riconos·cimento nè de jure nè de facto. Semplicemente e se necessario «occasionali » contatti a mezzo del Console tedescÒ a Nankino. Ciò per non urtare suscettibilità di Mosca ma anche per reagire all'irrigidirsi della neutralità giapponese che compromette i rifornimenti di minerali pregiati che la Germania attende da Canton e dall'lnsulindia. Se mai la Germania assicurerebbe un riconoscimento e soltanto contro compenso «effettivo». Mi risulta che tale tesi è stata tenacemente sostenuta dagli agenti diplomatici e consolari tedeschi in Cina.

4) Gran Bretagna e Francia esitano e attendono. Tramontata la fiducia in una pace totalitaria, l'acuirsi del conflitto in Europa porta gli alleati a desiderare che una intesa tra Nankino e Chung king abbia a verificarsi il più tardi possibile nella speranza che frattanto, Wang Ching-wei mantenendo impegnato il Giappone in una pesante collaborazione, Chiang Kai-shek con la continuità del suo sforzo possa esaurirsi. Del resto Gran Bretagna e Francia

· (2) Vedi Documents on German Foreign Po!icll 1918-1945, Series D, IX, cit., D. 29.

già si tengono pronte per un riconoscimento de facto appena esso appaia utile ai loro fini. In questo momento sui dati che qui rilevo, Gran Bretagna appare di più larghe vedute della Francia la quale paralizzata dal timore dell'Indocina in difensiva vede in Chung-King il solo mezzo per impedire una vittoria politica giapponese o almeno per isterilirla perchè se essa dovesse divenire completa nulla, secondo (!uesta A~basciata di Francia, potrebbe fermare il Giapppne nella sua discesa verso il Sud.

(l) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 643.
688

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI

T. 7752/25 P. R. Roma, 3 aprile 1940, ore 21,10.

Vostro telegramma, n. 41 (1). Ringraziate Governo saudiano per informazioni e considerazioni comunicateVi circa rapporti fra Iraq e Saudia e la Missione irachena nello Yemen.

Fate poi sapere che (pur non ricorrendo alla radio di Berlino le cui notizie non sono riprodotte nella stampa dei Paesi arabi controllati dai franco-inglesi) è stato opportunamente provveduto per venire incontro al desiderio espressoVi di diramare a mezzo della stampa e della radio di Bari notizie dateVi sui due argomenti sopra indicati.

Potete aggiungere che R. Governo prende atto dell'intendimento della Saudia di mantenere stretta neutralità nel conflitto attuale, evitando cosi estensione della guerra al settore del Mar Rosso. Tale politica del Governo saudiano trova rispondenza in quella che svolge il R. Governo nel detto settore del Mar Rosso, come in altri settori.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 234. Parigi, 3 aprile 1940, ore 21,50 (per. ore 23,40).

Telegramma di V. E. n. 151 (2'), incrociatosi •Col mio in chiaro 231 (3) col quale si trasmetteva comunicato del Quai d'Orsay. Stamane Paul Reynaud mi ha telefonato pregandomi recarmi da lui. Vi sono andato nel pomeriggio.

Aveva nel suo Gabinetto ·carta geografica incriminata che del resto io avevo già vista al Ministero delle Finanze quando egli era titolare di quel Dicastero. Posso pertanto assicurare nel modo più formale V. E. che detta carta non corrisponde affatto a quella dell'Illustration e che realmente il tipografo per dar risalto nella fotografia alla carta stessa vi ha tracciato delle linee che hanno l'aria di un rifacimento degli Stati d'Europa. Si tratta -rip·eto --di un ritocco tipografico fatto senza nessuna ·intenzione politica. Presidente del Consiglio mi ha detto essere assai spiacente che in Italia lo si sia potuto credere tanto idiota da tenere nel suo Gabinetto esposto a tutti i visitatori un così

assurdo progetto geografico di cambiamento territoriale in Europa ed ancora

più di farsi fotografare innanzi al progetto stesso proprio con Sumner Welles.

Ha tenuto a riaffermare suoi sentimenti amichevoli per l'Italia e suo desiderio

mantenere con noi i migliori rapporti. Ha aggiunto deplorare vivissimamente

che opinione pubblica italiana possa essere fuorviata da articoli (specie Fari

nacci) come quelli cui hanno dato luogo fotografia in questione.

Ho detto a Reynaud ·che effettivamente guardando la fotografia stessa era difficile rendersi conto che vi fosse stata una alterazione tipografica di essa sia pure in perfetta buona fede, ma che io non potevo fare a meno dargli atto della verità delle sue asserzioni giacchè avevo visto con i miei occhi la carta un paio di mesi fa ed ora la rivedevo così come era allora. Se la cosa aveva destato un certo movimento di opinione in Italia, non mi risultava però che il Governo fascista vi annettesse una speciale importanza, proprio perchè avendo stima dell'intelligenza del Presidente del Consiglio francese non lo riteneva capace di credere che bastasse tracciare quattro linee su una carta geografica per rifare sul serio l'Europa. Il mio Governo del resto non mi aveva dato istruzione nè di protestare nè di esigere chiarimenti ma mi aveva chiesto solamente informazioni sul come erano andate le cose.

Conversazione svoltasi in termini cordialissimi ha dato occasione a Reynaud di chiedermi vivamente a suo nome fare moderare se possibile linguaggio nostra stampa tenendo presente che egli è disposto far mantenere quella francese nel massimo riserbo.

(l) -Vedi D. 620. (2) -Vedi D. 680. (3) -Vedi D. 681.
690

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. 7807/99 P. R. Roma, 3 aprile 1940, ore 22. Governo romeno ha chiesto tempo fa che piloti istruttori italiani fossero inviati a Bucarest per istruzione piloti romeni. Questione è stata esaminata avuto riguardo all'attuale situazione politica generale e a quella dell'Europa sud-orientale. È stata presa in considerazione speciale situazione in cui a questo rigua11do si trova Romania, ed è apparso conveniente venire incontro desiderio manifestato. In questi giorni partono ufficiali e sottufficiali richiesti. Potete parlarne confidenzialmente con codesto Governo. Superfluo osservare che decisione adottata lascia del tutto immutata nostra politica nei riguardi

rapporti ungaro-romeni. Se del caso potrete fornire in proposito le più ampie assicurazioni a mio nome.

691

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 47. Budapest, 3 aprile 1940 (per. giorno 5). Mio telegramma per corriere n. 045 (1). Stamane col Conte Csaky che rimessosi ha ripreso direzione Ministero, ho

avuto lungo colloquio in cui mi è occorse rilevare qualche diversità di valutazione riguardo argomenti già trattati dal Conte Teleki:

l) TransHvania: in merito nostro eventuale interessamento Bucarest Conte Csaky non crede Romania risolverebbesi a cessioni se non forse verso contropartita che potrebbe essere costituita da efficace garanzia due altre frontiere, ciò che peraltro porrebbe in primo luogo 'in questione problema sovietico. Csaky non precisava suo pensiero circa termini ed estensione tale garanzia.

2) Slovacchia: Csaky dice attribuire tale problema importanza sostanzialmente maggiore di quello transilvano, affermando anzi avere egli concorso dare nondimeno prevalenza quest'ultimo anche per sviare attenzione da questione slovacca di ben più complessa e delicata natura. Ritiene che mentre questione transilvana, pur presentando supremo valore nel quadro rivendicazioni ungheresi, non implica tuttora minaccia o pericolo in atto per Ungheria, non altrettanto può dirsi per questione slovacca. Poichè non crede stabili, neopure nelle finali intenzioni della Germania, speciali posizioni di questa ·in Slo· vacchia, afferma considerare quest'ultima porta aperta a minaccia slava verso bacino danubiano-carpatico, che potrebbe eserc'itarsi sia ad opera Polonia ricostituita 1con xe,gioni boema, morava, slovacca e ,compenso territori ,perduti oltre Vistola, sia anche più probabilmente ad opera Sovieti. Afferma altresì che frattanto personalità responsabili slovacche manterrebbero stretti contatti sia con Mosca che con Comitato Cecoslovacco C'ioè Benes e Osuski, fra queste non inverosimilmente stesso Monsignor Tiso. Circoli cecoslovacchi sarebbero molto attivi e contatti con Hodja sarebbero stati indirettamente proposti anche al Governo ungherese che ha sempre rifiutato: Ministri Slovacchia Roma e Budapest sarebbero agenti Benes e convinti panslavisti. Ciò dimostrerebbe elementi operanti minaccia, per cui Csaky conclude sarebbe comunque interesse europeo, in primo luogo Italia e stessa Germania, costituire mediante attribuzione Slovacchia ad Ungheria antemurale antislavo, eliminando al tempo stesso delicatissimo punto di frizione fra germanismo e slavismo. Tale soluzione rivestirebbe sì vitale importanza per Ungheria da giustificarne anzi esigerne qualunque sforzo. eppertanto Csaky mi ha detto apertamente ritenere eccessive preoccupazioni concilianti espressemi da Conte Teleki.

3) Conte Csaky escludendo progetti espansione territoriale tedesca nella regione danubiana balcanica, che però dichiara essere piuttosto disposto a subire anzichè espansione sovietica, ritiene tuttavia Germania contempli inclusione regione stessa in un quadro o sistema economico da essa diretto in funzione proprio organismo produttivo. Osserva ad esempio che da parte tedesca si tenderebbe assorbire principali industrie fonti produttive slovacche, ciò che date posizioni reciproche delle economie slovacca e ungherese, finirebbe col riflettersi con una crescente i!ngerenza germanica nella produzione dell'Ungheria. Ai fini quindi di una sufficiente garanzia della indipendenza economica regione danubiano balcanica egli dicesi non ostile all'idea, se non di una ripartizione zone di influenza, quantomeno di una determinata collaborazione italo-germanka destinata ad assicurare regione stessa stabile equilibrio economico e politico.

4) Jugoslavia: considera unione serbo-croata destinata far ricadere sulla Serbia la insofferenza un tempo nutrita dalla Croazia per l'Ungheria. Ciò sarebbe perfettamente avvertito a Belgrado, ove tentativo, fallito come egli afferma per atteggiamento minoranza ungherese, impostare ripartizione della Bascka

fra Serbia e Croazia, avrebbe avuto scopo prevalente indirizzare discordia contro elemento ungherese. Ritiene tuttavia scissione serbo-croata non ancora matura al punto che da alcuni si crede.

5) Contrariamente accenno fattomi Conte Teleki non pare credere prossime azioni militari fronte occidentale, nè altrove: sembra se mai maggiormente paventare per ora 'inasprimento guerra economica, pur affermando Germania è comunque in grado resistere molto a lungo.

6) Concordemente già segnalata opinione questi circoli governativi giudica recenti dichiarazioni Molotov sostanzialmente rassicuranti, e crede pace sud-Oriente potrà essere mantenuta.

7) Si è espresso con vivissima riconoscenza per comprensione e appoggio che Governo fascista accorda ad Ungheria, come ancora una volta manifestato5i occasione visita Roma Presidente Consiglio ungherese.

(l) Vedi D. 682.

692

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 28. Belgrado, 3 aprile 1940 (per. giorno 6). Mi risulta che quanto Ministro Jugoslavia in Roma ha riferito a questo Ministero Affari Esteri dopo convegno Brennero può essere riassunto come segue: l) Italia ha inteso riaffermare sua posizione Potenza dell'Asse e sua situazione «giuridica " di fronte problemi derivanti guerra. 2) Posizione Italia rimane immutata ivi compresa sua politica per SudOriente europeo. 3) Pubblicazioni stampa circa ripartizione zone influenza fra Italia Germania e U.R.S.S. sono prive fondamento.

4) Non rispondono a verità neppure· voci patto garanzia itala-tedescorusso. Non è da escludere però miglioramento rapporti tra Italia e U.R.S.S.

693

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 55. Parigi, 3 aprile 1940 (per. giorno 7). Nella conversazione odierna Paul Reynaud si è mostrato interessato dai tentativi di riavvicinamento che sta facendo la Russia verso l'Inghilterra, ai quali del resto corrispondeva il recente discorso di Churchill. Ciò poteva far credere in un mantenimento dello statu quo ·balcanico, malgrado le dichiarazioni di Molotov ·circa la Bessarabia. Paul Reynaud inclina difatti a credere, come del resto alcuni altri politici francesi -e non senza delle buone ragioni -che il connubio russo-tedesco

sia transitorio ed in ogni caso soggetto alle ripercussioni dei contrasti permanenti che esistono fra gli interessi dei due Paesi. Dopo il conflitto con la Finlandia, la Russia non dovrebbe avere intenzioni di slanciarsi in nuove avventure militari. Avendo infatti constatato le proprie gravi deficienze nella campagna finlandese, essa non può desiderare di entrare in conflitto con gli anglofranco-turchi solo per far piacere ai tedeschi.

Di qui gli approcci verso l'Inghilterra. Di qui anche e soprattutto la constatazione che la Russia non può desiderare e quindi favorire con vero impegno una vittoria schiacciante della Germania, giacchè una tale vittoria la lascerebbe· debole, isolata e indifesa contro il movimento espansionistko tedesco, che non ha mai cessato di mirare all'Ucraina ed altri territori russi.

Da queste considerazioni deriva dunque ora in questo Governo una maggiore tranquillità nei riguardi della cosiddetta « colfusione » russo-tedesca, e si rafforza nel contempo lo scetticismo circa la reale possibilità -anche per un Paese superiormente organizzato come la Germania -di rimpastare a sua. volta la molle materia russa: tentativo questo che varie altre volte nella storia è fallito.

Il Presidente del Consiglio francese era però ·preoccupato dalle manovre tedesche nei Balcani e dall'azione che la Germania svolge specie in Romania, dove vi sarebbe un numero enorme di tecnici e agenti tedeschi di ogni specie. Mi ha chiesto notizie sui nostri rapporti con la Jugoslavia e gli ho confermato che essi erano eccellenti. Mi ha chiesto pure lo scopo dell'invio di ventimila operai nostri in Albania, e gli ho risposto che pur non sapendo se la cifra era esatta, la cosa sembrava più che naturale dati i grandi lavori minerari, agricoli e stradali che l'Italia aveva intrapreso per rigenerare quella parte d'Europa rimasta finora allo stato quasi selvaggio.

694

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2942/909. Berlino, 3 aprile 1940 (1).

Mio rapporto n. 2871/882 del 30 marzo u. s. (2).

In seguito alla lettera n. 456433/1951 diretta in data 25 marzo u. s. dai

R. Ministero per gli Scambi e le Valute a questo R. Addetto Commerciale, e in considerazione delle numerose richieste, pervenute sia da codesto Dicastero sia direttamente dagli interessati, il Consigliere di questa Ambasciata si è oggi recato dal Ministro Wiehl, Direttore Generale per gli affari commerciali all'Auswiirtiges Amt, per intrattenerlo sulla questione delle forniture di macchinario tedesco all'Italia che va assumendo, per forza di eventi, sempre maggiore importanza per noi.

Al Ministro Wiehl è stato fatto presente che la sospensione dell'esportazione· di macchinario tedesco verso l'Italia danneggia profondamente lo sviluppo delle nostre iniziative autarchiche e mette molti nostri stabilimenti in condizione di non poter assolvere alla loro volta i propri impegni nei confronti delle stesse

amministrazioni militari. È stato ricordato l'impegno assunto dalla Germania. durante le ultime trattative commerciali svoltesi a Roma, di non diminuire la esportazione di macchinario verso l'Italia. Si è dato risalto al fatto che molte macchine sono già state ordinate da moltissimo tempo, che i termini di consegna sono stati già più volte ritardati e che tali macchine servono a completare l'attrezzatura ed il ciclo di produzione di nostri nuovi stabilimenti, i quali si verrebbero a trovare -non potendo ora disporre di forniture sulle quali avevano a giusta ragione fatto completo assegnamento -in gravissime difficoltà.

Sulla questione è stato pure consegnato a Wiehl un apposito appunto.

Il Ministro Wiehl ha assicurato che la questione sarà subito esaminata e che sarà data appena possibile una risposta all'Ambasciata. Dal canto suo egli ha messo in evidenza la situazione in cui si trova la Germania, la quale, non avendo abbondanza di metalli, non può sviluppare la produzione di macchinari per l'esportazione, e anzi deve requisire -per le necessità delle proprie produzioni belliche -i macchinari già pronti.

A tali argomentazioni è stato ribattuto che, secondo informazioni avute dalla R. Ambasciata, molto macchinario che sarebbe già pronto per la spedizione agli acquirenti italiani, si trova nei magazzini delle fabbriche a disposizicme delle autorità militari come riserva e non come necessità urgente della produzione di guerra tedesca. È stata inoltre mostrata al Ministro Wiehl una lista di 400 macchine non consegnate nei termini concordati, che una sola ditta di rappresentanza in Italia (Ditta Marini & Bossi, Milano, via Mauro Macchi, 87), ha inviato a questa R. Ambasciata per sollecitare il suo intervento.

A parte tutto dò -peraltro·-sembra a me che il linguaggio degli esponenti dell'Auswiirtiges Amt --come del resto un po' quello dello stesso Maresciallo Goring -sia, nei nostri confronti, per lo meno alquanto sfa.sato. È ammissibile che di .fronte a necessità nostre di carattere bellico -orma'i attuali e concrete -si invochino esigenze tedesche -per di più di carattere generico -in contrario? Viene così a mancare alle forniture nostre quella base di siéurezza, che è indispensabile allo sviluppo e all'attuazione dei nostri piani.

Si ha pertanto l'impressione che tutta questa materia degli approvvigionamenti meriti di essere ripresa tempestivamente e integralmente in nuovo· esame fra i due Governi e quindi resa oggetto di precisi accordi.

Al riguardo credo opportuno inviare ora all'E. V. copia di un appunto che il gen. Marras aveva preparato per me sin dal 21 marzo. Io non lo ·inviai allora, dato che esso mi sembrava, quanto alla questione delle batterie contraeree che ne formava lo spunto, sorpassato. Senonchè -a parte le batteriel'appunto Marras contiene considerazioni di ordine generale, cui la recente dichiarazione di Wiehl sembra ridare tutta la loro attualità. Devo aggiungere che le vedute del gen. Marras sono condivise in pieno sia dal col. Teucci che dal Comandante Pecori.

Reputo quindi mio dovere sottoporle alla speciale considerazione dell'E. V. Sull'argomento mi riservo poi di sviluppare prossimamente, di persona, con l'E. V. alcune proposte mie.

ALLEGATO.

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

PROM. SEGRETO 32. Berlino, 21 marzo 1940. Mi riferisco alle 150 batterie di cannoni contraerei da 88 mm. e relativo munizionamento richieste in passato alla Germania e alle recenti comunicazioni del Ministero Aeronautica tedesco secondo le quali la fornitura avrebbe inizio nel mese corrente e sarebbe proseguita in ragione di 3 batterie al mese con possibilità di un ritmo più celere a partire dal mese di giugno. La Ditta Krupp per sua parte ha informato di aver ricevuto l'autorizzazione a spedire complessivamente 9 batterie nei mesi di marzo, aprile e maggio con un munizionamento di 200 ·colpi per pezzo, ma desidera sia prima stipulato un contratto e siano determinate le condizioni di pagamento. Mentre attendo disposizioni dal nostro Ministero della Guerra, ho già rappresentato alla Ditta la necessità di disporre di un munizionamento molto più abbondante.

Le trattative per la fornitura di queste batterie contraeree da lungo tempo promesse dalla Germania si trascinavano infruttuosamente da parecchi mesi e la causa sostanziale era la diffidenza nei nostri riguardi. È da pensare che questo primo risultato positivo sia in rapporto con le recenti conversazioni di Roma e del Brennero.

Per altro non si può non rimanere sorpresi dalla lentezza con la quale avverrebbero queste forniture e il fatto che si lascia sperare un ritmo più celere, ma indeterminato, a partire dal giugno fa ritenere che si attenda dall'Italia qualche cosa di concreto, dopo avvenimenti che potrebbero verificarsi nei prossimi mesi.

Le batterie controaeree non costituivano che una parte delle richieste di materiali fatti dall'Italia alla Germania nello scorso agosto ed elencate nell'allegato.

Non è mio compito prendere in considerazione la situazione dei nostri rifornimenti, nel caso di un intervento a fianco della Germania; occorre soltanto tenere presente che in tale ipotesi l'Italia dovrà appoggiarsi alla Germania per importanti materie prime.

Per tali forniture occorrerebbe a mio parere trarre il massimo profitto dal periodo che precedesse il nostro intervento. Ciò perchè, una volta entrati in guerra e tanto più ove questa si prolungasse, le esigenze del nostro alleato potrebbero farsi sentire più gravemente.

L'esperienza fatta dagli alleati della GE'!rmania nella grande guerra insegna come l'aiuto tedesco sia stato sempre pesante e scontato talvolta con un'ingerenza sempre più grande del comando tedesco. Anche la recente guerra di Spagna offre qualche insegnamento su alcuni aspetti utilitari dell'aiuto tedesco.

La situazione sarebbe certamente diversa nei riguardi dell'Italia. Comunque sembra necessario che -ove si abbia in vista un intervento -il problema delle forniture di armi e del concorso per le fabbricazioni di guerra venga preso in esame e chiaramente concordato con la Germania.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 661.
695

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 3 aprile 1940.

Questo Ministro di Inghilterra, Rendel, partirà venerdi prossimo per Londra p€r conferire con il suo Governo.

Egli si è oggi recato a visitare il Ministro degli Esteri, Popov, anche per presentargli il nuovo Primo Segretario della Legazione d'Inghilterra, Lambert, che lo sostituirà nella direzione degli affari, durante la sua assenza.

II sig. Popov, nelraccennarmi a questa visita di Rende!, mi ha detto di avere a chiare parole insistito presso il Rappresentante britannico perchè questi riferisca a Londra « che la Bulgaria è e vuole rimanere tranquilla e si augura molto sinceramente che l'attuale situazione di calma nei Balcani possa essere mantenuta ».

Continuando a parlarmi dei rapporti fra Inghilterra e Bulgaria, Popov ha aggiunto che in sostanza Londra, pur aiutando in tutti i modi la Turchia e pur svolgen-do un'azione più o meno occulta di controllo dei traffici del Mar Nero tra i porti bulgari e quelli sovietici, insiste nel voler far apparire agli occhi di Sofia una sua funzione di mediatrice, se non di arbitra, nella situazione esistente tra la Bulgaria e la Turchia. Cosi anche recentemente il sig. Rendel si è nuovamente offerto di intervenire presso il suo collega di Ankara perchè questi non mancasse di porre presso il Governo turco l'opportunità di una distensione con Sofia. L'offerta è stata lasciata cadere da parte bulgara.

Aggiungo, su questo argomento, che si trova tuttora a Sofia il Ministro di Bulgaria a Londra, sig. Momcilov, che è stato qui convocato e che è stato già ricevuto da Re Boris e dal Presidente del Consiglio.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/13571/C del 13 aprile, non è stato rintracciato.

696

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 3 aprile 1940.

Questo Ministro degli Esteri, Popov, parlandomi oggi dei rapporti tra Bucarest e Sofia, mi ha detto che in questi ultimi giorni non si è verificato alcun nuovo avvenimento e che la situazione tra i due Paesi non ha subito mutamenti.

Mentl'e però il sig. Filotti, Ministro di Romania a Sofia, continua a dichiarare come nella capitale romena regni attualmente uno spirito di com-pTensione e di conciliazione nei riguardi della Bulgaria, a Bucarest è avvenuta la nomina a vice-ministro della Propaganda del sig. Stoica, già rappresentante diplomatico romeno a Sofia dove ha lasciato pessimo ricordo e dove è considerato _la vera « bestia nera » antibulgara.

Popov ha aggiunto che praticamente già cominciano a vedersi i primi cattivi risultati di questa nomina. Così in questi ultimi giorni è ricominciata la pressione delle Autorità romene della Dobrugia sulle popolazioni di sangue bulgaro e si riparla di un nuovo sforzo di colonizzazione romena in quella terra di frontiera. Se tali misure dovessero veramente intensificarsi -aggiungeva il sig. Popov -l'attuale atteggiamento di calma e di comprensione della stampa bulgara verso la Romania non potrebbe oltre essere mantenuto. Ed in tale senso egli si era in questi giorni espresso anche con un giornalista fran

cese che si era recato a visitarlo e che gli aveva portato i saluti e le espressioni di simpati!l del sig. Gafencu, e lo aveva anzi pregato di riferire le sue parole al Ministro degli Esteri romeno facendogli notare ·come non tutti gli organi del Governo di Bucarest dessero oggi prova di voler veramente seguire una linea di correttezza e di comprensione nei confronti della Bulgaria.

(l) L'originale di questo documento, ritrasmesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/13572/C dèl 15 aprtile, non è stato rintracciato.

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. S. N. (1). Sofia, 3 aprile 1940.

Il discorso del Commissario Molotov ha avuto in Bulgaria una buona stampa. Di esso però non sono stati riprodòtti che alcuni brani, importanti e significativi, ma evidentemente incompleti. Oggi soltanto, infatti, a distanza di ben quattro giorni, la Tass ne ha fatto qui pervenire il testo completo, ma evidentemente troppo tardi perchè possa essere esaudito il desiderio, manifestato da questa Legazione sovietica, di vederlo apparire, nei giornali bulgari, in forma integrale.

Del discorso non sono state poste in particolare rilievo nè le critiche verso l'Inghilterra e la Franc'ia nè la rievocazione della questione finlandese. Viceversa ha trovato vistosità di presentazione e cordiali commenti di approvazione la parte relativa alla intenzione di Mosca di vedere mantenuta la propria linea di astensione dal confl~tto, anche se ciò non significhi affatto una rinunzia dal punto di vista russo ad una favorevole futura soluzione della questione territoriale della Bessarabia.

Si direbbe addirittura che in Bulgaria molti hanno respirato più liberamente allorchè hanno appreso per bocca dello stesso Molotov, e agli inizi di questa minacciosa primavera, che Mosca non si vuole lanciare in avventure e preferisce anzi lasciare agli altri, leggi alla Turchia, la responsabilità di turbare le acque nella zona del Mar Nero.

Nell'attuale stato d'animo astensionista nel. quale si trovano i dirigenti della politica di questo Paese, stato d'animo che ha trovato proprio l'altro ieri la sua più alta e rinnovata conferma nelle parole del Sovrano rivolte ai Deputati ed-esaltanti il valore e l'importanza della neutraiità bulgara, nessuna parola poteva riuscire più gradita. E ciò del resto ai fini stessi della politica di amicizia tra l'U.R.S.S. e la Bulgaria attualmente perseguita, e che molti vorrebbero, particolarmente nel campo economico, vedere persino intensificata.

Gli stessi russofili qui esistenti comprendevano infatti troppo bene che se le parole dl Molotov avessero dovuto significare lo squillo di guerra nelle terre balcaniche, la situazione della Bulgaria, estremamente delicata dal punto di vista strategico, avrebbe finito per correre di un tratto il più grave dei rischi.

E così oggi tutti si affannano, come dimostrano i commenti dei giornali, a lodare la moderazione e la prudenza di quella Russia nella quale, come è noto, si vuole ancora qui spesso vedere, anche se impugnante la falce ed il martello, la santa madre protettrice di tutti gli Slavi.

A questa soddisfazione si unisce, in fondo, la speranza che l'Inghilterra, non esasperata da un intransigente atteggiamento russo, finisca per rinunciare, in vista persino della possibilità di qualche riavvicinamento con Mosca, a quei programmi di avventure nel Mar Nero e nel Caucaso che qui ad ogni stormire -di fronda sono ad essa prestati. Ciò spiega come, sempre In questi giornali, abbiano trovato largo posto le notizie relative a pretese resipiscenze britanniche verso la Russia ed alla possibilità di una qualche ripresa di trattative di carattere economico tra i due Paesi che avrebbero per Londra il benefico risultato di vedere in qualche modo allentato il collegamento tra Berlino e Mosca.

Aggiungo, a tal proposito, che lo stesso Ministro degli Esteri, Popov, mi ha oggi accennato ad un telegramma pervenuto da Londra nel quale appunto la Legazione di Bulgaria faceva notare come ·le impressioni britanniche sul discorso Molotov siano state in sostanza favorevoli e come dò in definitiva dimostri la poco buona volontà britannica di volersi veramente schierare in armi contro la Russia.

Questo atteggiamento astensionista russo presenta quindi, per i bulgari, non pochi vantaggi. Esso infatti, mentre, come hanno dimostrato le dichiarazioni relative alla Bessarabia non ·cancella nè distrugge la questione delle possibili rivendicazioni territoriali alle quali la Bulgaria è direttamente interessata, può essere, insieme con la politica perseguita dall'Italia, la causa determinante per vedere ancora continuata nel tempo l'attuale cristallizzazione balcanica.

Ora, in questo senso bulgaro di soddisfazione, vi è probabilmente anche un altro elemento di natura pratica e contingente, costituito dal fatto che non tutti qui, per quanto generalmente simpatizzanti, per antica tradizione, con la Russia, sono convinti che, in caso di conflitto, Mosca avrebbe 'i mezzi sufficienti per intervenire immediatamente ed efficacemente a sostegno di una Sofia inesorabilmente lminacciata dalle truppe tur·che coil!centrate in T~acia ed al:le quali affiuiscono oggi, anche se in quantità più o meno rilevante, gli armamenti franco-inglesi.

La ,guer~a di Finlandia ha dimostrato non poche pecche nell'organizzazione militare sovietica. Potrebbe veramente Mosca, si domandano con una certa ansietà i bulgari, prevenire militarmente nel Mar Nero una mossa combinata tra i turchi ed i franco-inglesi che, per prima cosa, cercherebbero di raggiungere le basi marittime bulgare di Burgas e Varna per permettere i rifornimenti via mare alle loro truppe avanzanti dalla Tracia e per dare contemporaneamente alla Romania il segno tangibile della loro assistenza?

E quale è la vera situazione economica attuale della Russia? Proprio oggi lo stesso sig. Popov mi accennava •ad un rapporto giunto dalla Legazione di Bulgaria a Mosca nel quale si fa presente che, a causa particolarmente dell'ultimo cattivo raccolto, le condizioni economiche dell'Unione Sovietica non

appaiono essere in questi mesi delle più felici e che a Mosca in questi giorni le code dinanzi ai negozi di generi di prima necessità si sono allungate in forma preoccupante.

Del resto la stessa Delegazione bulgara che si è recata nella capitale sovietica per le trattative che hanno condotto all'accordo economico fra i due Paesi, non ha riportato. sostanzialmente le impressioni più favorevoli. Ha fatto in questi giorni il giro di tutta Sofia la storiella (raccontatami del resto da un Direttore Generale di questo Ministero degli Esteri che me ne ha garantita l'autenticità) dei due funzionari bulgari che, visitando un negozio di Stato di Mosca, si sono con sorpresa sentiti richiedere se fossero disposti a cedere senz'altro e dopo immediata stima da parte di esperti del negozio stesso, gli abiti che in quel momento indossavano. I due, dopo aver fatto i calcoli sul naso, hanno finito per effettivamente stipulare l'inatteso ed imprevisto contratto, incassando rispettivamente cinquecento e quattrocento rubli e consegnando i loro usati indumenti.

Tutto ciò non è fatto per porre in brillante luce, anche in un Paese estremamente modesto nelle sue possibilità quale la Bulgaria, la situazione economica moscovita. E di queste ripercussioni nel Paese non sono scontenti quanti qui (e tra loro occorre annoverare il Sovrano e non pochi dei dirigenti attuali) preferiscono vedere la Russia in funzione potenziale di grande Paese amico e magari protettore, ma lontano, che non in quella attuale di alleato vicino ed incomodo il quale, date le simiglianze di razza, di lingua, di costumi ed anche, oggi di miserie, finirebbe, una volta entrato in Bulgaria, per uscirne ben difficilmente e preferirebbe in de·finitiva di fare dell'antico Regno bulgaro una bella Repubblica Socialista Sovietica.

Anche nel campo degli scambi economici che, come ho precedentemente riferito, sono visti indubbiamente, in certe sfere ufficiali, di buon occhio, vi è qualche diffidenza. Praticamente gli sbarchi a Varna e Burgas sono tuttora piccola cosa e le merci giunte non sono tutte di quella prima qualità che si era lasciata intravedere e sperare. Così ieri, nei depositi delle importanti filature di cotone che il nostro industriale milanese gr. uff. Bonetti ha con successo impiantato in Bulgaria, mi è stato dato di vedere le prime balle giunte dall'U.R.S.S. Esse si presentano bene ed ottimamente confezionate, ma mentre le prime decine contenevano bella fibra di 36 mm. di lunghezza, le altre, giunte in seguito, erano già composte di prodotto di qualità più scadente che renderà necessarie modifiche nella filatura.

In conclusione quindi, e per ritornare alle ripercussioni qui avute dal discorso di Molotov, la parola del Commissario del Popolo ha avuto qui eco di successo per considerazioni più di carattere negativo che non positivo. Essa infatti, pur lasciando intatti i presupposti di una collaborazione nel campo delle rispettive aspirazioni territoriali tra U.R.S.S. e Bulgaria, non ha aperto di colpo, ed in un momento particolarmente difficile, il problema di una immediata, necessaria alleanza politica e militare tra i due Paesi, con tutte le sue imprevedibili 'conseguenze. E di ciò ,ciascuno, sostanzialmente, ripeto, qui finisce per felicitarsi.

(l) L'originale di questo d(){!umento, ritraSJilesso per conoscenza ad alcune nostre rappresentanze all'estero con Telespr. da Roma 12/13668/C del 17 aprile, non è stato rintracciato.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Londra, 3 aprile 1940.

Mi permetto di mandarTi un libro che son certo Ti interesserà, dal titolo: I was Hitler's Maid. Non l'ho letto tutto e perciò mi sono limitato a segnare con una strisciolina soltanto due pagine che mi sono capitate sott'occhio sfogliandolo.

Ti sono grato per avermi fatto mandare da Anfuso quell'interessante appunto. Spedisco con questo ·Corriere un rapporto sulla situazione. Completerò il quadro con un altro successivo specialmente dedicato alla impressione che qui si va allargando, che ci prepariamo ad entrare in guerra nell'estate o forse anche prima.

Rodd sarà di ritorno a Roma sabato o domenica, ammenochè nel frattempo la bauxite jugoslava a Trieste non abbia fatto cambiare idea al suo Ministero. L'ho visto e devo dire che non l'ho trovato molto allegro. Dice che non sa da che parte cominciare e che non è sicuro della nostra intenzione di concludere un accordo commerciale. L'ho incoraggiato e l'ho consigliato a non far confusioni tra prodotti da scambiare e buone o cattive intenzioni... o fra acquisti sul mercato italiano e politica...

Mi ha detto che tornerà a vedermi prima di partire.

699

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. SEGRETO PERSONALE 7810/178 P. R. Roma, 4 aprile 1940, ore 12,40. Lieto di apprendere dalla tua lettera del 1° aprile (l) che tua salute va migliorando ti auguro rapida e completa guarigione. Circa tua venuta in Italia debbo dirti che attenzione generale, e soprattutto del Duce, è troppo rivolta verso Germania perchè si possa pensare a una tua sia pur breve assenza. È bene quindi rinviarla a momento più opportuno. Eccellenza Ministro mi incarica d'altra parte dirti che Ministero è pronto

fornirti ogni possibile chiarimento per quanto riterrai necessario per tuo orientamento o documentazione.

700

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

T. 77 R. Roma, 4 aprile 1940, ore 14,30.

Vi ringrazio cordialmente del saluto che mi avete mandato in .occasione della celebrazione del primo annuale della vittoria e soprattutto vi ringrazio

di avere ricordato i legionari italiani caduti sul fronte di Spagna per una causa comune.

L'Italia fascista segue con immutabile simpatia H cammino ascensionale della nuova Spagna che sotto la vostra guida di capo vittorioso va incontro a un glorioso avvenire. Vi prego di accogliere, Caudillo, i miei sempre amichevoli cordialissimi saluti (1).

(l) Non rintracciata.

701

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 236. Parigi, 4 aprile 1940, ore 21,20 (per. ore 24).

Mio telegramma n. 234 (2).

Credo utile aggiungere ad ogni buon fine che la carta geografica che si trova nello studio di Reynaud e che è la stessa dinanzi alla quale fu presa ·fotografia con Sumner WeUes, reca solo due colorazioni, una rossa per territori Reich ed altra gialla per territori U.R.S.S.

Dato ciò è comprensibile che il tipografo, per non fare apparire sulla lastra zincografica soltanto due grandi macchie confuse, abbia voluto tratteggiare grossolanamente alcune frontiere.

Dalla fotografia incriminata è risultato quindi, oltre mutilazione delle frontiere italiane, incorporazione Danimarca al Reich, frontiera politica fra U.R.S.S. europea ed asiatica, unione Belgio con Olanda, nonchè due Polonie.

702

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 154. Washington, 4 aprile 1940, ore 22,05 (per. ore 12,35) (3).

Avendo Sumner Welles chiesto di vedermi, mi sono recato da lui. Sottosegretario di Stato mi ha detto desiderava ancora una volta fare giungere al Duce e V. E. espressioni sua sincera riconoscenza per accoglienza ricevuta in occasione suo soggiorno a Roma, della quale serba e serberà il più gradito ricordo. Accennando colloquio con V. E. ha detto essere stato colpito profonda conoscenza da parte V. E. di tutti specifici problemi così come della chiarezza vedute nella intricata situazione mondiale. Ha aggiunto che è convinzione Roosevelt e sua personale che nulla si oppone che fra l'Italia e Stati Uniti d'America regni l'armonia più completa, dimenticando quelle « !>iccole questioni » che hanno talvolta influito «in modo noioso» sui reciproci rapporti. A questo punto Sottosegretario di Stato ha detto che anche per volere del Presidente, -egli si sta occupando per proporre aggiornamento del modus vivendi commer

ciale fra i due Paesi e che spera fra breve farmi conoscere il progetto, da

sottoporre al R. Governo. Mi ha poi confermato che egli sta adoperandosi personalmente affinchè Còfigresso accordi prossimamente stanziamento occorrente per partecipazione Stati Uniti esposizione internazionale Roma 1942.

Accennando quindi alle dichiarazioni di Roosevelt alla stampa in occasione conclusione sua missione in Europa (telegramma Stefani speciale 101) (l) Sottosegretario di Stato ha detto che se il Presidente ha dichiarato esservi scarsa immediata possibilità ristabilimento pace, ciò non vuoi dire che pace non possa eventualmente prodursi prima di quello che ci si possa attendere. Quanto a :accenno da Roosevelt fatto per dichiarazione che contatti e conversazioni Welles gioveranno in alcuni casi allo sviluppo di una maggiore comprensione e relazioni più amichevoli egli ha affermato che cosi dicendo Presidente aveva inteso riferirsi principalmente all'Italia.

Io credo non errare dicendo che visita Roma abbia fatto in Sumner Welles una viva favorevole impressione e ciò è anche confermato dall'avere il sig. Moffat in conversazione con funzionario di questa Ambasciata detto che quella di Roma era stata la visita che maggiormente resterà impressa nella sua memoria.

(l) -L'originale del presente documento è autografo di Mussolini. (2) -Vedi D. 689. (3) -Sic.
703

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5. Teheran, 4 aprile 1940 (per. giorno 11). Questo Ministro di Germania mi ha detto che questo Ambasciatore sovietico gli avrebbe rivelato che, in sede di trattative per il nuovo Trattato di Commercio irano-sovietico, firmato il 25 marzo u. s., il Governo iraniano si sarebbe impegnato a riconoscere piena e completa validità al Trattato di amicizia firmato a Mosca il 26 febbraio 1921 e quindi anche alle clausole militari contenute agli artt. 5 e 6 di detto Trattato. L'articolo 6 .stabilisce: «Nel caso che una terza potenza tentasse di seguire una politica di usurpazione con intervento armato in Persia, o volesse servirsi del territorio persiano come base di operazioni contro la Russia, o nel caso che un esercito straniero minacciasse la frontiera dell'U.R.S.S. o quella dei suoi alleati, minaccia che il Governo persiano non potesse scongiurare dopo una prima ingiunzione della Russia, questa avrebbe il diritto di far avanzare le truppe nell'interno del Paese per compiere le operazioni militari necessarie alla sua difesa. La Russia si impegna a ritirare le sue truppe appena il pericolo sia scongiurato». In uno scambio di note annesso al Trattato stesso il Governo sovietico chiariva .che gli artt. 5 e 6 riguardavano solamente i casi in cui fossero stati :fatti preparativi per intraprendere uno lotta armata ed efficace contro l'U.R.S.S. ed i suoi alleati.

Sebbene il Trattato del 1921, al quale si è riferito del resto il sig. Molotov nel suo ultimo discorso sulla politica estera allorchè ha parlato delle relazioni

(ll Non pubblicato.

39 -Documenti diplomatici • Serie IX · Vol. III.

fra Iran e U.R.S.S., non sia stato mai abrogato, tuttavia sembra che in passato il Governo 1raniano instaurato dall'attuale Scià abbia sempre avanzato delle riserve circa la validità dei predetti artt. 5 e 6 i quali sarebbero ora stati invece riconosciuti come pienamente validi dal Governo di Teheran.

704

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. PERSONALE SEGRETA 1/2149. Roma, 4 aprile 1940.

In relazione alle conversazioni in corso per l'invio delle note batterie contro-aeree, dà istruzioni a Teucci di far presente al Maresciallo Goering che noi ci .consideriamo soddisfatti con la fornitura di 100 batterie e non intendiamo richiederne un numero maggiore.

Teucci può informare il Maresciallo che noi già disponiamo di 425 batterie contro-aeree con un totale •Complessivo di 1.700 bocche da fuoco, nonchè di circa 5-.6.000 mitragliatrici antiaeree. Di più, come ho fatto presente col telegramma n. 157 (1), abbiamo in corso di costruzione il nuovo ed ultimo cannone da 90/55.

In attesa di ulteriori ragguagli sull'argomento, anche in relazione all'ultimCc capoverso del promemoria di Teucci, abbiti molti cordiali saluti.

705

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 4 aprile 194(i.

L'Incaricato d'Affari di Francia è venuto a dirmi che similmente a quanto: ha fatto presente il Presidente del Consiglio francese al R. Ambasciatore a Parigi, egli ha ricevuto istruzioni di fare appello allo spirito di comprensione e di lealtà del R. Governo perchè si voglia porre termine alla violenta campagna della stampa italiana per la nota fotografia pubblicata dalla Illustration. Il sig. Guérin, d'ordine del suo Governo, desidera formalmente dichiarare che la fotografia della IHustration è stata ritoccata dal fotografo per ragioni puramente tecniche e che del resto un attento esame di essa può far concludere che i segni sono assolutamente arbitrari perchè -aggiunge il sig. Guérin -nessunopotrebbe pensare che ci sia in Francia una sola persona che abbia in testa di togliere Trieste e l'Istria all'Italia e soprattutto un personaggio che ha delle responsabilità ufficiali, come quelle del sig. Reynaud.

Il sig. Guérin vi prega, Eccellenza, di voler prendere atto di questa sua dichiarazione che è dettata oltre che dalla sua amicizia personale per H nostro. Paese, da un senso di sincerità e domanda se non sarebbe possibile di ispirare sia pure indirettamente la stampa italiana a tale formale dichiarazione del Governo francese, alla quale egli è sicuro che il Governo fascista V<»-'à prestar fede (2).

(l) -Vedi D. 611. (2) -Il presente documento reca il visto di Mussolini.
706

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 43. Bucarest, 5 aprile 1940 (per. giorno 9). Mi è stato riferito da qualche mio collega estero che questo Ambasciatore di Turchia, testè rientrato da Ankara, ha detto che Governo turco, mentre non intende deflettere attuale linea di condotta, ritiene tuttavia che non potrebbe rimanere indifferente di fronte ad una eventuale azione sovietica in Bessarabia. Quanto precede conferma le affermazioni più volte fattemi da questo Mi

nistro degli Affari Esteri il quale ritiene che, in caso l'U.R.S.S. attacchi la Romania, non potrà la Turchia non venire in aiuto della sua alleata balcanica.

707

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 27. Londra, 5 aprile 1940 (per. giorno 10). Mio rapporto n. 453/236 del 5 febbraio Ù. s. e mio telegramma n. 201 del 21 marzo u. s. (1). Le già segnalate critiche mosse a Chamberla'in ed a alcuni membri della sua compagine ministeriale per l'insoddisfacente funzionamento di alcuni dicasteri, la necessità di dare l'impressione all'opinione pubblica che il Governo intende intensificare la condotta della guerra, sia pure soltanto nel campo economico e gli avvenimenti interni in Francia hanno finalmente indotto Chamberla'in a procedere all'atteso rimpasto ministeriale. Contrariamente però a quanto_ è avvenuto in Francia, non soltanto il Primo Ministro ha potuto mantenere le redini del Governo, ma altresi limitare il rimpasto a quello che, come Io ha pittorescamente descritto uno dei giornali di opposizione, potrebbe chiamarsi un «cambiamento di uniformi dei ministri in carica». Questo carattere limitato del rimpasto non ha mancato di sollevare critiche, in alcuni settori anche assai vivaci. Viene infatti rimproverato a Chamber1ain che egli non abbia provveduto a creare quel nuovo e più ristretto Gabinetto di Guerra da molti auspicato, che non si sia valso di questa occasione per costituire, come richiesto da molti, un Ministero per il coordinamento economico e che infine non sia stato chiamato a far parte del Governo nessun nuovo elemento ad eccezione di Lord W oolton. Malgrado queste critiche che gli era facile prevedere, Chamberlain ha potuto limitare l'attuale rimaneggiamento ministeriale sia per la fortissima maggioranza parlamentare d'i cui egli dispone, e che, con la disciplina parlamentare

qui elevata a sistema, gli assicura una votazione favorevole in ogni circostanza (maggioranza di 415 deputati contro 190 dell'opposizione); sia perchè i capi del

partito laburista, che erano stati presentiti al riguardo, si sono rifiutati di partecipare al Governo a fianco dei conservatori, adducendo come giustificazione che «l'opposizione di Sua Maestà» poteva rendere migliori servigi al Paese restando fuori del Gabinetto ed esercitando la sua « 'indispensabile » funzione di critica. A questo rifiuto non è neanche estraneo l'interesse del partito laburista a non compromettere la propria posizione partecipando al potere in un momento di tanta incertezza come l'attuale. Nè i laburisti avrebbero potuto giustificare davanti alle masse una loro partecipazione al Governo, se non ottenendo preventivamente dai conservatori l'adesione a vaste riforme sociali ed economiche a favore delle classi lavoratrici, alle quali il Primo Ministro è per ora contrario, perchè egli vuole evitare di turbare l'assetto sociale del Paes·e nel momento in cui questo è teso nell'enorme sforzo della guerra contro la Germania.

Tutto ciò spiega perchè di fronte ai radicali mutamenti francesi, il Primo Ministro abbia operato un rimpasto 'in cui non appare nessun « uomo nuovo > ad eccezione del nuovo Ministro per i vettovagliamenti.

La nomina di Hoare a Ministro per l'Aviazione, le dimissioni di Lord Chatfield dal Ministero per il Coordinamento della Difesa e l'incarico conferito a Churchill di pres'iedere la Commissione dei dicasteri militari costituiscono gli elementi su cui si è maggiormente concentrata l'attenzione del pubblico.

Con la nomina di Hoare, Chamberlain ha allontanato Kingsley Wood da un dicastero contro il quale, come questa R. Ambasciata ebbe a suo tempo a segnalare (mio telespresso n. 1109/557 del 15 marzo u. s.) (l) erano state dirette varie critiche in questi ultimi tempi specialmente per quanto riguarda il ritmo della costruzione dei nuovi apparecchi. Nel tempo stesso, con Hoare, si è inserito nel trinomio dei ministeri militari, uno dei più fedeli seguaci e amici del Primo Ministro,

Il Ministro per il Coordinamento della Difesa, Lord Chatfield non viene sostituito: viene invece conferita alla «Commissione dei Ministri Militari», composta dei Capi di Dicasteri e dei tre Capi di Stato Maggiore, una nuova fisionomia in quanto essa sarà presieduta da Churchill come membro più anziano.

Con questa decisione, il Primo Ministro ha formalmente aderito a quella forte corrente dell'opinione pubblica che, come ho segnalato col mio rapporto citato, ravvisa in Churchill l'elemento più dinamico e fattivo, l'uomo capace di imprimere un maggiore impulso alla condotta della guerra. Nello stesso tempo però Chamberlain ha evitato di fare di Churchill un vero e proprio capo delle operazioni belliche. Gli ha .conferito soltanto un compito di primus inter pares e lo ha affiancato con seguaci fidati come Hoare e Stanley risparmiando al tempo stesso le suscettibilità di questi ultimi. La presenza di Hoare e di Stanley nella Commissione dei Ministeri militari potrà costituire un contrappeso all'azione di Churchill e impedire che quest'ultimo si assuma da solo il merito di eventuali successi conseguiti con operazioni militari.

È questa direi, una neutralizzazione della figura di Churchill che risponde

indubbiamente a delle preoccupazioni del Primo Ministro, ii quale ravvisa nel

Primo Lord dell'Ammiragliato, di questa e dell'altra guerra, il suo concorrente

più pericoloso soprattutto nel caso in cui la condotta delle ostilità dovesse assumere l'aspetto di una guerra ad oltranza che venisse guerreggiata militarmente.

Per ora Churchill rimane nei ranghi, e fintanto che l'andamento della guerra continuerà ad essere sostanzialmente inalterato è improbabile che egli possa riuscire a succedere all'uomo di Birmingham. Sarebbe per questo necessario, data la consuetudine che vige in questi partiti politici, che egli divenisse il leader del Partito conservatore. Ma quelle doti di autorevolezza che sono richieste per tali funzioni non vengono unanimemente riconosciute a Churchìll, e ciò, malgrado la sua opera sia giudicata utilissima in un Gabinetto di guerra; a meno che l'attuale conflitto non porti impreviste complicazioni, e non debbono venire abbandonati i tradizionali sistemi che regolano la politica interna britannica.

(l) Non pubblicati.

(l) Non pubblicato.

708

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 17. Madrid, 5 aprile 1940 (1).

Ho eseguito ieri 4 aprile (dopo terminate cerimonie celebrazione Vittoria che avevano tenuto impegnato Caudillo per circa una settimana) istruzioni di cui al Vostro telegramma segreto per corriere n. 7028 P. R. del 26 marzo

u. s. (2).

Franco si è mostrato assai sensibile alla prova di amicizia datagli dal Duce e da Voi, e mi ha pregato trasmettere al Governo fascista espressioni sua gratitudine, tanto maggiore in quanto solo attraverso le comunicazioni fattegli da noi, mi ha detto Franco, egli è in questo momento cosi importante della vita internazionale tenuto al corrente degli sviluppi della situazione politica europea. Il Caudillo mi ha detto che allo stato attuale delle cose egli non ritiene che gli alleati possano vincere la guerra con la sola arma economica e che d'altra parte gli appare assai dubbio la possano vincere sul terreno militare; egli considera l'avvenire pieno di preoccupanti incognite e mi ha ancora ripetuto U suo intendimento di mantenersi in stretto contatto con noi. La Spagna, ha aggiunto, rimane anticomunista e inoltre non desidera legarsi in alcun modo nè alla Francia nè alla Gran Bretagna.

Ho approfittato dell'occasione anche per intrattenere il Caudillo su questioni in corso di trattazione con noi. Ho avuto la impressione che ne fosse assai poco al corrente tanto che egli riteneva, per averglielo detto H Ministro Larraz, che i punti di divergenze fossero ormai ridotti al minimo e che fosse imminente il raggiungimento dell'accordo. Gli ho, con franche poche parole, spiegato quale fosse Invece lo stato attuale del negoziato insistendo perchè nel prossimo Consiglio dei Ministri egli intervenga opportunamente per avviare le trattative verso una rapida e soddisfacente conclusione.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non rintracciato.
709

L'ADDETTO MILITARE A BUDAPEST, GARIGIOLI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA GUERRA, SODDU

R. S. N. (1). Budapest, 5 aprile 1940.

Le notizie in possesso di codesto Servizio circa i lavori di fortificazione iniziati dai russi lungo l'attuale loro frontiera con la Germania, sono confermate anche dal S.l.M. ungherese.

Risulta però che i tedeschi hanno avviato analoghi lavori alla medesima frontiera.

Non si hanno notizie circa l'entità ed il ritmo di tale attività.

710

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 208. Tokio, 6 aprile 1940, ore 9,45 (per. ore ·17,15).

Riferendomi telegramma Stefani Domei 4 corrente informo che secondo militari questo Ministero degli Affari Esteri avrebbe dato istruzioni Ambasciatore Londra comunicare Governo britannico che estensione blocco a mare del Giappone sarebbe qui considerata come atto ostilità.

711

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Berlino, 6 aprile 1940 (per. giorno 8).

Telegramma per corriere n. 7632 P.R./c. della D.A.T. del 2 corr. (2).

Questo Ministero degli Affari Esteri ritiene che l'atteggiamento dell'Inghilterra di fronte al nuovo Governo cinese non differisca in sostanza da quello americano. La differenza consisterebbe soprattutto nel fatto che l'America ha assunto un atteggiamento nettamente negativo, mentre da parte inglese si desidera attenersi a forme più blande e meno compromettenti, senza tuttavia giungere ad un riconoscimento a prossima data, poichè si desidera riservarsi la libertà di azione per tutti gli eventuali sviluppi della situazione in quel settore.

712

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 46. Berlino, 6 aprile 1940 (per. giorno 8).

Telegramma per corriere n. 7242 P.R./c. della D.A.T. II in data 29 marzo (3). Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che, dovendo il Duca di Coburgo ripassare, a causa del controllo inglese, nel suo viaggio di ritorno dal

l'America per il Giappone, il Fiihrer ha creduto di dargli la possibilità di essere ricevuto dall'Imperatore giapponese ed a tale scopo lo ha reso latore di una lettera personale per il predetto monarca, nella quale si formulano gli auguri per il 2600° anniversario dell'Impero. Si è voluto approfittare del passaggio per il Giappone di una personalità tedesca, per dare a quel paese una prova di amicizia e per organizzare una manifestazione di solidarietà germano-nipponica.

Si ritiene che il Duca di Coburgo giungerà in Giappone verso la fine del corrente mese.

La visita in America si è svolta, secondo questo Ministero degli Affari Esteri, in modo soddisfacente. Il Duca di Coburgo ha avuto modo di avvicinare molti circoli americani, specialmente quelli vicini alle organizzazioni della Croce Rossa, e di svolgere opera di propaganda presso le colonie tedesche negli Stati Uniti.

(l) -Copia del presente rapporto è stata trasmessa a Palazzo Chigi con Telespr. da Budapest 1486/649 del 6 aprile, firmato Talamo, non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
713

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 48. Budapest, 6 aprile 1940 (per. giorno. 9).

A telegramma di V. E. n. 99 del 3 corrente (1).

Ho avuto opportunità intrattenere Conte Teleki e Conte Csaky oggetto telegramma di V. E. surriferito, avendo avuto occasione incontrarli entrambi stamani a colazione. Non posso nascondere V. E. che determinazione ha prodotto una certa preoccupazione. Ho accennato secondo istruzioni V. E. che provvedimento non poteva naturalmente porre in causa in alcun modo nostra linea di condotta verso Ungheria, soggiungendo altresi che se come da accenni fattimi da questo Presidente del Consiglio e da Ministro Affari Esteri si desiderava qui fare assegnamento su nostra opera persuasione verso Romania, atto cortesia da noi usato questa ultima non poteva non apparire indicato.

Conte Teleki mi è parso entrare meglio in questo ordine di idee. Più riservato mi si è mostrato Conte Csaky che dopo breve conversazione scambiata con Presidente del Consiglio è tornato a parlarmi della cosa pregandomi far presente V. E. necessità tener conto opinione pubblica ungherese, nel dare a suo tempo alla ~osa opportuna presentazione e minor possibile risonanza. Mi ha peraltro assai confidenzialmente soggiunto missione Baranyany di cui mio telegramma n. 76 (2), è destinata portare riservata conoscenza E. V. nuovi rilevanti elementi, che potrebbero forse anche provocare riesame provvedimento in questione. Mi ha espressamente pregato accennarne V. E. per corriere anzichè per telegrafo, per scrupolo massima garanzia del segreto.

(l) -Vedi D. 690. (2) -Non pubblicato.
714

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 1509/667. Budapest, 6 aprile 1940 (per. giorno 11). Dai miei telegrammi per corriere n. 045 e n. 047 (1), V. E. avrà rilevato una certa contraddizione di tono se non di impostazione, che pare intercorrere fra il Presidente del Consiglio, Conte Teleki, e il suo Ministro degli Affari Esteri, Conte Csaky. Il Conte Teleki, pur nel quadro della immanenza delle rivendicazioni ungheresi, viste anzi in proiezione dei secolari compiti dell'Ungheria nel bacino danubiano-carpatico se non forse più generalmente nello stesso sudoriente europeo, porta l'intero suo ragionamento sulla responsabilità europea dell'Ungheria. Sotto quest'aspetto mi sembrano riconoscibili nel Conte Teleki le tracce della sua formazione austro-ungarica, per ciò che si intenda per essa la visione e la coscienza dei compiti propri di una entità statale tradizionale, di ben maggior peso ed ampiezza che non l'Ungheria attuale: visione e coscienza che, nella generazione maturata prima della grande guerra, furono propri della categoria sociale e politica dell'ex-Impero, a cui il Conte Teleki appartiene. Da questa responsabilità, mi pare che logicamente derivi nel pensiero del Conte Teleki, il concetto della posizione europea dell'Ungheria, e quindi delle esigenze di una politica che oltrepasserebbe un quadro regionale, per ricercare nei vari fattori europei le ragioni del proprio equilibrio. Sotto questo aspetto la volontà di attesa e di conservazione della pace, mi sembra sincera nel Presidente del Consiglio ungherese, come sincero mi pare l'intendimento da lui fermemente manifestatomi di rafforzare al massimo i legami anche spirituali con l'Italia, giacchè esso risponderebbe presumibilmente nel suo pensiero all'esigenza di vincolare sempre più l'Ungheria all'Occidente, bilanciando le influenze che dalle altre frontiere, in primo luogo da quella tedesca, si esercitano con intensità su questo Paese. Diversa 'invece mi pare si presenti, in sostanza, la concezione del Conte Csaky. Nei discorsi che egli mi ha tenuto, e che io ho riferito a V. E. col mio telegramma per corriere n. 047 già citato, mi sembra che una preoccupazione esattamente localizzata abbia in lui la prevalenza su ogni altra. E cioè quella, in forma di drammatico dilemma, del conflitto fra germanesimo e slavismo nel sudoriente europeo. Problema che, quale che ne sia l'ampiezza, determinerebbe in modo pressochè esclusivo, fra quei due poli, la politica ungherese. Di qui l'atteggiamento, come ho riferito a V. E., dato alla questione slovacca, nel senso di una suprema necessità di eliminazione del massimo punto di frizione, come di penetraz'ione, nel bacino danubiano-carpatico delle due forze contrastanti, ma al tempo stesso l'elemento di sostanziale contatto fra germanesimo e magiarisma nell'interesse di contenere la pressione slava dal varco nordorientale,

che, nella ipotesi di una soluzione totale del dilemma germano-slavo, fa affermare al Conte Csaky di essere piuttosto disposto a subire una espansione del

germanes'imo che quella, asiatica e sovvertitrice di ogni valore europeo, dello

slavismo.

Non è privo di interesse di constatare come il Conte Csaky, il quale, a dif

ferenza del Conte Teleki, ha maturato la sua personalità nel periodo postbellico,

ed appartiene perciò ad un'altra generazione politica, riprodurrebbe sostanzial

mente ·in sè una disposizione d'animo già verificatasi in altri periodi della storia

ungherese, e che ha portato l'Ungheria, più o meno riluttante, ad inquadrarsi

nella concezione e ad allinearsi con le finalità germaniche nell'oriente europ~o.

Come che sia, e senza peraltro affatto dubitare dei sinceri sentimenti del

Conte Csaky verso l'Italia, riterrei che la sua visione più intensa ed immediata,

ma anche più limitata ed esclusiva e forse meno europea, dei problemi del

sudoriente, debba predisporlo a racchiuder entro un campo più ristretto della

pura alternativa locale di forze, e in una funzione, in ultima analisi, regionale,

la sua azione politica. Ciò che peraltro potrebbe chiarire per qualche parte la

ragione delle accuse che, specie da parte liberale, gli vengono rivolte di tendenza

filogermanica e di contatti con elementi crocefrecciati.

Osservo tuttavia che nonostante le voci corse, e continuamente rinnovantisi,

di contrasti fra il Conte Teleki e il Conte Csaky, e nonostante le accennate

tendenziali differenze fra i due uomini, la collaborazione fra il Presidente del

Consiglio ungherese e il suo Ministro degli Affari Esteri, non pare soffrirne

per ora.

(l) Vedi rispettivamente D. 682 e D. 691.

715

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 423/157. Oslo, 6 apriLe 1940 (per. giorno 18 maggio). Ho avuto una conversazione col Consigliere della Legazione di Germania Weber, che si occupa delle questioni attinenti al blocco economico. La conversazione si è svolta in termini generali sulla situazione. Ad ogni buon fine comunico i punti salienti: Il Weber ritiene che la Germania debba accettare la sfida degli Alleati sul campo economico e svolgere il conflitto di preferenza su di esso che su quello militare. Ha ammesso, ciò nonostante, che le riserve tedesche sono limitate e che dedicarsi allo sfruttamento di quelle russe ed all'organizzazione dei trasporti è impresa lunga e dura, ma non impossibile. Ha mostrato sperare sempre ad un distacco, in un modo o nell'altro, della Francia dall'Inghilterra ed ha finito per prevedere, in caso di sconfitta alleata, il trasferimento del centro dell'Impero britannico nel Continente australiano. Ma a questo punto, venuto a parlare del futuro assetto europeo, ha detto che il Reich deve avere il suo predominio non solo sulla parte orientale d'Europa, ma anche su quella sud-orientale. Quanto sopra ho segnalato soprattutto per questa ultima affermazione.

716

IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. 5288 (1). Roma, 6 aprile 1940.

La Vostra Memoria in data 31 marzo u. s. (2) dà come linea strategica da seguire le seguenti direttive:

difensiva sul fronte delle Alpi, in Albania, Egeo, Libia;

-osservazione diffidente e pronta all'azione verso Jugoslavia;

-offensiva nell'Impero in direzione di Cassala, di Gibuti e Berbera; difensiva e, al caso, controffensiva sul fronte del Kenia; -eventuale azione contro la Corsica, nella quale, ad ogni modo, devono

essere paralizzati i campi di aviazione;

-azione a fondo della R. Marina.

Posso assicurarVi, Duce, che gli studi per tali operazioni sono già da tempo effettuati. Occorre, ora, integrare questi studi con l'attuazione di provvE':dimenti concreti.

l) Per la difensiva sulla frontiera nostra occidentale tutto è predisposto. Occorre, in questa stagione lavorativa, dare tutto l'incremento possibile al completamento delle linee difensive, secondo il progetto già redatto dallo Stato Maggiore del R. Esercito.

In Albania si sta provvedendo. In Egeo tutto è già ampiamente predisposto. In Libia, come ebbi già a segnalarVi, occorre dare consistenza alla difesa della frontiera orientale e completare la linea T. A. G.

2) Per l'osservazione verso Jugoslavia, tutto è predisposto.

3) L'offensiva nell'Impero, che, a parer mio, deve essere, nella sua ampiezza, subordinata allo st~to reale della pacifìcazione interna, richiede, di urgenza, la messa in efficienza di tutte le forze armate dell'Impero.

Voi, Duce, siete perfettamente al corrente delle gravi deficienze esistenti in A. O. I. Bisogna subito correre ai ripari in modo da dare coesione a quelle forze armate, migliorandone l'inquadramento, l'armamento, le scorte. Occorre creare un comando truppe che assuma direttamente la preparazione delle forze e riveda i piani già elaborati dall'attuale Stato Maggiore del Vicerè.

4) Per l'azione aerea verso la Corsica farò rivedere i piani già concretati.

5) Per l'azione a fondo della R. Marina, già studiata dal Capo di Stato Maggiore competente, provvederò a che sia aggiornata, e mantenuta tale, con la situazione.

Martedi prossimo, 9 aprile, terrò una riunione dei Capi di Stato Maggiore per illustrare gli argomenti su accennati. Invierò a Voi, Duce, il verbale della riunione.

. 717.

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37. Oslo, 8 aprile 1940, ore 13,40 (per. ore 17,40).

Viene confermato ufficialmente che Marine potenze occidentali hanno già posto in tre punti mare territoriale norvegese sbarramenti mine, a scopo sopprimere dette acque traffico navi mercantili che interessa Germania.

Tali punti, ben lontani dalle basi militari tedesche, sono Statlandet, Bud nell'Hustavik e nel Westfjord.

Governo norvegese sta preparando una protesta in risposta alla nuova patente violazione neutralità ed alla nota franco-inglese del 6 corrente, che viene oggi qui pubblicata in largo riassunto (1).

(l) -Documento proveniente dall'Archivio Centrale dello Stato, Fondo «Segreteria Particolare del Duce •. (2) -Vedi D. 669.
718

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. SEGRETO URGENTISSIMO 8125/185 P.R. Roma, 8 aprile 1940, ore 16.

È giunta voce da Bucarest che da parte tedesca si preparerebbe un'azione militare in direzione della Romania. È opportuno che Marras, con ogni discrezione e senza dare alcun carattere di passo ufficiale alla sua richiesta, cerchi di conoscere al più presto negli ambienti dello Stato Maggiore se esistono in realtà piani del genere. Resto in attesa di comunicazioni urgentissime (2).

719

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Stoccolma, 8 aprile 1940, ore 17,30 (per. ore 22,15).

Sulla nota inglese rimessa venerdi sera da Halifax ai Ministri di Svezia e Norvegia, questo Ministero degli Affari Esteri !imitavasi ancora ieri a far sapere che la nota stessa era redatta in termini alquanto vaghi, ma con intonazione amichevole e nell'insieme lasciava sperare che non ne sarebbero derivate per ora azioni gravi ed immediate.

Stamane notizia diffusa radio che Francia e Inghilterra alle ore 6 di mattina avevaco informato Osio che unità franco-inglesi avevano all'alba minato acque territoriali norvegesi, ha qui prodotto sorpresa e vivo orgasmo. La stampa non ha ancora avuto modo di occuparsene.

Alle ore 11 si è riunito Consiglio dei Ministri.

Ho veduto questo mio collega di Germania che aveva parlato col Ministro degli Affari Esteri Gunther circa nota inglese ed in complesso ne aveva ricevuto impressione non sfavorevole (3). Egli considerava stamane situazione gravissima in seguito ultimo fatto verificatosi. Nell'occasione ha pure detto che, secondo

informazioni sue, le due note rimesse venerdì alla Svezia ed alla Norvegia non sarebbero identiche. Segnalo che Agenzia telegrafica svedese T.T. diffonde che, intervistato Ministro degli Affari Esteri Gunther, questi ha precisato che nessuna misura simile a quella adottata dagli alleati in Norvegia è stata presa nelle acque svedesi.

720.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 269. BerLino, 8 aprile 1940, ore 20 (per. ore 22). Azione franco-inglese nei riguatrdi Norvegia qui considerata viola~ione molto grave di neutralità. Da parte Norvegia nessuna comunicazione è stata fatta alla Germania, e questa da parte sua nulla ha comunicato alla Norvegia. S'i stanno però, proprio in questo momento, prendendo decisioni circa possibilità azione tedesca. Mentre telegrafo è convocata riunione straordinaria Capi militari, compreso Goering, presso Fuehrer. Circa notizia stampa su trasporto truppe attraverso il Belt questo Ministero degli Affari Esteri dichiara nulla risultargli. Quanto al tentativo inglese azione sul Danubio mi è stato assicurato che Germania ne è stata tenuta al corrente da Bucarest.

WUhelmstrasse riconosce che Governo romeno ha fatto tutto quanto poteva per sventare mene inglesi.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, IX, cit., DD. 58 e 60. (2) -Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. I, cit., PP. 248-249. (3) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1915-1918, Series D, IX, cit., D. 61.
721

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 270. Berlino, 8 aprile 1940, ore 20 (per. ore 21,05). Rispondo al telegramma n. 185 (1). Azione militare tedesca verso Romania viene decisamente smentita. Atteg

giamento Germania rimane in materia conforme accordo italo-tedesco inteso evitare estendersi complicazioni militari in questo settore.

722

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41. Copenaghen, 8 aprile 1940, ore 21,45 (per. giorno 9, ore 0,35). Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che nulla nelle note anglo-francesi alla Svezia e Norvegia lasciava prevedere il colpo di forza e la patente viola

zione della neutralità norvegese effettuata con lo sbarramento con mine in tre punti delle acque territoriali norvegesi. Ai Mirristri di Francia e d'Inghilterra

che lo avevano visitato nel pomeriggio di oggi egli non aveva nascosto la sua amara disapprovazione facendo anche presente che ormai era da prevedersi che, per rappresaglia, 'i tedeschi interromperanno ogni traffico marittimo scandinavo con Inghilterra compreso quello danese. Mi ha detto pure che og.gi la corazzata tedesca Gneisenau con unità minori ha traversato Gran Belt diretta verso nord.

(l) Vedi D. 718.

723

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Bucarest, 8 aprile 1940, ore 22,25 (per. giorno 9, ore 12)5).

Teleg~amma per corriere di questa Legazione n. 044 e filo 106 (2).

Avendo avuto notizia fermo di un piroscafo inglese carico armi da parte Autorità romene Danubio, ho domandato notizie questo Segretario Generale degli Affari Esteri.

Cretzìanu mi ha detto che autorità romene avendo sospetti su carico piroscafo inglese entrato giorni fa Danubio e che giunto Giurgiu si preparava lasciare questo porto insieme altre navi britanniche per risalire verso Turuu, hanno ordinato perquisizione.

È risultato che piroscafo inglese invece di trasportare merce conformemente dichiarazione doganale era ,carico esplosivi ed armi che sono stati quindi sequestrati.

Militari britannici, secondo quanto mi ha detto Segretario Generale Ministero degli Affari Esteri asseriscono trattarsi armi ed esplosivi destinati Ungheria e che numero eccezionale equipaggi è dovuto penuria marittimi su maone inglesi causa richiami militari Romania.

Cretzlanu ha aggiunto che Romania è decisa fermamente impedire acque danubiane da essa dipendenti qualsiasi atto sabotaggio o pirateria e ciò anche per impedire eventuale discesa flottiglia fluviale germanica da guerra.

Al fine di coordinare loro azione, Governo romeno sta prendendo accordi con quello jugoslavo.

Istruzioni sono state inviate codesto Ministro Romania interessarsi affinchè

Delegato Italiano Commissione Internazionale Danubio appoggi Governo romeno

in quella linea di condotta che esso ritiene sia approvata da Governo italiano.

Vengo informato da altra fonte che questo Governo proponesi emanare

comunicato circa incidente in questione.

724

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 60. Parigi, 8 aprile 1940 (per. giorno 10).

Mio telegramma n. 235 (2).

Qui si fanno pronostici poco favorevoli per le sorti del Ministero Reynaud.

Si ritiene che se anche il Senato e la Camera si decideranno ad accordargli

un voto di fiducia -per evitare nelle attuali circostanze un rapido succedersi

di crisi ministeriali -, la maggioranza non sarà mai tanto forte da pennettere a Paul Reynaud di governare con quell'autorità che esige il Paese impegnato in una guerra difficile anche e forse più, se non guerreggiata.

Si prevede quindi che a più o meno breve scadenza -nell'ipotesi che il Gabinetto superasse le prossime discussioni parlamentari -si manifesterebbe un dissidio tra Ministri che obbligherebbe Paul Reynaud a dare le sue dimissioni.

In sostanza la partecipazione dei socialisti al Governo è quella che pm divide gli animi giacchè essa non è giudicata utile nè dai bellicisti nè dai pacifisti: dai bellicisti perchè i socialisti vogliono una guerra ideologica mentre essi vogliono una guerra imperialista che ristabilisca l'egemonia anglo-francese, dai pacifisti perchè costoro veggono nell'ideologia socialista un fattore che può prolungare la guerra dandole un carattere spiccatamente anti-nazista.

I socialisti d'altra parte sono -come è noto -divisi fra di loro: la tendenza Blum è più bellicista, quella Paul Faure meno. L'opinione pubblica infine è contro i socialisti, ai quali rimprovera tutte le malefatte del fronte popolare ed attribuisce anche molta parte di responsabilità della presente guerra.

Daladier aveva agito finora molto più abilmente assicurandosi l'appoggio dell'importante e numeroso gruppo socialista parlamentare senza accettarne la collaborazione nel Gabinetto: giocando così -come ho altra volta riferito -sulle discrepanze Blum-Paul Faure, ed appoggiandosi molto di più sulle destre.

Ma Paul Reynaud per ascendere al potere si è dovuto servire dei socialisti e deve perciò condividere con loro gli svantaggi della situazione parlamentare.

Oltre di ciò Paul Reynaud ha contro di sè tutti coloro che vedono in lui l'esecutore di una politica supinamente soggetta alla volontà di Londra, quei francesi cioè -e non sono pochi -che non vorrebbero vedere ridotta la Francia ad un dominion britannico.

La dichiarazione finnata a Londra il 28 marzo u. s. non ha avuto gran successo in Francia, quantunque 'in sostanza essa non affermasse nulla di decisivo. Avrete notato -del resto -che Daladier non volle recarsi in Inghilterra pretestando una malattia.

Certo Daladier e Bonnet, più direttamente colpiti dalla propaganda britannica e fatti segno alla personale ostilità di Churchill (che sembra abbia chiamato una volta Bonnet « traditore ») si mantengono pronti a raccogliere intorno ad essi tutti gli scontenti. Bonnet attacca e si scopre di più, Daladier si tiene in maggiore riserbo.

Mi si dice, ma non sono in grado di controllare la notizia, che a Bonnet sarebbe stato offerto 'il posto di Ambasciatore a Roma per toglierlo di mezzo e comprometterne il prestigio affidandogli delle impossibili trattative con noi.

Mi si dice pure che Paul Reynaud abbia trovato nel gen. Gamelin le prime resistenze a quella condotta di maggiore energia militare che egli aveva promessa ai suoi amici bellicisti britannici.

Essi avrebbero voluto anche che egli facesse la voce un po' più grossa con noi in materia di blocco e di stampa, ma lo stesso Gamelin lo avrebbe dissuaso dimostrandogli la realtà della situazione militare.

In tali condizioni è probabile che una seria mossa offensiva tedesca, che non fosse a base di radio e di discorsi, sarebbe il migliore se non forse l'unico efficace appoggio che potrebbe sperare il Ministero Paul Reynaud per far cessare dinanzi al pericolo il contrasto delle varie correnti parlamentari ed extraparlamentari.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato.
725

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 61. Parigi, 8 aprile 1940 (per. giorno 10). La posa di campi di mine effettuata stamane per opera della marina inglese nei tre fiordi norvegesi è considerata, secondo quanto è stato affermato dal Direttore Generale Politico Aggiunto, Rochat, ad un funzionario dell'Ambasciata, un atto di particolare importanza non solo agli effetti del blocco, ma specialmente riguardo all'eventuale carattere delle reazioni germaniche. Rochat ha detto che da parte alleata si era ansiosi di vedere se Berlino dopo aver attribuito tanta importanza alla questione impegnandosi a tutelare la neutralità delle acque territoriali norvegesi, potrà ora dare notizia dell'avvenuta interruzione dei traffici alla propria opione pubblica senza annunciare alcuna propria immediata reazione. Gli alleati hanno trovato la seguente giustificazione giuridica del loro atto: nel 1917 la Svezia impedi l'uso delle proprie acque territoriali per il transito verso la Russia dei rifornimenti inglesi che avrebbero dovuto attraversare il Mare Baltico allegando il principio che tale operazione costituiva una violazione dello « spirito l> della neutralità. Una quarantina di navi inglesi dovettero in seguito a tale repentina decisione svedese riparare allora in porti neutri o russi per evitare la cattura germanica. Non avendo la Norvegia adottato oggi uguali misure nei confronti della

Germania, tale concetto scandinavo della neutralità verrebbe ora imposto ad essa con la forza ma con piena legittimità.

726

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

L. STRETTAMENTE CONFIDENZIALE S. N. Roma, 8 aprile 1940.

L'Ambasciatore d'Italia a Madrid vi ha -secondo le mie istruzioni tenuto regolarmente informato degli sviluppi recenti della situazione politica generale e di quella italiana.

Desidero ora prospettarvi quanto -a mio avviso -si delinea nell'immediato futuro. È mia convinzione che la guerra assumerà forme sempre più dure e che la posizione dei neutrali diventerà sempre più difficile. Per rendere sempre più ermetico n blocco attorno alla Genpania, gli alleati ~i propongono di strangolare i neutrali che hanno, con essa, i confini comuni.

Per quanto riguarda l'Italia essa non può -alla lunga -evitare di entrare in guerra e quando lo farà sarà a lato della Germania (1).

La data in cui questo evento si verificherà non può essere prevista; questa dipenderà dalle misure degli alleati, misure che diventano sempre più iugulatorie. È mio intendimento di ritardare sino al possibile l'evento di cui vi parlo, ma

non so se potrò riuscirvi (2). Per questo ho ordinato ed effettuato la mobilitazione della flotta e prese altre misure per l'Esercito e l'Aviazione (3).

Il compito che le forze armate italiane devono assolvere è molto arduo, perchè dovranno operare su ben 5 teatri di operazioni e a fronti multipli (Italia, Libia, Albania, Egeo, Etiopia). Ma la nostra preparazione è stata in questi ultimi mesi fortemente accelerata (4).

Ho ritenuto utile darvi, caro Generalissimo, queste informazioni che ritengo di sommo interesse anche per Voi, Capo di uno Stato mediterraneo e sono sicuro che seguirete con simpatia lo sforzo al quale è chiamato il popolo italiano (5).

Vi prego di accogliere l'espressione della mia inalterabile amicizia.

727

IL PRESIDENTE DELLA BANCA NAZIONALE UNGHERESE, BARANYANY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO CONFIDENZIALISSIMO S. N. Roma, 8 aprile 1940.

Le Gouvernement hongro'is a pris connaissance d'une source qui mérite toute confiance, de la décision allemande de préparer l'invasion des champs pétrolifères de la Roumanie.

Les armées allemands passeraient, d'après sa connaissance, au moins en grande partie sur territoire hongrois: fort probablement elles prendraient la direction Pressbourg-Budapest et Hezzeshalone-Budapest pour continuer leur route à travers la Capitale hongroise vers la ville roumaine de Temesvar.

Le Gouvernement hongrois ignore si le Gouvernement roumain a l'intention de résister. Ce facteur a de l'importance au point de vue du débarquement des troupes allemandes. En cas d'une résistance roumaine ce débarquement devrait avoir lieu en de cà de la frontière roumaine, tandis que dans le cas ou il n'y aurait pas de résistanèe du còté roumain, il pourrait s'effectuer aussi ailleurs.

Etant donné que le système ferroviaire hongrois est centralisé à Budapest, il va de soi que les troupes allemands pendant leur passage couperaient en deux le pays.

essere vicino~ molto vicino :o.

Selon les infonnations du Gouvernement hongrois les troupes allemandes ne passeraient à travers la Hongrie, qu'au cas ou les russes attaqueraient la Rouman·Le. C'est aussi un point très important, puisqu'il rend possible une collaboration éventuelle entre les troupes italiennes, allemandes, hongroises et peut-etre -yougoslaves.

En cas ou l'assertion allemande: que l'Allemagne n'attaque la Roumanie que si la Russie déclanche un mouvement offensif contre ce pays -ne serait pas .seulement un prétexte pour amener ila Hongrie à laisser les allemands s'installer en Hongrie, le pian de prime-abord parait discutable d'autant plus qu'il entre dans le cadre du pacte anticominterne.

Il est vrai qu'une prudence élémentaire suggère au Gouvernement hongrois une autre possibilité aussi: celle que tout ce projet ne soit qu'un c à tout , dans le jeu diplomatique de l'Allemagne et qu'elle vise à d'autre but. Le Gouvernement hongrois ne peut pas négliger la possibilité que l'Allemagne veuille par le « hameçon » de la Transylvanie prendre en main toute la Hongrie connaissant le désir ardent de tous les hongrois de rentrer en possession -au moins partiellement -de cette région détachée de la Hongrie par le traité de Trianon et l'impossibilité pour tout gouvernement hongrois de défendre par les armes la Roumanie. Puisque dans le cas ou l'Allemagne voudrait véritablement se dé.sinteresser à la Transylvanie en faveur de la Hongrie comme elle le déclare, une résistance aux troupes allemandes équivaudrait à la défense de la Roumanie par les armes hongroises.

Du reste le Gouvernement hongrois sait très bien qu'une résistance année contre les troupes allemandes ne paurraii• etre qu'un épisode de courte durée, mais ·elle donnerait aux allemands le prétexte de s'installer pour longtemps dans ce pays; au moins tant qu'ils n'auront pas exploité toutes ses valeurs morales et économiques. Dans ce cas H est à craindre naturellement que l'Allemagne ne se crée à Budapest un semblant de Gouvernement à ses services camme elle avait fait l'année dernière à Prague.

D'autre part le Gouvernement hongrois se rend complétement compte du faìt qu'une infiltration graduelle de l'Allemagne pourrait aussi aboutir à un désastre peut-etre plus grand que celui qui suivrait une brève mais brave résistance, étant donné que tout ce qu'un gouvernement concède à un autre de son propre gré, pese beaucoup plus lourdement dans le bilan de son histoire que ce qu'on lui arrache par la force brutale.

Toutefois le Gouvernement hongrois doit prendre en considératìon la possi

bilité de laisser discuter à l'amiable les deux états majors des deux pays res

pectifs mais il n'ignor·e pas que meme dans le cas ou les états majors abouti

raient à un arrangement, des graves dangers menacent l'indépendance de la 'Hongrie.

Il est évident que l'Allemagne ne pourrait tolérer, ni dans son dos ni sur

ses francs, une année assez cons~dérable pour gener ses mouvements, d'autant

moins que la masse hongroise mobilisée sous son commandent décidé dans les

massifs de la Transylvanie, du Pays Sub Carpathique et dans la Slovaquie

Orientale -ne pourrait etre négligée par une force allemande expeditionnaire

calculée à 11 divisions environ.

40 -Dowmenti diJ:ilomatici • Serie IX -Vol. III.

L'Allemagne demandera donc, au plus tard après l'occupation des champs

pétrolifères de Roumanie, de garanties au Gouvernement hongrois; elle pourrait

sous prétexte de collaboration fa'ire admettre ses techniciens civils ou mili

taires dans l'état major hongrois, dans la direction des chemins de fer, dans les

différents services de l'Etat; -en hypotèse elle pourrait demander d'autres

garanties d'ordre personnel au Gouvernement et d'ordre juridiques au Chef

d'Etat.

En outre l'Allemagne, sous prétexte de rationalisation de l'économie natio

naie, pourrait revendiquer une influence considérable sur les différentes branches

de la production civile ou militaire du pays.

Si la Hon.grie s'engage dans la voie des négociations techniques ou mili

taires, elle devrait certainement s'assurer la possession de la Slovaquie Orien

tale (Le Comte Ciano connait cette région par les cartes géographiques lui

remises) -pour ·la raison que contre la menace russe ·c'est un appui des plus

'importants.

En outre -pour protéger les flancs de ses armées, elle devrait savoir quelle

sera l'attitude de la Yougoslavie d'une part et d'autre-part, quella sera la

puissance qui occupera la Moldavie pour la durée de la guerre.

. Il va de soi que la Hongrie ne peut désirer une frontièl"e très longue avec

la Russie, commençant de la Russie Subcarpathique actuelle et allant jusqu'aux

bouches du Danube.

D'autre part il faudrai:t tirer au clair quels sont les engagements militaires

entre l'Allemagne et la Yougoslavie. Il est bien connu que la ligne principale

que les allemands ont l'intention d'utiliser, passe par Szejed, Szabadka (Subo

tica en Yougoslavie) pour aboutir à Temesvar (Roumanie).

A moins que les allemands n'aient pas des intentions voilées, ils doivent

etre d'accord avec la Yougoslavie pour passer à travers Szabadka, étant donné

que toutes les autres lignes allant dans la direction de Temesvar, sont d'ordre

sécondaire.

C'est donc ici qua le Yougoslavie entre en jeu et --du point de vue international -il serait beaucoup plus facile pour le Gouvernement hongrois de prendre une décision si la Yougoslavie consentait aussi au passage des troupes allemandes sur territoire yougoslave, d'autant plus qu'ainsi le flanc droit de l'armée hongroise ne serait pas menacé.

L'Italie est certainement consciente du fait que si elle ne prend pas part

à la réorganisation de l'Europe Danubienne et Balkanique, elle aura renoncé à

son 'influence dans le bassin des Carpathes.

S. E. le Chef du Gouvernement Italien se souviendra certainement qu'i1 avait bien voulu dire l'année dernière au mois d'avril, au Comte Teleki, Président du Conseil et au Comte Csaky, Ministre des Affaires Etrangères de Hongrie qu'il défendra l'indépendance de la Hongrie. Ces paroles réconfortantes ont été plusieurs fois répétées et accueillies avec une gratitude illimitée de la Nation hongroise. Son Excellence avait meme bien voulu ajouter que si l'Allemagne s'attaque à la Hongrie, l'Axe Rome-Berlin s'en trouvera brisé.

Le 8 septembre de l'année dernière, le Gouvernement Italien a donné le conseil au Gouvernement hongrois de ne pas concéder le droit de passage aux troupes allemandes à Kassa, il a conseillé méme la résistance sachant que celle-ci pouvait amener un conflit immédiat entre la Hongrie et l'Allemagne ou -au moins -des représailles.

S. E. le .Comte Ciano a déclaré au Comte Teleki lors de_ sa dernière visite à Rome (Paques) qu'U ne pourrait à présent lui donner un conseil y relati:f qui serait à méme d'embrasser toutes les éventualités. Il a dit que son conseil dépendra des circonstances et du moment, c'est-à-dire du fait quand et comment les allemands manifesteraient leur désir de passer à travers la Hongrie.

Son Excellence le Duce a déclaré de son coté que -lors de ses dernières conversations avec Hitler à Brennero il n'y était pas question d'une poussée allemande vers le Sud-Est. Le Gouvernement hongrois s'empresse de porter donc tout ce qui précède -aussi vite que possible -à la connaissance du Gouvernement italien en le priant d'observer là-dessus le plus grand sécret puisqu'une indiscretion prématurée pourrait entrainer la ruine immédiate du pays.

Le Gouvernement hongrois serait très reconnaissant au Gouvernement italien s'il pouvait lui faire savoir par son homme de ·confiance S. E. Léopold Baranyay, Président de la Banque Nationale:

l) s'ii peut compter sur l'assistance armées de l'Italie en cas d'une agression allemande;

2) si le Gouvernement 'italien est à méme d'unir, au cas que la Russie s'attaque à la Roumanie, les forces de l'Italie et de la Yougoslavie pour l'occupation des territoires balkaniques menacés par des grandes Puissances dont la zone d'influence ne peut pas s'étendre sur les Balkans;

3) si l'Italie veut prendre l'initiative d'un Pacte à trois entre les états majors italien, allemand et hongrois en vue de la réorganisation de l'Europe Danubienne. Le Gouvernement hongrois croit savoir que l'Allemagne se prépare à cette entreprise et il est convaincu que seulement avec l'intervention efficace et l'aide de l'Italie pourrait se créer un équilibre dans ces contrées;

4) si l'Italie s'est déjà occupée de l'idée, comment l'approvisionnement en matières premières et en devises pourrait s'effectuer et de l'Italie et de la Hongrie dans le cas ou l'Italie se verrait forcée de défendre ses positions dans cette région aux armes à la main.

Nous tenons à porterà la connaissance du Gouvernement Italien que l'Allemagne ne sait rien de ce que le Gouvernement hongrois a cru nécessaire d'informer le Gouvernement Italien des projets pas encore précisés de l'Allemagne.

Il va de soi que -Ies intéréts des deux étant identiques -le Gouvernement hongrois serait très reconnaissant de toute suggestion et de tout conseil que le Gouvernement Italien voudra lui donner.

La réponse du Gouvernement Italien pourrait influencer d'une façon décisive les décisions ultérieures du Gouvernement hongrois (l) (2).

(l) Nella prima minuta autografa si legge: • Per quanto riguarda l'Italia, essa non può evitare di entrare in guerra e !o farà rispettando i patti d•AUeanza, cioè sarà a lato della Germania •·

(2) Nella prima minuta: c È mio intendimento di ritardare sino al possibile l'evento di cui vi-parlo e che vi interessa in quanto la Spagna è paese mediterraneo ma può anche

(3) Nella prima minuta: < Per questo dal 12 aprile tutta la flotta italiana sarà sul piede di guerra, sarà anche prepa.rata la chiamata di altre c!assi dell'Esercito e l'Aviazione assumerà il suo schieramento di guerra •.

(4) -Nella prima minuta: • Ma la nostra preparazione è oramai a buon punto •. (5) -Nella prima minuta: • Ho ritenuto darvi queste informazioni perchè le ritengodi sommo interesse·anche per la Spagna e sono sicuro che voi seguirete con simpatia lo sforzo al quale si accinge il popolo italiano •.

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

(2) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), vol. l, cit., p. 248.

<
APPENDICI

"

APPENDICE I

DOCUMENTI SULLE TRATTATIVE ECONOMICHE ITALO-BRITANNICHE NELL'OTTOBRE-DICEMBRE 1939

1.

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 12 ottobre 1939.

La delegazione britannica ha quasi ultimata l'orientazione preliminare delle trattative e credo, seguirà da vicino la Francia (francesi ed inglesi si tengono a contatto e si informano di tutto). Il sig. Rodd si recherà a Londra, per tornare con le istruzioni definitive. Le trattative procedono in modo soddisfacente.

Rodd si è convinto dell'utilità di istituire una Commissione mista italabritannica, che dovrebbe divenire il perno delle trattative di ogni natura. Gli ho pertanto, a sua richiesta, proposto l'accluso progetto, nel quale ho tenuto conto delle esperienze finora fatte e data la possibilità di far funzionare la Commissione anche per le controversie derivanti dallo stato di guerra (1).

ALLEGATO

ACCORDO PER L'ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MISTA ITALO-BRITANNICA

Sua Maestà il Re d'Italia e d'Albania, Imperatore d'Etiopia,

Sua Maestà il Re di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, allo scopo di facilitare la collaborazione economica fra i due Paesi con la istituzione di una Commissione mista per i rapporti economici italo-britannici,

hanno deciso di concludere un Accordo a tale scopo ed hanno designato come plenipotenziari: Sua Maestà il Re d'Italia e d'Albania, Imperatore d'Etiopia:

Sua Maestà il Re di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord:

quali hanno convenuto quanto segue:

Art. l.

Le Alte Parti Contraenti sono d'accordo per istituire entro un mese dall'entrata in vigore di questo accordo un Comitato permanente economico italo-britannico. Ciascuna delle Alte Parti Contraenti designerà una Commissione governativa, comunicandone all'altra la composizione. I Presidenti delle due Commissioni avranno

(l) In calce al documento si legge la seguente nota autografa di Mussolini: • In considerazione della situazione politica, ritengo più utile fare un accordo non formale anzichè un vero e proprio trattato •.

facoltà di aggregare esperti per l'esame di particolari questioni e di istituire sottocomitati misti.

Le riunioni del Comitato e delle sottocommissioni avranno luogo, secondo le necessità, e saranno indette d'accordo fra i due Presidenti, i quali fisseranno la data ed il luogo della sedute e l'ordine del giorno dei lavori.

Art. 2.

Il Comitato avrà il compito di sorvegliare l'applicazione degli Accordi economici esistenti fra i due Paesi, di modificarli per adattarli alle sopravvenienti esigenze.

n Comitato avrà altresì il compito di adottare i provvedimenti necessari per facilitare e migliorare i traffici marittimi e ferroviari fra i due Stati e di adottare, in genere, tutti i provvedimenti che comunque possano giovare per una migliore collaborazione. economica fra i due Paesi.

Art. 3.

Questo Accordo sarà ratificato. Esso entrerà in vigore il giorno dello scambio degli istrumenti di ratifica. Detto scambio avrà luogo a Londra. Le Alte Parti Contraenti sono d'accordo di mettere nondimeno in vigore questo Accordo a titolo provvisorio dal giorno della sua firma. Fatto a Roma, ecc.

2.

RODD, AL SEGRETARIO DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, CAMPANELLA

L. s. N. Roma, 26 ottobre 1939.

Come Vi ho telefonato, ho trovato da fare alcune modifiche al testo ita· liano (l) che non mi pareva concordare intieramente col testo inglese. La mo· difica più importante era all'art. 2, primo comma, ove il testo 'inglese come ho spiegato comportava lo studio (consider) dei provvedimenti piuttosto che l'adottare dei provvedimenti.

Giacchè c'ero ho anche apportato qualche altra modifica perchè i testi si concordino (2). Vi mando il nuovo testo italiano con le modifiche proposte in rosso, nonchè un esemplare del· testo inglese stabilito stamane (salvo punti tipografici).

ALLEGATO

REVISED VERSION OF ITALIAN DRAFT

The Government of the United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland and the Royal Italian Government, being desirous of facilitating economie colla-· boration between the United Kingdom and Italy, have agreed as follows:

Art. 1.

Within one month after the entry into force of the present agreement a Joint Standing Committee shall be set up.

(l) -Vedi Appendice I, D. l, Allegato. (2) -Sic. La lettera tuttavia è stata scritta direttamente in italiano.

Each of the two Contracting Government shall appoint a Government Deiegation and shall communicate to the other Contracting Government the nature of its composition. The Presidents of each Deiegation shall have the power to appoint substitute members, to co-opt experts, and jointiy to set up mixed subcommittees to examine particular questions.

The meetings of the above-mentioned Committee and of the sub-committees shall take piace as required and shall be summoned by agreement between the two Presidents, who shall fix the date and the piace of their meetings and the agenda of their work.

Art. 2.

The Joint Standing Committee shall consider what steps may best be taken to reguiate commerciai exchange and communications by rail, sea and air between the two countries, and in generai to Iead to a closer collaboration between the two countries in the economie sphere, having regard to the circumstances imposed by the state of hostilities in which the United Kingdom is engaged.

The Committee shall consider the application in present circumstances of the existing Agreements between the two Contracting Governments reiating to trade and payments, and may propose to the Contracting Governments any amendments necessary to adapt them to the needs of the time.

Art. 3.

The agreement shall be ratified and shali enter into force on the day of the exchange of the instruments of ratification which exchange of instruments shall take piace in London.

In faith whereof the undersigned, being duiy authorised thereto by their respective Governments, have signed the present Agreement and affixed thereto their seais.

Done in Rome in duplicate on the..... day of October 1939 in the English and Italian languages both texts being equally authentic.

Protocol.

Notwithstanding the provisions of Art. 3 of the Agreement regarding Economie collaboration signed this day, the undersigned Pienipotentiaries agree that the said agreement shall enter into force as a provisionai measure from the date of signature.

So long as the instruments of ratification have not been exchanged, either contracting Government shall have the rigth to terminate the provisional operation of the Agreement by giving to the other one month's notice of its intention to do so.

Done at Rome, the ... day of ... 1939.

3.

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE S. N. Roma, 26 ottobre 1939.

l. Anglo-Italian Economie Committee agreement. Intergovernmental form providing for ratification. Publicity. Is any announcement to be made at momento of signature?

This could perhaps be done with advantage. Publicity is anyway unavoidable at ratification.

2. -Ships. Principal difficulty is delay 41 communication. It would expedite things a great deal if we could bave early information in London of details of ship's cargoes. Rodd has evolved certain helpful schemes, but they all depend on getting the information to London. Could Italian Embassy in London be authorised to help as a channel of communication? 3. -When the agreement is signed and the Anglo-Italian Committee has become the channel for the discussion and dispatch of business, there are good grounds for expecting that a routine will soon be established for facilitating business and dealing with difficulties that may arise, which will reduce delays and systematize things generally.

4.

ACCORDO TRA L'ITALIA ED IL REGNO UNITO PER L'ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE MISTA PERMANENTE

Il Governo Italiano ed il Governo del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, desiderando facilitare la collaborazione economica fra i due Paesi, hanno stabilito quanto segue:

Art. l. -Entro un mese dall'entrata in vigore di questo Accordo sarà costituita una Commissione mista permanente.

Ciascuno dei Governi contraenti designerà una delegazione governativa, comunicandone all'altra la composizione. I Presidenti delle due delegazioni avranno facoltà di nominare membri supplenti, di aggregare esperti e di istituire sottocommissioni miste per l'esame di questioni particolari.

Le riunioni della Commissione e delle sottocommissioni avranno luogo secondo le necessità e saranno indette d'accordo fra i due Presidenti, i quali fisseranno la data ed n luogo delle sedute e l'ordine del giorno dei lavori.

Art. 2. -La Commissione mista permanente dovrà deliberare drca i provvedimenti che converrà adottare per regolare lo scambio commerciale e le comunicazioni ferroviarie, marittime ed aree fra •i due Paesi ed in genere circa tutti i provvedimenti che comunque possano giovare ad una più stretta collaborazione economica fra i due Paesi, tenendo conto per il momento anche delle circostanze derivanti dallo stato di guerra in cui si trova il Regno Unito.

La Commissione prenderà in considerazione l'applicazione, nelle attuali circostanze, degli accordi esistenti fra i due Governi contraenti nei riguardi del commercio e dei pagamenti e potrà proporre ai Governi contraenti qualsiasi emendamento utile per adattare detti accordi alle necessità del momento.

Art. 3. -Questo Accordo sarà ratificato ed entrerà in vigore il giorno dello scambio degli strumenti di ratifica. Detto scambio avverrà a Londra. In fede di che i sottoscritti, debitamente autorizzati dai loro rispettivi Governi, hanno firmato il presente Accordo e vi hanno apposto i loro sigilli. Fatto a Roma, in duplice copia, il 27 ottobre 1939 in lingua italiana ed inglese, ambo i testi facendo egualmente fede.

GIANNINI PERCY LORAINE

PROTOCOLLO

Nonostante le disposizioni dell'art. 3 dell'Accordo riguardante la collaborazione economica, firmato oggi, i sottoscritti Plenipotenziari sono d'accordo che il detto Accordo entrerà in vigore in via provvisoria fin dalla data della firma.

Finchè gli strumenti di ratifica non siano stati scambiati, ciascuno dei Governi contraenti avrà il diritto di por termine all'esecuzione provvisoria dell'Accordo, dando all'altra Parte contraente un preavviso di un mese.

Fatto a Roma, il 27 ottobre 1939.

GIANNINI PERCY LORAINE

5.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5439/2440. Lcmdra, 24 novembre 1939 (per. giorno 29).

Nel corso della seduta ai Comuni del 22 corrente, sono state chieste al Governo precisazioni c'irca il recente accordo economico anglo-italiano. Il Sottosegretario agli Esteri Butler ha dichiarato a tale riguardo che l'accordo è inteso a facilitare la collaborazione economica tra i due Paesi, e che esso prevede la costituzione di un Comitato misto anglo-italiano al quale sarà devoluto il compito di esaminare il miglior modo di regolare il commercio anglo-italiano, sia per ferrovia ·Che per via marittima o aerea, e in generale di assicurare una più stretta collaborazione tra i due Paesi nel campo economico.

Butler ha rilevato quindi che, particolarmente nell'attuale momento, le relazioni economiche e commerciali tra Gran Bretagna e Italia davano origine a numerosi problemi che avrebbero potuto essere risolti dal lavoro di un comitato tecnico più agevolmente che·non attraverso il normale tramite diplomatico. Il comitato ·in questione avrebbe avuto facoltà di proporre caso per caso ai due Governi le misure ritenute opportune, e il Governo britannico confidava che l'opera del comitato avrebbe condotto ad un incremento del traffico anglo-italiano, di cui ambedue i Paesi avrebbero potuto avvantaggiarsi.

6.

L'AMBASCIATA DI GRAN BRETAGNA A ROMA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA S. N. Roma, 16 dicembre 1939.

The following items taken together represent a generai plan which has been worked out by the interested departments in London to remove difficulties and to create a basis of mutually advaptageous co-operation in Anglo-Italian economie relations which, it is hoped, will commend itself to the Italian Government.

Coal.

His Majesty's Government appreciate that so far as Italy 'is concerned the most important consequence of their decision to seize German exports will be the cessation of Italy's sea-borne imports of coal from Germany. To meet tbis situation His Majesty's Government are prepared to make available to Italy not less tban. eigbt million tons of Britisb coal at prices equivalent to tbose paid by tbe United Kingdom consumers; tbis, togetber witb tbe quantities wbicb Italy may expect to import by rail, sbould suffice, it is understood, to meet ber requirements in fulL

During tbe next few weeks pending tbe conclusion of firm arrangements on tbese lines His Majesty's Government will not in practice seize sea-borne German coal exports to Italy, but sbipm~nts sbould be notified in advance tbrougb tbe Embassy or tbrougb tbe Italian Embassy in London.

Anglo-Italian trade.

It is tbe desire of His Majesty's Government to place certain very large orders in Italy, but tbe conclusion of individuai contracts will take some time. His Majesty's Government are tberefore anxious to take such steps as may be possible to start an active current of Anglo-Italian trade before certain important contracts are placed. They bave come to tbe conclusion that tbe best way to bring about the results wbicb botb countries desire is to provide tbe Italian Government witb tbeir programme of purcbases in Italy, tbus enabling tbe Italian authorities to forecast sucb purchases as tbey desire to make in tbe United Kingdom and tbe Empire (excluding Canada) well in advance.

His Majesty's Government are accordingly prepared to give a definite assurance tbat they will in tbe twelve months ending 31st Decemb€r, 1940, spend in Italy a sum of not less tban twenty million pounds on purcbases of raw materials and manufactured goods, provided of course tbat prices are reasonable, tbat tbe goods, in particular tbe manufactured goods, correspond to their requirements and also that tbe dates of delivery are acceptable. Tbese purcbases bave in tbe main already been discussed with various Italian autborities and tbe categories have been communicated to tbe Ministry of Excbange and Trade in connection witb discussions on tbe Anglo-Italian Clearing. Tbe total, amounting to twenty million pounds, would not include payment for freights wbicb on the present basis of discussion would amount to five or six million pounds per annum.

Contraband Control.

Tbe memorandum contained in Sir Percy Loraine's letter of the '5th December (l) gave a summary of the points wbicb bad been discussed by tbe Anglo-Italian Committee and tbe difficulties whicb have been met. It sbowed tbe evident desire of His Majesty's Government to work in tbe closest possible co-operation with tbe Italian autborities towards meeting tbe legitimate complaints of Italian sbipping interests. In point of fact delays to Italian sbips bave been progressively reduced and a number of modifications of tbe system bave been introduced at tbe instance of tbe Italian Government.

(l) Non rintracciata.

Since that date Sir Percy Loraine has had the advantage of personal contact in Malta with the Commander-in-Chief, Mediterranean, and has discussed with him every kind of way in which it would be possible to avoid delays and difficulties in the working of the contro! system. The Commander-in-Chief has expressed himself as most anxious to be helpful in these matters in so far as his own executive functions are concerned.

The outcome of these discussions and others which have been going on in London simultaneously is that we propose to introduce a further important modification in our methods, designed to improve our direct contacts with French and British Naval authorities in the Mediterranean and facilitate the passage of ships by devolving on to a local organisation in the French and British Embassies, ,a part of the work formerly done in London and Paris.

TRADUZIONE

I paragrafi seguenti, considerati nel loro insieme, rappresentano un piano generale che è stato elaborato dagli uffici competenti di Londra allo scopo di rimuovere le difficoltà e di creare nei rapporti economici anglo-italiani una base di cooperazione che, si spera, saprà raccomandarsi da sè al Governo italiano.

Carbone.

Il Governo britannico si rende conto del fatto che, nella misura in cui la cosa

interessa l'Italia, la più importante conseguenza della decisione inglese di seque

strare le esportazioni tedesche sarà la cessazione dell'importazione di carbone dalla

Germania per via marittima. Per venire incontro a questa situazione il Governo

di Sua Maestà è pronto a mettere a disposizione dell'Italia non meno di otto milioni

di tonnellate di carbone inglese a prezzi equivalenti a quelli pagati dai consumatori

del Regno Unito; ciò, insieme con il carbone che l'Italia può prevedere di importare

per ferrovia dovrebbe, si intende, bastare a coprire interamente i suoi bisogni.

Durante le poche prossime settimane, in attesa della conclusione di un accordo

definitivo su queste linee, il Governo britannico non sequestrerà praticamente le

esportazioni marittime di carbone tedesco a destinazione dell'Italia, ma i carichi

dovrebbero essere notificati in precedenza attraverso l'Ambasciata britannica in

Roma o l'Ambasciata italiana in Londra.

Commercio anglo-italiano.

~ desiderio del Governo britannico di collocare in Italia alcune larghissime ordinazioni, ma la conclusione degli specifici contratti prenderà qualche tempo. Il Governo britannico è quindi desideroso di fare quei passi che rendano possibile di avviare un'attiva corrente di traffici anglo-italiani anche prima che certi contratti importanti siano definiti. Esso è giunto alla conclusione che il miglior modo di conseguire i risultati che entrambi i paesi desiderano è quello di fornire al Governo italiano il suo programma di acquisti in Italia, mettendo cosi le Autorità italiane in grado di prestabìlire con notevole anticipo quegli acquisti che esse desiderino di fare nel Regno Unito e nell'Impero (Canadà escluso).

Il Governo britannico è, per conseguenza, pronto a dare precisa assicurazione

che nei dodici mesi scadenti al 31 dicembre 1940 esso spenderà in Italia una somma

non inferiore a 20 milioni di sterline in acquisto di materie grezze o di manufatti,

purchè naturalmente, i prezzi siano ragionevoli; le merci -in particolare i manu

fatti -corrispondano alle sue richieste, ed anche che le date di consegna siano

accettabili. Questi acquisti sono stati -in linea di massima -già discussi con

le varie Autorità italiane e le categorie sono state comunicate al Ministero degli Scambi e Valute in connessione con le discussioni del clearing anglo-italiano. Il totale, ammontante a 20 milioni di sterline, non comprenderebbe il pagamento dei noli, che, sulle presenti basi di discussione, ammonterebbe a 5 o 6 milioni di sterline all'anno.

Controllo del contrabbando.

Il memorandum contenuto nella lettera di Sir Percy Loraine del 5 dicembre dava un sommario dei punti che erano stati discussi dal Comitato anglo-italiano e delle difficoltà che si erano incontrate. Esso mostrava l'evidente desiderio del Governo britannico di lavorare nella più stretta cooperazione possibile con le Autorità italiane allo scopo di venire incontro alle legittime lagnanze degli ambienti mercantiÌi italiani. Sta di fatto che i ritardi per i bastimenti italiani sono stati progressivamente ridotti e che un certo numero di modifiche del sistema sono state adottate a richiesta del Governo italiano..

Successivamente a quella data Sir Percy Loraine ha avuto il vantaggio di un incontro personale, in Malta, col Comandante in Capo per il Mediterraneo ed ha discusso con lui tutte le possibili maniere che permettano di evitare ritardi e difficoltà nell'applicazione del sistema di controllo. Il Comandante in Capo si è dichiarato egli stesso desiderosissimo di recare aiuto in tali questioni, per tutto ciò che rientra nell'ambito delle sue funzioni esecutive. Il risultato di queste discussioni, e di altre che si sono svolte contemporaneamente in Londra, è che noi proponiamo di introdurre una ulteriore importante modifica nei nostri metodi, intesa a migliorare i nostri diretti contatti con le Autorità Navali francesi ed inglesi nel Mediterraneo e a facilitare il passaggio dei piroscafi, devolvendo ad un organismo locale presso le Ambasciate di Francia e di Inghilterra una parte del lavoro finora fatto a Londra e a Parigi (1).

7.

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO s. N. Roma, 29 dicembre 1939.

La delegazione britannica ha comunicato che il Governo britannico ha lasciato che il carbone tedesco continuasse a venire da Rotterdam soltanto in via temporanea e propone di fornirci 8 milioni di tonn. annue di carbone inglese dal momento nel quale si dovrà sospendere l'importazione del carbone tedesco.

Ho fatto presente alla delegazione britannica che non basta assicurarci la fornitura del carbone perchè: a) non possiamo pagarlo in divise, poichè attualmente lo riceviamo dalla Germania contro scambi normali;

b) che il carbone di coke che ci occorre non può esserci fornito tutto dalla Gran Bretagna, come fu fatto durante il conflitto mondiale, perchè in tale epoca consumavamo un quarto di quello che ora ci occorre, dato 'il nuovo attrezzamento industriale autarchico, e quindi dovremmo comprare quel che ci manca in America contro divise, ovvero esporci al rischio che la Germania, dovendoci fornire soltanto carbone di coke, via terra, non ce lo dia che in divise;

c) che se anche si potessero risolvere i due problemi precedenti resterebbe sempre un problema di ordine sociale ed economico, ossia dove collochiamo

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

quel miliardo di prodotti ortofrutticoli che esportiamo in Germania contro carbone, perdendo un traffico normale. Non vedo pertanto come il problema possa risolversi nel senso proposto dall'Inghilterra.

Frattanto si è forzato il trasporto del carbone dalla Germania via terra fino a portarlo a 500.000 tonn. mensili con un piano che estende il trasporto al milione di tonn. mensili, benchè non mi nasconda le difficoltà di realizzare praticamente tale piano.

Si è anche concordato l'intensificazione dell'invio delle navi a Rotterdam per trasportare via mare quanto più carbone è possibile, ma al piano di esecuzione sono apportate continue deroghe per la necessità di destinare navi riservate pel trasporto di carbone ad altri trasporti, sotto la pressione degli interessati, di modo che il massimo sforzo possibile finisce per subire quotidianamente sensibili riduzioni (1).

(l) Il presente documento reca il visto di Mussolini.

APPENDICE li

ACCORDI ITALO-GERMANICI DEL 24 FEBBRAIO 1940 (l)

1.

QUARTO PROTOCOLLO SEGRETO

In conformità dell'incarico impartito ad essi dai rispettivi Governi, il Presidente del Comitato governativo germanico ed il Presidente del Comitato governativo italiano per il regolamento delle relazioni economiche fra l'Italia e la Germania, con la partecipazione di alcuni membri de'i Comitati e di alcuni esperti, prendendo per base gli Accordi di cui al Protocollo segreto del 14 maggio 1937, del 18 dicembre 11937 e del 13 febbraio 1939, hanno esaminato in che modo la Germania e l'Italia, nei presenti tempi anormali, possano reciprocamente prestarsi un aiuto speciale al di sopra dell'attuale volume di scambi nel campo economico.

L'esame delle suddette questioni ha portato ai seguenti risultati: l) I due Governi cureranno che le forniture previste nelle l'iste allegate C e D siano effettuate nell'anno 1940 in entrambe le direzioni. Si è rinunziato alla compilazione delle liste A e B per le forniture in tempi normali, in considerazione dell'attuale situazione eccezionale.

2) I Presidenti dei due Comitati governativi hanno ampiamente esaminato, sulla base delle relazioni dei reciproci esperti, la situazione relativa ai traffici ed i risultati delle ,conversazioni avutesi in tal campo negli ultimi mesi fra gli esperti delle due Parti. Essi sono d'accordo che i due Governi si adopereranno con tutti i mezzi a loro disposizione per facilitare i trasporti fra i due Paesi.

3) Il Presidente del Comitato governativo germanico richiama l'attenzione sul fatto che, con l'assunzione da parte del Governo germanico dell'obbligo di assicurare nel corso dell'anno 1940, per quanto riguarda la produzione, la fornitura di 12 milioni di tonnellate di carbone da parte della Germania all'Italia, si impone uno speciale sforzo all'economia germanica. Il trasporto di tale quantitativo di carbone può essere assicurato per via di terra in ragione di 500 mila tonnellate mensili qualora l'Amministrazione delle Ferrovie italiane riservi per tale traffico permanentemente circa 5 mila vagoni di carbone. Tale impegno vale anche per il caso che non si possano usare determinate linee ferroviarie in Germania, tuttavia con riserva dei cast di forza maggiore, quali sarebbero per esempio difficoltà di produzione e di trasporti per forti gelate,

(l) Di questi Accordi, non tutti compresi nella raccolta TRATTATI E CANVENZIONI TRA L'ITALIA E GLI ALTRI STATI, VOl. 56•, Atti conclusi dal 1• gennaio al 31 dicembre 1940 (Roma, Tipografia Riservata del Ministero degli Affari Esteri, 1951), si pubblicano solo i testi dei protocolli relativi alle forniture di carbone tedesco all'Italia ad integrazione della documeniazione in materia inserita nel volume.

inondazioni, operazioni nemiche. Comunque il Governo germanico si adopererà con tutti i mezzi per rendere possibile anche il trasporto di un quantitativo maggiore alle 500 mila tonnellate; esso però non può prendere al riguardo nessun impegno.

Fatto a Roma, in duplice esemplare, in lingua italiana e tedesca, il 24 febbraio 1940.

IL Presidente Il Presidente del Comitato Governativo Italiano del Comitato Governativo Germanico

A. GIANNINI CARL CLODIUS

ALLEGATO LISTA C

Importazione in Italia

Carbone .... tonn. 12.000.000 Benzolo greggio 10.000 Toluolo puro . 1.500 Naftalina 2.500 Acetone. 300 Magnesio 200

LISTA D

Importazione in Germania

Riso In conformità delle intese fra l'Ente Risi ed il Consorzio germanico

Canapa, stoppa di canapa e canapa pettinata tonn. 25.000 (l) Tabacco RM. 3.500.000 Sughero greggio tonn. 1.500 Materie concianti 1.000

:0

Formaggio ... RM. 2.000.000 (2) Pelli (bovine, caprine, ovine, ecc.) tonn. Spugne ... . 53 Bauxite ... . 100.000 (2• qualità) Minerali di zinco 35.000 (3) Piriti . . . . 50.000 Ceneri di piriti 50.000 Mercurio bomb. 40.000 Zolfo . . .. tonn. 70.000 Acido borico . 300 Cremore di tartaro greggio 2.500 Olì essenziali di agrumi . . 105 (4) Estratto di legno di castagno 5.000 Estratto di sommacco . . . 300 Seta greggia semplice, addoppiata e ritorta 700 Cascami di seta . . . . . . . . . . . . . 400 Filati di cascami di seta non tinti: semplici o ritorti 250

(1) -Nota del testo: • Comprese 10.000 tonnellate già comprate sulla campagna in corso •. (2) -Nota del testo: c di cui: 1.400.000 RM. per la voce tariffa doganale germanica 135 b) - - (3) -Nota del testo: c Se possibile, fino a 40.000 tonn. • (4) -Nota del testo: c Di cui il 50 % di limoni, 25 % di bergamotto, 10% arancio e 15 %

mandarino •.

41 -Docume11ti diplomatici • Serie IX . Vol. Ill.

2. PROTOCOLLO ADDIZIONALE SEGRETO AL QUARTO PROTOCOLLO SEGRETO DEL 24 FEBBRAIO 1940

In conformità dell'incarico loro affidato dai rispettivi Governi, il Presidente del Comitato governativo italiano e H Presidente del Comitato governativo germanico per il regolamento delle relazioni economiche tra l'Ital"ia e la Germania, con la partecipazione di alcuni esperti, hanno esaminato se possa essere aumentato il trasporto di 500 mila tonnellate mensili di carbone per via terra dalla Germania in Italia, previsto al punto terzo del Quarto Protocollo Segreto del 24 febbraio 1940, in misura tale che tutto il fabbisogno italiano di carbone importato possa essere .coperto con forniture germaniche.

Sulla base dei risultati positivi di tale esame, è stato stabil'ito quanto segue per assicurare i bisogni dell'Italia :

l) la quantità di carbone il cui trasporto può essere assicurato per via terra dalla Germania in Italia nel periodo di tempo dal 1° aprile al 31 dicembre 1940 viene aumentato da 500 mila tonnellate mensili a un milione di tonnellate;

2) per eseguire detto trasporto l'Amministrazione delle Ferrovie tedesche metterà a disposizione ogni giorno (compresi i giorni festivi) n. 1.500 vagoni da carbone e l'Amministrazione delle Ferrovie italiane metterà da parte sua giornalmente n. 500 vagoni da carbone. Per ridurre al minimo possibile il numero complessivo dei vagoni da impiegare in tali trasporti, si provvederà da parte di entrambe le Amministrazioni ferroviarie con tutti i mezzi a loro disposizione perchè il ciclo di utilizzazione dei vagoni non sia superiore a 15 giorni. L'Amministrazione delle Ferrovie italiane curerà che i vagoni germanici non oltrepassino la linea Piombino-Rimini;

3) della predetta quantìtà complessiva di carbone da fornirsi dalla Germania, tonn. 600.000 dovranno in principio essere prelevate dal territorio carbonifero occidentale germanico e tonn. 400.000 dal territorio carbonifero orientale germanico;

4) la ripartizione secondo le varie specie di carbone sarà fatta sulla base delle decisioni adottate dagli esperti delle due Parti. Il Governo italiano e il Governo tedesco cureranno che i contratti privati di vendita siano conclusi a tempo, di modo che questo Accordo abbia esecuzione senza indugio;

5) i due Comitati governativi, tenendo conto dei bisogni dei due Paesi, prenderanno al più presto possibile gli accordi che si rendessero eventualmente necessari per equilibrare l'intercambio fra i due Paesi a causa dell'aumento delle forniture di carbone tedesco all'Italia;

6) il presente Protocollo Addizionale entra in vigore il giorno stesso della sua firma.

Fatto a Roma, in duplice esemplare, in lingua ital"iana e tedesca il 13 marzo

1940. del Com Il Presidente itato Governativo Italiano A. GIANNINI Il Presidente del Comitato Governativo Germanico CARL CLODIUS

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al 20 febbraio 1940)

AFGHANISTAN

Kabul -QuARONI Pietro, ministro plenipotenziario; ANZILLOTTI Enrico, 1° segretario.

ARABO-SAUDIANO (Re.gno)

Gedda -SILLITTI Luigi, ministro plenipotenziario; CITTADINI CEsi Giangaspare, lo segretario.

ARGENTINA

Buenos Aires -PREZIOSI S. E. Gabriele, ambasciatore; SERENA DI LAPIGIO Ottavio, consigliere; BARBARICH Alberto, lo segretario; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BELGIO

Brusselle -LoJACONO S. E. Vincenzo, ambasciatore (l); DELLA PoRTA Francesco, consigliere; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; NoMIS DI PoLLONE Amedeo, capitano di vascello, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

BOEMIA e MORAVIA (Protettorato di)

Praga -CARuso Casto, console generale.

BOLIVIA

La Paz -MARIANI Luigi, ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) Sostituito il 21 marzo 1940 da Giacomo PAULUCCI DE' CALBOLI.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA S. E. Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; ANTINORL Orazio, 2° segretario; ToRRIANI Eugenio•, capitano di fregata, addetto navale; LoNGO Ulisse, generale di brigata ae~a, addetto aeronautico.

BULGARIA

Sofia -TALAMO ATENOLFI DI CASTELNUOVO Giuseppe, ministro plenipotenziario (l); DANEO Silvio, lo segretario; TASSONI EsTENSE Alessandro, 2o segretario; SoVERA Tullio, tenente colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

CILE

Santiago -BoscARELLI S. E. Raffaele, ambasciatore; ScAMMACCA Michele, consigliere; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CINA

Shanghai -TALIANI DE MARCHIO S. E. Francesco Maria, ambasciatore; ALESSANDRINI Adolfo, consigliere; RossET DESANDRÈ Antonio, 1° segretario (2); PRINCIPINI Omero, tenente colonnello di S. M., addetto militare; RuTA Mario, tenente di vascello, addeto navale.

COLOMBIA

Bogotà -BERTELÈ Tommaso, ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

COSTARICA

S. José -SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI Gioacchino, ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CUBA

L'Avana -PERSICO Giovanni, ministro plenipotenziario; SPINELLI Pier Pasquale, 1° segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, 1° segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

(l) -Sostituito il 6 marzo 1940 da Massimo MAGISTRATI. (2) -Residente a Chung King.

DOMINICANA (Repubblica)

Ciudad Trujillo -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario (l); LONGO Ulis'Se, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

EGITTO

H Cairo -MAZZOLINI Serafino, ministro plenipotenziario; BALDONI DI MONTALTO Corrado, 1° segretario.

EL SALVADOR (Repubblica di)

San Sa~vador -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (2); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

EQUATORE

Quito -AMADORI Giovanni, ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

ESTONIA

TaUinn -CiccoNARDI Vincenzo, ministro plenipotenziario; RICCIO Luigi, lo segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, tenente colonnello, addetto militare.

FINLANDIA

Helsinki -BoNARELLI DI CASTELBOMPIANO Vittorio Emanuele, ministro plenipotenziario; CoPPINI Maurilio, 1° segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, tenente colonnello, addetto militare; TEUCCI Giuseppe, colonnello pilota, addetto aeronautico.

FRANCIA

Parigi -GUARIGLIA S. E. Raffaele, ambasciatore; CAPRANICA DEL GRILLO Giuliano, consigliere; CoNFALONIERI G1useppe Vitaliano, 1° segretario; DEL BoNo Giorgio, 2o segretario; THEODOLI Livio, 3° segretario; VISCONTI PRASCA Sebastiano, generale di divisione, addetto militare; RosATI Ulisse, maggiore di artiglieria, addetto militare aggiunto; NOMIS DI PoLLIONE Amedeo, capitano di vascello, addetto navale; ERcoLE Ercole, colonnello addetto aeronautico.

(l) -Residente a Porto Principe. (2) -Residente a Guatemala.

GERMANIA

BerLino -ATTOLICO S. E. Bernardo, ambasciatore; MAGISTRATI Massimo, ministro consigliere; ZAMBONI Guelfo, consigliere; D'AQUINO DI CARAMANICO Alfonso, 2° segretario; LANZA Michele, go segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; BADINI Damiano, tenente ·colonnello, addetto militare ag,giunto; PECORI GIRALDI Corso, capitano di vascello, addetto navale; PoNZA DI S. MARTINO Cesare, capitano AA. NN., addetto navale aggiunto; TEucci Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico; GASPERI Mario, .capitano, addetto aeronautico aggiunto.

GIAPPONE

Tokio -AuRITI S. E. Giacinto, ambasciatore (l); CoRTESE Paolo, consigliere; MACCHI DI CELLERE Pio, 1° segretario; BOUNOUS Franco, 2° segretarjo; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; ScALISE Guglielmo, tenente colonnello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto areonautico.

GRAN BRETAGNA

Londra -BASTIANINI S. E. Giuseppe, ambasciatore; FRACASSI Cristoforo, consigliere; AssETTATI Augusto, 1° segretario; ORTONA Egidio, go segretario; GENTILE Benedetto, 4° segretario; RuGGERI LADERCHI Cesare, tenente colonnello di S. M., addetto militare; CAPPONI Ferrante, capitano di vascello, addetto navale; TRENCHI Ernesto, maggiore G. N., addetto navale aggiunto; BIANI Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GRAZZI Emanuele, ministro plenipotenziario; FORNARI Giovanni, lo segretario; MONDINI Luigi, tenente colonnello, addetto navale ed aeronautico.

GUATEMALA

Guatemala -BOMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario; Muzx FALCONI Filippo, 1° segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HAITI

Porto Principe -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HONDURAS

Tegucigalpa -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (2); LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) -Vedi tuttavia D. 124, nota 2. (2) -Residente a Guatemala.

IRAN

Teheran -PETRUCCI Luigi, ministro plenipotenziario; GIARDINI Renato, 1° segretario; MoLÀ Luigi, capitano di corvetta, addetto navale.

IRAQ

Baghdad -GABBRIELLI Luigi, ministro plenipotenziario.

IRLANDA

Dublino -BERARDis Vincenzo, ministro plenipotenziario; MALASPINA Folchetto, 1° segretario; RuGGERI LADERCHI Cesare, tenente colonnello di S. M. addetto militare; CAPPONI Ferrante, capitano di vascello, addetto navale; BrANI Vincenzo, colonello, addetto aeronautico.

JUGOSLAVIA

Belgrado -lNDELLI Mario, ministro plenipotenziario (l); GumoTTI Gastone, 1° segretario; ScADUTO MENDOLA DI FoNTANA DEGLI ANGELI Antonio, 2° segretario; BoNFATTI Luigi, colonnello, addetto militare; ANGELINI Renato, capitano di fanteria, addetto militare aggiunto; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PrRODDI Mario, addetto aeronautico.

LETTONIA

Riga -RoGERI Dr VILLANOVA Delfino, ministro plenipotenziario; ARCHI Pio Antonio, lo segretario; RoERO DI CoRTANZE, tenente colonnello, addetto militare.

LITUANIA

Kaunas -CAssrNIS Angelo, ministro plenipotenziario; CATTANI Attilio, lo segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; TEuccx Giuseppe, colonnello, addetto aeronuatico.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO

Hsin King -CoRTESE Luigi, ministro plenipotenziario; GuADAGNINI Piero, l o segretario.

(l) Sostituito il 12 marzo 1940 da Francesco Giorgio MAMELI.

MESSICO

Cittd del Messico -MARCHETTI DI MURIAGLIO Alberto, ministro plenipotenziario; RoBERTI Guerino, lo segretario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

NICARAGUA

Managua -SCADUTO MENDOLA DI FONTANA DEGLI ANGELI Gioacchino, ministro plenipotenziario (l); LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

NORVEGIA

Oslo -LoDI FÈ Renato, ministro plenipotenziario; MoscATO Nicolò, lo segretario; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, .addetto aeronautico.

PAESI BASSI

L'Aja -DIANA Pasquale, ministro plenipotenziario; AMBROSETTI Gino, lo segretario; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

PANAMA

Panaméi -SILENZI Renato, ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PARAGUAY

Asuncion -ToNI Piero, ministro plen'ipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PERU'

Lima -CAPANNI Italo, ministro plenipotenziario; GARBACCIO Livio, lo segretario; ToRRIANI Eugenio, capitano di fregata, addetto navale; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

POLONIA

Varsavia -DI STEFANO Mario, gerente per gli affari ordinari (2).

(l) -Residente a S. José di Costarica. (2) -Vedi D. 546.

PORTOGALLO

Lisbona -MAMELI Francesco Giorgio, ministro plenipotenz'iario (l); GERBORE Pietro, lo segretario; MoNICO Umberto, capitano di vascello, addetto navale; APPIGNANI Rocco, colonnello, addetto aeronautico ~ militare.

ROMANIA

Bucarest -GHIGI Pellegrino, ministro plenipotenziario; CAPECE GALEOTA DELLA REGINA Giuseppe, lo segretario; MIZZAN Ezio, 2° segretario; CORRENTINI Giuseppe, tenente colonnello, addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

SANTA SEDE

Roma -ALFIERI S. E. Dino, ambasciatore; SILJ Francesco, lo segretario.

SLOVACCHIA

Bratislava -RoNCALLI Guido, ministro plenipotenziario.

SPAGNA

Madrid -GAMBARA S. E. generale Gastone, ambasciatore; ZoPPI Vittorio, consigliere; VENTURINI Antonio, lo segretario; CAVALLETTI Francesco, 2° segretario; AccoRRETTI Enrico, contrammiraglio, addetto navale; CALAMAI Marco, capitano di fregata, addetto navale aggiunto; APPIGNANI Rocco, tenente colonnello, addetto aeronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -COLONNA S. E. Ascanio, ambasciatore; NoNIS Alberto, consigliere; NICHETTI Carlo, 2° segretario; DELLA CHIESA R~nato, 3o segretario; LAIS Alberto, ammiraglio di division~, addetto navale; FILo DELLA ToRRE Ettore, capitano G. N., addetto navale aggiunto; CoPPOLA Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico e militare.

SUD AFRICA

Pretoria -CosMELLI Giuseppe, ministro p1enipotenziario; STRIGARI Vittorio, lo segretario.

(l) Fino al 18 febbraio 1940.

SVEZIA

Stoccotma -FRANSONI Francesco, ministro plenipotenziario; SPALAZZI Giorgio, Io segretario; LOMBARDI, addett9 militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di vascello, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, ministro plenipotenziario; CITTADINI Pier Adolfo, Io segretario; PEscATORI Federico, 2° segretario; BIANCHI Tancredi, colonnello di S. M., addetto militare; ERCOLE Ercole, colonnello, addetto aeronautico.

THAILANDIA

Bangkok -CROLLA Guido, mh.'listro plenipotenziario; GIORGIS Gregorio, capitano di vascello, addetto navale.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO S. E. Ottavio, ambasciatore; BERIO Alberto, consigliere; CASTELLANI Vittorio, 1° segretario; CARACCIOLO DI MELITO Filippo, 2o segretario; ZAVATTARI Edmondo, colonnello addetto militare; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

Budapest-VINCI GIGLIUCCI Luigi Orazio, ministro plenipotenziario (l); FoRMENTINI Ometo, 1° segretario; CLEMENTI Raffaele, 2o segretario; GARIGIOLI Arnaldo, tenente colonnello, addetto militare; MATTEI Simone Pietro, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso S. E. Augusto, ambasciatore (2); MASCIA Luciano, consigliere; MIGONE Bartolomeo, 1° segretario; VALFRÈ DI BoNzo Corrado, tenente colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi, 1° segretario; LoNGo Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

VENEZUELA

Caracas -DI GIURA Giovanni, ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

(l) -Sostituito U 4 marzo 1940 da Giuseppe TALAMO. (2) -Non in sede: vedi D.D.I., Serie IX, vol. II, DD. 741 e 766.

'

APPENDICE IV

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al lo dicembre 1939)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAZZO S. E. conte Galeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI S. E. Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DI S. E. IL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro .., Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera ,dei Fasci e delle Corporazioni e col Corpo Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: ANFuso Filippo, ministro plenipotenziario di la classe.

Segretari: SETTI Giuseppe, console di 2a classe; LANZA n'AJETA Blasco, console di 2a classe; DE FERRARIS SALZANO Carlo, console di 2a classe; MAJOLI Mario, console di 3a classe; DE NoVELLIS Gennaro, vice console di la classe; FARACE Alessandro, vice console di la classe; BoccHINI Marcello, vice ·Console di 2a classe.

SEGRETERIA P ARTICOLARE DI S. E. IL MINISTRO

Capo della segreteria: NATALI Umberto, console generale di la classe.

Segretari: BIELLA Franco, console di 2a classe; MARIENI Alessandro, vice console di 1a classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di 2a classe; MoNDELLO Mario, addetto consolare.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della segreteria: SoARDI Carlo Andrea, lo segretario di legazione di 2a classe.

Segretari: MACCAFERRI Franco, addetto consolare; BoRROMEO Giovanni Ludovico, volontario diplomatico-·consolare.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunitd degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autoritd estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo ufficio: GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO DI INTENDENZA

Archivio storico-Biblioteca-Pubblicazioni di carattere amministrativoCustodia e manutenzione della sede del Ministero -Servizi automobilistici e telefonici -Disciplina del personale di servizio.

Capo ufficio: ToscANI Angelo, ministro plenipotenziario di la classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: BuTI S. E. Gino, ambasciatore.

Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo ufficio: CARISSIMO Agostino, consigliere di legazione.

UFFICIO II Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari concernenti le Isole Italiane dell'Egeo. Capo ufficio: ScAGLIONE Roberto, 1° segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO III Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana.

Capo ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI

Direttore ·generale: PRUNAS Renato, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I Africa (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici)

Segretario: PASQUINELLI Cesare, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO II Asia (eccetto i Paesi di competenza di altri Uffici) -Oceania.

Segretari: MACCHI DI CELLERE Francesco, console di 2a classe; MussA Paolo Emilio, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

America del Nord.

Capo ufficio: DE VERA D'ARAGONA D'ALVITO Carlo Alberto, 1° segretario di legazione di la classe.

UFFICIO IV

America Latina.

Capo uffi.cio: CoNFALONIERI Giuseppe Vitaliano. Segretario : BoccHINI Marcello, addetto consolare.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VITETTI Leonardo, ministro plenipotenziario di la classe. Vice Direttore generale: VmAu Luigi, console generale di la classe.

UFFICIO I

Istituti Internazionali -Conferenze e congressi internazionali -Coordinamento culturale.

Capo ufficio: DE AsTIS Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II

Coordinamento militare, navale ed aeronautica -Missioni militari Commissione suprema di difesa-Materiali da guerra.

Capo ufficio: GALLINA Vitale, console di 2a classe.

UFFICIO III Trattati ed Atti. Capo ufficio: LANZARA Giuseppe, console di la classe.

UFFICIO IV

Affari Riservati.

Capo ufficio: VIDAU Luigi, predetto.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Schedari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico Sezione geografica.

Capo ufficio: MoNACO Adriano, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI S. E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno.

Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Affari Generali -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congressi, Esposizioni.

Capo ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione. ,

UFFICIO II Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo. Capo ufficio: LA TERZA Pierluigi, l o segretario di legazione di ~a classe.

UFFICIO III Commercio transoceanico. Capo ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO

Direttore generale: DE Cieco Attilio, ministro plenipotenziario di 2a classe, consigliere nazionale, segretario generale dei Fasci all'Estero.

UFFICIO I

Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza.

Capo ufficio: MoRGANTI Loffredo, console di 2a classe.

UFFICIO II

Affari Privati.

Capo ufficio: MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico, consigliere di legazione.

UFFICIO III

Scuole all'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura.

Capo ufficio: CAROSI Mario, console di la classe.

UFFICIO IV

Lavoro Italiano all'Estero.

Capo ufficio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo dei servizi tecnici.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA

Direttore generale: LEQUIO Francesco, ministro plenipotenziario di la classe.

Vice Direttore generale: GROSSARDI Antonio, console generale di la classe.

UFFICIO I

Personale di gruppo A delle carriere dipendenti dal Ministero Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari alL'estero -Ispezioni degli uffici alL'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento del Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degli interpreti -Concorsi, nomine ed ammissioni, commissioni di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti militari, aeronautici, commerciati, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Bollettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per il personale Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato per quanto riguarda il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo ufficio: DEL BALZO DI PRESENZANO Giulio, l 0 segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO II

Personale dei gruppi B e C e personale subaLterno detle carriere dipendenti dal ministero degli Affari Esteri, escluso il personale .delle scuole italiane all'estero. Concorsi, nomine .ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in generale tutte le questioni relative alla carriera e alL'ordinamento del personale suddetto -Bollettini che si riferiscono al personale stesso -Personale di ogni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso il Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centrale e gli uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo ufficio: FoNTANA Franco, console di ta classe.

UFFICIO III

Gestione di tutti gli stabiLi e locali adibiti ad uso della Amministrazione centrale e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendite, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, migLioramento e arredamento Assicurazione, inventari e contratti -Locazione di immobili e locali per uso dei RR. Uffici -Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzioni marche consolari e passaporti.

Ca,po ufficio: AssERETO Tommaso, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo ufficio: MoNTESI Giuseppe, console generale di 2a classe.

UFFICIO V

Corrispondenza e Archivi -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata.

Capo ufficio: GRossARDI Antonio, predetto.

UFFICIO VI

Cifra.

Capo ufficio: PERVAN Edoardo, console generale di 2a classe.

SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

UFFICIO I

Affari generali, politici e militari.

Capo ufficio: STRANEO Carlo Alberto, 1° segretario di legazione di t a classe. UFFICIO II

Affari economici e finanziari.

Capo ufficio: GIORGI Guido, delegato corporativo di la classe del Ministero delle Corporazioni.

Segretario: DE CARDONA Roberto, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

Cultura e turismo.

Capo ufficio : CoRRIAS Angelino, console di 2a classe.

UFFICIO IV

Ispettorato Servizi Tecnici deLle Opere Pubbliche.

Capo ufficio: ZAMBELLI Gi:useppe, ispettore superiore del Genio Civile.

UFFICIO V Capo ufficio: BERTUCCIOLI Romolo, console di 2a classe.

42 -Documenti di[!lomatici · Serie IX · Vol. III.

APPENDICE V

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 20 febbraio 1940)

Afganistan: S. E. Abdul SAMAD KHAN, ministro plenipotenziario.

Argentina: S. E. Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETO AsTENGO, consigliere di ambasciata.

Belgio: S. E. André DE KERCHEVE DE DENTERGHEM, ambasciatore; F. Du CHASTEL DE LA HOWARDERIE, consigliere.

Bolivia: S. E. Julio SANJINÉS, ministro plenipotenziario; don Guglielmo CESPEDES RIVIERA, l o segretario.

Brasile: S. E. Pedro LEAO VELLoso, ambasciatore;' Adriano DE SouzA QUARTIN, consigliere.

Bulgaria: S. E. Svetoslaw PoMENOV, ministro plenipotenziario; Anton KARANDJULOV, 1° segretario; Strascimir VELCEV, tenente colonnello di S. M., addetto militare, aeronautico e navale.

Cile: S. E. Ramon BRIONES Luco, ambasciatore; Raul INFANTE, 1° segretario; Danilo BASSI, capitano di vascello, addetto navale.

Ci.na: S. E. Lwu VoN-TAo, ambasciatore (l); Hsu DAu-LrN, consigliere, incaricato d'affari (a. i.).

Colombia: Don Saturnino RESTREPO, incaricato d'affari.

Cuba: S. E. Enrique ZAYAS Y Rurz, ministro plenipotenziario; Carlos TABERNILLA Y DoLz, consigliere.

Danimarca: Otto WADSTED, ministro plenipotenziario; Hubert WrcHFELD, consigliere.

Dominicana (Repubblica): Telesforo R. CALDERON, lo segretario, incaricato di affari (a. i.); Anibal TRUJILLo MoLINA, generale di brigata, addetto militare.

Egitto: S. E. Mostafà EL-SADLEK Bey, ministro plenipotenziario; Ahmed FATHY EL-AKKAD, 1° segretario.

(l) Non in sede.

Equatore: S. E. Louis Antonio PENA-HERRERA, ministro plenipotenziario; Antonio ALOMIA LARREA, tenente colonnello, addetto militare.

Estonia: S. E. Johan LEPPIK, ministro plenipotenziario; Davide JANSON, 1° segretario.

Finlandia: S. E. Eero JARNEFELT, ministro plenipotenziario; Victor ALONZO, SuNDMANN, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Francia: S. E. André PRANçors-PoNCET, ambasciatore; Hubert GuÉRIN, 1° consigliere; Jean ToussAINT, generale di brigata, addetto militare; Robert DE LAROSIERE, capitano di fregata, addetto navale; Roger PouPoN, colonnello, addetto aeronautico.

Germania: S. E. Hans Georg von MACKENSEN, ambasciatore; Johann von PLESSEN, ministro consigliere; von STRAUTZ, consigliere; barone Hilmar von BuLow, generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico; Enno von RINTELEN, generale di brigata, addetto militare; LowrscH, capitano di vascello, addetto navale.

Giappone: S. E. Aiji AMAU, ambasciatore, Tamao SAKAMOTO, consigliere; Yasuo KARAKAWA, colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Hideo HIRAIDE, capitano di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Gran Bretagna: S. E. Sir Percy Lyham LoRAINE, ambasciatore; sir Noel CHARLES, ministro consigliere; sir Philip W. BowYER-SMYTH, capitano di vascello, addetto navale; M. B. BuRROWS, colonnello, addetto militare; C. E. H. MEDHURST, colonnello, addetto aeronautico.

Grecia: S. E. Pietro METAXAS, ministro plenipotenziario; Giovanni RoMANOS,. consigliere; Alessandro AssiMACOPOULOS, colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

Guatemala: S. E. generale Vietar DURAN MoLLINEDO, ministro plenipotenziario;

J. Ramiro DURAN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: S. E. Enrico Alfonso LARAQUE, ministro plenipotenziario.

Iran: S. E. Mostafà ADLE, ministro plenipotenziario; Gholam Alì SAMSAMI, Jo segretario.

Iraq: Ata AMIN, incaricato d'affari; Abdul Kader SALIH, segretario.

Irlanda: S. E. Michael MAc WHITE, ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: S. E. Bocko CHRISTié, ministro plenipotenziario; Paul BELJANSKI, consigliere; Radmilo S. TROJANovrc, maggiore di S. M., addetto militare, navale e aeronautico.

Lettonia: S. E. Arnold SPEKKE, ministro plenipotenziario; Janis RIEKSTINS, lo segretario.

Lituania: S. E. Stasys LozoRAITIS, ministro plenipotenziario; Juozas GAURILIUS, lo segretario.

Manciukuò: S. E. Hsu SHAO-CHING, ministro plenipotenziario; AKIO MISHIRO, consigliere.

Messico: Manuel MAPLES AncE, consigliere, incaricato d'affari (a.i.); José GoROSTIZA, lo segretario; Luis ALAMILLO FLORES, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare.

Nicaragua: S. E. Tomas Francisco MEDINA, ministro plenipotenziario.

Norvegia: S. E. Ludig AUBERT, ministro plenipotenziario; Arnold BAKKE, consigliere.

Paesi Bassi: S. E. Jean HuBRECHT, ministro plenipotenziario.

Panamci: S. E. Ernesto BRIN, ministro plenipotenziario.

Paraguay: Carlos NoGuEs, incaricato d'affari.

Perù: S. E. José M. MANZANILLA, ministro plenipotenziario; Luis F. LANATA CounY, lo segretario; Jorge VARGAS, colonnello di S. M., addetto militare: Carlos ZAGARRA LANFRANCO, comandante, addetto aeronautico.

Portogallo: S. E. José LoBo D'AviLA LIMA, ministro plenipotenziario; José Eduardo VAZ SARAFANA, lo segretario.

Romania: S. E. Raoul BossY, ministro plenipotenziario; Dumitru BuznuGAN, consigliere; Georges PETRESco, colonnello di S. M., addetto militare; Mihail STEFANEscu, tenente colonnello, addetto navale e aeronautico.

Santa Sede: S. E. Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe MISURACA, consigliere.

Slovacchia: Miloslav J. ZunsKoVEC, ministro plenipotenziario; Josef A. MIKUS, lo segretario.

Spagna: S. E. Pedro GARCIA CoNDE, ambasciatore; Manuel DE TRAVESEDO, ministro consigliere; Manuel VILLEGAs, tenente colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico; Francisco REGALAno, capitano di vascello, addetto navale.

Stati Uniti d'America: S. E. William PHILLIPS, ambasciatore; Edward LL. REED, consigliere; George H. PAINE, colonnello di artiglieria, addetto militare e aeronautico; Thomas C. KINKAID, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico per la marina.

Su.d Africa: S. E. Albert HEYMANS, ministro plenipotenziario; H. M. SToKER, lo segretario.

Svezia: S. E. Cari Einar THURE AF WIRSEN, ministro plenipotenziario; conte STACKELBERG, 1° segretario; Harry WESTER, maggiore di artiglieria, addetto militare e aeronautico; O. H. L. HAMMARGREN, tenente di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Svizzera: S. E. Paul RuEGGER, ministro plenipotenziario; Louis H. MICHELI, consigliere; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, addetto militare e aeronautico.

Thailandia: S. E. Luang SIRI RAJMAITRI, ministro plenipotenziario; Khun PRAKOB SANTISUKH, lo segretario; Mom SNIDVONGESENI, colonnello di S. M., addetto militare, navale e aeronautico.

Turchia: S. E. Htiseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Bedi ARBEL, consigliere; Rtistti ERDELHUN, colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico; Arif KoRAL, capitano di S. M. addetto militare ed aeronautico aggiunto.

Ungheria: S. E. Federico VILLANI, ministro plenipotenziario; Ladislao NAGY DE GALANTHA, consigliere; Vitèz Ladislao SzAB6, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste: S. E. Nicola GoRELKIN, ambasciatore (l); Leon HELFAND, consigliere, incaricato d'affari (a. i.); Nikifor CERNAIEV, addetto militare e aeronautico.

Uruguay: S. E. Federico GRUNWALDT CuESTAS, ministro plenipotenziario; Gilberto Gaetano FABREGAT, segretario.

Venezuela: S. E. Santiago KEY AYoLA, ministro plenipotenziario; J. M. CAsABRICENO, consigliere.

(l) Non in sede: vedi. D.D.I., Serie IX, vol. II, D. 538.